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Chiesa dell Immacolata Concezione

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Chiesa dell’Immacolata Concezione

e di San Simmaco

Chiesetta della Concezione - acquerello di Zacarias Cerezo

La chiesetta dell’Immacolata Concezione e di San Simmaco è una delle più antiche di S. Maria: una lapide al suo interno porta la data del 1672, e nei registri del Duomo ne è attestata in quegli anni anche la celebrazione di matrimoni in ecclesia seu cappella Conceptione ubi dicitur all’Ulmo.

Il rione dell’Olmo, dove era stata costruita la chiesa, era uno degli otto in cui era divisa S. Maria.

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Francesco Granata, nella Storia Sacra della Chiesa Metropolitana di Capua (1766) cita anch’egli la chiesa della Concezione nella piazza dell’Olmo specificando che in questa è il beneficio della famiglia Bovenzi: ciò significa che i frutti di quella cappella, quali donazioni, elemosine e lasciti, erano appannaggio di quella famiglia, che era titolata anche a nominarne i beneficiari, di solito i preti della famiglia stessa.

La presenza su una parete della chiesa della lapide sotto riprodotta, lascia pensare alla presenza di una cripta in cui furono interrati i resti dei canonici Giacomo Bovenzi, deceduto nel 1648, e Vincenzo Bovenzi, morto nel 1668.

La famiglia Bovenzi ha fornito nel corso dei secoli una lunga fila di sacerdoti alla storia religiosa della nostra Città: dagli archivi della Diocesi sappiamo che un Francesco Bovenzi fu primicerio, cioè prima dignità del Capitolo della Collegiata, dal 1670 al 1687.

Nel testo I catasti onciari - S. Maria Capua Vetere 1754 pubblicato nel 2003, una nota è dedicata ai Reverendi Sacerdoti Ecclesiastici secolari: nella sola S. Maria Maggiore, escluso quindi il Casale di S. Pietro in Corpo, se ne contavano 74.

Tra essi, viene censito il reverendo canonico don Giovanni Bovenzi che possiede come Cappellano della Cappella della Santissima Concezione eretta in S. Maria in piazza dell’Olmo li seguenti beni: un terreno a S. Maria, uno a Caturano, possiede un’altra Cappellania, una delle quattro sotto il titolo di S. Maria via Mundi dentro la chiesa delle Monache del Carmine, e due parchi

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erbosi di 50 moggia a S. Tammaro. Inoltre esige annui ducati 20 dalla Congregazione del SS. Corpo di Cristo.

Il canonico Giovanni Bovenzi viveva con il fratello Francesco, coniugato con Laura Antinolfi, nel palazzo sito nella piazza di Casalnuovo, il tratto di strada compreso tra via Gallozzi e via Roberto d’Angiò.

Nello stesso censimento risulta iscritto il reverendo Francesco Antonio Bovenzi che possiede un edificio di case in piazza della chiesa e un edificio di case a San Tammaro.

E infine, un secolo dopo, troviamo un don Domenico Bovenzi, che con testamento del 1826 lasciò un legato in favore del Duomo.

La chiesetta della Concezione diede il nome anche alla strada su cui sorgeva, e nel 1813, anno in cui furono apposte le tabelle toponomastiche di pietra lavagna ossia di Genova ne furono collocate tre con la dicitura strada della Concezione, due agli inizi e alla fine della via, che andava dalla Cappella della Braccia al quartiere Perrella (caserma Mario Fiore), e la terza all’incrocio con la strada di S. Pasquale (via Melorio).

Di queste antiche tabelle solo qualche strada le conserva in originale come i vicoli Gazzillo e del Nespolo di via Roma.

La strada mutò nome nel 1871 quando fu denominata via Porta Albana ricordando una delle sette porte dell’antica Capua, quella di uscita dalla città dell’Appia all’altezza del Ponte di S. Prisco.

Il nome si riferiva ad un tempio non meglio identificato, l’Aedes Alba, dedicata forse ad una dea sconosciuta, di cui parla Tito Livio.

La chiesa della Concezione fu sotto giurisdizione del Duomo fino al 1964: vi celebrava Messa la domenica mattina il canonico Nicola Latessa (nella foto), che era stato cappellano del Cimitero.

In quell’anno la parrocchia del Duomo subì un drastico ridimensionamento territoriale: con decreto dell’arcivescovo Tommaso Leonetti del 13 gennaio 1964 fu eretta la Parrocchia di S. Simmaco, con chiesa in via Pratilli. Il 28 ottobre 1986 il l’arcivescovo mons.

Luigi Diligenza ne mutò la titolarità che passò a S. Paolo apostolo, e a S. Simmaco non restò che farsi ospitare in Duomo che divenne Parrocchia di S. Maria maggiore e S. Simmaco Vescovo.

Contemporaneamente alla parrocchia di S.

Paolo, che fu prima di mons. Sciaudone e poi di don Pierino Piccirillo, fu eretta nel 1964 la parrocchia di “S.

Paolino vescovo di Capua” con sede nella chiesa della Confraternita del Carmine facente parte del complesso ospedaliero “S. Giuseppe e Melorio”.

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www.giovannilaurenza.com - le nostre chiese - Cappella della Concezione e di S. Simmaco 5 maggio 1964 - don Pietro Ferriero riceve dall’arcivescovo mons. Leonetti

la cura della Parrocchia di S. Paolino (foto parrocchiasanpaolino.weebly.com)

Sotto la giurisdizione della nuova parrocchia, retta da don Pietro Ferriero, passò anche la Chiesetta della Concezione, da allora dedicata anche a S. Simmaco in quanto vi ebbe sede la

“Confraternita di S. Simmaco”, una delle più giovani della nostra Città. Formata da artigiani e principalmente da barbieri, sotto la guida del suo priore, Carmine Arpaia, partecipava sia alla festa della patrona parrocchiale, la Madonna del Carmine, che a quella dell’Assunta nell’abito completamente viola.

Le attività parrocchiali venivano svolte all’interno del Palazzo Vescovile ubicato poco innanzi:

il palazzo era stato acquistato nel 1842 dall’arcivescovo di Capua il cardinale Francesco Serra di Cassano per avere una sede nella nostra Città per sé e per i suoi successori vescovi dopo che lo storico Palazzo Melzi , sede estiva dell’arcivescovo di Capua, era stata ceduta in enfiteusi per essere sede dei Tribunali.

Il cardinale Serra morì improvvisamente il 17 agosto 1850 senza lasciare testamento. Ne approfittarono gli eredi per instaurare una lite giudiziaria con la Diocesi di Capua nel tentativo di incamerare tutti i beni del prelato, compreso il palazzo arcivescovile di S. Maria. La lite nel 1854 fu portata innanzi alla Corte Suprema di Giustizia napoletana che rinviò la decisione in merito alla Gran Corte Civile per la dichiarazione di pertinenza. Alla fine il cardinale Giuseppe Cosenza, nuovo arcivescovo di Capua, acconsentì al pagamento di un pesante indennizzo per mantenere alla Diocesi la titolarità di tutti i beni del defunto, compresa la sua importante biblioteca.

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Quando le esigenze di soggiorno dell’arcivescovo nella nostra Città ebbero termine, il Palazzo fu concesso in parte in fitto al Comune. Nel primo dopoguerra vi ebbe sede per un decennio l’Istituto Musicale “G. Verdi” e un distaccamento dei Vigili del Fuoco, per poi ospitare negli anni successivi, alcuni indigenti e le scuole elementari ed essere, ai giorni nostri, demolito.

La chiesetta della Concezione subì gravi danni alla copertura in conseguenza del terremoto del 1980 e fu quindi chiusa al pubblico. Solo quest’anno è stata restaurata.

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Le foto che seguono, postate da Raffaele di Foggia e da Alfredo Di Donato, documentano l’interno della chiesa nel corso del restauro:

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