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44 2.2 High- Tech e Bioarchitettura in Rogers e Foster L’architettura high-tech, espressione coniata nel 1983 da Peter Buchanan

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2.2 High- Tech e Bioarchitettura in Rogers e Foster

L’architettura high-tech, espressione coniata nel 1983 da Peter Buchanan44, nasce negli anni ’70: Richard Rogers e Norman Foster sono gli architetti più rappresentativi di questa tendenza costruttiva. Elementi ingegneristici e tecnologici disegnano, sorreggono, dividono lo spazio architettonico. Questo è flessibile, mobile e porta, spesso, la struttura portante a definire il perimetro dell’edificio, o ad avere impianti ed elementi di servizio posizionati all’esterno divenuti essi stessi prospetto45. La struttura è in acciaio o in cemento armato lasciato a vista, i rivestimenti sono trasparenti e uniformi, spesso di vetro, la pianta è libera.

L’architettura high-tech si esprime principalmente su grandi dimensioni per contenitori polifunzionali come il Centre Pompidou46 di Renzo Piano e Richard Rogers a Parigi (1972-1977), grattacieli come la sede della Hong Kong e Shanghai Bank47 di Norman Foster a Hong Kong (1979-1986), complessi commerciali quali l’edificio dei Lloyd’s48 di Rogers a Londra (1978-1984), musei come la Menil Foundation49 di Piano a Houston nel Texas (1981-1987) o impianti

44Peter Buchanan, in The Architectural Review n. 1037, luglio 1983

45 Il Centre Pompidou di Renzo Piano e Richard Rogers a Parigi del 1977 è

l’esempio, ancor oggi riferimento, dell’enorme trasformazione che l‘architettura

high-tech ha portato all’immagine stessa dell’edificio. Non esistono più i prospetti: il

percorso verticale è prospetto, il riscaldamento, i montacarichi, gli scarichi, l’impianto elettrico sono prospetto e lo sono ognuno con il suo colore.

46 v. nota 45

47 La Hong Kong e Shanghai Bank di Norman Foster è una torre per uffici in acciaio

e vetro: doveva essere costruito velocemente e in uno spazio molto limitato, da qui la scelta dell’utilizzo di elementi prefabbricati.

48 L’edificio dei Lloyd’s di Rogers per la sua predominante componente tecnologica,

si colloca fra i monumenti dell’high-tech britannico; questo, nonostante da una più attenta lettura dell’impianto, la volta a botte centrale risulti come un chiaro riferimento classico, in www.edilone.it

49

La Menil Collection è situata in un quartiere residenziale di Houston formato da case unifamiliari e per questoadotta la forma orizzontale di padiglione, nel tentativo di integrarsi visivamente nel contesto. L’elemento essenziale del museo è costituito dai pannelli prefabbricati in ferrocemento, studiati per garantire il massimo apporto

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industriali come la fabbrica della Renault50 di Foster a Swindon (1980-1983).

Le origini dell’high-tech sono da ricercare nell’opera di architetti come Josefh Paxton51 che nel 1851 realizzò a Londra il Crystal Palace, in ferro e vetro, di strutturisti come Richard Buckminster Fuller52, con le cupole geodetiche come quella realizzata per il padiglione americano all’Esposizione internazionale di Montreal (1967), o come Frei Otto53 con le sue tensostrutture, le più imponenti quelle dell’Olympiastadion di Monaco di Baviera (1972). Ma è il Gruppo Archigram54 il principale riferimento per l’architettura high-tech. Formato da Warren Chalk, Peter Cook, Dennis Crompton, David Greene, Ron Herron e Mike Webb, il gruppo ha svolto soprattutto progettazioni di strutture urbane utopiche come Plug-in City (1964). Enormi tubi fanno da struttura portante e da collegamento; sulla struttura si inseriscono le cellule che sono metal boxes o gonfiabili.

di luce possibile. Si tratta di pannelli montati su una struttura leggera di copertura, il cui trattamento superficiale consente la riflessione della luce su entrambe le facce.

50 Nel centro Renault di Swindon sono evidenti le tensostrutture, l’estroflessione

degli impianti tecnologici. Alla base del progetto il concetto di flessibilità e di facile smontaggio dei sub-componenti (come se fosse costruito col Meccano).

51 Sir Joseph Paxton (1803 - 1865): architetto britannico, conosciuto soprattutto

come progettista del Crystal Palace, un’enorme costruzione in stile vittoriano che fu eretta a Londra nel 1851 per ospitare la prima Esposizione Universale.

52 Richard Buckminster Fuller (1895 – 1983): inventore, architetto, designer, e tante

altre cose. Fuller è noto per le sue cupole geodetiche Negli anni cinquanta, Fuller intuì le potenzialità della carta e del cartone come materiale da costruzione, anticipando di 40 anni le innovative applicazioni di Shigeru Ban (architetto giapponese che usa la carta come materiale da costruzione). Fuller credeva che la società umana si sarebbe presto approvvigionata di energia principalmente da fonti rinnovabili, come l'energia solare e eolica.

53 Frei Otto: architetto tedesco, è un esponente dello strutturalismo ed ha

sperimentato forme biomorfe in architettura. Uno dei suoi progetti più recenti è stato il suo lavoro al padiglione giapponese dell’Expo 2000 di Hannover: la struttura del tetto è fatta interamente di carta.

54 Il gruppo Archigram fu un gruppo di avanguardia architettonica formatosi negli

anni Sessanta. Il gruppo mediante la rivista omonima, ha svolto ricerche e progetti d’avanguardia, non privi di ironia e connessioni con la cultura pop, sul problema della ristrutturazione urbana, considerando la città come unica forma possibile e attuale di intervento a vari livelli (tipologia, immagine, tecnologia, design), in www.treccani.it

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Plug-in City è divenuto subito manifesto ironico del credo tecnologico del gruppo, vagamente pop. A Plug-in City si pensa guardando il Centre Pompidou.

La bioarchitettura55 o architettura bioecologica è un recente filone progettuale che rende importante il rispetto della natura e dei limiti dello sviluppo umano. I materiali sono biologici e riciclabili o riciclati, possono garantire buona coibentazione e annullamento di emissione nociva per l’uomo. Il luogo e la distribuzione dello spazio progettato tiene conto in principal modo dei fattori di soleggiamento, di esposizione del vento e della pioggia, riducendo la dipendenza dai sistemi di climatizzazione e di illuminazione meccanici ed elettrici. In questo filone si inserisce anche l’architettura bioclimatica, che, attraverso lo studio scientifico dell’apporto delle fonti energetiche rinnovabili sul buon funzionamento climatico degli edifici, ha sviluppato e migliorato quegli accorgimenti in merito all’orientamento, alla naturale ventilazione e climatizzazione degli edifici messi in atto empiricamente dall’uomo fin dagli albori della civiltà.

Tra gli architetti più rappresentativi di questo nuovo pensiero di progettazione Norman Foster & Partners e Richard Rogers Partnership.

High-tech e bioarchitettura apparentemente così distanti sono invece a servizio l’una dell’altra, anzi si fondono insieme.

“Un edificio facile da modificare ha una vita funzionale più lunga e impiega le sue risorse in modo più efficiente. In termini sociali ed ecologici, un edificio progettato per la flessibilità amplia la vita sostenibile di una società. Progettare una maggiore flessibilità nei nostri edifici moderni allontana inevitabilmente l’architettura da forme fisse e perfette. L’architettura palladiana, ad esempio, deriva la sua bellezza da una composizione armoniosa. Niente può esserle aggiunto, niente levato. Ma quando una società ha bisogno di edifici

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capaci di rispondere a esigenze che mutano, allora, credo, dobbiamo creare flessibilità e cercare forme nuove, che esprimano l’efficacia del cambiamento. […] Gli edifici non flessibili impediscono l’evoluzione della società, inibendo le nuove idee.”56

Il pensiero di Rogers sintetizza la filosofia dell’architettura high-tech, che, fin dai primi progetti, mette in evidenza l’aspetto ecologico che l’uso di nuovi materiali e nuove tecnologie poteva offrire.

Il Centre Pompidou, Parigi, (1972-1977) di Rogers e Piano

Il Centre Pompidou57 (detto anche Beaubourg58) nasce come opera di

riqualificazione urbana. Progettato dagli architetti Renzo Piano e Richard Rogers risulta come un grande parallelepipedo alto 42 metri, lungo 166 metri e largo 60, sostenuto da una struttura in acciaio a forti colori e da pareti in vetro.

Si presenta come un groviglio di travi metalliche il cui aspetto è simile ad una scultura surrealista.

Gli elementi portanti, le scale, gli ascensori, le scale mobili, le gallerie di circolazione, i tubi di ventilazione e riscaldamento, le condutture per l’acqua ed il gas sono stati collocati all’esterno delle facciate (ciascun tubo dell’esterno è dipinto in un colore differente, poiché ogni colore corrisponde ad una diversa funzione: il blu corrisponde all’impianto di climatizzazione, il giallo a quello elettrico, il rosso alla circolazione e il verde ai circuiti dell’acqua), e questo ha consentito di avere all’interno di ciascun piano la pianta libera, per meglio distribuire le funzioni dell’intero complesso. (Fig. 14)

56 R. Rogers, BBC Reith Lectures, in Richard Rogers - Opere e progetti, di R.

Burdett, Electa, Milano, 1995, p. 11.

57

Cfr. nota 45 pag. 44.

58 Il nome Beaubourg è dato dal nome del quartiere nel quale sorge il Centre

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Fig. 14 Il Centre Pompidou e il quartiere Beaubourg

Il Centre Pompidou non è solo una galleria d’arte moderna: accoglie anche una biblioteca, un gabinetto di grafica, una videoteca, una collezione di architettura, una collezione di design, un centro di creazione industriale, un istituto (IRCAM59) specializzato nella sperimentazione in campo acustico e musicale e la ricostruzione dell’atelier del grande scultore Constantin Brancusi, un ristorante.

59 IRCAM, sigla di Institut de Recherche et de Coordination Acoustique/Musique, è

un’istituzione creata negli anni ’70 a Parigi, nell’ambito del Centre Pompidou, con lo scopo di aprire uno spazio per la ricerca scientifica e la produzione musicale, in stretta relazione tra loro, su mezzi informatici ed elettronici. Alle attività originarie di ricerca scientifica e musicale, sostegno ai giovani compositori, attività editoriale, si sono aggiunte, tra le altre, una mediateca (1996) e un dipartimento per la creazione coreografica (1999). Il progetto dell’ampliamento dell’Ircam, di Renzo Piano è importante perché è l’edificio capostipite della sperimentazione, da lui condotta, sull’impiego del laterizio assemblato a secco per la realizzazione di sistemi di rivestimento (facciata ventilata), in www.infobuild.it

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L’edificio dei Lloyd’s, Londra, (1978-1984) di Rogers

Il requisito più importante richiesto a Rogers dalla committenza, quando progettò l’edificio dei Lloyd’s60 a Londra, era che potesse essere utilizzato per almeno cinquant’anni dalla sua costruzione. La soluzione scelta di una pianta a forma di ciambella intorno ad un atrio centrale, dove la scala mobile è più scultura che distribuzione verticale, permette uno spazio completamente libero. (Fig. 15)

Fig. 15 La sede dei Lloyd’s

Gli altri elementi di distribuzione verticale, i condotti del sistema impiantistico e i volumi dei servizi sono spinti fuori dall’edificio principale, nelle sei torri satellite di servizio coperte da contenitori grigi, dove tutto è inserito ordinatamente.

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Fig. 16 Particolare della volta: il camino solare

Tutti gli uffici e i box si affacciano su di essa. L’edificio si innalza dai sei ai dodici piani ed è inserito in pieno centro storico. L’edificio era stato progettato in acciaio, ma severe leggi antincendio portarono ad una soluzione in acciaio rivestito di cemento. Il sistema di rivestimento è costituito da una parete tecnologica, che tiene fuori il vento e la pioggia, ma funge da condotto dell’aria e da isolante. Il vuoto fra la parete esterna a doppi vetri e il rivestimento ad un solo vetro convoglia l’aria del vuoto del soffitto interno giù fino al livello del pavimento. Questo sistema assorbe energia temperata di notte e la restituisce durante il giorno. Il camino può essere aperto d’estate per aumentare il ricambio d’aria ed eliminare più calore possibile e chiuso d’inverno per aumentare l’isolamento e accumulare calore. (Fig. 16)

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Hongkong & Shangai Bank, Hong Kong, (1979-1986) di Foster

Nella Hongkong & Shangai Bank61 Foster ebbe, invece, dalla committenza la richiesta di costruire un edificio molto grande e in poco tempo: questo determinò la scelta di elementi prefabbricati ma non pregiudicò un attento studio del luogo e del valore spirituale che aveva lo stesso per la cultura di Hong Kong. (Fig. 17)

Fig. 17 La sede della Hongkong & Shangai Bank

Secondo i principi del feng shui62, il flusso energetico che passa dal punto più elevato di Hong Kong fino al porto è di fondamentale

61 Cfr. nota 47 a pag. 44

62

La locuzione cinese feng shui (vento e acqua) indica un complesso canone di norme geomantiche atte a indirizzare e consigliare ogni attività edificatoria, in particolare templi, case, tombe, scongiurando i possibili effetti negativi derivanti da un’alterazione dei flussi cosmici (qi) che pervadono l’universo. Gli atti dell’uomo

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importanza per il benessere finanziario della città. Sollevando la torre dal terreno e realizzando un ampio spazio pubblico al piano terra si garantisce il flusso di energia, incanalandolo nella banca attraverso le scale mobili, anch’esse accuratamente posizionate.

La distribuzione della banca è simile a quella già vista nell’edificio dei Lloyd’s di Rogers: un grande spazio aperto illuminato dall’alto, gli uffici che si affacciano sul grande atrio di dieci piani di altezza, i servizi tutti spostati all’esterno. La flessibilità dell’edificio ha permesso di creare piani di differenti forme ed altezze (in quelli a doppia altezza sono localizzati spazi per la ricezione, per attività collettive e aree verdi), la struttura portante metallica è anch’essa prefabbricata e tutto l’edificio è ricoperto da un rivestimento ignifugo e da una scocca metallica.

L’edificio è un sistema modulare costituito da enormi armature di travi reticolari e da moduli sospesi all’interno, un articolato metodo costruttivo che rispetta le locali credenze feng shui.

Nel suo libro “Città per un piccolo pianeta”63 Rogers ci spiega come “[…] sfruttare la tecnologia perché sostenga piuttosto che inquinare” e come “[…] la sostenibilità [ambientale] possa rivoluzionare la forma degli edifici […]”.

Gli edifici standard per il lavoro spesso sono illuminati per gran parte da luce artificiale e riscaldati o raffreddati da impianti di condizionamento dell’aria che consumano una quantità considerevole di energia elettrica e inquinano molto l’ambiente esterno. Architetti come Rogers, Foster, Piano, Grimshaw64 e altri da anni impiegano

non devono contrastare il corso della natura o alterarne gli equilibri. Questa cultura sta affascinando l’Occidente.

63 R. Rogers e P. Gumuchdjian, Città per un piccolo pianeta, Erid’A / KAPPA,

1997.

64 Nicholas Grimshaw, architetto inglese, la cui poetica è decisamente puntata allo

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tecnologie passive, che utilizzano energia rinnovabile ricavata da risorse naturali quali piante, vento, sole, terra e acqua.

Ma anche le dimensioni di un nuovo edificio o la sua forma possono contribuire all’utilizzo di tecnologie passive: planimetrie più snelle dànno la possibilità a più ambienti di avere aerazione naturale e di ridurre la luce artificiale, l’aria che entra può circolare senza ventilatori meccanici dando nuova forma aerodinamica a soffitti e tetti, entrando in ogni piano attraverso ampi atri che diventano camini, quando l’aria si riscalda aspirandola fuori dall’edificio. Il vento in alcuni climi può contribuire all’effetto camino. L’architettura diventa più aerodinamica e capace di interagire con le forze naturali.

Uffici lungo la Linkstrasse, Berlino (1994-1998) di Rogers

Fig. 18 Gli uffici sulla Linkstrasse

Gli edifici per uffici di Rogers a Berlino, lungo la Linkstrasse, all’interno del piano elaborato da Renzo Piano, sono stati progettati con criteri di massima attenzione all’energia. Sono di otto piani organizzati intorno a un cortile interno a tutta altezza, che funge da hall e da camino per la fuoriuscita dell’aria viziata. Il tetto dell’atrio è molto articolato e progettato come sistema attivo in grado di reagire ai cambiamenti dell’ambiente esterno. (Fig. 18)

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Le sale delle Corti di Giustizia, Bordeaux, (1994-1998) di Rogers

Fig. 19 Sede delle Corti di Giustizia

Sempre di Rogers nelle sale delle Corti di Giustizia di Bordeaux viene applicato un principio di ventilazione naturale in un clima molto caldo. La buona circolazione di aria fresca ha influenzato la forma stessa delle sale: dal basso penetrano l’aria e la luce, ma poco calore dal lucernario. Il calore sopra le sale aumenta l’effetto camino eliminando la necessità di condizionamento meccanico.

Un bacino d’acqua posto all’esterno filtra l’aria prima ancora che entri negli edifici rinfrescando e umidificando. L’atrio, molto ombreggiato e interamente vetrato, con vista sulla cattedrale medioevale, aspira l’aria attraverso un bacino e l’energia di raffreddamento dall’acqua freatica a temperatura costante tenuta in circolo da scambiatori di calore. (Fig. 19)

La compagnia Electricité de France, Bordeaux, (1992-1996) di Foster

Anche negli edifici di Foster si rileva attenzione e tecnologia nell’affrontare aspetti di risparmio energetico e di ecologia.

L’edificio per la compagnia Electricité de France è stato progettato pensando al risparmio energetico: il rivestimento minimizza gli sbalzi

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Fig. 20 L’Electricité de France

di temperatura; per eliminare il caldo eccessivo le pareti esterne sono state rivestite di legno di cedro posizionato in modo da offrire protezione dal caldo senza oscurare gli ambienti di lavoro; quasi tutti gli ambienti hanno ventilazione naturale; durante la notte le finestre dei prospetti est ed ovest si aprono automaticamente per ventilare gli interni. I sistemi di raffreddamento e di riscaldamento sono inseriti nel pavimento minimizzando lo spreco energetico. (Fig. 20)

La Commerzbank, Francoforte, (1993-1997) di Foster

L’ attenzione ecologica non è solo di piccole architetture: i grattacieli ecologici utilizzano una serie di strategie costruttive per conservare l’energia, per rendere minimo l’impatto con l’intorno e utilizzano materiali costruttivi riciclabili.

Tra i primi esempi la torre della Commerzbank65 di Foster a Francoforte. L’edificio a pianta triangolare è progettato in modo che solo due lati siano occupati dagli uffici; l’altro lato, per quattro piani di altezza, è occupato da giardini interni dove è possibile sostare.

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Fig. 21 Lo skyline di Francoforte

Questi introducono luce e aria fresca nell’atrio centrale, comportandosi come camini di convenzione naturale per gli uffici che vi si affacciano. Ogni quattro piani si ha una rotazione della distribuzione degli uffici e dei giardini, che crea un gioco a spirale nei prospetti della torre. I corpi scala e i servizi sono localizzati negli angoli arrotondati del triangolo. Il curtain-wall presenta finestre apribili, diminuendo l’uso di aria condizionata. L’edificio, nonostante la sua altezza, è ben inserito nel contesto storico della città, perché collegato con l’edificio più vecchio della banca tramite una galleria pubblica, che ospita ristoranti e caffè. Questa è a sua volta collegata al resto della città attraverso percorsi pedonali, creando un tutt’uno tra la torre e gli abitanti. (Fig. 21)

High-tech e bioarchitettura o architettura sostenibile sono da tempo interessate anche all’urbanistica; interi quartieri industriali da riconvertire in luoghi di abitazione e di uffici, aree di risulta che possono essere recuperate e rivalutate: non solo ristrutturazioni, quindi, ma anche confronto tra il vecchio e il nuovo. Il caso di Londra, in occasione dei lavori per il nuovo Millennio, è un esempio di come

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architettura e urbanistica abbiano ripreso ad avere la stessa importanza.

London City Hall, Londra, (2000-2002) di Foster

I singoli progetti che sono stati realizzati a Londra negli ultimi anni, tra i quali alcuni di Rogers, altri di Foster, di Grimshaw, di Herzog & de Meuron66 e altri ancora, hanno come denominatore comune il rispetto dell’ambiente, ventilazione naturale, materiali riciclati e riciclabili, riqualificazione dell’intorno.

La London City Hall è stata scenograficamente collocata sulla riva meridionale del Tamigi, proprio di fronte alla Torre di Londra, divenendo in breve tempo uno dei nuovi simboli della capitale del Regno Unito. La forma deriva da una sfera geometricamente modificata al fine di minimizzare l’area esposta alla luce solare diretta e, l’edificio, completamente vetrato, rappresenta una metafora della trasparenza della democrazia. (Fig. 22)

Fig. 22 La London City Hall e il Tower Bridge

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Herzog & de Meuron è uno studio di architettura fondato a Basilea nel 1978 dagli architetti Jacques Herzog e Pierre de Meuron. Tema centrale in tutti i loro progetti è quello dell'involucro esterno degli edifici.

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L’edificio accoglie la sede dell’Assemblea del Municipio, una galleria, una biblioteca pubblica, le stanze della Commissione, gli uffici amministrativi ed i ristoranti. Ai livelli più alti, vi trova spazio anche un centro per i visitatori, con una galleria pubblica di osservazione. La caratteristica principale dell’interno è una scala dalla rampa lunga 730 metri, che si avvolge a spirale lungo tutti e dieci i piani superiori fino alla sommità dell’edificio. Somigliante al casco di un ciclista, la sua estetica risponde ad obiettivi di sostenibilità ambientale.

Grazie alla sua forma sferica, la London City Hall ha il 25% in meno di superficie di un cubo dello stesso volume. Ciò comporta una minor quantità di materiale impiegato per la costruzione ed una minore superficie d’esposizione da riscaldare d’inverno e climatizzare d’estate. La costruzione ha un sistema integrato dei controlli dell’ambiente per minimizzare l’uso di energia.

Flessibilità, logica funzionale e progettuale, materiali ecologici hanno portato alla fusione fra le due tendenze.

Dal primo progetto high-tech sono passati quasi trent’anni e alcuni edifici hanno già subito restauri o ammodernamenti.

“Il Beaubourg era stato progettato per creare la totale flessibilità fra i vari dipartimenti, attraverso l’eliminazione di tutti i movimenti verticali, della struttura e degli impianti dall’interno del perimetro dell’ edificio […] la localizzazione di tutti i sistemi di movimento delle persone nei corridoi e nelle scale mobili vetrate affacciati sulla piazza rendeva pubblica anche la facciata dell’edificio. E’ tragico che questa organizzazione dello spazio e dei movimenti, che funzionava benissimo, sia stata irrimediabilmente rovinata. Adesso l’edificio è stato trasformato in un museo chiuso in se stesso e in una biblioteca – non è più la grande e unitaria casa per la cultura per cui era stato progettato. C’era totale fusione fra i sei piani. Ora questo concetto è

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stato modificato tanto da non esistere più. Per prendere le scale mobili bisogna pagare.”67

La cultura del restauro delle opere di architettura moderna è una disciplina nuova e di non semplice applicazione. Quando l’edificio perde la funzione per cui era stato progettato subisce, spesso, profondi cambiamenti che servono a mantenerlo in vita. Grave è quando la funzione rimane la stessa e la mancanza di sensibilità e di rispetto per l’edificio e per il suo progettista creano danni a volte irreparabili.

Bibliografia

L. Gerola, G. Biondo, L. Chiara, V. Travi, La cultura del tridimensionale, BE-MA editrice, Milano, 1981.

A. Benedetti, Norman Foster, Zanichelli Editore, Bologna, 1988. R. Burdett, Richard Rogers - Opere e progetti, Electa, Milano, 1995.

R. Rogers e P. Gumuchdjian, Città per un piccolo pianeta, Erid’A / KAPPA, 1997. P. Asensio e A. Cuito, Foster and Partners, teNeues Publishing Group, Barcellona, 2002.

R. Rogers, Deyan Sudjic incontra Richard Rogers, DOMUS, n.825 aprile 2000, Editoriale Domus, Milano.

E. Howeler, Grattacieli - La contemporaneità verticale, Rizzoli Skira, 2003.

Architettura vol. 1 e 2, L’UNIVERSALE - La Grande Enciclopedia Tematica,

Garzanti Libri, S.p.A., Milano, 2003-2004, vol. 29 e 30.

Il Giornale dell’Architettura, n. 3 gennaio 2003, Umberto Allemandi & C., Torino. Il Giornale dell’Architettura, n. 21 settembre 2004, Umberto Allemandi & C.,

Torino. Siti web www.architetturaedesign.it www.infobuild.it www.treccani.it www.edilone.it

67 R. Rogers, Deyan Sudjic incontra Richard Rogers, in DOMUS, n. 825 aprile

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Figura

Fig. 14 Il Centre Pompidou e il quartiere Beaubourg
Fig. 20 L’Electricité de France
Fig. 21 Lo skyline di Francoforte
Fig. 22 La London City Hall e il Tower Bridge

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