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Traduzione de La liseuse di Paul Fournel

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Academic year: 2021

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DIPARTIMENTO DI FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN

TRADUZIONE LETTERARIA E SAGGISTICA

Traduzione de

CANDIDATA Angela Santor

ANNO ACCADEMICO 2012/2013

DIPARTIMENTO DI FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN

TRADUZIONE LETTERARIA E SAGGISTICA

TESI DI LAUREA

Traduzione de La liseuse di Paul Fournel

Angela Santoro RELATORE

Chiar.mo Prof. Charles Barone

CORRELATORE

Chiar.ma Prof.ssa Marina Bailo

ANNO ACCADEMICO 2012/2013

DIPARTIMENTO DI FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN

TRADUZIONE LETTERARIA E SAGGISTICA

di Paul Fournel

hiar.mo Prof. Charles Barone

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Desidero ringraziare il Professor Barone e la Professoressa Bailo per il grande aiuto e disponibilità dimostratomi e per le numerose ore dedicate alla mia tesi.

Dedico questo lavoro a chi mi ha permesso di realizzarlo supportandomi in tutto da sempre: ai miei meravigliosi genitori Gelsomina e Vincenzo, ai migliori fratelli che ci possono essere Andrea e Alessandro, alla migliore sorella e amica del mondo Patrizia, a Chiara, Lisa e Roberta, ai miei piccoli, grandi, straordinari nipotini Rebecca e Federico,

a Michela e Catiana a Dio e a chi lassù c’è sempre stato e ci sarà sempre.

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1

INDICE

Introduzione ... 1

1. L’autore e l’opera ... 2

2. La liseuse, Queneau e l’Oulipo ... 7

3. Traduzione del testo ... 13

4. Commento alla traduzione ... 123

4.1. Terminologia dell’editoria ... 144

4.2. Giochi di parole ... 144

4.3. Realia ... 148

4.3.1. Microlessico della gastronomia ... 149

4.3.2. Microlessico della toponimia ... 150

4.3.3. Microlessico della tecnologia ... 150

4.3.4. Microlessico su televisione, cinema, musica e arte ... 151

4.3.5 Microlessico delle marche ... 151

4.3.6. Microlessico della scuola ... 151

4.4. Registri linguistici ... 153

4.5. L’intertestualità ... 155

4.6. In margine alla traduzione ... 156

Bibliografia ... 157

(4)

2

Introduzione

Tutti noi, in un modo o nell’altro, siamo immersi nel mondo dell’editoria. Infatti, anche se non ce ne rendiamo conto, chi di noi non ha mai letto un libro, sfogliato un giornale, entrato nelle librerie per scoprire le novità o con le ultime tecnologie ha cambiato modo di avere accesso alle informazioni tramite il computer e molto più recentemente attraverso il tablet?

Il mio obiettivo è quello di analizzare i termini dell’editoria e di vedere come questi si stiano modificando proprio grazie agli ultime invenzioni comunicative, e per farlo ho scelto la storia descritta da Paul Fournel ne La

liseuse. Attraverso le vicende di Robert Dubois, un vecchio editore, la cui vita lavorativa e non solo viene stravolta dall’arrivo della liseuse, ho esplorato il lessico del settore editoriale, facendo corrispondere la traduzione italiana.

Ho scelto questo libro perché parla dell’editoria in modo particolarmente ironico, mettendo in evidenza i rapporti che intercorrono fra i vari componenti, fra un editore vecchio stampo che privilegia la qualità rispetto agli incassi e un giovane responsabile finanziario che invece fa il contrario, fra scrittori che lasciano la propria casa editrice dopo anni in virtù di guadagni migliori e scrittori che invece rimangono fedeli aiutando un gruppo di giovani stagisti a creare una loro maison d’édition.

Ho proceduto prima descrivendo la vita, la bibliografia dell’autore, l’opera poi con la traduzione del romanzo e successivamente con l’analisi articolata in vari punti: terminologia tecnica, giochi di parole, realia, registri linguistici, intertestualità e cercando alla fine di spiegare come ho risolto il classico problema di ogni traduttore: essere fedeli all’originale o porre modifiche laddove è necessario?

Il tutto fatto sempre con la coscienza che il fenomeno della “tecnologizzazione” della terminologia editoriale è solo agli inizi tanto che come dirò più avanti c’è anche una confusione lessicale, causata dalla crescente proposta di nuove apparecchiature che rendono difficile la stabilizzazione dei vocaboli.

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3

1. L’autore e l’opera

Paul Fournel1 (Saint-Étienne, 20 maggio 1947) è uno scrittore, poeta, autore teatrale e diplomatico.

Dopo aver conseguito la laurea con una tesi su Raymond Queneau, prosegue i suoi studi letterari a l’École normale supérieure de Saint-Cloud (1968-1972) ottenendo il dottorato con una tesi dal titolo Le Guignol

lyonnais classique, 1808-1878, étude historique, thématique et textuelle d’une forme d’art populaire.

Comincia come insegnante di francese e letteratura nelle università del Colorado e di Princeton. Tornato in seguito in Francia continua la professione intrapresa, diventa editore da Hachette, Honoré Champion, Encyclopaedia Universalis, e dirige anche le case editrici Ramsay (1982-1987) e Seghers (1987-1992).

Ottiene diversi incarichi a livello culturale: dal 1992 al 1996 Fournel è presidente della Société des gens de lettres; dal 1996 al 2000 dirige

l’Alliance française di San Francisco per poi essere nominato addetto culturale all’ambasciata francese del Cairo (2000-2003) e successivamente a quella di Londra. È stato anche direttore letterario del Centre régional des

lettres de Languedoc-Roussilon.

Nel 1972 entra all’Oulipo (Ouvroir de littérature potentielle) restandone segretario fino al 2003, anno in cui ottiene la carica di presidente che ricopre fino ad oggi insieme a quella di reggente del Collège de Pataphysique.

Il suo primo libro dedicato all’Oulipo è Clefs pour la littérature

potentielle del 1972.

Molte delle sue opere hanno ricevuto riconoscimenti prestigiosi, trai i quali il premio Del Duca con le novelle Les Petites Filles respirent le même

air que nous (1978) ; il Prix du meilleur livre jeunesse con Les Aventures

très douces de Timothée le rêveur (1982) ; il prix Fnac, Grand prix de littérature sportive et il Goncourt de la nouvelle con Les Athlètes dans leur

1 Informazioni autobiografiche e bibliografiche ricavate dai siti ufficiali dell’Oulipo

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4

tête (1988) ; il prix Renaudot des lycéens con Foraine (1999) ; il prix Sport-Scriptum con Besoin de vélo (2001) e il prix Louis Nucéra. Inoltre nel 2012 il prix Jules Rimet, che è destinato a promuovere la letteratura sportiva, è stato assegnato a Fournel per il suo omaggio al ciclista Jacques Anquetil con

Anquetil tout seul.

Bibliografia

Romanzi

L’Equilatère, Paris, Gallimard, 1972

Un homme regarde une femme, Paris, Le Seuil, 1994

Pac de Cro détective, Paris, Le Seuil, 1996

Foraine, Paris, Seuil,1999

Timothée dans l’arbre, Paris, Seuil jeunesse, 2003

A la ville comme à la campagne, Paris, Éditions Après la lune, 2006

Chamboula, Paris, Le Seuil, 2007

Romanzi autobiografici

Le jour que je suis grand, Paris, Gallimard (collection Haute Enfance), 1995

Poils de cairote, Paris, Seuil, 2004

Novelle

Les petites filles respirent le même air que nous, Paris, Gallimard, 1978

Les grosses rêveuses, Paris, Le Seuil, 1981

Les Athlètes dans leur tête, Paris, Ramsay, 1988

Saggi

Clefs pour la littérature potentielle, Paris, Denoël, «Lettres Nouvelles», 1972

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5

Guignol, les Mourguet, Paris, Le Seuil, 1995

Besoin de vélo, Paris, Le Seuil, 2001

Teatro

Foyer jardin, Paris, Oulipo,1996

Les mains dans le ventre & Foyer jardin, Paris, Actes-Sud, 2008

Poesie

Toi qui connais du monde, Paris, Le Mercure de France, 1997

Térines d’Amérique, Paris, publié par le Ministère de la Culture (Illustré par Philippe Cognée), 2006

Les animaux d’amour, Paris, Le Castor Astral (poèmes illustrés par Henri Cuéco), 2007

Libri per l’infanzia

Les aventures très douces de Timothée le rêveur, Paris, Hachette,1982

Un rocker de trop, Paris, Gallimard Folio-Junior, 1982

Alphabet Gourmand, Paris, Seuil jeunesse, 1998

Opere pubblicate dall’Oulipo

Elémentaire moral, Paris, Seghers, Bibliothèque oulipienne2, Volume 1, n 8, 1978

Banlieue, Paris, Seghers, Bibliothèque oulipienne, Volume 3, n 46, 1990

Les premières heures de la colonie, Paris, Bibliothèque oulipienne, n 138, 2005

La table de nain, Paris, Bibliothèque oulipienne, n 140, 2005

Animaux d’amour, Paris, Bibliothèque oulipienne, n 147, 2006

Romans, Paris, Bibliothèque oulipienne, n 151, 2006

2 La Bibliothèque oulipienne è una collana che raccoglie i lavori degli oulipiens, individuali

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6

Chicagos, Paris, Bibliothèque oulipienne (avec Jacques Roubaud), n 152, 2006

Terines, Paris, Bibliothèque oulipienne, n 163, 2007

Opere in collaborazione :

La littérature potentielle, Gallimard, Paris, Oulipo, 1973

Atlas de littérature potentielle, Gallimard, Paris, 1981

Les Marionnettes, (ouvrage collectif avec une préface d’Antoine Vitez), Paris, Bordas, 1982.

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7

2. La liseuse, Queneau e l’Oulipo

La liseuse, pubblicato nel 2012 dalle edizioni P.O.L, inizia con un chiaro richiamo al primo verso di una delle opere più importanti della letteratura mondiale cioè La Recherche di Marcel Proust. Infatti «Longtemps j'ai croisé les pieds dessus pour un peu de détente […]»3 ricorda l’incipit proustiano «Longtemps, je me suis couché de bonne heure»4 e dà il via all’intero romanzo, mettendo ancora di più in guardia il lettore sul fatto che quello che andrà a leggere sarà uno scorcio sul mondo che ha permesso anche ad un’opera come La Recherche di emergere, ovvero l’editoria.

Il romanzo racconta la storia di un vecchio editore, Robert Dubois, il cui lavoro, dopo più di trent’anni, viene stravolto dall’arrivo nel suo ufficio di un nuovo strumento: una liseuse. Dopo un’iniziale rifiuto, Dubois riesce a impadronirsene e addirittura si apre alle ultime tecnologie, offrendo la possibilità ad un gruppo di giovani stagisti (Valentine, Grégor, Mom e Kevin) di realizzare una casa editrice, chiamata Au coins du bois, che chiede: «[…] aux auteurs de la maison de créer des feuilletons quotidiens, des “texticules”, des poèmes»5 per essere poi adattati agli iPad, tablet, smartphone.

Delle Éditions Robert Dubois ormai il nostro editore possiede solo il nome, poiché a causa di problemi economici sono state acquisite da una società e sono gestite da Meunier, che ha diversi battibecchi con il suo Gaston.

Dubois ha una moglie Adèle, addetta stampa che dice di non sopportare i giornalisti ma che tuttavia ama il suo mestiere.

Nel corso della storia ci sono botte e risposte tra l’editore e la sua segretaria Sabine, pranzi all’abituale ristorante di madame Martin con gli scrittori della casa (tra cui Balmer), giri in provincia per promuovere i libri (Geneviève), feste di pensionamento (monsieur Marcel e mademoiselle

3 Paul Fournel, La liseuse, Paris, P.O.L éditeur, 2012, p.11.

4 Marcel Proust, Du côté de chez Swann, Paris, Éditions Gallimard, 1987, p.3.

5 In Le Monde des Livres (www.lemonde.fr), La Liseuse de Paul Fournel: écrivain

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Mathilde), matrimoni (Sabine e Meunier) e il funerale di Adèle che porta Robert alla scelta di ritirarsi dal lavoro e di dedicarsi nella solitudine a quei libri che avrebbe sempre voluto leggere ma che non è mai riuscito a leggere, concludendo:

«Lorsque j'aurai terminé la lecture du dernier mot de la dernière phrase du dernier livre, je tournerai la dernière page et je déciderai seul si la vie devant moi vaut encore la peine d'être lue»6.

In tutto il testo si fanno riferimenti espliciti al mondo dell’editoria attuale, si va dai generi letterari che si possono trovare in libreria (fumetti, cucina, novità, libri di viaggio, thriller, ultima moda, chick-lit) alla menzione di un tipico termine francese come rentrée littéraire con il quale si indica il periodo dell’anno in cui vengono pubblicati quei libri che ambiscono ai premi letterari più importanti, a proposito dei quali l’autore cita il premio Goncourt; fa riferimento anche a romanzi come Bel Ami e

Illusions perdues che trattano della stampa e del giornalismo e accenna a istituzioni come l’Académie française, l’«Electronic Literature Organization»7 e all’Oulipo8.

Con questo romanzo Fournel tenta di dare una risposta al nuovo dilemma del mondo dei libri, come il giornalista François Busnel nel settimanale

L’Express spiega: «Dernière alarme, tirée avec la plus grande vigueur par les partisans de l'imprimé : le livre électronique. La liseuse. Face à cette mode qui nous arrive d'Amérique, que faire ? Les plus intransigeants de nos intellectuels serrent les rangs pour dénoncer les méfaits du bidule

6 Paul Fournel, La liseuse, Paris, P.O.L éditeur, 2012, p.190.

7 Organizzazione noprofit fondata nel 1999 da Scott Rettberg, Robert Coover e Jeff

Ballowe per promuovere e facilitare la scrittura, pubblicazione e lettura dell’electronic literature.

8 Sigla del fr. Ouvroir de littérature potentielle ("Opificio di letteratura potenziale"), gruppo

fondato nel 1960 da R. Queneau e dal matematico F. Le Lionnais con l'intento di esplorare le potenzialità creative delle regole o "costrizioni" (contraintes) formali e strutturali in letteratura, sia attraverso lo studio di testi già esistenti sia proponendo nuovi modelli operativi.

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9

électronique. Avec leur mine sévère, ils ressemblent aux grognards du carré de la Garde au soir de Waterloo et ne se font guère prier pour hurler en chœur le mot de Cambronne. D'autres, plus malins, plus élégants, opposent à la nouveauté une arme redoutable, venue des temps anciens : la poésie. Paul Fournel appartient à cette dernière catégorie d'écrivains. Avec humour et légèreté, il montre que la peur n'est pas une vision du monde»9.

Il vero messaggio che Paul Fournel vuole dare con il suo romanzo si può ricavare da un’intervista10 da lui rilasciata in occasione della presentazione della Liseuse al Salon du livre de Paris, svoltosi tra il 16 e 19 marzo del 2012. Lo scrittore afferma: «On est tous bitextuels maintenant, parce qu’on lit tous à la fois sur papier et sur écran» e quindi per lui con la liseuse non bisogna «changer d’habitudes mais acquérir des nouvelles habitudes»11, ottimo consiglio.

Uno dei punti di riferimento intellettuali del nostro autore è Raymond Queneau. Infatti Fournel sottolinea un legame con questo scrittore (oggetto, tra l’altro della sua tesi di laurea) non solo citando due delle sue opere principali L'Instant fatal (p. 118) e Conte à votre façon (p. 154) ma soprattutto facendo della Liseuse un romanzo che segue le regole dell’Oulipo, organizzazione di cui, Queneau è stato cofondatore. Per conoscere meglio questo uomo di lettere, per capire cosa lo ha portato a scegliere il suo modo di scrivere, riporto le sue risposte a una serie di domande che l’altro fondatore, François Lionnais, ha posto ai suoi colleghi nel febbraio del 1970 :

9 In L’Express (www.lexpress.fr), Entre poésie et progrès technique, Paul Fournel

s’interroge sur les exigences de la vie moderne, François Busnel, 4/01/2012.

10 http://www.dailymotion.com/video/xq0zjr_paul-fournel-la-liseuse_news. 11 Trascrizione personale.

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Questionnaire 1970

COMMENT DEBOUCHER L’HORIZON ? Questionnaire

1° - Souhaitez-vous que l’OuLiPo poursuive ses activités ? 2° - Si oui, pourquoi croyez-vous qu’on vous pose cette question ? 3° - Pensez-vous qu’un renouvellement soit possible ?

4° - A l’heure actuelle, pensez-vous encore à des travaux OuLiPiens personnels ?

5° - Avez-vous des suggestions pour des directions de recherche ou de travaux à faire collectivement ou à confier à d’autres membres de l’OuLiPo que vous-même ?

6° - Pensez-vous qu’il faille élargir notre recrutement ? 7° - Si oui, avez-vous des candidats à proposer ?

8° - Devrait-on et pourrait-on reprendre la tradition des comptes-rendus ? 9° - Idem pour les lieux, jours et heures de réunion ?

10° - Avez-vous toute autre remarque à faire ?12

Risposte di Raymond Queneau :

1° - Oui.

2° - Pour que je réponde : oui ; 3° - Je me demande.

4° - Franchement : non. 5° - Non.

6° - Avec prudence. 7° - Non.

8° - Devrait-on : oui. Pourrait-on : j’en doute. 9° - …

10° - …

12 François Le Lionnais : «Questionnaire 1970», Site de l'Oulipo, Archives / OuLiPo /

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Note: François Le Lionnais a réalisé une synthèse des réponses à ce questionnaire. La

réponse de Queneau à la question 10 a été complétée à cette occasion:

Avons commencé en terrain vierge. Beaucoup de choses du domaine courant. Nos rapports avec ailleurs: Tel Quel, Change, Poétique, quel[sic] est l'originalité actuelle de l'Oulipo? Cela mérite Congrès.13

Ce à quoi François Le Lionnais a ajouté:

Cela mérite autre chose. C'est possible. Barthes, S/Z, Seuil.

La domanda che mi sono posta è: cosa fa de La liseuse un opera

oulipienne? Ho trovato una risposta nelle parole di Jacques Roubaud e Marcel Bénabou, membri ufficiali del gruppo:

Que font les OULIPIENS, les membres de l'OULIPO (Calvino, Perec, Marcel Duchamp, et autres, mathématiciens et littérateurs, littérateurs-mathématiciens, et mathématiciens-littérateurs) ?Ils travaillent.

Certes, mais à QUOI ? A faire avancer la LIPO. Certes, mais COMMENT ?

En inventant des contraintes. Des contraintes nouvelles et anciennes, difficiles et moins diiffficiles et trop diiffiiciiiles. La Littérature Oulipienne est une LITTERATURE SOUS

CONTRAINTES.14

E se la caratteristica principale di un’opera che può definirsi dell’Oulipo è quella di inventare delle costrizioni, degli obblighi da seguire, il romanzo di Fournel ne rientra a pieno diritto. Di fatto l’attuale presidente dell’organizzazione alla fine del romanzo esplicita che La liseuse è un’opera

13 Raymond Queneau : «Réponse de Raymond Queneau au questionnaire 1970», Site de

l'Oulipo, Année 1970 / Archives / OuLiPo / Oulipiens. (www.oulipo.net), data di consultazione: 9/01/2014.

14 Jacques Roubaud e Marcel Bénabou, Qu'est-ce que l'Oulipo ?, testo tratto dal sito

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12

oulipienne affermando di aver impiegato per la sua stesura la forma rivisitata della sestina:

Ce texte épouse la forme d’une sextine, forme poétique inventée au XII siècle par le troubadour Arnaut Daniel. Il en respecte le nombre de strophes et la rotation des mots à la rime. Les mots, lue, crème éditeur, faute, moi et soir tournent en fin de vers selon l’hélice

classique de la sextine.

Les vers sont mesurés. Comme ils servent à conter le destin d’un homme mortel, cette mesure subit une attrition (boule de neige fondante) : la première strophe est composée de vers de 7 500 signes et blancs, la deuxième de 6 500 signes et blancs, et ainsi de suite jusqu’à la sixième qui comporte des vers de 2500 signes et blancs. L’ensemble constituant un poème de 180 000 signes et blancs15.

Nella versione italiana si è deciso di non riportare questo aspetto, scegliendo una traduzione libera dal vincolo della sestina e quindi non “oulipiana”.

(15)

T

RADUZIONE

P

AUL

F

OURNEL

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1

Longtemps j'ai croisé les pieds dessus pour un peu de détente, d'élévation, pour un peu plus de sang au cerveau, maintenant, il m'arrive de Plus en plus souvent d'y poser la tête, surtout le soir, surtout le vendredi soir. Je croise les bras sur le manuscrit ouvert et je pose ma tête dessus, le front sur l'avant-bras et la joue sur le texte frais. Le bois du bureau amplifie les battements de mon cœur. Le vieux mobilier Art déco conduit bien les émotions et les fatigues. Ruhlman? Leleu? Il en a tant vu. J'écoute mon cœur, mon vieux cœur du vendredi, mon vieux cœur dans le silence de la maison. À cette heure, tout le monde est parti, je reste seul à bord, rincé, parce que je n'ai pas le courage de dresser la tour des manuscrits que je dois emporter pour le week-end. Comme chaque vendredi.

Celui qui est sous ma joue est un manuscrit d'amour: c'est l'histoire d'un mec qui rencontre une fille mais il est marié et elle a un copain... J'en ai lu sept pages et je le connais déjà par cœur.

Rien ne pourra me surprendre. Depuis des lunes, je ne lis plus, je relis. La même vieille bouillie dont on fait des « nouveautés », des saisons, des rentrées « littéraires », des succès, des bides, des bides. Du papier qu'on recycle, des camions qui partent le matin et qui rentrent le soir, bourrés de nouveautés déjà hors d'âge.

Depuis combien d'années ai-je arrêté de sauter de joie à l'idée que j'allais découvrir un chef-d’œuvre et rentrer au bureau le lundi en étant un homme neuf ? Vingt ans ? Trente ans? Je n'aime pas tenir ce genre de compte qui sent la mort. Si je ferme les yeux je vois la lueur jaune uniforme de la lampe de Perzel à travers mes paupières et puis des formes noires l'envahissent, construisant des ruines mouvantes, des dessins de Victor Hugo. Mon souffle ralentit, mon cœur se calme un peu, je pourrais m'endormir, mourir. Mourir à l'attache. On dirait : «Il est mort comme il a vécu, parmi les livres, en lisant ! » et, en vérité, je serais mort en rêvant à rien. Il y a bien bien longtemps que je ne lis plus vraiment. Est-ce que je sais seulement encore lire — ce qui s'appelle lire ? En suis-je seulement capable ? Si je tourne la tête sur le côté, mon cœur cogne davantage et fait trembler le bois...

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14

1

A lungo ci ho incrociato i piedi sopra per un po’ di riposo, di elevazione, per avere un po’ più sangue al cervello, ora, mi capita sempre più spesso di appoggiarci la testa, soprattutto la sera, soprattutto il venerdì sera. Incrocio le braccia sul manoscritto aperto e ci appoggio la testa sopra, la fronte sull’avambraccio e la guancia sul testo fresco. Il legno della scrivania amplifica i battiti del mio cuore. Il vecchio mobilio Art déco trasmette bene le emozioni e le spossatezze. Ruhlmann? Leleu? Ne ha viste tante. Ascolto il mio cuore, il mio vecchio cuore del venerdì, il mio vecchio cuore nel silenzio della casa. A quest’ora, tutti sono andati via, resto solo a bordo, sfinito, perché non ho il coraggio di erigere la torre dei manoscritti che devo portare via per il weekend. Come ogni venerdì.

Quello che è sotto la mia guancia è un manoscritto d’amore: è la storia di un tale che incontra una ragazza ma lui è sposato e lei ha un amico…Ne ho letto sette pagine e lo so già a memoria. Niente potrà sorprendermi. Da molte lune non leggo più, rileggo. La stessa solita pappa da cui si fanno le «novità», le stagioni, le rentrée «letterarie», i successi, i fiaschi, i fiaschi. La carta che si ricicla, i camion che partono la mattina e tornano la sera, pieni zeppi di novità già superate.

Da quanti anni ho smesso di saltare di gioia all’idea che stavo per scoprire un capolavoro e tornare in ufficio il lunedì come un uomo nuovo? Vent’anni? Trent’anni? Non mi piace tenere questo genere di conto che sa di morte. Se chiudo gli occhi vedo attraverso le palpebre la luce gialla uniforme della lampada déco di Perzel e poi delle forme nere la invadono costruendovi delle rovine mobili, dei disegni di Victor Hugo. Il mio respiro rallenta, il cuore si placa un po’, potrei addormentarmi, morire. Morire sul campo del lavoro. Direbbero: « È morto come è vissuto, tra i libri, leggendo!» e, in realtà, sarei morto senza sognare niente. È da molto molto tempo che non leggo più veramente. Sarò forse ancora in grado di leggere - quello che si intende con leggere? Ne sarò ancora capace? Se giro la testa di lato, il cuore batte di più e fa tremare il legno…

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15

La maison est plongée tout entière dans un silence de vieux papier. Comme la neige, les livres mangent les bruits. Mon métier a son odeur et ses étouffements. Je le respire encore mieux dans ce silence. Retourner au bruit du monde est toujours une épreuve.

Qui peut bien frapper? Je ne reconnais pas cette frappe légère, petite, discrète. Petite main.

— Entrez.

Elle entre. Je ne l'ai jamais vue. J'ai aussitôt une bouffée de nostalgie, la nostalgie du temps où la maison était encore si petite que je reconnaissais toutes les filles par leurs mollets dans les couloirs. Elle a une bonne tête. Vu son regard étonné, la mienne doit être un rien froissée. Des marques rouges de la manche de ma veste sur ma joue, sans doute.

— Je vous dérange?

— Je survivrai à votre passage, Mademoiselle. Qui êtes-vous? — Ben, je suis la stagiaire!

— Dans quel service?

— On ne me l'a pas dit. Vous savez, nous les stagiaires, on abat

tellement de boulot qu'on a intérêt à être polyvalents.

— Vous voulez une augmentation?

— Non, je ne gagne rien.

Elle est assez décoiffée, me semble-t-il, trouée au jean, colorée du reste. Elle est petite, elle a le regard noir, elle est sympathique, mais je serais bien en peine de dire si elle est jolie. Je ne sais plus lire ces filles-là non plus. Elle est vive. Normale sup? Métiers du livre — la machine à fabriquer mille Gaston Gallimard par an pour mieux les broyer ensuite?

— Non, gestion d'entreprises culturelles.

— Vraiment? Et vous voulez gérer l'édition? Je vous souhaite bonne

chance.

— Je préférerais organiser des concerts. — Asseyez-vous.

— Il faut que j'y aille, c'est vendredi. Il est tard. — Cinq minutes. Vous voulez organiser des concerts? — Oui, c'est bien, la musique.

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15

La casa è tutta immersa in un silenzio di carta vecchia. Come la neve, i libri mangiano i rumori. Il mio mestiere ha il suo odore e i suoi soffocamenti. Lo respiro ancora meglio in questo silenzio. Ritornare al rumore del mondo è sempre una prova.

Chi sarà mai a bussare? Non riconosco questo tocco leggero, piccolo, discreto. Mano piccola.

- Avanti.

Lei entra. Non l’ho mai vista. Ho subito una ventata di nostalgia, la nostalgia del tempo in cui la casa era ancora così piccola che riconoscevo tutte le ragazze dai loro polpacci nei corridoi. Ha una bella testa. Dal suo sguardo stupito intuisco che, la mia deve essere un po’ stropicciata. I segni rossi della manica della giacca sulla mia guancia, probabilmente.

- La disturbo?

- Sopravvivrò al suo passaggio, Signorina. Chi è? - Beh, sono la stagista!

- In quale servizio?

- Non me l’hanno detto. Sa, noi stagisti, lavoriamo talmente sodo che abbiamo interesse a essere polivalenti.

- Vuole un aumento? - No, non guadagno niente.

È piuttosto scapigliata, mi sembra, con i jeans bucati, colorata nel resto. È piccola, ha lo sguardo nero, è simpatica, ma mi sarebbe difficile dire se è carina. Non so più leggere neanche queste ragazze. È sveglia. Scuola Normale superiore? Formazione in editoria — la macchina che sforna migliaia di editori Gaston Gallimard all’anno per frantumarli poi meglio? - No, gestione aziende culturali.

- Davvero? E lei vuole gestire l’edizione? Le auguro buona fortuna. - Preferirei organizzare dei concerti.

- Si sieda.

- Bisogna che vada, è venerdì. È tardi.

- Cinque minuti. Vuole organizzare dei concerti? - Sì, è una bella cosa la musica.

(20)

16

— Alors qu'est-ce que vous faites ici?

— J'aime bien les livres aussi! Et puis il y avait une place. On doit faire un

stage en entreprise. Obligatoire.

— Et qu'est-ce que vous faites dans mon bureau, si ce n'est pas

indiscret?

— C'est monsieur Meunier, le grand patron, qui m'a dit de... — Le grand patron? Meunier?

— Vous ne le connaissez pas? — Trop bien.

— Alors vous savez. C'est lui qui m'a dit de vous apporter ça. — Et qu'est-ce que c'est, ça?

— Ben, c'est une liseuse, un eBook, un iPad, je ne sais pas, moi. Il m'a

dit qu'il avait mis tous vos manuscrits dedans pour le week-end et que ça vous ferait moins lourd. Vous voulez que je vous explique? Regardez, c'est comme un écran avec tous vos manuscrits dessus. Ils sont sur l'étagère virtuelle en faux-vrai bois. Vous les touchez et ils s'ouvrent. Il y en a un paquet. Vous n'allez jamais lire tout ça en deux jours! Regardez, le texte s'ouvre.

— Et j'avance comment?

— On tourne les pages dans le coin d'en bas avec le doigt. — Comme un bouquin?

— Oui, c'est le côté ringard du truc. Une concession pour les vieux.

Quand on se souviendra plus des livres, on se demandera bien pourquoi on avance comme ça. Autant défiler vertical. Scroller. ,Ce serait plus logique.

— C'est Kerouac qui va être content.

Elle ne réagit pas.

− Allez, excusez-moi, Monsieur, mais je dois filer, j'ai un avion.

Lisez pas trop!

— À mon âge...

Elle disparaît d'un tour de fesses, tire la porte sur elle avec douceur et je me retrouve à câliner ma liseuse. Elle est noire, elle est froide, elle est hostile, elle ne m'aime pas.

(21)

16 - Allora cosa ci fa qui?

- Mi piacciono anche i libri! E poi c’era un posto. Bisogna fare uno stage in un’ azienda. Obbligatorio.

- E cosa ci fa nel mio ufficio, se non sono indiscreto? - È monsieur Meunier, il grande capo, che mi ha detto di… - Il grande capo? Meunier?

- Non lo conosce? - Anche troppo.

- Allora lei sa. È lui che mi ha detto di portarle questo. - E che cos’è, questo?

- Beh, è un tablet, un eBook, un iPad, che so io. Mi ha detto che aveva messo tutti i suoi manoscritti dentro per il weekend e che sarebbe stato meno pesante per lei. Vuole che le spieghi? Guardi, è come uno schermo con tutti i suoi manoscritti sopra. Sono sullo scaffale virtuale di falso-vero legno. Li tocca e loro si aprono. Ce n’è un sacco. Non leggerà mai tutto in due giorni! Guardi, il testo si apre.

- E come vado avanti?

- Si girano le pagine nell’angolo in basso con il dito. - Come un libro?

- Sì, il lato démodé dell’aggeggio. Una concessione per i vecchi. Quando non ci ricorderemo più dei libri, ci chiederemo perché si va avanti così. Tanto vale scorrere verticalmente. Fare lo scrolling. Sarebbe più logico.

- Kerouac sarà contento. Non reagisce.

- Via, mi scusi, signore, devo scappare, ho un aereo. Non legga troppo!

- Alla mia età…

Sparisce con un giro di chiappe, chiude la porta dietro di sé con dolcezza e mi ritrovo a coccolare il mio tablet. È nero, freddo, ostile, non gli piaccio.

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17

Aucun bouton ne protrude au-dehors, aucune poignée pour la mieux tenir, pour la balancer à bout de bras comme un cartable mince, quedu high-tech luxe, chic comme un Suédois brun. Du noir mat, du noir glauque (au choix), du lisse, du doux, du vitré, du pas lourd. Je soupèse.

Je la pose sur le bureau et je couche ma joue dessus. Elle est froide, elle ne fait pas de bruit, elle ne se froisse pas, elle ne macule pas. Rien ne laisse à penser qu'elle a tous les livres dans le ventre. Elle est juste malcommode: trop petite, elle flotte dans ma serviette, trop grande, elle ne se glisse pas dans ma poche.

En fait, elle ressemble à Meunier, Le grand patron. Elle est inadaptée. Elle a dit quoi, au juste, cette gamine, à propos des livres, des concerts? D'une certaine façon, je vais devoir me séparer aussi de mon cartable, il est devenu trop grand. Depuis la khâgne que je le trimbale, le divorce sera difficile. On s'aimait très fort sans jamais se le dire. Bien bourré le vendredi soir, il avait le juste poids du travail. Celui qui fait que mon épaule gauche est un peu plus basse que la droite. Déformation professionnelle. Quasimodo.

Maintenant il me faudra une petite pochette spéciale pour y glisser ma liseuse. Avec poignée s'il vous plaît. Je suis certain que Meunier a déjà ça dans son tiroir et qu'il me l'apportera, triomphant, dès lundi matin en recueillant mes impressions sur sa nouvelle trouvaille. «Il faut être moderne, Gaston!» Ça l'a toujours amusé de m'appeler Gaston. Peut-être pense-t-il me faire plaisir. À moins qu'il ne pense être drôle. Je ne me fais pas d'illusions, son cadeau ne sera pas du Hermès, pas même du Longchamp, j'imagine bien une sorte de plastique genre faux croco avec de la mousse pour amortir les chocs. Meunier lui-même.

Je vais y aller, je dois y aller. Mais je veux rester encore une minute, couché sur le bureau, juste une minute, le nez dans le manuscrit pour le renifler une dernière fois, tant il est vrai qu'une page bien sentie est une page déjà lue.

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17

Nessun pulsante, nessun tasto che sporga fuori, nessuna maniglia per tenerlo meglio, per farlo dondolare con le proprie mani come una cartella sottile, solo high-tech di lusso, chic come uno svedese castano. Nero opaco, nero squallido (a scelta), liscio, dolce, vetrato, non pesante. Soppeso.

L’appoggio sulla scrivania e ci stendo la mia guancia sopra. È freddo, non fa rumore, non si stropiccia, non si macchia. Niente lascia pensare che abbia tutti i libri nella pancia. È solo scomodo: troppo piccolo, galleggia nella cartella, troppo grande, non si ficca nella mia tasca.

In realtà, assomiglia a Meunier, Il grande capo. È inadatto.

Cos'ha detto, esattamente, questa ragazzina, a proposito dei libri, dei concerti? In un certo qual modo, dovrò separarmi anche dalla mia cartella, è diventata troppo grande. È dai tempi della khâgne che me la porto dietro, il divorzio sarà difficile. Ci amavamo moltissimo senza mai dircelo. Zeppissima il venerdì sera, aveva il giusto peso del lavoro. Quello che ha reso la mia spalla sinistra un po’ più bassa della destra. Deformazione professionale. Quasimodo.

Adesso mi occorrerà una borsetta speciale per sistemarvi il mio tablet. Con manico please. Sono certo che Meunier ce l’ha già nel suo cassetto e che me la porterà, trionfante, subito già lunedì mattina raccogliendo le mie impressioni sulla sua ultima trovata. «Bisogna essere moderni, Gaston!». Lo ha sempre divertito chiamarmi Gaston. Forse crede di farmi piacere. A meno che non pensi di essere divertente. Non mi faccio illusioni, il suo regalo non sarà un Hermès, neanche un Longchamp, immagino una specie di plastica tipo falso coccodrillo con la gommapiuma per ammortizzare gli urti. È proprio da Meunier.

Ora vado, devo andare. Ma voglio rimanere disteso sulla scrivania ancora un minuto, solo un minuto, con il naso sul manoscritto per annusarlo un’ultima volta, tanto è vero che una pagina sentita bene è una pagina già letta.

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2

J'ai horreur de la campagne. C'est pour cette raison que j'y vais tous les week-ends. Pour lire et faire mes infarctus en terrain hostile, dans un méchant silence noir. Ayant renoncé depuis longtemps à passer de bonnes nuits, je me lève dans l'obscurité épaisse de la cambrousse et j'attaque invariablement le plus gros manuscrit du week-end. Je m'effondre dans le canapé, j'enroule mes jambes dans le plaid et je lis. D'ordinaire, la technique est simple, je tiens la pile de feuilles devant moi, posée sur mon ventre, et je fais tomber les feuilles lues sur ma poitrine. Petit à petit je sens s'y déposer le poids de mon travail. Je lis très attentivement les vingt premières pages, me forçant à la lenteur, puis le rythme s'accélère peu à peu, le métier prend le dessus, la connaissance de l'auteur, l'idée du sujet, ensuite l'imagination fait le reste. C'est ma lecture de demi-fatigue, celle où je suis enfoncé le plus profondément dans le texte. En sympathie avec lui. C'est l'heure bénie pour le travail des vieux auteurs de la maison, des valeurs sûres à qui il faut juste donner quelques coups de pique.

La tablette est posée sur mon ventre. Je la tiens à deux mains. La page est ouverte sur l'écran. J'ai marié la taille des caractères avec la force de mes demi-lunes. Le contact de la liseuse est froid. Il faudra un moment avant que mes mains la réchauffent. Ma lampe de lecture fait un reflet désagréable dans un coin de l'écran. Je l'éteins. Maintenant la seule lumière vient du texte. Un bon point. Si je me regarde dans le miroir, avec la tablette sous le menton, j'ai l'air d'un spectre. Je suis le fantôme du lecteur que je fus.

D'un doigt je fais tourner les pages qui se déposent nulle part. Elles disparaissent corps et biens dans un endroit imaginaire que j'ai du mal à imaginer. Ma poitrine est inquiète et aucun indice ne filtre sur l'avancement de ma lecture. Aucun froissement ne trouble le silence de la maison. Le petit coup d'éventail que chaque page en tombant me donnait dans le cou me manque. J'ai chaud. Mes yeux sont avalés par la lumière de la page. J'ai soudain perdu un personnage et je dois revenir en arrière. Mon crayon inutile est resté sur mon oreille (je suis un lecteur boucher) et je me demande bien comment je vais organiser ma chasse aux coquilles.

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2

Ho orrore della campagna. È per questa ragione che ci vado tutti i weekend. Per leggere e avere i miei infarti su un terreno ostile, in un brutto silenzio cupo. Siccome ho rinunciato da tempo a trascorrere delle notti serene, mi alzo nel buio fitto della campagna e inizio invariabilmente il più grosso manoscritto del weekend. Mi accascio nel divano, avvolgo le gambe nel plaid e leggo. Di solito, la tecnica è semplice, tengo la pila di fogli davanti a me, appoggiata sulla pancia, e faccio cadere i fogli letti sul petto. Poco a poco sento il peso del mio lavoro che vi si deposita. Leggo molto attentamente le prime venti pagine, sforzandomi di procedere con lentezza, poi il ritmo si accelera sempre più, il mestiere prende il sopravvento, la conoscenza dell’autore, l’idea dell’argomento, poi l’immaginazione fa il resto. È la mia lettura di mezza-stanchezza, quella in cui sono immerso più profondamente nel testo. In simpatia con lui. È l’ora benedetta per il lavoro sui vecchi autori della casa, sui valori sicuri a cui bisogna solo dare qualche frecciata.

Il tablet è posato sulla mia pancia. Lo tengo con due mani. La pagina è aperta sullo schermo. Ho abbinato la misura dei caratteri con la forza degli occhiali. Il contatto del tablet è freddo. Ci vorrà un momento prima che le mani lo riscaldano. La lampada da lettura fa un riflesso sgradevole in un angolo dello schermo. Lo spengo. Ora l’unica luce viene dal testo. Un punto a favore. Se mi guardo allo specchio, con il tablet sotto il mento, sembro uno spettro. Sono il fantasma del lettore che ero.

Con un dito faccio girare le pagine che non si depositano da nessuna parte. Spariscono del tutto in un luogo immaginario che ho difficoltà a immaginare. Il mio petto è inquieto e nessuno indizio filtra sull’andamento della lettura. Nessuno spiegazzamento turba il silenzio della casa. Mi manca il piccolo colpo di ventaglio che ogni pagina cadendo mi dava nel collo. Ho caldo. Gli occhi sono inghiottiti dalla luce della pagina. Ho perso improvvisamente un personaggio e devo tornare indietro. La matita inutile è rimasta sull’orecchio (sono un lettore macellaio) e mi chiedo come organizzerò la caccia ai refusi.

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L'idée de faire apparaître un clavier, comme la stagiaire me l'a montré, et de me glisser dans le texte me rebute. J'ai toujours été l'homme des marges et de la mine de plomb. Je veux être gommable. Un instant, je pose la liseuse sur ma poitrine et je ferme les yeux. J'attends que l'écran s'éteigne pour re-glisser un quart d'heure dans le sommeil, en attendant la lumière du jour. La deuxième lecture de cette rituelle journée a lieu au bistrot. Dès l'ouverture. Le premier double serré au goût de ferraille est pour moi. Un immuable café coulé par l'immuable Albert que je connais depuis l'école, un homme de peu de mots et de grandes habitudes.

— Tu promènes ta télé, à présent? — Comme tu vois.

— Tu en as fini avec tes ramettes? — Je fais dans l'infroissable.

— Voilà ton jus, dès que Marco est ouvert je t'apporte ton croissant.

Dans le bruit du bistrot qui monte peu à peu, l'heure est aux lectures toniques. Les premiers clients viennent s'arracher au sommeil à petits coups de café-calva ou de blanc limé. On démarre en douceur. Les samedis sont longs. C'est l'heure où je lis les polars. La radio, perchée derrière le bar, donne des nouvelles en fond sonore qui se glissent entre les phrases, meurtres pour meurtres. Les assassinats se mélangent. En général, je reconnais ceux des livres parce que j'en sais la fin, les autres se perdent dans la bouillie des éternels commencements. Albert me fout la paix, les habitués aussi, je fais partie des meubles et je ne suis pas bruyant. Je tiens le coup jusqu'à l'heure des premières belotes, ensuite le bruit spasmodique des mènes, les engueulades rituelles, les annonces, me poussent au-dehors. J'ai fait des taches de gras sur l'écran. Le croissant de Marco, à coup sûr. Albert me prête son cachemire de zinc pour faire propre. J'ajoute une petite finition sèche avec ma manche et je sors. Je me demande si cet engin est étanche.

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L’idea di fare apparire una tastiera, come la stagista mi ha mostrato, e di immergermi nel testo mi ripugna. Sono sempre stato l’uomo dei margini e della punta di graffite. Voglio essere cancellato con la gomma. Per un instante, poso il tablet sul petto e chiudo gli occhi. Aspetto che lo schermo si spenga per piombare per un altro quarto d’ora nel sonno, in attesa della luce del giorno.

La seconda lettura di questa giornata abituale si svolge al bar. Dall’apertura. Il primo doppio ristretto al gusto di rottame tocca a me. Un immutabile caffè versato dall’immutabile Albert che conosco dalla scuola, un uomo di poche parole e di grandi abitudini.

- Porti a spasso la tv, ora? - Come vedi.

- Hai finito con le tue risme di carta? - Mi sono dato all’ingualcibile.

- Ecco il tuo caffè, appena Marco apre ti porto il tuo croissant.

Nel rumore del bar che aumenta poco a poco, l’ora è quella delle letture tonificanti. I primi clienti vengono a staccarsi dal sonno a piccoli colpi di caffè corretti al Calvados o di Blanc limé. Ci si mette in moto con dolcezza. I sabati sono lunghi. È l’ora in cui leggo i gialli. La radio, collocata dietro al bancone, trasmette come sfondo sonoro delle notizie che scivolano tra le frasi, omicidi per omicidi. Gli assassinii si mescolano. In genere, riconosco quelli dei libri perché ne conosco la fine, gli altri si perdono nella poltiglia degli eterni inizi. Albert mi lascia in pace, anche gli habitués, faccio parte dei mobili e non sono chiassoso. Reggo fino all’ora delle prime partite di carte, poi il loro rumore spasmodico, le sgridate rituali, gli annunci, mi spingono fuori.

Ho macchiato di grasso lo schermo. Il croissant di Marco, sicuramente. Albert mi presta il suo straccio per pulire. Aggiungo una piccola rifinitura asciutta con la manica ed esco. Mi chiedo se questo aggeggio è impermeabile.

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20

C'est l'heure idéale pour aller au parc, où j'ai mon banc. Il ne fait pas beau. Il ne pleut pas. C'est l'heure de lire des poèmes sous le tilleul. Je ne parviens pas à les retrouver dans cette foutue boîte noire. Je fouille dans tous les coins pour retrouver mes poésies. C'est bien dans la manière de Meunier de les planquer. Au cas où il me prendrait fantaisie d'insister pour qu'on les publie. «Encore un gouffre, Gaston ! Encore un gouffre!».

Si les poèmes sont bons, c'est le plus joli moment du jour. La chaleur monte, les gosses crient pointu, je replie une jambe sur le banc et je me chante les poèmes. Mon rendement devient lamentable, je traîne en chemin, je reviens en arrière, j'hésite, je récite, je perds un temps précieux. Mes vacances en quelque sorte. Je pose la liseuse sur mon genou, je regarde ailleurs, je pense bientôt à d'autres poèmes et à d'autres poèmes, bientôt à plus rien du tout. Je suis en fuite.

Parfois Adèle me rejoint. Avec les années, elle sait parfaitement à quel instant précis mon esprit divague, et elle peut alors se glisser pour me rapatrier dans la vie normale. Celle des gens qui ne lisent pas plus d'une heure par jour, celle de la fatidique ménagère de 50 ans qui dicte les choix éditoriaux, les mises en place commerciales et les sélections de la presse. Adèle arrive en général du fond du parc, je reconnais sa tignasse blanche, sa démarche en caoutchouc, devenue un peu hésitante, et je sais qu'il est l'heure.

Aujourd'hui elle ne viendra pas puisqu'elle m'a dit qu'elle voulait dormir et m'a donné mission de faire les courses. Je n'ai pas oublié. Je dois me tirer seul de ma torpeur. Elle a même ajouté qu'elle attendrait l'heure de la sieste pour me piquer la liseuse. Elle a les doigts fins et la tête agile. Moi, je suis plutôt du genre bouton d'un jour bouton de toujours, lecteur mais pas explorateur.

— Dis-moi, René, ça embêterait de me peser ça?

Le boucher, droit dans son tablier rougi, couteau en croix sur le ventre, prend ma liseuse sans broncher et la pose sur sa balance. L'aiguille hésite un instant.

— 730 grammes sans la couenne, mon vieux Robert! — Bon poids?

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20

È l’ora ideale per andare al parco, dove ho la mia panchina. Non fa bel tempo. Non piove. È giunto il momento delle poesie sotto il tiglio. Non riesco a ritrovarle in questa fottuta scatola nera. Frugo in tutti gli angoli per ritrovare le mie poesie. È proprio da Meunier di nasconderle. Nel caso in cui mi prendesse la fantasia d’insistere per farle pubblicare. «Ancora una voragine, Gaston! Ancora una voragine!».

Se le poesie sono belle, è il momento più gradevole del giorno. Il calore sale, i bambini strillano con grida acute, piego una gamba sulla panchina e mi canto le poesie. La mia produttività diventa penosa, mi dilungo sul percorso, torno indietro, esito, recito, perdo tempo prezioso. In qualche modo le mie vacanze. Appoggio il tablet sul ginocchio, guardo altrove, penso presto ad altre poesie e ad altre poesie, presto al niente più assoluto. Sono in fuga.

A volte mi raggiunge Adèle. Con il passar degli anni, sa perfettamente in quale istante preciso il mio spirito vaneggia, e può allora insinuarsi per farmi rimpatriare nella vita normale. Quella della gente che non legge più d’un ora al giorno, quella della fatidica casalinga cinquantenne che detta le scelte editoriali, i posizionamenti commerciali e le selezioni della stampa. Adèle arriva in genere dal fondo del parco, riconosco la zazzera bianca, l’andatura elastica, divenuta un po’ esitante, e so che è giunta l’ora.

Oggi non verrà perché mi ha detto che voleva dormire e mi ha incaricato di fare le compere. Non l’ho dimenticato. Devo uscire da solo dal mio torpore. Ha anche aggiunto che avrebbe aspettato l’ora della siesta per fregarmi il tablet. Ha le dita sottili e la testa vivace. Io, sono piuttosto del tipo tasto di una volta tasto di sempre, lettore ma non esploratore.

- Dimmi, René, ti dispiacerebbe pesarmi questo?

Il macellaio, dritto nel suo grembiule macchiato di rosso, con il coltello incrociato sulla pancia, prende il tablet senza batter ciglio e lo pone sulla bilancia. L’ago esita un istante.

- 730 grammi senza la cotenna, caro il mio Robert! - Peso giusto?

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— Toujours. Je peux le regarder, ton machin? Comment on l'allume? — Appuie en bas, sur le creux.

Dans les gros doigts rouges de René, c'est donc le poids définitif de toute la littérature mondiale. 730 grammes. Hugo + Voltaire + Proust + Céline + Roubaud, 730 grammes. Je vous rajoute Rabelais? 730 grammes. Louise Labé? 730 grammes.

— Mets-moi deux pavés, René.

— Deux rumstecks, deux! C'est comme si c'était coupé. Tiens, récupère

ton engin. J'ai mis du sang. Les gosses vont vouloir ça. On peut regarder la télé, là-dessus?

René coupe les deux pavés en repliant bien les phalanges sur la lame, le joli geste de son père. Il les dépose sur le papier sulfurisé, comme s'il s'agissait de chefs-d'œuvre. Rien ne change dans la boucherie, même couteau, même viande. Pas de révolution en marche.

— Tu vois René, tu as le steak d'un côté et le papier de l'autre. Eh bien moi, ça devient pareil, le texte d'un côté et le papier de l'autre. Ils ne sont plus collés désormais.

Je vais aller faire repeser ma liseuse par Marco, le pâtissier, pour me faire confirmer le poids total de la littérature et la fin finale des pavés. Et puis, avec un peu de chance, il mettra dessus un peu de crème.

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- Sempre. Posso guardarlo, il tuo aggeggio? Come si accende? - Premi in basso, nell’incavo.

Nelle grosse dita rosse di René, ecco quindi il peso definitivo di tutta la letteratura mondiale. 730 grammi. Hugo + Voltaire + Proust + Céline + Roubaud, 730 grammi. Aggiungo Rabelais? 730 grammi. Louise Labé? 730 grammi.

- Mettimi due bistecche, René.

- E due romsteck! È come se fossero tagliati. Tieni, recupera il tuo aggeggio. Ci ho messo del sangue. I marmocchi lo vorranno. Si può guardare la tv, qui sopra?

René taglia le due bistecche piegando bene le falangi sulla lama, il gesto carino di suo padre. Le mette nella carta oleata, come se si trattasse di capolavori. Non cambia niente nella macelleria, stesso coltello, stessa carne. Nessuna rivoluzione in atto.

- Vedi René, hai la bistecca da un lato e la carta dall’altra. Beh, per me sta diventando lo stesso, il testo da un lato e la carta dall’altra. Non sono più incollati ormai.

Farò ripesare il tablet da Marco, il pasticcere, per farmi confermare il peso totale della letteratura e la fin fine dei volumoni. E poi, con un po’ di fortuna, ci metterà sopra un po’ di crema.

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3

— Qu'est-ce que c'est que ce sparadrap sur le nez? Vous vous êtes

battu?

— Je me suis endormi en lisant et mon écran m'est tombé dessus. 730

grammes exactement, vérifications faites. Ça réveille. Encore une sieste foutue. Mais mon nez est solide. Toutefois, je dois reconnaître que je ne peux pas m'empêcher de loucher sur le pansement... Qu'est-ce que vous m'avez mis au programme aujourd'hui?

J'aime beaucoup Sabine. Elle est rousse. Pour bien faire, il faudrait une rousse dans chaque entreprise. J'aime venir dans son bureau qui se trouve à côté du mien. Quand j'entre, elle pivote sur sa chaise pour me faire face, comme si on allait se battre. En vérité, nous jouons: je fais semblant de ne pas savoir ce que j'ai à faire et elle fait semblant de maîtriser totalement mon emploi du temps. Elle sait tout de moi et je sais pas mal d'elle. À y regarder d'un peu près, elle tient la maison et elle adore le prouver. Elle a été incroyablement jolie et elle est encore croyablement belle dans sa trentaine. Combien d'auteurs sont-ils restés à cause d'elle? Combien d'ardentes amours a-t-elle nouées? Elle a traversé les orages et les charrettes. Le jour où je l'ai recrutée, il y a une petite dizaine d'années, je me souviens de m'être dit: «Celle-là, avec ce tempérament, elle ne tiendra pas dix jours, mais j'ai vraiment besoin de quelqu'un». C'est dire si je suis fort en femmes.

— Les gars de la fab veulent vous voir ce matin et à treize heures

quinze, vous avez Balmer au déjeuner. — Quelle cantine?

— J'ai réservé au Tilbury. Ça va?

— Toujours. Qu'est-ce qu'il veut, Balmer?

— Rien. Il faut le pousser aux fesses. Il a touché une grosse avance et

Meunier a peur qu'il traîne en chemin.

— Il n'y connaît rien, Meunier. Balmer est toujours à l'heure.

— C'est Meunier qui dort!

— Vous me la referez, celle-là. Vous avez envoyé le mail aux

Amerloques? — Oui, chef.

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3

- Cos’è quel cerotto sul naso? Ha fatto a botte?

- Mi sono addormentato mentre leggevo e lo schermo mi è caduto addosso. 730 grammi esattamente, a verifiche fatte. Da svegliarsi di sicuro. Ancora una siesta rovinata. Ma il mio naso è solido. Tuttavia, devo riconoscere che non posso evitare di adocchiare la medicazione…Cosa ha programmato per me oggi?

Mi piace molto Sabine. È rossa. Volendo fare per bene ci vorrebbe una rossa in ogni azienda. Mi piace andare nel suo ufficio che si trova accanto al mio. Quando entro, ruota sulla sedia per mettersi di fronte a me, come se dovessimo combattere. In realtà, stiamo giocando: faccio finta di non sapere quello che devo fare e lei fa finta di controllare alla perfezione il mio orario. Conosce tutto di me e io la conosco abbastanza bene. A guardarci più da vicino, gestisce la casa e le piace dimostrarlo. È stata incredibilmente carina ed è ancora credibilmente bella a trent’anni. Quanti autori sono rimasti solo per lei? Quanti amori focosi è riuscita a creare? Ha superato le tempeste e le ondate di licenziamenti. Il giorno in cui l’ho reclutata, una decina di anni fa, ricordo di essermi detto: «questa, con il suo temperamento, non reggerà dieci giorni, ma ho proprio bisogno di qualcuno». Tanto per capirci, ci so fare con le donne.

- Quelli della fabbrica vogliono vederla questa mattina e alle tredici e quindici, avrà Balmer a pranzo.

- Quale mensa?

- Ho prenotato al Tilbury. Va bene? - Sempre. Cosa vuole Balmer?

- Niente. Bisogna mettergli fretta. Ha percepito un bell’anticipo e Meunier ha paura che se la prenda comoda.

- Non ci capisce niente Meunier. Balmer è sempre puntuale. - È Meunier che dorme!

- Ha mandato la mail agli Americani?16 - Sì, capo.

16 Si è deciso di procedere con una traduzione per omissione, in quanto la frase francese

Vous me la referez, celle-là è la repilca a C’est Meunier qui dort! e non si può rendere in italiano.

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Mme Martin, la propriétaire du Tilbury, rue du Dragon, qui a exactement l'âge de Pauline Réage, est responsable de la bedaine d'une grosse moitié de l'édition française. Elle est du genre mitonneuse, une mère lyonnaise en exil germano-pratin. Je me souviens d'avoir hésité un moment à créer ma maison quand j'étais jeune, à cause d'elle, parce que, quand je voyais mes grands aînés épaissis, ralentis, gras, arpenter le quartier à pas lourds, ils m'effrayaient. L'idée de finir un jour comme eux ne me faisait pas vraiment envie. Heureusement, il y avait deux ascètes notoires qui rehaussaient le tableau en se livrant à leurs célèbres solos d'Évian. Ils étaient les statues du Commandeur de la profession. Des Giacometti. J'ai plongé. Au final, je n'aurai pas fait fortune dans ce métier mais j'aurai bien mangé.

— Je vous ai

-réservé votre place habituelle, Monsieur Dubois.

— Voilà qui est gentil, Madame Martin. Sacrifier une table ronde pour

deux, dans une rue où chaque centimètre carré compte, est plus que généreux.

— À force de fidélité et de bel appétit, vous devez bien être propriétaire

de la moitié de mon restaurant!

— Je voudrais bien.

— J'ai fait de la blanquette, aujourd'hui.

— Je vais attendre Balmer, mais donnez-moi à boire. — Votre brouilly?

— What else?

C'est merveille de la voir se dandiner entre les tables. À ramasser des bribes de conversations à longueur de semaines, elle connaît tous les secrets. J'aimerais bien qu'elle me dise, par exemple, ce que le gros qui est dans le fond est en train de cuire, lequel de mes auteurs, par exemple, il va tenter de débaucher cette année en lui promettant les trompettes de la renommée et la cassette du succès...

— Voilà votre brouilly pour vous faire patienter. Il est assez frais ? J'ai

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Madame Martin, la proprietaria del Tilbury, rue du Dragon, che ha proprio la stessa età di Pauline Réage, l'autrice di Histoire d'O, è responsabile del pancione di una buona metà dell’editoria francese. È un ottima cuoca, una mamma di Lione in esilio a Saint- Germain-des-Prés. Mi ricordo di aver esitato un po’ prima di creare la mia casa editrice quando ero giovane, per causa sua, perché, quando vedevo i miei predecessori appesantiti, rallentati, ingrassati, percorrere in su e giù il quartiere a passi pesanti, ero spaventato. L’idea di finire un giorno come loro non mi entusiasmava. Per fortuna, c’erano due asceti notori che emergevano dal quadro dedicandosi ai loro celebri assoli con acqua Évian. Erano le statue del Commendatore della professione. Dei Giacometti. Mi sono tuffato. Alla fine, non mi sarò arricchito in questo mestiere ma avrò mangiato bene.

- Le ho riservato il posto, monsieur Dubois.

- È gentile da parte sua, madame Martin. Sacrificare un tavolo tondo per due, in una strada dove conta ogni centimetro quadrato, è più che generoso.

- Con la sua fedeltà e il suo buon appetito, lei sarà sicuramente proprietario della metà del mio ristorante!

- Come lo vorrei.

- Ho fatto lo spezzatino oggi.

- Aspetterò Balmer, ma mi dia qualcosa da bere. - Il suo brouilly?

- What else? -

È una meraviglia vederla dondolarsi tra i tavoli. A forza di raccogliere dei frammenti di conversazioni per settimane e settimane, conosce tutti i segreti. Mi piacerebbe che mi dicesse, per esempio, cosa ha in padella il grassone che sta laggiù, quale dei miei autori, per esempio, tenterà di traviare quest’anno promettendogli le trombe della fama e la cassetta del successo…

- Ecco il suo brouilly mentre aspetta. È abbastanza fresco? Ho anche un buon bordeaux.

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— Jamais. Vous voyez, je me lève tôt le matin, je suis toujours le

premier au bureau. J'abats un boulot de chien. Je fais tout ce qui est clair, tout ce qui est décisif, avant le déjeuner. Vous vous souvenez, il y a vingt ans, on déjeunait à midi et demi, ensuite c'est devenu treize heures et maintenant on en est à treize heures quinze. Le décalage horaire me laisse grand temps. Ensuite, à table, je bois joyeusement pour avoir l'esprit brouilly tout l'après-midi. Cela me permet de prendre des décisions floues, bizarres. Il en faut, parce que notre métier est un métier de raison mais aussi un métier de hasard, de folie, un peu ivrogne parfois. Je parle du métier comme je le fais, bien sûr. Après, ceux qui organisent notre travail dans leurs Lagarde et Michard font de très raisonnables fortunes. À eux les grands bordeaux! Excusez-moi... Allô, oui? C'est toi, Balmer? Tu as décidé de me faire crever de faim? Il est la demie passée.

— Bouffe sans moi, c'est trop bien. Je suis chez Apple, je prends du

retard. Ils veulent que j'écrie des textes pour les iPhones et pour les iPads. La fête! Une vraie libération du roman papier calibré Goncourt. On peut faire des tas de texticules marrants. Tu verrais un peu. Toute une forêt à défricher...

— Tu n'oublies pas que tu m'en dois un bien standard, de texte. Bien

vieux style?

— Non, non, mais je t'assure, ça va être formidable. Il faut que tu t'y

mettes. Ils sont géniaux. Je te laisse. Je te raconterai...

Il faut au moins une révolution technologique pour que je déjeune seul. Cela ne m'arrive jamais et quand par hasard cela se produit, je ne vais jamais au restaurant. Une tartine ballon de brouilly à la Croix-Rouge fait largement l'affaire.

— Je suis encore plus désolé pour votre belle table, Madame Martin. Je vais

être contraint de déjeuner seul.

— Vous innovez, Monsieur Dubois. Qu'est-ce qui vous ferait plaisir? — Je voudrais un artichaut pour commencer.

— Tiède?

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— Mai. Sa, mi alzo presto la mattina, arrivo sempre per primo in

ufficio. Lavoro come un cane. Faccio tutto quello che è chiaro, tutto quello che è decisivo, prima di pranzo. Si ricorda, vent’anni fa, si mangiava a mezzogiorno e mezzo, poi è diventato l’una e ora siamo all’una e un quarto. La differenza di fuso orario mi lascia tanto tempo. Poi, a tavola, bevo allegramente per avere lo spirito brouilly tutto il pomeriggio. Ciò mi permette di prendere delle decisioni vaghe, bizzarre. Ce n’è bisogno, perché il nostro mestiere è un mestiere di ragione ma anche un mestiere fatto di casualità, di follia e talvolta di un po’di sbronza. Parlo del mestiere come lo faccio io, ovviamente. Dopo, quelli che organizzano il nostro lavoro nelle loro antologie di letteratura, tipo Lagarde e Michard, si arricchiscono piuttosto bene. Per loro sono i grandi bordeaux! Mi scusi…pronto, sì? Sei tu, Balmer? Hai deciso di farmi morire di fame? È l’una e mezza passata!

— Mangia senza di me, va bene. Sono da Apple, faccio tardi. Vogliono

che scriva dei testi per gli iPhone e per gli iPad. Una festa! Una vera liberazione dal romanzo cartaceo formattato per il premio Goncourt. Si possono fare un sacco di piccoli testi spassosi. Vedrai. Tutta una foresta da esplorare…

— Non dimenticarti che me ne devi uno standard, di testo. Vecchio

stile?

— No, no, mai, ti assicuro, questo sarà straordinario. Occorre che ti ci

butti anche tu. Sono una chicca. Ti lascio. Ti dirò…

Ci vuole almeno una rivoluzione tecnologica perché io pranzi da solo. Questo non mi succede mai e quando per caso avviene, non vado mai al ristorante. Un toast e un bicchiere di brouilly alla Croce Rossa sono più che sufficienti.

— Mi dispiace ancora di più per la sua bella tavola, madame Martin.

Sarò costretto a pranzare da solo.

— È una novità questa, monsieur Dubois?. Cosa gradirebbe? — Vorrei un carciofo per cominciare.

— Tiepido?

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L'artichaut est un légume de solitude, difficile à manger en face de quelqu'un, divin lorsqu'on est seul. Un légume méditatif, réservé aux bricoleurs et aux gourmets. D'abord du dur, du charnu, puis, peu à peu, du plus mou, du plus fin, du moins vert. Un subtil dégradé jusqu'au beige du foin qu'un dernier chapeau pointu de feuilles violettes dévoile. La vinaigrette qui renouvelle son goût au fil des changements de texture. Un parcours que l'on rythme à sa guise. Rien ne presse dans l'artichaut. On peut sucer une feuille pendant plusieurs minutes, jusqu'à l'amertume, on peut, au contraire, racler des incisives la chair de plusieurs feuilles à la suite pour se donner une bouchée consistante. La seule figure interdite est celle de l'empiffrement. Un légume qui a ses règles d'élégance. Puis vient le moment distrayant de l'arrachage. Saisi entre pouce et couteau, le foin cède en petites touffes nettes, libérant le cœur de toute sa toison en une sorte de saisissant raccourci amoureux. Enfin arrive le moment de la récompense: à la fourchette et au couteau on peut entrer dans le cœur du légume, priant le jardinier de n'y avoir laissé aucun arrière-goût de farine.

À cet instant, Mme Martin a discrètement poussé sur la table un petit ramequin de sauce supplémentaire, à peine adoucie d'un trait de crème fraîche.

Y a-t-il seulement une place digne pour l'artichaut dans la littérature? Un volume, une page, un paragraphe? À vérifier dès ce soir.

Se recaler dans le fauteuil, avaler un cube de pain avant le brouilly qui déteste la vinaigrette et puis attendre la divine cervelle meunière que l'on découpe paresseusement à la fourchette et que l'on met à fondre entre langue et palais. Encore un plat de solitaire. Les intellectuels détestent qu'on mange de la cervelle sous leur nez et la cervelle au déjeuner est une grave faute de goût de la part d'un éditeur.

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Il carciofo è un ortaggio da solitari, difficile da mangiare di fronte a qualcuno, divino quando si è soli. Un ortaggio meditativo, riservato agli appassionati di bricolage e ai buongustai. Prima duro, carnoso, poi, poco a poco, più morbido, più fine, meno verde. Una sottile sfumatura fino al beige del fieno svelato da un ultimo cappello a punta di foglie viola. La vinaigrette che rinnova il suo gusto secondo i cambiamenti di tessitura. Un percorso che uno può ritmare a proprio piacimento. Non c’è nessuna fretta nel carciofo. Si può succhiare una foglia per qualche minuto, fino all’amarezza, si può, al contrario, raschiare con gli incisivi la polpa di più foglie di seguito per darsi un boccone consistente. L’unica figura vietata è quella dell’abbuffata. Un ortaggio che ha le sue regole di eleganza. Poi viene il momento piacevole dell’asportazione. Afferrato tra pollice e coltello, il fieno cede in piccoli ciuffi netti, liberando il cuore di tutto il vello in una specie di sorprendente scorciatoia amorosa. Alla fine arriva il momento della ricompensa: con la forchetta e il coltello si può entrare nel cuore del legume, pregando il giardiniere di non averci lasciato nessun retrogusto di farina.

In quell’istante, madame Martin ha discretamente spinto in tavola un piccolo recipiente di salsa supplementare, appena addolcita da un tratto di panna.

Ci sarà mai un posto degno per il carciofo nella letteratura? Un volume, una pagina, un paragrafo? Da verificare subito stasera.

Lasciarsi andare sulla poltrona, inghiottire un cubo di pane prima del broully che odia la vinaigrette e poi aspettare il divino cervello alla mugnaia che si taglia pigramente con la forchetta e che si mette a sciogliere tra lingua e palato. Ancora un piatto da solitari. Gli intellettuali detestano che si mangi del cervello sotto il loro naso e il cervello per pranzo è un grave errore di gusto da parte di un editore.

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