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•Trials senza gruppo di controllo;•Trials quasi randomizzati;•Trials randomizzati e controllati. 1

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(1)

Domenica Gazineo Centro Studi EBN Azienda Ospedaliero Universitaria

Policlinico S. Orsola Malpighi Bologna Domenica.gazineo@aosp.bo.it

24/09/2014 2

• Trials senza gruppo di controllo;

• Trials quasi randomizzati;

• Trials randomizzati e controllati.

24/09/2014 3

P T

Esiti T

24/09/2014 4

24/09/2014 5

P

T

Esiti T/C

C

24/09/2014 6

P

T

Esiti T/C

C

R

Follow up

(2)

24/09/2014 7

• TRIAL = prova, studio , esperimento.

• RANDOMISED = randomizzato, campione preso a caso.

• CONTROLLED = controllato, raffrontato con un campione di controllo.

24/09/2014 8

• Sono gli studi sperimentali considerati il

“gold standard” per la valutazione dei trattamenti, grazie al loro disegno formulato in modo da minimizzare i bias rispetto ad altri disegni.

24/09/2014 9

• Negli RCT i membri del campione sono assegnati in modo randomizzato ai due gruppi: ciò consente di costituire due gruppi in cui i fattori prognostici, sia noti che non, sono equamente distribuiti, e che quindi sono identici ad eccezione del trattamento sperimentato.

24/09/2014 10

Pazienti eleggibili Randomizzazione

Intervento sperimentale

Intervento di controllo

Outcome

No outcome

Outcome

No outcome

Direzione della raccolta dati: esposizione Outcome

• Explanatory study: sono gli studi pilota che vengono effettuati su pazienti molto selezionati e ad altissima compliance.

Valutano la efficacy (efficacia in condizioni ottimali).

• Pragmatic study: si realizzano su

campioni più eterogenei e per questo più

simili alla popolazione incontrata nella

pratica clinica. Valutano l’effectiveness.

(3)

24/09/2014 13

• La fase I degli studi sui farmaci viene eseguita su volontari sani.

• Gli obiettivi sono il dose finding per produrre effetti sull’organismo, lo studio della farmacodinamica, della farmacocinetica.

• Se il farmaco ha effetti così pericolosi da non potersi studiare sui volontari sani, possono essere effettuato su pazienti per i quali i possibili vantaggi terapeutici superano i rischi collegati ai farmaci (pazienti terminali).

• Vengono effettuati in centri ospedalieri, vicino a servizi di rianimazione.

24/09/2014 14

• Gli studi di fase II sono studi pilota per gli studi di fase III. Vengono realizzati su pochi pazienti ammalati, che sono stati bene inquadrati da un punto di vista diagnostico, anamnestico e che hanno altissima compliance.

• L’obiettivo dello studio è il dose finding (per la dose terapeutica) e il suo intervallo terapeutico (distanza tra la dose terapeutica e quella tossica).

• Vengono effettuati in centri selezionati.

24/09/2014 15

• La fase III dei trials rappresenta i tipici RCT, in cui si cerca di comparare l’efficacia il nuovo farmaco con quella del placebo o di un farmaco esistente o di un intervento ritenuto efficace.

24/09/2014 16

• La fase IV riguarda gli studi che cercano di monitorare gli effetti indesiderati di un nuovo farmaco dopo che è stato approvato per il marketing.

24/09/2014 18

• Durante la lettura di una pubblicazione si devono trovare informazioni sufficienti,

presentate chiaramente e

coerentemente, affinché si possa

decidere, in base alle evidenze fornite

dagli autori, se le conclusioni a cui

arrivano sono logiche e credibili.

(4)

24/09/2014 19

• Valutazione preliminare;

• Validità interna;

• Rilevanza clinica;

• Validità esterna.

24/09/2014 20

• P: sono descritti i criteri di inclusione/esclusione e il setting;

• I & C: devono essere descritti chiaramente,

• O: l’endpoint primario dovrebbe essere clinicamente rilevante. Se surrogato deve essere validato.

• M: appropriatezza del disegno dello studio.

24/09/2014 21

• Gli endpoint sono gli esiti che vengono valutatati nello studio. La loro definizione influenza la rilevanza clinica dello studio.

24/09/2014 22

• Umanistici

• Economici

• Clinici:

– Clinicamente rilevanti – Surrogati

• Validati

• Non validati

• Hard vs Soft

Clinicamente rilevanti

• Misurano come un individuo si sente, funziona, sopravvive.

(FDA)

Surrogati

• sono il risultato di indagini

laboratoristiche o radiologiche che non sono connesse a situazioni

clinicamente rilevanti (se sono clinicamente rilevanti non sono più

• Valutazione della conta delle colonie batteriche, anziché dell’insorgenza di infezioni delle ferite;

• Valutazione del colesterolo totale anziché della mortalità coronarica o degli eventi coronarici;

• La densitometria per lo screening della

osteoporosi.

(5)

24/09/2014 25

Intervento

Patologia

End point surrogato

Outcome clinico reale

24/09/2014 26

24/09/2014 27

• Se lo studio non risponde positivamente alle domande preliminari possiamo anche terminarne la lettura.

• Se invece gli elementi del PICO sono ben descritti e se il disegno è coerente possiamo valutare la validità interna.

24/09/2014 28

24/09/2014 29

• La valutazione della validità interna presuppone la verifica dell’assenza di bias che possono avere compromesso la validità dei risultati ottenuti, qualsiasi essi siano.

• Il riscontro di un bias in questa fase può far cessare la necessità di continuare la valutazione critica.

24/09/2014 30

• Bias di selezione/allocazione

• Bias di accertamento

• Bias di violazione del protocollo

• Follow up non sufficientemente lungo e

completo

(6)

24/09/2014 31

• Accade quando gli outcome di uno studio sono influenzati dalle differenze sistematiche (reali e non casuali) dei due gruppi di studio, che dipendono dalle modalità con cui le persone sono state selezionate a partecipare al trial o con cui sono state assegnate ai due gruppi.

24/09/2014 32

• La prevenzione di questo tipo di bias si realizza con una corretta

randomizzazione , che sia casuale ed implementata in modo nascosto.

24/09/2014 33

• Se uno studio è realmente randomizzato, l’allocazione ai gruppi non può essere influenzata dai ricercatori o dai partecipanti allo studio.

24/09/2014 34

• Per verificare la presenza di selection bias verificare che non siano stati posti dei filtri al di là dei criteri dichiarati.

• Per escludere la presenza di allocation bias occorre verificare che la generazione della lista di randomizzazione sia stata casuale e che questa sia stata mantenuta nascosta.

• Accade quando i risultati o le conclusioni di un trial sono distorte dalla conoscenza relativa all’intervento a cui ogni partecipante è stato sottoposto.

• Questo tipo di errore può essere determinato da chi eroga l’intervento, dai soggetti studiati, dai ricercatori che valutano o analizzano gli outcome e da coloro che scrivono l’articolo descrivente il trial.

• Il miglior modo per evitare questo bias è

mantenere le persone coinvolte nello

studio non a conoscenza dell’identità

dell’intervento il più a lungo possibile,

realizzando quella che è detta CECITA’.

(7)

24/09/2014 37

• Si tratta di uno degli accorgimenti fondamentali per evitare la compromissione della validità interna dello studio.

24/09/2014 38

• Si distinguono diversi tipi di cecità:

– Open trial o open label

– Studio in cieco descrivendo chi è in cieco rispetto al trattamento.

24/09/2014 39

• La violazione del protocollo si realizza in questi casi:

– Withdrowal o drop-out: hanno sospeso il trattamento;

– Protocol violators/non compliant: hanno assunto farmaci proibiti o i farmaci giusti nei modi/tempi sbagliati

– Cross over: hanno ricevuto il trattamento del gruppo opposto.

24/09/2014 40

• In due modi:

– Mediante i criteri di selezione.

– Con l’analisi secondo l’INTENTION TO TREAT

24/09/2014 41

• L’analisi secondo Intention to treat è un tipo di analisi dei risultati in cui non vengono valutati solo coloro che hanno effettivamente assunto il trattamento, ma tutti coloro che sono stati assegnati a quel tipo di trattamento.

24/09/2014 42

• Ciò si giustifica con il fatto che, se il

trattamento procura effetti indesiderati tali da

non consentire al soggetto di seguire

correttamente la terapia, considerare il suo

esito negativo nel gruppo di controllo, piuttosto

che non considerarlo affatto, ne accrescerebbe

l’efficacia (è dimostrato infatti che chi non

segue il protocollo ha esiti peggiori).

(8)

24/09/2014 43

• Al di là delle dichiarazioni degli autori nel testo, che spesso riportano che l’analisi è stata fatta secondo l’intention to treat, è sufficiente verificare che il numero dei pazienti analizzati corrisponda al numero dei pazienti randomizzati.

24/09/2014 44

24/09/2014 45

• I pazienti persi (lost) al follow up sono quelli di cui si sono perse le notizie, per cui non si sa se hanno presentato l’esito o no, indipendentemente dall’assunzione del trattamento secondo il protocollo.

24/09/2014 46

• Deve essere sufficientemente lungo e completo.

• Rispetto ai persi al follow up gli autori dovrebbero:

– Verificare che i gruppi dei pazienti rimasti nello studio siano rimasti omogenei anche dopo l’eliminazione dei persi.

– Verificare che la numerosità residua sia sufficiente per mantenere la potenza dello studio.

– Discutere laddove possibile delle cause per il ritiro

dallo studio.

(9)

24/09/2014 49

• I dati all’interno degli studi possono riguardare variabili continue come la glicemia, la temperatura, la pressione, la colesterolemia, i punteggi delle scale.

24/09/2014 50

• In questo caso i ricercatori riportano l’intervallo di valori nel quale si modificano in seguito all’intervento, confrontando le medie o le mediane dei valori.

24/09/2014 51

• Cullen l, et al. Nebulized lidocaine decrease the discomfort of nasogastric tube insertion: a randomized, doubleblind trial. Ann Emerg Med 2004; 44: 131-7.

• La somministrazione di lidocaina nebulizzata prima dell’inserimento del sondino naso gastrico riduce il discomfort del paziente?

• P: Adulti da sottoporre a posizionamento del SNG in pronto soccorso.

• Intervento: nebulizzazione di lidocaina nella narice da utilizzare.

• Confronto: nebulizzazione di soluzione fisiologica.

• Outcome: disagio misurato attraverso una scala visuale analogica (misura discreta), difficoltà di inserimento del sondino (misura discreta).

24/09/2014 52

0 (-1 a 1) 2

2

Difficoltà

percepita dall’infermiere nell’inserimento del SNG

21.6 (5.3 a 38.0) 59.3

37.7

Disagio riferito (media dei punteggi della scala visuale analogica)

24/09/2014 54

(10)

24/09/2014 55

• Tutte le volte che lo studio riporta i dati espressi come variabili dicotomiche al fine di calcolare le misure di associazione occorre porre i dati in una tabella 2 x 2 o tabella di contingenza.

24/09/2014 56

• Questo è il primo passaggio per capire le diverse misure di efficacia consiste nel tabellare i dati.

Evento Sì Evento No Gruppo

sperimentale

a b a + b

Gruppo di controllo

c d c + d

a + c b + d

24/09/2014 57

• Trivedi DP, Doll R, Khaw KT. Effect of four montly oral vitamin D3 supplementation on fracutres and mortality in men and women living in the community: randomised double blind controlled trial. BMJ 2003;

326:469-72.

• La somministrazione di un integratore di Vitamina D3 per via orale riduce l’incidenza di fratture negli anziani (65-85) residenti al domicilio?

• P: anziani residenti al domicilio.

• Intervento: somministrazione di un integratore di Vit D3.

• Confronto: somministrazione di un placebo.

• Outcome: Incidenza di fratture e mortalità da tutte le cause.

• Metodo: RCT

Per calcolare RRR, RR, ARR, una volta tabellati i dati occorre calcolare la frequenza dell’evento nei due gruppi:

EER (Experimental Event Rate) CER (Control Event Rate)

Experimental Event Rate Frequenza (o rischio) nel gruppo sperimentale

a EER = ---

a + b

La EER ci dice con che frequenza l’endpoint

si è verificato

nel gruppo sperimentale

(11)

24/09/2014 61

Control Event Rate Frequenza (o rischio) nel gruppo di controllo

c CER = ---

c + d

La CER ci dice con che frequenza l’endpoint

si è verificato nel gruppo di controllo

24/09/2014 62

1341 1192

Trattamento 149 controllo

1345 1226

Trattamento 119 sperimentale

N. Tot.

Non frattura Frattura

Gruppo intervento

a d c

b

Questa è la partenza per calcolare:

RR RRR

OR ARR NNT

24/09/2014 64

• Il rischio relativo esprime il rapporto tra il rischio che si verifichi l’evento nel gruppo sperimentale ed il rischio che si verifichi nel gruppo di controllo.

• Per calcolarlo, una volta tabellati i dati occorre calcolare la frequenza dell’evento nei due gruppi: EER (Experimental Event Rate) e CER (Control Event Rate)

24/09/2014 65

Rischio Relativo a EER ---

a + b RR = --- = --- c CER ---

c + d

Dal rapporto tra EER e CER individuiamo il rischio relativo che ci dice quanto è grande

il rischio di manifestare l’evento negativo

nel gruppo sperimentale rispetto a quello del gruppo

di controllo.

24/09/2014 66

1341 1192

Trattamento 149 controllo

1345 1226

Trattamento 119 sperimentale

N. Tot.

Non frattura Frattura

Gruppo intervento

a d c

b

Rischio Relativo

EER 0,088

RR = --- = --- = 0,76

CER 0,115

(12)

Relative Risk Reduction (RRR) .La riduzione relativa

del rischio esprime la riduzione proporzionale del rischio

dell’evento nel gruppo dei trattati rispetto ai controlli; vie -

ne espressa in valore percentuale

24/09/2014 68

La riduzione relativa del rischio esprime la riduzione proporzionale del rischio dell’evento nel gruppo dei trattati rispetto ai controlli; viene espressa in valore percentuale.

24/09/2014 69

• Si utilizza negli studi sul trattamento che abbiano valutato un endpoint sfavorevole (frattura, morte, infezione, ecc.), se si rileva un effetto positivo del trattamento.

• La RRR indica in percentuale, la riduzione del rischio che il trattamento determina nei trattati rispetto ai controlli.

24/09/2014 70

Riduzione Relativa del rischio

CER - EER ARR

RRR = x 100 = x 100 = (1- RR) x 100

CER CER

1341 1192

Trattamento 149 controllo

1345 1226

Trattamento 119 sperimentale

N. Tot.

Non frattura Frattura

Gruppo intervento

a d c

b

Riduzione del Rischio Relativo EER = 0.088

CER = 0.11

RRR= [(0.11-0.088)/0.11] x 100 = 20%

Oppure

La terapia con Vitamina D3 riduce le fratture di

• Nel caso in cui lo studio abbia valutato come endpoint un evento sfavorevole (frattura, morte, infezione, ecc.), ma ne abbia individuato la dannosità, RRR diventa RRI, Relative Risk Increase:

Aumento del rischio relativo.

(13)

24/09/2014 73

Riduzione Rischio Relativo

EER - CER ARI

RRI = = = (RR - 1)

CER CER

24/09/2014 74

1345 1226

Trattamento 119 controllo

1341 1192

Trattamento 149 sperimentale

N. Tot.

Non frattura Frattura

Gruppo intervento

a d c

b

Riduzione del Rischio Relativo EER = 0.11

CER = 0.088

RRI= [(0.11-0.088)/0.088] x 100 = 25%

Oppure

RRI = [(0.11/0.088)-1] x 100 = 25%

La terapia con il farmaco Z aumenta il rischio di fratture di femore del 25%

24/09/2014 75

0,78 0,37 0,45 RR - (espresso come decimale)

"Quanto è grande il rischio dell'evento nel gruppo

sperimentale, rispetto al gruppo di controllo?"

22%

63%

55%

RRR - (espresso come %) "Di quanto è la riduzione del rischio degli eventi nel gruppo sperimentale, rispetto al gruppo di controllo?"

Complementarietà di RRR e RR

24/09/2014 76

• Nel caso in cui lo studio abbia valutato come endpoint un evento sfavorevole (frattura, morte, infezione, ecc.) RR ha le seguenti interpretazioni:

• Se l’intervento ha un effetto benefico RR<1

• Se peggiora l’esito RR>1

• Se non c’è differenza RR=1

24/09/2014 77

• Nel caso in cui lo studio abbia valutato come endpoint un evento favorevole (guarigione della ferita, recupero funzionale, ripresa della peristalsi, ecc.) RR ha le seguenti interpretazioni:

• Se l’intervento ha un effetto benefico RR>1

• Se peggiora l’esito RR<1

• Se non c’è differenza RR=1

24/09/2014 78

• Esprime la riduzione assoluta del rischio dell’evento nel gruppo dei trattati rispetto ai controlli.

• La ARR viene anche denominata risk

difference ed è generalmente espressa in

valori decimali.

(14)

24/09/2014 79

1341 1192

Trattamento 149 controllo

1345 1226

Trattamento 119 sperimentale

N. Tot.

Non frattura Frattura

Gruppo intervento

a d c

b

Riduzione assoluta del rischio ARR = CER – EER 0,11- 0,088 = 0,027

24/09/2014 81

• La RR e RRR sono misure relative, che non danno l’idea della frequenza, e quindi dell’importanza, della riduzione degli eventi negativi ridotti dal trattamento sperimentato.

24/09/2014 82

• Al contrario ARR è proprio espressione di questa misura, ma essendo un numero decimale non è facile da ricordare.

• Per questo motivo la misura che rende al meglio l’importanza clinica dell’associazione tra trattamento ed outcome è il NNT.

• Indica il numero di pazienti da trattare per prevenire/evitare un evento.

• E’ ideale per riportare i risultati dei trial

perchè, oltre ad avere i benefici delle

misure assolute, esprime un “numero

intero” riferito al paziente, facile da

interpretare e trasferire alle decisioni

cliniche.

(15)

24/09/2014 85

1341 1192

Trattamento 149 controllo

1345 1226

Trattamento 119 sperimentale

N. Tot.

Non frattura Frattura

Gruppo intervento

a d c

b

Number Needed to Treat (NNT) NNT = 1/ARR= 1/0,027= 37

Ogni 37 pazienti trattati ottengo 1 beneficio

24/09/2014 86

• Al diminuire del NNT aumenta l’efficacia del trattamento, per cui 1 è il NNT ideale: un successo terapeutico per ciascun paziente trattato.

24/09/2014 87

Numbers needed to harm (NNH)

• In questo caso si parla di numero necessario da trattare per ottenere un effetto avverso.

• Una valutazione simile può essere fatta per stimare, invece di un esito positivo, il rischio associato a un trattamento o a una esposizione.

24/09/2014 89

• È il rapporto delle persone che incorrono in un evento, rispetto alle persone che non vi incorrono.

24/09/2014 90

Se si verifica una caduta su 20 anziani ricoverati in riabilitazione su 100, il rischio di caduta è 20/100 = 0.20 = 20%

Nello stesso scenario l’odds è rappresentato dal rapporto tra i caduti (20) rispetto ai non caduti (80), ossia 20/80=0.25 (ossia 1:4)

80/20 = 4 80/100 = 0,80

80 on 100

50/50 = 1 50/100 = 0,50

50 on 100

20/80 = 0,25 20/100 = 0,20

20 on 100

2/98 = O,O2 2/100 = 0,02

2 on 100

Odds Rischio

Cadute negli anziani

(16)

24/09/2014 91

• È’ il rapporto tra l’odds delle persone esposte al trattamento e l’odds delle persone del gruppo di controllo.

• OR è una misura di associazione indiretta (non calcola un rischio, ma una probabilità).

• È espressione della forza della associazione tra una esposizione ed un esito.

24/09/2014 92

1341 1192

Trattamento 149 controllo

1345 1226

119 Trattamento sperimental e

N. Tot.

Non frattura Frattura

Gruppo intervento

a d c

b

Odds Ratio

OR = (119/1226)/(149/1192)= 0.097/0.125= 0.77

24/09/2014 93 24/09/2014 94

• Nel caso in cui lo studio abbia valutato come outcome un evento sfavorevole (frattura, morte, infezione, insorgenza di una patologia, ecc.) OR ha le seguenti interpretazioni:

Se l’intervento (o esposizione ad un agente eziologico o fattore prognostico)

• ha un effetto benefico OR<1

• Se peggiora l’esito OR>1

• Se non c’è differenza OR=1

• Nel caso in cui lo studio abbia valutato come outcome un evento favorevole (guarigione della ferita, recupero funzionale, ripresa della peristalsi, guarigione, ecc.) OR ha le seguenti interpretazioni:

• Se l’intervento (o esposizione ad un agente eziologico o fattore prognostico) ha

• un effetto benefico OR>1

• Se peggiora l’esito OR<1

• Se non c’è differenza OR=1

• OR è simile a RR se il rischio di base nei controlli (CER) è basso (<10%);

• Se il rischio di base è alto OR tende a

valori costantemente più piccoli e lontani

dall’unità rispetto a RR ( c e quindi il

denominatore).

(17)

24/09/2014 97

Al crescere del numero degli eventi nel gruppo di controllo, e quindi di CER, OR si riduce

progressivamente perché aumenta il suo denominatore!

• Vengono utilizzati in tutti gli studi in cui non è possibile studiare la

popolazione , della quale viene studiato solo un campione

rappresentativo.

24/09/2014 100

• Lo svolgimento di ogni studio presuppone la necessità di svolgere le indagini solo su una parte dell’universo statistico.

• Esso è costituito da tutte le unità statistiche eleggibili alla partecipazione ad uno studio.

• L’universo statistico è spesso indicato come popolazione.

24/09/2014 101

• Dato che difficilmente è fattibile realizzare uno studio sull’intera popolazione si pone necessaria l’individuazione del campione.

• Esso viene definito individuando criteri di inclusione e di esclusione. Essi sono utilizzati per selezionane il campione dall’insieme di tutte le unità, siano esse persone, cose, eventi o animali.

24/09/2014 102

• Se si potesse ripetere uno studio un numero

infinito di volte, reclutando campioni sempre

diversi, la distribuzione della stima della misura

dell’effetto (o di associazione), si

distribuirebbe su una curva normale (o

gaussiana), intorno ad un valore centrale che è

quello ottenibile se si potesse studiare la

popolazione.

(18)

24/09/2014 103

• L’ ampiezza dell’intervallo di confidenza (Intervallo di Confidenza – IC - o Confidence Interval - CI) fornisce la

misura della precisione (o

dell’incertezza) dei risultati di uno studio, così da poter trarre deduzioni sulla popolazione da cui sono tratti quei pazienti.

• L’incertezza espressa dal IC è determinata dalla dimensione del campione.

• Tanto più piccolo è il campione, tanto più ampio sarà l’IC e tanto meno preciso è il dato trovato.

• Tanto più ampio è il campione, tanto più piccolo sarà l’IC e tanto più è preciso il dato trovato.

24/09/2014 106

• Non è necessario ricordare come si calcola, ma dobbiamo ricordare il significato :

– Dell’ampiezza dell’IC .

– I valori dei suoi estremi, che non devono

cadere oltre il valore che conferma

l’ipotesi nulla.

(19)

24/09/2014 109

• Il risultato di uno studio potrebbe dipendere non dalla associazione tra trattamento/fattore prognostico/ agente eziologico ed endpoint, ma derivare da:

• Variabilità campionaria

• Variabilità biologica

• Errore di misurazione

24/09/2014 110

• In questi casi siamo di fronte ad un risultato dovuto essenzialmente al caso.

• La misura di p ci dice qual è la probabilità che il risultato a cui è pervenuto lo studio possa essere dovuto semplicemente al caso e non alla reale associazione.

24/09/2014 111

• Il valore di p misura la probabilità che un’associazione osservata possa essere dovuta a fluttuazioni casuali, ossia alla possibile variabilità tra campioni, e possa quindi non corrispondere a fenomeni reali.

• Quanto deve essere il valore di p per poter escludere l’ipotesi nulla?

24/09/2014 112

Infinito NNT

0 RRR, ARR

1 RR, OR

Valore nullo Parametro

Se questo valore è 1, il rischio o la probabilità di

incorrere nell’evento sono uguali in presenza

o in assenza del trattamento

ARR non deve essere 0, perché significherebbe che il beneficio ottenuto in termini di riduzione assoluta del rischio è 0, nel qual caso NNT diventerebbe un valore tendente ad infinito.

24/09/2014 113

• Viene deciso dai ricercatori, al momento di stabilire la numerosità del campione.

• Il valore di p corrisponde all’errore alfa, che dice in che misura i ricercatori hanno ritenuto tollerabile che lo studio possa essere arrivato a dimostrare un risultato positivo, quando in realtà esso non esiste (per cui è scaturito per caso).

24/09/2014 114

• Può essere stabilita allo 0,05 (5%) o allo 0,01(1%).

• Il livello di significatività più comune è 0,05: si

conclude cioè che una associazione non è

dovuta al caso se p è uguale o inferiore a 0,05,

che vuole dire che il risultato ottenuto

potrebbe dipendere dal caso nella misura del

5%, ossia di 5 volte ogni 100 ripetizioni dello

stesso studio… insomma una evenienza

piuttosto improbabile.

(20)

24/09/2014 115

• Nel caso in cui lo studio misuri parametri continui, mediante la dimostrazione della differenza della media, essa non deve essere 0.

24/09/2014 116

Il valore che conferma l’ipotesi nulla non solo non deve essere corrispondente alla misura di efficacia, ma non deve neanche cadere all’interno del suo IC, perché in questo caso potrebbe ugualmente corrispondere ad esso!

24/09/2014 117

• Da due elementi:

– dalla numerosità del campione che si è riusciti a reclutare;

– Dall’entità della associazione.

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• Se è al di sopra di 0,05 o di 0,01, significa che i risultati a cui gli autori sono pervenuti sono casuali e quindi non possiamo rifiutare l’ipotesi nulla.

• Insomma, lo studio non è in grado di dimostrare niente .

• È chiaro quindi che

– "Significativo" non è sinonimo di "importante”

– "Significativo" = difficilmente dovuto al puro caso.

• La significatività statistica non è l’unico criterio utile per decidere se utilizzare i risultati di uno studio.

• La significatività statistica dipende dalla

numerosità del campione e dall’entità

dell’efficacia del trattamento (differenze

degli esiti).

(21)

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• Differenze clinicamente irrilevanti possono divenire statisticamente significative se le dimensioni dei campioni sono sufficientemente grandi.

• Al contrario, differenze clinicamente rilevanti possono essere statisticamente non significative se i campioni sono troppo piccoli (in gergo statistico, se lo studio manca di potenza statistica).

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• Dopo avere valutato che i risultati non sono affetti da bias e che sono clinicamente rilevanti, si valuta la validità esterna. Ci chiediamo cioè se per noi i risultati dello studio sono applicabili e se è il caso di cambiare la nostra pratica alla luce delle evidenze.

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• I risultati possono essere applicati alla popolazione locale?

– I pazienti considerati nel trial sono così diversi da quelli da voi assistiti?

– Le caratteristiche del setting possono avere avuto un effetto determinante sui risultati (professionals/skills)?

– Il setting in cui si è svolto lo studio ha delle caratteristiche che lo rendono estremamente diverso dal vostro?

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• Gli outcome considerati sono clinicamente rilevanti?

– Occorre considerare se lo studio ha risposto alla propria domanda iniziale, se si sono evidenziati o se sono stati trascurati altri outcomes rilevanti.

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• I benefici bilanciano i rischi ed i costi?

– Generalmente è difficile rispondere a questa domanda in assenza di analisi economiche.

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