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CAPITOLO 3

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Academic year: 2021

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CAPITOLO 3

Valutazione della sensibilità territoriale

3.1 Quadro ambientale

Per un corretto inserimento di una nuova infrastruttura nel contesto ambientale il D.P.C.M. 27 Dicembre 1988 prevede che si debbano considerare, per uno studio di impatto ambientale, “ le componenti naturalistiche ed antropiche interessate, le integrazioni tra queste ed il sistema ambientale nella sua globalità “.

Per le Infrastrutture lineari di trasporto i principali problemi di impatto ambientale da affrontare possono riguardare le seguenti componenti e fattori ambientali: - Aria - Acqua - Suolo e sottosuolo - Vegetazione e flora - Fauna - Ecosistemi

- Paesaggio e patrimonio culturale - Assetto demografico

- Assetto igienico-sanitario - Assetto territoriale - Assetto socio-economico - Rumore

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- Vibrazioni - Traffico

In particolare per l’infrastruttura oggetto della presente tesi è stato analizzato come parametro caratterizzante la sensibilità dell’area il Suolo e sottosuolo.

3.2 Metodi di valutazione territoriale ed ambientale

Le tecniche di valutazione vengono suddivise in due grandi gruppi: - Metodi di valutazione monetaria

- Metodi di valutazione non monetaria

3.2.1 Metodi di valutazione monetaria

Monetizzano le preferenze degli individui per una variazione nella fornitura di un bene, non per il valore del bene in sé. Le preferenze vengono valutate attraverso la disponibilità a pagare e la disponibilità ad accettare. Appartengono a questo gruppo:

- Costo di viaggio: stima la disponibilità a pagare nei confronti di un bene ambientale, basandosi sui costi sostenuti dai visitatori per raggiungere il sito.

- Valutazione contingente: Rileva la disponibilità a pagare dei soggetti per variazioni di qualità ambientale. E’ un metodo parametrico caratterizzato da due componenti, una deterministica e una stocastica secondo una Weibull.

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- Prezzo edonico il prezzo, non di mercato, è funzione delle varie caratteristiche, dove i coefficienti di queste caratteristiche rappresentano i costi impliciti.

Un approccio monetario presenta delle limitazioni:

- Monetizza le preferenze degli individui per una variazione della fornitura del bene, non per il bene in sé.

- Il valore monetario è misurato attraverso la disponibilità a pagare e ad accettare, e questo è distorto dal reddito del soggetto

- Il valore monetario è individualistico.

3.2.2 Metodi di valutazione non monetaria

Appartengono a questo gruppo le tecniche multi criterio multi attributo (Multiple Attribute Decision Making). Sono state elaborate per affrontare situazioni in cui si debba scegliere tra delle alternative sulla base di più attributi di vario genere. Si possono riassumere in:

- Metodi a eliminazione o di out ranking: non considera l’importanza degli attributi, ma solo la soddisfazione di uno standard ottimale desiderato. Viene fissato un criterio di riferimento al quale paragonare le alternative in esame

- Metodi grafici: rappresentano in modo sintetico la situazione tramite grafici e disegni, permettendo una rapida idea del problema.

- Metodi a punteggio: ad ogni alternativa viene assegnato un punteggio, un peso. questi pesi vengono aggregati tramite una funzione che permette di trovare un indice tale da poter classificare le varie alternative secondo la loro preferenza.

- Analytic Hierarchy Process (AHP): la valutazione è organizzata in forma gerarchica. La decisione viene scomposta in vari livelli, dove il primo

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rappresenta l’obiettivo da raggiungere e gli altri gli attributi e i sottoattributi ritenuti determinanti per il raggiungimento dell’obiettivo.

Le tecniche multi criteri a differenza delle tecniche tradizionali riescono a valutare le potenzialità future degli interventi, valutare l’efficienza globale dell’intervento relativamente a tutti gli attributi, anche quelli intangibili che con il metodo tradizionale non vengono valutati.

Nel presente studio è stato adottato questo metodo per determinare la mappa delle zone sensibili per la scelta delle aree più predisposte ad accogliere la nuova infrastruttura.

3.3 Analisi a Criteri Multipli Spaziale

3.3.1 Caratteristiche generali

La maggior parte dei problemi relativi alla progettazione ed alla gestione del territorio necessitano di metodologie decisionali che siano a Criteri Multipli (A.M.C.) basate su sistemi di informazioni geografici (G.I.S.).

Dall’utilizzo di questi due sistemi nasce il metodo A.M.C. Spaziale.

Da un lato infatti le tecniche G.I.S. consentono di analizzare una grande varietà di dati necessari per il processo di decisione, dall’altro le metodologie di A.M.C. offrono procedure capaci di elaborare e modellizzare i dati geografici e le preferenze dei decisori in valori unidimensionali delle alternative decisionali.

L’analisi spaziale è il processo attraverso il quale i dati grezzi vengono trasformati in informazioni utili, aggiungendovi un contenuto informativo maggiormente comprensibile (es. collocazione nello spazio di attributi socio-demografici).

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Al fine di poter analizzare tutte le informazioni, il cui riferimento geografico risulta essere di fondamentale importanza, è necessario costruire un S.I.T. (Sistema Informativo Territoriale).

Il S.I.T. è un particolare sistema informativo (cioè un insieme di hardware, software, dati, procedure aziendali, conoscenze, persone che raccolgono, gestiscono, elaborano, distribuiscono informazioni) in cui la maggior parte delle informazioni gestite hanno contenuto spaziale geo-referenziato.

Il “motore” del S.I.T. è il G.I.S. (Geographical Information Systems) che costituisce la parte informatica dell’intero sistema.

L’analisi multicriteri basata su GIS rende esplicita la componente spaziale dell’analisi in quanto richiede sia la conoscenza e la rappresentazione dei dati sui valori dei criteri (mappe dei criteri), sia la localizzazione geografica delle alternative che sono rappresentate attraverso una primitiva geometrica (punto, linea, poligono) a cui sono associati i valori dei criteri di valutazione.

L’analisi a criteri multipli spaziale può essere pensata quindi come un processo che combina e trasforma i dati geografici di input in un output decisionale (Malczewski 1999).

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Fig. 3.1 – Input e Output di un modello di analisi multi criteri spaziale (Malczewski 1999)

Gli elementi costitutivi di un processo sono (Fig. 3.2):

- Goal o Obiettivo: scopo o fine del processo esaminato

- Decisori: pesano i criteri sulla base dell’esperienza accumulata in situazioni analoghe

- Criteri o Attributi: standards di giudizio per testare la desiderabilità di una certa alternativa/criterio. Sono gli elementi di giudizio per la valutazione. - Pesi: permettono di costruire la matrice di valutazione e definiscono il

valore di un attributo i-esimo rispetto all’attributo j-esimo.

Le fasi che caratterizzano una Analisi a Criteri Multipli Spaziale sono tre (Fig. 3.3):

- Raccolta delle informazioni - Modellazione

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Fig. 3.2 – Elementi costitutivi di una Analisi a Criteri Multipli

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3.3.1.1 Processo di standardizzazione

E’ necessario rendere confrontabili tra loro i vari criteri e attributi attraverso un processo di standardizzazione, che consente la conversione delle diverse scale degli attributi in una scala comune adimensionale.

I metodi di standardizzazione principali sono:

- Trasformazioni di scala lineare: la standardizzazione avviene rispetto al valore massimo, oppure attraverso minimo e massimo.

- Funzioni di valore/utilità: a ciascun attributo viene attribuita una funzione di valore/utilità che mette in relazione i valori assunti dall’attributo con misure adimensionali comprese tra i due valori 0 e 1.

- Approcci probabilistici: vengono assegnati in seguito a osservazioni di tipo probabilistico valori tra 0 e 1 associati alla frequenza con la quale si manifestano i valori degli attributi:

ƒ 0 = evento impossibile ƒ 1 = evento certo

3.3.1.2 Assegnazione dei pesi

Il peso è un valore assegnato ad un criterio/attributo e sta ad indicare la sua importanza relativa rispetto ad un altro criterio/attributo considerato nel processo di scelta. Per assegnare tale peso esistono diversi metodi:

- Ranking: consiste nell’individuare un ordinamento tra i criteri seguito dal calcolo dei pesi in base a diverse procedure

- Rating: è una graduatoria dei criteri ottenuta attraverso l’assegnazione dei pesi sulla base di una scala predeterminata.

- Confronto a coppie: i pesi sono determinati normalizzando l’autovettore relativo all’autovalore massimo della matrice dei confronti a coppie, detta

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anche matrice di valutazione, e sono rappresentati dalle componenti dell’autovettore principale normalizzato.

Di seguito vengono visti i metodi del Ranking e del Confronto a coppie, che sono i due metodi che sono stati utilizzati nel presente studio.

3.3.2 Ranking

Viene prima di tutto individuato un ordinamento (rank) tra i criteri. Una volta stabilito l’ordinamento per il set di criteri, esistono diversi metodi per generare il valore dei pesi.

- Rank Sum

- Rank Reciprocal

- Rank Exponent

Dove :

n = numero di criteri considerati (k = 1,2,…n) rj = posizione del criterio nell’ordinamento (rank)

wj = peso normalizzato del j-esimo criterio

p = parametro adimensionale intero ( p = 0 assegna pesi uguali ai criteri, al

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Il metodo utilizzato nella presente tesi è il Rank Exponent, in quanto attraverso il parametro p si riesce a “calibrare” nel modo migliore i pesi.

3.3.3 Metodo AHP

Il metodo dell’analisi gerarchica (metodo AHP) proposto da Saaty integrato con i metodi di Analisi Spaziale supportati dai Sistemi di informazione geografici (GIS) si articola in tre fasi:

- Decomposizione - Confronto a coppie - Ricomposizione

3.3.3.1 Decomposizione

Definizione di una struttura gerarchica (albero) che comprende gli elementi più importanti del processo decisionale.

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3.3.3.2 Confronto a coppie

Per attribuire i pesi ai criteri/attributi è necessario:

ƒ Costruire la matrice dei confronti a coppie (matrice di valutazione)

ƒ Determinare i pesi dei criteri (tramite stime soggettive o interviste)

ƒ Verificare la consistenza della matrice

3.3.3.2.1 Matrice di valutazione

Il generico elemento aij rappresenta la dominanza del criterio/attributo i-esimo sul criterio/attributo j-esimo. La matrice è:

ƒ Quadrata, di dimensione n

ƒ Positiva, avendo tutti gli elementi uguali a 1 sulla diagonale ƒ Reciproca, in quanto aij = 1/ aji

La matrice di valutazione deve risultare consistente, cioè deve verificarsi la condizione:

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Il rapporto di consistenza CR rappresenta il valore soglia di riferimento e il cui superamento comporta la riformulazione dei giudizi.

CR si calcola come segue:

- Si determina il Vettore di consistenza CV (n x 1) dividendo il vettore delle somme pesate (peso del primo criterio per la prima colonna della matrice dei confronti a coppie etc) per il vettore dei pesi.

- Si calcola il valore medio Lambda λ del vettore di consistenza CV:

- Si calcola l’Indice di Consistenza:

- Si determina il Rapporto di Consistenza CR, che affinchè la matrice risulti consistente deve essere minore di 0,1:

Dove RI rappresenta il Random Index funzione del numero degli elementi della matrice che vengono comparati:

3.4.3.3 Ricomposizione

Si determinano i pesi globali delle alternative tramite semplice combinazioni lineari.

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3.4 Applicazione al caso di studio

3.4.1 Suolo e sottosuolo

Obiettivo di questa componente ambientale è la determinazione della sostenibilità degli usi, attuali e previsti, del suolo e sottosuolo, l’individuazione dei problemi legati alle caratteristiche geolitologiche, geostrutturali, geomorfologiche e idrogeologiche.

Le componenti che caratterizzano il suolo e il sottosuolo che vengono di seguito analizzate sono:

- Vulnerabilità

- Pericolosità geomorfologica - Pericolosità idraulica

- Litotecnica - Uso del suolo - Vegetazione

Queste sono state analizzate con metodi differenti:

ƒ Ranking

• Uso del suolo • Litotecnica

ƒ Confronto a coppie (Saaty)

• Pericolosità geomorfologica • Pericolosità idraulica

• Vulnerabilità • Vegetazione

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Fig. 3.5 Albero decisionale

Da ognuno di questi attributi verrà ricavata una mappa di sensibilità. Queste verranno poi aggregate tra loro in più modi, creando cosi scenari diversi a seconda del punto di vista preso in considerazione (dell’ambientalista, del geotecnico..).

Alle mappe di ogni scenario cosi ottenute verrà sovrapposta la mappa dei vincoli.

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3.4.1 Analisi degli attributi

3.4.1.1 Vulnerabilità

L’analisi sulla Vulnerabilità è stata fatta attraverso l’uso delle Carta Vulnerabilità Idrogeologica (Tavola 8) del Piano Strutturale Coordinato.

Per le formazioni di natura incoerente questa è stata ricavata attraverso l’intersezione tra le informazioni litotecniche derivate dalla carta geologica e l’acclività del terreno.

Per le classi litotecniche delle formazioni coerenti, sviluppate in prevalenza nelle aree montane, il grado di vulnerabilità è stato invece definito in maniera indipendente dal parametro di pendenza locale.

Le classi in cui è stato diviso il territorio sono:

ƒ Classe 1: Vulnerabilità irrilevante ƒ Classe 2: Vulnerabilità bassa ƒ Classe 3a: Vulnerabilità media ƒ Classe 3b: Vulnerabilità media ƒ Classe 4a: Vulnerabilità elevata ƒ Classe 4b: Vulnerabilità elevata

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   1  2  3A  3B  4A  4B  1  1  0,333333 0,2  0,166667 0,125  0,111111 2  3  1  0,333333 0,25  0,166667  0,142857 3A  5  3  1  0,5  0,25  0,2  3B  6  4  2  1  0,333333  0,25  4A  8  6  4  3  1  0,5  4B  9  7  5  4  2  1 

Tab. 3.1 Matrice dei confronti a coppie dell’attributo vulnerabilità

I risultati ottenuti sono riportati nella tabella 3.2, dai quali è stata ricavata la mappa di sensibilità in figura 3.6.

   pesi  pesi norm λ  CI  RI  CR 

1  0,027366 0,067661 2  0,050515 0,124893 3A  0,098  0,242297 3B  0,14103  0,348685 4A  0,278629 0,68889  4B  0,404461 1     6,281811 0,056362 1,24  0,045453 Tab. 3.2

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Come si vede dalla tabella 3.2, il peso delle zone, una volta normalizzato, varia tra 0 e 1. Il valore 0 rappresenta le aree con minima sensibilità, quindi la minima vulnerabilità del territorio, il valore 1 rappresenta le aree con massima sensibilità.

Una volta riportati in una mappa, tali valori sono espressi tramite l’intensità del colore. Le zone chiare indicano quindi le aree del territorio meno sensibili, le zone scure indicano le aree più sensibili.

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3.4.1.2 Pericolosità geomorfologica

La Carta della Pericolosità geomorfologica del Piano Strutturale Coordinato è stata redatta con gli stessi criteri con i quali è stata elaborata la Carta di Pericolosità del PTC, modificati in base alle osservazioni conseguenti il rilievo morfologico effettuato. Le classi individuate sono quelle previste dal PTC:

- Classe 1 – pericolosità irrilevante - Classe 2 – pericolosità bassa - Classe 3 – pericolosità media

ƒ 3b area in soliflusso ƒ 3b coperture detritiche - Classe 4 – pericolosità elevata

ƒ 4a frane inattive ƒ 4b frane attive

Di seguito sono riportati i risultati del confronto a coppie:    1  2  3A  3B  4A  4B  1  1  0,333333 0,2  0,166667 0,125  0,111111 2  3  1  0,333333 0,25  0,166667  0,142857 3A  5  3  1  0,5  0,25  0,2  3B  6  4  2  1  0,333333  0,25  4A  8  6  4  3  1  0,5  4B  9  7  5  4  2  1 

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   pesi  pesi norm λ  CI  RI  CR  1  0,027366  0,067661 2  0,050515  0,124893 3A  0,098  0,242297 3B  0,14103  0,348685 4A  0,278629  0,68889  4B  0,404461  1     6,281811 0,056362 1,24  0,045453  Tab. 3.4

Il peso normalizzato varia tra 0 e 1. Al valore 0 corrispondono le aree con minima sensibilità, cioè le aree in cui non è stata riscontrata una pericolosità geomorfologica. Al valore 1 corrispondono invece le aree con massima sensibilità, cioè quelle aree in cui la pericolosità geomorfologica è più elevata.

Nella mappa di sensibilità (Fig. 3.7) il crescere della sensibilità è direttamente proporzionale all’intensità del colore.

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3.4.1.3 Pericolosità idraulica

La Carta della Pericolosità idraulica del Piano Strutturale Coordinato è stata realizzate in due modi distinti, dal momento che gli Enti proposti al controllo del Piano Strutturale (Provincia e Regione) fanno riferimento ad una diversa normativa. La Provincia adotta i criteri approvati con Delibera C.P. n° 349 del 18/12/98, mentre la Regione fa riferimento ai criteri della Del. Regionale 12/00 (ex 230/94).

Nel presente studio sono stati utilizzati i dati presenti nella Carta delle Pericolosità del PTC, che divide il territorio nelle seguenti classi:

- Classe 1 – pericolosità irrilevante

ƒ Aree collinari e montuose in cui sono giudicati impossibili eventi di esondazione o sommersione.

- Classe 2 – pericolosità bassa

ƒ Aree apparentemente non coinvolgibili da eventi di esondazione o sommersione, come depositi terrazzati distanti in quota da dall’attuale reticolo fluviale.

- Classe 3 – pericolosità media

ƒ 3a aree soggette ad esondazioni con tempi di ricorrenza superiori a 200 anni

ƒ 3b aree soggette ad esondazioni con tempi di ricorrenza compresi tra 20 e 200 anni

- Classe 4 – pericolosità elevata

ƒ 4a aree soggette ad esondazioni con tempi di ricorrenza tra 2 e 20 anni

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ƒ 4b aree soggette ad esondazioni con tempi di ricorrenza biennali

Di seguito sono riportati i risultati dei confronti a coppie:

   1  2  3A  3B  4A  4B  1  1  0,333333 0,2  0,166667 0,125  0,111111 2  3  1  0,333333 0,25  0,166667  0,142857 3A  5  3  1  0,5  0,25  0,2  3B  6  4  2  1  0,333333  0,25  4A  8  6  4  3  1  0,5  4B  9  7  5  4  2  1 

Tab. 3.5 Matrice dei confronti a coppie dell’attributo P.I.

   pesi  pesi norm λ  CI  RI  CR 

1  0,027366 0,067661             2  0,050515 0,124893             3A  0,098  0,242297             3B  0,14103  0,348685             4A  0,278629 0,68889              4B  0,404461 1                       6,281811 0,056362 1,24  0,045453 Tab. 3.6

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Il peso normalizzato varia tra 0 e 1. Al valore 0 corrispondono le aree con minima sensibilità, cioè le aree in cui non è stata riscontrata una pericolosità idraulica. Al valore 1 corrispondono invece le aree con massima sensibilità, cioè quelle aree in cui la pericolosità idraulica è più elevata.

Nella mappa di sensibilità (Fig. 3.7) il crescere della sensibilità è direttamente proporzionale all’intensità del colore.

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Fig. 3.8 Mappa di sensibilità della P.I.

3.4.1.4 Vegetazione

La componente naturale è un fattore importante per la definizione della qualità del territorio. Il grado di diversità ecologica e biologica è un utile indicatore dello stato di integrità del paesaggio.

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Le amministrazioni hanno dato incarico a degli agronomi di fare l’inventario forestale. Questo è costituito da quattro classi:

- Bosco: superfici più estese di 0,5 ettari, con piante arboree di altezza media superiore a 5 metri, con grado di copertura delle chiome di almeno il 20% della superficie sulla quale vegeta, e larghezza minima di 20 metri. - Boschetto: superfici alberate con stesse caratteristiche dei boschi ma con

superfici inferiori a 0,5 ettari.

- Aree boscate in rinnovazione: superfici con caratteristiche analoghe a quelle dei boschi ma con altezza media degli alberi inferiore a 5 metri. - Arbusteto: forme inferiori attinenti alla vegetazione, arbusti e cespugli. - Formazioni riparie: fasce alberate di varia statura che costeggiano i fiumi

e corsi d’acqua.

Per ogni Comune sono state valutate le estensioni delle varie categorie forestali. Per il Comune di Riparbella è stato ricavato il seguente grafico:

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La percentuale della superficie coperta da bosco rispetto alla superficie complessiva del territorio comunale definisce l’Indice di boscosità.

Dalla figura 3.2 si nota come il Comune di Riparbella abbia un elevato indice di boscosità. La presenza di un tessuto di formazioni forestali ampio e diversificato costituisce un indicatore di integrità.

Fig. 3.10 Indice di boscosità

La sensibilità del territorio nei confronti della nuova infrastruttura oggetto della presente tesi, per quanto riguarda la componente vegetazionale, è stata valutata sulla base della modalità di intervento prevista dal PTCP.

I tipi di intervento sono:

- Conservazione (A): aree di elevati interesse ambientale, per cui è necessario garantire il rispetto dei dinamismi naturali delle cenosi vegetali spontanee, mediante interventi tesi alla conservazione degli equilibri naturali già raggiunti.

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- Mantenimento (B): le cenosi presentano un buon grado di stabilità, ma hanno elementi di disturbo e necessitano di un controllo duraturo per definirne la condizione e la continuità

- Consolidamento (C): aree con soddisfacente qualità floristica, ma compromesse nella struttura o nelle componenti fondamentali, che ne rendono opportuni interventi volti a superare le situazioni negative.

- Modificabilità (D): aree con prevalenti elementi estranei al naturale dinamismo delle specie autoctone, nelle quali sarebbe necessario un piano di intervento anche per la messa in sicurezza del territorio.

Di seguito sono riportati i risultati dei confronti a coppie:

  D C B A 

D 1 0,333333 0,2 0,142857 

C 3 1 0,333333 0,2 

B 5 3 1 0,333333 

A 7 5 3 1 

Tab. 3.7 Matrice dei confronti a coppie dell’attributo Vegetazione

   pesi  pesi norm λ CI RI  CR 

D  0,05689  0,101973           C  0,121873  0,218452           B  0,263345  0,472036           A  0,557892  1                   4,118466 0,039489 0,9  0,043876  Tab. 3.8

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Il peso normalizzato varia tra 0 e 1. Al valore 0 corrispondono le aree con minima sensibilità, cioè le aree in cui la vegetazione è modificabile. Al valore 1 corrispondono invece le aree con massima sensibilità, cioè le aree di massimo interesse ambientale.

Nella mappa di sensibilità (Fig. 3.11) il crescere della sensibilità è direttamente proporzionale all’intensità del colore.

Fig. 3.11 Mappa di sensibilità della Vegetazione

3.4.1.5 Uso del suolo

La sensibilità del territorio ad una nuova infrastruttura, come quella oggetto della presente tesi, dipende anche dall’uso del suolo. Questo è stato suddiviso in quattro classi a seconda dell’impatto sul territorio:

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- Classe A: laghi, fiumi, aree produttive

- Classe B: vigneto, oliveto, serre, vivai, annessi agricoli, parchi e giardini, bosco, arboricoltura da legno, altre specie pregiate

- Classe C: seminativo, pascolo, colture ortive, frutteto, cave, aree agricole frammentate

- Classe D: incolto, non classificato

Le aree urbanizzate, presenti nella carta Uso del suolo, non sono considerate nel presente attributo, ma successivamente nei vincoli.

Di seguito sono riportati i risultati ottenuti tramite il metodo del Ranking:

  peso peso norm

CLASSE D 0,01 0,015625

CLASSE C 0,08 0,125

CLASSE B 0,27 0,421875

CLASSE A 0,64 1

Tab. 3.9 Pesi delle classi Uso del Suolo

Il peso normalizzato varia tra 0 e 1. Al valore 0 corrispondono le aree con minima sensibilità, cioè le aree in cui il suolo è incolto. Al valore 1 corrispondono invece le aree con massima sensibilità, cioè le aree di massimo interesse.

Nella mappa di sensibilità (Fig. 3.12) il crescere della sensibilità è direttamente proporzionale all’intensità del colore.

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Fig. 3.12 Mappa di sensibilità dell’Uso del suolo

3.4.1.6 Litotecnica

Ogni classe della Carta Litotecnica (Tavola 5 del Piano Strutturale) identifica una distinta litologia, indipendentemente dall’età e dalla posizione stratigrafica. E’ stata costruita su base geologica, raggruppando le formazioni della Carta Geologica aventi caratteristiche geomeccaniche simili.

Sono state distinte sei classi litotecniche:

- Classe I - Formazioni coerenti di elevata e media resistenza: corrisponde ai litotipi rocciosi e comprende le rocce ofiolitiche (gabbri, basalti e serpentine), i diaspri e i calcari a calpionelle, appartenenti al dominio ligure. La classe è rappresentata da sedimenti di natura litoide, affioranti direttamente in superficie o ricoperti solo da un livello corticale terrigeno di alterazione.

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- Classe II - Formazioni semicoerenti e conglomeratiche: sono state inserite in questa classe le formazioni con un distinto grado di addensamento costituite da alternanze irregolari di livelli sabbiosi e calcarei e/o calcarenitici, mostranti rapporti di proporzione variabili e passaggi eteropici tra le varie litologie, e le formazioni conglomeratiche, rappresentate mediamente da litotipi con valido grado di cementazione, spesso ricoperte solo da uno spessore superficiale di materiale sciolto, derivante dall’alterazione del livello litoide sottostante.

- Classe III - Formazioni incoerenti sabbiose: comprende i depositi manifestamente di natura sabbiosa, riconducibili al quaternario, e i deposti alluvionali. Coincidono con i litotipi sciolti, caratterizzati da grado di addensamento molto variabile.

- Classe IV - Formazioni coerenti di scarsa resistenza: sono state inserite in questa classe formazioni distinte ma caratterizzate da livelli o porzioni litoidi, intercalati o frammisti a livelli di natura argillosa, che ne riducono le proprietà meccaniche, condizionandone quindi il comportamento generale. Rientrano in questo gruppo le brecce delle formazioni litoidi, i cui clasti sono immersi in una matrice quasi sempre argillosa, le formazioni gessose, caratterizzate da livelli e blocchi lapidei immersi in matrice argillosa e le formazioni flyscioidi dei Palombini e di Lanciaia, caratterizzate da livelli calcarei alteranti in maniera caotica ad importanti strati argilloscistosi.

- Classe V - Formazioni pseudocoerenti argilloso sabbiose; comprende le sabbie ad Arctica e lesabbie argillose di Guardistallo. Si tratta di

alternanze irregolari e con soluzione di continuità di livelli di sabbie e di argille, il cui comportamento meccanico è condizionato dalla quantità

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della frazione argillosa che si plastifica in presenza di acqua, la cui percolazione è richiamata dalle intercalazioni sabbiose.

- Classe VI - Formazioni pseudocoerenti argillose: comprende i depositi manifestamente di natura argillosa.

Di seguito sono riportati i risultati dell’analisi con il metodo Ranking:

peso  peso norm  CLASSE I  0,002268  0,00463  CLASSE II  0,018141  0,037037  CLASSE III  0,061224  0,125  CLASSE IV  0,145125  0,296296  CLASSE V  0,283447  0,578704  CLASSE VI  0,489796  1 

Tab. 3.10 Pesi delle classi Uso del Suolo

Il peso normalizzato varia tra 0 e 1. Al valore 0 corrispondono le aree con minima sensibilità, cioè le aree in cui il terreno ha le migliori caratteristiche meccaniche. Al valore 1 corrispondono invece le aree con massima sensibilità, cioè le aree caratterizzate da formazioni di minima resistenza.

Nella mappa di sensibilità (Fig. 3.12) il crescere della sensibilità è direttamente proporzionale all’intensità del colore.

(31)

Fig. 3.13 Mappa di sensibilità della Litotecnica

3.4.2 Vincoli

Nel presente studio come vincolo è stato preso in considerazione soltanto l’abitato urbano, in quanto è l’unico presente nella zona di interesse della infrastruttura.

(32)

3.4.3 Scenari ed Aggregazione finale

Una volta determinate le mappe di sensibilità per ogni attributo queste sono state aggregate in modi diversi con i confronti a coppie, in modo da costruire più scenari:

- Scenario 1: è stato dato lo stesso peso a tutti gli attributi

- Scenario 2: è stato preso come punto di vista quello di un ambientalista, ed è stato dato maggior peso alla Vegetazione e all’Uso del suolo rispetto agli altri attributi

- Scenario 3: è stato preso come punto di vista quello del progettista, ed è stato dato maggior peso alla Pericolosità geomorfologica e Idraulica ed alla Litotecnica.

3.4.3.1 Scenario 1

Dando lo stesso peso a tutti attributi è stato determinata la seguente mappa di sensibilità:

Fig. 3.14 Mappa di sensibilità

(33)

3.4.3.2 Scenario 2

E’ stato dato un peso maggiore all’attributo Vegetazione e all’Uso del suolo. I risultati ottenuti sono riportati di seguito:

VULNERAB.  P.G.  P.I.  VEGETAZ.  USO SUOLO  LITOTECNICA

VULNERAB.  1  1  1  0,166667 0,25  1  P.G.  1  1  1  0,166667 0,25  1  P.I.  1  1  1  0,166667 0,25  1  VEGETAZ.  3,00003  5,999988 USO SUOLO  0,33333  LITOTECNICA  1  1  1  0,166667 0,25  1 

Tab. 3.11 Matrice dei confronti a coppie dello Scenario 2

pesi  pesi norm  λ  CI  RI  CR 

VULNERAB.  0,069841 0,1489  P.G.  0,069841 0,1489  P.I.  0,069841 0,1489  VEGETAZ.  0,469048 USO SUOLO  0,251587 0,536378 LITOTECNICA  0,069841 0,1489  6,054231 0,010846 1,24  0,008747 Tab. 3.12

(34)

Fig. 3.15 Mappa di sensibilità dello Scenario 2

3.4.3.3 Scenario 3

E’ stato dato un peso maggiore agli attributi Pericolosità Idraulica e Geomorfologica, Vulnerabilità e Litotecnica, cioè alle caratteristiche del terreno, mettendosi nei panni del progettista. I risultati ottenuti sono riportati di seguito:

VULNERAB.  P.G.  P.I.  VEGETAZ.  USO SUOLO  LITOTECNICA 

VULNERAB.  1  1  1  5  5  1  P.G.  1  1  1  5  5  1  P.I.  1  1  1  5  5  1  VEGETAZ.  0,2  0,2  0,2  1  1  0,2  USO SUOLO  0,2  0,2  0,2  1  1  0,2  LITOTECNICA  1  1  1  5  5  1 

(35)

   pesi  pesi norm  λ  CI  RI  CR  VULNERAB.  0,227273  5              P.G.  0,227273  5              P.I.  0,227273  5              VEGETAZ.  0,045455  1              USO SUOLO  0,045455              LITOTECNICA  0,227273                       6  1,78E‐16 1,24  1,43E‐16  Tab. 3.14

Da questi risultati si ottiene la seguente mappa di sensibilità:

(36)

3.4.4 Individuazione del corridoio di minima sensibilità

Nella zona di interesse dell’infrastruttura è stato determinato, per ogni scenario, e per 3 diversi punti di origine-destinazione, il corridoio di minima sensibilità.

Questo costituisce il corridoio all’interno del quale, ove ci passasse la strada, causerebbe il minor impatto possibile sull’ambiente.

I punti di origine-destinazione della variante sono stati fissati sia ad ovest del paese (Alternativa 1), come era stato proposto in un primo momento nel PRG, che ad est del paese (Alternativa 2 e 3), come in seguito è stato proposto nel Piano Strutturale.

3.4.4.1 Corridoio di minima sensibilità per l’Alternativa 1

(37)

Fig. 3.18 Corridoio di minima sensibilità – Alternativa 1/Scenario 2

(38)

3.4.4.2 Corridoio di minima sensibilità per l’Alternativa 2

Fig. 3.20 Corridoio di minima sensibilità – Alternativa 2/Scenario 1

(39)

Fig. 3.22 Corridoio di minima sensibilità – Alternativa 2/Scenario 3

3.4.4.3 Corridoio di minima sensibilità per l’Alternativa 3

(40)

Fig. 3.24 Corridoio di minima sensibilità – Alternativa 3/Scenario 2

Figura

Fig. 3.4 – Struttura gerarchica ad albero
Fig. 3.5 Albero decisionale
Tab. 3.1 Matrice dei confronti a coppie dell’attributo vulnerabilità
Fig. 3.6 Mappa di sensibilità Vulnerabilità
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