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ANNUNCI GIORNALISTI CERCASI

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Academic year: 2022

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ANNUNCI

GIORNALISTI CERCASI

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ATTUALITÀ

Il Carnevale è una festa legata al mondo cattolico e cristiano, ma le sue origini vanno ricercate in epo- che molto più remote, quando la religione domina

te era quella pagana.

La ricorrenza infatti trae le proprie origini dai Sa- turnali della Roma antica e dalle feste dionisia- che del periodo classico greco.

Durante queste festività era lecito lasciarsi anda- re, liberarsi da obblighi e impegni, per dedicarsi allo scherzo e al gioco. Inoltre mascherarsi rende- va irriconoscibili il ricco e il povero, facendo così scomparire le differenze sociali. Solo una volta terminate le feste il rigore e l'ordine tornavano a dettare legge nella società.

Il proverbio associato al Carnevale, derivato dall'antico detto latino «semel in anno licet insani- re» (una volta l'anno è lecito impazzire) la dice lunga.

ORIGINI DEL NOME

La parola Carnevale deriva dal latino carnem levare, ovvero "eliminare la carne" poiché secondo tradizio- ne l'ultimo giorno di Carnevale si teneva un ricco banchetto (il martedì grasso) prima del periodo di astinenza e digiuno (che inizia il mercoledì detto “delle ceneri”) dettato dalla Quaresima, durante la quale a nessuno era concesso di mangiare carne.

COME MAI CI SI MASCHERA?

Secondo numerose fonti, tra cui Apuleio (uno scrit- tore e filosofo romano), il "travestimento" risale a una festa in onore della dea egizia Iside, durante la quale erano presenti numerosi gruppi mascherati.

Questa usanza venne importata anche nell'impe- ro Romano: alla fine del vecchio anno un uomo coperto di pelli di capra veniva portato in proces- sione e colpito con bacchette.

In molte altre parti del mondo, soprattutto in Oriente, c'erano molte feste con cerimonie e proces- sioni in cui gli individui si travestivano: a Babilonia non era strano vedere grossi carri simboleggianti la Luna e il Sole sfilare per le strade.

In generale però lo spirito della festa è quello di li- vellare le diseguaglianze sociali e ribaltare la realtà con la fantasia grazie ai numerosi travestimenti. Nel Medioevo i popolani durante questo periodo di fe- sta potevano divertirsi senza pensieri e sentirsi al pari dei potenti.

Esiste anche una seconda ipotesi, secondo la quale il Carnevale trae origine da rituali arcaici secondo i quali, mascherandocisi, gli spiriti dei defunti erano invitati a venire sulla terra al fine di divertirsi anco- ra una volta e fare baldoria in cambio di raccolti ab- bondanti.

IL CARNEVALE ITALIANO

In Italia ogni regione festeggia il Carnevale a suo modo, ma colori e voglia di divertirsi accomunano le feste di tutto il Paese.

A Venezia, si festeggia uno dei Carnevali più famosi del mondo, dove regnano sfarzo e costumi bellissi- mi, lasciti di una tradizione secolare; a Viareggio, in Toscana, sono i carri allegorici a rendere tutto ma- gico, così come ad Acireale, in Sicilia; a Ivrea, in Pie- monte, si tiene la celeberrima Battaglia delle Aran- ce, mentre a Sciacca, anche stavolta in Sicilia, ven- gono realizzate splendide opere in cartapesta.

Giulia D’Alesio

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Il mestiere più vecchio del mondo

ATTUALITÀ

“Per abolire la prostituzione bisognerebbe abolire gli uomini” diceva l’Imperatrice Maria Teresa d’Austria: come darle torto… Di prostitute (e prostituti) il mondo è pieno, ma per ora concentriamoci su coloro che vendono il corpo per denaro e lasciamo stare coloro i quali si vendono in altri modi (spesso molto meno dignitosi). Secondo le stime ad oggi in Italia ad esercitare questo mestiere ci sono tra le settantacinquemila e le centoventimila persone, con una netta prevalenza di donne e trans, che nella maggior parte dei casi offrono prestazioni in strada e nel 10% dei casi registrati sono soggette a sfruttamento e racket: è anche probabile che quest’ultimo dato nella realtà sia molto amplificato, ma è difficile fare stime più precise, costituendo la prostituzione una realtà per buona parte sommersa.

Bisogna aggiungere un dato anche più preoccupante: il 7% delle prostitute è arrivata in Italia attraverso una tratta di esseri umani, soprattutto dalla Nigeria e dall’Europa dell’Est. Questi dati a dir poco aberranti ci portano a riflettere sulla gestione della prostituzione in Italia, che fa capo principalmente alla legge Merlin del 1958, la quale non vieta l’atto di prostituirsi, ma vieta qualsiasi forma di organizzazione e di conseguenza mette al bando i bordelli. E proprio qui è il nodo nevralgico: è giusto lasciare che questo mondo rimanga sommerso? O sarebbe meglio portarlo in superficie? Nonostante dal 1958 siano state varate numerose norme volte a disincentivare l’adescamento (l’ultima fu la legge Carfgna del 2008), libertini e puttanieri si sono dimostrati granitici e si sono ingegnati per non privarsi del loro vizietto… Forse è ora di arrendersi: le puttane o, per meglio dire, le operatrici del sesso ci sono sempre state e ci saranno sempre, quello che si può fare è eliminare i veri criminali di questo settore, ovvero i protettori. La strada per raggiungere questo risultato passa proprio per la reintroduzione dei bordelli: questa misura, oltre a garantire più tutele alle professioniste, aiuterebbe anche a mettere un freno alla dilagante piaga della prostituzione minorile e soprattutto sarebbe un primo passo per iniziare a tassare la prostituzione. Come succede in Olanda, in Catalogna e in altri Stati, le prostitute dovrebbero essere considerate delle libere professioniste e al proprietario del bordello dovrebbero pagare solo un obolo per l’affitto delle mura in cui esercitano: questo metodo è collaudato e ben funzionante, consente condizioni di lavoro più adatte ed igieniche, aiuta in monitoraggio della diffusione di malattie veneree e permette al fisco e alla previdenza sociale di prendersi la loro fetta. Inoltre, considerando che ogni ragazza frutta ad un pappone più di seimila euro al mese, aiuterebbe a ridurre drasticamente gli introiti delle mafie che trafficano in esseri umani: potendo andare a puttane in modo più comodo e perfettamente legale, chi sceglierebbe di comprare prestazioni sul ciglio di una strada provinciale?

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COVID

ATTUALITÀ

Sicuramente gli studenti della nostra generazione non possono fare un confronto tra il mondo prima dell’attacco terroristico alle Torri Gemelle nel 2001 con quello, più controllato e limitativo, che è venuto a seguito di quella catastrofe; ma, adesso forse per la prima volta, ci siamo trovati a veder cambiare sotto ai nostri occhi le modalità attraverso le quali ci siamo sempre relazionati ai nostri monumenti, tutt’al più in una città che ne è piena come Roma.

Tanti sono gli eventi che possono modificare il no- stro rapporto con i beni culturali, e l’epidemia ha sicuramente colpito al cuore la cultura, oltre ad ave- re le forti ripercussioni di cui tutti siamo consape- voli sui rapporti sociali.

A seguito dell’emergenza covid-19, più dell’80% dei siti Patrimonio Mondiale nel mondo sono totalmen- te o parzialmente chiusi: la fruizione di molti spazi comuni è stata quindi limitata e i controlli si sono inaspriti. Noi ne possiamo vedere un esempio nel Pantheon, che dal 5 Novembre 2020 è chiuso al pubblico e del quale già precedentemente l’ingresso era stato contingentato; così pure per Piazza S. Pie- tro, il cui accesso era stato mutato già a seguito del 2001, con la recinzione del colonnato.

Il covid non ha quindi solo mutato il nostro modo di relazionarci fra individui, ma anche il nostro mo- do di fruire dei beni culturali delle nostre città in primis, e secondariamente dei beni culturali di altre località, resi inaccessibili anche dall’impossibilità degli spostamenti fra regioni e stati, oltre che dalle misure di sicurezza.

Tuttavia, sebbene con consistenti limitazioni, le visi- te musei e monumenti non sono state completa- mente sacrificate alla situazione, seppur critica, ben- sì ci si è adattati ad un nuovo modo di godere della cultura. Questo è avvenuto, oltre che per interesse dei direttori di musei e monumenti, panche per me- rito della sempre viva sete di cultura delle persone, che non sono state scoraggiate dalle numerose nor- me necessarie e che hanno continuato ad interessar- si di arte. Ne è una prova l’idea di allestire opere liriche nel Circo Massimo, valorizzando un luogo troppo spesso sottovalutato e allo stesso tempo per- mettendo la realizzazione di spettacoli. Passando per molte accortezze poi, si è giunti a un compro- messo fra sicurezza e una necessità, che personal- mente ritengo quasi primaria, come la cultura, sta- bilendo delle linee guida per la riapertura dei beni

culturali, quali l’informazione del personale riguar- do Il norme covid e il controllo e adattamento del sito.

Vi sono inoltre indicazioni per la fruizione di musei e monumenti al chiuso, di cui tutti siamo più o me- no consapevoli: la limitazione dell’accesso agli spa- zi espositivi ai fini del distanziamento minimo ne- cessario; gli orari d’entrata e uscita scaglionati; l’i- stallazione di distributori di gel per le mani; il con- trollo della temperatura; la rimozione di audiogui- de o altri oggetti che possano fungere da veicolo del virus

Queste raccomandazioni sono state redatte il 4 apri- le 2020, ovvero subito dopo l’inizio dell’emergenza coronavirus, segno che l’arte non è passata mai in secondo piano.

La cultura non è stata quindi arresta dal covid e, nonostante pause momentanee dovute ai picchi di contagi nel nostro paese, non può essere tolto il di- ritto a godere dei meravigliosi monumenti della nostra città dall’esterno, come testimonia il Tour di Roma COVID FREE (in soli spazi aperti, con ma- scherina e il rispetto delle distanze di sicurezza), continuando a sperare che l’accesso a questi possa prima o poi tornare possibile o, nel caso lo sia già, più semplice.

Nel frattempo, il covid ci avrà impartito un insegna- mento anche dal punto di vista culturale, facendoci riflettere sul valore dei beni culturali e smettendoli di farceli dare per scontati. Inoltre, ha fatto sì che nascesse la necessità di avvalerci maggiormente de- gli spazi aperti (come parchi, giardini..), rendendoci più consapevoli della loro importanza artistica e culturale.

Emilia Nencha

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RECENSIONI

Josef Fritzl, il mostro di Amstetten

"Sono nato per violentare e mi sono trattenuto per un periodo relativamente lungo. Avrei potuto comportarmi molto peggio”.

Queste sono le parole di Josef Fritzl, noto alle cronache come il ‘Mostro di Amstetten’, che ha segregato e stu- prato per 24 anni la sua stessa figlia, Elisabeth Fritzl, co- stringendola ad avere sette figli da quei rapporti ince- stuosi. Impiegato per una ditta di costruzioni, l’uomo aveva costruito una prigione segreta nei sotterranei della sua villetta ad Amstetten (Austria) dove, all’età di 16 an- ni, rinchiuse la povera Elisabeth. È stato condannato all’ergastolo per incesto, stupro e, tra gli altri reati, l’omi- cidio del figlio neonato, Micheal.

Ad oggi Elisabeth si è ricongiunta con tutti i suoi figli. No- nostante i gravi problemi di salute derivati dalla prigio- nia, oggi i figli più giovani sono in grado di condurre una vita serena. All'età di 52 anni, Elisabeth ha trovato l'amo- re con la guardia del corpo incaricata di proteggerla dopo i 24 anni di segregazione e abusi.

A questa terribile storia è ispirato il film “Room”.

Room

La pellicola “Room” nasce dal romanzo “Stanza, letto, armadio, specchio” scritto da Emma Donoghue nel 2010, che si ispira alla storia di Elisabeth Fritzl.

In questo caso il rapimento è dei più classici, e la prigio- nia decisamente 'ridotta' rispetto all'originale, ma tutto ciò nulla toglie allo sviluppo della storia.

“La stanza” è quella dove è nato e cresciuto Jack (Jacob Tremblay), recluso per anni insieme alla madre Joy (Brie Larson, appena premiata con l’Oscar).

Seguiamo le vicende di una giovane donna rinchiusa da sette anni all’interno di una stanza chiusa. Rapita da un uomo che la tiene prigioniera, vive con il suo bambino di cinque anni. Il mondo per il piccolo Jack si limita a questa stanza… o almeno così gli ha detto la madre, detta “Ma”, per proteggerlo dalla drammatica situazione in cui sono costretti a vivere. Lo ha cresciuto in un mondo immagi- nario, limitato nello spazio, ma in cui si ritagliano molti momenti di gioia.

Non è nemmeno conscio di vivere in una prigione. Non conosce il mondo se non attraverso la televisione, e non crede neanche dell’esistenza di questa, pensando si tratti di una magia. Sua madre e gli oggetti ai quali è affeziona- to, che si trovano in quei pochi metri quadrati, costitui- scono per lui l’unica realtà.

L’unico rifugio per Jack è il suo armadio, in cui la madre gli impone di rintanarsi nelle notti in cui “Old Nick”, car- ceriere e padre biologico del bambino, torna a fare visita ai due.

Ma arriva il momento per Joy di agire. Assistiamo quindi alla rinascita di Jack e, sebbene con fatica, anche a quella di Ma’.

Il merito del successo è di Emma Donoghue, sceneggia- trice e produttrice del film, nel quale si finisce per parte- cipare completamente alle diverse fasi attraversate dai due protagonisti, dalle più immediate a quelle meno evi- denti, ma facilmente immaginabili.

La scelta della colonna sonora e delle musiche, che ac- compagnano ogni scena ed inquadratura, risultano ulte- riormente funzionali. Enfatizzano maggiormente quel senso di scoperta e di vulnerabilità che appartiene ai bambini.

Sarà davvero difficile per chiunque trattenere le lacrime, di rabbia - per l'impotenza della giovane madre, costretta a contenere le proprie reali emozioni per non distrugge- re l'illusione creata per salvare il figlio - e di commozione, per gli struggenti momenti della nuova nascita del bam- bino.

-Alice Pierucci

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RECENSIONI

I miserabili

I miserabili è un romanzo storico di Victor Hugo, scrittore, poeta, drammaturgo e politico Francese. I Miserabili è ambientato nella Francia dell’Ottocento, durante la Rivoluzione. Il libro inizia con la storia di Jean Valjean, un uomo che subisce un cambiamento radicale proprio all’inizio del racconto, grazie al semplice incontro di un vescovo mise- ricordioso di cui approfitta l’ospitalità, rubando alcune posate d’argento dalla casa dell’uomo. Quando due poliziotti lo trovano e lo riportano indietro, il vescovo con uno spirito superiore e pieno di bontà, finge di essere stato lui stesso a dargli in dono gli oggetti di cui si era impadronito e, anzi, aggiunge al bottino due candelabri, che diventeranno il simbolo di tutta la sua vita. Da qui ha inizio il lungo cambiamento di Valjean che diventerà un uomo onesto e di fede.

Ciò nonostante, durante lo svolgimento del libro, Valjean sarà molto combattuto tra ciò che era il vecchio e ciò che è il nuovo lui. Sembrano quasi due entità distinte, ma solo un’attenta analisi del testo ci rivela che in realtà Valjean non è mai stato un uomo malvagio. Il romanzo può definirsi una denuncia alle leggi francesi dell’epoca che prevedevano una differenza sociale grandissima tra persone che morivano di fame e nobili attenti alle ricchezze più futili. Inoltre proprio queste leggi lo avevano condannato da ragazzo a tantissimi anni di prigione per il furto di un pezzo pane.

Dal carcere uscì che era un uomo, con alle spalle più di 12 anni di lavori forzati e poche monete come ricompensa: fu proprio ciò ad aggravare la sua anima. Ogni personaggio che incrocia il cammino di Valjean rappresenta una diversa condizione psicologica e sociale, in cui è facile riconoscersi tutt’oggi. I miserabili rimarrà per sempre uno dei miei libri preferiti, pagina dopo pagina mi sono appassionata sempre di più alla meravigliosa storia che Victor Hugo ha saputo raccontare in modo eccezionale. Tra i personaggi più commoventi vi è Fantine che simboleggia l’amore di una madre verso la propria figlia, Cosette, dedicandosi dal parto fino al suo ultimo respiro, solo ed interamente a lei.

Il personaggio con cui io lettrice mi sono scontrata di più è Javert. Javert, prima guardia carceraria e poi ispettore, è un uomo severo e ligio alle regole verso tutti, ma soprattutto con se stesso. Nella storia ha davvero un ruolo fonda- mentale, si potrebbe identificare nel ruolo di antagonista ma in realtà non lo ritengo tale. Fin dalla scarcerazione di Valjean era rimasto colpito ma anche infastidito nel vedere che la prigione non aveva indebolito o sfiancato la sua forza fisica e psicologica. Inoltre intravedeva in lui quella possibilità di cambiamento che a lui invece era negata. La sua vita sarà incentrata nello scopo di ritrovarlo e arrestarlo a causa di un furto commesso in passato. Quando però riesce a trovarlo, Valjean non solo salva la sua vita ma anche quella di un ragazzo: Mario Pontmercy. Javert decise di lasciar andare Valjean. Non era accettabile che un severo ispettore lasciasse scappare un ricercato. Ma chi non poteva accettarlo? Lui stesso. Si condannava con le sue stesse mani di questa mancanza, poiché, aspirando sempre ad un modello di massima perfezione, aveva rovinato la sua anima ed, a seguito di una profonda crisi di coscienza, si gettò nel Senna. Ha rinunciato alla sua vita, al posto di non toglierla a quella di un uomo così buono. I personaggi di que- sto libro sono innumerevoli, così come tutte le vicende che li seguono. Consiglio questo romanzo a chiunque abbia voglia di immergersi nei valori passati, a chiunque abbia voglia di commuoversi un po’ perché questo libro merita veramente di essere letto, in tutte le sue parole e sfumature.

Eleonora Colella

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POESIA

Buio

Come un nulla vago nel vuoto, mi perdo nei miei pensieri.

La luce è lontana,

ed io sento che non mi raggiungerà.

Cammino, invano, in questa coltre di oscure verità.

Niente o nessuno mi tirerà fuori dal mio debole respiro,

che ben poco durerà ancora.

Carolina Dalmazzi

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DIRETTORI

Lorenzo Simoniello Andrea Spallone

GIORNALISTI:

Giulia D’Alesio

Emilia Nencha

Andrea Spallone Alice Pierucci Eleonora Colella Carolina Dalmazzi

FOTO COPERTINA:

Bianca Mennuti GRAFICA:

Lorenzo Simoniello

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