L'ECONOMISTA
GAZZETTA SET TIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, F I N A N Z A , COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V I E , INTERESSI PRIVATI
Aimo U H - V o i XXI? Firenze, 19 Giugno 1904 N. 1512
SOMMARIO : A. J. DK JOHAKNIS. Una ingiustizia da evitarsi — Ancora dal dazio sui libri e il serviziopo-stale — Il Mercato del lavoro — Ancora del Credito Agrario nel Mezzogiorno — Rivista bibliografica : Prof. Napoleone Colajanni, Manuale di statistica teoretica - Alessandro Groppali, Etica - Dr. Augusto
Agabiti, La sovranità della Società - Pierre Marcel, Les industries art:stiques - Prof. 8. Becquerelle, In-dividualisme et solidarietà - Henry Haguet, Regies dósmteressées et Regies d'Etat - H. Destréguil. La revision des patentes devant le Parlement Prof. Anton Menger, L'Etat socialiste. — Rivista econo-mica : Sulle cause del Progresso industriale d'Italia secondo un diplomatico inglese - Nuove industrie nel
Mes-sico -'L'industria degli zuccheri — I prodotti delle ferrovie — La relazione sui servizi della emigrazione -— Cronaca delle Camere di Commercio (Alessandria) — Mercato monetario e Banche di emissione — Ri-vista delle Borse — Notizie commerciali — Annunzi.
Una ingiustizia (la evitarsi
A S. E. il Comm. Luigi Luzzatti, Ministro del Tesoro
(Lettera aperta) ECCELLENZA,
A p p r e z z o troppo ed h o così cari gli amichevoli rapporti che la E. V . mi concede, per non desid erare vivamente che non sorgano equivoci che ab-biano a turbarne il mantenimento. Mi permetta quindi di trattare alla luce del sole, dirigendole questa lettera aperta, di una questione .intorno alla quale, sono convinto che la E. V . ha sem-pre quello stesso concetto di illuminata giustizia che volle esprimermi con tanta franchezza.
L a E. V . ricorda che, appena pubblicato il disegno di legge per Napoli, le feci rilevare che l'articolo 16, il quale dispone di 200,000 tonnellate della maggiore escavazione d e l l ' E l b a a favore del mezzogiorno, era formulato in m o d o da esprimere molto più di quello che certamente il G o v e r n o volesse e potesse dire, non potendosi ammettere la intenzione di com-promettere la esistenza o lo sviluppo di indu-strie già costituite ed operanti, per favorire il nascere d'altre che ancora non esistono.
E la E . V . , afferrando subito la questione che le sottomettevo, comprese la possibile por-tata di quell' articolo e giudicò appunto che am-metterla sarebbe una iniquità.
N è io posso temere che la saggezza e la penetrazione acuta della E. V . possano essere state sorprese dalla improvvisità del giudizio, inquantochè la iniquità .emerge non solo dalla matura riflessione, ma anche da un primo esame.
Infatti :
l'articolo 20 del contratto d'affitto delle miniere dell'Elba, contratto approvato da una l e g g e e tuttora vigente, concede all' affittuario di sca-vare annualmente 200,000 tonnellate di mine-rale con facoltà di venderne all'estero 160,000
e di tenere le altre 40,000 a disposizione dei fonditori italiani. E d aggiunge lo stesso articolo 20 del capitolato : « qualora la quantità c o m -« plessiva richiesta dai fonditori italiani superi le « 4 0 , 0 0 0 tonnellate, l'affittuario dovrà sodisfare « alla eccedenza e sarà c o n c e s s a dall' A m m i -« nistrazione c o n speciale Decreto la facoltà di « eccedere d ' altrettanto il limite normale annuo « delle 2 0 0 , 0 0 0 tonnellate di sopra enunciato ».
Nulla di più chiaro e di più limpido ; i f o n -ditori italiani poterono dedicarsi alla industria della fabbricazione della ghisa e dei relativi prodotti nella sicurezza di avere, per d i s p o s i -zione di l e g g e , 40,000 tonnellate di minerale per venti anni ; che se il loro b i s o g n o aumentasse l'affittuario d o v e v a senza condizione soddisfarlo, salvo ottenere poi dal G o v e r n o una c o r r i s p o n -dente maggiore escavazione.
In base a questa così esplicita disposizione della legge, in Toscana, sono sorti degli Alti Eorni che costarono fior di milioni ; altri si sono trasformati ed ingranditi. E d è naturale che sorgessero in Toscana poiché in Toscana si trova il minerale. E d è del pari naturale che tale industria si sviluppasse non solamente por effetto del miglioramento e c o n o m i c o del paese, ma anche perchè il capitolato di affitto, appro-vato con legge, aveva la durata di venti anni e quindi assicurava alla nascente nuova i n d u -stria un periodo sufficiente di stabili condizioni per provvedere agli ammortamenti dei cospicui capitali impiegati.
Ma ecco 1' articolo 16 del disegno di l e g g e per Napoli, che accaparra per le provincie del Mezzogiorno le prime 200,000 tonnellate di mag-giore escavazione al di là del limite normale fissato dal Capitolato.
E d ecco che emerge la erronea dizione del-l' articolo 16, perchè essa impegna per il Mezzo-giorno le prime 200,000 tonnellate di maggiore escavazione che la l e g g e precedente aveva già impegnato per i fonditori italiani.
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italiani (senza distinzione di regione) hanno di-ritto alla maggiore eseavazione, se l'articolo 16 sarà approvato, non avranno diritto che alla mag-giore escavazione d o p p i e 200,000 concesse alle Provincie del Mezzogiorno.
E non ho bisogno di far rilevare alla acuta mente della E . V . che, trattandosi d'una miniera, altro valore ha il diritto ad una tonnellata dopo 200,( On ed altro dopo 400,000 tonnellate di esca-vazione.
Da ciò la necessità di emendare l ' a r t i c o l o in m o d o che tenga conto non solo degli interessi esistenti, ma anche di quelli che, in base alla l e g g e che approvò il capitolato, sono già impe-gnati e disposti per approfittare di quella illimi-tata concessione.
Ripeto, la E . V . ha subito compresa la que-stione ed il suo animo, sempre devoto alla giu-stizia^ non solo nelle private, ma anche nelle pubbliche azioni, ebbe naturalmente una escla-mazione di ribellione, della quale ho domandato allora il permesso di prendere atto, ed ho rin-graziato la E. Y . della squisita cortesia colla quale mi proponeva di mettere in iscritto la sua risposta.
Quest'ultima parte non si è verificata; nò 10 ne muovo lagnanza, poiché la parola detta dalla E. V . vale quanto quella scritta, senza eccezione di sorta ; e perchè sono convinto che 11 più maturo esame della questione, d ' a l t r o n d e semplicissima, non può che avere ribadito il pensiero allora esposto.
E so infatti che la E. V. non è rimasta inoperosa in questi giorni ; ma d ' a l t r a parte vi sono sintomi che fanno temere possano p r e -valere interessi, che sono in contraddizione colla giustizia; e possono prevalere perchè la legge per Napoli essendo l e g g e di sentimento, il quale è nemico di ogni riflessione, non è sentito ab-bastanza il b i s o g n o di conciliarla colla necessità di far mantenere allo Stato intatto il suo carat-tere di esemplare onestà.
Potrei dimostrare alla E. V . che si può sopprimere l ' a r t i c o l o 16 senza portare nessun danno alle sperate industrie dei futuri fonditori di T o r r e Annunziata. Ma siccome si afferma che quegli Alti Eorni del mezzogiorno non sorgereb-bero senza avere prima questo privilegio per una data quantità di minerale, io domando alla E. V. se sia onesto accordare tale garanzia di mine-rale alle nuove industrie del mezzogiorno, to-gliendo la possibilità che si sviluppi l'industria del ferro in queste provincie del littorale m e -diterraneo, che certo non sono ricche.
Quale sarebbe la impressione suli' animo della E. V . se il fatto di non essere più così sicuri come lo sono ora, di avere il minerale occorrente costringesse gli esistenti fonditori a sospendere i lavori -od anche a non portarli a compimento secondo il programma già stabilito ?
E possibile, senza una contraddizione in termini, ammettere che l ' o n . Luigi Luzzatti abbia lasciato sopraffare industrie già esistenti, per farne sorgere altre più lontano ?
E che pensare dello Stato che vendesse due volte la stessa cosa ?
L a ragione di questa mia lettera aperta non sta nel dubbio che la E. V. abbia mutato
parere, ma nel desiderio vivissimo di dirle pub-blicamente che ritengo impossibile, non ostante le inquietudini che qui si manifestano, che la E. V . permetta una simile ingiustizia.
V o g l i a accogliere la E. V . le espressioni del mio massimo ossequio.
Firenze, 17 Giugno 1904.
Devotissimo A . J. DE JoHANNIS.
Ancora nel dazio sui libri e il sevizio postale
Di questa importante questione postale-doga-nale ì' Economista si è già occupato nel numero del 13 marzo u. s., ma poiché essa è rimasta an-cora insoluta, non ostante le sollecitazioni pub-bliche e private fatte al Ministero delle finanze onde siano adottate disposizioni non arbitrarie e meno illogiche di quelle escogitate dallage-niale burocrazia italiana, crediamo utile riprodur-re dal - Giornale della libriprodur-reria del 12 giugno (n. 24) la lettera che VAssociazione
tipografico-Hbraria italiana ha diretto all'on. Ministro delle finanze:
Rispondendo cortesemente alla nostra lettera del Iti febbraio u. s. (lett. 2446, divisione I), codesto on. Ministero, a proposito delia importazione dei libri a mezzo della posta, dichiarava non esistere alouna limitazione all'importazione di libri sciolti o
semplicemente legati, stampati in lingua straniera.
Aggiungeva poi che le lagnanze di cui noi ci eravamo fatti eco verso 1'E. "V. traevano origine da una interpretazione restrittiva data dagli uffici po-stali alle disposizioni del Ministero delle finanze, e conehiudeva dichiarandoci che nuove disposizioni erano state emanate allo scopo di eliminare questo inconveniente.
Noi confidavamo che dopo di ciò, questo impor-tantissimo sei-vizio dei sottofascia avrebbe ripreso il suo andamento normale, almeno per quella parte non colpita da restrizioni, e la cortese lettera di co-desto on. Ministro et dava pure adito a sperare in una più larga interpretazione cosi da poter pareg-giare al trattamento dei libri quello della carta stam-pata in lingua estera, dei giornali illustrati e dei fascicoli di pubblicazioni periodiche che tutto hanno di comune col libro e che, importati anche in gran copia, nessun danno possono recare anche alle no-stre industrie grafiche e della chrta, mentre costi-tuiscono un non disprezzabile veicolo di coltura.
Contrariamente alle nostre previsioni però le cose peggiorarono, anziché migliorare, così che oggi si verifica il caso che parecchi uffici postali del-l'estero si rifiutano di spedire in sottofascia anche
libri semplicemente cuciti, con copertina in carta, ed in lingua francese, o inglese di un peso superiore ai 400 grammi.
Non è a dirsi come i nostri colleglli librai d' Ita-lia si lagnino di un tale stato di cose dannosissimo ai loro interessi, e ad essi si aggiunge ora il Cercle
de la librairie francasse il quale ci scrive, in data 26 maggio : « ce nouveau réglement aurait, s'il était ap
pliqué, pour ejfet de réduire à presque rien le trafic par la poste des livres entre VItalie et la France. Or, la poste, est un rnoyen de communicalion rapide, indi-spensalle au commerce du Imre, » e più avanti: « cette
mesure est de nature a porter un très grand préjudice a nos mutuelles rélations »
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sato il Governo francese perchè interponga i suoi buoni uffici presso l'E. V.
Noi ci prendiamo quindi la libertà di richiamare la benevola attenzione dell'E. V. sopra questo argo-mento che interessa oltre al commorcio, la coltura nazionale.
Rappresentanti delle industrie grafiche nazionali non vorremmo certo chiedere a V. E. delle facilita-zioni doganali lesive per gli industriali che fanno parte della nostra Associazione.
E' però evidente che, anziché tutelare le indu-strie grafiche nazionali, le disposizioni del Bollettino del settembre 1903 danneggiano enormemente il no-stro commercio, e se gli Stati esteri adottassero uguali misure pei libri, fascicoli, ecc. ita! ani, ne verrebbe precisamente danneggiata la nostra indu-stria del libro, le cui esportazioni sono già abba-stanza limitate.
E' necessario adunque:
1° che gli uffici postali dell'estero sappiano bene chiaramente che i libri in lingue straniere sciolti o in brochure hanno libera circola/ione illi-mitata a mezzo di sottofascia di Kg. 2 cadauno;
2° che per la carta stampata in fogli sciolti, i giornali illustrati e di mode ed i fascicoli di pubbli-cazioni periodiche — sempréchè in lingua estera - non vi siano limiti di peso e vengano pareggiatisi libro, del quale hanno tutti i caratteri in rapporto alla produzione grafica;
3° che il limite di peso per i libri rilegati venga elevato da 400 ad almeno 1000 grammi e sia illimitato qualora il sottofascia non contenga che un
solo volume.
Si sono verificati e si verificano infatti quotidia-namente dei casi pratici che dimostrano all' evidenza la necessità di quanto chiediamo.
Se V. E. commettesse ad un libraio un numero di un grande giornale inglese di mode o di varietà si sentirebbe probabilmente rispondere che tale com-missione non può venire dal libraio accettata, ap-punto in causa delle disposizioni in parola.
Tale giornale pesa generalmente 1100 o 1200 grammi e costa magari due scellini. Se si può farlo arrivare sottofascia V. E. potrà averlo dopo pochi giorni coli'aumento di sole L. 1,20per spesa di porto, altrimenti il libraio dovrà ricorrere al pacco postale ed il numero richiesto arriverà solo dopo parecchi giorni gravato di una spesa di oltre 4 lire !
Peggio ancora pei libri rilegati.
Uno studioso ha d'uopo d'un libro stampato a New-York o Bombay, e ne dà richiesta al libraio il quale a sua volta ne fa richiesta all' editore.
E' noto che in certe nazioni è invalso 1' uso di rilegare tutta 1' edizione di un libro, cosicché è dif-ficile trovare libri, inglesi, per es., non rilegati.
Orbene, se il volume chiesto dal nostro studioso (che può averne d' uopo d' urgenza) sorpassa di dieci grammi il prescritto peso di 400 — cosa questa faci-lissima — il libro non può essere spedito che per pacco postale, e giungerà con molti giorni di ritardo e gravato di tal spesa da triplicarne il prezzo.
Molti e molti casi consimili potremmo citare, ma non vogliamo abusare della di lei pazienza.
Basti a V. E. supere come la maggior parte del commercio librario coli' estero, è, per necessità di cose, fatto a mezzo di sottofascia, sia per il frazio-namento delle commissioni librarie che per la ne-cessità di avere prontamente quanto i clienti do-ra indano.
I nostri colleghi non ricorrono certamente a questo mezzo per sottrarsi ai pochi diritti doganali ohe dovrebbero pagare, poiché, se un libraio deve ritirare da Parigi 5 chilogrammi di libri rilegati, gli converrà sempre farseli arrivare a mezzo di pacco postale, pagando qualche diritto doganale, anziché pagare L. 5 di porto per la posta.
Confidiamo adunque che 1' E. V. vorrà cortese-mente occuparsi della questione tanto vitale per noi, tenendo in considerazione i desiderata che ci siamo presi la libertà di esporle e che corrispondono alla necessità del momento.
E d ora aspettiamo le decisioni del Mini-stero delle finanze e di quello delle poste e te-legrafi. P e r conto nostro crediamo che la que-stione debba avere due soluzioni: una
provvi-soria immediata, e l'altra definitiva al più presto possibile. Q.uella immediata consiste nel ristabi-lire subito il sistema precedentemente in vigore, oppure, se assolutamente la burocrazia, che si re-puta più infallibile del Pontefice, non vuol riti-rare le disposizioni emanate il 30 settembre u. s. si fissi almeno a 1000 grammi (anziché a 400) il limite di peso ammesso sottofascia per libri legati provenienti all'estero e sia illimitato qua-lora il sottofascia non contenga che un solo vo-lume. Quella definitiva consiste nell' abolire qualsiasi dazio di entrata sui libri e sui gior-nali, sieno legati o semplicemente cuciti. E l'ono-revole Luzzatti non dovrebbe esitare a presen-tare il relativo disegno di legge. Speriamo che non occorra un R o b e r t o Peel, o un Gladstone, per sbarazzare la tariffa doganale italiana da quella incivile imposta sulla coltura.
IL MERCATO DEL LAVORO >
Per l'industria agricola, scrive il professore Montemartini, le rilevazioni statistiche si pre-sentano con particolarità speciali. Il fenomeno della disoccupazione, per esempio, non può es-sere inteso in agricoltura c o m e lo si intende per le industrie manifattrici. In queste ultime generalmente il lavoro è continuo e la cessa-zione del lavoro significa per se stessa disoc-cupazione. In agricoltura invece vi sono lunghi periodi di riposo ; ogni mese presenta giornate di occupazione in numero diverso dei mesi p r e -cedenti o susseguenti. P e r stabilire se si è in presenza di un p e r i o d o di disoccupazione è ne-cessario confrontare il dato p e r i o d o con ante-cedenti periodi similiari; per cui occorre avere già rilevato statisticamente, dal punto di vista della domanda di lavoro, un p e r i o d o - b a s e , che serva di confronto alle successive rilevazioni.
Il direttore dell' ufficio del lavoro osserva che teoricamente, del resto, il fenomeno della disoccupazione non è diverso, sia che lo si esa-mini nell'industria agricola o in altra industria. E considera la disoccupazione c o m e « una va-riazione da precedenti condizioni di reddito, di attività produttiva e di consumo ». Ora, non ci pare che questo concetto sia esatto, perchè la disoccupazione non consiste solo in una
varia-zione, ma in una cessazione o mancanza di red-dito e di attività produttiva. Certo un operaio che, ad esempio, era fino ad ieri occupato, po-niamo, nella industria meccanica, può restare senza occupazione in quella industria e trovare impiego invece in altro genere di lavoro, nel qual caso -gli è disoccupato rispetto alla sua professione abituale, ma non in senso assoluto. E qui si può avere una variazione di red-dito, di attività produttiva e di consumo. Ma in altri casi ohi non trova più lavoro nella indu-stria che è il suo campo d ' i m p i e g o rimane as-solutamente disoccupato per un t e m p o più o me-no lunga, e allora me-non può parlarsi di varia-zione di reddito e di attività.
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Conveniva precisare meglio il concetto della disoccupazione e forse distinguere quella asso-luta dall' altra relativa, distinzione certo difficile nella pratica; ad ogni modo ciò che non pare esatto è ridurre la disoccupazione a una semplice variazione di precedenti condizioni economiche. Avendola concepita in questo modo non c ' è dif-ferenza, secondo il Montemartini, nel fenomeno sia ch'esso si manifesti nell'agricoltura o nelle altre industrie; nella prima ipotesi i periodi di confronto per determinare le variazioni accen-nate di reddito, attività produttiva e consumo sono a lunghi intervalli, nella ipotesi delle in-dustrie manifatturiere questi periodi sono di brevissima durata.
Or bene, la rilevazione della domanda di lavoro nell'industria agricola può essere di due specie: qualitativa o quantitiva. La prima con-cerne la specie di lavoratori richiesti in una de-terminata regione ed in un tempo determinato, il che equivale a denunciare gli speciali lavori agricoli di un periodo e luogo determinati. La rilevazione quantitativa invece cerca di fissare il numero delle giornate di lavoro effettivamente richieste in un periodo e luogo dati. Ambedue le rilevazioni sono suscettibili di sviluppi con-siderevoli e di applicazioni svariate.
Il direttore dell'ufficio del lavoro informa che è stato attuato l'impianto della rilevazione qualitativa. Ricorrendo ad organi tecnici, come le Cattedre ambulanti d'agricoltura e le scuole agrarie, sarà facile in breve tempo, a suo avviso, di raccogliere un ricco materiale, dal quale po-trà indursi quali sono i lavoratori richiesti dal-la industria agricodal-la, o meglio, quali sono le operazioni agricole normalmente compiute dalla nostra agricoltura.
Fra un anno si potrà avere sott' occhio, mese per mese, il quadro delle operazioni agra-rie delle diverse regioni d'Italia e le condizioni economiche nelle quali si compiono tali opera-zioni. Quelle condizioni sarebbero gli orari ed i sa-lari medi per ogni operazione e per ogni regione. Questi ultimi dati ed il numero delle giornate lavorative che per ragioni atmosferiche si po-trebbero fare, nelle diverse regioni, mese per mese, avvicinano la statistica qualitativa a quella quantitativa. Per quest' ultima si stanno anzi preparando le fonti. Essa si può distinguere in due gradi che presentano difficoltà diverse. In tutte le aziende agricole, infatti, si ha una do-manda di lavoro che si può dire fissa e che si risolve nell'impiego dei cosiddetti obbligati, la cui rilevazione statistica quantitativa non p r e -senta difficoltà grandi, quando si disponga di or-gani locali di raccoglimento o quando si possa contare sull'appoggio di organizzazioni di condut-tori di fondi o di lavoracondut-tori, come è il caso della alta e della media Italia. Ma oltre a questa forza fissa le aziende domandano di volta in volta per ogni lavoro e per ogni stagione, lavoratori av-ventizi, braccianti liberi ed indipendenti che si vendono a giornata o ad opera. La rilevazione di questa domanda che è estremamente variabile e fluttuante è molto difficile. Tuttavia, data l'im-portanza che viene ad acquistare di fronte al fe-nomeno della disoccupazione 1' entità della do-manda del lavoro a giornata, non si potrà avere
una statistica completa del lavoro agricolo senza fissare anche le oscillazioni di questa domanda. Sennonché l'offerta di lavoro non potrebbe essere studiata in modo esauriente senza tenere conto delle emigrazioni che avvengono sul mer-cato di lavoro che si studia, spostandosi ad ogni stagione la forza di lavoro attirata dall' uno allo altro centro dai salari più elevati.
Quest'attrazione di mano d'opera verso un determinato luogo può essere costante e può essere saltuaria o stagionale. Nel primo caso ab-biamo l'attrazione che i grandi centri urbani esercitano sui centri minori limitrofi e che va sotto il nome di urbanesimo. In Italia essendo pochi questi centri è stato facile l'iniziare un ri-levamento sistematico che mettesse in giusta luce l'entità delle diverse attrazioni urbane. Nel caso di migrazione stagionale entrano tutti quei movimenti di lavoratori che hanno relazione coi lavori agricoli.
Ma il dato più importante del mercato di lavoro, dice con ragione il prof. Montemartini, è certo quello dei salari, che rappresentano il -valore della merce-lavoro, l'espressione ultima dei rapporti intercedenti tra domanda e offerta. E rilevando il salario, è necessario contempora-neamente rilevare l'orario, perchè quest'ultimo dato rappresenta la forza di lavoro in funzione del tempo ed il tempo, del lavoro è l'elemento indispensabile per stabilire l'entità dei risultati economici di un determinato impiego di una forza produttiva. Pur troppo da noi manca an-cora una vera statistica dei salari. Tutto l'in-conveniente dello scarso materiale statistico rac-colto in passato, consisteva nel continuare a ba-sarsi sul metodo monografico, sulla rilevazione isolata ed atomistica di particolari stabilimenti senza tentare di passare a fonti più larghe e comprensive. Dalla unità minore dello stabili-mento conviene passare ad unità statistiche sempre più grandi comprendenti il maggior nu-mero possibile di stabilimenti. La rilevazione si fa così assumendo come fonte un gruppo di unità, partendo dal fatto constatato di un'orga-nizzazione di forze similari. E' il metodo seguito da tempo, perchè le condizioni dell' ambiente lo permettevano, dai paesi più evoluti. In Inghil-terra, in Francia e agli Stati Uniti, si hanno già larghe indagini statistiche sui salari, compiute sulle informazioni fornite da Associazioni d ' i m -prenditori, da associazioni operaie e simili altre organizzazioni.
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voratori organizzati è indispensabile conoscere il numero di questi organizzati, per valutare l ' i m -portanza del dato stesso. Questi organizzati, si noti, rappresentano tante unità che entrano in diversi stabilimenti, concorrendo a determinare un più vasto campo di osservazione e di rilevazione. Quando i dati derivano da due fonti che si presumono tra loro in opposti interessi, la rile-vazione resta anche controllata automaticamente. N e risulta quel contradditorio statistico che è tanto utile per la determinazione efficace della verità. Il fatto della organizzazione è del resto di tale importanza per sè stesso, da indurci ad un'accurata registi azione del fenomeno. L ' o r g a -nizzazione è la forza più feconda per diminuire gli attriti tra gl'interessi antagonisti, e per por-tare la concorrenza tra unità superiori e più comprensive, eliminando lo sperpero dei piccoli sforzi e delle piccole energie. Interessa quindi lo stabilire l'entità e lo sviluppo della forza organizzatrice in ogni momento della vita e c o -nomica del paese.
P e r i salari e per gli orari è necessario che la rilevazione venga fatta industria per indu-stria e per categoria di mestiere in ogni singola industria; conviene inoltre che i dati numerici, esprimenti i fenomeni studiati, rappresentino quel valore normale intorno al quale oscillano tutti i valori similari di UD determinato mercato. A completare il quadro, rappresentante la vita del lavoro e dei lavoratori, occorreva anche la rilevazione delle lotte tra capitale e lavoro, concretantesi negli scioperi, nelle vertenze, nelle serrate. Gli scioperi, dice il Montemartini, pos-sono essere politici ed economici. L o sciopero politico si riattacca a tutta la condotta politica del lavoratore. L o sciopero e c o n o m i c o lo si d e v e concepire c o m e un'impresa speciale esercitata in determinati momenti, da gruppi di lavoratori che si danno all'industria (sic) dello sciopero con impiego specifico di capitale, sopportando rischi e costi determinati in vista di un futuro miglioramento.
E necessario pertanto, che tutti gli elementi, che concorrono nell'operazione economica dello sciopero, vengano lumeggiati; e la rilevazione non può essere data che dagli interessati. L ' u f -ficio del lavoro spera di poter ottenere dalle parti interessate direttamente le notizie riferen-tesi alle lotte tra capitale e lavoro. Solo in que-sto modo si potrà rappresentare il conflitto su dati specifici e non con soli dati generici e inadeguati. A parte alcuni concetti alquanto strani, almeno nella forma, le considerazioni m e t o d o l o g i -che del direttore dell'ufficio del lavoro intorno al mercato del lavoro ci paiono, in generale, g i u s t e ; ma non vorremmo che per far subito le c o s e complete, si finisse per farle male. D a p p r i n -cipio avremmo preferito si limitasse il campo dell'indagine e si cercasse di estenderlo successi-vamente, a p o c o a poco. H a l ' U f f i c i o i mezzi adeguati per la vasta opera intrapresa, ed il paese è in g r a d o di assecondare quell'opera, di collaborare c o l i ' U f f i c i o perchè sia c o m p i u t a ? E c c o i dubbi che sorgono in noi davanti al complesso programma che l ' U f f i c i o del lavoro si è tracciato.
Ancora del Credito Agrario
nel Mezzogiorno
N e abbiamo pai-lato or non è molto esa-minando la Relazione del comm. Miraglia sul secondo anno di esercizio. Ma conviene tanto più tornarvi sopra, quanto più la forma di cre-dito di cui si tratta stenta a attecchire. Se l'erta è faticosa e il carro fa poco cammino, ncn farà male essere in parecchi a dare una mano per spingerlo. Si può far nulla: E che c o s a ? P r o -poste ne son venute? E quali? Son b u o n e ?
A b b i a m o avuto occasione di leggere un ar-ticolo del comm. Antonio Monzilli, Il credito
nel Mezzogiorno, di vari mesi addietro 2) che ci
era sfuggito al momento della sua pubblicazione. Come si vede dal titolo, esso v o l g e sul credito in genere. Si diffonde, anzi, più che altro in-torno a quello bancario e a quello ipotecario; ma anche al credito agrario consacra alcune pa-gine. Non è troppo tardi per parlarne: da un lato perchè il credito agrario avendo fatto si-nora pochissima strada, gli scritti che lo con-cernono conservano un carattere d' attualità che si può deplorare ma non disconoscere; dall' al-tro perchè nel frattempo v ' è pur stata qualche piccola cosa nuova con cui porre a confronto lo scritto in parola, ed è il compimento del se-condo anno d' esercizio e il commento dei suoi risultati contenuto nella Relazione da noi di re-cente analizzata.
Il Monziili rileva che il primo anno d' eser-cizio si è chiuso con un fenomenale insuccesso. Il fatto, da noi pure rilevato a suo tempo, è
vero, ma gli suggerisce, forse perchè egli scri-veva prima che l ' a n d a m e n t o del secondo anno fosse noto, illazioni che non ci paiono giuste.
Contro la diffusione del credito agrario nel Mezzogiorno d ' I t a l i a , egli scorge due ostacoli. Uno è il vincolo della destinazione dei prestiti a scopi agrari determinati, l ' a l t r o è la man-canza di tornaconto negli Istituti intermedi. Ciò è esattissimo e, c o m e dato di fatto, lo hanno di-chiarato le stesse Relazioni annue' pubblicate dal Banco di Napoli. Ma non d e v e trarsene la conseguenza, secondo noi, di togliere agli I s t i -tuti ogni vincolo legislativo e contrattuale, nè quella di lasciar liberi gli agricoltori n e l l ' u s o dei prestiti che loro si concedono.
Osserva il Monzilli che nel Mezzogiorno il bisogno di credito fra gli agricoltori è, per dir cosi, generico. « Se ne ha b i s o g n o per coltivare il fondo, per dotarlo di bestiame e di attrezzi, spesso anche per pagare le imposte, per mante-nero la famiglia nelle annate di scarso raccolto. L ' a v e r voluto regolamentare questi bisogni in relazione al credito, d o v e v a condurre ai risultati che si sono ottenuti. La verità è che, meglio che
regolamentare, sull' esempio di altri paesi, nel Mezzogiorno d' Italia bisognava allargare il cre-dito agli agricoltori: allargare quello che già esiste e che ha il difetto di essere limitato a un ristretto numero di agricoltori. »
') Economista del 27 aprile u. 8.
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Dissentiamo interamente. — Che il credito, potendo, sia sempre bene allargarlo, è una ve-rità ovvia su cui non può sorgere contrasto. Ma, per quello agrario, in qual m o d o ? Senza garan-zia che se ne faccia 1' uso pel quale gli si dà vita? Pessimo sistema, che altre volte ha dato dannosi frutti, come vedremo a momenti. Oggi e già da tempo gli Istituti locali, Banche popo-lari e simili, distribuiscono il credito agli agri-coltori prescindendo dalle condizioni stabilite dalla legge 7 luglio 1901. « Essi prestano a l -l' agricoltore in misura del suo credito, con cam-biali, e non si occupano di altro. E la forma più semplice del credito, la più spedita per l'Isti-tuto, la più gradita per l'agricoltore, che non sa stabilire, nel complesso dei suoi bisogni finan-ziari, la distinzione tra 1' acquisto delle sementi e quello del bestiame, e tra questo e il mante-nimento della famiglia e il pagamento delle tasse in attesa del raccolto. » Tale è lo stato di fatto; ma che se ne deve concludere ? Eorse che è buono? Tutt' altro.
Se fosse tale, la questione non esisterebbe neppure, perchè a nessuno sarebbe venuto in mente di cercare una forma speciale di credito a favore dell' agricoltura. Se speciale, e con ra-gione, la si è desiderata, è naturale che pre-senti speciali vantaggi, ma inevitabile che al-l' uopo sia disciplinata da speciali regole.Ti van-taggi consistono nella mitezza dell' interesse, la regola principalissima deve essere l ' a c c e r t a -mento e anzi la espressa condizione che il'pre-stito serva allo scopo voluto e non a tutt' altra cosa. Prestare all' agricoltore e non occuparsi
d' altro! E 1' autore aggiunge che è la forma più semplice del credito e la più spedita per gli Istituti locali! La semplicità in questo caso non è punto parente della perfezione. In quanto alla speditezza, troppo evidente, non è precisamente quello che qui si cerca. L ' autore, che pur deve saperlo, non dice a che prezzo gli Istituti locali facciano, nelle provincie meridionali, queste sem-plici e spedite operazioni. Ma lo hanno fatto sapere la Relazioni pubblicate dal Banco di N a -poli: a un prezzo che arriva in alcuna provincia fino a l l ' 8 e al 10 per cento! Scusate se è poco. E quando viene una apposita legge intesa a pro-muovere l'incremento dell' agricoltura e ad aiu-tare gli agricoltori come tali e non già iti tutti i bisogni che come privati possano avere; e quando questa legge fa in modo che agricoltori avvezzi a sopportare interessi usurari possano ottenere prestiti a non più del 5 °/0 tutto c o m -preso, sarebbe bello che in contraccambio non si assicurasse almeno che il prestito servirà allo scopo a cui mira! Per altri bisogni, ogni citta-dino ne ha parecchi, vi sono altre, istituzioni. Se non vi sono, si cerchino, si trovino, si inventino. Ma ognuno deve fare il proprio mestiere; e da una istituzione intesa a procacciare agli agri-coltori a buoni patti sementi, concimi, anticrit-togamici, bestiami, macchine, attrezzi per mani-polazione di prodotti, non si pretenda eh' essa li aiuti anche nel mantenimento d'una famiglia, nel pagamento delle tasse, nella soddisfazione dei debiti..,, e magari nel contrarne altri nuovi!
Se non che, come l'Autore rileva e come la prima Relazione annua del Banco aveva reso
noto, gli Istituti locali a tutt' oggi non si p r e -stano, salvo poche eccezioni, a fare da interme-diari fra la Cassa di Risparmio del Banco e gli agricoltori. Per verità, la Relazione di quest'an-no, cioè la seconda, avverte, come riferimmo in altro articolo, che in . questa parte un p o ' d i pro-gresso si va raggiungendo. Ma è propro-gresso lento assai, e resta sempre la necessità di escogitare qualche provvedimento. Quelli che dovrebbero essere gli Istituti intermediari non si prestano ad essere tali, perchè non vi hanno tornaconto. Ed è naturale: perchè contentarsi della percen-tuale di 1 1;2 quando sono avvezzi a lucrare i pingui interessi ricordati poc'anzi, e, dato l'am-biente economico quale è oggi, ne dura per essi la possibilità ? Un ente finanziario non è un an-giolo del cielo, e quando sappia di poter guada-gnare dieci, e anzi sia solito guadagnarlo, non si sentirà certo disposto a lavorare per guada-gnare uno o due per puro amor del prossimo.
Ma, stando le cose in questo modo, ognuno si aspetterebbe le seguenti due conclusioni come sole ragionevoli. Da una parte perseveri la Cassa di Risparmio del Banco nella sua operosa p r o -paganda, che già alcuni frutti, benché scarsi, ha dato, e, lasciando anche tempo al tempo, stia ben ferma, come prescrive la legge vigente, nel volere che l ' u s o dei prestiti non possa disto-gliersi dallo scopo pel quale è creata; dall' altra parte e in pari tempo si cerchi dalla Cassa me-desima, dagli agricoltori interessati, dallo Stato, un po' da tutti, di favorire la formazione di enti intermedi meglio adatti, perchè costituiti
appo-sta, che di tale loro qualità d'intermedi, come dicevamo in altro articolo, facciano 1' oggetto o unico (cooperative tra gli agricoltori) o princi-palissimo (nuove casse di risparmio agrarie) della loro vita e attività.
Il Monzilii, invece, che cosa propone? A noi par di sognare. Propone di disfare quello che è stato fatto, in ciò che ha di più caratteristico, e di tornare al sistema ideato v.ent'anni addietro e anche attuato — si osservi bene — con effetti rovinosi. Che siano stati tali, mentre del resto è notorio, lo dice anche lui recisamente con queste sincere parole: « Recherebbe grave offesa alla verità chi dicesse che i capitali del Banco di Napoli e della Banca d'Italia (la quale pure lar-gheggiò nel credito agli agricoltori meridionali con risultati identici) siano stati tutti assorbiti dalla trasformazione delle culture e poscia di-strutti dalla crisi agraria; la verità è che furono
in parte sperperati. »
Oh, guarda! E con questi poco incoraggianti ricordi.,.. Ma vediamo in che cosa il sistema d' una volta consistesse.
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titoli dello Stato o in cartelle fondiarie vinco-lati a favore del Banco, rendevano le operazioni abbastanza sicure, pur non conferendo loro il re-quisito della liquidabilità allo spirare dei tre mesi, che era escluso a priori dalla natura del credito essenzialmente agrario. Perciò, malgrado 1' asprezza della crisi agrafia, il piano di cui si discorre non avrebbe potuto produrre le disa-strose perdite che, pur troppo, recò alla gestione del Banco di Napoli. »
0 allora come andò?
« L e perdite enormi derivarono non dal piano in sè, ma dai modi errati e dai limiti e c -cessivi onde venne applicato. Ai rapporti tra il Banco e i suoi corrispondenti e rappresentanti non presiedette, come sarebbe stato pur mestieri, un sindacato continuo e severo per tenere il de-bito di questi nei limiti stabiliti. Y i fu un ec-cesso, in qualche caso veramente fenomenale e doloso, di fido del Banco verso i suoi rappre-sentanti e corrispondenti, i quali alla loro volta eccedettero nel distribuire il credito ai loro clienti e non furono oculati abbastanza nella loro scelta,
non ponendo mente olla destinazione dei capitali che venivano tolti a prestito. s>
Ciò dimostra che il sistema di quei tempi non era buono, era imprudente, pericoloso. Si fa presto a dire che il male nacque soltanto dal modo con cui quello venne applicato. Certo, non basta che le buone norme siano scritte sulla carta: ci vuol sempre chi le renda utili coli'ap-plicarle a dovere. Ma quelle che rendono possi-bile un' applicazione rovinosa cominciano col non essere intrinsecamente gran cosa buone. Oggi il Banco è diretto egregiamente; ma domani? L ' i e r i giustifica il timore. Se gli uomini fossero sempre e tutti prudenti, corretti, sagaci, leggi e regolamenti sarebbero cose superflue. Con che c o r a g -gio si propone di rinunziare a cautele, a garan-zie, a limiti, a freni, proprio nella azione di quello stesso Istituto, e a proposito di quelle operazioni, fra altre, e in quelle stesse Pro-vincie?...
Yia, non ravviviamo ricordi dolorosi e si potrebbe aggiungere vergognosi.
Ma il più bello sta nelle parole che abbiamo sottolineate: non si poneva mente alla
destina-zione dei capitali che venivano tolti a prestito.
A h , dunque l ' i m p i e g o effettivo, che sia quello e non altro, dol danaro che si presta per la colti-vazione dei campi e industrie affini, conta pur qualcosa nella buona riuscita di quei congegni di credito ohe mirano a giovare all'agricoltura! E un momento prima chiedevate che agli agri-coltóri del Mezzogiorno venisse procurato, e con larghezza, un credito, per dir cosi, generico?
Un momento prima e anche un momento dopo. Di fatti il Monzilli propone di « tornare all' antico, eliminando gli errori e i difètti di allora. » Ma in che m o d o ?
« Basterebbe autorizzare la Cassa di R i -sparmio del Banco a riscontrare le cambiali e i crediti dei piccoli Istituti locali, i quali siano costituiti per l'esercizio del credito agrario, en-tro il limite della garanzia che gli stessi depositino presso di essa in titoli dello Stato o g a -rantiti dallo Stato, o in cartelle fondiarie. Nessun vincolo (!) nessuna formalità speciale (?) nessuna
coudizione d'interesse (fi); gli Istituti locali siano liberi nella distribuzione del credito; non vi può essere alcuna norma preventiva che valga meglio del loro tornaconto a trattenerli dagli errori. » Davvero? E l'esempio d'anni addietro?
« La Cassa di Risparmio del Banco non correrebbe alcun rischio e non avrebbe bisogno di svolgere alcuna azione di controllo o di vi-gilanza; essa non dovrebbe avere altra cura che quella, molto elementare, di non estendere il fido al di là dell'ammontare della cauzione.» Benissimo; ma così si perde di vista lo scopo precipuo dell'istituzione. Sicurezza per il pre-statore ci vuole, ma il credito a huón mercato per l'agricoltore d o v ' è ?
« D'altra parte, gli Istituti locali, ottenendo già dai titoli depositati a garanzia un reddito eguale all'interesse che dovrebbe pagare alla Cassa di Risparmio del Banco, potrebbero li-mitare il saggio dello scontò richiesto agli agri-coltori ad una misura ragionevole. » — Si, certo, potrebbero; ma si può metter pegno che non lu farebbero. Ragionerebbero così: perchè• andare a depositare i nostri valori pubblici Come cau-zione al Banco di Napoli? Per ottenere un fido non maggiore del loro ammontare? E dobbiamo scontare gli effetti degli agricoltori a un saggio mite? 0 se già abbiamo la loro clientela esigendo saggi di sconto belli g r a s s i ! — P a r l i a m o , s ' i n -tende, degli Istituti che esistono oggi: farne sorgere altri con vedute e abitudini diverse, è un programma a cui ci associamo intéramente.
Ma il Monzilli aggiunge: « Quando eccedes-sero senza legittime ragioni (?) il Banco potrebbe intervenire, restringendo o togliendo ii risconto all'Istituto colpevole di eccesso. Sarebbe un di-sfare, anche se opportuno, non un fare. Si puni-rebbe un colpevole, mettiamo, si svergognepuni-rebbe un usuraio, ma non si diffonderebbe il credito agrario a buon prezzo. Si sarebbero sradicate alquante erbacce, ma non si sarebbe seminato nulla.
« Del resto, conclude lo scrittore, il peri-colo non è da temere, perchè in simili casi lo eccesso stimolerebbe la concorrenza, facendo: sorgere nuovi Istituti locali. » Qui si potrebbe invero domandare come mai siffatta concorrenza non sia già sorta, mentre anche oggi parecchi Istituti locali del Mezzogiorno ottengono non dalla Cassa di Risparmio del Banco, ma da que-sti'ultimo come Istituto d'emissione, un laigo ri-sconto del loro portafoglio cambiario e se ne se vono per far prestiti anche agli agricoltori senza alcun vincolo nella misura dell' interesse. Ma senza fermarci su ciò, ci è lecito riassumere il nostro pensiero come segue.
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il credito agrario, mentre il credito ordinario c' è già e può benissimo, parallelamente a quello, seguitare a far la propria strada. Recalcitrare contro 1' o b b l i g o di erogare i prestiti in spese effettivamente e puramente agricole, mentre con-sta la tendenza e la tradizione dello sperpero, equivale a fare in m o d o che il credito agrario manchi al suo scopo e forse anche faccia più male che bene.
No, le basi della l e g g e del 1901 sono buone, per quanto 1' esperienza possa suggerire ritocchi anche numerosi al suo testo e a quello del r e -golamento che ne disciplina l'applicazione. È certo altresì che, dato l'ambiente e la qualità degli ostacoli, bisogna lasciare alla nuova istitu-zione, per prendere radice, un tempo più lungo che ad altre non occorra. Il secondo anno di esercizio — lo abbiamo già notato — reca qual-che progresso. Non però molto, dobbiamo con-venirne. P e r c h è quello ulteriore faccia passi meno stentati, è necessario, come dicemmo altra volta, stimolare la costituzione di enti intermedi, che siano nuovi non solo pel fatto che non esiste-vano finora, ma anche per la designazione dei loro intenti e la natura del loro lavoro.
Presso popolazioni più coscienti, più e v o -lute, più assuefatte a tutte le forme della vita sociale moderna, sorgerebbero facilmente, a tal uopo, associazioni cooperative di agricoltori. Sa-rebbero gli enti intermedi più perfetti, sia per la presenza in essi dei veri interessati, sia perchè sarebbero in gi-ado di ridurre alla minima misura la percentuale della loro rimunerazione. Ma ove non fosse possibile vederla costituirsi, sarebbe ancora sufficiente la fondazione d'un bel numero di modeste Casse agrarie di risparmio, con pic-colo capitale rincalzato dapprima da un modico sussidio governativo e col tempo fatto un poco maggiore appunto dal servizio dei risparmi.
In genere non è il sistema che più ci piace, perchè l ' a z i o n e dello Stato la vorremmo esercitata su altro terreno. Ma quando rimanesse e n -tro brevi limitati, quando la si reputasse atta a ben seminare un p o ' di quella che iu seguito germoglia e fiorisce come ricchezza contribuente, in f o n d o non sarebbe fuorché un largire in a s -sai più piccole dosi un po' di quell' aiuto che per la Basilicata fu pur riconosciuto necessario prodigare in più varie forme e in più larga misura.
Il Banco di Napoli non può rimanere estra-neo a questa parte del problema. Col far sì che la sua Cassa di Risparmio ritragga dall' esercizio del credito agrario una rimunerazione molto mo-desta, viene ad esercitare in questo campo un ufficio non diremo di beneficenza, ma più che altro di progresso economico-civile. Non può dunque rassegnarsi a che la perseveranza dei suoi sforzi non trovi, almeno in forma morale e civile, un compenso condegno.
Rivista (Bibliografica
Prof. Napoleone Colajanni. — Manuale di statistica
teoretica. — Napoli, L. Pjerro, 1904, 2 voi. pag. 310-529.
D o p o i lavori che sulla statistica ci vengono dall'estero, era desiderabile che dall'ingegno e dalla coltura dell'on. Colajanni si avesse q u a l -che cosa di più pensato e di più originale di quello che egli non ci dia in questi due eleganti volumi.
Evidentemente traspare troppo la fretta con cui il lavoro fu compilato, forse senza tener troppo conto della sua ampiezza e della diffi-coltà che presenta. Certo si può ammirare che l ' A u t o r e abbia saputo in breve tempo racco-gliere ed ordinare tanta materia, ma non ha provato di averla assimilata e meno ancora di e s -sersi impossessato delle questioni fondamentali che dividono ancoragli studiosi intorno alla natura stessa della statistica. Già l'aver accoppiato alla statistica teoretica la demografica, come se questa fosse l'esplicazione di quella, dimostra che l ' A . non è ben convinto delle idee nuove circa l'ufficio della statistica, sebbene a pag. 68 preveda un distacco non lontano tra la statistica e la de-mografia.
Eatte queste considerazioni di ordine gene-rale, sul punto di partenza nel quale si è messo l ' A u t o r e , punto di partenza al quale si deve la mancanza di originalità, e la poca parte che l ' A u t o r e , come tale, prende n e l l ' e s a m e delle controversie attinenti alla sostanza stessa della statistica, dobbiamo d'altra parte riconoscere che il lavoro del prof. N. Colajanni è nuova prova della sua grande attività e della versatilità del suo ingegno.
Il primo volume è consacrato alla statistica teoretica; e premessa una breve storia della sta-tistica, noti così completa però, sebbene più viva, di quelle che ci hanno dato il Salvioni ed il Ga-baglio, vi sono discusse le questioni sulla definizione, sul metodo, sulle attinenze e sulla i m p o r -tanza della statistica; e nella seconda parte ne è trattata la ripartizione.
Non possiamo lasciar senza critica l ' a f f e r -mazione sulla quale insiste l ' A u t o r e che non vi siano leggi sociali. « Una pietra lanciata in aria
necessariamente cade. Un uomo affamato non ruba
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agire un u o m o affamato in un m o d o piuttosto ohe in un altro.
« Ma, soggiunge il prof. Colajanni, secondo il diverso grado di evoluzione, le stesse cause nella Società umana non determineranno in ogni tempo gli stessi effetti ».
Questa affermazione è un errore grave. L a evoluzione vuol dire mutazione delle cause; senza di ciò non vi sarebbe ohe statica. N o n sono molti secoli che la assicurazione sulla vita era conside-rata un delitto ; oggi è mia virtù.
Nel secondo volume l ' A u t o r e dà la defini-zione della demografia, e poi esamina lo stato della popolazione coi censimenti, la composizione della popolazione, antropolia, razze, lingue, na zioni, ecc., industria, professioni, ecc. e final-mente il movimento della popolazione, matri-moni, nascite, morti, malattie, biometria, emigra-zione, aumento della popolazione.
Notiamo, riguardo alla natalità per sesso, della quale questione pure si occupa l'Autore, ohe non ha tenuto conto dei recenti studi che hanno molto modificate le ipotesi preesistenti.
E notiamo pure che in questo secondo v o -lume il prof. Colajanni ha raccolti con molta cura molti dati demografici rendendo con ciò uti-lissimo il suo lavoro.
Alessandro Groppali. — Etica. — Livorno, R. Giu-sti, 1903, pag. 120.
E uno dei manualetti per gli studenti che con tanto successo pubblica l ' E d i t o r e R . Giusti di Livorno, ma è quasi un lavoro scientifico per-chè l ' A u t o r e , con notevole sobrietà di parola e chiarezza di esposizione, esamina le più impor-tanti questioni psicologiche in attinenza all'etica, ed esprime il proprio pensiero con tale m o d e -stia, da indurre chi comincia la lettura del libretto a leggerlo tutto.
L ' A u t o r e si mostra al corrente delle più recenti discussioni, e senza essere o mostrarsi materialista, appare però veramente positivista. Dr. A u g u s t o A g a b i t i . — La sovranità, della società.
— Roma, Loeschi-r et C., 1904, pag. 173 (L. 3). In questo lavoro il giovane A u t o r e sostiene la tesi che la sovranità non può risiedere, nò nel popolo, nè nella nazione, nè nella ragione, nè nel corpo elettorale, ma soltanto nello Stato; la società c o m e tale, egli afferma, « non può dirsi ente collettivo essendo priva della capacità di volere e di agire in vista di uno s c o p o » men-tre invece la sovranità sociale si f o n d a « sulla identificazione dello Stato con la società e sul concetto giuridico di questa. »
Mentre leggendo questo lavoro abbiamo am-mirata la chiarezza colla quale l ' A u t o r e espone il suo pensiero, e l'acume col quale critica quello altrui, siamo stati perplessi nel distinguere, come egli tenta di fare, la società dallo Stato i d e n -tificato nella società.
Pierre Marcel. — Les industries artistiques. — Paris, Schleicher frères et 0., pag. 279 (fr. 6).
Questo bel volume con 128 figure disegnate da A . Collombar e con fotoincisioni di J. Mauge escirebbe veramente dall'indole dei nostri studi se l'Autore non avesse saputo, rilevando il lato
artistico di alcune industrie, farne notare anche l'aspetto economico, che diventa più importante se accompagnato dall'arte.
Noi ci limiteremo però a dire ohe l'Autore tratta delle seguenti industrie: il mobile, il tap-peto e la tappezzeria, la carta e le tele dipinte, il ferro ed il bronzo d'arte, le trine ed i ricami, la ceramica, il vetro, le bijouterie, l'oreficeria ed i gioielli, il libro.
In ciascuno dei n o v e capitoli vi sono osser-vazioni acute, esposte con vero gusto letterario. Ci piace riportare un brano della conclusione, ohe ci sembra contenga dei giusti criteri.
E ' incontestabile, dice l ' A u t o r e , che la R i -voluzione ha brutalmente trasformato le condi-zioni di esistenza delle industrie d'arte, in Eran-cia prima, e, per contraccolpo, nel mondo intero. Altravolta soltanto alcuni pochi privilegiati, go-devano dei prodotti artistici i quali oggi sono alla portata di quasi tutti. Una trasformazione cosi essenziale non si è effettuata senza esitazioni e tentennamenti, c b e hanno sacrificato quasi un intero secolo ; ma oggi le industrie artistiche sono s o g g e t t e prima di tutto alle leggi e c o n o -miche c o m e le industrie manifatturiere. Esse non possono più svilupparsi indipendenti ed im-porre al pubblico la loro v o l o n t à ; sono esse che seguono il gusto del pubblico e c b e piegano alle sue esigenze. P e r c i ò sono state costrette a cer-care nuovi processi di fabbricazione accoppiando la rapidità della produzione al buon mercato della mano d ' o p e r a ; ed hanno trovato nelle mac-chine il punto del tornaconto.
E l ' A u t o r e prevede una estetica « internazio-nale » nel senso che le necessità della esporta-zione faranno nascere uno stile mondiale, magari attraverso forme mostruose.
Prof. S. Becquerelle. — Individuatisele et solidarieté. Paris, E. Oornely et 0., 1903, op. pag. 103 (fr. 0.50).
E ' un opuscolo di propaganda pubblicato nella Biblioteca di Educazione sociale. L ' A u t o r e , dopo aver notato che trent' anni di repubblica non hanno prodotto i risultati che si attendevano nella educazione generale non ostante i sacrifizi di danaro fatti, cerca la causa del malo e la trova nell' individualismo ; cerca i rimedi e li vede nella solidarietà.
Henry H a g u e t . — Regies désìntercssées et Regies d'Etat Paris, Journal des Transports, 1904, op. pag. 24.
Con una serie di esempi interessanti, e di osservazioni acute, l'Autore in questo opuscolo combatte la tendenza di fare dello Stato un in-dustriale e mostra gli inconvenienti ed i danni di tale politica.
H . Destréguil — La révision des patentes decani le
Parlement. — Tours, Deslis frères, 1903, pag. 102. In questa relazione al Congresso del partito commerciale ed industrialo francese tenutosi nel novembre 1903, l'Autore, che è vice presidente del partito stesso, esamina e critica il progetto di l e g g e approvato dal Senato e le tre Rela^ zioni presentate alla Camera dal deputato sig. Merlou, sulla revisione delle patenti.
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stione finanziaria connessa a quel progetto e confuta molte delle conclusioni a cui è venuto il Senato.
Prof. Anton Menger. — L'Etat Socialiste. — Parigi, G. Bellais, 1904, pag. 385 (fr. 3.50).
Il prof. Anton Menger d e l l ' U n i v e r s i t à di Vienna, è noto per molti importantissimi lavori, tra i quali quello più recente Die soeialen
Auf-!/oberi der Bechtwissenschaft; questo volume, che abbiamo sott'occhio tradotto in francese dal pro-fessore E . Milbaud della Università di Ginevra con una prelazione di Carlo Andler, è, si può dire, la esposizione ordinata e sistematica delle diverse opere dell'eminente insegnante.
L a tesi dell'Autore è doppia : la costata-zione che tutti i regimi giuridici sono fin qui basati sulla f o r z a ; la ricerca se vi sia motivo di sperare che in un avvenire, forse non lon-tano, possano avere per fondamento il comune consenso.
Con profondità e larghezza di concetti l'Au-tore esamina in quattro libri, si può dire tutte le questioni sociali : lo Stato ed il diritto in generale, d o v e 1'anarchismo, il socialismo, l ' i n -dividualismo, il comunismo, i rapporti tra gli Stati, il diritto e la morale, la libertà, l ' e g u a -glianza sono studiati con minuta ma incisiva analisi; il secondo libro tratta della vita econo-mica e della propagazione della specie nello Stato popolare del lavoro, d o v e principalmente sono discusse le questioni economiche che ri-guardano la proprietà, la distribuzione delle ricchezze, e il regime giuridico che tutela e di-sciplina la proprietà, il matrimonio, la prole, il diritto penale e la procedura.
Il terzo libro espone la organizzazione dello Stato p o p o l a r e del lavoro, e l'Autore vi studia lo scopo dello Stato, la sovranità, le forme dello Stato, il potere esecutivo, la Comune ecc. Einal-mente il quarto libro è rivolto a dimostrare il passaggio dallo Stato attuale allo Stato popolare del lavoro.
Dalla breve conclusione con cui l ' A u t o r e termina il dotto lavoro togliamo questo periodo : « consideriamo adunque francamente il movi-mento sociale come una lotta tra le classi su-periori e le classi inferiori per il potere politico ed il potere sociale ; ed allora non avremo il diritto di affermare che il socialismo propone all'umanità un problema inaudito. Vi sono state frequentemente lotte simili, per quanto di mi-nore estensione ».
Bisogna però notare che il socialismo, quale le concepisce il prof. Meuger, è molto diverso da quello che usualmente si pratica. J.
§ivista .Economica
Sulle cause del progresso industriale d'Italia secondo un diplomatico inglese — Nuoce industrie nel Mes-sico •— L' industria degli zuccheri.
.Sulle cause del progresso Industriale
d'Italia secondo un diplomatico inglese.
— L'addetto commerciale presso l'ambasciata bri-tannica a Roma sig. A. Poréy Bennett, ha inviato
al Foreign Office un rapporto, nel quale constata il progresso economico generale fatto dall'Italia in questi ultimi anni, progresso che si è verificato so-pratutto nel campo industriale. Fra i molti fattori della prosperità finanziaria, la quale ha reso possibile 10 sviluppo industriale dell'Italia, il relatore pone in prima linea 1' emigrazione. Il lavoratore italiano è sobrio ed industrioso ed ha pochi bisogni. Durante 11 suo soggiorno all' estero egli fa grandi economie, che manda con grande regolarità e costanza alla propria famiglia in Italia o alle Banche e alle Casse di Risparmio del proprio paese. Quando il lavoratore ritorna egli è quasi sempre in grado di trasformarsi in un piccolo proprietario. Questo afflusso di oro dall' estero è continuo e cresce sempre arrecando al paese due essenziali vantaggi: 1. un enorme aumento di depositi a disposizione delle Banche e delle Casse di Risparmio. Questi depositi vengono in larga mi-sura usati nell1 acquisto di rendita italiana che si
trova all'estero, diminuendo cosi i rischi dello Stato perle fluttuazioni del cambio; 2. una graduale esten-sione di terreni coltivati.
L' emigrante poi migliora se stosso fisicamente e moralmente cambiando clima, costumi ed ambiente, ritornando in patria cittadino assai più utile di quando ne partì.
Quando si pensi che annualmente emigrano dal-l' Italia circa 500,000 persone e che ciascun emigrante manda dall' estero annualmente una somma che va-ria dalle 400 alle 750 lire in oro è facile compren-dere ed apprezzare 1' influenza che questa emigra-zione esercita sulle condizioni finanziarie del paese.
Un' altra circostanza favorevole allo sviluppo economico dell' Italia è la lentezza colla quale si sviluppano nella popolazione nuovi bisogni ed. il persistere di una gtande semplicità di vita fami-gliare.
Un fenomeno da constatare è il fatto che in Ita-lia fioriscono industrie, che a prima vista sembrerebbero destinate a fallirvi. Così per esempio l ' i n -dustria del cotone: nonostante che l'in-dustriale italiano debba importare il macchinario, il materiale greggio e perfino le materie, coloranti, pure esso può competere favorevolmente colla Germania e coi-l'Inghilterra. Lo stesso può dirsi delle costruzioni delle navi, delle macchine a vapore, dei tessuti in genere, delle biciclette, dei cappelli di foltio e cosi via. La tariffa doganale protezionista ha, indubbia-mente, favorito questo sviluppo industriale, ma essa non basta a spiegarlo, poiché non ha fatto che con-correre a creare il mercato interno. Il merito prin-cipale di questo successo va attribuito alla innata ingegnosità dell' operaio italiano.
I metodi di lavoro e di produzione vengono da esso rapidamente appresi e quasi iucosciamente mi-gliorati. Gli italiani posseggono al massimo grado la facoltà di superare le difficoltà tecniche e di mi-gliorare e perfezionare riconosciuti processi indu-striali.
Tale ingegno-ità non è mostrata soltanto dai direttori, dagli assistenti tecnici o dagli ingegneri, ma anche dai sempiici operai, con grande vantagg 6 della qualità e del costo della produzione.
Concludendo, il sig. Perey Bennett dice di rite-nere che, continuando 1' attuale prosperità finanzia-ria, ed il buon mercato della mano d' opera, l'Italia diventerà un gran paese industriale. Quindi passa ad esaminare minutamente le più recenti statistiche ufficiali italiane, per dedurne la prova al suo as serto.
Nuove industrie nel Messico. — Il
Con-gresso messicano ha, or non ò molto, prorogato per un periodo di cinque anni la legge sulle concessioni a favore di nuove industrie, la quale ha, nel quin-quennio 1898-1903, trovato larga ed utilo applica-zione, poiché assai numerose sono state le autorizza-zioni concesse dai Governo messanico per favorire il sorgere e lo svilupparsi di nuove industrie.
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portanza dell'industria ed all'annientare del capitale in essa investito. Il più piccolo impiego di danaro per 1' introduzione e l'esercizio di essi non potrà essere inferiore ai centomila « pesos » e ad esso, co-me tale, corrisponderà il minimo delle franchigie, mentre sarà esente da tutte le lasse federali durante 1' esistenza del contratto. I concessionari sono auto-rizzati ad importare, esenti da dazi doganali, il mac-chinario, gli apparati, il materiale da costruzione, ecc., necessari all'impianto dell'industria ed all'erezione dei fabbricati, previo il riconoscimento della segre-teria competente e 1' impegno che esse assumeranno di pagare i diritti doganali se il materiale intro-dotto non è impiegato per l ' u s o voluto. Questo im-pegno cesserà appena che il macchinario e gli altri oggetti funzioneranno per 1' uso industriale cui erano destinati. 11 diritto di libera importazione non può giovare che per una sola volta. I concessionari sono tenuti a garantire l'esecuzione del contratto me-diante un deposito nelle casse dello Stato, il cui am-montare sarà fissato dal Ministero del Fomento e consegnato nell'istante in cui si firma i.1 contratto.
L' industria degli zuccheri.
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L'Associa-zione internazionale di statistica per gli zuccheri ha pubblicato i risultati di una sua inchiesta sul nu-mero delle fabbriche degli zuccheri in attività e sulle seminagioni delle barbabietole nei principali paesi produttori d' Europa: Fabbriche in attivila 1904 1903 Germania 378 384 Russia 276 274 Francia 269 296 Austria-Ungheria 211 216 Belgio .. 90 100 Italia 33 32 Olanda 26 29 Svezia 18 17 Danimarca 7 7 Totali N. 1308 1355 Seminagioni in ettari 1904 1908 Russia 487,233 535,000 Germania 411,390 415,260 Austria-Ungheria 321,200 309,100 Francia 189,090 234,260 Belgio 45,000 59,300 Olanda 55,856 40,343 Italia 34,000 36,000 Svezia 24,875 27,378 Danimarca 14,000 14,000 Totali.. 1,562,644 1,671,337 Cóme si vede, 1' Italia seminerebbe quest' anno 34,000 ettari contro 36,000 seminati l'anno scorso. Neil' insieme poi i paesi sopra menzionati semine-rebbero 1,562,644 ettari con una diminuzione di et-tari 108,695, pari al 6,5 0i0.
La tendenza dunque a limitare la produzione è generale.
I PRODOTTI J3ELLE FERROVIE
L'ispettorato generale delle strade ferrate co-munica il prospetto dei prodotti ferroviarii per i primi dieci mesi dell' esercizio 1903-904, in confrontò del corrispondente periodo dell' esercizio 1902-903 :
Eccone i dati riassuntivi :
R e t i p r i n c i p a l i .
Mediterranea Viaggiatori Merci a G. Velocità... Id. a P. V. accelerata. Id. a P. Velocità Prov. fuori traffico..Totale... Partecip. dello Stato.
Introiti 1903-1904 52,336,451. 7,961,996 5,811,825 68,466,885 894,600 137,521,757 35,355,296 Differenze col 1902-1903 in più in meno 2,339,489 - 117,260 743,024 3,337,, 66 23,975 --+- 6,322,555 i 1,502,216 Introiti Differenze coi 1902-1903 1903-1901 d ^ J j - - " in più in A d ri atica Viaggiatori 42,958,494 2,274,508 Merci a G. Velocità.. 8,676,920 317,433 — Id. a P . V . accelerata. 8,466,685 993,525 Id. a I'. Velocità 58,410,531 5,098,792 Prov. fuori traffico.. 383,146 43,285
Totale... 118,897,111 +- 8,727,513 Partecip. dello Stato. 30,719,844 -e 2,634,541
Sicula
Viaggiatori 3,351,247 171,689 Merci a G. Velocità. . 455,392 15,574 Id. a P . V . accelerata. 350,63S 49,403 — Id. a P. Velocità 4,288,401 50,525 Prov. fuori traffico. . 84,537 — 10,830
Totale... 8,480,215 t- 276,361 Partecip. dello Stato. 129,943 — 55,528
Reti principali riunite.
Viaggiatori 98,696,192 4,785,606 — Merci a G. Velocità.. 19,095,308 211,508 — Id. a P.V. accelerata. 14,629,329 1,785,962 Id. a P. Velocità 191,165,971 8,487,183 -Prod. fuori traffico.. 1,312,283" 56,130 —
Totale... 224,899,083 + 15,326,459 Partecip. dello Stato. 66,205,083 -+- 4,081,229
Reti secondarie.
Mediterranea 5,419,431 258,146 —-Adriatica 9,849,078 426,870 — Sicula 2,535,330 264,460
Totale... 17,303,839 + 949,476 Partecip dello Stato. 15,417,388 -e 837,118
Reti principali e secondarie.
Mediterranea 142,941,188 6,580,70) Adriatica 728,246,189 9,154,413 Sicula 11,015,545 54,0,921Totale... 282,202,922 -r- 16,275,935 Partecip. dello Stato. 81,622,471 + 4,918,247
LA RELAZIONE
SUI S E R VIZI D E L L A E M I G R A Z I O N E Il senatore Bodio, commissario generale per l'emigrazione, ha presentato al ministro deg.i affari esteri la terza relazione intorno al servizio al quale è preposto. È un documento notevolissimo che illu-stra in maniera lucidissima e sotto ogni suo aspetto il t'enomono dell' emigrazione ohe ha così diretta attinenza a tutta la vita economica del paese : e cre-diamo utilissimo riassumere le notizie più sostan-ziali.
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L' ECONOMISTA
19 giugno 1904
ritornano quando 1' autunno non permette più i la-vori all'aperto. E' pure temporanea, quantunque non sia egualmente limitata a perìodi fissi, 1' emi-grazione di operai ohe trovano da occuparsi nelle officine o nelle miniere, e di quelli che si allogano come camerieri o cuochi nelle trattorie, caffè, al-berghi, ovvero si danno al piccolo commercio gi-rovago .
Gli altri 250 mila 'emigranti, circa, vanno prin-cipalmente in America; ma non sono molti fra essi quelli che sì stabiliscono definitivamente al di là dell' Oceano, colle loro famiglie.
Per il numero dei rimpatriati, i dati sono più scarsi, non avendosi alcun mezzo di riscontro sulle frontiere di terra. All'ingrosso si può dire che, nelF emigrazione verso gli Stati d' Europa, il nu-mero dei ritornati in Italia nell'anno è a un di-presso eguale a quello dei partiti ; per coloro poi che ritornano dalle Americhe, si conosce soltanto il numero dei passeggieri di terza classe sbarcati nei porti italiani. Nei 11)03 sbarcarono nei nostri porti circa 80 mila passeggieri italiani di terza elasse, reduci dagli Stati Uniti; cioè circa un terzo (37 per cento) del numero di coloro che erano partiti per la stessa distinazione (214,157) nello spazio di do-dici mesi.
In complesso si può con molta approssimazione stabilire che alla fine del 1901 si trovavano all'estero circa tre milioni e mezzo di cittadini italiani dei quali circa 654 mila erano sparsi negli Stati di Europa ; 168 mila erano in Africa (massimamente in Tunisia, 83 mila ; Algeria, 39 mila ; Egitto, 38 mila) : 745 mila noli' America settentrionale (di cui 729 mila negli Stati Uniti e 11 mila nel Canadà) e 1,852,000 nel-1'Amerita meridionale (di cui 618 mila nell'Argen-tina e 1,100,000 nel Brasile).
Il trasporto degli emigranti. — La relazione esamina tutte le questioni relative all'attuale ordi-namento dell'industria del trasporto degli emigranti, cosi in base alla legge del 1888 che a quella del 1901, per ciò che ha tratt i ai vettori e allo svolgersi delle loro aziende, particolarmente alla questiono dei noli. Nel marzo del 1904 i vettori erano in numero di 18, cioè :
5 società nazionali di navigazione, delie quali una noleggia pure 2 piroscafi esteri:
7 società estere di navigazione;
1 armatore nazionale il quale noleggia pure un piroscafo nazionale ;
2 noleggiatori nazionali di vapori nazionali; 3 noleggiatori nazionali di vapori esteri. Il numero dei vapori addetti al trasporto di emi-granti, inscritti nelle patenti per l'anno 1904 è di 97, diviso per nazionalità come appresso :
40 con bandiera italiana;
57 con bandiera esteia, dei quali: 13 con ban-diera britannica; 13 con banban-diera tedesca; 24 con bandiera francese ;
7 con bandiera spagnuola.
il trasporto degli emigranti è fatto più dallo bandiere t stere, prese nel loro insieme, che dalla bandiera nazionale.
Nel 1893 gli emigranti partiti sotto bandiera ita-liana furono 113,580 o quelli sotto bandiera estera 161,759. Gli emigianti partirono in maggi- r numero dai porti di Napoli (181,681) Genova (62,308) e Pa-lermo (16,516).
La relazione espone altresì chiaramente la multiforme opera di vigilanza e di tutela che il Commissariato esplica a prò degli emigranti.
L'emigrazione nelle varie regioni d'Italia. — Nel 1901 e 1902 si ebbe a notate, specialmente in alcune parti dell'Italia meridionale, un grande ac-crescimento della nostra emigrazione ; 1' attenzione pubblica fu richiamata sui fatti dello spopolamento di certi paesi, della scarsità della mano d' opera per i lavori agricoli, del rialzo rapido dei salari.
In Basilicata 1 emigrazione (intorno agli 8000 in-dividui nel 1897-1899) aveva già preso a crescere nel 1900 (10,700) e nel 1901 (16,500). Dalle informazioni raccolte si potè assicurare che 1' aumento straordi-nario avvenuto nell'emigrazione dalla Basilicata è dovuto alla decadenza dell' agricoltura originata da molte cause : 1' esaurimento della terra : i sistemi di agricoltura art strati e per il difetto di concimazione ; il diboscamento, che ha portato alterazioni nel re-gime dei torrenti e dei corsi d'acqua, la cessazione
dell'industria pastorizia, le malattie (specie la fillos-sera) che hanno colpito certi prodotti agricoli.
In Sicilia, 1' emigrazione è cresciuta da circa 20 mila persone nel 1897 a 54 mila nel 1902. Gli emigranti di Termini, come quelli di Sciacca e di Gefalù, si sono avviati per la maggior parte agii Stati Uniti, da dove mandano in patria notevoli, risparmi. Si calcola che ogni mese arrivino dall' America all' ufficio postale di Termini Imerese da 80 a 100 mila lire. Anche a Sciacca si ha un forte movimento annuo di somme spedite cagli Stati Uniti perchè siano depositate presso la Cassa di risparmio. L'emigrazione ha con-tribuito ad elevare i salari degli agricoltori. La mano d'opera in alcuni luoghi, come nelle campagne di Termini, comincia ad essere scarsa, cosicché pei raccolti è mestieri far venire contadini di altre pro-vinole.
Dalle provincie del settentrione invece, la emi-grazione si volge soprattutto ai finitimi Stati i uro-pei, e non tanto vi cerca una stabile occupazione, quanto un lavoro per qualche mese in quelle indu-strio in cui i nostri, per 1' abilità tecnica, la perdu-ranza alla fatica, la parsimonia di vii a, vincono fa-cilmente la concorrenza straniera. Dal Friuli, ad esempio, sopra una popolazione di mazzo milione di abitanti, ne partono annua'mente circa 50 mila, i quali rimpatriano nell'autunno avanzato. L'emigra-zione è più intensa nei distretti montuosi, dove le risorse economiche sono scarse; meno intensa nella pianura. Come quasi tutti i nostri emigranti tempo-ranei, anche quelli del Friuli si impiegano per lo più in lavori di sterro, di muratura, in industrie affini. Una loro specialità è la fabbricazione dei la-terizi. Le fornaci dell'Austria e della Baviera sono quasi tutte in mano di friulani.
Gli e m i g r a n t i all' estero. — La relazione esa-mina poscia le condizioni di lavoro, di salario, di permanenza in cui si trovano gli italiani emigrati in Europa, al Brasile, a' Canadà, al Messico, asti Stati Uniti, in Africa, e offre utile materia di studio per dirigere verso 1'una plaga o l'altra le correnti della nostra emigrazione. Espone poi le varie forme con le quali il commissariato provvede alla tutela doi connazionali in caso di controversie, di infor-tunii, per la garanzia dei loro risparmii e simili. A proposito del servizio dei risparmii affidato, come è noto, al Banco di Napoli, la relazione precisa che, nel 1903, tali risparmi vennero in Italia nella som-ma di L. 23,576,694.63 cosi ripartite: Stati Uniti L. 18,567,463.92; Bras le L. 3,021.292.41; Argentina L. 1,986,281.60; Turchia L. 1756.70.
La relazione discute poi e commenta, le varie proposte presentate al commissariato per istituire colonie agricole a l l ' e s t e r o : e osserva che il mo-mento attuale parrebbe favorevole per iniziare ac-cordi fra 1' Italia e la Francia, in vista di una co loti zzazione dell'Africa meridionale. Ora che la Francia, pel trattato recente coli'Inghilterra (8 apri-le), si è assicurato il possesso incontestato dell'Africa romana, dai confini di Tripoli al Marocco, se la Fran-cia ha le terre e i capitali, e l'Italia può fornire le braccia, perchè non si potrebbero associare fra loro i due elementi, per popolare e far prosperare quelle regioni, che hanno climi simili a quelli della Spagna e della Sicilia ?
Conclusione. Dopo aver riferito intorno al bi-lancio del Commissariato e alla sua gestione, il se-natore Bodio conclude:
L' emigrazione è nn fatto imponente della vita economica italiana : più di 500 mila persone ohe vanno all'es1 ero in cerca di lavoro, di cui la metà,
circa, in America, vogliono dire uno stato di disagio e uno squilibrio tra 1' offerta delta mano d' opera e il capitale disponibile.
Questo gran fatto dell' emigrazione era, fino a ualche anno fa, abbandonato quasi al cieco istinto elle masse e alle cupidigie degli agenti e sub-agenti.
Il Governo ed il Parlamento, compresi del do-vere d'interessarsi a queste grandi correnti di operai e contadini che vanno in cerca di onesto lavoro, fe-cero una legge di provvidenze per le varie fasi del movimento ; una legge ispirata da buone intenzioni e che si adatta, in generale, ai fenomeni variabili dell' emigrazione, sebbene alcune disposizioni si di-mostrino caduche.