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Verifica preventiva dell’interesse archeologico

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Academic year: 2022

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Dott. Nicola Dessì

Archeologo abilitato al settore dell’archeologia preventiva

Via Pacinotti, 13/b 09047 Selargius (CA) Via Vittorio Veneto, 32 09010 Perdaxius (CI) Tel: 340 5337489 e-mail: nicodessy@hotmail.it

COMUNE DI IGLESIAS

PROVINCIA DI CARBONIA-IGLESIAS

“Lavori di ristrutturazione e messa a norma del complesso sportivo in località Ceramica nel Comune di Iglesias “.

Realizzazione di una copertura ad archi in legno e campo polivalente.

Verifica preventiva dell’interesse archeologico

INDICE

Introduzione … … … p. 2 Premessa … … … p. 2 Inquadramento geografico e geologico… … … … p. 3 Inquadramento storico-archeologico generale p. 5 Opere previste nell’area p. 7 Norme legislative di riferimento… … … p. 12 Fasi della procedura di indagine archeologica p. 14 Conclusioni … … … p. 20 Valutazione del rischio archeologico p. 20 Bibliografia di riferimento p. 21  

               

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INTRODUZIONE PREMESSA

Su incarico dell’Ing. Francesco Garau con studio in sede legale a Sant’Antioco (CI) in Via Renzo Laconi n.28, c.a.p. 09017, per i lavori di :

“Ristrutturazione e messa a norma del complesso sportivo in località Ceramica nel Comune di Iglesias, realizzazione di una copertura ad archi in legno e campo polivalente.

Lo scrivente Dott. Archeologo Nicola Dessì, con sede operativa a Selargius (CA), in Via Pacinotti n.13/B, regolarmente abilitato per titoli, alle operazioni di verifica preventiva dell'interesse archeologico in sede di progetto preliminare, secondo quanto previsto dalle seguenti norme legislative:

Articolo 28, Comma 4 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (Misure cautelari e preventive) di cui al D. lgs. 22 Gennaio 2004, n.42

D. Lgs. 12 Aprile 2006, n. 163

dopo attento sopralluogo eseguito sui terreni oggetto d’analisi, con la presente s’intende illustrare il rischio archeologico dell’area interessata dal progetto.

La presente relazione archeologica si redige quale documento a supporto della progettazione preliminare dei “Lavori di ristrutturazione e messa a norma del complesso sportivo in località Ceramica nel Comune di Iglesias”.

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INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E GEOLOGICO

I lavori in oggetto interamente inseriti entro i confini territoriali del Comune di Iglesias, collocato nella regione storico-geografica denominata Sulcis-Iglesiente.

Dal punto di vista cartografico possiamo collocare l’area nelle seguenti carte:

 Carta Topografica d’Italia IGM, foglio 555, quadrante I, scala 1:25.000

 Carta Geologica della Sardegna, scala 1:200.000

 Foglio n° 555 – Sez. B3 “Iglesias” della C.T.R. scala 1:10.000

 Sezione n° 555-070 “Iglesias” della C.T.R. numerica (Scala 1:10.000) Le coordinate satellitari dell’area oggetto d’intervento sono le seguenti:

Lat. Nord: 39°18’00.34” Long. Est: 8°34’50.52” , altitudine: 137 metri s.l.m.

Città della Sardegna sud-occidentale con una popolazione stimata di circa 29.000 abitanti, Iglesias si trova a circa 176 metri s.l.m., inclusa nel territorio del Sulcis e del Cixerri che va da Gonnesa a Fluminimaggiore comprendendo la pianura che separa i gruppi montuosi della regione. Confina ad ovest col mare, nel tratto che va dallo scoglio de S’Omini Mortu a Cala Domestica e successivamente in senso orario con i comuni di Buggerru, Fluminimaggiore, Domusnovas, Musei, Villamassargia, Narcao, Carbonia, Gonnesa.

L’area nella quale si intende eseguire i lavori si inserisce tra i principali assi di connessione stradale ed è compresa tra la S.S. 130 e la S.P. 85, alle pendici meridionali del colle denominato “Punta Miali” (185 metri s.l.m.).

Dal punto di vista geologico, il settore geografico di cui fa parte l’area oggetto del nostro studio si caratterizza per la diffusa presenza in affioramento della successione sedimentaria tra le più antiche d’Europa, essendo questa costituita da rocce paleozoiche di età compresa tra il Cambriano (590 – 500 M.a.) e il Permiano (286 – 250 M.a.) ricche in contenuto fossilifero in ottimo stato di conservazione che ne ha permesso una precisa definizione litostratigrafica.

Dal punto di vista morfologico, l’area oggetto d’analisi è rappresentata da una grande piana degradante dolcemente verso la linea di costa, ad andamento quasi tabulare, intervallata raramente da lievi colli.

I suoli sono relativamente profondi ( 1,20 cm circa in media) caratterizzati da depositi alluvionali e fluviali del quaternario misti a depositi calcarei mesozoici.

L’area oggetto del nostro studio si presenta urbanizzata perlopiù da edifici di natura industriale (località Sa Stoia). Il paesaggio si presenta nel complesso con una copertura

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arbustiva assai ridotta, caratterizzata perlopiù dalla presenza di piante di eucaliptus, lentisco e canne palustri a ridosso del piccolo stagno situato nell’area.

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INQUADRAMENTO STORICO-ARCHEOLOGICO GENERALE

Il territorio comunale di Iglesias, si estende per 207 kmq ed ha rivelato in quasi tutta la sua superficie una presenza umana che ha inizio dalle più remote fasi del neolitico fino all’età medievale.

Il territorio di Iglesias fu frequentato sin dal neolitico antico, come attestano gli insediamenti all'aperto estesi sui colli che circondano la città: Cruccueddu, Buoncammino, Monte Altari, Pizzu 'e Pudda.

Ma è certamente durante la parte finale del neolitico e l’inizio dell’età del rame, quando in Sardegna si diffonde in maniera pressoché capillare la Cultura di San Michele di Ozieri (3.700-3.200 a.C. circa) che il territorio comunale di Iglesias conosce una frequentazione antropica più consistente, testimoniata dalle grotte funerarie e da alcune caratteristiche tombe a “domus de janas”. Di questi sepolcri artificiali e di altre grotte naturali utilizzate come riparo o come luogo di sepoltura, il territorio di Iglesias ne ha restituito un numero consistente, localizzati prevalentemente nella periferia agreste. Tra i siti di questa tipologia ricordiamo le domus de janas di San Benedetto e il villaggio di Via San Leonardo.

La necropoli di San Benedetto venne individuata nel 1961. Delle cinque tombe di cui si compone, solo la II venne sottoposta a scavo stratigrafico. La tomba si presentava ancora inviolata e perciò degna di nota dal punto di vista scientifico. La camera sepolcrale di schema cruciforme si presentava ancora sigillata dal chiusino e conteneva i resti ossei di 35 individui di ambo i sessi, imparentati fra loro.

La tomba presenta un ingresso sub-rettangolare largo 0,80 m e alto 0,75 m, con ampio gradino alla base per appoggiare il portello e per fare da barriera all’acqua, conduce tramite un breve andito, lungo 0,70 m, alla cella centrale, alta 1 m, lunga 1,90 m e larga 1,50 m, di pianta sub trapezoidale con base maggiore alla parete opposta all’ingresso. Da essa su ciascuna delle tre pareti, ad esclusione di quella forata dall’ingresso principale, si aprono le porticine alle tre cellette secondarie di pianta sub circolare, disposte, se pure in modo asimmetrico, quasi a formare una croce. La più grande delle tre è quella di fondo, 2,7 m x 1,60 m, alta 1 m, il cui pavimento risulta a 0,25 m più basso rispetto al livello di quello della cella centrale.

Le testimonianze più consistenti delle comunità preistoriche sono state comunque individuate perlopiù all’interno delle grotte carsiche ed esplorate fin dai primi anni 60 dai gruppi speleologici della città (A.S.I., C.S.I. e C.I.I.S.S.A.) che ne hanno censito un numero pari a 150. l’area più ricca di emergenze archeologiche di età preistorica si trova

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infatti nella valle carsica di Corongiu de Mari, dove la presenza di più fattori (il carsismo, il paesaggio geografico di fascia pedemontana, la presenza di un corso fluviale, la funzione di via naturale di collegamento tra il Cixerri e le zone interne) ha determinato un ambiente altamente favorevole all’insediamento umano: i siti archeologici registrati in tale località ammontano a 33 e di questi 21 sono cavità naturali. Un’alta concentrazione di siti archeologici si registra inoltre nelle frazioni di Tanì e Corongiu, località limitrofe al territorio comunale di Carbonia.

La maggior parte dei siti qui esposti versa in un grave stato di abbandono e danneggiamento perpetrato negli anni da scavatori clandestini.

Testimonianze del periodo nuragico sono i nuraghi di Santa Barbara, Is Cadonis, Medau Mannu, Punta Sa Pannara, Punta Fico d'India, Genna Mustazzu, le tombe dei giganti di Genna Solu, di Martiadas e il tempio di Serra Abis.

Il tessuto topografico della città riflette le sue vicende storico-economiche. È infatti possibile individuare diverse fasi nello sviluppo urbanistico. Il nucleo storico si estende all'interno della cinta fortificata medievale; a testimonianza dei trascorsi pisani rimangono ancora oggi i resti delle mura, alcune torri, il castello Salvaterra e la Cattedrale di Santa Chiara, eretta tra il 1285 ed il 1288.

Carta archeologica del territorio comunale di Iglesias

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OPERE PREVISTE NELL’AREA

L’intervento ha per oggetto la creazione la realizzazione di un campo polivalente coperto con struttura in legno e telo di finitura in un’area di proprietà della Provincia di Carbonia- Iglesias.

La nuova costruzione sarà costituita da n° 6 travi prefabbricate in legno lamellare ad andamento semicircolare, controventate con un numero adeguato di puntoni per ogni arcata e fissate al cordolo perimetrale con piastre in acciaio zincato. La membrana di copertura è costituita da un tunnel centrale a forma semicilindrica, chiuso alle due estremità da due testate a curvatura totale negativa, stabilizzata per forma mediante introduzione di pre-tensione. Il materiale previsto è un tessuto poliestere ad alta tenacità spalmato con mescole di PVC su entrambe le facce. In corrispondenza del tunnel centrale, sui due lati lunghi, sono realizzate delle aperture laterali con tende scorrevoli in PVC dello stesso tessuto della membrana principale, altezza m. 2,20 circa dal piano, apertura dal centro verso l'estremità, realizzate in telo rinforzato da due cancelli di comando di chiusura centrale e da tubolari in acciaio. All’interno trova posto un campo polivalente con pavimentazione in gomma posata su una platea in calcestruzzo armato.

area d’intervento, estratto I.G.M.

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area d’intervento, foto dal satellite

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Stralcio generale Carta I.G.M

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Stralcio generale Carta PPR

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Stralcio generale Carta CTR

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NORME LEGISLATIVE DI RIFERIMENTO

Le linee guida per le indagini svolte e la stesura della presente relazione archeologica sono state desunte dalla specifica normativa vigente in materia:

Articolo 28, Comma 4 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (Misure cautelari e preventive) di cui al D. lgs. 22 Gennaio 2004, n.42

D. Lgs. 12 Aprile 2006, n. 163

“Codice dei Contratti Pubblici Relativi a Lavori, Servizi e Forniture in Attuazione delle Direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE (G.U. n. 100 del 2 Maggio 2006), Parte II,

“Contratti Pubblici Relativi a Lavori, Servizi, Forniture nei Settori Ordinari”

Sullo specifico:

Art.95

<<Verifica preventiva dell'interesse archeologico in sede di progetto preliminare>>

(art. 2-ter, d.l. n. 63/2005 conv. nella legge n. 109/2005)

Ai fini dell'applicazione dell' articolo 28, comma 4, del codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, per le opere sottoposte all'applicazione delle disposizioni del presente codice in materia di appalti di lavori pubblici, le stazioni appaltanti trasmettono al soprintendente territorialmente competente, prima dell'approvazione, copia del progetto preliminare dell'intervento o di uno stralcio di esso sufficiente ai fini archeologici, ivi compresi gli esiti delle indagini geologiche e archeologiche preliminari secondo quanto disposto dal regolamento, con particolare attenzione ai dati di archivio e bibliografici reperibili, all'esito delle ricognizioni volte all'osservazione dei terreni, alla lettura della geomorfologia del territorio, nonché, per le opere a rete, alle fotointerpretazioni. Le stazioni appaltanti raccolgono ed elaborano tale documentazione mediante i dipartimenti archeologici delle università, ovvero mediante i soggetti in possesso di diploma di laurea e specializzazione in archeologia o di dottorato di ricerca in archeologia.

Art. 96.

<<Procedura di verifica preventiva dell'interesse archeologico>>

(artt. 2-quater e 2-quinquies, d.l. n. 63/2005 conv. nella legge n. 109/2005)

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della fase successiva dell'indagine è subordinata all'emersione di elementi archeologicamente significativi all'esito della fase precedente. La procedura di verifica preventiva dell'interesse archeologico consiste nel compimento delle indagini e nella redazione dei documenti integrativi del progetto di cui alle seguenti lettere:

a) prima fase, integrativa della progettazione preliminare:

1)esecuzione di carotaggi

2)prospezioni geofisiche e geochimiche

3) saggi archeologici tali da assicurare una sufficiente campionatura dell'area interessata dai lavori

b) seconda fase, integrativa della progettazione definitiva ed esecutiva:

esecuzione di sondaggi e di scavi, anche in estensione.

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FASI DELLA PROCEDURA DI INDAGINE ARCHEOLOGICA

Considerato il tipo di intervento da effettuare, l’iter del sondaggio archeologico preventivo si è così svolto in 5 fasi imprescindibili ai fini dell’attuazione del progetto.

Tali fasi sono state:

1. la raccolta di dati d’archivio e bibliografici, cioè delle conoscenze “storiche” al fine di reperire notizie su materiale ancora edito, in biblioteche specializzate per quanto concerne dati già pubblicati riguardanti l’area di intervento.

2. Un’accurata ricognizione di superficie (survey), su tutta l’area che sarà oggetto dei lavori, attraverso l’individuazione di eventuali strutture archeologiche emergenti e la sistematica raccolta di testimonianze di cultura materiale portate alla luce stagionalmente nel corso di arature o in sezioni esposte negli scassi del terreno naturali o artificiali (fossati, cave etc.)

3. Una "lettura geomorfologica del territorio", vale a dire una valutazione interpretativa delle caratteristiche fisiche delle aree coinvolte in relazione alle loro potenzialità insediative nel corso di tutto il periodo antico.

4. Una indagine fotointerpretativa effettuata attraverso lo studio di eventuali anomalie riscontrabili tramite la lettura di fotografie aeree e satellitari dell’area in questione.

5. Sono state infine consultate le carte dell’Istituto Geografico Militare in scala 1:25.000 e le carte catastali in scala 1:10.000 analizzando a fondo la toponomastica qualora essa potesse rivelare insediamenti antichi.

Per quanto concerne il primo punto, ovvero la documentazione riguardante l’area interessata dall’indagine, è stata consultata dal sottoscritto mediante visione di materiale edito che potesse fornire ulteriori notizie oltre i dati già desunti dalla cartografia I.G.M.

Va premesso che il Comune di Iglesias non è attualmente dotato di un P.U.C., pertanto gli eventuali vincoli dovuti alla presenza di beni paesaggistici e identitari è stata desunta dalle carte PPR e CTR.

Nell’osservazione della carta I.G.M. non è da segnalare la presenza alcuna di edificio nuragico, neppure sulla sommità del colle denominato “Punta Miali” ove insistono pochi

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Il toponimo indicante l’area, ovverosia quello di “ceramica” è di assai recente origine ed è da riferirsi alla presenza di una fabbrica di laterizi situata a circa 700 metri di distanza dal terreno ove sorgerà la struttura. L’area infatti è meglio conosciuta con l’appellativo di “Sa Stoia”, toponimo tra l’altro presente nella Carta I.G.M.

La seconda fase, quella legata alla vera e propria ricognizione superficiale, non ha dato alcun risultato nel raggio di 500 metri circa dall’area del limite estremo del progetto.

Il terreno indagato presenta in superficie una notevole quantità di ghiaia calcarea trasportata i concomitanza con la realizzazione dell’ostello della gioventù, collocato a ridosso.

A circa 15 metri in direzione est rispetto al terreno in questione, è presente un piccolo colle dai contorni dolci, sottoposto a pascolo brado da parte di greggi di ovi-caprini, ove sulla superficie vi sono numerosi ciottoli di origine fluviale, ma nessun edificio, o oggetto di cultura materiale che possa testimoniare la frequenza umana in epoche antiche.

A circa 220 metri di distanza in direzione nord-orientale si trova un piccolo stagno di forma vagamente ellissoidale circondato nel suo intero perimetro da piante palustri.

A circa 700 metri in direzione nord-est, è presente un’interessante esempio di archeologia industriale della prima metà del ‘900, formato da un edificio in laterizi nudi e una ciminiera alta circa 25 metri. Si tratta di una fornace per la produzione di laterizi utilizzata fino agli anni ’60 del secolo scorso ed appartenuta alla famiglia Arquati di Oristano.

Sono state effettuate inoltre alcune interviste ai pochi abitanti che vivono in prossimità dell’area da lungo tempo, ma in nessun caso le notizie fornitemi rivelavano la presenza di materiale o strutture archeologiche se non quelle già conosciute mediante consultazione di testi e documenti e visione diretta dello scrivente.

La lettura geomorfologica del territorio non ha mostrato caratteristiche particolari come sospette alture che potessero far propendere per l’eventuale presenza di edifici archeologici coperti dalla terra.

La consultazione delle fotografie satellitari non ha evidenziato la presenza di anomalie cromatiche di sovente relative alle cosiddette “sacche di frequentazione” tipiche dei villaggi preistorici, né strutture murarie regolari (filari) tali da poterci fare ipotizzare la presenza di insediamenti o edifici di epoca antica.

Le opere previste dal progetto ricadono dunque in un’area di totale assenza di insediamenti antichi.

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Area da edificare

Centro sportivo adiacente all’area da edificare (posto a Sud)

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Colle in prossimità dell’area

Stagno nei pressi dell’area

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Lato Nord-Est dell’area, sullo sfondo P.ta Miali

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Fornace Arquati, ciminiera

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CONCLUSIONI

valutazione del rischio archeologico

Dall’estratto di mappa della carta del PPR che individua e riporta le informazioni rispetto l’assetto ambientale e insediativo del territorio, i beni paesaggistici, beni identitari e i vincoli, è possibile notare che sull’area oggetto dell’intervento non insiste alcun tipo di bene paesaggistico o identitario. Per le porzioni di territorio definite di espansione fino agli anni ‘50 si considera (art.68 comma 1 lettera d) prioritaria la predisposizione della pianificazione particolareggiata.

Nonostante le numerose emergenze archeologiche e architettoniche (perlopiù risalenti ad epoca medievale) presenti nel centro urbano di Iglesias, la superficie oggetto di indagine si è presentata pressoché priva di presenze riguardanti siti e materiale archeologici.

L’indagine diretta sul campo non ha portato al riscontro in superficie di strutture emergenti o elementi di cultura materiale che possano essere riconducibili alla presenza di siti di valenza storico-archeologica.

Dal sopralluogo eseguito dallo scrivente si rileva tuttavia che i terreni interessati dal progetto, sono stati coinvolti nell’ultimo cinquantennio del XX sec., da profondi cambiamenti sull’assetto urbano con una crescita esponenziale di strutture edilizie di natura industriale che hanno inciso profondamente nel paesaggio. È plausibile pertanto che tali interventi abbiano in passato demolito strutture e materiali archeologici dei quali però a tutt’oggi non rimane traccia alcuna.

Considerato il tipo di intervento da effettuarsi, si ritiene che tutte le altre emergenze archeologiche situate nel territorio circostante ad ogni modo distanti, non corrano alcun rischio di impatto visivo nei loro confronti.

Tuttavia, non si esclude totalmente, data la profondità degli scassi da eseguire sul terreno, la possibilità di imbattersi in corso d’opera, in altre strutture o materiali archeologici giacenti ora nel sottosuolo dei terreni interessati dalla realizzazione dell’

opera.

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BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO

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Alba L., 1988, La sacca nuragica di via Cappuccini ad Iglesias. Quaderni della

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Selargius, 17/05/2014

L’archeologo Dott. Nicola Dessì

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