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Filosofia-Politica_Settimana-10_-Politica-del-riconoscimento_-Multiculturalismo-e-Femminismo

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FILOSOFIA POLITICA

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Di che cosa ci occupiamo questa settimana?

Dalla giustizia distributiva ala giustizia

come riconoscimento

Multiculturalismo (Melidoro, Il

multiculturalismo, Una piccola introduzione)

Femminismo

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Introduzione

Il femminismo non è una corrente filosofico-politica omogenea, elemento comune:

“impegno a eliminare la subordinazione della donna” (Jaggar 1983)

3 principali argomenti usati da teoriche femministe a sostegno dell’ideale di uguaglianza di genere:

i. Interpretazione “neutra” rispetto al genere della discriminazione sessuale: prospettiva essenzialista

ii.Distinzione pubblico/privato: prospettiva fondata sul genere iii.Spostamento da un’etica della giustizia a un’etica della cura

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1. Uguaglianza sessuale e discriminazione

 Fino al secolo XX la filosofia politica è stata dominata da una visione che relegava le donne nella sfera privata (famiglia) con un ruolo subalterno rispetto agli uomini

 Tesi del “Fondamento Naturale”: le restrizioni ai diritti civili e politici erano giustificate dal fatto che “per natura” esse erano “inadatte” alle attività economiche e politiche pubbliche.

 La Teoria Politica contemporanea ha abbandonato tale visione considerando le donne, al pari degli uomini, come “individui liberi ed eguali” : le democrazie contemporanee hanno

promosso statuti antidiscriminazione volte a garantire  parità d’opportunità

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1. Uguaglianza sessuale e discriminazione

 Tuttavia, secondo Catherine MacKinnon (1987), il concetto di neutralità

non è in grado di dar conto degli effetti delle disuguaglianze sessuali sulla struttura politica ed economica delle società contemporanee:

“ La legge dell’uguaglianza tra i sessi è stata del tutto inefficace nell’assicurare alle donne una cosa di cui esse hanno bisogno e che la società nega loro per ragioni di condizioni di nascita: la

possibilità di una vita lavorativa caratterizzata da sicurezza fisica, da auto-espressione, dal riconoscimento dell’identità personale”  La politica della neutralità ha inteso promuovere una società “cieca al

sesso”: ma ciò non garantisce realmente l’uguaglianza sessuale poiché non tiene conto delle differenze biologiche e naturali esistenti tra

maschi e femmine: approccio basato sulla differenza

(7)

1. Uguaglianza sessuale e discriminazione

 Approccio basato sulla differenza: ammette l’esistenza di casi legittimi (necessari) di trattamento differenziato dei sessi. Tuttavia, i casi di

differenziazione “legittima” sono rari mentre quelli di differenziazione

arbitraria più comuni.

 Tuttavia, non sono le discriminazioni arbitrarie il vero problema, piuttosto tutte quelle disuguaglianze che sono spesso insite nella definizione stessa di ruoli e posizioni pensati e definiti da uomini (sessismo) compatibili con l’idea di

neutralità.

In molti casi, “condizione essenziale per l’assunzione è che la persona

qualificata a ricoprire quel ruolo, maschio o femmina che sia, non abbia la responsabilità dei bambini sotto i tre anni”

La politica della neutralità è incapace di eliminare la discriminazione su

base sessuale, poiché ignora il fatto che del sesso degli aspiranti si è tenuto conto quando si sono definite le caratteristiche del futuro impiegato!

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1. Uguaglianza sessuale e discriminazione

 Dalla differenza al dominio: per comprendere questa forma di ingiustizia occorre ri-concettualizzare la disuguaglianza sessuale

non come discriminazione arbitraria ma in termini di potere:

 La subordinazione femminile è conseguenza del potere maschile: l’approccio basato sul dominio impone che uomini e donne abbiano lo stesso potere nella definizione della società

 Secondo questa visione, l’interpretazione liberale egualitaria della giustizia non da conto della subordinazione femminile: dovremmo abbandonare l’ideale l’ideale di uguaglianza per perseguire piuttosto un’ideale di autonomia (Elisabeth Gross 1986)

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2. Pubblico/Privato

 Il liberalismo traccia un’importante distinzione tra pubblico e privato: la giustizia si riferisce alla sfera pubblica, mentre le relazioni familiari sono private e sono fuori lo stato. Le teorie della giustizia liberali ignorano le relazioni all’interno della famiglia

 Tuttavia, come nota Pateman, “in ultima analisi, obiettivo polemico

centrale a tutto il movimento femminista è la dicotomia pubblico/privato”

 Due diverse concezioni della distinzione pubblico /privato nel liberalismo:

 Distinzione tra politico/sociale (Locke)  Sociale/Personale (visione Romantica)

Nessuna delle due tratta la famiglia come realtà puramente privata e nessuna spiega e/o giustifica l’ esclusione di una riforma normativa

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2.1 Stato / Società Civile

Costant, libertà degli antichi e dei moderni

 Libertà degli antichi: attiva partecipazione all’esercizio del potere

politico

Libertà dei moderni: vedono nella politica un mezzo per proteggere la propria sfera privata (liberalismo)

Questa visione della libertà ha portato alla distinzione –tipica liberale- della distinzione tra sfera pubblica e privata.

 Critica Marxista: vita privata è antisociale

 Risposta liberale: Rosemblum, la sfera privata non è in realtà antisociale. Essa moltiplica le possibilità di associazioni e

formazione di gruppi e contesti sociali svincolati dal controllo diretto del potere coercitivo dello stato

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2.1 Stato / Società Civile

Diverse sono le obiezioni femministe a tale visione:

1. le descrizioni liberali della realtà sociale la fanno apparire come composta solo da uomini adulti mettendo in ombra il lavoro

femminile che opera soprattutto attraverso la famiglia

2. In tal senso la distinzione tra pubblico e privato rievoca un universo unicamente maschile e esclude la trattazione della famiglia

Perché i liberali non assicurano che la famiglia sia organizzata secondo principi di giustizia? Una ragione è che molti filosofi liberali moderni assumevano la tesi del fondamento naturale (slide 5) “indole

particolarista, emozionale e non universale delle donne” (Mendus 1987).  Il caso della famiglia tuttavia mostra che i liberali hanno ripreso una

vecchia distinzione tra domestico/pubblico che poco ha a che vedere con quella tra stato/società

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2.1 Stato / Società Civile

In una prospettiva femminista vi sono ragioni per respingere la distinzione stato/società civile una volta chiarito che non ha nulla a che vedere con la distinzione domestico/pubblico? Alcuni punti sono oggetto di ulteriori obiezioni:

 Alcune femministe potrebbero volere un maggiore intervento del governo nella società civile per incoraggiare il

mantenimento di certi legami sociali, compresi quelli familiari  Inoltre, le femministe potrebbero non condividere la fiducia

liberale nelle libertà d’espressione e associazione in quanto strumenti che possano da soli eliminare ogni forma di

oppressione culturale (caso della pornografia)

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2.2 Personale/Sociale: diritto alla privacy

La seconda distinzione è invece di derivazione Romantica e fa leva sugli effetti del conformismo sociale sull’individualità. In questo caso, il pubblico si applica al politico e al sociale e il personale alla sfera intima, relazionale che va difesa dalla censura esterna.

Privacy : l’ideale moderno di p. è quello di proteggere l’intimità come opposta non alla sfera politica ma a quella sociale.

Il liberalismo moderno : non solo protegge la sfera privata della

vita sociale, ma al suo interno esiste una nicchia ancor più protetta sfera privata in cui gli individui godono di un diritto alla privacy

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2.2 Personale/Sociale: diritto alla privacy

Interpretazione del “diritto alla privacy”:

 Caso Grisword vs Connecticut: rese tale diritto “un diritto

costituzionale” e fu inizialmente considerato come una vittoria per il femminismo poiché asseriva che “le leggi che negano

accesso alla contraccezione a donne sposate viola il loro diritto alla privacy”. Tuttavia,

 Interpretazione della Corte Suprema: il diritto alla privacy si

applicava alla famiglia nel suo complesso non alla donna come individuo.

Per essere utile al femminismo il diritto alla privacy deve essere applicato agli individui non alla famiglia. Ciò è possibile solo se si separa tale diritto dall’ideale patriarcale di autonomia familiare.

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3 Etica della cura

Il dibattito circa l’etica della cura tiene conto dei seguenti elementi:

a. Capacità Morali: apprendimento dei principi morali (giustizia) versus sviluppo di disposizioni morali (cura)

b. Ragionamento morale: soluzione dei problemi mediante

ricerca dei principi aventi applicabilità universale (giustizia) versus ricerca di risposte appropriate al caso particolare (cura) c. Concetti morali: sollecitudine per i diritti per l’equità (giustizia)

(16)

3.1 Capacità Morali

 Pur affermando l’importanza dello sviluppo di certe

capacità morali (senso di giustizia), le teorie della

giustizia sottovalutano l’importanza delle capacità

affettive

 Perché i liberali non tengono conto delle capacità

affettive? Perché non considerano la famiglia? In realtà

i liberali (Rawls) non sottovalutano il ruolo della

famiglia nella costituzione del senso di giustizia, ma

non mettono in discussione la possibilità che esistano

strutture di ingiustizia e oppressione all’interno delle

dinamiche familiari (Okin p.296)

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3.2 Ragionamento morale

La teoria liberale ha ragione a far prevalere una visione

universalista (insiste sui principi) su una situazionista

( cerca di rispondere alla complessità delle situazioni),

perché?

 non tutte le questioni contestuali sono importanti per la

decisione morale

 Le pretese morali possono esser in conflitto e i principi ci

aiutano a risolvere queste questioni

 Abbiamo risorse limitate per prenderci cura, dunque c’è

necessità di principi generali

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3.3 Concetti morali

La distinzione tra giustizia come imparzialità e giustizia

come relazione può esser descritta in tre modi:

1. Universalità vs sollecitudine per le relazioni particolari

2. Rispetto per l’umanità vs rispetto per la particolare

individualità delle persone

3. Rivendicazione di diritti vs accettazione di

responsabilità

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