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LA PERCEZIONE DELL’AZIONE EDUCATIVA SALESIANA NELL’AMBIENTE SLOVENO PRIMA DELLA GRANDE GUERRA MONDIALE

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SALESIANA NELL’AMBIENTE SLOVENO PRIMA DELLA GRANDE GUERRA MONDIALE

B ogdan Kolar*

Introduzione

G ran parte d e ll’attenzione scientifica di Stanislaw Z im niak è stata ded i­

cata alla diffusione della conoscenza di don B osco e della sua opera n e ll’im ­ pero asburgico nella sua totalità. O ltre alla dissertazione, ha pubblicato molti studi approfonditi e singoli saggi, in cui ha descritto gli atti basilari e decisivi che hanno form ato l ’im m agine salesiana in questa parte d ’E u ro p a 1. Gli studi hanno m ostrato le singole istituzioni portanti d e ll’opera salesiana. Vi sono presentate le p ersonalità che nel prim o periodo della storia salesiana sono em erse prepotentem ente: pensiam o soprattutto a ll’ispettore Pietro T iro n e2 e al rettore viennese, e poi prim ate polacco, A ugusto H lo n d 3.

L’esam e dettagliato dei singoli am bienti o un certo tipo di m icro studio di un dato am biente, dove ha m esso radici il carism a di don B osco, ci può m o ­ strare com e tale am biente ha influenzato l ’opera salesiana nel suo insiem e e in seguito, attraverso vari stimoli, ha collaborato alla form azione di u n ’im m agine più com plessa. N ello stesso tem po ha dato un tim bro a ll’azione educativa sa­

lesiana e in generale alla sua azione pasto rale4. I salesiani, con l ’esperienza di lavoro di altri luoghi, hanno dovuto inserirsi in un nuovo am biente, dove un im portante ruolo avevano le diversità etniche e nazionali e dove la politica ha determ inato ogni form a di attiv ità ecclesiastica. R ig uardo ai rapporti tra la C hiesa cattolica e lo S tato nel territorio austriaco esisteva una tradizione seco­

lare. Se i salesiani a ll’inizio non curarono m olto questo aspetto della vita delle com unità ecclesiali, anche per la fedeltà alla tradizione della com unità, in se­

* Professore e decano della facoltà di Teologia di Ljublijana.

1 Stanislaw Z i m n i a k , Salesiani nella Mitteleuropa. Preistoria e storia della provincia Austro-Ungarica della Società di S. Francesco di Sales (1868c.-1919). Roma, LAS 1997.

2 I d . , Don Pietro Tirone Superiore dell’Ispettoria Austro-Ungarica (1911-1919), in RSS

9 (1990) 295-346; Bogdan K o l a r , In memoriam, vol. II. Ljubljana, Salve 1997, pp. 123-128.

3 Stanislaw Z i m n i a k (a cura di), Il cardinale August J. Hlond, primate di Polonia (1881­

1948). Note sull’operato apostolico. Roma, LAS 1999.

4 Per il collegio di Vienna il lavoro è stato fatto da Stanislaw Z i m n i a k , Oesterreich be- gegnet Don Bosco ”dem Vater, Lehrer und Freund der Jugend“. Roma, LAS 2003.

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guito gli hanno dovuto dare una certa attenzione; in questo senso ha assunto un significato storico soprattutto la prim a guerra m ondiale e tutto ciò che essa ha portato nella m onarchia asburgica m ultinazionale. L a guerra ha significato la fine di u n ’epoca e di una situazione di cui nessuno era soddisfatto. In territorio sloveno, nella nuova conform azione politica e n ell’instaurazione dei rapporti tra C hiesa e Stato, ha svolto un ruolo di guida il vescovo di Ljubljan M ons. A n­

ton B onaventura Jeglic (vescovo tra il 1898 e il 1930), m entre il vescovo di M aribor M ons. M ihael N apotnik (vescovo dal 1889 al 1922) rim ase fedele al principio legalista e alla corte im periale a Vienna.

N el n ostro contributo vorrem m o sofferm arci sui prim i anni della p re­

senza salesiana in quella parte della m onarchia asburgica dove viveva la m ag ­ gioranza slovena, cioè nella diocesi di Ljubljana e M aribor, nella parte sud della m onarchia, al confine tra il m ondo rom ano e germ anico. In esso si sotto­

lineerà l ’accoglienza e in certa m isura l’apprezzam ento che la m issione e l ’at­

tività salesiana ebbero nella vita pubblica, cioè nella stam pa, n e ll’opinione pubblica, negli atti pubblici delle autorità civili.

1. Il C ontesto politico, socio-culturale e religioso nella parte slovena dell’im pero Asburgico all’inizio del 1900

I te rrito ri di m a g g io ra n za slo v en a p er secoli fu ro n o p arte in teg ran te d ell’Im pero A sburgico. I m utam enti apportati nella vita dello Stato dalla viva­

ce vita politica della seconda m età del X IX sec., quando si afferm ò fortem en­

te l ’indirizzo politico liberale, ebbero delle conseguenze anche nella com unità cattolica. A nche se l ’A ustria nel 1870 abolì il concordato stipolato tra l’im pe­

ratore Francesco G iuseppe I e il P apa Pio IX nel 1855, la gran parte dei prin­

cipi in esso contenuti rim asero in vigore anche in seguito. D al 1849 fu attiva la C onferenza E piscopale A ustriaca. I vescovi erano m em bri del parlam ento e con ciò ebbero delle ulteriori possibilità di influenzare la vita dello Stato.

1.1. C ircostanze politico-sociali ed etniche

La vita politica nello Stato era regolata dai partiti, dal parlam ento regio­

nale e statale, dai rappresentanti delle più alte cariche regionali, soprattutto i presidenti e i capi delle regioni. N ei territori sloveni i partiti sorsero poco dopo il 1890, con la form azione dei loro program m i. Tre di essi ebbero una posizione di prem inenza: il partito popolare ispirato al cattolicesim o (fondato

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nel 1893), che attinse le idee dei program m i dai congressi cattolici e nella cui attività ebbero parte im portante i sacerdoti cattolici; il partito liberale (fo n ­ dato nel 1894) che cercò im portanti incentivi per la sua attività n e ll’opposi­

zione al partito popolare e nel contrastare l ’attività della C hiesa e del clero nella vita pubblica; i gruppi social-dem ocratici, che avevano una base politica m olto m odesta (in quanto si appoggiavano soprattutto agli operai), m a che solo più tardi (1896) incom inciò ad esistere com e partito e apparire in pu b­

blico. S ’im pegnò ad abolire la proprietà privata, la lotta di classe e la form a­

zione di una società senza classi. N on si interessò d e ll’agricoltura e neppure della questione nazionale. D a questi gruppi dopo la prim a guerra m ondiale si form ò il partito com unista che durante la seconda guerra m ondiale realizzò poi la rivoluzione socialista e, alla fine della guerra, prese il potere.

Il partito cattolico ebbe il m aggior sostegno dai contadini, che rap pre­

sentavano la m aggior parte della popolazione. Gli scopi e i valori che propu­

gnava furono conferm ati n e ll’opera del professore di teologia Janez Evange- list K rek (1865-1917). K rek fu il capo del m ovim ento cristiano sociale in S lo ­ venia, e si im pegnò ad organizzare la società secondo i principi d e ll’enciclica di Leone X III R erum novarum e secondo i valori cattolici. C on le sue m olte­

plici iniziative e u n ’intensa attività politica, K rek riuscì a fondare varie istitu ­ zioni, che ebbero il m erito di m igliorare la vita di m olte persone. Il partito p o ­ polare si im pegnò per un m aggiore ruolo della C hiesa nella vita pubblica e nella scuola; prom osse la fondazione di un ginnasio cattolico sloveno e di un convitto per gli allievi.

Nel partito liberale si riconoscevano soprattutto la borghesia liberale, gli intellettuali liberali, i com m ercianti e gli artigiani e una buona parte del corpo insegnante. Ebbe nella vita pubblica u n ’influenza m aggiore di quanto m eri­

tasse, essendosi legata ai circoli liberali tedeschi che guidarono la po litica della m onarchia asburgica negli anni precedenti alla prim a guerra m ondiale.

L a com ponente essenziale del partito liberale e del suo program m a politico fu lo spirito an tie c c le sia stic o e so p ra ttu tto l ’op p o sizio n e a lla p re sen za d ella C hiesa nel cam po d e ll’istruzione (a questo proposito si riferiscono i problem i sul pluriennale im pegno che la com unità salesiana ricevesse il riconoscim ento da parte delle autorità dello stato e fosse rico no sciu ta com e persona giu ri­

dica). Q uando poco dopo il 1900 in Slovenia si arrivò alla cessazione di qual­

siasi collaborazione tra i due gruppi politici centrali, la separazione si verificò anche in altri campi: si incom inciarono a separare le associazioni degli in se­

gnanti, le case editrici, la stam pa, le istituzioni culturali-educative, le associa­

zioni degli alunni e degli accadem ici. N el 1907, con il d iritto generale di voto, si rafforzò m aggiorm ante l ’influenza del partito popolare cattolico.

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U n ’ulteriore circostanza, che com plicò la vita pubb lica e l ’azione dei partiti politici, fu il fatto che i territori sloveni erano anche plurietnici. A c­

canto alla m aggioranza slovena c ’era anche la com unità tedesca e al confine o ccid entale la co m u n ità italiana; in entram b e prev alev an o le idee liberali.

N elle città predom inavano questi gruppi etnici, m entre nelle cam pagne preva­

leva la popolazione slovena. Poiché i partiti nei loro interventi nei parlam enti regionali e in quello statale si univano secondo il principio nazionale, spesso le in iziativ e del partito popo lare e co n ciò la visio ne ca tto lica d elle cose, erano assolutam ente im p ossib ilitate. Le ten sio ni nazion ali co n dizio naro no tutte le im portanti com ponenti della vita pubblica e privata, affiorando anche nella vita della C hiesa e delle sue istituzioni. Sia che si trattasse di un qua­

lunque aspetto d ell’azione ecclesiale, o di interventi pubblici o di dichiara­

zioni alla stam pa, le valutazioni venivano sem pre fatte n ell’ottica del rispetto o m eno d ell’una o d e ll’altra com unità nazionale.

1.2. L a situazione religiosa tra gli Sloveni

La vita religiosa in terra slovena, a cui diedero il tono i capi delle diocesi centrali, L jubljana e M aribor, si svolgeva nel segno delle attività che co m ­ prendevano una più larga com unità ecclesiale e la C hiesa in generale. N elle terre slovene si afferm avano idee provenienti da diversi am bienti; questo fa­

vo riv a in m odo speciale il carattere di tran sito del te rrito rio sloveno. E n ­ tram be le C hiese locali cercarono le vie per una profonda vita religiosa a ll’al­

tezza dei tem pi. Furono divise tra la fedeltà alla tradizione e alle iniziative prom osse dal governo centrale della Chiesa, e la ricerca di nuove strade per il pensiero teologico e per l ’attività pastorale, provenienti soprattutto d a ll’am ­ biente tedesco e francese.

T ra le form e di religiosità popolare che davano il carattere alla vita reli­

giosa pratica e che furono l ’espressione più indicativa d ell’indirizzo indivi­

duale del sentim ento religioso, ci fu la devozione m ariana. Essa si concretiz­

zava in varie form e di religiosità personale, dai pellegrinaggi alle num erose chiese dedicate alla M adre di Dio; m olte di queste avevano carattere di veri e propri luoghi di pellegrinaggio.

U na visione m aggiorm ente genuina e m oderna non si nota nella C hiesa della Slovenia d e ll’epoca. Si può dire che si m anifestò una grande fedeltà alla sede petrina e ai responsabili del potere ecclesiastico. N ella fedeltà al succes­

sore di Pietro i vescovi videro la m igliore garanzia d ell’ortodossia della pro­

pria via e della fedeltà a Cristo. I vescovi vegliarono affinché tra i loro sacer­

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doti non penetrassero idee m odernistiche o altre. I sinodi diocesani di questo tem po discutevano regolarm ente le correnti teologiche che apparivano nella Chiesa. L a paura che nella C hiesa slovena si diffondessero le idee del cattoli­

cesim o riform ato o del m odernism o spinse il vescovo di M aribor M ihael Na- potnik ad indire per l’anno 1900 un sinodo diocesano straordinario ed a p ub ­ blicarne tra i docum enti il B reve insegnam ento della fe d e , com e espressione della preoccupazione d ell’ortodossia.

Le varie pubblicazioni ecclesiastiche, dai bollettini ufficiali diocesani al periodico teologico G uida alle scienze teologiche, richiam arono l ’attenzione sugli autori e sugli scritti teologici che si allontanavano d a ll’insegnam ento trad iz io n a le e d av an o un p artic o la re riliev o al m ag istero d ella C hiesa. Si prestò m olto attenzione alle direttive date dalla suprem a guida della C hiesa per l ’organizzazione degli studi teologici e l ’attività dei sem inari, per la fo r­

m azione e la vita dei sacerdoti, per l’educazione e l ’insegnam ento dei fedeli, per la ricerca dei m odi di approfondim ento della vita religiosa, per l ’azione pratica delle istituzioni ecclesiastiche n ell’am bito culturale, sociale, educativa o sanitaria. T ra le iniziative prom osse da R om a, ebbero u n ’eco p artico lar­

m ente favorevole i docum enti del Papa Pio X sulla pratica di fare la com u­

nione spesso o quotidianam ente (decreto Sacra Tridentina Synodus del 1905) e sulla com unione ai bam bini (Q uam singolari C hristus am ore del 1910).

I vescovi diedero m olta im portan za a ll’insegnam ento religioso nel si­

stem a scolastico p u b b lico e alla catech esi p arro cch iale d o m enicale, co n i q uali si m irava al rin n ovam en to d ella v ita cristian a dei fedeli. D ovev ano contribuire ad essi anche le confraternite ecclesiali e le associazioni dei cate­

chisti, per altro m olto interessate alla propria form azione perm anente e ag ­ giornam ento delle nuove form e di catechesi. T ra di loro si distinsero le asso ­ ciazioni M ariane.

L a struttura base di tutta la vita della C hiesa era la parrocchia con le sue attività. I parroci non erano solo am m inistratori, m a in certa m isura controlla­

vano tutti gli aspetti d ella v ita della loro area di interesse. A vendo il loro p o sto com e c a te c h isti n e lla scu o la p u b b lica, era lo ro p o ssib ile u n certo controllo di tutte le attività della scuola e delle fam iglie da cui provenivano gli alun n i. Le attività che superavano i confini parrocchiali no n erano ben viste, in quanto causa di tensioni a ll’interno della struttura ecclesiastica.

N onostante varie form e di opposizione da parte dei circoli liberali e so­

cial-dem ocratici, la presenza della C hiesa si faceva sentire sem pre di più nel cam po d e ll’azione sociale. Per iniziativa del sacerdote e professore di te o ­ logia J. E. K rek, che si ispirava per i suoi progetti alle idee di P apa Leone X III e dei responsabili del m ovim ento cristiano sociale di Vienna, i principi

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sociali cattolici, indicati sistem aticam ente nell’enciclica R erum novarum , d i­

ventarono la base d ella presenza della C hiesa in questo cam po. K rek, con varie associazioni, opere secolari e sociali e opere politiche sistem atiche, pose i principi cattolici al centro della vita sociale in Slovenia. R iconoscendo il va­

lore d e ll’istruzione e d e ll’educazione, sostenne i tentativi del prim o gruppo di salesiani in terra slovena. D iede un notevole contributo nei raduni dei coope­

ratori salesiani che prepararono la strada a ll’innesto del carism a di don B osco nel nuovo am biente. U n a parte delle iniziative presentate da K rek divenne parte integrante d ell’insegnam ento del vescovo di Ljubljana Jeglic che con il sinodo diocesano del 1903 obbligò i sacerdoti a studiare le questioni sociali e a collaborare attivam ente alla loro soluzione. Gli anni successivi videro un v ivace m o v im en to sociale, che si allarg ò o ltre i co n fin i d e lla dio cesi di Ljubljana. U na giusta valutazione dell’opera di K rek è venuta in luce soltanto recentem ente, con la fine della lettura com unista della storia e del ruolo in essa della religione.

1.3. L ’azione educativa - il sistem a scolastico ed il ruolo delle com unità reli­

giose

Il sistem a scolastico, che si form ò in Slovenia alla fine del X IX secolo, era frutto delle leggi austriache sulla scuola del 1869. In esse prevalevano le idee liberali sul lavoro educativo e su ll’istruzione, sul ruolo della C hiesa e della religione, sulla fam iglia e su altri valori, anche se i catechisti fecero sem pre parte dei collettivi scolastici e le M esse regolari nelle scuole furono sem pre parte in tegrante d e ll’orario scolastico. C ontribuì in m odo d eterm i­

nante alla diffusione delle idee liberali l ’insegnam ento ispirato a tale id eo­

logia politica. U n ’eloquente espressione di tale situazione fu la dichiarazione dell’assem blea degli alunni di Ljubljana n ell’agosto 1898, con cui venne boc­

ciata la richiesta della C hiesa cattolica di avere com e base della loro azione pubblica i principi religiosi cattolici. C on la d ichiarazion e rin un ciaron o al cristianesim o e posero com e guida i principi anticristiani, facendo valere con tutti i m ezzi la corrente liberale nella vita pubblica slovena. C iò accadde n o ­ nostante il prim o congresso cattolico del 1892 avesse delineato m olto chiara­

m ente il program m a della com unità cattolica in cam po scolastico. Tra le deci­

sioni si approvò il com pito di fondare un ginnasio cattolico libero, associato ad un convitto educativo, dove si sarebbe insegnato in lingua slovena. M a alla realizzazione di tale program m a non si arrivò così presto com e avrebbero v o ­ luto i responsabili della com unità cattolica in territorio sloveno, anche se le

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decisioni del congresso cattolico divennero il program m a del partito politico cattolico nato subito dopo (1893).

Tra gli obiettivi più rilevanti d ell’azione del vescovo Jeglic, quando as­

sunse il com pito di guidare la diocesi di Ljubljana nel 1898, ci fu la fon da­

z io n e di u n g in n asio ca tto lico e di un co n v itto ed u cativ o , do v e i rag azzi avrebbero ricevuto u n ’educazione cattolica e si sarebbero preparati a svolgere un ruolo nella vita pubblica. Il progetto divenne realtà nel 1905, diventando il g in n asio slo v en o p er eccellen za. E ra d estin ato ai ca n d id a ti al sac erd o z io (com e sem inario m inore) e a quanti intendevano form arsi com e intellettuali cattolici. Particolarm ente im portante fu il fatto che insegnanti prepararono i prim i m anuali in lingua slovena, i quali, dopo la prim a guerra m ondiale, offri­

rono la possibilità allo Stato appena sorto - cui si unirono anche gli Sloveni - di organizzare un nuovo sistem a scolastico 5.

Le com unità religiose fem m inili già precedentem ente avevano avuto un loro am pio specifico peso n e ll’am bito scolastico. Le O rsoline, attive in Slo­

venia sin dal 1702, guidarono a L jubljana tutti i gradi delle istituzioni scolas­

tiche-educative per le ragazze, d all’asilo alla scuola m agistrale (la scuola m a­

gistrale incom inciò a L jubljana dal 1869, dando una preparazione scolastica sia alle religiose sia a studentesse provenienti d all’estero). L’attività scolastica si svolgeva in scuole interne ed esterne. Il lavoro pedagogico era in m ano alle suore, il lavoro di catechesi affidato ad un sacerdote, nom inato dal vescovo del luogo. L e O rsoline organizzarono anche altre form e di istruzione (vari corsi, scuole di econom ia dom estica) ed ebbero alcuni corsi di istruzione per ragazze negli altri due conventi di Skofja L oka e a M ekinje presso K am nik, e a Idrija, dove gestirono la scuola di econom ia dom estica e l ’asilo.

Le suore scolastiche di S. F rancesco di C risto R e diffusero in m olte re­

gioni slovene la loro attività, che aveva avuto il suo inizio a M arib o r nel 1865. A nche per la loro com unità era caratteristica avere tutti i gradi di istru ­ zione, d all’asilo alle scuole di form azione per insegnanti. Ebbero asili per i bam bini di speciali categorie di lavoratori, per esem pio per i ferrovieri. A Lju- bljan a si p re sero cu ra d e ll’istitu to ed u c ativ o p er rag azzi (C o lleg iu m M a- rianum ), che freq u en tav a n o le scuo le pubb lich e. N ella loro o p era eb bero l ’aiuto di varie associazioni cattoliche, delle C onferenze di S. Vincenzo, delle Elisabettine e d ell’A ssociazione di SS. C irillo e M etodio, che si im pegnava a fondare scuole in luoghi etnicam ente m inacciati. Esse si dedicarono a soste­

nere le loro scuole sop rattu tto di fro n te al potere statale. D iressero anche

5 Sto let zavoda sv. Stanislava (Cento anni del Collegio di San Stanislao). Ljubljana, Druzina 2005.

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scuole di econom ia dom estica (la scuola n ell’istituto M arijanisce di L ju b l­

jan a, fo ndata nel 1898, fu la prim a scuo la di eco n o m ia, d o m estica in S lo ­ venia). A nteriorm ente alla prim a guerra m ondiale svolsero il loro lavoro di educazione ed istruzione tra gli em igrati sloveni (dal 1910 furono presenti nelle parrocchie di etnia slovena negli Stati Uniti).

A loro volta le suore scolastiche di N otre D am e dal 1886 guidarono la scuola popolare a Sm ihelj presso N ovo M esto L’orig in alità della loro m is­

sione in S lovenia fu il lavoro co n le ragazze sordom ute, che no n avevano altra possibilità d’istruzione. L a scuola ebbe inizio nello stesso 1886. Negli anni precedenti alla prim a guerra m ondiale aprirono poi una scuola di agricol­

tura, econom ia dom estica e organizzarono dei corsi della durata di un anno per com m ercianti. Vicino alla scuola c’era un co lleg io 6. Poiché la scuola era di diritto pubblico, le ragazze potevano continuare la loro istruzione nei m ag­

giori centri di studio d ell’Impero.

In conclusione d a ll’insiem e di tale dati si evince che a cavallo tra il X IX e il X X secolo da parte della C hiesa e degli ordini religiosi non fu fatto m olto per l ’educazione e l ’istruzione dei ragazzi, tanto m eno per quelli espulsi dal sistem a scolastico pubblico e m andati in carcere per m icrocrim inalità, dove rischiavano di peggiorare accanto agli adulti crim inali veri e propri. Il cappel­

lano delle carceri aveva il com pito di interessarsi anche della loro istruzione, m a di fatto essi furono trascurati e abbandonati in un am biente certam ente non educativo.

2. L’offerta salesiana alla domanda del luogo

R iguardo a don B osco e a ll’eventuale insediam ento dei salesiani nelle terre slovene dalla m età del X IX secolo - per quanto è stato possibile consta­

tare finora, la stam pa slovena ecclesiastica pubblicò per la prim a volta una re­

lazione sulla sua attività nel 1857 - tra i cattolici sloveni circolava u n ’im m a­

gine positive e di conseguenza una grande attesa quando n e ll’opinione p ub ­ blica m aturò l ’idea di invitare i salesiani nella propria terra. N ella form azione di questa im m agine ebbero u n ’influenza decisiva le relazioni e le notizie pub­

blicate sui giornali, gli incontri personali con don B osco (iniziati intorno al 1870, quando i sacerdoti, durante il viaggio di ritorno da R om a, si ferm avano

6 Kongregacija ubogih solskih sester de Notre Dame v Smihelu pri Novem mestu ob pet- desetletnem jubileju 1886-1936 (La Congregazione delle suore di Notre Dame a Smihel presso Novo mesto 1886-1936). Novo mesto 1936, pp. 37-41.

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a Torino) e la corrispondenza con lui di m olti sacerdoti, religiosi e laici. Si trattò di prim i contatti che però lasciarono un segno soprattutto tra i singoli e che continuarono dopo la m orte di don B osco, quando la responsabilità della società salesiana passò nelle m ani di don Rua.

2.1. I tratti significativi d e ll’im m agine salesiana e le aspettative del luogo La conoscenza di don B osco e delle istituzioni salesiane che l’opinione pubblica slovena ebbe per un quarantennio (anteriorm ente cioè a ll’apertura del prim o collegio nel 1901) se era lim itata, ad alcuni aspetti d ell’attività sale­

siana e della personalità del santo, era però ricca. G ià la prim a notizia, pubbli­

cata n e ll’estate del 1857 n e ll’am bito delle notizie del m ondo cattolico, sottoli­

neava due dim ensioni d ell’im pegno di don Bosco: con la buona stam pa ed u ­ cava la gente ad una vera vita cristiana, ed una cura particolare aveva per i giovani abbandonati, soprattutto apprendisti e m anovali esposti a vari peri­

coli. A d essi offriva la possibilità d ’istruzione. Q uando a causa d ella peste erano aum entò gli orfani a Torino, li aveva accolti. N ello stesso tem po, n el­

l ’Europa centrale, si sosteneva l ’azione m issionaria del sacerdote N icolò O li­

vieri (1792-1864), che venivano paragonato a don B o sco 7.

N egli anni seguenti furono tradotti alcuni scritti di do n B osco, com e pu bblicazioni indipendenti o nel contesto di riviste periodiche. F ra loro il Cenno biografico su l giovanetto M agone M ichele allievo d e ll’Oratorio di S.

Francesco di Sales, pubblicato nel 1868; la Vita del giovinetto Savio D o m e­

nico, allievo d e ll’Oratorio di San Francesco di Sales, uscito nel 1870-1871; e P ietro ossia la fo r z a della buona educazione. C urioso episodio con tem po ­ raneo, pubblicato nel 1887. U na biografia d ell’educatore piem ontese fu p ub ­ blicata im m ediatam ente dopo la m orte nel 1888 (il giornale Z godnja danica la pubblicò in 27 capitoli). M esso in relazione con m olti altri innovatori della C hiesa dei periodi precedenti, si sottolinearono i tratti originali della sua p er­

sonalità e della sua im m agine spirituale. Sin dal 1870 si era scritto di lui com e di un sacerdote m odello, con straordinarie capacità soprannaturali, “grande benefattore dei poveri”, “davvero un uom o santo” 8. Q uando don R ua invitò a

7 Razgled po kersanskem svetu (Dal mondo cristiano), in “Zgodnja danica” 10 (1857) 110; Bogdan K o l a r , Misijonska akcija Nikolaja Olivierija in njeni odmevi na Slovenskem (L’azione missionaria di Nicolò Olivieri e le sue risonanze nel mondo sloveno), in “Bogoslovni vestnik” 63 (2003) 67-88.

8 “Zgodnja danica” 41 (1888) 6.

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raccogliere testim onianze sulla vita e l ’opera di don B osco, anche gli Sloveni risposero a ll’invito.

U sando i testi del B ollettino Salesiano e le Letture ca ttoliche, i d o cu ­ m enti sloveni presentarono M aria A usiliatrice com e l ’ispirazione principale di tutta l ’opera di don B osco, com e tratto caratteristico determ inante della sua vita. In lui videro l ’apostolo e il devoto di M aria. R egolarm ente diedero rela­

zione su ll’attività che si svolgeva presso la chiesa di M aria A usiliatrice a Val- docco, pubblicarono i ringraziam enti per le preghiere esaudite e invitarono ad avere fiducia nella sua intercessione. D iffusero le form e di devozione proprie di don Bosco. Q uando nel 1896 fu pubblicato il prim o libro in sloveno co n la presentazione dei salesiani, preparato dal catechista Janez Sm rekar dal titolo I nostri salesiani (N asi salezijanci), era più volte sottolineato in esso il m otto di don B osco: “In iziate le v o stre o pere sotto la p ro tezio n e di M aria ed esse avranno il m iglior esito ”9. E fu proprio su questo distintivo tratto m ariano che si b asaro n o i salesian i quan d o in co m in ciaro n o ad o p erare in S lovenia: la chiesa di M aria A usiliatrice a R akovnik nel volgere di un solo decennio di­

ventò non solo il centro d ell’azione salesiana, m a un luogo di pellegrinaggio cui confluivano folle di fedeli sloveni.

La straordinaria attività m issionaria dei salesiani n ell’A m erica L atina at­

tirò l ’attenzione dei fedeli in Slovenia, che videro con piacere il sorgere di un gruppo dei m issionari sloveni. Così i fedeli sloveni dalla stam pa salesiana e dalle relazioni delle m issioni vennero a sapere com e si sviluppasse con suc­

cesso la loro azione m issionaria. O gni notizia sulle annuali spedizioni m issio­

narie salesiane portava tra i fedeli sloveni un nuovo entusiasm o e risorse, con cui sostenere il loro lavoro. A naloga eco procuravano le lunghe relazioni di alcuni dei m issionari. Il principale bollettino ecclesiastico Z godnja danica per più di d ieci anni m an ten n e u n a ru b ric a dal tito lo “p er le m issio n i di don B o sco ”.

T ra le attività sviluppate da don B osco e che incontrarono il m aggior fa­

vore presso le autorità ecclesiastiche slovene, fu proprio la sua opera educa­

tiv a e di istruzione nelle scuole e negli istitu ti educativi di vario ordine e grado. L’opera di don B osco era la m iglior conferm a del ruolo della fede in cam po scolastico, in un tem po in cui era necessario sottolinearlo perché i cat­

tolici in A ustria stavano lottando per il posto della C hiesa in am bito scola­

stico. I cattolici non si potevano im m aginare l ’insegnam ento scolastico senza il catechism o e un m aggior ruolo della C hiesa nella sua attuazione: “C he la scu o la sen z a fede sia com e u n a n o ce vu o ta, d ev e esse re ric o n o sc iu to da

9 Janez S m r e k a r , Na_i salezijanci (I nostri salesiani). Ljubljana 1896, p. 17.

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chiunque conosca il carattere dei bam bini e l ’insegnam ento nella scuola. La fede form a persone generose e buone, per questo la prova più evidente è don B osco. Egli è il prim o pedagogo, l ’educatore del nostro secolo, e ciò è univer­

salm ente riconosciuto. Il suo m etodo ha fatto m iracoli” 10. O ltre a ciò fu p re­

sentato più volte e più dettagliatam ente il suo sistem a educativo preventivo.

In m olti articoli ne trattò il professore di teologia m orale Janez Janezic, valo­

rizzando le sue priorità in rapporto agli altri approcci e d u c ativ i11. D a tale p re­

sentazione dei m odi del lavoro educativo e scolastico, nel territorio sloveno si fece strada il desiderio che nascesse anche qui la prim a istituzione slovena sa­

lesiana.

2.2. L ’apertura del collegio di R akovnik

O ltre ai cooperatori salesiani, di cui parlerem o più avanti, si im pegnaro­

no a concretizzare l ’idea di far arrivare i salesiani in Slovenia i m em bri del­

l ’A ssociazione per la costruzione d ell’orfanotrofio e del centro educativo. E s­

si si proposero com e scopo principale della loro attività la fondazione e l ’in i­

zio di un istituto educativo, in cui avrebbero trovato un am biente adatto ragaz­

zi dai 7 ai 15 anni, che a causa di piccoli crim ini erano stati esclusi dalle fo r­

m e regolari di istruzione. Poiché sia il gruppo di cooperatori, guidato dal cate­

chista Janez Smrekar, sia l ’A ssociazione, dove il catechista Janez Sm rekar era segretario, avevano m olti m em bri in com une e, a giudizio del vescovo di Lju- bljana A nton B onaventura Jeglic, avevano gli stessi scopi, in un secondo tem ­ po si arrivò a ll’unione e a ll’azione com une. D opo m olti anni di colloqui e di ri­

cerca di varie possibilità di residenza - tra l ’altro J. Sm rekar aveva pensato an ­ che al castello di L jubljana - alla fine del 1900 m aturò la decisione di co m pra­

re il castello di R akovnik presso Ljubljana per offrirlo ai salesiani per l ’in izio della loro attività. Le trattative furono condotte, da parte salesiana, d a ll’ispet­

tore veneto M osè Veronesi (1851-1930), superiore d e ll’ispettoria San M arco (l’unità am m inistrativa che abbracciava anche le case salesiane del Veneto dal 1895 al 1907 12), e, da parte dei cooperatori sloveni e dei sostenitori d e ll’opera salesiana, dal catechista Janez Smrekar. A ll’inizio di novem bre del 1900 rese pubblicò ufficialm ente l ’invito a stabilirsi a R akovnik anche il vescovo A. B.

Jeglic. C on ciò si aprì ai salesiani la strada per Ljubljana anche da parte delle

10 “Zgodnja danica” 41 (1888) 60.

11 Ibid, 49 (1896) 60-61.

12 Eugenio V a l e n t i n i - Angelo R o d i n o (a cura di), Dizionario biografico dei salesiani.

Torino, Ufficio Stampa Salesiano 1968, pp. 291-292; B. K o l a r , In memoriam..., pp. 136-141.

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autorità ecclesiastiche, che già con il vescovo precedente, mons. Jakob M issia (1838-1902), avevano m ostrato il desiderio che i salesiani arrivassero nella diocesi al tem po del prim o congresso dei cooperatori a B ologna nel 1895.

C on la firm a del contratto di com pra-vendita l’ispettore Veronesi delineò i program m i del lavoro salesiano e la m issione nella nuova istituzione che li vedeva presenti soprattutto con l ’oratorio festivo per i ragazzi della città e dei dintorni e con il collegio di educazione per ragazzi esclusi dalle scuole ele­

m entari pubbliche per cattivi com portam enti. La loro istruzione seguiva i pro­

gram m i delle scuole pubbliche e gradualm ente si aprirono possibilità di scuo­

le artigianali e professionali, e la scuola agricola. I rappresentanti della sud­

detta A ssociazione e dei cooperatori salesiani si m ostrarono d ’accordo con ta ­ le program m a di lavoro.

I prim i salesiani arrivarono a Ljubljana il 23 novem bre 1901. Tranne il di­

rettore S im on V isintainer (1 852-1 928)13, erano tutti allievi m andati negli isti­

tuti italiani dopo il 1894 dal catechista J. Sm rekar. G ià in quello stesso anno scolastico organizzarono lezioni e varie form e di insegnam ento di base per i ra­

gazzi delle scuole popolari, che com inciarono a raccogliersi attorno al castello di R akovnik. I salesiani adottarono quella form a di lavoro che dava loro la pos­

sibilità di essere accettati in Slovenia. Il prim o quarto di secolo della loro atti­

vità in Slovenia fu dedicato alla scuola popolare, che con l’estensione delle al­

tre attività al collegio di R akovnik ha però significato ogni anno una m inor im ­ portanza d ell’am bito educativo-pastorale. Poiché il consiglio scolastico m uni­

cipale aveva una visione m olto chiara sulle necessità delle istituzioni scolasti­

che private di Ljubljana, incluse in questo progetto anche l’attività salesiana: la città e la cam pagna avevano bisogno di scuola e collegio educativo per i ra­

gazzi dai 7 ai 15 anni “da rifo rm atorio”. P er questo stabilì dei criteri chiari per l’accettazione. L’ispettore m unicipale accertava periodicam ente se erano dav­

vero state rispettate tali condizioni. Solo eccezionalm ente il consiglio scolasti­

co della città perm ise delle deroghe e in tali casi aggiungeva l ’avvertim ento:

“F ate attenzione che questo istituto è destinato solo ai ragazzi m oralm ente di­

strutti, depravati, inclinati a rubare e m oralm ente defo rm ati”14.

Così negli anni fino alla prim a guerra m ondiale la prim a e più im por­

tante attività del prim o istituto salesiano in terra slovena fu il riform atorio. I

13 B. K o l a r , In memoriam..., pp. 152-157; Francisco C a s t e l l a n o s H u r t a d o , Diccio- nario biografico salesiano mexicano. Roma 2000, pp. 109-110; i d . , Salesianos en Mexico.

Guadalajara 2005, pp. 57-70.

14 Tale avvertimento è stato aggiunto al permesso, dato al commerciante F. Crobath, di mandare suo figlio nel collegio di Rakovnik durante le ferie estive. Vedi Zgodovinski arhiv Ljubljana (Archivio municipale di Ljubljana), Mestni solski svet, fasc. 26.

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ragazzi avevano le lezioni nel collegio, finché la scuola non ebbe riconosci­

m ento statale; alla fine di ogni anno scolastico sostenevano gli esam i in una delle scuole pubbliche. Il riconoscim ento fu acquisito nel 1909, quando fu ­ rono responsabili d ell’attività degli insegnanti esterni m andati dal consiglio scolastico com unale. Il relativo decreto fu em anato dal M inistero per l ’istru ­ zione e il culto a V ien n a15. U na m igliore condizione di lavoro fu resa po ssi­

bile dal nuovo edificio scolastico, aperto n ell’anno 1909-1910, che poté acco­

gliere più di 100 alunni ed anche un terzo insegnante m andato dalle autorità sco lastiche. S olo grad u alm en te, a fro n te p rim a d a ll’e sp lic ita o p p o sizio n e delle autorità scolastiche e poi con un tacito accordo, vennero accolti nel col­

legio alcuni ragazzi che avevano espresso il desiderio di diventare salesiani e che frequentavano lezioni regolari nelle scuole cittadine. Poiché le nuove v o ­ cazioni era d ’im portanza vitale la vita com unitaria, dal 1906 in poi m anda­

rono i loro candidati negli istituti polacchi.

A ccanto alle altre attività, al collegio di R akovnik trovò posto l ’oratorio festivo, anche se con possibilità ridotte per le condizioni im poste dalle au to ­ rità civ ili e d a lla lo n tan an z a dal ce n tro città. M an cav an o anch e gli spazi adatti. P er aiutare i giovani apprendisti e gli operai si im pegnarono il vescovo A. B. Jeglic e alcuni autorevoli ecclesiastici. Così nella prim avera 1903 a Ra- kovnik com inciavano a venire i giovani apprendisti che in città erano radunati dal canonico Alojzij Stroj, presidente d ell’A ssociazione degli assistenti arti­

giani cattolici. Si radunavano nelle dom eniche e per le feste. Q uando in au ­ tunno com inciarono a frequentare la scuola ed il lavoro negli atelier, sm isero di incontrarsi. U n nuovo inizio si ebbe n ell’autunno del 1909 allorché, in o c­

casione d ella festa d e ll’Im m acolata, si presen taron o com e gruppo ind ip en ­ dente. L a lo ro a ttiv ità o ra to ria n a eb be eco an ch e in p u b b lico g razie alla stam pa. C on l ’inizio della prim a guerra m ondiale però l ’oratorio non svol­

geva più le sue attività, ta n t’è che non vi era il responsabile salesiano.

Si può co m unque parlare di ten tativ i di in seg n am en to p ro fession ale, co m ’era desiderio sia di J. Sm rekar sia del prim o direttore S. Visintainer. M a già accettando i prim i allievi e cercando di assicurare le condizioni per un tale insegnam ento, si vide che ci sarebbero voluti più anni perché gli allievi ac­

quistassero capacità di svolgere un determ inato m estiere e inserirsi responsa­

bilm ente n ella vita dopo aver trascorso nel collegio il periodo per il quale erano stati m andati. Di fronte a progetti troppo grandi, nei quali sarebbero

15 La notizia è stata comunicata dal Consiglio scolastico di Carniola al Consiglio scola­

stico municipale di Ljubljana nel mese di luglio 1909; quest’ultimo ha trasmesso la notizia al collegio di Rakovnik il 26 luglio 1909. Vedi Zgodovinski arhiv Ljubljana, Mestni solski svet, fasc. 26.

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state coinvolte le scuole professionali, il prim o direttore fu m esso su ll’avviso dal R ettor M aggiore M ichele Rua. G ià il 4 dicem bre 1901 don R ua scriveva al direttore Visintainer: “R iguardo poi ad aprire laboratori di arti e m estieri bi­

sogna usar m olta prudenza. Avete in vista di aver poi del lavoro? Siete lontani dalla città, e quindi nelle borgate vi saranno già degli operai; se voi m ettete su i laboratori, essi potrebbero tem ere, che voi vogliate far loro concorrenza, quindi usate m olta e m olta prudenza” 16. C om e si vedrà dagli ulteriori avveni­

m enti, la com unità di R akovnik non si rendeva sufficientem ente conto del va­

lore d ell’avvertim ento del R ettor M aggiore.

Il tono a tutte le attività dei salesiani a R akovnik lo dava la venerazione a M aria A usiliatrice, prim a alla grotta di Lourdes, costruita e benedetta nel 1904, e dopo il 1909 nella sem i costruzione della chiesa, dedicata a M aria A usiliatrice. Per una diffusione perm anente della devozione verso M aria Au- siliatrice, fu fondata l ’A ssociazione di M aria A usiliatrice e una speciale A sso ­ ciazione per la costruzione del santuario a Lei dedicato.

2.3. L ’originalità della casa di R adna

Se il catechista J. Sm rekar era la forza m otrice per la realizzazione degli scopi delle due associazioni succitate in ordine a ll’istituto di Lubiana, si può dire che l’offerta perché i salesiani ricevessero il castello di R adna vicino a Sevnica era soprattutto una sua personale iniziativa. Siccom e si im pegnava in diversi m odi a risolvere il problem a dei bam bini in difficoltà d ella regione C arniola, non di rado nel decidere incontrava persone dalle intenzioni non troppo oneste. Così Sm rekar si com prom ise in affari di com pra-vendita du b­

b io si, fa cen d o cred iti e ip o te c a n d o i beni. T ra l ’a ltro p er p ro p rio co n to com prò il castello di R adna, m a non riuscì a pagarlo del tutto. A llora si ri­

volse a don R ua per lasciare il castello alla com u nità salesiana, regalando tutto ciò che fin allora aveva investito in esso e chiedendo ad essa di pagare solo il resto del debito. P er la prim a volta il 25 giugno 190 717 il C apitolo Su­

periore salesiano di Torino discusse circa l ’accettazione del castello di R adna e della fondazione della relativa associazione.

16 Lettera del 4 dicembre 1901 nell’Archivio del Collegio di Rakovnik.

17ASC D 870, Verbali delle riunioni Capitolari, vol. II: “Essendo però la casa di Das- zawa, attuale noviziato austriaco, destinata per Figli di Maria, si accetta per Casa di Noviziato il Castello di Rueckenstein (Tariski grad) stazione di Lichtenwald (Sevnica) con dieci ettari di terreno che lo attorniano ed altri edifizii, la posizione è saluberrima, il castello mobigliato e provvisto di tutto. D. Smrekar Giovanni lo cede all’unica condizione che gli stabili siano usati in perpetuo per un’opera qualunque secondo lo spirito salesiano, altrimenti il tutto passerà al Vescovo cattolico di Lubiana. La cessione fu fatta provvisoriamente per mezzo di scrittura pri­

vata in doppio originale”.

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L’ispettoria salesiana degli A ngeli C ustodi, diretta da Em anuele M anas- sero, proprio in quel tem po cercava un posto dove traslocare i novizi polacchi e i giovani chierici, che dopo il noviziato, dovevano continuare i corsi al liceo superiore e prepararsi al tirocinio pratico. D on M anassero visitò R adna nel 1906 nel m om ento in cui risolveva la situazione del collegio di R akovnik. Il colleg io di R adna era stato solen nem ente in aug urato con l ’anno scolastico 1907-1908. Il consenso per l ’apertura era stata dato nel settem bre 1907 anche dal vescovo locale, anche se a ll’inizio questi si era dichiarato non tanto conten­

to perché tutte le trattative si erano effettuate a sua insaputa ed egli aveva sa­

puto della fondazione solo a fatto com piuto; per lo stabilim ento non erano an ­ cora stati acquisiti neanche i perm essi delle autorità civili. Al vescovo dispia­

cevano anche lo scopo della scuola e il suo program m a. Siccom e questo non era stato sottoposto alle autorità scolastiche regionali, c ’era diffidenza anche da parte delle autorità politiche. In uno dei suoi com unicati E. M anassero perciò dovette dichiarare più esplicitam ente lo scopo d e ll’istituzione: “Q uesto colle­

gio non è u n ’istituzione pubblica, com e per esem pio i collegi di Lubiana, Os- w iecim , Gorizia, Trento etc. Il suo scopo vero è essere utile a ll’associazione sa­

lesiana così che accetta solo quelli che dopo aver finito il liceo o il liceo su­

periore vogliono entrare nella com unità e dedicarsi ad essa” 18. Ai novizi po­

lacchi ed ai giovani chierici si aggiunsero a R adna anche alcuni sloveni. A nche se la questione della lingua nella com unità rim aneva ancora aperta, nella litur­

gia delle ore e nei contatti personali si usava in genere solo il polacco.

L a com unità viveva una vita abbastanza separata e con pochi contatti con l ’am biente. Se nella com unità c ’era qualche chierico sloveno, nel co l­

legio alle volte si radunavano i giovani dei dintorni, m a non si poteva parlare di u n ’attività continua d ell’oratorio o del centro giovanile. U n ’attività più v i­

vace si nota solo dopo la fine della prim a guerra m ondiale e con l ’apertura del noviziato sloveno nel 1923. Q uando n ell’anno scolastico 1916-1917 a causa della guerra tornarono a casa i novizi polacchi e un anno dopo anche i chie­

rici, il co lleg io di R ad n a rim ase v u o to ; vi si tra sfe riro n o gli alliev i d ella scuola popolare di R akovnik e i “Figli di M aria” di Verzej.

2.4. Verzej/W ernsee: scuola agricola o sem inario minore?

A nche per l ’inizio d e ll’attività salesiana a Verzej, il prim o collegio nel territorio della diocesi di M aribor, l ’iniziativa venne da parte dei cooperatori.

18 Nadskofijski arhiv Ljubljana (Archivio arcivescovile Ljubljana), fasc. Salezijanci, anno 1907.

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L’incontro con i salesiani che venivano dal collegio di R akovnik diede loro la possib ilità di conoscere do n B osco e o ffrire alla sua co n g regazio ne i loro beni, con il desiderio che vi nascesse il collegio dal nom e “M arianum ”, con la scuola di specializzazione professionale e per l ’educazione dei giovani del posto. Il C apitolo Superiore salesiano discusse l ’offerta per la prim a volta nel 1908. C onsigliò a ll’ispettore E. M anassero di non progettare l ’apertura di una nuova istitu zio n e19. La fam iglia Pusenjak, con l ’aiuto del connazionale prof.

Dr. F ranc K ovacic, che aveva conosciuto don B osco e i salesiani a R om a, dove negli anni 1895 e 1897 aveva studiato filosofia e teologia ed era poi di­

ventato professore alla scuola superiore di teologia a M arib o r20, dopo anni di trattative riuscì ad ottenere che i salesiani prendessero possesso di una casa in costruzione in una piccola località Verzej, lontano da tutti i centri più grandi.

L’o fferta co in cise co n la rio rg a n iz zaz io n e d e ll’Isp e tto ria A u stro -U n g arica degli A ngeli C ustodi, avvenuta dopo che nel 1911 la sua guida fu assunta d all’Ispettore Pietro Tirone.

L’Ispettoria cercava un posto dove poter trasferire le vocazioni adulte te ­ desche, i ben noti “Figli di M aria” , che fino ad allora si trovavano nel co l­

legio di Penango, in Piem onte. I loro educatori desideravano che il collegio si tra sfe risse p iù v icin o a ll’am b ien te au striaco . S iccom e eran o co n v in ti che l’edificio, costruito a m età, potesse servire com e tappa di transito, finché non fosse term inato il collegio U nterw altw ersdo rf vicino a Vienna, si deciseper Verzej, anche se i responsabili di Penango, e soprattutto il direttore A urelio G uadagnini, erano contrari. Sapevano infatti che in questa parte della regione austriaca Stiria erano forti le tensioni tra gli Sloveni e i Tedeschi. C onosce­

vano però anche l ’obiettivo che la fam iglia Pusenjak aveva fissato per il co l­

legio e che il prof. K ovacic ribadiva nei suoi discorsi pubblici quando cercava l’aiuto della gente. Il prim o scopo era stato e doveva resta quello di scuola agricola e grazie ad essa si doveva offrire giovani del posto educazione e spe­

cializzazione professionale.

L a p rim a p ietra del co lleg io “M aria n u m ” fu p o sta n e ll’ag o sto 1911, m entre l ’edificio fu benedetto e consegnato a ll’uso n e ll’ottobre 191221. C om e

19 ASC D 870, Verbali delle riunioni Capitolari, vol. II, p. 186. Nella seduta del 26 set­

tembre 1908 hanno rinnovato la loro decisione: “Il Vescovo di Verzey insiste perché si vada ad aprire una Casa in quella città, rispondere che non si può neanche da qui in qualche anno”:

Ibid., p. 200.

20 Vedi Slovenski biografski leksikon-SBL (Dizionario biografico sloveno), vol. I., pp.

539-540.

21 Vedi Spomenica na slovesno blagoslovitev Salezijanskega zavoda v Verzeju dne 27.

oktobra 1912 (Numero unico per ricordare la benedizione del Collegio salesiano di Verzej).

Maribor 1913.

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sem inario m inore funzionò fino al 1941, quando con l’inizio della seconda gu erra m ondiale fu sequestrato d alle au to rità naziste, e dopo la fine della guerra venne occupato dalle autorità com u n iste22. A ccanto agli austriaci e agli slo v en i d elle re g io n i ce n trali, n el p erio d o p re c e d e n te la fin e d e lla p rim a guerra m ondiale, ebbero la possibilità di essere accolti in collegio anche i no ­ vizi ungheresi e italiani della regione Trentino A lto A d ig e 23. Per questo l’atti­

vità educativa si svolgeva in tre gruppi: tedesco-sloveno, italiano e ungherese.

L’opposizione allo stabilirsi degli allievi tedeschi, anche se candidati al sacerdozio, e anche al cam biam ento dello scopo del collegio, si riscontrò non solo tra i superiori salesiani e gli abitanti del posto, m a anche sulla stampa. Il professore F. K ovacic doveva continuam ente ribadire che la situazione era so­

lam ente provvisoria:

“Lo scopo principale del collegio è e rimane: la scuola agricola. Per questo tipo di scuola occorrono però delle preparazioni, bisogna adempire varie condizioni. E quali erano? 1. Bisogna preparare gli insegnanti necessari. 2. Bisogna costruire una fattoria adatta, per la quale però in questo momento non ci sono i fondi, finché non è finita la casa. 3. Bisogna ingrandire e livellare il terreno. 4. Bisogna comprare le macchine. 5. Bisogna conoscere esattamente le proprietà della terra, il clima, le condizioni locali e le necessità. Per tutto questo ci vuole tempo e pa- zienza”24.

Che i responsabili d ell’Ispettoria fossero intenzionati seriam ente a fo n­

dare una scuola agricola, si vedeva anche dal fatto che m andavano a fare i studi di agronom ia alcuni giovani salesiani. P er il m om ento, finché non era possibile organizzare i corsi regolari, si lim itavano a corsi brevi, dove i gio­

vani del posto potevano conoscere i problem i d e ll’agricoltura e di una saggia am m inistrazione. Gli insegnanti, esterni, erano conosciuti per la loro profes­

sionalità, le q uestioni generali ven iv ano in segn ate anche dai salesiani che svolgevano le loro attività nel collegio.

Solo pian piano e in dim ensioni ristrette hanno preso vita nel collegio anche un centro per i giovani e l ’oratorio fe stiv o ; le lo ro m o deste attiv ità erano coordinate con quelle della parrocchia e al servizio dei program m i della

22 Vedi Bogdan K o l a r , Mednarodni zna_aj in naloge zavoda v Verceju (1912-1919). (Il carattere internazionale ed i compiti del collegio di Verzej), in “Casopis za zgodovino in naro- dopisje” 69=34 (1998) 41-54.

23 Archivio della società salesiana Ljubljana-Rakovnik, fasc. Verzej, Cronaca per l’anno scolastico 1918-1919.

24 Vedi Posvetitev kapele Marije Matere dobrega sveta dne 8. septembra 1913 (La consa­

crazione della Cappella della Madre del buon consiglio). Zbirka Marijanisce (Collana Ma- rianum), zv. IV, Maribor 1913, p. 7.

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pastorale parrocchiale. Il m otivo principale della m odestia delle loro attività era dovuto al fatto che i bam bini erano occupati con il lavoro nei cam pi e ne­

cessari per il m antenim ento d ell’econom ia fam igliare. Avevano m aggiori pos­

sibilità di venire in collegio solo per le feste o nelle dom eniche. A m antenere il contatto con l ’am biente e il legam e con i cooperatori n e ll’equipe edu ca­

zione c ’era sem pre un sacerdote sloveno.

3. La percezione dell’azione pedagogica salesiana nel contesto sloveno N ella valutazione d e ll’attività salesiana e del suo originale ruolo nella m issione della C hiesa nel territorio sloveno, non vanno sottovalutati alcuni accenti speciali, frutto delle inform azioni e delle relazioni circa la loro opera negli altri am bienti. L a differenza con aspettative e i desideri dei salesiani pro­

vocarono nei prim i anni della presenza delle istituzioni salesiane anche delle tensioni, soprattutto negli am bienti anticlericali, provenienti d all’am bito poli­

tico liberale. Le fonti esam inate dim ostrano che se vi sono state le voci favo­

revoli all’azione salesiana, non sono m ancate le voci divergenti e critiche.

3.1. Valutazione d e ll’originalità d e ll’azione salesiana

N el periodo delle trattative tra i responsabili della congregazione sale­

siana e i cooperatori nel territorio sloveno, e soprattutto nel tem po in cui su don B osco e sulle istitu zio n i salesiane riferiv a il can on ico L uk a Jeran , si form ò la convinzione che la m issione della C ongregazione fosse rivolta so­

p ra ttu tto ai g io v an i che si p erd e v a n o n e lla m a la v ita e n elle ca ttiv e co m pagnie25. D on B osco era presentato com e un educatore che trasform ò dei ragazzi cattivi in buoni sacerdoti, in m issionari ed in vocazioni apostoliche.

D opo la sua m orte si scriveva che aveva fatto m iracoli con giovani difficili, orfani e abbandonati. C onform e a quest’im m agine crescevano anche le aspet­

tative del pubblico sloveno e soprattutto delle autorità scolastiche di Ljubl- jana. Essi si rendevano conto che u n ’istituzione (in tedesco: die R ettungsans- tallt, i.e. casa di salvezza) così poteva rispondere ai bisogni della città, dove non ne esisteva altra simile. D a qui la loro insistenza e inflessibilità, quando si trattò degli inizi del funzionam ento del collegio a R akovnik, m entre invece i salesiani volevano che i collegio avesse i tratti di u n ’ordinaria istituzione sa­

lesiana. N onostante il loro desiderio di creare u n ’opinione diversa, il castello

25 “Zgodnja danica” 41 (1888) 49.

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di R akovnik rim ase nella m em oria di tanti giovani com e un continuo am m oni­

m ento e m inaccia. A nche decenni dopo che il collegio aveva cessato la sua funzione di casa di correzione, le persone si ricordavano le parole dei loro ge­

nitori, quando passavano accanto al collegio: “Se non sarai buono ti m ande­

rem o dai salesiani a R akovn ik”. Siccom e si accentuavano i grandi successi che don B osco aveva tra i giovani perduti, nella stam pa slovena egli veniva rappre­

sentato com e uno che si occupava soprattutto di quel tipo di giovani. D a ciò i rappresentanti delle autorità civili ed il vescovo di L jubljana, M ons. A. B.

Jeglic, dedussero che questa fosse la m issione della C ongregazione salesiana.

I salesiani di conseguenza d ovettero tentare, senza riuscirvi prim a del 1901, a cam biare la loro im m agine presso l ’opinione pubblica. Gli anni fino a ll’inizio della prim a guerra m ondiale ed in certa m isura anche alcuni seguen­

ti, furono contrassegnati dalla m issione in favore dei giovani da rieducare.

3.2. L ’influsso negativo di altri am bienti

L a stam pa slovena liberale e anticlericale, che approfittava di ogni o cca­

sione per attaccare il vescovo locale e le istituzioni ecclesiastiche in genere, n aturalm ente usava con intelligenza le inform azioni provenienti dagli altri am bienti per screditare la reputazione dei salesiani e della loro attività tra gli Sloveni. A lcuni singoli eventi sin d a ll’inizio, m a specialm ente nel 1907, offri­

rono una serie di eventi che risultarono un m ateriale gradito alla stam pa slo­

vena liberale. Scrissero am piam ente su ciò che si diceva fosse accaduto di im ­ m orale nei collegi salesiani della L iguria e della Toscana. Le relazioni erano davvero dettagliate e si pubblicavano lunghi brani degli interrogatori dei p re­

sunti colpevoli. G rande attenzione venne data anche allo scandalo riguardante l ’istituzione di M aria A ddolorata a M ilano, dove una certa M aria Fum agalli fingeva di essere religiosa.

L a stam pa liberale intendeva con ciò m ettere in cattiva luce presso la p o ­ polazione i salesiani. Sulla base di alcuni presunti casi di im m oralità, ne criti­

cavano ferocem ente l ’azione pedagogica. Scrivevano:

“La pedagogia dei salesiani. I salesiani si proclamano come i migliori pedagoghi del presente. Probabilmente con la loro pedagogia succederà la stessa cosa come con la morale dei gesuiti. Vogliono usare questa loro pedagogia anche a Lju- bljana. Qualcuno ha chiesto loro perché non rispondessero alle domande di Slo- venski narod. Non sapevano rispondere altro se non che vogliono seguire la peda­

gogia del loro fondatore, che raccomanda dappertutto l’amore e la mansuetudine.

Hanno detto anche che la cosa non merita una risposta. A noi invece sembra che i salesiani non rispondano, perché la verità è evidente. Comunque, i salesiani fanno

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meglio a tacere, altrimenti Slovenski narod farà loro ancora qualche lezione. Che si occupino, sì, della loro pedagogia astuta”26.

P er rispondere alle accuse, la stam pa cattolica p ubblicò am pie analisi degli avvenim enti nel territorio italiano, con u n ’attenzione speciale al ruolo che avevano i circoli m assoni ed anarchici nel form are l ’opinione pubblica at­

trav e rso la p u b b licaz io n e di n o tizie false, d ec isa m en te ten d e n z io se e c o ­ m unque negative. C iononostante i cooperatori continuarono a radunarsi rego­

larm ente nel collegio e a sostenerne le attività. N on m ancò loro il sostegno di alcuni insegnanti e operatori nel cam po sociale ed anche la ricaduta positiva dei risultati scolastici.

3.3. C ontestazione della loro p rovenienza italiana

La stam pa liberale, contraria alla presenza della C hiesa nella vita pub­

blica e alle sue posizioni riguardo alle questioni di interesse com une, in di­

verse occasioni e sotto la pretesa di u n ’opera a favore della popolazione, rin ­ facciò ai salesiani i loro contatti con l’am biente italiano e la dipendenza dai responsabili di Torino. Q uando nel 1904 si pose la pietra basilare per la nuova chiesa di M aria A usiliatrice a R akovnik, il giornale liberale Slovenski narod aggiunse alla notizia questo commento:

“In occasione della posa della prima pietra per la loro nuova chiesa, i salesiani hanno fatto una festa grande, alla quale hanno partecipato anche diversi signori, con l ’ordine di parteciparvi. Il progetto per la chiesa è stato fatto da un Italiano, perché è impensabile che uno Sloveno debba guadagnare qualcosa, basta infatti, che gli Sloveni possano offrire i loro soldi per questa enorme chiesa”.

Siccom e a benedire la prim a pietra c ’era anche il R ettor M aggiore M i­

chele Rua, lo stesso giornale aggiungeva:

“Ha parlato proprio bene il capo dei salesiani don Rua, venuto da Torino, solo che pochi lo capivano, perché parlava in italiano. I salesiani certamente non hanno ancora i soldi per la loro chiesa e certamente adesso mendicheranno con zelo. Il loro successo è garantito non solo dal fatto che la gente di Carniola ha sempre più soldi per la chiesa, ma anche per il fatto che hanno sempre più fer­

venti cooperatrici”27.

26 “Slovenski narod”, 2 marzo 1904.

27 Skof na Rakovniku (Il vescovo a Rakovnik), in “Slovenski narod”, 4 giugno 1904.

Don Rua ha visitato il collegio di Rakovnik il 1° e 2 giugno 1904.

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N ella stessa occasione il quotidiano cattolico Slovenec scriveva:

“Don Rua ha fatto a tutti l’impressione migliore, ancora tardi nella notte veni­

vano diversi signori a Rakovnik per vederlo. Sembra come morto, è solo pelle e ossa - si vede distrutto da lavoro - ma il suo spirito è vivace ed è sempre di buon umore nonostante tutte le sue difficoltà. Ha confortato sicuramente i suoi figli di Rakovnik, ma anche a noi, che l ’abbiamo visto, ha dato grande gioia”28.

In altra occasione i salesiani ricevettero il soprannom e di “i m endicanti più fastid io si”, quando raccolsero fondi per la costruzione della chiesa e del collegio di R akovnik. A nche se la stessa corrente politica riconosceva in linea di principio l ’utilità d e ll’istituzione salesiana nel cam po d ell’educazione e la m o d ern ità del lo ro m etodo ed u cativ o , cio n o n o stan te critica v an o e fu rono con trari a tutti gli aspetti delle loro attiv ità che si colleg av ano in q ualche m odo alla cultura italiana o che facevano parte d ell’am bito religioso in senso stretto. Siccom e la costruzione della chiesa andava avanti nonostante n um e­

rose com plicazioni, alcuni articoli nello stesso giornale periodicam ente tenta­

vano di distogliere la gente dalla loro benevolenza verso l ’attività salesiana.

In uno di essi si leggeva:

“I salesiani a Rakovnik costruiscono una nuova chiesa, per la quale hanno mendi­

cato e mendicano fra la nostra gente. Abbiamo già detto che i salesiani sono ita­

liani, cattivi italiani che non tradiscono il loro pensiero e le loro ambizioni. I sale­

siani vogliono costruire la loro nuova chiesa con i soldi sloveni, ma con gli operai italiani. Hanno consegnato i lavori al costruttore F. Kaudela, che secondo il suo nome è senz’altro italiano, e che ha come responsabile delle costruzioni anche un italiano, un certo I. Rosso. Noi sloveni siamo buoni per loro quando ci chiedono aiuto, altrimenti per noi hanno solo i beni eterni, le indulgenze ecc., cioè quello che si può dare perché non costa niente. Si ricordi la nostra gente di tale atteggia­

mento salesiano, quando questi vagabondi verranno di nuovo a mendicare l ’ele­

mosina e a promettere quante messe diranno per loro!”29.

Lo stesso rim provero si ripetè quando il direttore A ngelo F esta nel 1905 progettò l ’am pliam ento delle scuole professionali; gli artigiani della città rea­

girono bruscam ente vedendo il m otivo di questo atteggiam ento di nuovo nel fatto che il direttore del collegio era un italiano, senza alcuna volontà di v e­

nire incontro ai bisogni della popolazione slov ena30.

28 Temeljni kamen kapele in novega zavoda na Rakovniku. (La benedizione della pietra basilare della cappella e del collegio di Rakovnik), in “Slovenec”, 4 giugno 1904.

29 “Slovenski narod”, 26 agosto 1905.

30 Vedi ibid., 25 luglio 1905.

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3.4. R ispetto troppo servile p e r le autorità civili

Q uesto tipo di rim provero veniva soprattutto dalle autorità ecclesiastiche locali. I m otivi di tale atteggiam ento si possono capire però nel contesto più am pio e nel m om ento politico nel territorio sloveno negli anni che precedet­

tero la p rim a guerra m ondiale. P er raccog liere i soldi coi quali i salesiani m antenevano gli allievi e allargavano le loro possibilità d ’azione, organizza­

vano regolarm ente delle m anifestazioni pubbliche cui invitavano anche delle personalità di riguardo nella vita pubblica. U na di queste m anifestazioni si svolgeva regolarm ente per il N atale o C apodanno. N el raccogliere i fondi si distinsero soprattutto alcune fam iglie borghesi che non di rado appartenevano alla corrente politica liberale. Nel gennaio del 1903 alla m anifestazione parte­

cipò il vescovo A. B. Jeglic, che più tardi scrisse nel suo diario:

“Ieri sera i salesiani hanno fatto a Rakovnik una festa di Natale proprio bella. Ve­

do che hanno conquistato i cuori di tutta la città, sono entusiasti anche il presiden­

te della provincia e la sua cara moglie. Hanno ricevuto proprio una grande offerta per i ragazzi. Sono qui da assai poco e nonostante ciò hanno preparato l ’intera sce­

na dei tempi delle persecuzioni. Hanno manifestato solo un servilismo troppo gran­

de nei confronti della signoria; questo mi era tanto antipatico, devo dirglielo”31.

N onostante ciò, già allora era diffusa negli am bienti liberali la convin­

zione che i salesiani fossero com pletam ente nelle m ani del vescovo Jeglic.

N ell’attirare l ’attenzione i salesiani forse esagerarono, sapevano però che le stesse persone occupavano i posti principali n ell’am m inistrazione della città e nella gestione dello stato.. L a sistem azione dello stato giuridico del collegio di R akovnik e l ’acquisizione di sussidi per la scuola dai fondi pubblici, d ipen­

devano dal favore d ell’am m inistrazione e delle altre istituzioni com petenti.

Se accanto a questo consideriam o che nello stesso periodo si arrivò ad uno scontro di principio tra il vescovo A. B. Jeglic e gli am m inistratori della città di Ljubljana m em bri del partito liberale, allora il rim provero del vescovo ai salesiani è più facile da spiegare.

4. Il contributo dei cooperatori salesiani

C om e in num erosi altri paesi, anche nel territorio sloveno i cooperatori salesiani erano presenti prim a dell’arrivo dei salesiani. Siccom e erano orga­

31 Archivio Arcivescovile di Ljubljana, Diario del vescovo A. B. Jeglic del 5 gennaio 1903.

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nizzati sotto la guida di Janez Smrekar, nom inato dal superiore generale M i­

chele R ua direttore dei cooperatori salesiani della diocesi di Ljubljana, p o s­

siam o parlare di u n ’attività sistem atica in favore dei principi educativi sale­

siani e nella preparazione delle condizioni necessarie per lo stabilim ento della prim a com unità. L a loro azione si m anifestava in due settori: si occupavano delle vocazioni slovene, m andandole negli istituti salesiani in Italia, e racco­

glievano i fondi per l ’acquisto d e ll’edificio dove i salesiani potessero allo g­

giare e com inciare il lavoro.

4.1. L ’associazione dei cooperatori dal 1896

I prim i cooperatori salesiani nel territorio sloveno sono nati leggendo il B ollettino Salesiano in lingua italiana e poi tedesca, m a la loro adesione all’o ­ pera dei salesiani si m anifestò nel sostenere le iniziative di don B osco e in se­

guito di don Rua. L’interesse per l’attività salesiana si m ostrò dapprim a nel sostenere la loro stam pa, nei contributi per i vari progetti presentati nel B o l­

lettino, soprattutto per le m issioni. G ià poco dopo il 1870 alcuni si iscrissero a ll’A ssociazione dei cooperatori salesiani, i cui m em bri si im pegnavano, fra l ’altro, a praticare diverse devozioni, fare l ’elem osina, curare le vocazioni, sostenere e diffondere la buona stam pa, appoggiare le istituzioni di don B osco e l’attività per l’educazione cristiana dei giovani. Poiché i cooperatori sloveni non avevano possibilità di collaborazione direttam ente con le istituzioni sale­

siane, furono soprattutto i benefattori ad aiutarle con i loro contributi econo­

mici. Se nei prim i anni i contatti dei cooperatori salesiani sloveni con don B osco e le istituzioni salesiane furono solo periodici e sporadici, dopo il 1890 la loro attività assunse form e organizzate, tanto che il 28 gennaio 1895 don R ua nom inò don Janez Sm rekar, com e s’è detto, responsabile dei cooperatori nella diocesi di Ljubljana. In questa veste partecipò al loro prim o congresso internazionale a B ologna, dal 23 al 25 aprile 1895.

L’esperienza d e ll’incontro dei cooperatori a livello m ondiale aiutò anche i cooperatori sloveni a com inciare a pensare ad u n ’attività più organizzata.

A lla fine del 1895 uscì la traduzione d all’italiano del libretto C ooperatori sa ­ lesiani ossia un m odo pratico p e r giovare al buon costum e ed alla civile so ­ cietà. Per la festa di San Francesco di Sales il 29 gennaio 1896 a Ljubljana vi fu il prim o incontro di studio - con scopi liturgici ed inform ativi - dei coo pe­

ratori salesiani, al quale parteciparono anche num erosi responsabili ecclesias­

tici della diocesi di Ljubljana. Si com inciò così a fare l’elenco dei cooperatori e si elesse una com m issione di cinque m em bri, che si prendesse cura dell’or­

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