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Risa della Morte

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Academic year: 2021

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127 SATIRAIII

Risa della Morte

a messer Gentile Aldobrandi

La satira, destinata – allo scopo di consolarlo della morte del fratello – a messer Gentile Aldobrandi, è intitolata “Risa della Morte”: l’invito a porre un freno alle lacrime, viene accompagnato da una serie di aneddoti ed episodi che – sullo sfondo della rappresentazione personificata della Morte in preda alle risa – ridicolizzano molte delle diffuse pratiche messe in atto dagli uomini per esorcizzarne la venuta.

Messer Gentil gentil, ben ch’io v’essorti a darvi pace, io giovo apponto a voi come fa il fumo dell’incenso a’ morti.

Né san Fantin né i confortanti suoi1

avrian poter d’informarvi ’l cervello 5 che ’l pianger puzza a’ morti, e nuoce a noi.

Se i pianti puon tornar vostro fratello in vita, diamvi dentro: eccovi un’opra, e direm poi che ’l pianto è buono e bello,

ma che spendere l’olio e ’l tempo e l’opra, 10 se questa legge ne fa star per filo2

che chi va sotto mai non torna sopra?

Che val, sebene il Po, il Danubbio e ’l Nilo uscisser de vostri occhi? fia per questo

che la vecchia che ’l tronca aggroppi ’l filo3? 15 Chi vola al Ciel vorria trar seco ’l resto,

non pur non cura più tornar quaggiuso, e forse il pianger nostro gl’è molesto.

1 La Chiesa di San Fantino si trova a Venezia.

2 Stare per filo significa “essere pronto”.

3 «La vecchia che ’l tronca» è Atropo, la terza Moira, colei che aveva il compito di recidere il filo del destino di ogni uomo, segnandone la morte.

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128 Non lascia Satanasso venir suso

alcun di quei che rovinano al basso 20 perché alle stride e a’ pianti ha fatto l’uso:

se si movesse il re del centro basso a lasciar l’alme per grida e lamenti, resteria tosto nel suo regno un asso,

e ritornando al mondo tante genti 25 ne converria stivar come sardelle,

né quei ch’hanno a venir sarian contenti perché siamo sì a stretto senza quelle che in Vinezia a’ perdoni e su le feste

a gran pena portate fuor la pelle, 30 e pur la guerra, in più parti, e la peste

fan largo con la falce della Morte

per dar luogo a chi vien dietro alla peste.

Conchiudendo, chi gode in l’alta Corte

non cura a noi tornar, l’altro non puote 35 ch’ha messo ’l piè ne le tartaree porte4.

Dunque, a che più bagnar tanto le gote?

ché, se ben prima fu di scusa degno, or non è in un par vostro senza note:

l’affetto umano, ove non passa ’l segno 40 è chiamato vertù, ma tenghi ’l morso

chi desia lode o ch’ha dramma d’ingegno5, perché ove fuor della meta è trascorso cambia nome e divien pazzia solenne

che in mille precipizi piglia ’l corso. 45 Quando del caso rio la fama venne,

quel dolervi parve atto santo e pio e chiascuno un fratel dolce vi tenne.

4 Le porte del Tartaro.

5 In senso figurato, la dramma è una “piccola parte”.

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129 Ma il vedervi or ch’esser dovreste al y

ancora all’a fa creder forse a molti 50 che voi vorreste contrapporvi a Dio.

Soglion dir quei che i libri hanno rivolti di quel cristian che Cristo non conobbe ma s’appressò più al ver che gl’altri stolti,

che ’l nostro spirto in queste membra piobbe 55 da Dio mandato6, come il Peranzone

da voi in villa a guardar le vostre robbe, a cui, se voi che ne sete il padrone,

dicesse oggi o doman ch’ei torni, deve

tosto ubbidir che chieder la cagione7. 60 Noi villani di Dio ciascun riceve

da lui casetta o palagio in governo, come a lui piace, o tempo lungo o breve, e tutti quei che resistenza ferno

o faranno al tornar quando a lui piaccia, 65 avran di casa sua bando in eterno.

Credo ancor che non poco li dispiaccia se, richiamandone un, gl’altri villani torcen la schiena e increspano la faccia,

perché dimostran che s’oggi o domani 70 chiamasse lor, l’averiano a dispetto

e si terrian co’ piedi e con le mani.

Or, per non dar di voi questo sospetto al padron grande della casa vostra,

non più gridar, non più battervi ’l petto. 75 L’è un fumo e un’ombra questa vita nostra,

dobbiam tenerla per fumo e per ombra e alla vera aspirar che ’l Ciel ne mostra,

6 Probabile allusione alla teoria platonica dell’anima.

7 La colta allusione precedente viene immediatamente ridimensionata tramite una similitudine tratta dalla quotidianità del destinatario.

(4)

130 ma l’intelletto che tal fumo adombra

non s’avvicina a quella e non la vede 80 fin che da questo fumo non si sgombra.

Or, se Dio noi o alcun de’ nostri chiede, non sia la mente dal fumo impedita ma diamo allegri quel ch’Egli ne diede,

certi che (com’io dissi) questa vita 85 passa com’ombra e a quell’altra n’invia,

ch’è vera, ch’è durabil, ch’è infenita.

Diciam che morte a noi mortali sia

un buon amico, un commodo8, un favore

che d’arrivar ne fa corta la via: 90 arriva tosto a casa sua chi muore,

e inganna noi che ancor nebbia sì spessa accieca in questa via piena d’errore.

Ma par ch’oggi la penna si sia messa

la giornea9 di voler parlarvi in chiesa 95 e fa rider di lei la Morte istessa,

a cui, non pur del nostro duol non pesa,

ma, poi ch’ha tolto a chi ’l frate, a ch’il figlio, ride de’ fatti nostri alla distesa10:

non già del nostro far grintoso ’l ciglio, 100 la bocca torta, perché a queste mende11

monna Tessa va al specchio12 per consiglio, ma si ride che ’l pianto oggi si vende

a contanti, e con l’aco e con la rocca

la feminuccia a piagner morti apprende. 105 Calabria e Puglia han questa usanza sciocca

8 Commodo significa “opportunità, vantaggio, utilità”.

9 Mettersi la giornea vale “prendere un tono autorevole, atteggiandosi a giudice”.

10 A distesa vuol dire “senza interruzione”.

11 La menda è il “difetto”.

12 L’articolo determinativo il è usato anche al posto di lo davanti a s- impura.

(5)

131 di tor le donne a vettura, a contanti,

che piangino del mal che non le tocca, e non lo riegno solo ove son tanti

altri costumi senza sal, ma ancora 110 voi lombardi talor comprate i pianti13.

Sendo io costì in passaggio, e sendo alora morto un de’ vostri grandi, mi voleste mostrar fra voi come un morto s’onora.

Vedi trentatré donne in bruna veste, 115 pur tolta a nolo, che a mirarle in viso

avrian potuto spaventar la peste.

Intorno al corpo faceano improviso l’armonia de’ bastardi in processione,

ond’io, fra ’l pianto, non contenni ’l riso. 120 Voi spianaste l’usanza e la cagione

che l’indusse, e diceste: - Questi onori si fanno a gente di gran condizione - e che il morto già fu de’ senatori,

uomo ricco, uomo saggio, uomo compito, 125 con altre circostanze dentro e fuori.

Or, mentre il figlio al scrinio era impedito, quelle gazze pagate fanno un verso d’aguzzare a Caronte l’appitito14.

Credete che per lungo e per traverso 130 Morte mostrasse i denti a bocca aperta

udendo ’l compro pianto e tutto perso?

e rider di nascoso e stare in berta15

13 Il riferimento è all’usanza, diffusa più largamente nelle zone meridionali della penisola, di prezzolare le donne perché piangessero ai funerali; il termine «riegno»

tenta di riprodurre una forma dialettale napoletana – espediente al quale l’autore ricorre per mettere in atto le sue caricature satiriche.

14 Caronte aveva il compito di traghettare le ombre dei defunti attraverso il fiume Acheronte.

15 Stare in berta vale “berteggiare”, nel senso di “burlare”.

(6)

132 chi sa spender sì ben quel male acquisto

di cui l’alma del padre era riferta? 135 E che più? In testamento era provisto

che il pianto sia che d’ogn’intorno si oda come se ’l pianto lo mandasse a Cristo, che tanti beccamorti faccian coda

al mortorio, che innanzi al suo palazzo 140 sia dispensato un tinazzo di broda,

con mill’altre pazzie che al volgo pazzo torcesser gl’occhi in ver la sepoltura, che tutte a Morte eran riso e solazzo.

E in tanto non si tolse molta cura 145 della cura dell’alma, forse piena

d’ogni vizio e sentina di bruttura.

Ma non fe’ quasi scoppiar per la pena del rider troppo la Morte un todesco

sepolto in san Domenico di Siena16, 150 che lasciò in testamento al ber fratesco

una vigna, con patto che ogni giorno fosse a lui dato un boccal di vin fresco, qual volea che sul caldo a mezzo giorno

per un spillo che in bocca gliel porgesse 155 fosse colato fin che ’l ciel va intorno,

(e ancor si vede ’l buco onde si messe

quel vino un tempo, poi ’l papa gliel tolse perché Morte più brinzi non facesse)?

Morendo un capitan le membra involse 160 ne’ panni bigi, e cinsesi una corda,

e farsi frate in l’altro monde volse.

Ma quando con la vita non concorda, se voi vestisse ben da scappuccino,

16 La basilica di San Domenico è una chiesa senese.

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133 non lava abito santo anima lorda: 165 un barba ceppo, uno spazza camino,

candido dentro, ha luogo in paradiso come il bianco vestir d’un certosino17. Parmi veder quel sardonico riso

che fe’ Morte al veder far frate un morto 170 poi che l’arbitrio ella gli avea reciso.

Or, se (come assai fanno) egli di corto fosse uscito de frati, e delle spoglie avesse fatto un spauracchio in l’orto,

o volesse salvarsi col tor moglie, 175 come si vede far modernamente,

chi senza ’l papa dal voto lo scioglie?

Si beccano ’l cervel solennemente

quei che speran che un abito lor vaglia

da cui la vita in tutto è differente. 180 Ride la Morte quando la frataglia

grida all’arme e disfida ’l parrochiano mentre ella ’l crin vital cincistia e taglia18. Quei nella veste vogliono por mano,

questo la vuol veder con lor de iure 185 e scopronsi gl’altar di mala mano.

I frati ch’han pel becco le Scritture

ti danno al primo in faccia un “Via, ignorante!

scandalo al mondo con le tue brutture!

Non si sa che tu dormi con la fante? 190 non n’hai bastardi? Adunque, tu ne vuoi

tor quel ch’è nostro? asinazzo arrogante!”

e il buon prete: - Che importa questo a voi?

17 Il monaco certosino indossava una veste bianca.

18 Cincistiare per cincischiare significa “tagliar male e in modo disuguale, come fanno i ferri mal taglienti”, quindi “tagliuzzare”; «cincistia e taglia» è una dittologia sinonimica, utile per amplificare il concetto.

(8)

134 porci impastati! io lor faccio le spese.

Sono ignorante? io pur conosco i buoi. 195 Ma non è a tutto ’l mondo omai palese

la vita vostra? e come voi trattate le vostre sagrestie, non pur le chiese?

Qual terzo abito o monache velate

non appropiate a voi? non vi togliete 200 le vedove? o talor le maritate? -

E con sapon più aspro il santo prete lava la chierca a’ frati, e spesso quello che muore ode armonie sì dolci e liete,

e bene spesso a spartir tal duello 205 convien ch’egli medesmo dica: - Io voglio

dar le candele al prete, e a voi ’l mantello - ; così restano queti com’un oglio

questi, ma il prete alla parzial sentenza

perde le sue ragioni e non l’orgoglio19. 210 Se terminava ogni tal diferenza

quel signor veneziano allio sepolto avria forse le veste ov’ora è senza, che, avendo i franceschini ’l carco tolto

di farli compagnia col dies irae20, 215 volsero alto basso in ch’era involto.

Or, quando Morte udì quel diffinire del qualiter la veste saria loro per troppa risa fu presso al morire.

Arrivati ove un altro concestoro 220 tor dovea ’l corpo, si fecero avanti

con le mani al cordon molti di loro:

19 Particolarmente efficace la descrizione (sceneggiata) della lite – per il possesso delle spoglie del defunto – che sorge tra frati e sacerdoti a rappresentare l’avarizia e la cupidigia del clero.

20 Il dies irae è la sequenza latina cantata nell’ufficio funebre cattolico.

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135 - L’è qui la veste. Intendiamoci innanti

ch’andiam più oltre: o qui fuor la lasciamo

o vostra sia per danari a contanti - . 225 - Seguasi pur l’offizio: non rompiamo

silenzio - disse l’altra parte - e, s’ella fia vostra, sia con Dio, noi ve la diamo - . - Qualche pazzo ’l faria - rispose quella

turba dalle galozze21 - o voi contate 230 o il morto a voi verrà senza gonnella - .

Altri dicean: - Dividisi! - , ma un frate più discreto gridò: - Gettisi in sorte sì bella veste e non la dissipate - .

Pensate voi che rider facea Morte 235 vedendo quivi in mezzo un cataletto22

e intorno incensi e salmi di tal sorte.

Al fin, messo in galozze ogni rispetto, tolser la veste i zoccolanti accorti

e diero agl’altri ’l suo morto in farsetto, 240 e al mio giudizio egl’ebber mille torti

perché gl’era nel cuor dell’invernata;

e ridean con la Morte gl’altri morti vedendo una persona sì stimata,

in ordin da atteggiar, come la vesta 245 avesse in Getto o in Frizzaria23 lasciata.

Furono spettatori della festa

le pizzochere dolci24 e i giesuati25,

21 La galozza è voce veneta per “zoccolo”.

22 Il cataletto è il “feretro”.

23 Sia «Getto» (Ghetto) che «Frizzaria» (Frezzaria) indicano due zone della città di Venezia: la prima è quella dov’erano costretti a risiedere gli ebrei veneziani mentre la seconda è una strada di grande transito nei pressi di Piazza San Marco.

24 I pinzocheri appartenevano a un movimento trecentesco di terziari francescani; per estensione, pinzochero può anche voler dire “bigotto”.

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136 gente al mondo né grata né molesta.

I bigi26 andarono lieti e consolati, 250 gl’altri, a cui il morto rimase in giubbone,

rimasero stivali infarinati27. Quando le fratarie fanno questione nel metter le lor croci in ordinanza

davanti al cataletto in processione, 255 ch’ogn’un cerca alla sua la maggioranza,

non dee rider la Morte a criepacuore della fratesca bestiale arroganza?

che porta con superbia, ira e furore

quel santo segno in cui tanta umiltade 260 ne mostra il nostro pio ricompratore28?

Io veddi già, non sendo lanze o spade da maneggiar, por mano a’ piei di legno con cui fer darsi i buon bigi le strade.

L’asta che porta ’l trionfante segno 265 fece largo a se stessa ché altrimenti

il grado de’ suoi frati era men degno.

Veddi le cierche rosse forse a’ venti, e la Morte, per rider troppo, alora

smascellò e perse quasi tutti i denti. 270 Ma quel far porsi in terra e su la stora

che usan per cerimonia i saturnini

quando un muor perché muora avanti l’ora, non credette che dia sei bagattini

di riso a Morte, a cui toglion fatica 275 e forbici a troncar di vita i crini?

25 I gesuiti erano i religiosi dell’ordine istituito da San Ignazio di Loyola; per estensione, gesuita può anche significare “persona ipocrita”.

26 I «bigi» sono coloro che portano l’abito del suddetto colore, perciò genericamente i “frati”.

27 Restare uno stivale vuol dire “restare come uno sciocco”.

28 Il ricompratore in senso figurato è “colui che redime”, ovvero Gesù Cristo.

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137 La grande spesa e pompa a Dio nemica

de’ sontuosi marmi in cui si serra una vil puzza che i vermi notrica,

non trarrebbe per fin di sotto terra 280 le risa della Morte? o pazzia grande,

dare alle tarme quel che è della terra!

Ho udito dir che fu, non so in qual bande29, una donna che ’l morto suo marito

usava come spezie in le vivande. 285 L’avea ridotto in cartocci ben trito

e ’l mettea in le focace, in le fritelle, e nel vino, e ’l facea più saporito.

Ciò dicea far perché membra sì belle

non diventasser Morona o prosciutto 290 o terra da far pentole e scodelle,

ma io giurerei che, avendolo distrutto mentre che visse, al fin si bebbe ’l resto poi che in vita no’l puote bever tutto.

Morte, condotta anch’ella a pollo pesto30 295 per troppe risa, ancor ne ebbe un sorso,

poi tornò a rider di quello e di questo.

Ma io con queste risa son trascorso fin alle bebe31, e sono uscito fuori

di quel mio primo e mal salso discorso, 300 qual fu di medicar vostri dolori,

et ho riso con Morte, vuoi non vuoi.

Or voi col mio temprate i vostri umori ché la Morte non ride ancor di voi.

29 Artemisia di Caria, sovrana greca antica, è famosa per lo straordinario dolore che la colpì alla morte del marito: da una delle leggende sorte intorno a tale aspetto, l’autore ha ricavato l’aneddoto narrato.

30 Condurre a pollo pesto vuol dire “ridurre allo stremo”.

31 Non ho trovato attestazione di questa forma.

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