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Piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione 2017-2019

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Academic year: 2022

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(1)

Piano Triennale

per la Prevenzione della Corruzione 2017-2019

ANNO 2017

INDICE

(2)

SEZIONE PRIMA: ... 5 IL PIANO TRIENNALE PER LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE ... 5 PREMESSA ... 5 1

DEFINIZIONE DI CORRUZIONE ... 6 2

OBIETTIVI E AZIONI DEL PIANO ... 6 3

LO STATO DI ATTUAZIONE DELLA LEGGE 6 NOVEMBRE 2012 N. 190 NELL’AGENZIA DI TUTELA

DELLA SALUTE (ATS) BRIANZA ... 7

3.1

CONTESTO ESTERNO ... 7 3.1.1 L’EVOLUZIONE NORMATIVA E ORGANIZZATIVA DEL SERVIZIO SANITARIO DELLA REGIONE LOMBARDIA ... 7 3.1.2 L’AMBIENTE ESTERNO ... 9 3.2

CONTESTO INTERNO ... 13

4

LA METODOLOGIA PER L’ADOZIONE DEL PIANO DELL’ ATS DELLA BRIANZA ... 17

4.1

LA PIANIFICAZIONE ... 18

5

SOGGETTI, RUOLI E RESPONSABILITÀ ... 19

5.1

IL DIRETTORE GENERALE ... 20 5.2

IL RESPONSABILE DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE ... 20 5.3

REFERENTI DEL RESPONSABILE DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE ... 21 5.4

TUTTI I DIRIGENTI PER L’AREA DI RISPETTIVA COMPETENZA ... 22 5.5

GLI ORGANISMI DI CONTROLLO INTERNO ... 22 5.6

L’UFFICIO PROCEDIMENTI DISCIPLINARI - U.P.D. ... 22 5.7

TUTTI I DIPENDENTI DELL’AZIENDA ... 22 5.8

I COLLABORATORI A QUALSIASI TITOLO DELL’AZIENDA ... 22 5.9

IL RASA ... 22 5.10 RESPONSABILITÀ DEI DIPENDENTI PER VIOLAZIONE DELLE MISURE DI PREVENZIONE ... 23

6

LE AREE A RISCHIO DI CORRUZIONE ... 23

6.1

INDIVIDUAZIONE DELLE AREE A RISCHIO ALL’INTERNO DELL’ATS ... 23

7

LE MISURE DI PREVENZIONE ... 24

7.1

LA TRASPARENZA ... 25 7.2

CODICE DI COMPORTAMENTO ... 25 7.3

ROTAZIONE PERSONALE AREE A RISCHIO ... 26 7.4

OBBLIGO DI ASTENSIONE IN CASO DI CONFLITTO DI INTERESSE ... 27 7.5

SVOLGIMENTO DI INCARICHI D’UFFICIO - ATTIVITÀ ED INCARICHI EXTRA ISTITUZIONALI. ... 28 7.6

RISPETTO DELLE DISPOSIZIONI IN ORDINE ALLA INCONFERIBILITA’ E INCOMPATIBILITA’ DEGLI INCARICHI ... 28

(3)

7.7

SVOLGIMENTO DI ATTIVITA’ SUCCESSIVA ALLA CESSAZIONE DEL RAPPORTO DI LAVORO

(PANFOUFLAGE) ... 29

7.8 FORMAZIONE DI COMMISSIONI, ASSEGNAZIONE AGLI UFFICI E CONFERIMENTO DI INCARICHI IN CASO DI CONDANNA PER DELITTI CONTRO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ... 31

7.9 TUTELA DEL DIPENDENTE CHE SEGNALA ILLECITI (WHISTLEBLOWING) ... 32

7.10 SELEZIONE DEL PERSONALE DA INVIARE A PERCORSI FORMATIVI IN MATERIA DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE E TRASPARENZA ... 33

7.11 PATTI DI INTEGRITA’ ... 33

7.12 AZIONI DI SENSIBILIZZAZIONE E RAPPORTO CON LA SOCIETÀ CIVILE ... 34

8

LE MISURE ULTERIORI ... 34

8.1 CONTROLLO AUTOCERTIFICAZIONI ... 34

9

PROCESSO DI ADOZIONE DEL PIANO TRIENNALE PER LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE E CONSEGUENTI COMUNICAZIONI. ... 34

MODALITA’ DI AGGIORNAMENTO ... 34

10

PROCESSO DI MONITORAGGIO SULL’ATTUAZIONE DEL P.T.P.C. ... 35

11

DIFFUSIONE DEL PIANO ANTICORRUZIONE E PRESA D’ATTO DA PARTE DEI DIPENDENTI E DEGLI ORGANISMI AZIENDALI. ... 35

12

AZIONI DI COMUNICAZIONE CORRELATE AL P.T.P.C. ... 35

13

LA RESPONSABILITA’ DEL RESPONSABILE DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE, DEI DIPENDENTI PER VIOLAZIONE DELLE MISURE DI PREVENZIONE, DEI DIRIGENTI PER OMISSIONE TOTALE O PARZIALE O PER RITARDI NELLE PUBBLICAZIONI PRESCRITTE. ... 36

14

INTEGRAZIONE E COORDINAMENTO CON IL PIANO DELLE PERFORMANCE E IL DOCUMENTO DI BUDGET ... 36

15

COORDINAMENTO CON IL PIANO DI FORMAZIONE ... 38

SEZIONE SECONDA: ... 39

IL PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L’INTEGRITÀ ... 39

PREMESSA ... 39

1

PROGRAMMAZIONE TRIENNALE DELLA TRASPARENZA E INTEGRITA’ ... 40

2

PROCEDIMENTO DI ELABORAZIONE DEL PROGRAMMA ... 40

2.1

CONSUNTIVO 2016 ... 40

2.2

LE PRINCIPALI NOVITA’ ... 41

2.3

GLI STRUMENTI DI ASCOLTO DEI PORTATORI DI INTERESSE ... 42

2.4

LA FORMAZIONE DEL PERSONALE ... 43

2.5

DATI DA PUBBLICARE ... 43

(4)

3.1

RESPONSABILITA’ PER LA PUBBLICAZIONE DEI DATI ... 44 3.2

SISTEMA DI MONITORAGGIO ... 45 3.3

INIZIATIVE DI COMUNICAZIONE DELLA TRASPARENZA ... 45 4

DATI ED INFORMAZIONI PUBBLICATI SUL SITO WEB ... 46

1 SEZIONE PRIMA:

2 IL PIANO TRIENNALE PER LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE

3 PREMESSA

I temi dell’integrità dei comportamenti e della trasparenza delle pubbliche amministrazioni assumono oggi primario rilievo in quanto presupposti per un corretto utilizzo delle risorse pubbliche e per l’esercizio di un adeguato controllo da parte dei cittadini.

Il 28.11.2012 è entrata in vigore la Legge 6.11.2012 n. 190, “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella Pubblica Amministrazione”.

Con la Legge n. 190/2012, il Legislatore, nel predisporre un articolato sistema di contrasto alla corruzione, ha privilegiato gli strumenti di prevenzione delineando un assetto non privo di complessità, sia per l’insieme degli strumenti introdotti, da integrare con quelli già in essere, sia per le relazioni tra i vari attori istituzionali coinvolti nella sua attuazione. Tale norma prevede un sistema organico di prevenzione della corruzione introducendo, tra le strategie di prevenzione della corruzione, la predisposizione, a livello nazionale, di un

(5)

Piano Nazionale Anticorruzione (P.N.A.) e, a livello decentrato, da parte di ogni amministrazione pubblica, la elaborazione, sulla base delle indicazioni del P.N.A., di un Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione (PTCP).

Il primo P.N.A. è stato approvato con Delibera CIVIT dell’11 settembre 2013 n. 72, ed ha costituito (ed in parte lo è ancora) lo strumento utilizzato dalle singole pubbliche amministrazioni per la redazione dei propri Piani anticorruzione. I principi fondamentali della strategia preventiva contenuti nella legge n. 190/2012 sono ancora estremamente attuali sebbene dopo l’approvazione del P.N.A. 2013 sono intervenuti molti cambiamenti introducendo importanti modifiche alla originaria disciplina di cui alla citata legge.

Di particolare rilievo si segnala il D.L. n. 90 del 2014, convertito con modificazioni dalla legge n. 114/2014 che ha incentrato nell’ANAC il sistema della regolazione e della vigilanza in materia di prevenzione della corruzione attribuendole il compito di predisporre e aggiornare il P.N.A.. Con Determina del 28 ottobre 2015 l’ANAC ha così approvato l’aggiornamento 2015 e con Delibera n. 831 del 3/08/2016 ha adottato il primo P.N.A. dalla stessa predisposto, in linea con le rilevanti modifiche legislative intervenute recentemente così dando attuazione alla nuova disciplina della materia.

Nel complesso quadro normativo sull’anticorruzione la disciplina introdotta dalla Legge. n. 190/2012 e ss.

mm.ii, trova un essenziale complemento nei Decreti legislativi n. 33 (recentemente modificato) e n. 39 del 2013, ai quali la Legge ha delegato l’attuazione di importanti principi e criteri direttivi con riferimento, rispettivamente, al riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità e trasparenza e al regime delle inconferibilità e incompatibilità degli incarichi presso le pubbliche amministrazioni, ed il D.P.R. n.

62/2013, contenente le regole di condotta alle quali si devono attenere tutti i pubblici dipendenti.

La valenza di innovazione amministrativa che la normativa anticorruzione comporta e il cambio culturale ad essa connesso richiedono tempi medio lunghi, continuità d’azione e stabilità, ciò premesso però la neonata ATS Brianza, con l’adozione del presente documento si propone di:

• dare attuazione alla Legge n. 190/2012 orientandosi, nel contrasto alla corruzione, verso un sistema di prevenzione il più possibile integrato con gli altri strumenti strategici che saranno adottati a livello aziendale (Piano della Performance, Internal Auditing);

• dare una risposta sistemica ad un fenomeno che pregiudica la fiducia nei confronti delle istituzioni e la legittimazione dell’amministrazione stessa, finalizzata alla realizzazione di una amministrazione aperta e al servizio del cittadino.

Il presente documento non si configura come un’attività compiuta bensì come un programma di attività da svilupparsi in una logica di gradualità. In questa prima fase pare rappresentare il punto di equilibrio tra la propria azione di prevenzione della corruzione, trasparenza, integrità e le previsioni normative, perno su cui ancorare lo sviluppo puntuale dei contenuti del P.T.P.C., occasione per via via affinare, modificare o sostituire gli strumenti ipotizzati nel presente documento, in relazione al feedback ottenuto dalla loro applicazione, al consolidarsi nel tempo ed alla maturazione dell’esperienza, nella consapevolezza che un adeguato livello di trasparenza, eguaglianza, legalità e imparzialità dell’amministrazione non possa essere garantito da sole misure o interventi, per quanto puntuali.

4 DEFINIZIONE DI CORRUZIONE

La Circolare n. 1 del Dipartimento della Funzione Pubblica del 25 gennaio 2013 osserva che la Legge non

(6)

contestualizzare il concetto di corruzione comprendendovi le situazioni in cui, nel corso dell'attività dell'amministrazione pubblica si riscontri l'abuso, da parte di un soggetto, del potere a lui affidato al fine di ottenere vantaggi privati. Le situazioni rilevanti, pertanto, non si esauriscono nella violazione degli artt. 318, 319, 319 ter del C.P. e vanno oltre la gamma dei delitti contro la pubblica amministrazione disciplinati nel Titolo II, Capo I del codice penale: come precisato nell’aggiornamento del P.N.A. esse comprendono tutte le fattispecie in cui, a prescindere dalla rilevanza penale, si riscontri un evidente malfunzionamento dell'amministrazione c.d. “maladministration” intesa come assunzione di decisioni devianti dalla cura dell’interesse generale a causa del condizionamento improprio da parte di interessi particolari.

5 OBIETTIVI E AZIONI DEL PIANO

Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione è un atto formale che attesta e dichiara la politica di prevenzione del rischio corruttivo che l’Azienda intende perseguire al fine di garantire il corretto e trasparente funzionamento.

La prevenzione delle corruzione si basa sostanzialmente su un modello di regolazione che prevede attività di pianificazione e controllo, con un modello di programmazione “a cascata” che interessa tutti i livelli di governo e poggia su quattro principali strumenti: trasparenza, formazione, codici di comportamento e analisi del rischio.

L’elaborazione del Piano è finalizzata al perseguimento dei seguenti obiettivi strategici:

1. ridurre le opportunità che si manifestino casi di corruzione 2. aumentare la capacità di scoprire casi di corruzione 3. creare un contesto sfavorevole alla corruzione

Tali finalità si realizzano mediante obiettivi operativi che si traducono nelle misure di prevenzione.

L’elaborazione e la conseguente attuazione delle strategie anticorruzione tiene conto dei seguenti vincoli:

- vincolo derivante dalle disposizioni normative che hanno disciplinato appositi istituti che debbono essere obbligatoriamente introdotti e disciplinati;

- vincolo connesso al prevalente carattere innovativo della disciplina che richiede, da un lato, interventi di tipo interpretativo, dall’altro, una applicazione progressiva e graduale di nuovo istituti previsti;

- vincolo derivante dall’invarianza finanziaria che impone di realizzare gli obiettivi sopra indicati con le risorse economiche, umane e strumentali a disposizione.

In riferimento alla invarianza finanziaria è necessario, in collegamento al raggiungimento degli obiettivi ed al miglioramento delle performance, individuare delle priorità negli investimenti in ambito formativo, organizzativo e di potenziamento ed integrazione di pacchetti di software che necessariamente devono essere implementati per le finalità di una robusta prevenzione.

(7)

6 LO STATO DI ATTUAZIONE DELLA LEGGE 6 NOVEMBRE 2012 N. 190 NELL’AGENZIA DI TUTELA DELLA SALUTE (ATS) BRIANZA

6.1 CONTESTO ESTERNO

6.1.1 L’EVOLUZIONE NORMATIVA E ORGANIZZATIVA DEL SERVIZIO SANITARIO DELLA REGIONE LOMBARDIA

Con Legge regionale n. 23 dell’11 agosto 2015 è stata approvata la riforma sanitaria regionale che ha dato avvio al percorso di evoluzione del sistema sociosanitario lombardo.

La Legge ha previsto in un’ottica evolutiva una riorganizzazione del servizio sanitario regionale: soppressione delle ASL (Aziende Sanitarie Locali) e delle AO (Aziende Ospedaliere) e istituzione di nuovi soggetti giuridici le ATS (Agenzie di Tutela della Salute) e le ASST (Aziende Socio Sanitarie Territoriali), rivedendo quindi compiti e funzioni:

le ATS - funzioni di GESTIONE, PROGRAMMAZIONE E CONTROLLO, oltre che di supervisione sulla continuità delle cure ai malati cronici e gravi.

le ASST - compito di EROGARE le prestazioni sanitarie e socio sanitarie.

L'obiettivo è così quello di passare dalla cura del paziente al "prendersi cura" con continuità del paziente, anche a domicilio.

In sintesi la riorganizzazione:

Le nuove aziende ATS e ASST sono subentrate in tutte le funzioni precedentemente svolte dalle ASL e AO sebbene secondo un modello organizzativo e funzionale diverso (se ne riporta una illustrazione)

(8)

A

S S

T

D

I

L E

C

C O

A S S T D

I M O N Z

A S S T D I V

I M E R

C A T E

ALBIATE CARATE BRIANZA VERANO

BRIANZA

TRIUGGIO

LISSONE MACHERIO

RENATE

SOVICO

VEDANOAL LAMBRO VEDUGGIO CON COLZANO

BRIOSCO

BIASSONO BESANA IN

BRIANZA

VE

STRENO

CASSINA VALSASASIN CASARGO

BELLANO

BARZIO

BALLABIO PERLEDO

VENDROGNO

VARENNA

TREMENICO

TACENO SUEGLIO

PRIMALUNA PREMANA

ABBADIA LARIANA

PASTURO PAR

LASCO

PAGNONA

MORTERONE MOGGIO MARGNO

MANDELLO DEL LARIO MANDELLO DEL LARIO LIERNA

INTROZZO

INTROBIO ESINO

LARIO DORIO

DERVIO

CREMENO CRANDOLA

VALSASSINA

CORTENOVA COLICO

AICURZIO

BELLUSCO BERNAREGGIO

BURAGO DI MOLGORA

BUSNAGO ARCORE

CARNATE

CAVENAGO CONCOREZZO

CORNATE D`ADDA CORREZZANA

CAMPARADA

VIMERCATE

ORNAGO RONCELLO RONCO

BRIANTINO

SULBIATE USMATE

VELATE LESMO

MEZZAGO CERIANO

LAGHETTO BARLASSINA LENTATE SUL SEVESO

SEVESO

SEREGNO

MISINTO MEDA

LAZZATE

GIUSSANO

COGLIATE

MONZA VILLASANTA

IMBERSAGO LA VALLETTA

BRIANZA

LOMAGNA MERATE MISSAGLIA

MONTE

VECCH IA MONTICELLO

BRIANZA

OLGIATE MOLGORA

OSNAGO AIRUNO

ROBBIATE SANTA

MARIA HOE`

SIRTORI

VERDERIO VIGANO`

PADERD`ADDNOA BARZAGO

BARZANO`

BRIVIO

CALCO

CASATENOVO CASSAGO BRIAN

ZA

CERNUSCO LOMBARDONE CREMELLA

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ZA ANNONE DI

BRIANZA

GARBAGNATE MONASTERO

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CARENNO CIVATE

VERCURAGO

COLLE BRIANZA

GARLATE

COSTA MASNAGA

ERVE

DOLZAGO BOSISIO

PARINI

VALMADRERA

VA

LGREGHENTINO

TORRE DE` BUSI SUELLO

SIRONE ROGENO

PEESCAT OLIVETO

LARIO

OLGINATE OGGIONO

NIBIONNO

MONTE MARENZO MOLTENO

MALGRATE LECCO

NOVA MILANESE LIMBIATE

CESANO MADERNO

VAREDO BOVISIO MASCIAGO

DESIO

A T S D E L L A B R I A N Z A

6.1.2 L’AMBIENTE ESTERNO

L’analisi del contesto esterno ha l’obiettivo di evidenziare come le caratteristiche dell’ambiente nel quale l’ATS opera possano favorire il verificarsi di fenomeni corruttivi al suo interno.

8

(9)

6.2 6.3 6.4 6.5

6.6 6.7 6.8 6.9 6.10

L’ATS della Brianza ha competenza territoriale sui 143 comuni dei territori delle Province di Monza Brianza (55 comuni) e di Lecco (88 comuni), perfettamente coincidenti con le ex ASL di Monza Brianza e di Lecco. I distretti della ex ASL di Lecco (Bellano, Lecco e Merate) costituiscono l’ambito territoriale dell’Agenzia Socio Sanitaria Territoriale (ASST) di Lecco; nell’ambito dell’ex ASL di Monza Brianza, i distretti di Monza e Desio rappresentano l’area di competenza territoriale dell’ASST di Monza mentre quelli di Seregno, Carate Brianza e Vimercate formano il territorio dell’ASST di Vimercate.

La densità abitativa differisce in modo rilevante nell’area dell’ex ASL di Lecco, che è notevolmente meno urbanizzata, mentre è tra le più alte d’Italia nell’area della provincia di Monza e Brianza.

Densità abitativa Abitanti/Km² per area di residenza – ATS della Brianza

(10)

Bellano 114 119 123 116

Lecco 687 706 731 727

Merate 818 861 901 923

Desio 2.232 2.357 3.087 3.208

Monza 3.544 3.708 3.474 3.559

Carate Brianza 2.169 2.176 1.938 2.009

Seregno 1.823 1.921 2.020 2.102

Vimercate 1.118 1.174 1.237 1.290

ASST LECCO 386 401 416 415

ASST MONZA 2.815 2.958 3.259 3.364

ASST VIMERCATE 1.577 1.632 1.627 1.693

ATS BRIANZA 890 926 962 986

I comuni dell’ATS sono distribuiti tra le tre aree in maniera eterogenea.

Distribuzione territoriale della popolazione per genere e classi d’età – ATS della Brianza 2016

Popolazione ISTAT 2016 AREA

ASST Ambito MASCHI FEMMINE TOTALE Km2 Ab/Km2 N. COMUNI

LECCO

Bellano 26.477 26.889 53.366 459 116 32

Lecco 81.157 84.707 165.864 228 727 32

Merate 59.263 60.761 120.024 130 923 24

TOT. ASST LECCO 166.897 172.357 339.254 817 415 88

MONZA

Desio 94.734 97.769 192.503 60 3.208 7

Monza 82.143 88.677 170.820 48 3.559 3

TOT. ASST MONZA 176.877 186.446 363.323 108 3.364 10

VIMERCATE Carate Brianza 74.803 77.888 152.691 76 2.009 13

(11)

Popolazione ISTAT 2016 AREA

ASST Ambito MASCHI FEMMINE TOTALE Km2 Ab/Km2 N. COMUNI

Vimercate 89.398 92.487 181.885 141 1.290 22

TOT. ASST

VIMERCATE 246.639 256.114 502.753 297 1.693 45

ATS BRIANZA 590.413 614.917 1.205.330 1.222 986 143

La popolazione è costituita da 1.205.330persone (di cui il 51% femmine) e le classi giovani (sotto i 45 anni) rappresentano la metà del totale.

Popolazione residente al 1 Gennaio 2016 per ASST, classi d’età e genere – ATS della Brianza

ASST Genere 0-14 15-44 45-64 65-74 75+ TOTALE

ASST Monza

Maschi 24.204 59.604 49.955 18.246 14.888 166.897

Femmine 23.450 56.682 49.357 19.719 23.149 172.357

Totale 47.654 116.286 99.312 37.965 38.037 339.254 ASST Vimercate

Maschi 26.285 64.183 51.971 18.087 16.351 176.877

Femmine 24.955 61.731 53.891 21.209 24.660 186.446

Totale 51.240 125.914 105.862 39.296 41.011 363.323 ASST Lecco

Maschi 37.561 89.751 73.458 25.112 20.757 246.639

Femmine 35.554 87.376 73.951 27.825 31.408 256.114

Totale 73.115 177.127 147.409 52.937 52.165 502.753 ATS Brianza

Maschi 88.050 213.538 175.384 61.445 51.996 590.413

Femmine 83.959 205.789 177.199 68.753 79.217 614.917

Totale 172.009 419.327 352.583 130.198 131.213 1.205.330

Un fenomeno da tenere in considerazione valutando la struttura della popolazione è il dato riguardante la popolazione immigrata residente registrata nelle anagrafi comunali: la tabella che segue illustra e confronta le quote di popolazione globale e straniera per classi di età e la rilevanza degli stranieri sul totale.

Popolazione residente totale e Straniera al 1 Gennaio 2016 per classi d’età e genere

CLASSE D'ETÀ

Popolazione totale ATS Brianza residente 2016

Popolazione straniera ATS Brianza residente 2016

% stranieri per classi

d'età Maschi Femmine Totale Quota % Maschi Femmine Totale Quota %

0 5.171 5.001 10.172 0,8 846 816 1.662 1,6 16,3%

01-04 22.333 21.340 43.673 3,6 3.503 3.380 6.883 6,8 15,8%

05-14 60.546 57.618 118.164 9,8 6.465 6.027 12.492 12,3 10,6%

(12)

45-64 175.384 177.199 352.583 29,3 9.052 12.123 21.175 20,9 6,0%

65-74 61.445 68.753 130.198 10,8 606 1.275 1.881 1,9 1,4%

75+ 51.996 79.217 131.213 10,9 315 458 773 0,8 0,6%

TOTALE 590.413 614.917 1.205.330 100% 48.417 52.833 101.250 100% 8,4%

Andando a dettagliare per ASST la distribuzione degli stranieri si nota che nel 2016, a fronte di una proporzione media di 8,4%, i valori sono pari a 10,1% nell’ASST di Monza e sono notevolmente inferiori nell’ASST di Vimercate.

Percentuale di popolazione straniera per ambito e ASST (al 01/01/2016 e 01/01/2015)

% stranieri 2016

% stranieri 2015

ASST Lecco 8,0% 8,2%

Bellano 6,0% 6,0%

Lecco 8,2% 8,5%

Merate 8,6% 8,8%

ASST Monza 10,1% 10,0%

Desio 9,3% 9,2%

Monza 11,1% 11,0%

ASSTVimercate 7,4% 7,5%

Carate Brianza 7,1% 7,2%

Seregno 6,5% 6,6%

Vimercate 8,5% 8,7%

ATS BRIANZA 8,4% 8,5%

Per un’analisi dettagliata e particolareggiata dei contesti esterni rispetto alle aree maggiormente a rischio si rinvia agli specifici Piani di controllo:

PIANO CONTROLLI 2016 - AREA SANITARIA

https://www.ats-brianza.it/index.php/it/albo-pretorio-menu/32-delibera-32-26012016

PIANO CONTROLLI 2016 PREVENZIONE MEDICA

https://www.ats-brianza.it/index.php/it/albo-pretorio-menu/105-delibera-105-23022016

PIANO DI VIGILANZA E CONTROLLO UNITA' D'OFFERTA SOCIOSANITARIE E SOCIALI ANNO 2016

https://www.ats-brianza.it/index.php/it/albo-pretorio-menu/45-delibera-45-28012016

(13)

PIANO CONTROLLI - VETERINARIA ANNO 2016

https://www.ats-brianza.it/index.php/it/albo-pretorio-menu/107-delibera-107-23022016

6.11 CONTESTO INTERNO

L’Agenzia di Tutela della Salute (ATS) della Brianza è costituita a partire dal 1° Gennaio 2016 con deliberazione di Giunta Regionale n. X/4466 del 10.12.2015. E’ un ente avente autonoma personalità giuridica pubblica e autonomia organizzativa, amministrativa, patrimoniale, contabile, gestionale e tecnica con sede legale in Monza, V.le Elvezia n. 2 e con sedi territoriali corrispondenti alle sedi delle disciolte Aziende Sanitarie Locali (ASL) della Provincia di Lecco e di Monza Brianza ed identificata con Codice Fiscale e Partita Iva n. 09314190969.

L’ ATS della Brianza è configurabile, da un punto di vista delle regole tecnico-contabili e fiscali, come il risultato della fusione per incorporazione (ex ASL Lecco ed ex ASL Monza Brianza) con scorporo di funzioni ad altre ASST (Lecco, Monza e Vimercate).

In data 31.12.2015, con Decreto del Direttore Generale della DG Welfare n. 11992, sono stati trasferiti provvisoriamente all’ATS della Brianza personale, beni immobili e mobili e le posizioni attive e passive già in capo alle ex ASL.

Per effetto dei provvedimenti regionali richiamati viene considerevolmente modificato l’assetto territoriale e organizzativo delle Agenzie/Aziende Sanitarie Lombarde, tanto che la DGR del 29 dicembre 2015 n. X/4702 ad oggetto “Determinazioni in ordine alla gestione del servizio socio sanitario per l’esercizio 2016”, nel fornire indicazioni per la costituzione ed il funzionamento dei nuovi soggetti giuridici, dispone che entro il mese di Marzo 2016 saranno emanate le Linee Guida per la redazione di primi “Piani di Organizzazione Aziendali Strategici (POAS)” di cui all’art. 17 della LR n. 33/09, così come sostituito dall’art. 1, lett. w) della L.R. N. 23/2015, prevedendo di fatto una fase transitoria di avvio delle nuove Agenzie/Aziende nelle more del perfezionamento di tutti i trasferimenti definitivi e della nuova riorganizzazione strutturale ed organizzativa, che ha portato i vari soggetti alla sottoscrizione di protocolli ed accordi atti appunto a regolamentare tale fase e preordinati a garantire ed assicurare:

 continuità nell’assistenza evitando ogni disagio all’utenza;

 condivisione di passaggi procedurali di natura amministrativa e contabili;

 acquisizione delle necessarie conoscenze e competenze da parte delle strutture acquirenti.

Di fatto solo a fine anno si sono completati i passaggi di tutte le funzioni erogative potendosi così affermare che solo a decorrere dal gennaio 2017 l’ATS effettua solo funzioni attribuitele dalla Legge avendo completato il traghettamento verso le ASST.

Mentre si provvedeva a dare compimento secondo le indicazioni Regionali all’attuazione della riforma, l’ATS ha anche provveduto all’adozione del proprio Piano Organizzativo Aziendale strategico (POAS) che, però, rispetto all’originaria scadenza, è stato richiesto dalla Regione per fine ottobre e, ad oggi, è in attesa di autorizzazione regionale.

Ne discende che nel momento di redazione del presente Piano l’ATS è ancora organizzata su quanto resta dei precedenti POA delle ex ASL Lc e Mb.

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L’Agenzia al fine però di garantire il percorso di omogenizzazione di azioni e comportamenti su linee di attività simili ha da subito operato la scelta di nominare un solo Direttore di Dipartimento che governasse i servizi afferenti delle ex AASSLL.

L’anno 2016 è servito quindi per conoscere e ridisegnare la struttura dell’Agenzia anche alla luce della nuova mission che la Legge ha previsto.

L’ATS della Brianza ha quindi tenuto conto della necessità imprescindibile di dotarsi di una organizzazione si funzionale alle proprie attività ma anche a supporto e garanzia del sistema preventivo.

E’ stata infatti prevista una Unità Operativa Semplice Dipartimentale in staff al Dipartimento Amministrativo con lo specifico compito di governare il sistema dei controlli e, proprio per la strategicità di tali funzioni, sarà anche da supporto al RPC e Internal Auditing.

7 LA METODOLOGIA PER L’ADOZIONE DEL PIANO DELL’ ATS DELLA

BRIANZA

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Il P.T.P.C. rappresenta lo strumento attraverso il quale l’Agenzia individua le strategie di prevenzione del fenomeno della corruzione.

Il Piano si fonda su una preliminare fase di analisi che consiste nell’esaminare l’organizzazione, le sue regole e le sue prassi di funzionamento correlandole alla valutazione della possibile esposizione al fenomeno corruttivo o, come detto nei primi paragrafi, a fenomeni generali di maladministration. Ciò avviene ricostruendo il sistema dei processi organizzativi.

Questo P.T.P.C però non può non tenere conto del processo di trasformazione in atto, delle funzioni poste in capo ai nuovi soggetti giuridici e dei profili temporali del trasferimento.

L’attività di riorganizzazione ha di fatto reso inattuali i processi precedentemente mappati dalle ex ASL LC e MB, e in attesa, come già ampiamente detto, della nuova organizzazione Aziendale è stato materialmente impossibile procedere alla nuova mappatura dei processi.

Tuttavia nel suo primo anno di vita, seppur con difficoltà l’Amministrazione ha provveduto ha dotarsi di alcuni importanti strumenti di mitigazione del rischio:

1. Punto di partenza la diffusione della cultura della legalità quale valore imprescindibile di tutte le azioni dell’ATS: in data 11 giugno 2016 è stato sottoscritto un accordo territoriale per il welfare partecipato tra ATS, R.L. erogatori sanitari, sociosanitari, sociali, parti sociali, enti …tra gli impegni assunti , primo per importanza, il rispetto della legge quale valore sociale;

2. Adozione del Codice di comportamento del’ATS;

3. Adozione della Procedura di segnalazione degli illeciti 4. Adozione del regolamento ex art. 53 D. lgs. 165 5. Predisposizioni di n. 56 procedure aziendali 6. Predisposizione di n. 12 Regolamenti

La difficoltà da parte del RPC di individuare correttamente i rischi di corruzione e di collegarli ai processi organizzativi e di utilizzare un’adeguata metodologia di valutazione e ponderazione dei rischi ha imposto quindi che il presente P.T.P.C. sia strutturato in una logica programmatoria condivisa.

7.1 LA PIANIFICAZIONE

1) Individuazione delle attività/processi nell'ambito dei quali è più elevato il rischio di corruzione, con il coinvolgimento dei dirigenti per le aree di rispettiva competenza:

mappatura delle attività attraverso l’individuazione del processo, delle sue fasi e responsabilità, al fine di definire l’ambito entro cui sviluppare la valutazione del rischio.

ANNO 2017:

1. scomposizione in fasi e correlazione responsabilità dei processi indicati 2. mappatura eventuali ulteriori processi delle aree a rischio

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ANNO 2018:

1. scomposizione in fasi e correlazione responsabilità ulteriori processi aree a rischio Valutazione del rischio per ciascun processo/fase attraverso:

 l’identificazione del rischio da inserire nel “registro dei rischi”;

 la valutazione della probabilità che il rischio si realizzi e delle conseguenze che il rischio produce (impatto) per giungere alla determinazione del livello di rischio;

ANNO 2017: avvio analisi rischi sui processi aree a rischio;

ANNO 2018: completamento anali rischi su tutti i processi aree a rischio

 la ponderazione del rischio al fine di decidere la priorità e l’urgenza del trattamento;

Decisione sui rischi da trattare prioritariamente rispetto agli altri in funzione dei seguenti fattori: livello di rischio, obbligatorietà della misura e suo impatto organizzativo e finanziario.

1) Individuazione delle misure di prevenzione, con l’indicazione di modalità, responsabili e tempi di attuazione

a) Individuazione delle modalità di attuazione delle misure introdotte o rafforzate dalla L. n. 190/2012 e dai decreti attuativi per ciascuna area di rischio.

b) Le misure si classificano in:

- misure obbligatorie, sono quelle la cui applicazione discende obbligatoriamente dalla legge o da altre fonti;

- misure ulteriori, sono quelle che, pur non essendo obbligatorie per legge, ciascuna amministrazione identifica necessarie alla gestione dei rischi rilevati;

- misure di carattere trasversale, che possono essere obbligatorie/ulteriori.

a) Individuazione per ciascun intervento del responsabile, dei tempi di attuazione e degli indicatori.

Tale attività verrà condotta con modalità condivise con l’internal auditing al fine di evitare duplicazioni ed in un’ottica di collaborazione sinergica.

1) Verifica dell’applicazione delle modalità di monitoraggio e aggiornamento P.T.P.C.

La gestione del rischio si completa con la successiva azione di monitoraggio che, tenendo conto del livello di rischio, valuta le azioni di risposta predisposte ed attuate dall’azienda ossia le misure di prevenzione introdotte. Questa attività è finalizzata alla verifica dell’efficacia dei sistemi di prevenzione adottati e, quindi, alla successiva messa in atto di ulteriori strategie di prevenzione.

L’attività di monitoraggio è pianificata annualmente e sarà semestrale, annuale o tempestiva in relazione agli atti oggetto di vigilanza. Compatibilmente con le risorse a disposizione, il monitoraggio potrà essere attuato mediante sistemi informatici al fine di consentire la tracciabilità del processo e la verifica immediata dello stato di avanzamento.

La responsabilità dell’attività di monitoraggio, verifica e controllo è attribuita al RPC che, entro il 15 dicembre di ogni anno, fatte salve diverse determinazione dell’ANAC, dovrà predisporre una relazione sulle attività svolte e gli esiti rilevati.

L’aggiornamento annuale del Piano segue la stessa procedura prevista per la prima adozione del P.T.P.C.,

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1. normative sopravvenute che impongono ulteriori adempimenti;

2. normative sopravvenute che modificano le finalità istituzionali;

3. modifiche interne all’amministrazione (es. variazione assetto organizzativo, acquisizione di nuove competenze);

4. emersione di rischi non considerati in fase di predisposizione del P.T.P.C.;

5. nuovi indirizzi o direttive contenuti nel P.N.A. o emanate dall’ANAC.

8 SOGGETTI, RUOLI E RESPONSABILITÀ

Il modello dell’anticorruzione si esplica attraverso un disegno complesso di relazioni tra molteplici attori con ruoli diversi. I soggetti istituzionali che concorrono a vario titolo all’elaborazione ed all’attuazione della politica dell’anticorruzione sono:

- il Direttore Generale quale autorità di indirizzo politico dell’Azienda;

- il Responsabile della Prevenzione della Corruzione;

- i referenti per la prevenzione della corruzione per l’area di rispettiva competenza;

- tutti i dirigenti per l’area di rispettiva competenza;

- il Nucleo Interno di Valutazione (nelle funzioni di O.I.V.) e gli altri organismi di controllo interno;

- l’Ufficio Procedimenti Disciplinari, U.P.D.;

- tutti i dipendenti dell’amministrazione;

- I collaboratori a qualsiasi titolo dell’amministrazione - Il RASA

E’ onere e cura del Responsabile della Prevenzione della Corruzione definire le modalità e i tempi del raccordo con gli altri organi competenti nell’ambito del P.T.P.C..

8.1 IL DIRETTORE GENERALE

Il Direttore Generale, quale autorità di indirizzo politico dell’Azienda:

- designa il Responsabile della Prevenzione della Corruzione;

- adotta il P.T.P.C. e i suoi aggiornamenti;

- adotta tutti gli atti di indirizzo di carattere generale, che siano direttamente o indirettamente finalizzati alla prevenzione della corruzione, quali – a mero titolo

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8.2 IL RESPONSABILE DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE

Il Responsabile della Prevenzione della Corruzione esercita le seguenti funzioni:

 elabora la proposta di Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione;

 verifica l’efficacia e l’idoneità del piano, valuta l’opportunità di introdurre modifiche allo stesso qualora si verifichino significative violazioni non espressamente previste o in seguito a cambiamenti significativi dell’organizzazione dell’ATS (adozione atto aziendale);

 prevede il coinvolgimento dei dirigenti e di tutto il personale dell’Agenzia addetto alle aree a più alto rischio, nell’attività di analisi e valutazione, di proposta e definizione delle misure di prevenzione e di monitoraggio per l’implementazione del Piano;

 verifica, d’intesa con i Dirigenti dei Servizi in cui maggiormente è elevato il rischio di fenomeni corruttivi, l’effettiva rotazione degli incarichi (ove prevista quale misura di prevenzione fattiva);

 definisce procedure appropriate per selezionare e formare i dipendenti destinati ad operare in settori particolarmente esposti al rischio corruzione;

 elabora la relazione annuale sull’attività svolta entro il 15 dicembre di ogni anno e ne cura la pubblicazione sul sito internet dell’ATS;

 vigila sul rispetto delle disposizioni in materia in inconferibilità e incompatibilità degli incarichi;

 individua, su proposta dei Dirigenti dei Servizi Aziendali a più elevato rischio di corruzione, il personale da inserire in percorsi di formazione sui temi della legalità e dell’etica.

E’ importante evidenziare come il Responsabile della Prevenzione della Corruzione è il soggetto preposto in Azienda a collaborare con la direzione strategica e tutta l’infrastruttura aziendale, affinché il complesso delle azioni e delle attività amministrative, da chiunque compiute in nome e per conto dell’ATS, siano basate sul principio di legalità.

Pertanto la figura del Responsabile deve essere interpretata come un utile supporto allo svolgimento della corretta azione amministrativa, intesa nel senso ampio dell’agire della Pubblica Amministrazione e non come quella di un “delatore” con funzione ostativa e di denuncia.

Con provvedimento deliberativo n. 16/2016 la Dr.a Raffaella Borra è stata nominata Responsabile per la prevenzione della corruzione dell’ATS della Brianza.

Ad oggi si segnala che per la complessità delle attività che la nuova Agenzia è chiamata ad effettuare al fine di dare compiuta attuazione al sistema preventivo ed in attesa dell’approvazione del POAS che, come detto, ha previsto l’istituzione di una struttura a supporto delle funzione RPT e RC, l’Agenzia ha deciso di mantenere le due funzioni di Responsabile della Prevenzione della Corruzione e Responsabile della Trasparenza separate.

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8.3 REFERENTI DEL RESPONSABILE DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE

In considerazione della complessa organizzazione amministrativa e sanitaria dell’Agenzia ed al fine di assicurare una puntuale osservanza della Legge 190/2012, il Responsabile della Prevenzione della Corruzione è coadiuvato dai Referenti aziendali.

Con il presente Piano i Dirigenti Responsabili delle articolazioni organizzative aziendali sono ipso facto individuati quali referenti del Responsabile della Prevenzione della Corruzione.

I predetti referenti sono obbligati a concorrere con il Responsabile della prevenzione della corruzione alle attività di controllo, prevenzione e contrasto della corruzione e dell’illegalità.

In ottemperanza a quanto precede i predetti referenti devono collaborare con il Responsabile della Prevenzione della Corruzione al rispetto e monitoraggio delle disposizioni contenute nel presente Piano a titolo esemplificativo:

 individuare nell’ambito delle rispettive strutture le attività in cui sia maggiore il rischio della corruzione;

 prevedere, d’intesa con il RPC, meccanismi di formazione, attuazione e controllo delle decisioni idonei a prevenire i rischi di corruzione;

 assicurare con riguardo alle attività individuate a più elevato rischio di corruzione, particolari obblighi di informazione nei confronti del RPC;

 monitorare il rispetto dei termini previsti dalla Legge o dai regolamenti per la conclusione dei procedimenti;

 monitorare i rapporti tra l'amministrazione e i soggetti che con la stessa stipulano contratti o che sono interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici di qualunque genere, assicurando, in caso di conflitto d’interesse, anche potenziale, l’attivazione dei meccanismi di sostituzione conseguenti all’obbligo di astensione di cui all’art. 6 bis della Legge 241/1990 del personale in conflitto;

 verificare l’efficace attuazione del piano e la sua idoneità nonché proporre la modifica dello stesso quando siano accertate significative violazioni delle prescrizioni ovvero quando intervengono mutamenti nell’organizzazione o nell’attività dell’amministrazione;

 verificare (ove prevista quale misura applicabile) l’effettiva rotazione dei dipendenti, in particolare dei Dirigenti e Funzionari, negli uffici preposti allo svolgimento delle attività nel cui ambito è più elevato il rischio che siano commessi reati di corruzione;

 fornire elementi utili alla individuazione, da parte del RPC, del personale da inserire nei programmi di formazione sui temi dell’etica pubblica e della legalità, in quanto chiamato ad operare nei settori nei quali è più elevato il rischio che siano commessi reati di corruzione;

 assicurare l’esatta osservanza delle prescrizioni in materia di trasparenza dell’attività amministrativa garantendo che nell’esercizio delle rispettive funzioni l’organizzazione amministrativa sia resa quanto più possibile trasparente e le unità organizzative siano coordinate fra loro.

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8.4 TUTTI I DIRIGENTI PER L’AREA DI RISPETTIVA COMPETENZA

Tutti i dirigenti dell’Azienda, per l’area di rispettiva competenza: a) svolgono attività informativa nei confronti del Responsabile della Prevenzione della Corruzione, dei Referenti e dell’autorità giudiziaria; b) partecipano al processo di gestione del rischio; c) propongono le misure di prevenzione della corruzione; d) assicurano l’osservanza del Codice di comportamento e verificano le ipotesi di violazione; e) adottano le misure gestionali, quali l’avvio di procedimenti disciplinari, la sospensione e rotazione del personale; f) osservano le misure contenute nel P.T.P.C..

8.5 GLI ORGANISMI DI CONTROLLO INTERNO

Nucleo di Valutazione delle Prestazioni (N.V.P.): riveste un ruolo importante nel sistema di gestione delle performance e della trasparenza; può formulare proposte di integrazioni e/o modifiche al P.T.P.C.; esprime parere obbligatorio sul Codice di comportamento aziendale.

8.6 L’UFFICIO PROCEDIMENTI DISCIPLINARI - U.P.D.

L’Ufficio Procedimenti Disciplinari (U.P.D.): a) svolge i procedimenti disciplinari nell’ambito della propria competenza; b) provvede alle comunicazioni obbligatorie nei confronti dell’autorità giudiziaria; c) propone l’aggiornamento del Codice di comportamento.

8.7 TUTTI I DIPENDENTI DELL’AZIENDA

Tutti i dipendenti dell’Azienda partecipano al processo di gestione del rischio, osservano le misure contenute nel P.T.P.C., segnalano le situazioni di illecito al proprio dirigente o all’U.P.D., segnalano casi di personale conflitto di interessi.

Tutti i dipendenti dell’Azienda rispettano le misure necessarie alla prevenzione degli illeciti nell'amministrazione. In particolare, i dipendenti rispettano le prescrizioni contenute nel piano per la prevenzione della corruzione, prestano la loro collaborazione al Responsabile della prevenzione della corruzione, anche proponendo misure ulteriori, e, fermo restando l'obbligo di denuncia all'autorità giudiziaria, segnalano al proprio superiore gerarchico eventuali situazioni di illecito nell'amministrazione di cui siano venuti a conoscenza.

8.8 I COLLABORATORI A QUALSIASI TITOLO DELL’AZIENDA

I collaboratori a qualsiasi titolo dell’Azienda osservano le misure contenute nel P.T.P.C. e segnalano le situazioni di illecito.

8.9 IL RASA

Come noto ogni stazione appaltante è tenuta a nominare il soggetto responsabile (RASA) dell’inserimento e dell’aggiornamento annuale degli elementi identificativi della stazione appaltante stessa.

L’individuazione del RASA è intesa anche quale misura organizzativa di trasparenza in funzione di prevenzione corruzione.

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RESPONSABILITÀ DEI DIPENDENTI PER VIOLAZIONE DELLE MISURE DI PREVENZIONE

Le misure di prevenzione e contrasto alla corruzione adottate dall’Azienda e trasfuse nel P.T.P.C. devono essere rispettate da tutti i dipendenti e, dunque, sia dal personale del Comparto che dalla Dirigenza. La violazione delle misure di prevenzione previste dal piano costituisce illecito disciplinare (art. 1, comma 14, L.

n. 190/2012).

9 LE AREE A RISCHIO DI CORRUZIONE

Nell’aggiornamento 2015 del Piano Nazionale Anticorruzione(determinazione del 28 ottobre 2015, n. 12) e soprattutto nel P.N.A. 2016 nella sezione specifica della sanità, l’ANAC individua precise aree a rischio e relative procedure e buone prassi per scongiurare il rischio di corruzione e illegalità. Tali aree vengono divise in Area Generale e Area Specifica, a seconda che riguardino attività comuni a tutte le amministrazioni pubbliche o, al contrario, risultino peculiari di uno specifico settore.

Le Aree Generali individuate sono:

 Contratti pubblici;

 Incarichi e nomine;

 Gestione delle entrate, delle spese e del patrimonio;

 Controlli, verifiche, ispezioni e sanzioni;

Le Aree Specifiche individuate per la Sanità sono:

 Attività libero professionale e liste d’attesa;

 Rapporti contrattuali con privati accreditati

 Farmaceutica, dispositivi e altre tecnologie: ricerca, sperimentazione e sponsorizzazioni

 Attività conseguenti al decesso in ambito ospedaliero

9.1 INDIVIDUAZIONE DELLE AREE A RISCHIO ALL’INTERNO DELL’ATS

Stante la specificità del modello socio sanitario lombardo, in particolare dopo la LR n. 23/2015 che trasferisce in capo alle ASST le funzioni di presa in carico ed erogazione delle prestazioni alla persona, non rientrano nella competenza dell’ATS l’assistenza farmaceutica intesa quale distribuzione diretta (farmacie, protesica) e le “Attività conseguenti al decesso intraospedaliero” e l’attività libero professionale.

1. CONTRATTI PUBBLICI PROCESSI:

 Affidamento lavori

 Affidamento Servizi

 Affidamento Forniture

1. INCARICHI E NOMINE PROCESSI:

 Incarichi di direzione di struttura complessa (SC)

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 Incarichi professional

 Incarichi libero professionali (art. 7, comma 6, D.Lgs. 165/01)

 Incarichi conferiti ai sensi dell'art. 15 septies del D.Lgs. 502/1992

 Autorizzazioni ex art. 53 D.Lgs.1365/01

1. GESTIONE DELLE ENTRATE, DELLE SPESE E DEL PATRIMONIO

PROCESSI:

 Da mappare

1. CONTROLLI, VERIFICHE, ISPEZIONI E SANZIONI PROCESSI:

 Vigilanza sanità animale

 Vigilanza prodotti origine animale

 Vigilanza alimenti di orig. animale

 Vigilanza farmaceutica

 Vigilanza salute e sicurezza nei luoghi di lavoro

 Vigilanza controllo e sicurezza degli impianti

 Vigilanza controllo in materia di igiene e sanità pubblica

 Vigilanza controllo degli alimenti

 Controllo strutture sanitarie

 Controllo strutture socio-sanitarie

 Vigilanza strutture sanitarie

 Vigilanza strutture socio-sanitarie e sociali

1. RAPPORTI CON SOGGETTI EROGATORI PROCESSI:

 Autorizzazione all'esercizio e accreditamento delle strutture socio-sanitarie

 Autorizzazione all'esercizio e accreditamento delle strutture sanitarie

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10 LE MISURE DI PREVENZIONE

Il P.T.P.C. rappresenta il documento fondamentale dell’ente per la definizione della strategia di prevenzione e, di conseguenza, il presente Piano della ATS della Brianza, pur nella fase transitoria (caratterizzata allo stato attuale da indeterminatezza circa il modello organizzativo aziendale, i livelli di responsabilità, i processi aziendali di attività) è un documento di natura programmatica che ingloba tutte le misure di prevenzione obbligatorie per legge e quelle ulteriori, coordinando gli interventi.

Al fine di realizzare un’efficace strategia di prevenzione del rischio di corruzione, il P.T.P.C., analogamente agli altri strumenti di programmazione aziendali, è strutturato come un documento di programmazione, con l’indicazione di obiettivi, indicatori, misure, responsabili, tempistiche e risorse.

Il P.T.P.C. definisce, in specifiche schede di programmazione, le misure obbligatorie, ulteriori e trasversali di prevenzione dei rischi di corruzione individuati, utili a ridurre la probabilità che il rischio si verifichi, in riferimento a ciascuna area di rischio.

10.1 LA TRASPARENZA

Gli adempimenti di trasparenza tengono conto delle prescrizioni contenute nel Decreto Legislativo n.33/2013 come modificato, nella Legge n. 190/2012, nel P.N.A. e nelle altre fonti normative vigenti. Il pieno rispetto degli obblighi di trasparenza, oltre che costituire livello essenziale delle prestazioni erogate, rappresenta un valido strumento di diffusione e affermazione della cultura della legalità, nonché di prevenzione e di lotta a fenomeni corruttivi. Attraverso la pubblicazione on line dei dati e delle informative previste dalla normativa vigente, la Pubblica Amministrazione offre inoltre a tutti i cittadini un’effettiva opportunità di partecipazione e coinvolgimento. In quest’ottica, la disciplina della trasparenza costituisce una forma di garanzia del cittadino, in qualità sia di destinatario delle attività delle pubbliche amministrazioni, sia di utente dei servizi pubblici.

Ai fini di dare attuazione al principio di trasparenza, nel rispetto di quanto previsto dalla normativa vigente in materia, l’Agenzia provvede a redigere e ad applicare il Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità (P.T.T.I.) che costituisce apposita sezione del presente piano.

Il programma definisce le misure, i modi, e le iniziative per l’adempimento degli obblighi di pubblicazione, ivi comprese le misure organizzative volte ad assicurare la regolarità e la tempestività dei flussi informativi facenti capo ai dirigenti responsabili degli uffici dell’amministrazione.

L’Agenzia ha provveduto con deliberazione n. 17 del 19.01.2016 a nominare Responsabile della Trasparenza il Dott. Donato Offredi, già responsabile nella ex ASL di Monza Brianza. L’individuazione di due soggetti diversi a cui porre in capo le responsabilità della prevenzione della corruzione e della trasparenza nasce dall’esigenza di non gravare su un unico soggetto di tutti quegli onerosi compiti che devono essere attuati ex novo per la nuova Agenzia e quindi anche per questo anno, in cui si completerà la nuova organizzazione aziendale, le funzioni faranno capo a due diversi soggetti.

Anche per il Programma della trasparenza valgono le considerazioni fatte sulle problematicità derivanti dalla nascita del nuovo soggetto giuridico rispetto al quale il rimando alle sezioni “Amministrazione trasparente”

delle ex ASL Lecco e Monza Brianza è sicuramente foriero di informazioni non allineate anche al processo di avvio dell’Azienda e alla più volte citata fase di transizione (vedi dati del personale, del patrimonio, …) Per la misura TRASPARENZA si rimanda all’apposita sezione del piano.

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10.2 CODICE DI COMPORTAMENTO

Il Codice di comportamento dei dipendenti dell’ATS è stato adottato, ai sensi dell’art. 54, comma 5, del d.lgs 165/2001, come sostituito dall’art. 1, comma 44 della legge 6 novembre 2012, n. 190 con deliberazione n.

725 del 29/12/2016.

Il Codice di comportamento integra e specifica il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici adottato con Decreto del Presidente della Repubblica del 16 aprile 2013, n. 62, che ne costituisce la base minima e indefettibile.

Per la redazione del Codice si è tenuto conto, oltre che delle prescrizioni previste dal D.Lgs. 165/2001, anche delle Linee guida in materia di “Codici di comportamento delle pubbliche amministrazioni” della ex CIVIT (delibera 75/2013), che forniscono indicazioni alle pubbliche amministrazioni sulla procedura da seguire ai fini della redazione del Codice, nonché delle linee guida per l’adozione dei codici di comportamento negli enti del SSN (benché ancora in fase di consultazione) redatto da ANAC (in collaborazione con il Ministero della Salute e AGENAS), rispetto a contenuti specifici.

In merito alla procedura di definizione del Codice, si è tenuto conto di quanto previsto dall’art. 54, comma 5 del D.Lgs. 165/2001 che stabilisce che “ciascuna pubblica amministrazione definisce, con procedura aperta alla partecipazione e previo parere obbligatorio del proprio organismo indipendente di valutazione, un proprio Codice di comportamento”.

Il codice di comportamento costituisce uno dei principali strumenti di prevenzione della corruzione, idoneo a mitigare la maggior parte delle tipologie di comportamenti a rischi di corruzione , in quanto specificatamente diretto a favorire la diffusione di comportamenti ispirati a standard di legalità ed eticità.

Tale misura opera in maniera assolutamente trasversale all’interno dell’Agenzia poiché applicabile alla totalità dei processi mappati.

Di particolare rilievo è l’ambito di applicazione del codice, che si estende non solo ai dipendenti dell’ATS, ma a tutti coloro che prestano servizio a qualunque titolo presso l’Agenzia (collaboratori, consulenti,..) nonché collaboratori di imprese fornitrici di beni o servizi o che realizzano opere in favore dell’amministrazione.

Per la misura “CODICE DI COMPORTAMENTO” si rimanda allegato 1 “P.T.P.C._aree rischio_misure_azioni”

ove sono indicati: le aree, le azioni, la tempistica e le strutture coinvolte.

10.3 ROTAZIONE PERSONALE AREE A RISCHIO

Nell’ambito delle misure dirette a prevenire il rischio di corruzione, il P.N.A., dispone che le pubbliche amministrazioni di cui all’art. 1, comma 2, del Decreto Legislativo n. 165/2001 sono tenute ad adottare adeguati criteri per realizzare la rotazione per personale dirigenziale e del personale con funzioni di responsabilità (ivi compresi i responsabili del procedimento) operante nelle aree a più elevato rischio di corruzione. La ratio delle previsioni normative ad oggi emanate è quella di evitare che possano consolidarsi posizioni di privilegio nella gestione diretta di attività e di evitare che il medesimo funzionario tratti lo stesso tipo di procedimenti per lungo tempo, relazionandosi sempre con i medesimi utenti.

Ambito di applicazione della presente misura obbligatoria sono i settori a rischio che la Legge n. 190/2012 considera come tali, ovvero quelli previsti dall’art. 1, comma 16, come da processi individuati.

L’ATS, quindi, compatibilmente con l’organico e con l’esigenza di mantenere continuità e coerenza di

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