U
NIVERSITÀ DIP
ISAD
IPARTIMENTO DIE
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AGISTRALE INS
TRATEGIA,
M
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ON-TROLLOE
NTERPRISE
R
ISK
M
ANAGEMENT
:
IL PROGETTO DI IMPLEMENTAZIONE IN
S
OFIDEL
Relatore:
Prof. Silvio Bianchi Martini
Candidato:
Francesca Giusti
The only way to do great work is to love what you do. If you haven't found it yet, keep looking.
Don't settle.
As with all matters of the heart, you'll know when you find it.
S
OMMARIOIntroduzione ... 1
Capitolo 1 - Inquadramento teorico ... 2
1.1 Il rischio aziendale ... 2
1.1.1 Il concetto di rischio accolto nel presente lavoro ... 2
1.1.2 Il rischio nella gestione dell’azienda... 2
1.2 I sistemi di gestione dei rischi ... 2
1.2.1 Gli approcci alla gestione dei rischi in azienda: un’analisi evolutiva... 2
1.2.2 Lo stato dell’arte ... 2
1.3 Il ruolo del legislatore ... 2
1.3.1 Le norme cogenti ... 2
1.3.2 Le norme volontarie ... 2
Capitolo 2 - La scelta del modello ... 2
2.1 Il Committee of Sponsoring Organisations (CoSO)... 2
2.2 L’Enterprise Risk Management (2004) ... 2
2.2.1 Ambiente Interno ... 2
2.2.2 Definizione degli Obiettivi ... 3
2.2.3 Identificazione degli Eventi ... 3
2.2.4 Valutazione dei Rischi ... 3
2.2.5 Risposta ai Rischi ... 3
2.2.6 Controllo ... 3
2.2.7 Informazione e Comunicazione ... 3
2.2.8 Monitoraggio ... 3
Capitolo 3 - Presentazione dell’azienda ... 4
3.1 La Storia dell’azienda: cenni ... 5
3.2 Sofidel oggi ... 6
3.2.2 Le linee di business ... 6
3.2.3 I processi produttivi ... 6
… 6 3.2.N L’impegno nel Business Control ... 6
Capitolo 4 - Il progetto di implementazione dell’ERM in Sofidel ... 6
4.1 Le attività svolte ... 6
4.1.1 Il Piano di Azione ... 6
4.1.2 Ambiente Interno ... 6
4.1.3 Definizione degli Obiettivi ... 6
4.1.4 Identificazione degli Eventi ... 6
4.1.5 Valutazione dei Rischi ... 6
4.2 I prossimi passi ... 6
4.2.1 Risposta ai Rischi ... 7
4.2.2 Attività di Controllo ... 7
4.2.3 Informazione e Comunicazione ... 7
4.2.4 Monitoraggio ... 7
Capitolo 5 - Osservazioni conclusive ... 7 Bibliografia ... Errore. Il segnalibro non è definito.
1
I
NTRODUZIONE2
C
APITOLO1
I
NQUADRAMENTO TEORICO1.1 I
L RISCHIO AZIENDALE1.1.1 I
L CONCETTO DI RISCHIO ACCOLTO NEL PRESENTE LAVO-RO1.1.2 I
L RISCHIO NELLA GESTIONE DELL’
AZIENDA1.2 I
SISTEMI DI GESTIONE DEI RISCHI1.2.1 G
LI APPROCCI ALLA GESTIONE DEI RISCHI IN AZIENDA:
UN’
ANALISI EVOLUTIVA1.2.2 L
O STATO DELL’
ARTE1.3 I
L RUOLO DEL LEGISLATORE1.1.1.
L
E NORME COGENTI1.1.1.
1.3.2 L
E NORME VOLONTARIEC
APITOLO
2
L
A SCELTA DEL MODELLO
2.1
I
LC
OMMITTEE OFS
PONSORINGO
RGANISATIONS(C
OSO)
2.2
L’E
NTERPRISER
ISKM
ANAGEMENT(2004)
2.2.1 R
ISK GOVERNANCE AND CULTUREIl governo e la cultura del rischio formano insieme la base per tutte le altre componenti del sistema di gestione dei rischi.
Il sistema di governance definisce il tono dell’organizzazione, rinforzando l’importanza dell’enterprise risk management e stabilendo le relative respon-sabilità di controllo per la gestione dei rischi.
La cultura è attinente ai valori etici, ai comportamenti desiderati, nonché alla comprensione del rischio all’interno dell’organizzazione. La cultura del ri-schio si riflette in partticolar modo nell’attività decisionale dei manager aziendali.
3
2.2.2 R
ISK,
STRATEGY,
AND OBJECTIVE SETTING:
Il sistema di gestione dei rischi aziendali si integra con il piano strategico aziendale attraverso il processo di definizione della strategia e degli obiettivi di business. Analizzando il contesto dell’impresa, la stessa può comprendere il quadro dei fattori interni ed esterni e del loro impatto sul rischio. L’organizzazione fissa il proprio livello di propensione al rischio congiunta-mente all’attività di definizione della strategia. Gli obiettivi di business per-mettono di mettere in pratica la strategia e delineare le operazioni da porre in essere con le dovute priorità, giorno per giorno.
2.2.3 I
DENTIFICAZIONE DEGLIE
VENTI Il sistema di gestione dei rischi è2.2.4 V
ALUTAZIONE DEIR
ISCHI2.2.5 R
ISPOSTA AIR
ISCHI2.2.6 C
ONTROLLO2.2.7 I
NFORMAZIONE EC
OMUNICAZIONE4
C
APITOLO
3
P
RESENTAZIONE
DELL
’
AZIENDA
In questo capitolo, troverete un breve excursus sull’evoluzione storica dell’azienda oggetto di studio, dalle origini fino al presente (paragrafo 3.1).
A seguire, a descrizione dell’attuale profilo del gruppo, ci soffermeremo sugli aspetti essenziali: 3.2.1 – La strategia, 3.2.2 -Le linee di business, 3.2.3 - I processi produttivi……….;
Nell’ultima parte del capitolo cercheremo di de-lineare il contesto di riferimento e il grado di maturità dell’impresa sotto la lente del risk ma-nager.
5
3.1 L
AS
TORIA DELL’
AZIENDA:
CENNI13.1.1 I
F
ONDATORILa vita imprenditoriale di Giuseppe Lazzareschi ed Emi Stefani è strettamen-te legata ai strettamen-territori nei quali essi sono nati. Emi 2 è originario di Villa
Basili-ca (LucBasili-ca), piccolo paese in riva al torrente Pescia, dove fin dai tempi antichi proliferavano moltissime piccole iniziative imprenditoriali della filiera carta-ria: cartiere, officine meccaniche e cartotecniche. Giuseppe3 è, invece,
origina-rio di Porcari (Lucca), paese al tempo dedito all’attività agricola, ma che dalla fine degli anni ’60 diventerà il cuore pulsante del distretto cartario lucchese,
oggi considerato il più importante al mondo.
La prima cartiera, la Stefani & Lazzareschi Sas, nasce nel 1966 a Pracando (Villa Basilica - Lucca) con un capitale di un milione di lire, accomandatari Emi e Giuseppe e accomandanti i rispettivi fratelli.
Allora, in Italia la carta igienica non era diffusa, perché le famiglie utilizza-vano un bene sostituto per loro a costo zero: la carta dei giornali. Solo a parti-re dagli anni ’60 la carta igienica comincia ad affermarsi, grazie a due
1 (Bianchi Martini, 2016)
2 Emi Stefani, quinto di nove fratelli, nasce il 9 ottobre 1930 a Villa Basilica (LU) da una
fami-glia proprietaria di un piccolo appezzamento di terreno. A quattordici anni, Emi entrò come operaio (addetto agli spappolatori dell’epoca) nella cartiera di Botticino di Placido Perini, se-guendo i suoi fratelli maggiori.
3 Giuseppe Lazzareschi, secondo di quattro fratelli, nasce a Porcari (LU) il 30 dicembre 1935
da una famiglia di buon livello sociale. Frequenta le scuole medie presso l’Istituto dei Frati Cavanis a Porcari, poi il Collegio deli Scolopi di Firenze e si diploma ragioniere nel 1956, presso l’Istituto Tecnico di Lucca.
6
tanti aziende: la Burgo-Scott (controllata dalla multinazionale americana Scott e dall’italiana Burgo) e la Vita Mayer, storica azienda italiana di proprietà dell’omonima famiglia.
Si parlava di “carta crespata” per uso igienico ed era ancora un prodotto “di nicchia”, rivolto alle famiglie benestanti o al consumo fuori casa (bar, risto-ranti, hotel…); eppure Stefani e Lazzareschi ne intravidero le potenzialità di crescita. Partirono con una cartiera delle Officine Meccaniche Toschi di Mar-lia (LU) per la produzione di carta crespa4 e, dato l’immediato successo
commerciale, lo stesso anno costruirono un nuovo capannone dove colloca-rono la prima macchina con un sistema di ribobinatura, che permetteva di realizzare la carta a due veli5, utilizzando macero di qualità più elevata.
3.2 S
OFIDEL OGGI3.2.1 L
A STRATEGIA3.2.2 L
E LINEE DI BUSINESS3.2.3 I
PROCESSI PRODUTTIVI…
3.2.N
L’
IMPEGNO NELB
USINESSC
ONTROLC
APITOLO4 I
L PROGETTO DI IMPLEMENTAZIONE DELL’ERM
INS
OFIDEL4.1 L
E ATTIVITÀ SVOLTE4.1.1 I
LP
IANO DIA
ZIONE4.1.2 A
MBIENTEI
NTERNO4.1.3 D
EFINIZIONE DEGLIO
BIETTIVI4.1.4 I
DENTIFICAZIONE DEGLIE
VENTI4.1.5 V
ALUTAZIONE DEIR
ISCHI4.2 I
PROSSIMI PASSI
4 La carta prodotta era ricavata da presse di “cartaccia” e successivamente colorata di rosa, giallo, azzurro, non per soddisfare i gusti del consumatore, ma per nascon-dere le impurità della materia prima (talvolta sul velo era ancora possibile leggere qualche lettera dell’alfabeto).
5 L’ovattina: così denominata perché si avvicinava alla qualità dell’ovatta (carta di pura cellulosa importata dalla Grecia e dalla Scandinavia) e che già allora veniva chiamata tissue.
7
4.2.1 R
ISPOSTA AIR
ISCHI4.2.2 A
TTIVITÀ DIC
ONTROLLO4.2.3 I
NFORMAZIONE EC
OMUNICAZIONE4.2.4 M
ONITORAGGIO8
B
IBLIOGRAFIABianchi Martini, S. (2016). Sofidel 50 anni di crescita nel futuro. Milano: SilvanaEditoriale.