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IS e WEB: comunicazione "emozionale" e processi di territorializzazione

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Academic year: 2021

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1 Dicembre 2016

Alma Mater Studiorum, Università di Bologna DISCI, Dipartimento di Storia Culture Civiltà

Book of Abstracts

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Tecnologie 3D e loro integrazione per la conoscenza e la rappresentazione dei beni culturali: il BIM di Santo Stefano a Bologna.

CRISTINA CASTAGNETTI UNIVERSITÀ DI MODENA E REGGIO EMILIA

con Marco Dubbini(2), Riccardo Rivola(1), Martina Giannini(1), Pier Carlo Ricci(3), Michele Agnoletti(3), Alessandro Capra(1)

[(1) DIEF, Università di Modena e Reggio Emilia; (2) DISCI – sez. Geografia, Università di Bologna; (3) Artificio Digitale Snc]

L’attività di ricerca affronta il tema della documentazione, della rappresentazione e della conoscenza approfondita dello stato di fatto di complessi storici monumentali finalizzata alla loro tutela e conservazione. Il caso in esame è la Basilica di Santo Stefano a Bologna (BO), insieme di strutture modificatisi nel tempo e integratesi l’una con l’altra fino a creare l’attuale bellezza e allo stesso tempo l’attuale complessità strutturale. La necessità di conoscere in modo accurato e completo la geometria dello stato di fatto con tutte le variazioni architettonico/strutturali subite nel tempo è cruciale per coloro che sono deputati alla tutela e conservazione del bene con il fine di monitorare l’evoluzione del monumento, progettare interventi di consolidamento e restauro nonché programmare e gestire correttamente la manutenzione. L’approccio ritenuto più efficace per tutti questi scopi è la creazione di un modello geometrico BIM, Building Information Model, del bene storico (H-BIM) in cui confluiscono le informazioni di natura geometrica e morfologica ottenute dai rilievi mentre i dati di natura qualitativa sono stati inseriti in un database online su piattaforma web interpellabile. L’aspetto unico e innovativo ricade principalmente nella metodologia che vede l’integrazione di molteplici tecnologie applicata alla straordinaria estensione e frammentarietà dell’intero complesso monumentale. Le attività, svolte nel 2012, hanno visto l’utilizzo di moderne tecniche di rilievo (laser scanning, livellazione di precisione, rilievo topografico e fotogrammetria da drone) e rappresentazione (modellazione BIM e restituzione grafica) nonché la creazione del primo esempio in Italia di H-BIM caratterizzato anche da tutte le anomalie geometriche tipiche di un edificio storico.

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L’Etna: una destinazione smart? Modelli e pratiche dell’immagine turistica online

CATERINA CIRELLI, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CATANIA TERESA GRAZIANO, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SASSARI

Negli ultimi anni i modelli di branding turistico e le pratiche di fruizione delle destinazioni sono stati influenzati dall’avvento delle nuove tecnologie, in particolare dal Web e dai social media, che consentono la co-creazione e la condivisione dell’esperienza di viaggio.

La smartness delle destinazioni consente a viaggiatori sempre più prosumer, soprattutto con il consolidamento delle tecnologie mobili, di co-creare, ri- costruire e condividere prodotti turistici personalizzati e multifunzionali al punto da influire sulle modalità di rappresentazione dell’immagine turistica.

Incorporato nel framework teorico-metodologico della Smart Tourism Destination, il presente lavoro si fonda su un doppio livello d’analisi e un approccio place-based, incentrandosi su un’area geografica dalle spiccate specificità antropico-naturalistiche: il vulcano Etna e il suo parco naturalistico.

L’indagine intende esplorare da un lato la predisposizione alla smartness turistica da parte degli attori istituzionali ai fini della valorizzazione online del brand Etna, recentemente inserito nella lista UNESCO; dall’altro lato, le modalità di costruzione di esperienze turistiche smart e interattive da parte degli attori privati che operano nel settore. In entrambi i casi verranno esplorati in modo critico le tecnologie, gli strumenti, i canali online utilizzati e le narrazioni “ virtuali” che ne derivano.

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Using ArcGis Online to evaluate a territory. “Ash Cloud Apocalypse-GIS Day”, Case of Albania

JOSTINA DHIMITRI - UNIVERSITY OF TIRANA

ArcGIS Online is a technology which offers people a geographical advantage. By using GIS technology in our daily lessons and activities we are more effective in the decision-making process. This paper aims to analyze and represent the participation of students in “Ash Cloud apocalypse-GIS Day”, Case of Albania, where by using GIS technology it is evaluated the natural risk of a stimulated mega eruption and its impact in Albania territory. This was a global mapping challenge and 10 Albanian students were instructed to use a series of particularly accurate online maps in ArcGIS Online in order to calculate the level of risk in 10 different locations across Albania. The aim was help to students as well as suggest them thoughts about issues that are related with planning in case of natural hazards. The paper will present their work on this issue and the results of a questionary with three questions which were initially made to students by using pre and post test methodology. They were asked about: 1. How much are they keen on GIS/SIG technology till now. 2. To evaluate the interconnection between GIS and their geography knowledge. 3.

How valuable they found this activity in your scientific development.

Key words: ArcGIS-online, mega eruption, risk analysis

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Il Catasto Rabbini. Documento e risorsa per una Torino in digitale MARILENA DI PRIMA, POLITECNICO DI TORINO

Studiare la storia della città, della sua struttura intesa come consistenza edilizia ma anche come struttura amministrativa, sociale ed economica, in prospettiva interdisciplinare vuol dire analizzare gli eventi e relazioni che hanno portato alle trasformazioni considerandone, sotto nuove luci, dinamiche e complessità.

In questo senso le possibili ricostruzioni delle evoluzioni della città possono essere effettuate attraverso analisi spaziali delle fonti d’archivio che consentono una lettura comparata di informazioni riguardanti ambiti diversi.

Questo approccio, come documentato dagli ultimi progressi scientifici nel campo, è reso possibile dallo sviluppo e dall’uso di tecnologie digitali che consentono di gestire grandi quantità di dati, di integrarli e soprattutto di condividerli. Oggi, nell’ambito della storia urbana, l’impiego di sistemi GIS sviluppati su cartografia storica, consente di riconsiderare alcuni specifici fenomeni nella loro distribuzione spaziale e temporale.

Nel panorama delle fonti per la storia, riconosciuto l’incomparabile valore che rivestono nel progetto di conoscenza siano esse materiali e/o documentarie, di grande importanza sono gli strumenti fiscali, e tra questi meritano particolare attenzione i Catasti.

In considerazione delle premesse, l’intervento si propone di presentare i risultati parziali di uno studio in corso sul “Catasto Rabbini” (1855-1870), straordinario per la quantità e la qualità dei dati, e per le numerose sfide che propone nell’era delle nuove tecnologie, volto alla realizzazione di una piattaforma integrata per la gestione e condivisione dei dati al fine di consentire letture diacroniche e sincroniche sulla città in continua trasformazione determinanti per la comprensione del suo stato attuale e soprattutto per la programmazione del suo futuro.

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La Web Map sui beni naturali e culturali de La Habana e del Parque Nacional Viñales (Cuba)

ANDREA DI SOMMA, CNR

All’interno del Programma per la mobilità di breve durata (STM) 2015 proposto dal CNR è stato finanziato il progetto denominato “Un approccio neogeografico per la catalogazione dei beni naturali e culturali” destinato a determinare la produzione di una cartografia relativa alle evidenze naturali e culturali dei tre distretti urbani principali della Provincia de La Habana e del Parque Nacional Viñales (Cuba).

Il lavoro, svolto dall’ITABC del CNR con il sostegno della Facultad de Geografia de la Universidad de La Habana, ha previsto il coinvolgimento di due gruppi di lavoro che hanno operato su alcuni geodati delle aree di studio sopracitate, elaborati durante le proprie attività di ricerca.

Analizzata e definita l’area di studio si è proceduto attraverso un processo di catalogazione dei beni riscontrati durante l’analisi bibliografica e sitografica. Su di essi è avvenuta una proposta tassonomica articolata in 3 livelli gerarchici e 29 sottocategorie indicanti la tipologia specifica di ogni singolo elemento.

Successivamente i beni sono stati rilevati direttamente contribuendo ad una sostanziale integrazione del DB iniziale. Nel periodo compreso tra il 1 e il 21 ottobre 2015 sono stati individuati e censiti sul campo un totale di 383 beni.

Nell’area del Parque Nacional Viñales invece, sono stati tracciati 12 itinerari turistici.

La restituzione cartografica dei dati ricavati è stata messa a disposizione dell’Universidad de La Habana per la realizzazione di una serie di web map liberamente condivise che arricchiranno il patrimonio informativo e conoscitivo dell’Oficina del Historiador, l’Ente preposto alla gestione della attività culturali e turistiche di Cuba.

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YouthMetre: Geo-ICT to empower the engagement of young people in youth policies in Europe

KARL DONERT, EUROGEO

YouthMetre (http://www.youthmetre.eu) proposes and field-tests an innovative Geo-ICT solution in the youth field, in at least 20 European countries, with the potential to improve and/or transform policies and practices. The project aims at directly providing youngsters with necessary skills and knowledge to foster effective implementation, by policy makers, of the guidelines provided by the “Youthmetre”.

The YouthMetre is developed as an innovative use of Geo-ICT, which is established to support the engagement of young people in developing relevant youth initiatives in Europe addressing the European Union Youth Strategy Priority 7: using e-participation as an instrument to foster young people's empowerment and active participation in democratic life, under the Erasmus Plus Programme. A data benchmarking process leads to the establishment of a data dashboard and visualization of EU Policy achievements using innovative technologies. The YouthMetre project focuses on the information literacy of young people, an essential skill for a data-rich Europe. The project will develop online training and support for youth workers using the YouthMetre. The YouthMetre project established Study Groups of young people in different EU countries to obtain detailed understanding of their perceptions and perspectives of the relative importance of EU initiatives. Social tools are developed to involve youngsters in sharing their ideas and opinions. Case studies of acknowledged good practices are mapped. YouthMetre encourages the outcomes of public authorities actions to be measured and compared.

This presentation illustrates how the YouthMetre project creates a platform- independent youth-friendly digital data dashboard, with associated mapping functionality through ArcGIS Online, offering access to EU data concerning the eight EU Youth policy initiatives. The final platform will have an embedded toolkit, especially aimed at guiding young users on how to use to information provided by the “YouthMetre” to organize and implement an advocacy campaign in their territories, with the objective of fostering youth engagement and their capacity to influence decision and policy makers.

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Applicativi web per la valorizzazione del patrimonio culturale. La Carta de’

dintorni di Roma di Antonio Nibby e William Gell ARTURO GALLIA, UNIVERSITÀ ROMA TRE

La città di Roma è una delle mete turistiche più importanti a livello mondiale.

Nel contesto regionale, questa sua predominanza provoca un “vuoto turistico”

nelle aree circostanti la città, sebbene siano ricche di presenze storico-artistico- archeologiche di notevole importanza. Già nei primi anni dell’Ottocento questo fenomeno era messo in evidenza dagli studiosi dell’epoca, che riscontravano negli itinerari del Grand Tour la quasi totale assenza di tappe al di fuori dell’Urbe. Al fine di favorire una maggiore attenzione al patrimonio culturale e paesaggistico presente nella Campagna romana, Antonio Nibby e William Gell produssero un’Analisi storico topografico antiquaria e una Carta de’ dintorni di Roma, proponendo alcuni itinerari che oggi chiameremmo di fruizione turistica.

L’opera testuale si presentava come una “guida a schede” dei luoghi di maggiore interesse, per ciascuno dei quali erano fornite indicazioni logistiche (“come arrivare”) e informazioni storiche. All’interno delle schede, rimandi interni, come fossero link, rinviavano a schede affini. All’interno del Laboratorio

“G. Caraci” è stato sviluppato un progetto (coordinato dalla prof.ssa C. Masetti) volto alla conservazione del patrimonio documentale storico e alla sua fruibilità on line. È stato pertanto sviluppato un applicativo web desktop che raccoglie e ripropone in versione digitale i documenti e le informazioni ivi contenute.

L’intervento vuole presentare il progetto e, soprattutto, portare all’attenzione le metodologie seguite, le problematiche riscontrate e le soluzioni che sono state studiate di volta in volta.

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Visualizzare un territorio: il webgis visualversilia.com MARTINA GIANNINI, CENTRO INTERUNIVERSITARIO E-GEA

Il presente contributo illustra la metodologia messa in atto durante la realizzazione del progetto di ricerca VisualVersilia, condotto dal centro e-GEA, per la creazione di una guida multimediale su WebGis (visualversilia.com), in grado di mappare, studiare, leggere e conoscere il territorio, ricostruirne la storia e le trasformazioni, restituire la complessità e la ricchezza del patrimonio culturale attraverso la documentazione scritta e archeologica, la cartografia storica e contemporanea, le fotografie d’archivio e moderne, le immagini satellitari, i progetti urbanistici, le pitture e i disegni di artisti che hanno ritratto il paesaggio versiliese. La metodologia di ricerca adottata e l’impiego delle nuove tecnologie hanno dunque consentito di creare una guida in grado di fornire un modo nuovo di visualizzare, raccontare, valorizzare il territorio della Versilia, di condurre l’utente alla scoperta di un territorio e delle sue realtà culturali attraverso il tempo e lo spazio; lo strumento del WebGis consente di localizzare, rappresentare e gestire i dati relativi agli elementi storico-culturali del territorio, attraverso una mappa interattiva che presenta una serie di livelli informativi divisi per temi ed epoche. Nello specifico il livello “Il paesaggio com’era”, a sua volta articolato in sottolivelli e caratterizzato da ricostruzioni della geografia e delle infrastrutture della Versilia in età preromana, romana, medievale, moderna e contemporanea, permette di muoversi in uno spazio/mappa, di immergersi in realtà temporali diverse e di contestualizzare i siti culturale presenti sul territorio nello spazio geografico relativo all’epoca alla quale appartengono.

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Gli spazi della migrazione nel Web: modelli identitari e pratiche di auto- rappresentazione online degli Italiani all’estero

TERESA GRAZIANO, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SASSARI

Il potere dei social media di (ri)configurare le relazioni tra spazi, luoghi e processi si riflette in modo particolarmente lampante in un fenomeno che, per le sue implicazioni in termini di inedite territorializzazioni – sia “reali” che

“virtuali” – risulta di particolare interesse per la disciplina geografica: le migrazioni.

La rinegoziazione di identità migranti multiple e sfilacciate, costantemente forgiate da un gioco/giogo di appartenenze a spazi e territori diversi ma complementari, risulta ancor più accentuata dalle inedite possibilità di relazioni

“fluide” riservate dal Web a migranti sempre più inter(net)connessi, in particolare con l’avvento del Web 2.0 e 3.0.

Incorporato in un framework teorico alla convergenza tra la geografia dell’Information Society e la geografia delle migrazioni, il presente articolo intende esplorare le pratiche di costruzione identitaria/comunitaria, le forme di auto-rappresentazione e le modalità di connessione online degli italiani all’estero, con particolare riferimento ai migranti altamente scolarizzati e dotati di uno status economico-professionale di alto livello, i cosiddetti “expatriates”.

Da un punto di vista metodologico, il lavoro esplora da un lato le modalità di ridefinizione degli spazi e delle identità in siti web e blog selezionati come casi di studio attraverso un’analisi dei discorsi e delle narrazioni prodotte. Dall’altro lato, la ricerca si focalizza sull’analisi delle relazioni e clusterizzazioni delle comunità migranti su Facebook attraverso l’utilizzo di specifici strumenti open access per la spazializzazione e la conseguente realizzazione di “mappe” digitali delle connessioni online: l’applicazione Netwizz e il software di visualizzazione Gephi.

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Le prospettive del metodo geografico tra sviluppo di new media e proliferazione dei dati

MIRELLA LODA, UNIVERSITÀ DI FIRENZE MARIO TARTAGLIA, UNIVERSITÀ DI FIRENZE

L’enorme incremento nella produzione di dati seguito al diffondersi di nuovi dispositivi digitali e tecnologie informatiche ha innescato profonde trasformazioni nei processi attraverso i quali si producono e si diffondono informazioni e conoscenza. La riflessione su tali cambiamenti, intensificatasi negli ultimissimi anni, ne sta mettendo in luce le importanti ricadute in molti campi della vita sociale, da quelli più propriamente socio-politici (marketing invasivo e minacce alla privacy, controllo dei movimenti di protesta ed erosione di libertà democratiche, diseguaglianze nell’accesso ai dati), a quelli istituzionali (maggiore trasparenza della pubblica amministrazione, ridefinizione del ruolo degli organismi pubblici di ricerca), sino al terreno della ricerca scientifica ed accademica (rischio di marginalizzazione). In questo articolo esporremo – anche attraverso l’utilizzo di dati raccolti ad hoc da social networks - alcune osservazioni sulle opportunità che i nuovi scenari aprono alla ricerca geografica ed alla narrazione del territorio, ma anche sui problemi che la proliferazione di dati geo-spaziali comporta e sulle implicazioni per il posizionamento della disciplina nel più ampio contesto del pensiero scientifico.

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Una città mai realizzata: ICT per nuove letture del piano di abbellimento di Torino

MICHELA MEZZANO, POLITECNICO DI TORINO

L’intervento intende analizzare il progetto vincitore presentato in occasione del concorso del 1802 per la città di Torino.

Questa proposta, firmata da Ferdinando Bonsignore, Michelangelo Boyer e Lorenzo Lombardi, oggi conservata agli Archives Nationales di Parigi, rimase per la città soltanto un’ ipotesi.

I progettisti correlarono il disegno planimetrico di un cospicuo numero di prospetti e vedute architettoniche, disposte intorno ad esso, atte a fornire alla commissione giudicatrice una visione complessiva della proposta.

Attualmente, grazie all’ausilio di strumenti informatici come il GIS e i software per la modellazione 3D, è possibile esaminare in maniera approfondita e analitica la fonte storica cartografica stessa e fornire nuove chiavi di lettura, studio e visualizzazione della storia.

La visione bidimensionale del piano viene infatti digitalizzata, restituita tridimensionalmente e studiata al fine di analizzare in modo quantitativo e spaziale l’intento progettuale.

La restituzione nella realtà virtuale consente di individuare talvolta imprecisioni nella progettazione degli interventi che nel passato non sarebbe stata possibile visionare e valutare. La fattibilità degli interventi viene così rimessa in discussione individuando i punti di forza e di debolezza della proposta avanzata.

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Il successo dello spazio 2.0: GIS, VGI, smartness e realtà aumentata.

Verso una geografia della «realtà stratificata»

DANIELE MEZZAPELLE, UNIVERSITÀ GABRIELE D’ANNUNZIO - CHIETI/PESCARA

Lo spazio geografico è stato da sempre lo scenario in cui i mutamenti tecnologici dell’agire umano ne hanno cesellato le sue fattezze e le sue utilizzazioni nel corso del tempo. Da qualche decennio, tuttavia, una nuova forma di spazio modellizzato in un GIS o racchiuso in una qualsiasi applicazione di realtà aumenta di un dispositivo iper-connesso, funge da spazio geografico collaterale, meno sensibile per via della sua natura di bit e pixel ma molto efficace per i suoi riflessi territoriali nel vissuto quotidiano. Uno «spazio 2.0» - mutuando dal lessico della sua matrice tecnologica - che permette di muovere i passi nello spazio geografico, avendo gli occhi ben puntati in questo spazio ulteriore. Orbene, la mappa, il suo supporto ed il cartografo sono categorie ormai già riviste; la rimodulazione concettuale, materiale e funzionale è già avvenuta secondo i canoni della digitalizzazione e della modificabilità a ciclo continuo del contenuto informativo; layer e database sono pilastri necessari a sostenere l’architrave dell’evoluzione cartografica. Prendendo in considerazione strumenti quali i GIS, le applicazioni di realtà aumentata come Ingress e Pokémon GO, passando per i paradigmi della VGI e della smartness applicata a molteplice scala, l’obiettivo del presente contributo è quello di rintracciare un fil rouge tra le nuove caratterizzazioni dello spazio 2.0, ipotizzando una «layerizzazione» del vissuto che funge da accattivante dinamica di produzione spaziale, origine di nuove narrazioni territoriali, di preziose informazioni neo-geografiche e di interazioni indispensabili al paradigma della smart city. In questa nuova composizione strutturale stratificata, grazie al loro prezioso corredo di big data, i produttori-fruitori di informazione geografica sono gli elementi più informativi, abitanti (ignari?) di una «realtà diminuita» da aumentare passo dopo passo.

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IS e WEB: narrazioni, comunicazione “emozionale” e processi di territorializzazione

MONICA MORAZZONI E GIOVANNA GIULIA ZAVETTIERI, UNIVERSITÀ IULM DI MILANO

In quest’ultimo decennio il processo di radicalizzazione jihadista ha trovato nei social network un valido strumento di comunicazione globale, eliminando (almeno in parte) i limiti posti dall’esigenza del contatto umano. Attraverso l’estensivo utilizzo di social media/forum/blog si sono diffusi anche i casi di auto-radicalizzazione, ovvero si sono implementati i processi che iniziano e si concludono senza ricevere dirette istruzioni da alcuna organizzazione esterna o da nessun soggetto preciso. Lo sviluppo di queste tecnologie di comunicazione ha reso possibile quindi l’evolversi della dimensione virtuale del jihad e dell’impatto visuale dei social network: da che cosa sono attratti i “reclutati”?

Come vengono narrati i territori in base ai nuovi richiami jihadisti? Perché la proposta della jihad attira anche le menti occidentali?

Gli studi condotti fino ad oggi non esauriscono l’interesse di una nuova ricerca che, oltre a integrare e aggiornare quanto già prodotto, si propone di studiare quanto le tecniche di comunicazione online incidano sulla diffusione e spettacolarizzazione delle pratiche di radicalizzazione del jihadismo. In particolare, dal tragico evento dell’11 settembre 2001, si è assistito al proliferarsi di tecniche psicologiche, comunicative e propagandistiche finalizzate ad interagire sia con le comunità dei territori di appartenenza jihadista, al fine di rafforzare le proprie rappresentazioni, attese e competenze, sia con l’Altro, al fine di attivare nuovi processi di territorializzazione. Nel caso di IS la comunicazione online si è rivelata efficace, riuscendo a controllare e convogliare una molteplicità di messaggi e simboli differenti, avviando peraltro una comunicazione sia istituzionale sia più “informale”, delegata all’intraprendenza del singolo sostenitore.

Questo contributo vuole affrontare criticamente la narrazione che i movimenti jihadisti propongono e impongono attraverso un percorso che scompone e analizza i messaggi, i mezzi, le strategie di comunicazione, i destinatari; nonché analizzare schemi e categorie (inclusi pregiudizi, cliché, luoghi comuni) mediante i quali, da un lato i movimenti jihadisti si rappresentano sui territori, dall’altro l’Alterità recepisce le immagini, i codici linguistici e ri-territorializza il jihadismo.

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Travel an archetype that creates opportunity to become familiar with the territory and culture

ANILA MULLAHI, TIRANA UNIVERSITY

Journeys have always been a great way to get to know the landscape, the natural beauty and the way the humans live in it. A group of students from the Faculty of Philology, from the departments of Literature, Language, and History took a journey in some parts of the Albanian territory. They were students who had previously studied the Ottoman culture and its impact on Albania.

Previously they had read about these territories, fields, mountains and rivers.

They had knowledge about castles, forts, places of worship in these areas. They even had read the historical events which had occurred in these areas and the battles that were fought there. The students had information about the influence that the Ottoman conquests had in the culture of the population; in the songs that were sang and in the stories that were told; the linguistic influence which is visible not only in fused words but also in the notes that you can find in some graves or on walls of castles. Prior to the journey the students had created a website page and the right to post their pictures on the school's official website. Throughout the journey they posted photos with accompanying notes, which presented the nature and culture of the territories that they were visiting.

Key Word; Territory, heritage, representation

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Ams(mar)terdam “i capital” 2016. Un modello di sviluppo tecnologico per città e territori smart

ENRICO NICOSIA, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MACERATA

Le smart city da qualche anno rappresentano un tema sul quale si stanno concentrando elaborazioni teoriche e analisi empiriche multidisciplinari. A fronte di un modello di città in crisi, le soluzioni smart possono agevolare il passaggio ad uno sviluppo circolare che minimizza l’uso di risorse sempre meno disponibili e consente di ridurre gli impatti negativi sull’ambiente. Amsterdam rappresenta un esempio virtuoso di città sostenibile che grazie ad una riconversione intelligente ha ottenuto risultati eccellenti e riconoscimenti internazionali tra cui l’“European Capital of Innovation award” per il 2016.

La ricerca su cui verte il contributo è basata sullo studio del caso

“Am(smar)terdam” secondo la metodologia della Stakeholder Analysis (SA). La ricerca intende mettere in luce la percezione sociale sui vantaggi derivanti dalla trasformazione smart che la città ha subito negli ultimi cinque anni, dal processo di decisione degli interventi, dai rapporti tra progetti, decisori politici e utenti. Il metodo della SA adottato è quello maggiormente utilizzato nella valutazione del ruolo delle reti sociali nell’applicazione efficace di politiche di gestione ambientale e territoriale.

La SA del caso in studio consentirà di evidenziare le relazioni sociali che sono sottese alla realizzazione di progetti smart, in termini di opposizione/sostegno ai singoli portatori d’interesse, la definizione di vantaggi e svantaggi percepiti dagli stakeholders che possono/devono essere considerati dagli enti pubblici e privati che hanno promosso e continuano a sostenere progetti anche in funzione di futuri interventi di miglioramento della qualità degli ambienti urbani.

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Social Media Marketing: l’utilizzo dei social network per la promozione turistica di un territorio, il caso della Valle d’Aosta

ANNA MARIA PIOLETTI, UNIVERSITÀ DELLA VALLE D’AOSTA CECILIA LAZZAROTTO, UNIVERSITÀ DELLA VALLE D’AOSTA

Negli ultimi anni il termine storytelling è entrato a far parte del nostro linguaggio quotidiano. Si tratta dell’arte di scrivere o raccontare storie, suscitando l’attenzione e l’interesse di un pubblico. Sono state principalmente le aziende a sviluppare questa nuova forma di racconto per vendere al meglio i propri prodotti. Attraverso i social network (facebook, twitter, instagram) i racconti si sono moltiplicati e quotidianamente veniamo accompagnati da storie che ci coinvolgo e ci parlano di nuovi argomenti. Anche il turismo ha iniziato a sviluppare tale approccio per coinvolgere direttamente il turista non solo attraverso l’esperienza emozionale legata al viaggio, ma sensibilizzandolo già prima della sua partenza come anche al suo rientro, con l’obiettivo di suscitare emozioni e interesse verso la località turistica. Le amministrazioni e le aziende di promozione turistica, infatti, attraverso i principali social network, cercano di incrementare il flusso turistico, incentivando i visitatori a conoscere e scoprire non solo le principali destinazioni turistiche, ma soprattutto quelle minori. Il presente contributo vuole approfondire lo storytelling sviluppato in tre pagine di Facebook, che hanno l’obiettivo di raccontare la Valle d’Aosta.

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Raccontare i suoni dei luoghi attraverso il Participatory SoundGeotagging

LORENA ROCCA, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA

MICHELA PAPANDREA, SCUOLA UNIVERSITARIA DELLA SVIZZERA ITALIANA

Il presente contributo intende proporre una riflessione sulla narrazione acustica degli spazi con particolare attenzione alle esperienze di mappatura sonora partecipata dei luoghi. Dopo una ricognizione sulle tecniche di participatory sensing saranno ricordate le principali mappe sonore sviluppate in rete, tra queste freesound, favouritesounds.org, soundtransit.org, soinumapa.net e aporee.org, tutte animate dalla volontà di condividere i racconti sonori.

Infine, si vuol menzionare VibN una piattaforma sviluppata presso il SensorLab del Dartmouth College (NH, USA) con lo scopo di visualizzare su una mappa la

“storia acustica” di vari punti di interesse sociale. Anche in questo caso gli utenti contribuiscono ad implementare la mappa registrando degli audio-snippet quando si trovano a visitare dei luoghi che vogliono segnalare agli altri. I dati raccolti all’interno di un database centrale vengono analizzati e processati per fornire agli utenti stessi due informazioni fondamentali: a) quali sono i punti di interesse più rilevanti per la comunità e b) la loro evoluzione nel tempo.

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Raccontare i territori della Sardegna con Google Street View: il progetto

“Isperiadas”

MARCELLO TANCA, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

La recente diffusione delle ICT offre l’opportunità di accedere ad una miriade di rappresentazioni digitali dei territori contraddistinte da caratteri di accessibilità, facilità di utilizzo, completezza e possibilità di condivisione delle informazioni. In particolare questo contributo intende soffermarsi su Google Street View, un servizio online gratuito nato nel 2007 e basato su immagini panoramiche a 360° realizzate mediante appositi apparecchi fotografici collocati su automobili, biciclette e trekker (ma aperto anche ai contributi forniti dagli utenti). Il risultato è la digitalizzazione dei luoghi, un fenomeno che se da un lato rende possibile la fruizione di nuove modalità di rappresentazione del mondo, dall’altro suscita questioni che toccano da vicino il sapere geografico. Ci si può domandare, ad esempio, se e in che misura le immagini messe a disposizione da Google Street View possano costituire in qualche modo la base per la costruzione di narrazioni plurali, alternative a quelle ufficiali e rispettose della complessità dei territori.

Una possibile risposta verrà articolata attraverso l’analisi di “Isperiadas – Sardegna Street View”, il progetto fotografico di Dario Costeri iniziato nel 2012 e ancora in corso nel quale l’imparzialità delle immagini di Google è mediata dalla sensibilità umana attraverso una loro ricontestualizzazione in chiave artistica (isperiada, in logudorese, significa “sguardo”, “vista lontana”).

L’obiettivo del progetto, visibile in rete, è utilizzare Google Street View per raccontare la Sardegna contemporanea in maniera nuova e diversa, lontana dagli stereotipi e dai luoghi comuni con cui l’isola è stata spesso rappresentata e descritta.

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New technologies and waterscape heritage: the case of EuWatHer JPI project

FRANCESCO VISENTIN, UNIVERSITÀ DI VENEZIA CA’ FOSCARI MARK OPMEER, VU UNIVERSITY AMSTERDAM

The fruitful relationship between cultural heritage and digital technology is evident. Due to the development of user-friendly software an increasing amount of heritage scholars use ict for their research activities. As a result, the implementation of information technology for heritage planning has become a research objective in itself. During the last decades we have witnessed a growing debate and literature on the importance of computer technologies for the field of cultural heritage and ecotourism.

Indeed, implementing digital technology in support of these domains can be very fruitful for one’s research practice. However, due to the rapid development of new software scholars may find it challenging to use these innovations in an appropriate way. As such, this contribution seeks to explore the interplay between geospatial technologies (geo-ict), civic engagement and cultural heritage and tourism. We present the EUWATHER-project, an European heritage project which aims to promote the knowledge and rehabilitation of the cultural heritage of minor waterways and historic canals in four European pilot regions. The project is aimed at co-designing with people to generate a body of data that could reveal the cultural heritage of minor waterways, in order to promote associated ways of communicating with digital tools this heritage to a range of audiences.

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Piazza S. Carlo a Torino tra il XIX e il XX secolo, una trasformazione storico- sociale narrata con la digital urban history

MARIA VONA, POLITECNICO DI TORINO

La proposta si sofferma su uno studio che mostra come nella seicentesca Piazza S. Carlo di Torino il rapporto tra architettura e popolazione, analizzata secondo il ceto sociale di appartenenza, si è trasformato nel corso del tempo in relazione agli eventi storici vissuti dalla città.

Il periodo preso in esame per questa analisi va dai primi anni del XIX secolo con l’arrivo del governo napoleonico sul territorio piemontese e il progressivo imborghesimento della società, fino alla realizzazione della nuova via Roma, asse principale che attraversa la stessa piazza, eseguita durante il regime fascista e che ancora oggi risulta essere una delle trasformazioni fisiche, territoriali e sociali più incisive compiute nei primi decenni del XX secolo all’interno centro storico di Torino.

In questa indagine, condotta attraverso l'uso di registri catastali, censimenti, mappe storiche e disegni dei sei isolati che descrivono la piazza, è stato introdotto l'uso sperimentale di strumenti digitali (ICT) sia come sostegno alla ricerca che come nuova metodologia per lo storytelling relativo alla trasformazione sociale del territorio preso in esame.

Il tutto è stato eseguito partendo dalla georeferenziazione dei dati raccolti ai fini della ricerca, organizzati in più database, attraverso l’uso di software come ArcGIS, dove è stato possibile mettere in relazione le informazioni scritte con altrettante grafiche, costruire un rapporto visibile tra "classi sociali e spazi fisici" e realizzare delle nuove immagini della città che narrano visivamente il suo cambiamento fisico relativo all’uso di questo spazio urbano in riferimento agli eventi e le persone che hanno vissuto in questi luoghi.

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GI Learner: Developing a learning line on GIScience in education LUC ZWARTJES, GHENT UNIVERSITY

GI Learner is a three years Erasmus+ KA2 strategic partnership project, aiming at integrating geospatial literacy, geospatial thinking and GIScience into schools. Although it is seen as one of the most important sectors in the economy it is seldom really taught in schools.

Bednarz & Van Der Schee made three recommendations for the successful introduction and integration of GIScience in schools. These were to:

• address key internal issues related to GIS implementation

• use a community of learners’ approach and

• institutionalize GIScience into curricula.

In terms of the first two recommendations considerable progress has already been made, but the institutionalization of geo-technology and geo-media into curricula still remains a goal in almost all countries.

GI Learner aims to respond to this by the development of a GIScience learning line for secondary schools, so that integration of spatial thinking can take place.

This implies translating the spatial and other competences, taking into account age and capabilities of students, into real learning objectives that will increase spatial thinking education activities and help produce the workforce we need now and for the future and geospatially literate citizens.

All of this will help us to create a learning line showing the importance of geospatial smart thinking.

The GI Learner project (http://www.gilearner.eu) will develop teaching and learning material for this aim, as well as an evaluation on learning outcomes of the students who use these materials.

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