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Academic year: 2021

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CONCLUSIONI

di Stefania Cerutti

Alla lettura del concetto di cultural heritage di matrice semiotica, relativa alla terminologia che lo definisce, ed ermeneutica, nei confronti del ruolo che gioca sotto il profilo del riconoscimento identitario e dello sviluppo di politiche culturali, il volume ha aggiunto un approccio interpretativo in chiave progettuale e di design territoriale.

L’attuale nozione di patrimonio culturale è indubbiamente polifonica e costituisce esito di una lunghissima evoluzione che ne evidenzia il carattere dinamico, continuamente ricostruito e ricontestualizzato dalle comunità che lo vivono. È un insieme di beni materiali, luoghi, ambienti, elementi immateriali, paesaggi; un insieme diffuso, polivalente, in divenire poiché le sue componenti sono ricomposte al variare del tempo, delle percezioni, dei significati e dei valori che le collettività umane gli attribuiscono.

Questa sua natura ambivalente - statica, oggettiva e ancorata a un contesto, da un lato, dinamica, soggettiva e declinata da una collettività, dall’altro - ha trovato una fertile combinazione nel neologismo heritography. Da punto di partenza, filtro analitico ed esplorativo del rapporto tra patrimonio e geografia, esso è divenuto un punto di arrivo, sintesi feconda dei processi sottesi a tale rapporto e prolusione di rilanci futuri. Il destino dell’heritography si è intrecciato, e ne ha definito declinazioni e sfumature, con il progetto cuore del volume: Comuniterràe infatti, lungi da essere un’iniziativa conchiusa tra due parentesi temporali e nel perimetro dei risultati conseguiti, acquisisce sotto le lenti dell’heritography la capacità di andare oltre, di spingere avanti le forze e le energie generate nell’area progetto del Parco Nazionale Val Grande.

Interpretabile come endiadi inscindibile tra patrimonio culturale e geografia, l’heritography si carica di senso territoriale, frutto, e al contempo ragione, dell’azione concertata della pluralità di attori che entrano in scena. Ne discende un discorso che diventa visuale, che ne tratteggia una fisionomia rinnovata anche con riferimento alle dinamiche sociali, culturali, turistiche. Ma soprattutto, pur celato in apparenza, tale accoppiamento disvela l’elemento chiave di questa “alchimia patrimoniale”: le comunità locali, ponte o liaison tra i due domini come raffigurato di seguito (figura 13).

Figura 13 – Heritography: una visione di sintesi Fonte: Cerutti, 2021

La narrazione sarebbe muta, se non vi fosse la voce delle comunità; l’approccio sarebbe rigido, se non vi fossero i loro passi; lo sguardo passivo, senza i loro sguardi; l’intento conservativo e la rappresentazione fine a se stessa. Sono le comunità a fare dell’incrocio di due mondi un incontro dialogico.

Il progetto Comuniterràe conferma, e potremmo dire celebra allo stesso tempo, le potenzialità della condivisione e della partecipazione. La sua rilevanza come laboratorio partecipato si è resa evidente nella capacità di aggregazione sociale, sensibilizzazione, coinvolgimento degli abitanti delle “Terre di Mezzo” in un processo di messa in valore delle risorse e realtà locali, fin dalle sue prime fasi. Il metodo di governance innovativo e sostenibile che lo struttura è il mezzo principale per sviluppare una politica di conservazione e fruizione attiva di un patrimonio immateriale e materiale denso e diffuso, percepito dalle comunità stesse come a rischio di scomparsa.

Le azioni previste e realizzate dal progetto con e per le comunità delle “Terre di Mezzo” hanno fattivamente contribuito a perseguire gli obiettivi di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale immateriale e materiale indicati dalle Convenzioni Unesco, dalla normativa italiana e dalle linee di indirizzo sovralocali o regionali, contribuendo alla conoscenza e trasmissione del patrimonio culturale delle aree marginali montane. In questo senso la rilevanza del progetto si estende oltre l’ambito puramente locale, acquisendo interesse regionale e di tutta l’area nazionale alpina ed europea, inteso quale come modello pilota, modulabile e replicabile.

È un progetto che ha dato molto ai territori e alle persone che lo hanno animato e conosciuto, ricco di passione, curiosità e voglia di guardare sempre avanti senza perdere le proprie radici. Grazie a

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Comuniterràe abbiamo riletto tra le righe di una storia che sa di noi, di una memoria che sa di futuro, su cui tessere un domani consapevole e di cambiamento. Anche in relazione alle difficoltà e al senso di smarrimento che accompagnano questo inizio d’anno 2021, le pratiche partecipate possono continuare a costituire, e a costruire, importanti opportunità di riattivazione delle risorse territoriali.

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