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I fogli informativi dei trial randomizzati controllati forniscono informazioni chiare?

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Academic year: 2021

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(1)

I fogli informativi dei trial randomizzati controllati forniscono informazioni chiare?

Veronica Mignani,

1

Luca Vignatelli,

2

Arianna Dasara,

1

Francesca Ingravallo

3

1

Infermiera, Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche e Corso di Laurea in Infermieristica, Università di Bologna

2

Medico, AUSL di Bologna e Agenzia Sanitaria e Sociale Regionale, Regione Emilia-Romagna

3

Ricercatore, Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Università di Bologna Per corrispondenza: Francesca Ingravallo, francesca.ingravallo@unibo.it

Riassunto. Obiettivo. Valutare la chiarezza delle informa- zioni contenute nei fogli informativi (FI) dei trial randomizzati controllati (RCT) sottoposti all’approvazione di un grande Comitato Etico italiano nel 2012. Metodi. La segreteria del Comitato Etico ha fornito 107 FI di RCT con soggetti mag- giorenni. Due valutatori infermieri hanno analizzato, su una scala a 5 punti, la comprensibilità dei FI e la chiarezza del- le informazioni fornite sui seguenti aspetti: razionale dello studio, finalità, procedure, randomizzazione, placebo, cecità, benefici previsti, potenziali rischi, chiarezza (chiara/non chiara) dell’informazione sull’identità del promotore/spon- sor ed esistenza di eventuali compensi/rimborsi allo speri- mentatore/azienda ospedaliera. Risultati. Sono risultate suf- ficientemente chiare almeno nell’87% dei FI le informazio- ni su finalità, procedure, placebo, potenziali rischi e iden- tità del promotore/sponsor. Le informazioni su eventuali com- pensi/rimborsi allo sperimentatore/azienda ospedaliera, ran- domizzazione, razionale, cecità e benefici previsti sono sta- te valutate sufficienti rispettivamente nel 61%, 60%, 53%, 50% e 29% dei FI. La comprensibilità dei FI è stata valuta- ta sufficiente nel 93% dei casi. In media, i due valutatori hanno concordato nell’84% delle valutazioni; la concordanza è risultata moderata o sostanziale per la maggior parte de- gli item e lieve solo per la chiarezza delle informazioni su randomizzazione e cecità. Conclusioni. Molti FI non forni- scono in maniera chiara numerose informazioni importanti per permettere un consenso informato, soprattutto sui be- nefici previsti. Gli infermieri possono offrire dei giudizi con- cordanti nella valutazione dei FI.

Parole chiave: Consenso informato, sperimentazioni clini- che, infermieri.

Summary. Do patient information sheets for randomized con- trolled trial provide clear information? Aim. To assess whether patient information sheets (PIS) for randomized controlled trials (RCT) submitted during 2012 to a large Italian Ethics Committee provided clear information. Methods. One hun- dred and seven PIS for RCT involving adult subjects were obtained from the Ethics Committee Office. Using a five- point scale, two observers with education in nursing asses- sed the overall PIS comprehensibility and the clarity of infor- mation provided about the following items: rational of the study, aims, procedures, randomization, placebo, blindness, anticipated benefits, potential risks. Two further items fo- cused on whether it was clear who promoted/sponsored the study and that the researcher/hospital would receive a fee/re- fund by the sponsor (clear/not clear). Results. At least 87%

of PIS were rated as sufficiently clear regarding aims, pro- cedures, placebo, potential risks, and who promoted/spon- sored the study. Information about fee/refund to resear- cher/hospital, randomization, rational of the study, blind- ness, and anticipated benefits was rated as sufficiently clear in 61%, 60%, 53%, 50%, and 29% of PIS respectively. Ove- rall comprehensibility was sufficient for 93% of PIS. Ove- rall agreement between raters was on average 84%. Inte- robserver reliability was moderate or substantial for most items, and fair for randomization and blindness. Conclusions.

Many PIS do not provide clear information about several is- sues important to allow informed consent, especially regar- ding anticipated benefits. Nurses may offer consistent opi- nion in PIS assessment.

Key words: Informed consent, clinical trials, nurses.

(2)

INTRODUZIONE

Le modalità di informazione e raccolta del consenso alla partecipazione sono, al pari del protocollo o del metodo di analisi dei dati, parte essenziale di una spe- rimentazione clinica. La valutazione dell’adeguatezza della documentazione rientra fra i compiti del Comi- tato Etico (CE).

Fino all’entrata in vigore del D.M. 8 febbraio 2013

1

era previsto che tra i componenti del CE fosse presen- te un membro appartenente al settore infermieristico e attualmente deve essere presente un rappresentante dell’area delle professioni sanitarie interessata alla spe- rimentazione, che nella gran parte dei casi si identifi- ca con quella infermieristica.

In quest’ottica, nel 2001 Nobili,

2

sollecitando gli in- fermieri che fanno parte dei CE a farsi “parte dili- gente” per la verifica dei fogli informativi (FI), ri- portava i più frequenti errori riscontrati dal Comita- to per la sperimentazione della Regione Lombardia, rilevando come tali errori facevano sì che i poten- ziali partecipanti allo studio fossero “messi in condi- zioni ben lontane da quelle auspicabili quando si trat- ta di prendere decisioni importanti in merito alla pro- pria salute”.

Per una scelta consapevole, infatti, il possibile parte- cipante a un trial clinico deve valutare il rapporto tra rischi e benefici. Tuttavia, numerosi studi hanno mo- strato che molti aspetti relativi al trial non vengono compresi in modo ottimale dai partecipanti,

3-5

i quali tendono a sottostimare i rischi e sovrastimare i bene- fici della partecipazione.

6

Il bilancio rischi/benefici non dipende solo dai farma- ci/dispositivi/procedure sperimentali, ma anche da al- cuni aspetti del disegno dello studio, come la rando- mizzazione e l’uso di placebo, che da un lato sono im- portanti per garantire l’attendibilità scientifica dei ri- sultati, dall’altro determinano per il partecipante un aumento della quota di rischio connesso al trial e so- no tra gli aspetti della sperimentazione che meno ven- gono compresi.

4-6

Recentemente Sanchini et al.

5

hanno evidenziato che solo il 62% dei pazienti arruolati in trial randomizza- ti controllati (RCT) tra il marzo e il luglio 2011 pres- so l’Ospedale San Raffaele di Milano aveva compreso le finalità e la natura dello studio e che solo i due quinti avevano compreso le procedure e i rischi lega- ti alla partecipazione.

OBIETTIVO

Viene riportata parte dei risultati di uno studio che ha analizzato tutti i FI di RCT sottoposti all’approvazio- ne del Comitato Etico di un grande Policlinico uni- versitario italiano per indagare alcuni aspetti quanti- tativi e qualitativi dell’informazione in essi contenu- ta. In particolare, questo contributo riguarda l’analisi qualitativa effettuata da due infermieri rispetto alla chia- rezza delle informazioni contenute nei FI. È stata an- che verificata la concordanza delle valutazioni dei due osservatori, e le eventuali fonti di discordanza.

MATERIALI E METODI

Sono stati analizzati tutti i FI di RCT che prevedeva- no l’arruolamento di soggetti maggiorenni presenta- ti nel 2012 all’attenzione del CE dell’Azienda Ospe- daliero-Universitaria Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, il terzo CE italiano per numero di pare- ri unici emessi.

1

Sono state esaminate tutte le richie- ste di parere di 107 studi sperimentali presentati nel- l’anno di riferimento: 79 (74%) avevano come og- getto un farmaco (in 64 casi un farmaco privo di au- torizzazione all’immissione in commercio), 28 (26%) riguardavano dispositivi biomedici o altro (integra- tori, interventi chirurgici, counseling psicologico, ecc.). In 101 casi (94%) si trattava di studi di supe- riorità. Novantotto RCT (92%) erano multicentrici e 79 (74%) erano sponsorizzati. Poco più della metà dei RCT erano studi di fase III. Il confronto era in 60 RCT (56%) il trattamento di routine; in 47 (44%) era pre- visto l’uso di un placebo come confronto o a fini di mascheramento.

Per ogni studio sono state create due schede per le va- lutazioni qualitative. In particolare, ai valutatori (VM e AD) era richiesto di valutare su una scala a 5 punti – molto insufficiente (1), insufficiente (2), sufficiente (3), buono (4), molto buono (5) – la comprensibilità del FI e la chiarezza delle informazioni che, in accordo con la Dichiarazione di Helsinki,

7

ogni potenziale parteci- pante a una sperimentazione deve ricevere in merito a:

– scopi (razionale e finalità dello studio);

– metodi (procedure, processo di randomizzazione, si- gnificato del placebo e della cecità);

– benefici previsti;

– potenziali rischi.

(3)

Per tradurre le indicazioni contenute nella Dichiara- zione di Helsinki sulle fonti di finanziamento e ogni possibile conflitto d’interessi, i valutatori dovevano esprimersi sulla chiarezza dell’informazione circa l’i- dentità del promotore/sponsor dello studio e l’esi- stenza di eventuali compensi/rimborsi allo speri- mentatore/ azienda ospedaliera secondo due opzio- ni (chiara/non chiara).

I giudizi sono presentati sia come media delle valu- tazioni dei due valutatori sia dicotomizzati come in- sufficiente (molto insufficiente, insufficiente) e suf- ficiente (sufficiente, buono, molto buono). Le valu- tazioni discordanti sono state discusse e, in caso di mancato accordo, è stato interpellato un terzo valu- tatore (FI). È stato calcolato l’indice di concordanza interosservatore per i giudizi dicotomizzati median- te la statistica Kappa.

8

I valori del Kappa sono stati interpretati in accordo con livelli convenzionali: 0.0- 0.20 = accordo minimo; 0.21-0.40 = lieve; 0.41-0.60

= moderato; 0.61-0.80 = sostanziale; 0.81-1.00 = qua- si perfetto.

9

RISULTATI

Le medie delle valutazioni dei due valutatori (Figura 1) differivano solo leggermente e non raggiungevano mai un valore superiore a 3.8.

I due valutatori hanno espresso mediamente un giu- dizio almeno sufficiente >3) per la maggior parte de- gli item. I FI sono stati invece valutati mediamente in- sufficienti (con punteggi compresi tra 2.2 e 2.9) per le informazioni su razionale e benefici previsti. La chia- rezza dell’informazione sulla cecità è risultata media- mente sufficiente per l’osservatore 1 (3.6) e insufficiente per l’osservatore 2 (2.9).

La Figura 2 riporta le percentuali dei giudizi “suffi- ciente”. Sono risultate sufficientemente chiare almeno nell’87% dei FI le informazioni su: finalità, identità del promotore/sponsor, potenziali rischi, placebo e proce- dure dello studio. Nel 93% dei casi la comprensibilità complessiva del FI è stata valutata sufficiente.

Le informazioni su eventuali compensi/rimborsi allo sperimentatore/azienda ospedaliera, randomizzazione, razionale e cecità sono state valutate sufficienti ri- spettivamente nel 61%, 60%, 53% e 50% dei FI. Le informazioni sui benefici sono state valutate sufficienti nel 29% dei casi.

Figura 1. Media delle valutazioni della chiarezza delle infor- mazioni contenute nei fogli informativi di 107 trial randomiz- zati controllati.

Finalità

Procedure

Placebo

Randomizzazione

Comprensibilità

Rischi

Cecità

Razionale

Benefici

3.7 3.8

3.5 3.6

2.9 3.6 3.2 3.4

3.4 3.4 3 3.4 3.4 3.5

2.2 2.3 2.8 2.9

Valutatore 1 Valutatore 2

Figura 2. Chiarezza delle informazioni contenute nei fogli infor- mativi: percentuale di fogli informativi con punteggio almeno

“sufficiente”.

Finalità Promotore/Sponsor Rischi Comprensibilità Placebo Procedure Compensi/Rimborsi Randomizzazione Razionale Cecità Benefici

98

0 20 40 60 80 100 29

50 53

60 61

87 89

93

97

95

(4)

La Tabella 1 riporta i valori di concordanza interos- servatore per i giudizi.

In media, i due valutatori hanno concordato nell’84%

delle valutazioni. La concordanza interossevatore è ri- sultata moderata o sostanziale per la maggior parte de- gli item e lieve solo nella valutazione della chiarezza delle informazioni sulla randomizzazione e la cecità.

Il valutatore 2 ha considerato sufficienti solo i FI nei quali i termini randomizzazione e cecità erano ripor- tati nel testo (e non, ad esempio, solo nel titolo dello studio) insieme alla spiegazione delle relative proce- dure, mentre il valutatore 1 ha considerato sufficien- ti anche i FI che, pur illustrando tali procedure, non ne riportavano la denominazione.

DISCUSSIONE E CONCLUSIONI

Questo contributo riporta i risultati di un’analisi dei FI di RCT sottoposti all’approvazione, nel corso di un an- no, di un importante CE, per valutare il grado di chia- rezza delle informazioni e la concordanza delle valu- tazioni di due infermieri. I risultati dello studio, che a nostra conoscenza è il primo del genere condotto in Italia, nonostante si basino sulle richieste di parere in- viate a un singolo CE, riguardano per il 92% dei RCT multicentrici; pertanto, si ritiene che possano fornire indicazioni generalizzabili ai RCT effettuati su tutto il territorio nazionale.

La comprensibilità dei FI è risultata sufficiente nel 93% dei casi. Tuttavia, considerando che i due os- servatori avevano una formazione clinica, è possibi- le anche abbiano sovrastimato la comprensibilità dei FI. La chiarezza delle informazioni non è però risul- tata omogenea. Le informazioni su razionale, rando- mizzazione, cecità ed eventuali compensi/rimborsi al- lo sperimentatore/azienda ospedaliera, sono infatti ri- sultate sufficientemente chiare solo nel 50-60% dei

casi e quelle sui benefici previsti dello studio chiare solo nel 29% dei FI.

Questi risultati sono in linea con altri studi che han- no evidenziato come, in generale, i FI non soddisfino i più validati standard per promuovere un’efficace de- cisione informata

10

e concordano con numerose ricer- che sulla comprensione delle informazioni contenute nei FI da parte dei partecipanti ai trial clinici: i pa- zienti non sono pienamente consapevoli del fatto che il trattamento viene assegnato con randomizzazione, della possibilità di ricevere un placebo, dell’incertez- za dei benefici, del potenziale aumento di rischio e del- la non provata efficacia del trattamento.

5,6,11,12

Soprattutto, le gravi carenze riscontrate nelle informa- zioni sui benefici rappresentano un’importante criticità, dato che la possibilità di pesare rischi e benefici è in- dispensabile per una consapevole partecipazione a uno studio clinico. L’insufficiente informazione su questo aspetto può dipendere dal fatto che l’esistenza di be- nefici non è ancora accertata. Tuttavia, la decisione stes- sa di intraprendere uno studio di superiorità (il 94% dei RCT adottava tale disegno) presuppone che almeno una Tabella 1. Chiarezza delle informazioni dei fogli informativi: concordanza interosservatore delle valutazioni dicotomizzate dei due valutatori.

N discordanze/ Valore di K N valutazioni Grado di accordo

Chiarezza del razionale 17/107 0.68

Chiarezza delle finalità 4/107 0.48

Chiarezza delle procedure 9/107 0.62

Chiarezza del processo di randomizzazione 29/107 0.38

Chiarezza del significato del placebo 4/47 0.55

Chiarezza del significato della cecità 18/52 0.31

Chiarezza dei potenziali rischi 7/107 0.43

Chiarezza dei benefici previsti 13/107 0.69

Chiarezza sull’identità del promotore/sponsor 5/107 0.52

Chiarezza su eventuali compensi/rimborsi a sperimentazione/azienda ospedaliera 14/79 0.63

Comprensibilità del foglio informativo 4/107 0.73

(5)

stima dei benefici sia stata effettuata. Infatti, si ricor- re a tale disegno solo quando si presume che il tratta- mento sperimentale sia più efficace di quello di riferi- mento (trattamento standard o placebo).

La poca chiarezza delle informazioni contenute nei FI può contribuire a determinare la cosiddetta therapeu- tic misconception cioè la sottostima dei possibili rischi e disagi che comporta la partecipazione a un trial cli- nico poiché non si è compreso quali siano e che sono connessi alla natura stessa della ricerca.

13

La concordanza interosservatore è risultata più che ac- cettabile per la maggior parte degli item. La mancata concordanza sulla chiarezza del processo di rando- mizzazione e il significato della cecità, per una diver- sa opinione degli osservatori sullo standard di infor- mazione esigibile, può essere un primo dato utile nel- l’ottica di comprendere le fonti di variabilità nei giu- dizi che si riscontra tra CE anche rispetto ai FI.

14

Lo studio ha evidenziato come gli aspetti meno chia- ri dei FI siano, oltre che i benefici, le informazioni su

eventuali compensi/rimborsi allo sperimentatore/azien- da ospedaliera, randomizzazione, razionale e cecità.

Mentre si dovrebbe migliorare l’informazione su que- sti aspetti per aumentare l’adesione dei partecipanti al protocollo per tutta la durata della sperimentazio- ne, la chiarezza dell’informazione sui rapporti econo- mici tra sperimentatore/azienda e sponsor è essenzia- le per la dovuta trasparenza che deve caratterizzare e certo contribuisce al rapporto di fiducia tra profes- sionista/struttura sanitaria e paziente/partecipante a una sperimentazione.

Il presente studio ha fornito elementi utili per elabo- rare raccomandazioni per la stesura dei FI e griglie di valutazione della loro qualità. Inoltre, i risultati di que- sto studio indicano che eventuali componenti di CE di formazione infermieristica, la cui visibilità e contri- buto sembrano essere invisibili-irrilevanti,

15

possono avere un ruolo sostanziale per aumentare la concor- danza delle valutazioni espresse dai CE sul materiale informativo dei trial clinici.

BIBLIOGRAFIA

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Consent in clinical trials: what do patients know? Con- temp Clin Trials 2010;31: 443-6.

C

OSA SI CONOSCE SUL TEMA

• Le modalità di informazione e raccolta del consenso alla partecipazione sono parte essenziale di un trial clinico.

• I pazienti spesso non comprendono le informazioni contenute nei fogli informativi.

• La valutazione dell’adeguatezza dei fogli informativi è compito dei Comitati Etici, che comprendono quasi sempre un compo- nente del settore infermieristico.

C

OSA LO STUDIO AGGIUNGE DI NUOVO

• La chiarezza delle informazioni fornite nei fogli informativi dei trial clinici non è omogenea.

• Gli aspetti più carenti riguardano le informazioni su razionale, randomizzazione, cecità, compensi/rimborsi allo sperimentato- re/azienda e benefici della partecipazione.

• Gli infermieri possono offrire dei giudizi concordanti nella valutazione della chiarezza dei fogli informativi.

(6)

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14. Favero L, Magrini N, Magnano L, Bonacini I, Liberati A. La valutazione dei protocolli degli studi clinici in cinque comitati etici della Regione Emilia Romagna: va- riabilità di pareri o differenti approcci? Giornale Ita- liano di Farmacia Clinica 2007;21:110-7.

15. Tognoni G. Prendersi cura, ricercare, sperimentare,

…Tante, diverse, o una sola domanda/e o risposta/e?

Assist Inferm Ric 2014;33:2-6.

Gli appunti-commenti che seguono vogliono essere da una parte l’esplicitazione dei diversi motivi di un ben- venuto ad un lavoro molto accurato e raro (anche ri- spetto alla letteratura internazionale), e dall’altra l’au- gurio che questa esplorazione di una delle procedure della sperimentazione sia solo un punto di appoggio- partenza per lo sviluppo di una attività di interesse- ricerca in questo settore, che sia prolungata nel tem- po ed allargata all’insieme della logica e delle prati- che di sperimentazione.

1. Primo – e prioritario – commento: è importante che il mondo infermieristico si interessi della sperimen- tazione come di un’area di ricerca – valutazione – intervento attivo. La percezione (che è purtroppo an- che una constatazione) di quanto succede nella pra- tica va in senso opposto: dal tempo della formazio- ne, alla legislazione-letteratura sui Comitati Etici (CE), a progetti-pubblicazioni scientifiche, la “sperimen- tazione” sembra essere, per l’universo infermieristi- co, un interesse molto marginale; qualcosa che non è di pertinenza diretta: parte di quanto si deve fare e/o succede: ma che richiede spettatori /spettatrici, non attrici/attori dotati di autonomia critica.

2. L’argomento scelto è altrettanto importante per due ragioni, che lo rendono ancor più interessante in

quanto ambiguo, e perciò bisognoso di attenzione, e generatore di provocazioni concettuali ed operative.

Il consenso informato (CI) è area tipica di interfac- cia con le/i pazienti in quanto espressione privile- giata di comunicazione. Nello stesso tempo tuttavia è un modello perfetto dell’ambivalenza complessiva della medicina: riconduce infatti quello che dovreb- be essere l’atto più esemplare della personalizzazione comunicativa, in termini di dialogo e discussione, ad un modulo iper-standardizzato che cancella d’uf- ficio la infinita variabilità culturale, psicologica, tec- nica necessaria per entrare in rapporto con le per- sone specificamente nei momenti critici della loro malattia. La Dichiarazione di Helsinki lo dice chia- ramente: più a fondo, la cosa dovrebbe essere ov- via, e perciò obbligatoria. Forse era/è da questa pro- vocazione che dovrebbe partire la ricerca proposta per guardare avanti e altrove? Combinando il fatto di essere professioniste/i con vocazione al rapporto con la/il paziente e non solo con la sua malattia- terapia, e perciò competenti nel trasformare-adat- tare procedure perfettamente assicurativo-burocra- tiche, per farne strumento di comprensione?

3. Metodologicamente (ed eticamente) questa osserva- zione non è senza conseguenze: ha senso per esem-

Commento

Gianni Tognoni, Consorzio Mario Negri Sud, S. Maria Imbaro (CH)

(7)

pio valutare (in questo lavoro, o nei CE) dei mo- duli in termini di comprensibilità, prescindendo dal contenuto (problema serio o banale, patologia cu- rabile o meno, farmaco-intervento di cui è chiaro o meno il ruolo …) e perciò della capacità e modalità di recezione del paziente? Le percentuali di non- perfetta comprensione (a giudizio di esperti: ben più informate/i e meno coinvolte/i delle/dei pazienti, co- me è ben sottolineato!) quantificano (e la lettera- tura, su questo tema è coerente con quanto pre- sentato nell'articolo) un – più preoccupante! – se- gnale di violazione strutturale dei diritti fondamentali delle persone e la documentazione della illegalità- illegittimità di quanto si sta facendo.

4. Il lavoro di Mignani, et al. rimanda in questo sen- so a quanto di insensato anche nella letteratura più recente, si dice sul CI: ad esempio, che si deve ri- chiedere anche a pazienti che hanno avuto un ic- tus grave, candidabile alla trombolisi, (di cui non è chiara efficacia e sicurezza) da non più di 4-5 ore: vedere per credere, la corrispondenza esemplare su Lancet (23 agosto 2014, pag. 659-664). Al di là di moduli e normative si tratta di un invito ad un altro sguardo pieno di domande: c’è spazio (men- tale anzitutto, ed operativo) per un dialogo e non per la firma di moduli? per la variabilità e non per la proceduralità? Le persone che gestiscono il re- parto (in primis il personale infermieristico) sono informate, e come, del perché e del come si fa l'u- na e l'altra sperimentazione, così da favorire un’at- mosfera complessiva di informazione e di consen- so (o dissenso, o dialettica: che sono altrettanti aspet- ti dell’infomazione trasparente)? Come – medici e/o infermieri – formulerebbero, concretamente, una stra- tegia di informazione per quel/la paziente: orale?

scritta? da parte di chi? con che contenuti? in che tempi? Le esperienze fatte nei programmi di for- mazione di medici ed infermieri di cui era prevista la partecipazione a sperimentazioni cliniche hanno fatto vedere che il test più certo per verificare se avevano o meno capito la sostanza (al di là delle procedure) della sperimentazione era quello di chie-

dere a loro di formulare un’ipotesi di informazio- ne al/la paziente: i risultati erano decisamente più scoraggianti delle percentuali di non adeguatezza presentate in questo lavoro…

5. Dovrebbe diventare normalmente obbligatorio per tut- to il personale infermieristico avere un osservato- rio delle sperimentazioni previste ed in corso nei rispettivi ambiti di lavoro: per informarsi, per di- scuterne, per formarsi progressivamente a com- prendere se e quanto ciò che si fa (o non si fa!) in termini di ricerca rappresenta veramente un con- tributo ad ampliare/rafforzare il diritto dei/delle pa- zienti a cure appropriate: specificamente in aree di incertezza (o di franca ignoranza), certo non rare nell’una e nell’altra area della medicina.

6. Dovrebbe essere ulteriormente e normalmente ob- bligatorio (sempre per entrare nel merito, e non nelle procedure, della cultura dell’informazione) che la/il rappresentante infermieristica/o nel CE tenesse periodicamente delle riunioni informative di valutazione complessiva con le/i colleghe/i di quanto è passato (approvato o respinto) nel CE.

È solo così che si potrà uscire pian piano dal- l’artificiosità-ambiguità procedurale, per farsi sul serio carico del dovere di essere informati ed infor- mare: che coincide con il diritto delle/dei pazien- ti di essere considerate/i come persone-individui sempre diversi e perciò destinatarie di una atten- zione specifica: la sperimentazione, che dovrebbe essere lo scenario esemplare per questa flessibi- lità, si è trasformata in un modello di rigidità qua- le è il “modulo” che è protagonista della ricerca qui commentata.

7. Dovrebbe a questo punto essere chiaro che il fine

ultimo di queste note (e dell’articolo che le ha sug-

gerite) è quello di chiedere a molte/i colleghe/i di

fare della sperimentazione (di tutti i suoi aspetti)

un’area di attenzione-ricerca capace di produrre la-

vori originali e propositivi da incontrare, se non

sempre, almeno spesso, anche nella realtà di AIR.

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