Flusso di spatter agglutinato Colata lavica (28/12/2002) 1m 1m
a)
b)
c)
Stratificazioni di materiale grossolano
Fig. 5: Struttura generale del deposito in cui sono evidenziate fasce stratificate (a), blocchi litici (c) e un’area in cui è maggiormente addensata la frazione juvenile più grossolana (a-b).
CAPITOLO 4
“Il deposito di “Hot Avalanche”
4.1 Descrizione del deposito
L’aspetto generale del deposito è di tipo massivo di colore rossastro, a forma di lente piano convessa, composto da clasti sub-angolari a sub-arrotondati, non saldati dispersi in una matrice fine, con limitate variazioni laterali e verticali sia del rapporto clasti-matrice che della dimensione massima dei clasti.
Localmente si osservano porzioni limitate granulo-sostenute caratterizzate da una certa stratificazione, classazione e gradazione (fig. 5 a).
Nella parte alta laterale sinistra dell’affioramento, direttamente a contatto con la colata sovrapposta, si osserva uno strato grossolano di spessore metrico di bombe clasto-sostenute la cui origine appare essere diversa (fig. 5b). Nella
dell’affioramento, un’unita di flusso di spessore metrico da matrice-sostenuta a clasto-matrice-sostenuta (fig. 6). L’arrossamento del deposito è più evidente nella porzione superiore,
presumibilmente a causa della
maggiore ossidazione per contatto con l’aria.
Rilievi termici effettuati sul deposito mediante telecamera termica (fig. 6, Calvari S. et al, 2005), dal 29 Dicembre 2002 fino al 15 Febbraio 2003, hanno evidenziato temperature massime di oltre 3500 C, decrescenti col tempo.
All’interno dell’andamento decrescente delle temperature con il tempo si evidenziano inoltre sei picchi apparenti (fig. 7).
Sciara di Fuoco Deposito di
“Hot Avalanche” Area rilevata dalla
telecamera termica 9C c) 29 Dicembre 2002 d) 14 Febbraio 2003 90C 2540C 29 Dicembre 2002
Figura 6: (a) Foto della “hot avalanche” il 29 Dicembre 2002. (b) Immagine termica del deposito il 29 Dicembre 2002 e il (c) 14 Febbraio 2003. La linea tratteggiata verde (b e c) indica la stessa porzione del deposito prima e dopo l’erosione (foto: S.Calvari).
b
a
cFigura 6: Parte destra (occidentale) del deposito caratterizzata da un’unità di flusso da matrice-sostenuta (a) a clasto-matrice-sostenuta (b), direttamente a contatto con la colata sovrapposta (c)
40 cm
c
a
Aumenti della temperatura superficiale del deposito corrispondono verosimilmente all’improvvisa esposizione della porzione interna, più calda, del deposito, conseguente a crolli di arretramento della falesia a causa dell’azione di scalzamento operata dal mare. La massima temperatura rilevata sulla superficie del deposito è stata di 3680 C.
Le caratteristiche strutturali, granulometriche e termiche del deposito sono consistenti con un’origine da “hot avalanche”.
Il deposito consiste di frammenti juvenili freschi e di lave e scorie litiche da fresche ad alterate. Le dimensioni massime dei componenti variano relativamente alla tipologia; quelli juvenili risultano inferiori ad un metro di diametro (fig. 5b), alcuni blocchi litici visibilmente arrossati dal riscaldamento superano anche i tre metri (lava Vancori ?, fig. 5c). I clasti juvenili di maggiori dimensioni hanno forme rotondeggianti e mostrano una struttura interna di “agglutinato”, la superficie esterna è spesso bitorzoluta tipo bomba a cavolfiore con fratture irregolari che sembrano il risultato di indurimento della parte esterna seguita da stress prodotti da interazione meccanica tra clasti o da rotolamento (fig. 5b). Fratture analoghe si riscontrano anche in clasti subdecimetrici. I litici sono presentii sia come elementi isolati sia all’interno dei clasti agglutinati. In maniera subordinata essi costituiscono il nucleo delle “cored bombs” (bombe con nucleo litico, vedi capitolo 4.4).
1 2 3 4 5 6 T e m p e ra tu ra M A X ( 0C ) Tempo
Figura 7: Variazioni nel tempo delle temperature massime, registrate sulla superficie della deposito progressivamente eroso dall’azione marina.
Figura 1: Campioni prelevati lungo il deposito a Febbraio 2003 (A), Aprile 2004 (B) e Luglio 2004.(C) A1 A2 A3 B3 B4 B5 B2 B1 C4 C3 C2 C1 C5
4.2 Campionamento
La fase seguente all’osservazione del deposito è stata la scelta dei siti da campionare, al fine di documentarlo in tutta la sua estensione mediante le successive analisi di laboratorio.
Da Febbraio 2003 a Luglio 2005 sono state compiute quattro fasi di campionamento, prelevando complessivamente tredici campioni di materiale per analisi granulometrica lungo tutto il deposito (fig. 1), equivalenti ad una massa complessiva analizzata pari a 307 kg.
I campioni prelevati a Febbraio 2003 (A in fig. 1) hanno un peso compreso tra 2 e 2,5 Kg e sono quindi rappresentativi solo della matrice del deposito.
I campioni raccolti nell’Aprile 2004 (B in fig. 1) hanno pesi tra 3 e 4 Kg. I campioni prelevati nel Luglio 2004 comprendono anche la frazione più grossolana campionata ed il loro peso varia tra 52 e 60 Kg.
Sui campioni C è stato necessario eseguire parte dell’analisi granulometrica sul terreno e ridurne successivamente la massa, per le successive analisi di laboratorio della matrice fine. Per ridurre la massa si è utilizzato il metodo della quartatura (Muller, 1967) che consiste in una riduzione della massa del
in aliquote della quantità raccomandata (fig. 2) tali da poter rappresentare con buona approssimazione statistica il campione originario e i rapporti fra i suoi componenti. Si costruisce un mucchietto di forma regolare del
campione, avendo cura di mescolarlo
preventivamente, il cono viene poi schiacciato e suddiviso in quattro parti uguali, viene preso il materiale da due quadranti opposti, e l’operazione viene ripetuta fino al raggiungimento della quantità desiderata.
4.3 Analisi di laboratorio
Terminato il lavoro di campagna (descrizione del deposito e campionamento di materiale) il materiale campionato è stato sottoposto ad una serie di analisi, presso i laboratori dell’INGV di Pisa.
Le analisi effettuate a tale scopo comprendono:
1) Analisi granulometrica;
2) Analisi dei componenti;
3) Analisi delle ossidiane;
4) Analisi delle forme dei clasti;
5) Analisi di densità e vescicolarità della frazione juvenile.
Figura 2: Metodo della quartatura e raccomandazioni (Muller, 1967). SI SI NO NO Granulometria media (mm) Quantità consigliata < 32-64 5 kg < 16 1-2 kg < 4 200-300 g < 0,5 100-50 g < 0,25 20-30 g