IL GRANOTURCO E LE CASTAGNE IN FRIULI
N
on riuscirebbe difficile rappresentare il Friuli gastronomico: una bella polenta e un boccale di vino, secondo l'adagio:Cui .'udors de Furlanie, vin polente e ligrie.
L'allegria potrebb'essere suscitata dalla M usa della poesia, a cominciare da quella ridrul- ciana di Ermes di Colloredo (sospirava il conte, cortigiano a Vienna, il suo bel Gurìz floril. ed a Cerere chiedeva san lu balziìl e di podè fa la colaziòn in te panàrie), per finire a quella dei contemporanei che cantano il granoturco e la polenta: ad Enrico Fruch ( ... al ven e nus tente - odor di polente ... ), ad Antonio Bauzòn (La vile polse in pèls e dut intor - nùlin polentis ... ), a Giovanni Lorenzoni (Te bavesele - de sere e de matine al si spa- cole - il penàclll, si mof, sqllasi al
feDele), ad E~cole Cm'letti (la polente 'e spandeve un bon odor di cuèt), per non citare Pietro Zo- rutti che nei suoi pronostici de- dica spesso la sua attenzione alla bIaDe (in luglio: gran calar cumò al CaDente - par madressi la po- lenle; in agosto:
r
è un serèn che l'inamore - l'è il sorlurc come une more: in ottobre: in chest li/llp il sorlurc a' si rafine).Ma sarà pili prudente cedere la parola ai tecnici dell'agricol- tura; chis à dove ci condureb- bero i poeti. I tecnici informano che il Friuli ha prodotto nel 1937 la bellezza di 1 milione e 600 mila quintali di granoturco (con- tro quinta I i 750.000 di frumento), nelle varietà precoci, semipre- coci e tardive. Produzione mai raggiunta in passato: effetto della propaganda granaria bandita dal Capo del Go\erno, della la,ora- ziune razionale dei terreni, della loro razionale concimazione, della crescente conqui,fa di ter- reni bonificati. Yarietà bianche e
gialle, selezionate e provenienti dall'Ame- rica, loro patria d'origine. E prodnzioni mai raggiunte come intensità: un agricoltore di San Vito al Tagliamento ha toccato la media cii qnintali 99 di granella (granoturco sgranato) per ettaro; uno di Cividale la media di quintali 97.87.
Ma la coltura di questo importantissimo cereale non si limita alle zone di pianura, guadagna le colline mOl'cniehe e le vallate alpine; talvolta s'inerpica sugli altopiani, e piu ancora salirebbe se le condizioni clima- tiche lo consentissero.
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La natura a tutti provvede: a coloro che vivono sui monti, dà il castagno, albero tipico
Cererc friulana.
Il reparlo del Consol'zio Enll Agrari dci Friuli alla III Moslra del granolUrco a Palmallo,'.,
del Friuli pedemontano. :\ell'autunno vedi scendere, specialmentc dal Ci\·idalese. i carri di castagne a\'\'iati alla Bassa e al medio Friuli. e ritol'llarsene ('on un eguale carico di granoturco: lo scambio in natura, ancora in uso per que~ti due prodotti autunnali.
,\Ia la castagna \'a perdendo terreno. ri- pello ad un tempo: molti ca tagni Curono abballuti per la guerra ed ora lo ono per alimentare l'indu>otria degli estratti tannici:
le castagne non prendono piu la \'ia del·
re tero nella misura cii quando il ollio. tutto il Ci\ idale e e persino i olinghi paesini di Peònis e Braulln . manda\ano i loro marroni in Germania e in Austria. Tutta\ ia la castagna rappre enta nn prodotto utile e rimunerati\ o anche oggidl. e pill lo rappre euterebbe fo,se maggiormente -indu trializzata.
'anno. per esempio. le no tre donne che le ca tagne. oltre a diventare «bruciate>
(buèrii$), lessate (balotis), lessate senza buccia (mondine, mòncis). ed accompagnare la «Ri- bolla> nella, eglia dei .\lorti. o cOlllunque le yeglie lunghe dell' ill\ emO (mentre - come canta il Fl'lleh: - la [merate... 'e tom/ellte il ciastelliir). po sono es ere i m piegate per s\ a- riati usi?
Cito di sfuggita quelli piu comuni: in Toscana e in Liguria. si fa una polenta ('on la farina di castagne assai nutriti\a che Corma la ba e dell'alimentazione di quei montanari.
I Ilecci della campaglla pi~toit:~e hanno la le' a compo izione del castagllaccio (farina di ca taglle impa tala ('on a('qua. pinoli, uya sultana un po' d'olIO). In alabria ed in COl"ica si Ca pure del pane. aggiu.ngendo a cinque chilogrammi di f,\lina di ca tagne del Iie\'ito di pane e due litri d·ac-qua. Del resto,
"irgilio non chiama il casla!!,no «italico albero del palle>?
Il granoturco e le castagne in Friuli
Pannocchie al sole. Folo. doli. G. 1'.I •. ,c{'illl.
Ca'ta~neti a Ramandolo. Folo. A. Brisighe/li.
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C. '8g-0eti nel Cindale.e. Folo . .d. Bri,ighcm.
Il granoturco e le castagne in Friuli Per il loro alto potere alimentare, pari a
quello della farina di frumento ma me~lio
assimilabile e digeribile, la farina di castagna si utilizza in sane minestre per bambini e in zuppe eccellenti (castagne passate, latte e tuorli d'uovo, bUTro e sale).
E quanti dolci freddi non si possono pre- parare con le castagne? Per esempio, la marmellata, i < caramei > (castagne arrostite immerse nello zucchero liquefatto), le castagne alla fiamma, il piu complicato Monte bicmco (a base di panna montata), il MOllte nero (a base di cioccolato e di mascarpone), ecc.
Fra i dolci caldi meritano pru:ticolare con- siderazione il Budino semplice il Budino con amaretti (a base di burro, di zucchero, di
uova, di mandorle, ecc.) che si serve al li- quore o alla cioccolata.
Ma quanti altri prodotti non clà ancora il
« pio castagno >, come lo chiama il Pascoli?
Zucchero, alcool, colla d'amido, taunino, ali- menti per il bestiame, senza contare la sua proprietà antifebbrifuga, espettorante, astrin-
/0\ e n te.
E dove mettere i l1Iarroni canditi, ghiotto- neria inarrivabile della cucina pieJllonlese?
Lungu sarebbe il dj~corso sul terna appe- titoso. Meglio quindi, ritornando al poeta, passare all'azione: ritirarsi al tepore del focolare,
bevi vino maogià bl.llotis ben lessadis tul orar.
RUSTlCUS.
C8S1ilgl1~ nel riccio.
Folo. doli. G. Fale.<chù I
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