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STORIA DELLA CULTURA HIP-HOP

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Academic year: 2021

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STORIA DELLA CULTURA HIP-HOP

Il termine HIP-HOP deriva da due espressioni:

• HIP: rappresenta lo slang dei ghetti afro-americani; deriva da HEP, che nel gergo, significa ESSERE COOL (essere alla moda, che suscita approvazione)

• TO HOP: saltare, danzare; nell’espressione HIP-HOP sottolinea il ruolo preponderante della musica

Intorno al 1970, a New York, un rinnovamento urbanistico della città implicò una ricollocazione di un alto numero di persone di bassa estrazione sociale, culturale ed economica, che si concentrò in zone periferiche e degradate della città. Ciò produsse una crescente tensione sociale tra la popolazione. In particolare:

• I quartieri HARLEM, QUEENS, BROOKLYN, BRONX (in cui si concentrò la maggior parte della popolazione povera) erano trascurati dalle amministrazioni cittadine. • La comunità nera doveva lottare con un sistema consumistico-capitalistico che la

discriminava pesantemente e non le garantiva un accesso paritario alle risorse. • La concentrazione delle comunità più povere in precise aree (GHETTI) favorì la

loro emarginazione e il loro controllo da parte del potere istituzionale e giustificò un inasprimento del controllo della polizia.

• I giovani vivevano in un costante vuoto educativo, a causa dei familiari spesso impossibilitati a prendersi cura di loro; la mancanza di istruzione e di disciplina indusse questi giovani a rifiutare qualsiasi regola o imposizione.

• L’alto costo dell’istruzione limitava la possibilità di ampliare le opportunità lavorative delle comunità nere. La scuola americana era concepita dai bianchi per i bianchi ed era incapace di rispettare le altre culture, soprattutto quelle che davano fastidio.

• Un alto tasso di carcerazione giovanile rendeva pressoché impossibile il re-inserimento in società. Stando in galera si apprendevano molte cose sul crimine e si aspettava solo la scarcerazione per ricominciare a delinquere.

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Tutto ciò passò inosservato fino al 1977, quando un imponente black-out sconvolse tutti gli equilibri, facendo esplodere un’enorme bomba sociale. Tale data è considerata l’inizio della RIVOLUZIONE HIP-HOP. Sotto forma di bande, le giovani generazioni dei quartieri poveri cominciarono a organizzarsi… quasi militarmente. In un paesaggio dominato da povertà, abbandono, violenza e droga, venne presto a mancare la SICUREZZA. Per questo, era necessario affiliarsi a una GANG per sopravvivere, altrimenti si era esposti a rapine e pestaggi.

• Le gang (o CREW) non significavano solo violenza; oltre ad offrire difesa al territorio, p. es. raccoglievano denaro per opere comunitarie e si assicuravano che le persone del proprio quartiere potessero recarsi a votare regolarmente. Alcune gang si impegnavano nella lotta alla droga.

• Se un membro di una gang sconfinava in un altro quartiere controllato da un’altra gang, spesso, causava lo scontro tra le due gang. In seguito, la diffusione degli STREET PARTIES non rese più necessario spostarsi dal proprio quartiere e divennero l’occasione per riunire pacificamente persone provenienti da diverse aree della città, all’insegna del divertimento. Le strade divennero teatro di una rivoluzione parallela non violenta alimentata da giovani intrattenitori animati dalla forza creativa della MUSICA, della DANZA e della PITTURA. In particolare:

MUSICA ® RAP PITTURA ® GRAFFITI DANZA ® BREAKDANCE

MUSICA RAP

MCing (Master of Cerimony)

Anima la festa, esalta le doti del DJ, deride il MC avversario, improvvisa

rime (Freestyle) raccontando la propria vita, lamentando le ingiustizie subite, celebrando i propri

riscatti,ecc.

DJing (Disc Jockey)

Fornisce la base musicale per la performance del MC

TURN-TUBLISM

2 Giradischi + Mixer - Produzione LIVE

PRODUCING

Base prodotta in studio (con registratore multi-traccia, campionatore, drum-machine,

computer, software)

PITTURA AEROSOL ART Writering & Paintering Visibilità, Penetrazione,

Clandestinità

TAG GRAFFITI

DANZA BREAKDANCE Deriva dalle arti marziali p.es. CAPOEIRA B-BOY & FLY-GIRL

F L O W

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Tali discipline sono accomunate da un unico fondamentale concetto: il FLOW (flusso)

FLOW: capacità di un’artista di creare una continuità fluida all’interno della sua opera.

• Per un DJ essa si riflette nel mixare i break in maniera così precisa da farli sembrare ritagli di un’unica canzone

• Un WRITER lo esprime nel modo in cui incastra le varie lettere di un graffito una dentro l’altra

• Per un ballerino di breakdance significa scivolare in una dinamica di gesti così armonici da far scorrere un movimento nel successivo con piena naturalezza.

• Per un MC si traduce nell’applicazione di schemi metrici e tonali tali da concatenare le proprie rime in un fluire originale, personale e soprattutto riconoscibile.

I padri fondatori del movimento Hip-Hop sono:

DJ KOOK HERC AFRIKA BAMBAATA GRANDMASTER FLASH

RADICI DEL LINGUAGGIO RAP

- DOZENS: sfida verbale improvvisata su regole retoriche e metriche complesse.

- TOASTING: poesie (in rima), declamate in dialetto creolo, recitate, su base ritmica reggae, da DJ muniti

di potenti sistemi di diffusione audio: i SOUND SYSTEM.

- JIVE: gergo tipico della comunità nera che reinventava parole e significati (p.es. CAT = uomo; CHICK =

donna; CRIB = casa)

- TALK OVER: invenzione dei radio-DJ. Durante la presentazione dei dischi, i DJ inneggiavano all’orgoglio

nero con uno stile parlato-cantato, accompagnati da una base sonora vagamente jazz.

- BLUES: il rapper, come il blues-man, parla in prima persona, racconta esperienze spesso comuni a quella

parte di popolazione nera oppressa dal capitalismo, ricorre all’ ANTIFONA - tra voce e strumento, nel blues; tra rapper e pubblico, nel rap. In entrambi i generi, la buona riuscita di una performance dipendeva anche dalle capacità improvvisative del solista.

- SCAT: stile improvvisativo vocale in cui le parole sono sostituite da suoni onomatopeici, per imitare,

talvolta, i suoni di certi strumenti musicali. Louis Armstrong è considerato il suo inventore.

- CHIESE: il sermone è caratterizzato dall’intervento dei fedeli (antica credenza africana secondo cui

ascoltare in silenzio è atto scortese).

- GRIOT: portavoce del capo-tribù. Esperto di tecniche oratorie, canti genealogici, musica strumentale,

ecc. erano temuti e allo stesso tempo disprezzati. Esistono ancora in alcune popolazioni indigene, in Mali, in Africa, ecc.

Bibliografia:

- “HIP-HOP, Parole di una cultura di strada” – Nicolò De Rienzo – Zelig Editore - “RAP, Una storia, Due Americhe” – Cesare Alemanni – Minimum Fax

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