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Piano assistenziale Infermieristico per il Dolore Postoperatorio

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Academic year: 2021

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Introduzione

I

l dolore è una sgradevole esperienza sensoriale ed emozionale, associata ad un danno tissutale attuale o poten-ziale, o descritto come tale”

(de-finizione IASP, 1972).

Il dolore acuto è sofferto da oltre il 40% dei pazienti ricove-rati in Ospedale; nei reparti chi-rurgici, oltre il 70% dei ricovera-ti soffre dolore postoperatorio.

L’atteggiamento del perso-nale sanitario risulta essere as-solutamente negativo in meri-to al sollievo del paziente dal-le sofferenze.

Il dolore viene tenuto

nasco-e documnasco-entato allo stnasco-esso mo-do della temperatura, della pres-sione arteriosa, della frequenza cardiaca, della frequenza respi-ratoria. Negli ultimi anni però stiamo assistendo ad un cam-biamento nella mentalità di mol-ti operatori; oggi infatmol-ti si rimol-tie- ritie-ne il dolore, oltre che inutile e dannoso per la salute del pazien-te, una condizione inaccettabi-le dal punto di vista etico.

È infatti documentato, nella letteratura scientifica, che il do-lore postoperatorio inneschi nu-merosi processi neurovegetativi e neuroendocrini responsabili di complicanze che rallentano la guarigione del paziente e

pro-In Italia l’interesse verso il do-lore ha portato, il 24 maggio 2001, alla sottoscrizione di linee guida per l’attuazione del pro-getto “Ospedale senza dolore”da parte del Ministro della salute, le Regioni e le Province Autono-me. Mediante la creazione di questo documento si tenta di:

“diffondere la filosofia della

lotta alla sofferenza”;promuovere un “radicale

cam-biamento delle attitudini ed atteggiamenti del persona-le sanitario”;

❚promuovere la cultura rela-tiva alla “rilevazione del

do-lore al pari degli altri segni vi-D I S A R A L I B O R I

IL DOLORE POSTOPERATORIO

PIANO ASSISTENZIALE

INFERMIERISTICO

ABSTRACT

Nella percezione collettiva è manifesto l’assioma che “tutti i pazienti sottoposti ad un intervento chirurgico soffrono dolore nel postoperatorio”.

Nella pratica quotidiana, il predetto assioma è relegato nel dimenticatoio; il dolore rimane nascosto: non è misurato come qualsiasi altro parametro vitale, mentre dovrebbe essere considerato

il V° parametro, come enuncia anche la Procedura della terapia antalgica del progetto “Ospedale senza dolore”. La soluzione a questa sofferenza inutile del paziente risiede nell’attuare

tutte le misure necessarie al controllo efficace del dolore, come sostenuto anche nel “Codice Deontologico dell’infermiere” del 2009: “L’infermiere si attiva per prevenire,

e contrastare il dolore, ed alleviare la sofferenza. Si adopera affinché l’assistito riceva tutti i trattamenti necessari”. Art.34, Cap. IV. L’infermiere ha sia il compito di misurare il dolore,

che quello di controllare l’efficacia della terapia, nonché quello di contrastarne e prevenirne gli effetti secondari; anche mediante l’elaborazione ed adozione di piani assistenziali specifici. Il piano assistenziale infermieristico, infatti, è un efficace strumento per identificare e soddisfare

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Tale progetto dovrebbe svol-gersi in varie fasi:

Prima fase preliminare:

nella quale ci dovrebbe essere l’istituzione di un Comitato ap-posito, l’elaborazione e l’ado-zione di linee guida e la predi-sposizione di uno strumento di rilevazione del dolore da inse-rire nella cartella clinica.

Seconda fase formativa:

previa analisi delle conoscenze degli operatori coinvolti, si pro-grammano dei corsi di forma-zione del personale anche a ca-denza periodica.

Terza fase informativa: in

cui avviene la presentazione del progetto, anche mediante opuscoli informativi destinati al pubblico.

Anche l’Azienda Ospedalie-ra S.Maria di Terni ha aderito a tale iniziativa attuando il pro-prio progetto “Verso un Ospe-dale senza dolore” mediante la deliberazione del Direttore ge-nerale n. 209 dell’11.3.2004.

Ulteriori linee guida a livel-lo nazionale risalgono all’otto-bre del 2002, elaborate da par-te della SIAARTI: le

“Raccoman-dazioni per il trattamento del dolore postoperatorio”, in cui si

consigliano i limiti entro i qua-li il dolore dovrebbe essere te-nuto sotto controllo, inoltre si raccomandano:

❚ formazione continua per mo-dificare abitudini di trattamen-ti ormai superatrattamen-ti e inefficaci;

❚ rilevazione sistematica del-l’entità del dolore;

❚ individuazione di un medi-co anestesista responsabile della elaborazione di proto-colli antalgici standard, e che

si occupi anche del control-lo di qualità dei trattamen-ti e del loro contrattamen-tinuo aggior-namento;

❚ tutti i maggiori ospedali do-vrebbero istituire un servizio del dolore acuto che utilizzi un approccio multidisciplina-re con la collaborazione di chirurghi, infermieri ed an-che altri specialisti.

Nonostante queste nume-rose iniziative, in parte attuate ma ancora con scarsa aderen-za ed interesse, e nonostante i progressi nello studio e nel trat-tamento del dolore, esso risul-ta ancora sottovalurisul-tato e sot-tostimato nella pratica medica. Di conseguenza, la presen-za del dolore negli ospedali è an-cora molto elevata, molto di più di quanto non ci si possa aspet-tare: l’OMS ha infatti rilevato che l’Italia è agli ultimi posti al mon-do nell’utilizzo di morfina, e al-l’ultimo rispetto agli altri paesi europei, con un consumo di 2,85 mg all’anno su una popolazio-ne di 57.816.000 abitanti (circa una fiala ogni 5 persone).

Questo dato risulta molto indicativo della sfavorevole si-tuazione in Italia, se si tiene in considerazione il fatto che lo stesso OMS ha dichiarato che il consumo pro capite di mor-fina è un indicatore primario della qualità assistenziale.

La somministrazione dei far-maci antidolorifici poi, in Italia, avviene: nell’8,2% dei casi, nel momento del bisogno o su ri-chiesta del paziente, mentre nel 30,3% entro 30 minuti dalla ri-chiesta. Inoltre, tenendo presen-te un dato emerso da indagini effettuate, risulta che nel

no-stro paese solo il 10% delle strutture sanitarie dispone di servizi organizzati per la gestio-ne del dolore, mentre il 16% gestio-ne è completamente sprovvisto.

Il dolore postoperatorio (DPO) è fra i più caratteristici dolori acuti sebbene, nel caso non sia adeguatamente tratta-to, possa assumere le caratte-ristiche di un dolore cronico. Si contraddistingue per il fatto che è un dolore acuto programma-to, prevedibile e quindi anche

prevenibile, e limitato nel tem-po. Normalmente si manifesta

al momento del risveglio dal-l’anestesia e dura per alcune ore o giorni (tre o cinque), in base al tipo e alla sede anatomica dell’intervento chirurgico.

Dai diversi studi effettuati risulta che i pazienti definisco-no l’esperienza postoperatoria molto dolorosa con una percen-tuale tra il 40 ed il 60%, e con un’intensità molto vicina al do-lore massimo immaginabile nel 60% dei casi. Dati preoccupan-ti, se si pensa che solitamente la terapia antidolorifica viene dosata in modo inadeguato e che la somministrazione nella maggior parte dei casi viene fat-ta “al bisogno”.

Il peso della sofferenza va-ria da paziente a paziente, e nel-lo stesso individuo, nei diversi momenti della giornata. Tale variabilità è dovuta a vari fat-tori determinanti come:

❚variabili individuali e di sen-sibilità al dolore;

❚tipo e severità della patolo-gia preesistente;

❚tipo di intervento subito (se-de (se-dell’intervento, durata, en-tità del trauma operatorio agli

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organi interni, tipo di aneste-sia praticata);

❚ stato psico-fisiologico del pa-ziente (ansia, depressione).

Molto importante è l’espe-rienza passata del dolore perce-pito dal paziente: tanto più è sta-to intenso, tansta-to più il paziente sarà preoccupato alla prospet-tiva di provarlo nuovamente. Preoccupazione, questa, spesso molto più forte delle complican-ze stesse dell’intervento.

Per semplificare l’approccio al dolore acuto postoperatorio si può classificarlo in tre gradi di intensità:

❚ dolore lieve;

❚ dolore moderato;

❚ dolore severo.

Tale classificazione permet-te di individuare i casi più a ri-schio di complicanze in base al-la giornata post-interevento in cui si trova il paziente.

È scientificamente dimo-strato, inoltre, che un dolore trattato inadeguatamente pro-vochi effetti dannosi sullo sta-to di salute del paziente, ha in-fatti effetti su vari apparati e sistemi, come quello respirato-rio, gastrointestinale, cardio-circolatorio, coagulativo, en-docrino, immunologico, sul-l’equilibrio idro-elettrolitico, e genitourinario.

L’attività dell’infermiere de-ve farsi più attenta e specifica, prevedendo l’elaborazione di un

Piano Assistenziale per il

con-trollo del dolore postoperatorio al reparto di degenza (per il ri-covero programmato), che even-tualmente potrà essere revisio-nato ed adattato in base agli

spe-garantirne una assistenza per-sonalizzata.

La pianificazione dell’assi-stenza è fondamentale per ot-timizzare gli interventi dell’in-fermiere, di estrema rilevanza, in quanto professionista a mag-gior contatto con la sofferen-za del malato.

Il piano assistenziale per il controllo del dolore postope-ratorio, ha come obiettivo pri-mario quello di assicurare al pa-ziente il soddisfacimento dei propri bisogni quali:

❚ sicurezza; ovvero un ambien-te il più accoglienambien-te e

fami-❚ informazionesul dolore po-stoperatorio e le modalità di cura;

❚ sollievo dalla sofferenza at-traverso interventi terapeu-tici ed assistenziali mirati.

L’attività assistenziale infer-mieristica al paziente con dolo-re postoperatorio comincia già al momento del ricovero, e dura per tutto il periodo di degenza fi-no alla dimissione, verificando l’efficacia di ciascun intervento al termine dello stesso.

Fase preoperatoria:

perio-do che va dal ricovero al repar-to chirurgico, fino al trasferi-mento nel teatro operatorio. È una fase molto importante per garantire l’efficacia degli inter-venti nel postoperatorio, e con-siste in attività specifiche:

❚accogliere il malato ed i fa-miliari al reparto;

❚informare il malato ed i fami-liari sulle modalità per il con-trollo del dolore postoperato-rio sia attraverso il colloquio diretto che fornendo materia-le informativo, come un opu-scolo appositamente elabora-to che il paziente potrà con-sultare a proprio piacimento. Attraverso il colloquio e la con-segna dell’opuscolo il pazien-te sarà informato sul dolore postoperatorio, il tipo di sca-la che si utilizzerà per sca-la mi-surazione del dolore: una sca-la numerica verbale che va da 0-assenza di dolore, 1-dolore lieve, 2-dolore sopportabile, 3-dolore forte a 4-dolore in-sopportabile. Inoltre, il pazien-te sarà informato sulla pazien-

tera-spazio

aperto

EVENTI

FORMATIVI

C O L L E G I O D I P E R U G I A

I

l Collegio IP.AS.VI. di Perugia ha concesso il patrocino a due eventi formativi, data la loro rilevanza sui temi della salute e per la professione. Gli eventi patrocinati dal Collegio sono: “Gli Infermieri s’interrogano sulle cure di fine vita. Esperienze, riflessioni, confronti”, organizzato da Associazione Nazionale degli Infermieri di Area Critica A.N.I.A.R.T.I. Umbria per il 14 maggio 2010 presso la Domus Pacis di Assisi. Per informazioni: www.aniarti.it.

III° Congresso Nazionale Associazione Italiana Infermieri di Sala Gessi (A.I.I.S.G.) “Best Practise in Sala Gessi” Centro Congressi, Perugia 21-22 maggio 2010 Per informazioni: G.E.C.O. Tel. 050.2201353 www.gecoeventi.it ●

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– oppioidi maggiori come la morfina, in caso di do-lore forte;

– oppioidi minori come il tramadolo, in caso di do-lore moderato;

– fans, o paracetamolo in caso di dolore lieve. Comunque, nella maggior parte dei casi, l’approccio tera-peutico sarà multimodale, as-sociando: oppioidi, paraceta-molo, ed anestetico locale.

Si informerà inoltre, sulla modalità di somministrazione della terapia, che sarà preferibil-mente endovenosa ad infusio-ne continua o ad orario fisso.

L’infusione endovenosa si attuerà anche, attraverso l’im-piego di presidi come: la pom-pa elastomerica ad infusione automatica e la PCA (analge-sia controllata dal paziente), che consentirà una infusione autogestita, mediante l’attiva-zione di una apposita leva che il paziente potrà premere per autosomministrarsi una dose di antidolorifico.

Inoltre, si spiegherà al pa-ziente che; se nonostante la te-rapia in atto, egli avvertirà an-cora dolore, l’infermiere sommi-nistrerà una dose aggiuntiva di antidolorifico detta “dose salva-taggio” come da prescrizione.

Insegnare al paziente le tec-niche di distrazione e rilassa-mento, come l’immaginazione, la distrazione, la recitazione ot-timistica od il dedicarsi ad at-tività piacevoli.

Insegnare eventuali eserci-zi per la respiraeserci-zione profonda, la tosse efficace, e movimenti attivi per gli arti, in base al ti-po di intervento programmato,

spiegandone l’importanza per il precoce recupero.

Rassicurare costantemen-te il paziencostantemen-te ed i familiari, an-che per favorire l’instaurarsi di una efficace relazione d’aiu-to terapeutica.

Nella fase postoperatoria, dopo l’intervento ed il rientro al reparto dalla sala operato-ria, l’infermiere attuerà gli in-terventi assistenziali mirati al sollievo della sofferenza come:

❚ provvedere al regolare e fre-quente monitoraggio del do-lore, mediante la scala stabi-lita dal protocollo aziendale, e registrandone l’intensità nella cartella clinica. Il moni-toraggio nelle prime 12-24 ore post-intervento sarà più frequente (ogni 15-30 minu-ti circa) per poi diminuire gra-dualmente col miglioramen-to del sinmiglioramen-tomo (almeno una o due volte al giorno);

❚ somministrare e verificare l’efficacia della terapia anal-gesica sia continua che ad orario fisso, sia dell’eventua-le “dose salvataggio” presta-bilita nella terapia;

Attuare la prevenzione e la gestione degli effetti collatera-li della terapia analgesica co-me ad esempio di quella con oppioidi, mediante interventi farmacologici prestabiliti dalla procedura aziendale, ed inter-venti assistenziali mirati:

❚ in caso di depressione

respi-ratoriacon frequenza <8

at-ti respiratori al minuto, con-tattare immediatamente il medico anestesista rianima-tore, somministrare l’antago-nista ad es. naloxone. Prepa-rare tutto l’occorrente per

un’eventuale RCP rianimazio-ne cardio polmonare (mate-riale per l’intubazione, farma-ci d’emergenza, defibrillatore);

❚in caso di prurito sommini-strare su prescrizione l’anta-gonista degli oppiacei ad es. naloxone;

❚in caso di nausea e vomito

somministrare su prescrizio-ne metoclopramide;

❚in caso di grado di sedazio-ne 3, contattare il medico anestesista rianimatore di guardia;

❚aiutare il paziente nel soddi-sfacimento dei bisogni fon-damentali e nello svolgimen-to delle attività di vita quo-tidiana, come: mangiare, la-varsi e vestirsi soprattutto quando il dolore forte lo ren-de difficoltoso;

❚aiutare ed incoraggiare il ma-lato nel recupero globale dal-l’intervento chirurgico, favo-rendone la precoce mobiliz-zazione, anche attraverso la collaborazione di altri profes-sionisti quali i fisioterapisti;

❚assicurare massimo sostegno psicologico ed emotivo al ma-lato nella sua sofferenza, per prevenire e limitarne l’ansia, aiutandolo ad attuare le tec-niche di rilassamento e di-strazione.

Il problema del dolore po-stoperatorio è una questione ancora aperta: ci sono moltis-sime iniziative, linee guida, e raccomandazioni su come e co-sa fare per curare questo spia-cevole effetto della chirurgia, ma sono ancora scarsamente seguite e pienamente acquisi-te nell’ambienacquisi-te sanitario.

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Il contributo dell’infermie-re può e deve essedell’infermie-re risolutivo per sollevare il paziente dalla sofferenza. È il professionista più vicino a coloro che soffro-no e possiede le cosoffro-noscenze e competenze sia tecniche che comunicative e di relazione uti-li all’assistito per affrontare un momento così difficile e deli-cato nella propria malattia.

L’utilizzo delle schede, per misurare e registrare l’intensi-tà del dolore, deve entrare a far parte della normale prati-ca del personale infermieristi-co e mediinfermieristi-co, nonché diventa-re parte integrante della do-cumentazione clinica, e della cartella infermieristica.

I problemi organizzativi e tecnici legati alla gestione del-la terapia antalgica quali dosag-gi, tecniche, ed interventi per controllare gli effetti avversi de-vono essere pianificati e condi-visi da personale medico ed in-fermieristico coinvolto, per for-nire un’assistenza adeguata e continua in tutte le fasi della de-genza del paziente.

L’infermiere, per ottimiz-zare la sua attività assisten-ziale, deve attivarsi mediante l’elaborazione di piani assi-stenziali specifici per pazien-ti con dolore postoperatorio, e mediante la misurazione si-stematica del dolore.

Il piano assistenziale deve essere una guida: ogni pazien-te è diverso dall’altro e la sua assistenza deve essere persona-lizzata tenendo conto delle va-riabili individuali della persona, come tipo e sede dell’interven-to chirurgico, nonché delle ca-pacità di ciascuno di affronta-re una condizione di disagio e

debolezza psicofisica. L’assisten-za tecnica deve essere costan-temente integrata ed attuata contemporaneamente a quella umana e psicologica: dando vo-ce al paziente e alla sua soffe-renza, ascoltandolo e risponden-do adeguatamente.

Con questa nuova consape-volezza si potrà fornire una cu-ra complessiva alla persona non soltanto alla sua malattia.

(Il lavoro della collega Sara Libori, si completa di un opu-scolo informativo che per ra-gioni di spazio, non riusciamo ad inserire in questo numero. Ci ripromettiamo d’inserirlo con il giusto risalto, nel pros-simo. Ce ne scusiamo con l’au-trice e con i lettori).

SITOGRAFIA E BIBLIOGRAFIA

DAVIDLAZZARI, “Mente e Salute, evidenze,

ricerche e modelli per l’integrazio-ne” Franco Angeli, Roma 2008; pagg.

262-266, 275-279.

MASSIMOALLEGRI, GIUSEPPEMENTEGARI, Il

do-lore postoperatorio e l’infermiere: co-me riconoscerlo e gestirlo, Mediprint,

Milano.

PAOLOC. MOTTA, Processo di assistenza

infermieristica e dolore, Università

“Vita Salute” San Raffaele, Milano http://www.nursing.it/wri/doc/a006. rtf.

F. PAOLETTI, A.F. SABATO, A. BOANELLI, G. SE -RAFINI, Il dolore postoperatorio,

fi-siopatologia e protocolli terapeuti-ci, Università degli Studi di Perugia,

Ist. Anestesilogia, Rianimazione e Terapia del Dolore; http://www.pro-gettosalute.com/pub/postop.htm. F. PIGAIANI, L. SCHIAVON, P. SECCHIERO, M. TAR

-DIVELLO, M. GIACOBBE, S. TARTARI,

Orga-nizzazione di un servizio di terapia del dolore acuto postoperatorio,

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infermieristiche, il dolore nella quo-tidianità assistenziale, Congresso

Nazionale ANIARTI, 16 Novembre 2000; http://aniarti.it/documenta-zione/intervento.

G. SAVOIA, F. AMBROSIO, F. PAOLETTI, L. BESTI -NI, C. MATTIA, B. AMANTEA, L. BRANCA, A. DENICOLA, F. NICOSIA, M. NOLLI, R. PAGNONI, A. PAOLICCHI, L. ROSIGNOLI,

A. SANSONE, E. SANTANGELO, R. TUFANO, G. VARRASSI, S. VENUTI, SIAARTI

reco-mandations for the treatment of postoperative pain-Raccomanda-zioni della SIAARTI per il trattamen-to del dolore postrattamen-toperatrattamen-torio, Min

spazio

aperto

BERTINELLI SILVIA

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infermieristica

cr

eativa

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Introduzione

I

l più delle volte, certi momen-ti della nostra giornata, pas-sano consueti ed abitudinari che ne trascuriamo l’importan-za, il perché della loro esisten-za, non badiamo a come sa-rebbe diverso lo scorrere delle ore e del tempo in relazione al succedersi degli eventi.

Caposaldo della giornata: il risveglio, questo svegliarsi da un sonno, il riscuotersi da uno stato di torpore, di pigrizia, di abbandono, frenetico o placi-do che sia, influente e di cer-to non poco rilevante per il no-stro stare bene.

È proprio il caso di dire: ”il

buon giorno si vede dal mat-tino”...

L’universo tutto, è inevita-bilmente condizionato dal ri-sveglio, sorge il sole e il mon-do si risveglia, nelle sue varie-tà di espressione e significato. Lettori e lettrici più sognan-ti e fantasiosi, avete mai

pen-sato di destarvi nelle vesti di una Cleopatra o di un Giulio Cesa-re, di un Brad Pitt o di una Bel-la di Twilight che aspetta il ba-cio del suo vampiro Eduard che arriva con una buona e calda tazza di caffè...? Oppure in un leone per una giornata

all’in-segna di successo e determi-nazione. Se ci si vuole estra-niare e vivere in un segreto af-fascinante e favoloso, si potreb-be pensare di svegliarsi nel mi-crocosmo, fra il popolo dell’er-ba, in quel meraviglioso mon-do che da sempre spaventa e affascina al tempo stesso: una indomesticabile coccinella che apre gli occhi e si stiracchia tra bruchi, farfalle, cavallette, gril-li e gril-libellule.

Per i lettori più curiosi e fa-talisti, non possiamo non cita-re il Risveglio Quantico, questo salto dimensionale al quale è destinata la terra. È un proces-so iniziato da molto tempo, ”L’Era dell’acquario” che stiamo vivendo, rappresenta l’ingresso alla quarta dimensione.

Stiamo andando incontro verso una nuova Era, nuove ener-gie, nuove vibrazioni dinamico-astrali. Come affermano i Ma-ya, il ciclo cosmico si sta con-cludendo, un nuovo giorno sta

D I O R I E T T A S B O R Z A C C H I

INFERMIERA DI AREA CRITICA UNITÀ DI TERAPIA INTENSIVA, AZIENDA OSPEDALIERA DI PERUGIA

IL BUON GIORNO SI VEDE DAL MATTINO

RISVEGLI

Da questo numero, apriamo uno spazio per accogliere i contributi dei colleghi su temi anche diversi dal nostro specifico professionale, ciò allo scopo di valorizzare competenze di vario genere

che possono contribuire a conferire alla nostra professione una trasversalità culturale accogliente i diversi mondi del sapere e i diversi modi di esprimere conoscenza. In questo spazio accoglieremo anche riflessioni su tematiche sociali e di costume per favorire

la riflessione dei lettori circa i nuovi e diversi orientamenti del vivere collettivo, per contrastare i pregiudizi e per aprire le nostre prospettive nel senso del mandato morale

cui gli infermieri italiani si sono impegnati con il loro codice deontologico e più concretamente con la loro quotidiana operatività.

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infermieristica

cr

eativa

per sorgere, esserci o no, dipen-de da noi. Stando alle dipen-decine di teorie sul 21.12.2012, sembre-rebbe proprio che l’uomo, come anche il nostro pianeta, sia giun-to ad un pungiun-to cruciale della sua esistenza. Avverrà un cambia-mento rapido che si estenderà a tutta la superficie terrestre pro-pagandosi come un’onda. Se-condo i sostenitori di questa teo-ria, chi si troverà pronto al-l’”Ascensione” subirà una meta-morfosi spirituale e si innalzerà a conoscenze superiori.

Siete pronti?

Le supposizioni invece, per chi verrà colto impreparato, so-no diverse, l’ascensione verrà comunque, ma sarà più “dolo-rosa”, alcuni verranno lasciati nella vecchia dimensione in un mondo sconvolto da cataclismi! La terra intera muterà il suo aspetto fisico, astrale e dinami-co... siete pronti?

Che i lettori più scientifici ed affezionati al Pub Med, non si offendano e non rabbrividi-scano se preferisco dare un toc-co toc-colorato a queste righe, nul-la togliere pertanto alle inop-pugnabili evidenze scientifiche. Non trascurerò pertanto un altro risveglio, quello che noi associamo nella totalità del suo significato al coma, alla rina-scita, al rinnovamento.

Risvegliarsi dopo aver perso completamente coscienza, sen-sibilità e capacità di movimen-to è un evenmovimen-to, indiscutibilmen-te un evento straordinario, pur-troppo non sempre le aspetta-tive di un risveglio dal coma so-no incolumi da danni; sappia-mo benissisappia-mo cosa significa ri-trovarsi in uno stato

vegetati-ville lumierè e nelle sue folies e trovare inaspettate e piacevoli sorprese, per risolvere il pro-prio affanno esistenziale con ironia e passione.

Franco Battiato ha ispirato il testo della sua canzone

“Ri-svegli di Primavera”.

Frank Wedeking, autore di teatro e cabaret, realizzò il suo primo dramma teatrale

“Risve-glio di primavera”, che pone

l’accento sulla scoperta, da par-te degli adolescenti, del mon-do ipocrita degli adulti. Il risve-glio sta a simboleggiare l’affac-ciarsi sul mondo delle nuove ge-nerazioni che vengono però schiacciate e soffocate dall’ot-tusità di una cultura dominan-te, imposta e non spiegata.

Non possiamo dimenticare il film “Risvegli” del 1990 con Robert De Niro e Robin Wil-liams in cui si racconta la sto-ria di un medico che nel 1969 scopre l’effetto di un nuovo far-maco L-Dopa, già usato per il morbo di Parkinson. Egli som-ministra questa “medicina” ad un paziente affetto da catato-nia; questo stato rappresenta-va l’evoluzione finale dei dan-ni cerebrali provocati decendan-ni prima dall’encefalite letargica, complicanza dell’influenza “Spa-gnola”. Tutti i pazienti con L-Dopa vengono risvegliati dopo aver vissuto per decenni in sta-to catasta-tonico e si ritrovano a vivere una vita del tutto diver-sa della precedente; col pas-sare del tempo, il medico ca-pisce di non poterli fermare dal ritornare di nuovo nello stato “dormiente”!

Ora, arrivati ormai al termi-ne di queste righe, vi consiglio una mezz’oretta di “risveglio

muscolare”!

vo, tenendo gli occhi aperti, ve-dere la luce e non poter gode-re dei suoi effetti, essendo in-consapevole di sé e di tutto l’am-biente circostante, avere il de-siderio di parlare, non poter esprimersi con le parole, non far-si sentire, non poter comunica-re un sentimento e non riusci-re più a rideriusci-re.

Anche nel coma reversibile uscire indenne da tale condi-zione è una grossa conquista, pertanto non è corretto parla-re di risveglio come un imme-diato ripristino della coscien-za; l’evoluzione naturale di un danno cerebrale implica un tor-tuoso e sfumato percorso.

È necessario ridimensiona-re la leggenda metropolitana del paziente in coma da anni che, grazie all’inarrendevolez-za di una voce cara e carezze, si sveglia e si alza come un

“Laz-zaro” o “Una bella addormen-tata nel bosco”: un salto in

Pa-radiso e poi torno…!

Curiosità: in USA un ragaz-zo entrato in coma nel luglio 1984, in seguito ad un inciden-te stradale all’età di 20 anni, si è risvegliato nel giugno di 19 an-ni dopo, e improvvisamente si è messo in contatto con la realtà ricominciando a parlare... ma è completamente paralizzato.

Dal coma alla morte ...dal coma alla vita!?

Anche molti artisti si sono ispirati ai risvegli per la crea-zione delle loro opere. Voglio nominare la scrittrice Marghe-rita Oggero nel romanzo

“Ri-sveglio a Parigi”: tre amiche

par-tono per Parigi mettendo nel trolley un carico di aspirazioni, ansie, rimpianti e desideri, con la speranza di risvegliarsi nella

Riferimenti

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