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Nella fucina di Omero: il laboratorio di riscrittura

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Academic year: 2021

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Nella fucina di Omero: il laboratorio di riscrittura

Questo libro è il risultato di un’iniziativa proposta da chi scrive alla cattedra di Letterature Comparate dell’Università degli Studi di Torino e promossa dalla sua titolare, la professoressa Chiara Lombardi, durante l’anno accademico 2016-2017. Il progetto didattico che ha permesso la nascita della presente pubblicazione è stato il seminario Riscritture, un laboratorio di scrittura letteraria parallelo al corso che, in veste di attività di supporto ad esso, ha permesso ad ogni partecipante di rimaneggiare a proprio modo una parte del grande poema omerico: l’Iliade.

La proposta prevedeva la scoperta ed in seguito il riempimento di quelli che Iser avrebbe chiamato “blanks”: chi ha aderito e partecipato al seminario ha individuato, approfondito e colmato i vuoti presenti nella narrazione delle origini, “scrivendola in avanti” (secondo il concetto di Renate Lachmann, nel suo Memoria e letteratura) e scendendo a patti con la delicata questione dell’autorialità letteraria. Così, ogni studente e studentessa ha potuto

accedere, nel vero senso dell’espressione, alla ‘fucina di Omero’: riprendendo personaggi e situazioni dell’Iliade, ogni riscrittura raccolta in questo libro lavora abilmente la duttile materia letteraria, sfrutta la malleabilità dell’epos (che, come dice Boitani, non muore mai ma cambia pelle nel corso dei

millenni) e forgia un nuovo artefatto letterario sullo stampo del poema greco. Il lavoro degli studenti è stato complementare a quello di Omero: hanno letto a fondo l’Iliade, hanno individuato le parti che permettessero loro una realizzazione mimetica, hanno tentato di giungerne al cuore pulsante e di organizzare un crogiolo in cui squagliare i passi scelti, per poi riprenderli e lavorarli nuovamente. Similmente agli indaffarati e frenetici artigiani de La fucina di Vulcano del Vasari e parallelamente allo stesso Efesto nel XVIII libro del poema omerico, hanno lavorato come metallurgi, il testo loro materiale: su di esso si sono ingegnati, lo hanno fuso, mescolato e temprato, intenti a cambiarne i connotati pur conservandolo. Con il maglio delle loro conoscenze personali da una parte e la loro esperienza a mo’ di tenaglia dall’altra, hanno battuto la loro creazione sulla robusta incudine della tradizione letteraria; l’hanno arroventata grazie alla fiamma della loro passione, insufflando aria sul fuoco grazie al mastice della loro immaginazione; ne hanno modellato la forma secondo i canoni dei diversi generi letterari, dalla prosa alla poesia al teatro, ed hanno infine abbellito il loro artificio con il cesello che solo il privilegio dell’autorialità permette.

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“doppia ambasciata della riscrittura” (come la chiama Irene Fantappiè, nel volume Letterature comparate a cura di F. de Cristofaro). Così, si è potuta sperimentare in prima persona la maniera in cui un testo, scritto o riscritto, riserva sempre un bergsoniano élan vital: la forza che continua a pulsare all’interno della forma in cui l’artefatto omerico è stato plasmato permette di ripetere, numerose volte e secondo diverse forme, questa operazione di fucinatura.

Riscrivere l’Iliade oggi, però, presuppone l’inevitabile ricorso alla tecnica che Borges, nel suo Pierre Menard, chiama “dell’anacronismo deliberato”: da un capo all’altro del bachtiniano “tempo grande” della letteratura, il respiro della riscrittura trasporta il contenuto del testo originario attraverso i secoli e, inevitabilmente, ne modifica il rapporto con la Storia. Poema della guerra, del valore militare, della forza e spesso della violenza, l’Iliade insegna oggigiorno una lezione decisamente aspra, che negli orrori del mondo a noi contemporaneo sembra essere sin troppo radicata. Come in una schlegeliana “infilata di specchi” che riporta ed amplifica il nucleo di verità dell’opera a scapito di quello materiale, il lavoro qui presentato intende dimostrare come grazie alla pratica riscrittoria sia davvero possibile lavorare ancora e ancora su un contenuto, rimescolarne il “giuoco delle parti” ed ottenere così un nuovo prodotto, che in questo caso si prefigge di mostrare quanto oscuro e doloroso sia lo strascico della guerra.

Un sentito ringraziamento va, oltre che alla professoressa Chiara Lombardi per la gentilezza e la disponibilità dimostrate, a coloro che hanno partecipato attivamente al seminario ed hanno collaborato con il loro entusiasmo alla realizzazione di ogni iniziativa proposta, inclusa la presente.

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