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Luigi Vigna(1814-1856)

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Academic year: 2021

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Avvocati

canavesani

a cura di

Franco Macocco

e

Gian Savino Pene Vidar

i

Lions Club ALTO CANAVESE

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© 2016. Diritti riservati Lions Club Alto Canavese.

Editrice Tipografia Baima - Ronchetti & C. s.n.c. Vicolo Cassano, 3 - 10081 Castellamonte (Torino) Tel. e fax 0124 581209 - E-mail: tipobaima@gmail.com www.baimaronchetti.it

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L

’avvocato Luigi Vigna è figura ottocentesca di primo piano sotto di-versi profili. Dopo essere stato considerato un enfant prodige a causa

dei suoi precoci interessi letterari, divenne un profondo studioso del diritto amministrativo in via di formazione, fu pubblicista e curatore di periodici giuridici, in politica si schierò tra i liberali moderati della destra e sostenne la causa dell’Unità italiana, infine ricoprì il ruolo di segretario del comune di Torino nella transizione dall’assolutismo al periodo statutario.

Luigi Vigna nacque a Chivasso nel 1814. Fu battezzato col nome della madre, Luigia dei conti Galperti della Valle di San Vito. Il padre, Gaspare Vigna, laureatosi in giurisprudenza a Torino nel 1803, fu avvocato; entrato in magistratura, divenne giudice di collegio nel tribunale di prefettura di Novara, infine presidente a Biella. I Vigna, provenienti da Occhieppo In-feriore, si stanziarono a Chivasso ai primi del XVIII secolo. Una costante promozione sociale favorì la loro agiatezza e attraverso le attività forensi raggiunsero la condizione più ragguardevole.

Luigi, laureatosi in utroque iure a Torino nel 1835, si dedicò subito

all’av-vocatura sotto la guida di Giacomo Giovanetti, il maggiore avvocato del tempo, che lo consigliò di dedicarsi anche alla ricerca scientifica. A venti-quattro anni assunse l’impegno di essere il principale compilatore del Ma-nuale forense, ossia confronto tra il codice albertino e austriaco, il diritto roma-no, la legislazione anteriore, periodico stampato a Novara dalla tipografia ALBERTO LUPANO

Luigi Vigna

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Artaria, uscito in nove volumi da 1838 al 1843. L’opera, a cui collaborarono i più famosi avvocati subalpini coordinati dall’avvocato Vigna, ebbe diffu-sione e successo. Nel valutare il risultato positivo conseguito, non va trascu-rato che la stampa in quel tempo, precedente la concessione dello Statuto albertino, era ancora soggetta alla più rigorosa censura con la quale doveva fare i conti chi voleva affrontare le grandi questioni contemporanee, com-prese quelle giuridiche. Il giovane Vigna seppe destreggiarsi bene di fronte alle autorità censorie e mai il suo periodico subì sequestri o limitazioni. Esso si affiancò a altre analoghe pubblicazioni di carattere legale, allora fiorenti in Piemonte, come, per esempio, Il notaio edito pure a Novara dagli avvocati

Carlo Francioni di Grignasco e Felice De Vecchi, oltre alla celebre Giuri-sprudenza del codice civile e delle altre leggi dello Stato, pubblicata dal 1839

in Alessandria sotto la direzione dell’avvocato Cristoforo Mantelli, a cui dal 1845 seguì la Giurisprudenza commerciale dello stesso Mantelli.

L’impegno di Vigna nella scienza giuridica proseguì con l’attività di pubblicista e di promotore di iniziative editoriali nel campo dei periodici. Scrisse articoli divenuti famosi nel Messaggiere torinese di Angelo Brofferio,

sostenendo la necessità della fondazione della lega doganale italica. Insieme al casalese Vincenzo Aliberti, il 15 maggio 1845 ottenne il permesso dal governo di pubblicare il Giornale di diritto amministrativo dedicato alle

se-gnalazioni bibliografiche e alle novità riguardanti il settore.

Il sodalizio intellettuale tra Vigna e Aliberti si espresse soprattutto nella grandiosa opera, la prima del genere uscita in Italia, intitolata Dizionario di diritto amministrativo, curata da entrambi e edita a Torino dalla tipografia

Favale dal 1840 al 1857, in sei volumi. Ufficialmente essa era destinata alla migliore formazione tecnico-giuridica e all’aggiornamento dei funzionari e degli impiegati dello Stato. Risultava però un testo del massimo interesse a causa dei contenuti sostanziali: non solo per la materia vastissima abbrac-ciata, ma pure perché, nel contesto storico in cui il Dizionario venne ideato

e composto, rifletteva l’antico e il nuovo, si occupava, sotto la etichetta cul-turalmente avanzata del diritto amministrativo, sia delle istituzioni dell’an-tico regime ancora in vigore, sia delle innovazioni apportate dai tempi nel

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Luigi Vigna

diritto pubblico e nella scienza dell’amministrazione, a livello generale e a livello particolare. Era inevitabile che nel Dizionario di diritto amministra-tivo la trattazione non si limitasse al diritto patrio sabaudo, ma spaziasse

anche, prudentemente, sui temi di diritto costituzionale che appassionava-no i giuristi di tendenze liberali dell’epoca e la parte dell’opinione pubblica incline alla fine dell’assolutismo. Pertanto il Dizionario di Vigna e Aliberti

chiaro, semplice nelle definizioni, capace di volgere lo sguardo al passato collegandolo al futuro, cogliendo gli elementi di continuità ricorrenti nel sistema dell’amministrazione, poté essere considerato una fonte divulgati-va molto importante e facilmente accessibile. Grazie a esso i burocrati di ogni grado e molti cittadini comuni ma colti e sensibili alle istanze politiche hanno appreso quanto è stato tramandato dalla tradizione sabauda di gover-no ma anche istituti, metodi e forme di govergover-no differenti dall’assolutismo imperante in parte d’Europa e negli Stati sardi fino al 1848. È un risultato culturale notevole se si pensa alla situazione storica. L’opera di Vigna e Ali-berti, nata durante un regime monarchico assoluto, sebbene per volontà di Carlo Alberto incline a un certo riformismo, è successivamente cresciuta e s’è conclusa nel regime costituzionale e nel clima risorgimentale successivo allo Statuto albertino. Il Dizionario si è posto nella prospettiva di essere

contemporaneamente veicolo di istruzione tecnica e anche di formazione politica. Ad esempio rimane esemplare la voce Ebrei che nel 1848 fu

ristam-pata a parte come saggio a sostegno dell’emancipazione degli israeliti. Infine va osservato che la successione in cui sono segnalati i nomi dei cu-ratori del Dizionario, Luigi Vigna e Vincenzo Aliberti, inverte l’ordine

al-fabetico che sarebbe stato normale attendersi. È evidentemente il segnale dell’impegno predominante e dell’autorevolezza del chivassese nella com-posizione di un’opera così importante, come riconosce apertamente Gof-fredo Casalis con espressioni di ammirazione e di lode.

Luigi Vigna nel 1849 divenne segretario del comune di Torino. L’avvoca-to chivassese applicò la più recente legislazione amministrativa al municipio della capitale, liquidando tra l’altro l’ufficio del vicariato, divenuto ormai obsoleto e odioso al popolo, gestendo con intelligenza il passaggio dal

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si-stema antico al nuovo, adeguandolo al mutato corso politico generale. Sen-sibile al profondo rinnovamento in atto tra i ceti dirigenti subalpini, Luigi Vigna dedicò molte energie alla politica attiva e alla formazione di nuovi cittadini consapevoli del valore delle istituzioni costituzionali. Amico di Giovanni Lanza e di altri appassionati protagonisti del Risorgimento, nel 1848 alla vigilia dell’avvio in Piemonte del sistema rappresentativo statuta-rio fondò il Costituzionale subalpino, periodico liberale moderato di destra,

non sempre allineato alla politica governativa; nella redazione chiamò giu-risti di prim’ordine tra cui Paolo Onorato Vigliani.

Luigi Vigna, piuttosto cagionevole di salute, sposatosi in età matura con Clara Badoglio, morì improvvisamente a Torino nel 1856, lasciando due fi-gli infanti, Adele e Alberto il quale seguì le orme del padre nella professione forense.

Bibliografia

- G. Casalis, Chivasso, in Dizionario geografico storico statistico commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna […], V, Torino 1839, p. 77; Orta, in Dizionario geografico cit., XIII Torino 1845, p. 565.

- F. Lemmi, Censura e giornali negli Stati sardi al tempo di re Carlo Alberto, Torino 1943, p. 103.

- D. Rossi, Aliberti, Vincenzo, in Dizionario biografico dei giuristi italiani (XII-XX secolo), diretto da

I. Birocchi, E. Cortese, A. Mattone, M. N. Miletti, I, Bologna 2013, pp. 39-40.

- F. Della Peruta, Il giornalismo italiano del Risorgimento. Dal 1847 all’Unità, Milano 2011, p.

79.

- L. Borsi, Nazione Democrazia Stato, Zanichelli e Arangio Ruiz, Milano 2009, p. 120.

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