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La LIBERA RES PUBLICA

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Academic year: 2022

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Premessa

Liv. 2.1.1 Liberi iam hinc populi Romani res pace belloque gestas, annuos magistratus, imperiaque legum potentiora quam hominum peragam. Quae libertas ut laetior esset proximi regis superbia fecerat. [Da questo punto parlerò della nuova libertà del popolo romano, delle sue conquiste in campo militare civile, delle magistrature annuali e del rafforzamento delle norme in relazione all’arbitri dell’individuo.

Dopo la tracotanza dell’ultimo re, questa libertà venne salutata con ancora più entusiasmo.].

Le istituzioni di governo della Libera Res Publica

§ Le Magistrature. Caratteri e funzioni

Le magistrature romane sono temporanee, elettive ed onorarie, sono ricoperte da più titolari che – di norma – esercitano il potere collegialmente. La guida politica e militare della città è riservata ai consoli che godono anche dell’eponimia.

Materiali

¡ A.CORBINO, Diritto privato romano4 pp. 35-59;59-69 (soltanto lettura) 40; 41-43 (soltanto lettura).

¡ Cartine ricostruttive Slide

Altre risorse

§ Fonti letterarie

Dion. V-XX; Liv. II-X; XXXI-XC.

La LIBERA RES PUBLICA

Le Istituzioni di governo della Libera Res Publica Roma - Territorio - Pax Romana

La crisi della Repubblica imperiale

DIRITTO

ROMANO

19-20-21 ottobre 2020

VI-VII-VIII lezione

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Le funzioni magistratuali – in origine dei soli consoli – sono organizzate successivamente in un sistema più complesso (il quale definisce un cursus honorum delle cariche ), naturale conseguenza della crescita della civitas.

Sono create così:

• La Questura con competenze fiscali e militari (in un secondo tempo i questori vengono inviati nelle province per aiutare i governatori).

• la Censura con l’alto compito di procedere al censimento e di sovraintendere al regimen morum sulla città, ai censori è affidata la lectio dei senatori (a far data dal plebiscitum Ovinium, in precedenza spettava ai consoli).

• La Pretura con funzioni militari e giusdicenti (tra i cives – praetor urbanus – e poi anche tra cives et peregrini e tra gli stessi peregrini – praetor peregrinus –) e, in un secondo momento, con funzioni di governo nelle province.

• L’Edilità curule e plebea con le curae annonae, ludorum ed urbis e con una limitata competenza giurisdizionale sui mercati (riservata agli edili curuli).

• Nei momenti di difficoltà istituzionale si sospendevano le magistrature ordinarie e si procede da parte di uno dei due consoli alla creazione del Dictator, contro il quale non può farsi valere la provocatio. Questi non può durare incarica per un periodo superiore a sei mesi, e, comunque, non oltre il perdurare delle ragioni che ne hanno determinato la nomina.

• La promagistratura. Le esigenze legate prima all’impegno militare e poi al governo del territorio rese opportuno prorogare l’imperium ai magistrati. La prorogatio si applicò dapprima ai magistrati maggiori (consoli e pretori), in seguito a tutti gli altri magistrati e talune volte anche a privati cittadini che non ricoprivano alcuna carica pubblica.

§ Il Senato

Organo d’indirizzo politico e di controllo fu il senato, il quale ha le funzioni già acquisite in epoca monarchica. Il fatto, però, che ora i magistrati, a differenza del rex, sono temporanei, dà ai patres un ruolo ben più importante, poiché il senato diventa la sede effettiva delle decisioni politiche. Il senato rappresenterà per tutta l’epoca repubblicana il baluardo della libertas.

§ Le assemblee

I comitia della civitas oltre che curiatim si riuniscono centuriatim o tributim, nel primo caso la divisione seguiva perlopiù quella dell’esercito centuriato che in età repubblicana prevedeva cinque classi distinte con criteri timocratici, nel secondo caso si procedeva secondo un ordine territoriale sulla base della tribù

“serviana” di appartenenza. Il concilium plebis (l’assemblea della plebe) assunse un ruolo assai più rilevante. I comizi sono chiamati annualmente ad eleggere i magistrati di rispettiva competenza (i magistrati maggiori sono eletti dal comizio centuriato, i magistrati minori dal comizio tributo, mentre tribuni ed edili sono votati dal concilio plebeo). L’attività legislativa subisce un impulso notevole. In epoca repubblicana matura la qualità delle leggi cambia radicalmente, anche la funzione di giurisdizione criminale esercitata mediante provocatio ad populum assume un ruolo decisivo.

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Roma - Il Territorio - La Pax Romana

. (Soltanto lettura)

I secoli della repubblica appaiono ai nostri occhi quasi un paradosso. Roma tra il V ed il III secolo è segnata da un conflitto sociale tra gli ordini che vede la sua conclusione soltanto nel 287 a.C. con l’ultima secessione plebea e la promulgazione della Lex Hortensia che equipara i plebiscita alle leges. Il II secolo – datiamo dall’epoca graccana (133-122 a.C.) – non si apre con tensioni meno rilevanti, anzi appare caratterizzato da uno stato continuo di lotte interne che sfociano anche in aperti conflitti armati tra optimates – portatori di valori tradizionali, che vedono nel senato il baluardo della libertas repubblicana – e populares – più aperti ad un riequilibrio tra le classi sociali – e propugnatori di cambiamenti istituzionali. Tali contese portano, attraverso diversi esperimenti costituzionali segnati da terribili episodi di sangue, alla fine della stessa repubblica ed al sorgere del nuovo regime ad opera di Ottaviano Augusto.

Eppure, una società così conflittuale è capace di conquistare progressivamente e, ancora più inspiegabilmente, di mantenere in suo dominio un territorio di proporzioni sempre più considerevoli.

Gli scontri brutali contro Equi e Volsci nel V secolo, ma, soprattutto, la guerra contro Veio, con la creazione di quattro tribus sul suo territorio, segnano il primo momento di vera espansione dell’ager romanus. Il sacco di Roma ad opera dei Galli nel 390 a.C., i continui scontri contro i Volsci, la ricerca costante di strumenti di guerra e di pace per tenere in scacco le popolazioni latine, fino allo scioglimento della lega nel 338 a.C., rafforzano la consuetudine allo scontro. La guerra contro i Sanniti porta già nel IV secolo ad una popolazione di 250.000 uomini in armi. Le guerre contro i Galli Senoni, lo scontro con Taranto e la “guerra delle guerre” contro Cartagine nel III secolo fanno di Roma la più grande potenza del Mediterraneo.

Roma è l’urbs, con i suoi nuovi spazi pubblici, i suoi templi, ma è anche il suo territorio fuori dalle mura, con le sue strade che portano sempre più uomini a spostarsi dalla periferia verso il centro.

Roma è la sua rete di coloniae civili e militari che segnano il territorio italico, ma è anche i suoi municipia, comunità di tipo cittadino che perdono la loro autonomia, legate a Roma con relazioni diverse, articolate a seconda di come sia dispensata la sua clemenza. Roma è l’insieme di conciliabula, fora, vici, aggregazioni minori, ma parte della medesima architettura amministrativa.

Roma è l’ager peregrinus – territorio di residenza più prossimo a quello romano – segnata dai foedera, spesso iniqua con i quali Roma imponeva la sua pax.

Roma è il territorio suddiviso in provinciae, quando – sconfitta Cartagine – varca il mare, affidando a suoi magistrati, sulla base di una lex, la regolamentazione delle relazioni delle popolazioni preesistenti, spezzettate in una nuova struttura amministrativa. Latini e Peregrini non sono cives, ma ad essi sono concessi – in misura ed in forme diverse – l’uso dello ius e degli iura.

Ai latini prisci, vecchi alleati, si riconosce quasi una cittadinanza in potenza;

sono ammessi alla spartizione del bottino, alla distribuzione dell’ager publicus, al voto in una tribù estratta a sorte, godono dello ius migrandi, a loro è esteso lo

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ius connubii e lo ius commercii; ai latini coloniari è concesso di applicare ai loro scambi commerciali il diritto romano. Con i peregrini le relazioni sono ancora più articolate, il praetor peregrinus regola fra tutti (inter peregrinos e inter cives et peregrinos) l’applicazione del diritto. Gli abitanti dell’Impero possono, secondo una pratica scelta e non imposta, ricorrere ai tribunali romani.

Iura et arma, così i romani dominarono il mondo.

La crisi della Repubblica imperiale

Le grandi conquiste portano Roma ad assumere una dimensione

“imperialistica” e “universale”, in questo quadro vanno posti i principali fattori che segnano il cambiamento e portano alla crisi dell’ordinamento repubblicano:

1) il “comportamento” assunto dalle “classi politiche”. La nuova nobilitas patrizio-plebea si profila come una nobiltà d’ufficio chiusa (dal 360 a.C.

per i trecento anni successivi soltanto 15 homines novi si impongono al governo della civitas).

2) il rapporto tra il centro del potere ed i popoli che ad esso sono variamente coordinati. Due gli aspetti fondamentali: a) La crescente inadeguatezza dell’architettura istituzionale; b) le sempre più forti ragioni di risentimento dei soci e dei provinciali.

3) Le trasformazioni dell’organizzazione sociale dovute al crescere dell’elemento servile.

4) Le modificazioni culturali dovute all’incontro con la civiltà ellenistica.

§ Le vicende.

(Soltanto lettura)

ü Le vicende che segnano il declino del sistema repubblicano prendono l’avvio dalle proposte avanzate dai Gracchi (133- 122 a.C.), esse mirano a ridiscutere l’assetto sociale e politico proprio della Libera Res Publica a favore di un riequilibrio del tribunato e ad una più generale redistribuzione dei pesi sociali. Tali finalità sono perseguite dai Gracchi dapprima attraverso una rogatio agraria (Tiberio), poi mediante proposte inserite in un quadro di più ampia portata, relative alla cittadinanza, all’organizzazione dell’esercito, alle garanzie proprie della giurisdizione criminale, al ruolo del senato e dei tribuni.

• Al decennio graccano segue un periodo di grandi turbolenze dovute ai temi sollevati, ma non risolti. Il quadro sociale, peraltro, si articola ancora più nettamente, distinguendo la nobilitas dagli aequites, divisi da interessi economici e competitivi rispetto ai ruoli di direzione politica (compresa la direzione della funzione giurisdizionale).

Le questioni relative alla possessio della terra, i diritti di cittadinanza e la situazione servile costituiscono temi sociali ed economici, mentre il tema politico-costituzionale è posto dalla ricerca di un nuovo equilibrio delle istituzioni e, dunque, del ruolo del senato, delle assemblee e dei tribuni. In tal contesto, assume una crescente importanza l’esercito, modificato nella sua struttura e diventato ora un esercito di volontari attratti dal soldo militare. Il vincolo tra i

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militari ed il loro generale segna tutta la fase successiva alla riforma mariana fino alla conquista di Ottaviano.

ü Il primo grande scontro ha come protagonisti Mario, homo novus ed abilissimo generale, e Silla, espressione dell’oligarchia senatoria. Il contrasto, con alterne vicende, porta al prevalere di Silla, al quale si deve l’introduzione della dittatura legibus scribundis et rei publicae costituendae ed una serie di riforme tese a concentrare il potere nelle mani del senato a scapito delle funzioni assembleari e del ruolo dei tribuni. Le riforme sillane non hanno, però, vita lunga, e negli anni immediatamente successivi al suo volontario esilio sono poste nel nulla.

ü Si apre una nuova fase che vede protagonista Gneo Pompeo, al quale è attribuito (mediante la lex Gabinia de bello piratico) l’imperium in una dimensione del tutto anomala rispetto la prassi costituzionale.

Pompeo non riesce nel suo intento stabilizzatore e appare sempre più ambiguo, tanto da dover stringere alleanze per dare continuità alla sua azione di governo. Nasce così il patto con Crasso e Cesare.

Quest’ultimo, in assenza di Pompeo, trova a Roma largo seguito alla sua azione politica. Gli accordi successivi tra i tre (primo triumvirato) non portano la stabilità sperata. Segue lo scontro tra Pompeo e Cesare e la conquista del potere da parte di quest’ultimo. La vittoria di Farsalo nel 48 ne segna l’ascesa.

ü Il programma di Cesare non è radicale, ma la riorganizzazione dell’amministrazione dell’impero, il tentativo di imbrigliare la giurisprudenza, la sua vicinanza all’Egitto con i suoi simboli del potere assoluto e soprattutto la nomina a dittatore a vita portano inesorabilmente alla sua morte. La fine di Cesare apre un conflitto tutto interno ai populares. Si apre la lotta tra Antonio, Lepido ed Ottaviano, uniti prima in triumvirato e successivamente in un conflitto aperto e cruento nel quale si inserisce quella componente senatoria oramai esausta, ma che pur riesce, in quest’ultimo frangente, a far pendere la bilancia a favore di Ottaviano.

Obiettivi

n Conoscenza dell’assetto della libera res publica.

n Conoscenza del modello di produzione del diritto in età repubblicana.

n Comprensione della relazione intercorrente tra assetto costituzionale e modello di produzione del diritto.

Attività

Lezione frontale

Riferimenti

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