• Non ci sono risultati.

2020_10_19_Progetto del Verde - Prot. Prov. n. 55943 (5281 KB)

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "2020_10_19_Progetto del Verde - Prot. Prov. n. 55943 (5281 KB)"

Copied!
35
0
0

Testo completo

(1)

Impianto di recupero rifiuti.

Istanza di modifica per adeguamento al PTA 2009.

Richiesta integrazioni a seguito della prima riunione della conferenza dei servizi

Progetto del Verde

in conformità a quanto previsto dall’art. 11 del Regolamento del Piano del Verde – 1^ Variante.

Relazione Tecnico – Illustrativa

Ottobre 2020

(2)

Via Baldrocco, 80 31038 Paese (TV)

P

ROGETTISTA INTERVENTO

Studio Tecnico Conte & Pegorer Via Siora Andriana del Vescovo, 7 31100 Treviso (TV)

G

RUPPO DI LAVORO

P

ROGETTO DEL

V

ERDE

Dott. D’Ambroso Mauro, Forestale

Dott. Squizzato Marco, Biologo

Documento informatico firmato digitalmente dai professionisti del gruppo di lavoro ai sensi del D.lgs. n. 82/2005, ss.mm.ii. e norme collegate

Il presente documento e tutti i suoi allegati costituiscono proprietà riservata dei professionisti sopra indicati, ne è dunque vietata la riproduzione e la divulgazione senza autorizzazione scritta dei medesimi.

(3)

Pagina 3  SOMMARIO

1  INTRODUZIONE ... 5 

1.1  Generalità ... 5 

1.2  Descrizione generale dell’intervento ... 6 

2  STUDI E INDAGINI SULLO STATO DI FATTO ... 10 

2.1  Inquadramento geografico – paesaggistico ... 10 

2.2  Inquadramento ambientale ... 11 

2.2.1  Clima ... 11 

2.2.2  Pedologia ... 12 

2.3  Flora e vegetazione ... 13 

2.3.1  Descrizione della vegetazione presente ... 13 

2.3.2  Vegetazione potenziale ... 15 

3  CRITERI PROGETTUALI ... 16 

3.1  Obiettivi e descrizione del progetto ... 16 

3.1.1  Indice di Biopotenzialità Territoriale (BTC)... 17 

3.2  Descrizione delle singole azioni progettuali ... 19 

3.2.1  Premessa ... 19 

3.2.2  Impianti e inerbimenti ... 20 

3.2.3  Specie vegetali impiegate: elenco floristico e ragioni della scelta ... 20 

3.2.4  Materiale di impianto ... 20 

3.2.5  Sesto di impianto e forma di governo ... 21 

3.2.6  Coerenza scelte progettuali con l’ambiente e gli strumenti normativi ... 23 

3.2.7  Materiali accessori ... 23 

3.2.8  Precisazioni ... 23 

3.3  Cronoprogramma... 23 

4  PIANO DELLE OPERE A VERDE... 23 

4.1  Cure colturali e mantenimento ordinario ... 23 

4.1.1  Monitoraggio ... 23 

4.1.2  Contenimenti e Potature ... 24 

4.1.3  Concimazioni ... 24 

4.1.4  Trattamenti fitosanitari ... 24 

4.1.5  Irrigazione ... 24 

(4)

4.1.6  Altre operazioni ... 24  4.2  Mantenimento straordinario ... 24  5  PIANO DI TUTELA DEL VERDE ESISTENTE ... 24   

Allegato 1.X: Schede tecniche delle specie

   

(5)

Pagina 5 

1 INTRODUZIONE 1.1 Generalità

I  sottoscritti  Dott.  D’Ambroso  Mauro,  Forestale  iscritto  all’Ordine  dei  Dottori  Agronomi  e  Dottori  Forestali di Treviso – Sezione A, n. 249, e Dott. Squizzato Marco, Biologo iscritto all’Ordine Nazionale dei  Biologi – Sezione. A, n. 56136, ciascuno per la propria parte di competenza e titolarità, predispongono,  nell’ambito  dell’intervento  denominato  «Impianto  di  recupero  rifiuti.  Istanza  di  modifica  per  adeguamento  al  PTA  2009.  Richiesta  integrazioni  a  seguito  della  prima  riunione  della  conferenza  dei  servizi.», il seguente Progetto del Verde in conformità a quanto previsto dall’art. 11 del Regolamento del  Piano del Verde – 1^ Variante., così come richiesto quale integrazione, dalla nota istruttoria del 18 giugno  2020 inviata dal Comune di Paese alla Provincia di Treviso. 

 

  Il Progetto del Verde si compone di: 

A. Relazione tecnica con allegati illustrativi descrittiva dello stato di fatto e dei criteri utilizzati per le scelte  progettuali, contenente inoltre la descrizione dettagliata delle caratteristiche dei materiali prescelti,  degli  aspetti  tecnico‐agronomici  e  dell’inserimento  paesaggistico  ed  ambientale,  il  piano  di  manutenzione delle opere a verde e il piano di tutela del verde esistente. 

B. Elaborati grafici (elementi del Progetto del Verde nelle tavole) 

 Tavola B02bis: Rilievo plano‐altimetrico stato di fatto dell’area d’impianto; 

 Tavola  B03bis:  STATO  ADEGUATO  AL  PTA:  Planimetria  impianto,  Sedimentatore  –  disoleatore  –  vasca di accumulo – gruppo elettrogeno. 

(6)

1.2 Descrizione generale dell’intervento

1

«La Ditta T.ER.R.A. S.r.l., con sede legale in Via Baldrocco 80 a Paese, svolge l’attività di recupero di rifiuti  inerti con produzione di materie prime, tramite operazioni R13, R5, presso il proprio impianto ubicato in  una cava denominata “Castagnole” in Via Toti a Paese. 

L’attività è stata autorizzata all’esercizio con Decreto del Dirigente della Provincia di Treviso 04.06.2008,  n. 404, valevole fino al 01.06.2018. 

L’atto autorizzativo è stato integrato con DDP del 23.09.2008, n. 651 relativo, in particolare, alla gestione  delle acque superficiali della piazzola destinata al conferimento dei rifiuti in ingresso dove effettuare il  controllo di conformità finalizzato a verificare l’assenza di materiali o manufatti potenzialmente inquinati. 

La principale norma che regola la gestione delle acque è il Piano di Tutela delle Acque (P.T.A.) che è stato  approvato  dal  Consiglio  del  Veneto  con  deliberazione  del  5  novembre  2009,  n.  107  e  successivamente  integrato  da  modifiche  e  chiarimenti  agli  articoli  delle  Norme  Tecniche  di  Attuazione  (ultimo  aggiornamento del 27/01/2017). 

La gestione delle acque dell’impianto in questione rientra nelle prescrizioni contenute nell’art. 39 “Acque  meteoriche di dilavamento, acque di prima pioggia e acque di lavaggio” che detta precise indicazioni sulla  gestione delle acque di dilavamento delle superfici scoperte facenti parte delle tipologie di insediamento  rientranti nell’Allegato F, cui l’impianto rientra al punto 6 (“6. Impianti di smaltimento e/o di recupero di  rifiuti”), delle N.T.A. 

Il comma 6 dell’art. 39 precisa l’obbligo da parte dei titolari degli insediamenti interessati di presentare  il piano di adeguamento alle prescrizioni della norma citata da realizzarsi entro il 31/12/2018, termine  come stabilito da ultime integrazioni normative.» 

Nella sostanza l’intervento consta nell’ «[…] adeguamento della gestione delle acque meteoriche ai sensi  delle prescrizioni del P.T.A. Si fa presente che i nuovi interventi di adeguamento comportano una nuova  ripartizione delle  aree che, tuttavia, non muta le capacità produttive e  di stoccaggio  dell’impianto  e le  procedure di gestione operativa. […] 

L’attuale gestione delle acque meteoriche riguarda solo la piazzola di stoccaggio dei rifiuti in entrata da  verificare prima della loro accettazione. 

Nella  parte  rimanente  dell’impianto  non  vi  sono  pavimentazioni  impermeabili  con  sistemi  di  raccolta  acqua. […] 

Sarà  realizzata  una  pavimentazione  in  misto  cementato  che  interesserà  […]  le  aree  oggetto  di  lavorazione e di stoccaggio dei rifiuti e dei materiali lavorati. 

La piazzola avrà superficie di 1.925 2.053 m2 e sarà delimitata da un dosso in tutti i lati. Il dosso sarà  transitabile nei lati aperti al rimanente fondo cava. 

La piazzola sarà dotata di un sistema di raccolta delle acque superficiali collegato ad un sedimentatore  disoleatore […]. 

Le modifiche non intervengono sulla gestione operativa, sulle capacità produttive e sulle quantità dei  rifiuti stoccabili presso l’impianto, come da autorizzazione in essere. […] 

 

1 Quanto riportato in corsivo è stato estrapolato dalla relazione tecnica del Piano di Adeguamento al PTA della Regione Veneto, eventualmente 

(7)

Pagina 7 

La nuova area pavimentata sarà dotata di un apposito sistema di raccolta e trattamento delle acque  superficiali. 

Le acque saranno fatte defluire nelle linee di raccolta costituite da una linea di caditoie. La tubazione  interrata  sarà  collegata  ad  un  sedimentatore  –  disoleatore  e  le  acque  trattate  saranno  inviate  in  un’adiacente  vasca  di  raccolta,  per  essere  utilizzate  nel  sistema  di  bagnatura  dell’impianto.  Le  acque  depurate in eccesso saranno smaltite tramite subirrigazione realizzata lungo il ciglio cava superiore. 

Il progetto prevede un sedimentatore – disoleatore modello “DIS11” Edil impianti, o tipologia simile,  con portata trattabile di 30,80 l/s e di dimensioni 246 x 370 x h 250 sp. murature 15/20 cm. 

A tale sistema è  esclusa la piazzola di  stoccaggio dei carichi  da  verificare in  entrata. Per  questa  sarà  mantenuto l’attuale sistema di raccolta. […] 

Vasca in calcestruzzo armato di dimensioni interne 2,20 x 3,20 x 2,50 m e volume utile di 12,11 m3 In  essa  sono  accumulate  le  acque  trattate  dal  sedimentatore  disoleatore  in  attesa  del  loro  impiego  nell’impianto di bagnatura o smaltimento tramite subirrigazione. 

Nella vasca sarà installata una elettropompa comandata manualmente da quadro esterno in funzione  delle esigenze dell’impianto di bagnatura o di evacuazione della vasca. […] 

Sarà  realizzato  un  impianto  di  bagnatura  con  funzione  di  mitigazione  delle  emissioni  polverose,  da  attivare soprattutto nei periodi secchi. L’impianto sarà costituito da ugelli regolabili e ricollocabili in base  alle  esigenze.  Esso  sarà  alimentato  dalle  acque  depurate  provenienti  dalla  pavimentazione  e,  eventualmente, integrate tramite rifornimenti esterni. 

Gli ugelli saranno collocati in prossimità delle aree dove è prevista l’operazione di carico e scarico dei  materiali e rialzati tramite sostegni in modo da garantire la migliore efficacia dell’azione di abbattimento  delle polveri. […] 

Le acque in eccesso non utilizzate dall’impianto di bagnatura, saranno smaltite per infiltrazione nel suolo  tramite una trincea drenante realizzata lungo il ciglio superiore della cava. 

La trincea avrà di 100 m, larghezza 1,50 m profondità 70 cm e larghezza alla base di 80 cm. In essa sarà  posizionata una tubazione fessurata di diam 120 mm a circa 30 cm dal piano di campagna. La trincea sarà  riempita con materiale ghiaioso prelevato in posto che permetterà una buona capacità di accumulo per  porosità. […] 

Ai piedi della scarpata della cava sarà realizzata una canaletta disperdente dei flussi provenienti dalle  scarpate perimetrali. 

Tale opera si rende necessaria per contenere la formazione delle acque superficiali sul fondo cava, per  tutte le aree interessate dall’attività dell’impianto. […] 

Per  tale  piazzola  sarà  mantenuta  l’attuale  gestione  delle  acque,  che  ha  ottenuto  la  specifica  autorizzazione con DDP del 23.09.2008, n. 651. 

La  gestione  delle  acque  prevede  la  separazione  della  prima  pioggia  con  utilizzo  delle  acque  per  la  bagnatura della piazzola stessa. 

Il  sistema  di  gestione  delle  acque  sarà,  quindi,  mantenuto  indipendente  rispetto  alle  altre  aree  dell’attività dell’impianto.» 

   

(8)

Tavola B02bis – Rilievo plano‐altimetrico stato di fatto dell’area d’impianto – Estratti 

   

(9)

Pagina 9 

Tavola B03bis – STATO ADEGUATO AL PTA – Planimetria impianto – Sedimentatore – disoleatore – vasca di accumulo – gruppo elettrogeno  Estratti ricomposti 

   

(10)

2 STUDI E INDAGINI SULLO STATO DI FATTO 2.1 Inquadramento geografico – paesaggistico

L’area oggetto di indagine si trova lungo la Strada Provinciale n. 100, ricompresa tra i centri abitati di  Porcellengo, a nord‐ovest, e Castagnole a sud‐est, nel Comune di Paese. 

Il contesto di riferimento è quello di ex cava, complessivamente inserito in un paesaggio sostanzialmente  dominato dall’agricoltura intensiva monocolturale in cui si ritrovano alcuni agglomerati urbani e nuclei  artigiano‐industriali, chiaramente distinguibile e diffusa risulta nell’area l’attività di cava. 

Google satellite con localizzazione ambito di intervento 

 

(11)

Pagina 11 

2.2 Inquadramento ambientale 2.2.1 Clima

Il  clima  è  generalmente  definito  come  il  complesso  delle  condizioni  meteorologiche  (temperatura,  pressione  atmosferica,  umidità,  etc.)  che  caratterizzano  una  regione  geografica  o  una  località  relativamente a lunghi periodi di tempo e che sono determinate, o quanto meno influenzate, da fattori  ambientali (latitudine, altitudine, etc.)2, tali condizioni contribuiscono a definire le caratteristiche della  componente biologica (flora e fauna) vivente nel luogo medesimo. 

zona fitoclimatica

Nel corso di questo secolo si è sviluppata una nuova scienza (fitoclimatologia) finalizzata a studiare le  relazioni esistenti tra andamento delle temperature e dei regimi di precipitazione e distribuzione delle  fitocenosi. 

Tra i dati climatici più significativi e di più facile reperimento figurano le medie mensili di temperatura e  precipitazione, che combinati in appositi algoritmi, permettono di calcolare indici climatici e bioclimatici,  espressioni  sintetiche  delle  principali  caratteristiche  del  clima  e  delle  fitocenosi  di  una  data  area  geografica. 

Per la classificazione dei vari tipi di clima sono stati proposti numerosi indici che, mettendo in relazione  più elementi climatici, permettono una definizione delle principali caratteristiche del clima in determinate  aree geografiche determinanti la ripartizione della vegetazione sulla superficie terrestre. 

La prima classificazione fatta per l’Italia risale al Pavari (1916), successivamente ripresa e sviluppata dal  De Philippis (1937). In base a tale classificazione l’area in analisi rientra nel Castanetum sottozona calda. 

precipitazioni e temperature

PRECIPITAZIONI (mm) – Stazione di Treviso (TV) – valori dal 01/01/1994 al 31/12/2018 

Anno  GEN  FEB  MAR  ARP  MAG  GIU  LUG  AGO  SET  OTT  NOV  DIC  SOMMA 

Medio 

mensile  64,0  87,7  80,9  82,6  127,4  89,4  75,6  103,2  132,9  94,3  134,5  75,0  1147,5 

 

TEMPERATURA (°C aria a 2 m) – Stazione Treviso (TV) – valori dal 01/01/1994 al 31/12/2018 

Anno  GEN  FEB  MAR  APR  MAG  GIU  LUG  AGO  SET  OTT  NOV  DIC  SOMMA 

Media delle medie  3,3  4,8  9,1  13,6  18,0  22,3  24,6  23,7  19,1  13,8  9,0  4,2  13,8 

 

   

 

2 BLASI C. et al. (2005). 

(12)

 

2.2.2 Pedologia

Nell’intero  ambito  di  cava  il  suolo  risulta  completamente  alterato  in  quanto  lo  strato  attivo  è  stato  totalmente asportato per poter raggiungere il materiale cavabile, successivamente alcune superfici sono  state destinate a discarica, viabilità, depositi temporanei, mentre altre non hanno al momento particolari  funzioni e ospitano tare e reliquati. 

   

64,0

87,7 80,9 82,6 127,4

89,4 75,6

103,2 132,9

94,3 134,5

75,0

6 7 7 9 10 8 7 8 7 7 9 7

gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic

precipitazioni

millimetri di pioggia giorni piovosi

‐5,0 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0

gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic

temperature (°C)

minime medie massime

(13)

Pagina 13 

2.3 Flora e vegetazione

2.3.1 Descrizione della vegetazione presente

Come appena evidenziato, l’intero ambito di cava è stato completamente alterato dall’attività estrattiva,  e allo stato di fatto la vegetazione permanente occupa esclusivamente specifiche zone destinate a detto  scopo, come le superfici perimetrali, mentre nelle zone non investite da alcuna attività, specie pioniere  hanno temporaneamente recuperato gli spazi lasciati liberi dall’uomo. 

Su l’intero perimetro dell’ambito si sviluppa una siepe sempreverde costituita da esemplari piantumati  di  Cipresso  di  Leyland  (Cupressus  x  leylandii  (A.B.  Jacks.  &  Dallim.)  Dallim.),  talvolta  accompagnati  da  individui spontanei di Robinia (Robinia pseudacacia L.), Gelso da carta (Broussonetia papyrifera (L.) Vent.),  Gelso nero (Morus nigra  L.), e/o avvinghiati da elementi lianosi afferenti a specie quali il Rovo (Rubus  fruticosus L.), l’Edera (Hedera helix L.), la Viorna (Clematis vitalba L.), e la Vite del Canadà (Parthenocissus  quinquefolia (L.) Planchon). 

La vegetazione spontanea pioniera investe invece con continuità, persistenza e consistenza differenti i  ripidi pendii di cava ove il soprassuolo vegetale è per lo più nullo. La consistenza maggiore si regista lungo  il  versante  sud‐occidentale  ove  si  riscontra  una  macchia  boscata  che  comincia  ad  assumere  minime  caratteristiche ecologiche degne di nota. Così come per la vegetazione spontanea perimetrale, anche in  questo caso la specie dominante è la Robinia che costituisce una boscaglia in cui trovano limitatamente  spazio individui di specie arbustive e arboree quali l’Olmo campestre (Ulmus minor Miller), il Bagolaro  (Celtis australis L.), il Salice bianco (Salix alba L.), il Pioppo nero (Populus nigra L.), il Pioppo bianco (Populus  alba L.), il Mirabolano (Prunus cerasifera L.), il Ciliegio (Prunus avium L.), la Sanguinella (Cornus sanguinea  L.),  l’Acero  americano  (Acer  neguando  L.),  la  Buddleja  (Buddleja  davidii  Franch.),  e  il  Sambuco  nero  (Sambucus  nigra  L.).  Si  tratta  nel  complesso  di  vegetazione  pioniera  costituita  per  la  quasi  totalità  da  individui afferenti a specie alloctone, in cui la componente erbacea nemorale è sostanzialmente assente. 

Google satellite con ambito di intervento (impianto) in cui sono evidenzianti in rosso i coni visuali delle immagini a pagina successiva 

(14)

 

Cono visuale 1 – Ripresa fotografica panoramica della vegetazione perimetrale e pioniera oggi esistenti verso sud‐est 

Cono visuale 2 – Ripresa fotografica panoramica della macchia boscata oggi esistente verso sud‐ovest 

Cono visuale 3 – Ripresa fotografica panoramica della macchia boscata e della vegetazione perimetrale oggi esistenti verso sud‐ovest 

   

(15)

Pagina 15  Tra le specie erbacee rinvenute si segnalano le seguenti: 

 Fitolacca americana Phytolocca americana L.  

 Chenopodio bianco Chenopodium album L.  

 Atriplice a rami patenti Atriplex patula L.  

 Poligono degli uccelli Polygonum aviculare L.  

 Poligono persicaria Polygonum persicaria L.  

 Iperico perforato Hypericum perforatum L. perforatum 

 Ruchetta selvatica Diplotaxis tenuifolia (L.) DC.  

 Ginestrino comune Lotus corniculatus L.  

 Enotera comune Oenothera biennis L.  

 Verbena comune Verbena officinalis L.  

 Verbasco tasso‐barbasso Verbascum thapsus L. thapsus 

 Linaria comune Linaria vulgaris Mill.  

 Canapa acquatica Eupatorium cannabinum L.  

 Erigeron annuale Erigeron annuus (L.) Desf. annuus 

 Saeppola canadese Conyza canadensis (L.) Cronquist  

 Topinambur Helianthus tuberosus L.  

 Ambrosia con foglie di artemisia Ambrosia artemisiifolia L.  

 Nappola italiana Xanthium italicum Moretti  

 Assenzio selvatico Artemisia vulgaris L.  

 Artemisia dei fratelli Verlot Artemisia verlotiorum Lamotte  

 Tussilagine comune Tussilago farfara L.  

 Senecio sudafricano Senecio inaequidens DC.  

 Cirsio comune Cirsium vulgare (Savi) Ten.  

 Picride falso sparviere Picris hieracioides L. hieracioides 

 Gramigna indiana Eleusine indica (L.) Gaertn.  

 Panico capillare Panicum capillare L.  

 Panico piede di gallo Echinochloa crus‐galli (L.) P. Beauv.  

 Digitaria sanguinella Digitaria sanguinalis (L.) Scop.  

 Panico acquatico Paspalum distichum L.  

 Setaria glauca Setaria pumila (Poiret) Roem. et Schult.  

 Setaria verde Setaria italica (L.) P. Beauv. viridis 

 Sorgo selvatico Sorghum halepense (L.) Pers.  

2.3.2 Vegetazione potenziale

La vegetazione potenziale per l’area è identificabile, per quanto concerne la declinazione arbustivo –  arborea, nelle formazioni delle comunità forestali e relativi mantelli del bosco meso‐igrofilo identificabili  fitosociologicamente nella transizione tra il querco carpineto (Querco‐Fagetalia Vanden Berghen 1957 –  Erythronio‐Carpinion  betuli  (Horvat  1958)  Marincěk  in  Mucina  et  al.  1993)  e  l’alno‐frassineto  (Alno‐

Fraxinetalia  Moor  1977  –  Alnion  glutinosae  (Mall.  1929)  Meij.‐Drees  1936)  e  definibile  come  querco‐

olmeto  (cfr.  Asparago  tenuifolii‐Quercetum  robori  (Lausi  1966)  Marincěk  1994  in  facies  a  maggior  presenza di olmo (Ulmus minor Miller)). 

Per  quanto  riguarda  invece  la  declinazione  erbacea,  la  vegetazione  potenziale  è  identificabile  nelle  formazioni delle comunità delle macro e delle megaforbie terrestri (Cynosurion Tüxen 1947). 

   

(16)

3 CRITERI PROGETTUALI

3.1 Obiettivi e descrizione del progetto

Il  presente  progetto  ha  come  obiettivo  il  recepimento  delle  indicazioni  sul  verde  contenute  nelle  integrazioni richieste, sulle quali tuttavia si precisa quanto segue. 

A. Le opere previste per l’adeguamento al PTA sono sì interne alle aree di connessione naturalistica come  richiamato nelle integrazioni richieste e come mostra il successivo estratto dell’Elaborato 5.4 del Piano  del  Verde  –  1^  Variante,  tuttavia  non  prevedono  sottrazione  alcuna  di  superficie  né  tantomeno  comportano la rimozione di superfici erbose o di siepi. Gli interventi (nuova pavimentazione in misto  cementato e altre opere) saranno realizzati su superfici da tempo alterate, dove allo stato attuale la  componente vegetale, se presente, è limitata ad una occasionale e sporadica flora erbacea pioniera  nitrofilo‐antropica,  spesso  alloctona.  Lo  stesso  vale  per  la  trincea  disperdente  che  sarà  realizzata  parallelamente  alla  viabilità  di  servizio  lungo  il  ciglio  superiore  della  cava.  Anche  in  questo  caso,  la  vegetazione erbacea presente ha le medesime caratteristiche di quella precedentemente descritta (si  veda  il  paragrafo  dedicato  e  la  documentazione  fotografica  che  testimonia  lo  stato  vegetazionale  dell’area). 

 

Google satellite con localizzazione ambito di intervento 

B. Allo stato attuale «lungo i confini dell’area di intervento ove transita il “corridoio ecologico principale”» 

non sono disponibili superfici su cui ospitare un’eventuale piantumazione di filari alberati in quanto,  come  visibile  nell’immagine  aerofotogrammetrica  di  paragrafo  2.3,  sono  qui  presenti  la  siepe  perimetrale, la viabilità perimetrale di servizio posta alla sommità della scarpata e la macchia boscata  sviluppatasi sulla superficie della scarpata stessa. 

Per  attuare  le  richiamate  indicazioni  circa  il  nuovo  verde  da  porre  in  essere  si  è  adottato  il  principio  dell’invarianza funzionale calcolando l’indice di biopotenzialità territoriale come di seguito descritto. 

   

(17)

Pagina 17 

3.1.1 Indice di Biopotenzialità Territoriale (BTC)

L’indice di biopotenzialità territoriale (BTC), è un indicatore dello stato del metabolismo energetico dei  sistemi  vegetali  e  rappresenta  la  capacità  di  un  ecosistema  di  conservare  e  massimizzare  l’impiego  dell’energia,  in  grado  di  individuare  le  evoluzioni/involuzioni  del  paesaggio,  in  relazione  al  grado  di  conservazione, recupero o trasformazione del mosaico ambientale. 

Per il calcolo dell’Indice di Biopotenzialità territoriale (BTC) è utilizzata la formula proposta da Ingegnoli  (Ingegnoli, 2005): 

𝐵𝑇𝐶 𝑆 𝐵 

Sj: area espressa in m2 

Bj: valore di BTC unitario espresso in Mcal/(m2 x anno) secondo  la  tabella  di  attribuzione  di  BTC  per  ogni  tipologia  di  UDS  di  AVEPA. 

Calcolo valore ex ante

Sj:  nuova area pavimentata   2.053 m2 

  basamento   159 m2 

  trincea disperdente   150 m2 

  vasca accumulo acque, pozzetti controllo, sedimentatore/disoleatore, arrotondamenti   20 m2 

  canaletta disperdente a base scarpata   43 m2 

  TOTALE   2.425 m2 

Bj: 0,3 Mcal/(m2 x anno) 

Tale  valore  viene  attribuito  interpolando  i  valori  proposti  dalla  tabella  UDS  di  AVEPA  per  le  tipologie 

“Cantieri” (0,1) e “Aree con vegetazione rada” (0,5)3

BTC ex ante = 728 Mcal/anno 

Calcolo valore ex post

4

Sj: 2.425 m2 

Bj: 0,1 Mcal/(m2 x anno) – Aree industriali e commerciali 

BTC ex post = 243 Mcal/anno 

Calcolo differenza BTC e definizione della superficie di compensazione

BTC ex ante – BTC ex post = 728 – 243 = 485 Mcal/anno (Δ BTC) 

Bj:  2,6  Mcal/(m2  x  anno)  –  interpolazione  tra  le  tipologie  “Siepi  e  fasce  alberate”  (2,2)  e  “Aree  a  vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione” (3,0) 

Superficie da compensare = Δ BTC / Bj = 187 m2 

 

3 Per il principio di precauzione è stata fatta una media aritmetica tra i valori delle due tipologie anche se la prima caratterizza oltre il 90% della  superficie considerata, si tratta perciò di un valore estremamente cautelativo. 

4 A  ulteriore  precauzione  si  precisa  che  nel  calcolo  delle  superfici  non  è  stata  sottratta  la  variazione  in  diminuzione  dell’area  deputata  allo  stoccaggio dei rifiuti in entrata tornata a superficie libera, né la superficie già impermeabilizzata allo stato di fatto ospitante il diesel tank. 

(18)

  Tabella delle tipologie UDS di AVEPA: in rosso quelle utilizzate per i calcoli dei valori ex post ed ex ante, in 

verde quelle utilizzate per il calcolo delle superfici di compensazione 

   

(19)

Pagina 19 

3.2 Descrizione delle singole azioni progettuali

Le azioni progettuali previste relativamente alla componente verde sono di seguito elencate: 

 piantumazione di esemplari arborei e arbustivi con funzioni ecologica, paesaggistica e schermante. 

3.2.1 Premessa

Attualmente  le  superfici  individuate  per  l’impianto  sono  costituite  da  materiale  inerte  di  riporto  compattato a costituire l’argine di separazione tra la discarica (a sx nell’immagine successiva) e l’impianto  di riduzione volumetrica (a dx), non è perciò presente alcuno strato di suolo attivo ove procedere con la  messa a dimora degli individui legnosi. 

Stato attuale delle superfici individuate per l’impianto

Un intervento complementare a quello in essere ha previsto nella progettazione delle opere a verde la  realizzazione di un terrapieno a sezione trapezoidale (dimensioni 104 x 6 m di superficie libera superiore)  costituito  interamente  da  terreno  vegetale,  opportunamente  miscelato  con  compost  (circa  20%  in  volume), avente caratteristiche chimico‐fisico‐biologiche adeguate ad ospitare la vegetazione di nuovo  impianto. 

Rispetto al terrapieno realizzato, quanto progettato in detto intervento complementare non copre tutta  la superficie disponibile, bensì esclusivamente una parte così come di seguito esemplificato. 

Schema d’impianto dell’intervento complementare

L’intervento oggetto della pratica in essere, analogo e integrato con quello precedentemente proposto  in  altro  carteggio  dalla  medesima  ditta,  è  volto  a  completare  la  nuova  struttura  vegetale.  La  scelta  progettuale di convogliare in una singola area le componenti verdi di due distinti interventi è finalizzata  a moltiplicarne le funzioni ecologiche ed evitare opere puntiformi ambientalmente poco significative,  andando così a costituire un’unica fascia boscata con primarie funzioni ecologiche. 

(20)

3.2.2 Impianti e inerbimenti impianti

Su  tutte  le  superfici  destinate  ad  ospitare  le  opere  a  verde  deve  essere  assicurata  una  buona  permeabilità verticale e un adeguato bilanciamento dei nutrienti necessari, condizioni queste che possono  essere raggiunte con opportune lavorazioni del terreno. 

Ogni impianto sarà preceduto da una lavorazione localizzata che prevede l’eventuale arricchimento del  terreno  con  concimazione (ammendante non torboso al bisogno accompagnato da  concime chimico a  lenta cessione) indicativamente per un volume pari a 125 dm3 circa (50x50x50 cm) per ciascun esemplare  arboreo  e  per  un  volume  indicativamente  pari  a  27  dm3  circa  (30x30x30  cm)  per  ciascun  esemplare  arbustivo. 

Gli impianti prevedono l’apertura delle buche per ogni singola pianta, la messa a dimora, la ricolmatura,  la compressione del terreno, quindi una prima bagnatura (50 l/pianta per ciascun albero, 20 l/pianta per  ciascun arbusto). 

3.2.3 Specie

5

vegetali impiegate: elenco floristico e ragioni della scelta

Le specie legnose prescelte per i nuovi impianti sono le seguenti: 

Nome italiano  Nome scientifico  Tipo6 

Acero campestre  Acer campestre L.  A2 

Ligustro comune  Ligustrum vulgare L.  B1 

Nocciolo  Corylus avellana L.  B1 

Corniolo  Cornus mas L.  B1 

Biancospino comune  Crataegus monogyna Jacq.  B2 

Prugnolo  Prunus cerasifera L.  B2 

Lantana  Viburnum lantana L.  B2 

Sanguinella  Cornus sanguinea L.  B2 

Crespino comune  Berberis vulgaris L.  B2 

3.2.4 Materiale di impianto

Il materiale è costituito da piante delle specie sopra indicate aventi le seguenti caratteristiche7

Nome italiano  Nome scientifico  Cod.  Altezza (m)  Formato n° 

Acero campestre  Acer campestre L.  Ac  2,00 – 2,50  vaso  10 

Ligustro comune  Ligustrum vulgare L.  Lv  2,00 – 2,50  vaso  14 

Nocciolo  Corylus avellana L.  Ca  1,50 – 1,75  zolla  14 

Corniolo  Cornus mas L.  Cm  1,50 – 1,75  zolla  14 

Biancospino comune  Crataegus monogyna Jacq.  ‐  1,00 – 1,25  zolla  25 

Prugnolo  Prunus cerasifera L.  ‐  1,00 – 1,25  zolla  25 

Lantana  Viburnum lantana L.  ‐  1,00 – 1,25  zolla  25 

Sanguinella  Cornus sanguinea L.  ‐  1,00 – 1,25  zolla  25 

Crespino comune  Berberis vulgaris L.  ‐  1,00 – 1,25  zolla  25 

 

5 Per la nomenclatura si faccia riferimento a Aeschimann (2004). 

6 A2 = albero di seconda altezza; B1 = arbusto di prima altezza; B2 = arbusto di seconda altezza. 

(21)

Pagina 21 

3.2.5 Sesto di impianto e forma di governo

Gli  elementi  sono  posizionati  ove  indicato  dall’elaborato  grafico  secondo  uno  schema  d’impianto  costruito  su  una  griglia  a  maglie  quadrate  con  lato  di  1  metro.  Detto  schema  d’impianto  prevede  una  sequenza iniziale, un modulo centrale ripetuto quattro volte e una sequenza di chiusura finale. 

A seguire si riporta lo schema nella sua interezza. 

Schema d’impianto 

Complessivamente  la  superficie  investita  dalle  opere  d’impianto  è  stimata  in  circa  800  m2,  area  decisamente superiore a quella prevista come da compensare e calcolata in 187 m2 (oltre 610 m2 in più). 

Nella  piantumazione  la  scelta  della  specie  degli  esemplari  arbustivi  di  seconda  altezza  da  mettere  a  dimora,  viene  lasciata  al  caso  per  conferire  un  aspetto  maggiormente  naturaliforme  al  termine  delle  operazioni. 

Detta naturalità, non solo in struttura ma soprattutto nelle funzioni ecologiche, è meglio apprezzabile  osservandone lo schema d’impianto complessivo. 

Schema d’impianto complessivo: intervento attuale e intervento complementare 

La  larghezza  del  terrapieno  non  è  costante  quindi,  ove  questa  aumenterà,  saranno  replicate  le  file  secondo  lo  schema  d’impianto  complessivo  per  la  lunghezza  consentita,  andando  così  a  costituire  nell’insieme una macchia boscata pluristratificata multi‐plana. 

Gli individui sono allevati liberamente secondo una forma campione che privilegia lo sviluppo naturale,  con  accrescimento  massimo  in  altezza  indicativo  di  12  m.  Tale  scelta  trova  giustificazione  nel  limitare  l’effetto vela della parte aerea della struttura, contenendo quindi il rischio di scalzamento degli esemplari  in caso di forte vento, in considerazione delle caratteristiche del terrapieno in cui sono messi a dimora. 

A seguire i focus delle tre porzioni d’impianto relativamente all’opera trattata nella presente relazione: 

sequenza iniziale, modulo ripetuto, sequenza finale. 

   

(22)

Schema sequenza iniziale   

 

Schema modulo 

 

 

(23)

Pagina 23 

3.2.6 Coerenza scelte progettuali con l’ambiente e gli strumenti normativi

Le  specie  selezionate  e  il  sesto  d’impianto  sono  mutuati  da  quanto  previsto  per  gli  spazi  aperti  nel  Prontuario del Piano del Verde (5A – siepe bifilare arboreo‐arbustiva planiziale). 

3.2.7 Materiali accessori

Ogni individuo è provvisto al bisogno di palo tutore di dimensioni opportune, quindi di biodisco (Ø = 50  cm) sopra cui è posto del cippato di latifoglia per uno spessore di dieci centimetri circa al fine di contenere  le specie erbacee a carattere infestante e garantirne uno sviluppo armonioso. 

Ulteriormente  ogni  individuo  è  protetto  alla  base,  e  fino  ad  un’altezza  di  trenta  (30)  centimetri,  con  appositi cilindri di rete o tubi in PVC contro i danni derivanti da un uso maldestro del decespugliatore, tale  accorgimento costituirà anche protezione tipo “shelter” per eventuali danni correlabili alla fauna. 

3.2.8 Precisazioni

La nuova struttura vegetale ha carattere permanente ed è ricompresa tra le azioni previste dal progetto  di  ricomposizione  ambientale  al  momento  ipotizzato,  che  investirà  l’intero  ambito  di  ex  cava.  Tale  progetto è volto a governante le misure di mitigazione da adottare nel futuro per quanto concerne gli  aspetti ecologico‐vegetazionali. 

3.3 Cronoprogramma

Il seguente cronoprogramma tiene presente sia le esigenze ecologiche che gli aspetti di compatibilità  degli interventi con le componenti ambientali che caratterizzano l’area e le superfici limitrofe. 

CRONOPROGRAMMA 

AZIONI  MESI 

I  II  III  IV  V  VI  VII  VIII  IX  X  XI  XII 

impianti  X  X  (X)      (X)  X 

X: periodo ottimale  (X): periodo idoneo 

4 PIANO DELLE OPERE A VERDE

4.1 Cure colturali e mantenimento ordinario

Per cure colturali si intendono le operazioni da condurre durante i primi sei anni dall’impianto e ritenute  fondamentali per l’affrancamento delle piante messe a dimora e in generale per il successo in termini di  attecchimento e successivo sviluppo della struttura vegetale. Il mantenimento ordinario ricomprende le  medesime operazioni e ha inizio al termine della fase di cure colturali. 

4.1.1 Monitoraggio

Si  prevede  un  (n.  1)  monitoraggio  all’anno  sullo  stato  generale  dei  nuovi  impianti  comprensivo  di  valutazione fitoiatrica e fitopatologica al fine di individuare eventuali necessità in ordine a sostituzione 

(24)

delle  fallanze,  potature,  contenimenti,  trattamenti  fitosanitari,  concimazioni  e  quanto  necessario  per  garantirne uno sviluppo equilibrato. 

4.1.2 Contenimenti e Potature

Una (n. 1) potatura di formazione/regolazione all’anno per i primi tre anni, quindi una (n. 1) potatura di  contenimento all’anno al bisogno. 

Tutte le operazioni devono essere condotte in fase di riposo vegetativo. 

4.1.3 Concimazioni

Qualora  condizioni  di  particolare  povertà  di  nutrienti  dovessero  presentarsi,  il  monitoraggio  annuale  potrà individuarle apportandovi quindi rimedio nei modi e nei tempi più opportuni. 

4.1.4 Trattamenti fitosanitari

Gli eventuali trattamenti fitosanitari sono operazioni da eseguirsi solo ed esclusivamente al bisogno. 

4.1.5 Irrigazione

L’impianto è costituito da specie scelte in base alle condizioni abiotiche e biotiche del sito. È tuttavia  consigliato  prevedere  degli  interventi  di  irrigazione  di  soccorso,  soprattutto  per  i  primi  anni  qualora  particolari condizioni climatiche lo richiedessero. 

4.1.6 Altre operazioni

I pali tutori e le legature elastiche dovranno essere rimossi entro il quarto anno. 

4.2 Mantenimento straordinario

Proprio  per  il  carattere  di  straordinarietà  tale  tipologia  di  interventi  non  è  schematizzabile,  tuttavia  prevedibile è l’accidentalità del caso che per parte può essere valutata nel corso del controllo annuale  previsto mentre in altri casi (es. evento meteorologico, siccità, etc.) viene affrontata al suo presentarsi. 

5 PIANO DI TUTELA DEL VERDE ESISTENTE

Non è presente alcun individuo arbustivo‐arboreo nell’area di intervento. 

Castelfranco Veneto (TV), 12 Ottobre 2020 

   

(25)

Pagina 25 

BIBLIOGRAFIA

AESCHIMANN D., LAUBER K., MARTIN MOSER D., THEURILLAT J.P.,  2004  –  Flora  alpina,  voll.  I,  II,  III.  Zanichelli,  Bologna, 1159+1188+323 pp.; 

ANSELMI N., GOVI G., 1996 – Patologia del legno. Edagricole, Bologna, 397 pp.; 

AA.VV., 2008 – Carta dei suoli della provincia di Treviso. vol. I e cartografia allegata. A.R.P.A.V., Padova,  108 pp.; 

BALDONI R., GIARDINI L.  (Eds.),  2002  –  Coltivazioni  erbacee.  Foraggere  e  tappeti  erbosi,  vol.  III.  Pàtron  Editore, Bologna, 396 pp.; 

BON M. (Ed.), 2017 – Nuovo Atlante dei Mammiferi del Veneto. WBA Monographs 4, Verona: 1 – 365; 

BON M., MEZZAVILLA F., SCARTON F. (Eds.), 2013 – Carta delle vocazioni faunistiche del Veneto. Regione del  Veneto, Venezia, 586 pp.; 

BONATO L., FRACASSO G., ROBERTO P., RICHARD J., SEMENZATO M., (Eds.) 2007 – Atlante degli Anfibi e dei Rettili  del Veneto. Associazione Faunisti Veneti, Nuovadimensione Ed., Portogruaro, 239 pp.; 

BONATO L., ULIANA M., BERETTA S., (Eds.) 2014 – Farfalle del Veneto: atlante distributivo. Regione del Veneto,  Fondazione Musei Civici di Venezia, Marsilio Editori, Venezia, 391 pp.; 

BONINI BARALDI  A.,  1993  –  Caratterizzazione  agro‐climatica  del  territorio  Veneto,  area  “5B”.  C.S.I.M.,  Regione Veneto, Venezia; 

DEL FAVERO R., LASEN C., 1993 – La vegetazione forestale del Veneto, II Edizione. Progetto Editore, Padova,  313 pp.; 

DEL FAVERO R.  (Ed.),  2000  –  Biodiversità  e  indicatori  nei  tipi  forestali  del  Veneto.  Regione  del  Veneto,  Venezia, 335 pp.; 

FERRARI M., MENTA A., MARCONE E., MONTERMINI A.,  1999  –  Malattie  e  parassiti  delle  piante  da  fiore,  ornamentali e forestali, voll. I e II. Edagricole, Bologna; 

FRACASSO G., BON M., SCARTON F., MEZZAVILLA F. (Eds.), 2011 – Calendario riproduttivo dell’avifauna nella  regione Veneto. Associazione Faunisti Veneti, Venezia; 

INGEGNOLI V., GIGLIO E.,  2005  –  Ecologia  del  paesaggio:  manuale  per  conservare,  gestire  e  pianificare  l'ambiente. Simone Edizioni‐Esse Libri, Napoli. 704 pp.; 

LORENZONI G.G., 1983 – Il  paesaggio vegetale  Nord  Adriatico. Atti Museo Civ. St. Nat. Trieste, 35: 1‐34,  Trieste; 

MALCEVSCHI S., BISOGNI L.G., GARIBOLDI A., 1996 – Reti ecologiche ed interventi di miglioramento ambientale. 

Aspetti tecnici e schede pratiche. Il Verde Editoriale, Milano, 222 pp.; 

MANIERO F., 2000 – Fitocronologia d’Italia. Giardini e Paesaggio, Leo S. Olschki, 289 pp.; 

MENTA C.,  2008  –  Guida  alla  conoscenza  della  biologia  e  dell’ecologia  del  suolo.  Funzionalità,  diversità  biologica, indicatori. Oasi Alberto Perdisa, Bologna, 265 pp.; 

MEZZAVILLA F., SCARTON F., BON M.,  2016  –  Gli  uccelli  del  Veneto.  Biologia,  distribuzione  e  abbondanza. 

Danilo Zanetti Editore, pp. 433.; 

PIGNATTI S., 1982 – Flora d’Italia, voll. I, II, III. Edagricole, Bologna, 790+732+780 pp.; 

(26)

PIGNATTI S., 1995 – Ecologia vegetale. U.T.E.T., Torino, 531 pp.; 

PIGNATTI S., 2017‐19 – Flora d’Italia, Seconda edizione, voll. I, II, III, IV. Edagricole, Bologna; 

S.I.E., PROVINI A., GALASSI S., MARCHETTI R. (Eds.), 1998 – Ecologia applicata. UTET, Torino; 

UBALDI D.,  2003.02  –  La  vegetazione  boschiva  d’Italia.  Manuale  di  fitosociologica  forestale.  CLEUB,  Bologna, 368 pp.; 

UBALDI D.,  2003.11  –  Flora,  fitocenosi  e  ambiente.  Elementi  di  geobotanica  e  fitosociologia.  CLEUB,  Bologna, 334 pp. 

   

(27)

Pagina 27 

ALLEGATO 1.1: SCHEDE TECNICHE DELLE SPECIE 

NOME COMUNE  Acero campestre 

NOME SCIENTIFICO  Acer campestre L. 

FORMA BIOLOGICA E PORTAMENTO  Fanerofita scaposa (cespitosa) 

COROLOGIA  Eurasiatica 

LONGEVITÀ  Non longeva (120‐150 anni) 

FENOLOGIA  Aprile – maggio 

FORMA E DIMENSIONE CHIOMA A MATURITÀ  Albero  di  seconda  altezza  (2‐20  m)  con  chioma  ovoidale  ‐  espanso,  tondeggiante 

ACCRESCIMENTO  Lento 

APPARATO RADICALE  Fascicolato, poco espanso, molto ramificato, mediamente profondo 

AVVERSITÀ 

Agenti di malattia (Funghi: Mal bianco dell’Acero, Croste nere dell’Acero,  Cancro rameale dell’Acero, Verticillosi, Antracnosi dell’Acero, Maculature  fogliari  dell’Acero;  Batteri:  Maculatura  fogliare  batterica  dell’Acero),  Parassiti animali (Insetti: Rodilegno rosso, Rodilegno giallo, Cicaline, Afidi  degli  Aceri,  Metcalfa,  Aleurodide  dell’Acero,  Minatrice  e  piegatrice  fogliare  dell’Acero,  Morimo  scabroso,  Nottua  dell’Acero,  Pulvinaria,  Cocciniglia elmetto, Ceroplaste del Giappone; Acari: Eriofide degli Aceri),  Fisiopatie (Clorosi ed alterazioni cromatiche), gelo 

RESISTENZE  Inquinamento atmosferico (anidride solforosa, composti del fluoro) 

GRADO DALLERGIA  Basso 

   

   

(28)

ALLEGATO 1.2: SCHEDE TECNICHE DELLE SPECIE 

NOME COMUNE  Ligustro 

NOME SCIENTIFICO  Ligustrum vulgare L. 

FORMA BIOLOGICA E PORTAMENTO  Nano fanerofita 

COROLOGIA  Eurasiatica 

LONGEVITÀ  ‐ 

FENOLOGIA  Aprile – maggio 

FORMA E DIMENSIONE CHIOMA A MATURITÀ  Arbusto (5‐12 m) con chioma irregolare, talvolta piatta, densa 

ACCRESCIMENTO  Rapido 

APPARATO RADICALE  Fortemente rizomatoso e pollonifero 

AVVERSITÀ 

Agenti di malattia (Funghi: Antracnosi, Maculature fogliari del Ligustro; 

Batteri), Parassiti animali (Insetti: Cocciniglia bianca del Pesco o del Gelso,  Mosca bianca delle serre, Sfingide del Ligustro; Acari; Nematodi) 

RESISTENZE  Molto resistenti all’inquinamento, alla salsedine al vento 

GRADO DALLERGIA  Medio 

   

   

(29)

Pagina 29 

ALLEGATO 1.3: SCHEDE TECNICHE DELLE SPECIE 

NOME COMUNE  Nocciolo 

NOME SCIENTIFICO  Corylus avellana L. 

FORMA BIOLOGICA E PORTAMENTO  Fanerofita cespitosa 

COROLOGIA  Eurasiatica 

LONGEVITÀ  Poco longevo (60 – 70 anni) 

FENOLOGIA  Marzo – aprile 

FORMA E DIMENSIONE CHIOMA A MATURITÀ  Arbusto  di  prima  altezza  (1‐5  m)  con  chioma  globosa,  espansa,  densa,  rami eretti, allungati, flessibili 

ACCRESCIMENTO  Rapido 

APPARATO RADICALE  Forte ed espanso, provvisto di micorrize 

AVVERSITÀ 

Agenti  di  malattia  (Funghi:  Mal  bianco,  Mal  dello  stacco,  Gleosporiosi,  Maculature  fogliari,  Seccume  fogliare,  Seccumi  fogliari,  Cancro,  Marciume  bruno;  Batteri:  Tumore  batterico  del  colletto  e  delle  radici,  Macchiettatura  batterica,  Moria;  Virus:  Maculatura  lineare,  Seccume),  Parassiti animali (Insetti: Cocciniglia, Cocciniglia grigia dei fruttiferi, Afidi,  Altica,  Blanino,  Cerambice,  Cimici,  Cimice  verde,  Litocollete,  Orchestre,  Polidroso, Carruga delle Vite, Gemmaiola; Acari: Eriofide delle gemme),  costipamento 

RESISTENZE  Gelo 

GRADO DALLERGIA  Alto (grande quantità di polline, reattività incrociata con betulla, ontano  e carpino) 

 

   

(30)

ALLEGATO 1.4: SCHEDE TECNICHE DELLE SPECIE 

NOME COMUNE  Corniolo 

NOME SCIENTIFICO  Cornus mas L. 

FORMA BIOLOGICA E PORTAMENTO  Fanerofita cespitosa / scaposa 

COROLOGIA  Orientale 

LONGEVITÀ  Abbastanza longeva (100 – 150 anni) 

FENOLOGIA  Febbraio – aprile 

FORMA E DIMENSIONE CHIOMA A MATURITÀ  Arbusto di prima altezza (1‐8 m) con chioma globosa, espansa con forma  abbastanza regolare 

ACCRESCIMENTO  Lento 

APPARATO RADICALE  ‐ 

AVVERSITÀ 

Agenti di malattia (Funghi: Septoriosi delle Cornacee, Maculature fogliari  delle Cornacee; Batteri), Parassiti animali (Insetti: Cocciniglia del Corniolo; 

Acari), gelo 

RESISTENZE  Resistente a caldo estivo e freddo invernale, parassiti e malattie 

GRADO DALLERGIA  Non allergenica 

 

   

(31)

Pagina 31 

ALLEGATO 1.5: SCHEDE TECNICHE DELLE SPECIE 

NOME COMUNE  Biancospino comune 

NOME SCIENTIFICO  Crataegus monogyna Jacq. 

FORMA BIOLOGICA E PORTAMENTO  Fanerofita cespitosa (scaposa) 

COROLOGIA  Eurasiatica 

LONGEVITÀ  Longevo 

FENOLOGIA  Aprile – giugno 

FORMA E DIMENSIONE CHIOMA A MATURITÀ  Arbusto di seconda altezza (1‐6 m) con chioma espansa e intricata 

ACCRESCIMENTO  Lento 

APPARATO RADICALE  Profondo 

AVVERSITÀ 

Agenti di malattia (Funghi: Oidio, Ticchiolatura del Biancospino, Ruggine,  Maculature  fogliari,  Cancri  pustolosi  dei  rami,  Cancro  rameale;  Batteri: 

Colpo  di  fuoco  batterico),  Parassiti  animali  (Insetti:  Afide  galligeno  fogliare  del  Biancospino,  Ragna  delle  Rosacee,  Tingide  delle  Rosacee,  Cimicetta, Afide verde del Melo, Rodiscorza, Bombice antico, Ricamatrice  dei  Fruttiferi,  Ricamatrici,  Lida  del  Biancospino,  Acronicta  del  Biancospino, Bombice del Biancospino, Pieride del Biancospino, Cimbice  del Biancospino; Acari: Ragnetto rosso dei Fruttiferi) 

RESISTENZE  Gelo 

GRADO DALLERGIA  Non allergenica 

 

   

(32)

ALLEGATO 1.6: SCHEDE TECNICHE DELLE SPECIE 

NOME COMUNE  Prugnolo 

NOME SCIENTIFICO  Prunus spinoso L. 

FORMA BIOLOGICA E PORTAMENTO  Fanerofita cespitosa 

COROLOGIA  Eurasiatica 

LONGEVITÀ  Bassa (< 100 anni) 

FENOLOGIA  Marzo – aprile 

FORMA E DIMENSIONE CHIOMA A MATURITÀ  Arbusto di seconda altezza (5‐30 dm) con chioma irregolare e rada 

ACCRESCIMENTO  Medio 

APPARATO RADICALE  Obliquo 

AVVERSITÀ 

Agenti  di  malattia  (Funghi:  Vaiolatura,  Moniliosi,  Mal  del  piombo  parassitario  delle  Drupacee,  Scopazzi  del  Ciliegio,  Cancri  rameali  delle  Drupacee,  Ruggini  fogliari,  Ruggine  delle  Drupacee,  Naculature  fogliari,  Nebbia  e  seccumi  fogliari  del  Ciliegio;  Batteri:  Cancro  batterico  delle  Drupacee;  Virus:  Sharka),  Parassiti  animali  (Insetti:  Afidi  farinosi  delle  Drupacee, Afide nero del Ciliegio, Anarsia, Scolitide dei Fruttiferi, Tripide  delle Drupacee, Mosca delle ciliegie; Acari; Nematodi), Costipamento 

RESISTENZE  Inquinamento atmosferico, siccità, freddo, rustico/frugale 

GRADO DALLERGIA  Non allergenica 

 

   

(33)

Pagina 33 

ALLEGATO 1.7: SCHEDE TECNICHE DELLE SPECIE 

NOME COMUNE  Lantana 

NOME SCIENTIFICO  Viburnum lantana L. 

FORMA BIOLOGICA E PORTAMENTO  Fanerofita cespitosa 

COROLOGIA  Orientale 

LONGEVITÀ  Bassa (< 100 anni) 

FENOLOGIA  Aprile – maggio 

FORMA E DIMENSIONE CHIOMA A MATURITÀ  Arbusto di seconda altezza (1‐3 m) con chioma irregolare e rada 

ACCRESCIMENTO  Medio 

APPARATO RADICALE  Verticali, fascicolate superficiali 

AVVERSITÀ 

Agenti di malattia (Funghi: Maculature fogliari del Viburno, Disseccamenti  rameali  del  Viburno,  Antracnosi  del  Viburno;  Batteri;  Virus:  Virus  del  Mosaico  dell’Erba  medica  (AMV),  Parassiti  animali  (Insetti:  Afide  del  Viburno,  Galerucella  del  Viburno,  Aleurodide  del  Viburno,  Cocciniglia  cotonosa dell’Olivo e del Viburno; Acari; Nematodi), costipamento, gelo 

RESISTENZE  Inquinamento, siccità 

GRADO DALLERGIA  Non allergenica 

 

   

(34)

ALLEGATO 1.8: SCHEDE TECNICHE DELLE SPECIE 

NOME COMUNE  Sanguinella 

NOME SCIENTIFICO  Cornus sanguinea L. 

FORMA BIOLOGICA E PORTAMENTO  Fanerofita cespitosa 

COROLOGIA  Eurasiatica 

LONGEVITÀ  ‐ 

FENOLOGIA  (Aprile) Maggio – giugno 

FORMA E DIMENSIONE CHIOMA A MATURITÀ  Arbusto di prima altezza (2‐6 m) con chioma irregolare, ampia, larga sin  dalla base, fitta 

ACCRESCIMENTO  ‐ 

APPARATO RADICALE  ‐ 

AVVERSITÀ 

Agenti di malattia (Funghi: Septoriosi delle Cornacee, Maculature fogliari  delle Cornacee; Batteri), Parassiti animali (Insetti: Cocciniglia del Corniolo; 

Acari) 

RESISTENZE  ‐ 

GRADO DALLERGIA  Non allergenica 

   

   

(35)

Pagina 35 

ALLEGATO 1.9: SCHEDE TECNICHE DELLE SPECIE 

NOME COMUNE  Crespino 

NOME SCIENTIFICO  Berberis vulgaris L. 

FORMA BIOLOGICA E PORTAMENTO  Nanofanerofita 

COROLOGIA  Eurasiatica 

LONGEVITÀ  Bassa (< 100 anni) 

FENOLOGIA  Maggio – giugno 

FORMA E DIMENSIONE CHIOMA A MATURITÀ  Arbusto di seconda altezza (5 – 15 dm) con chioma irregolare e rada 

ACCRESCIMENTO  Rapido 

APPARATO RADICALE  Oblique 

AVVERSITÀ  Agenti  di  malattia  (Funghi:  Ruggine  del  Crespino),  Parassiti  animali  (Insetti: Argide del Berberis, Afide del Berberis) 

RESISTENZE  Inquinamento atmosferico 

GRADO DALLERGIA  Non allergenica 

   

Riferimenti

Documenti correlati

In una recentissima sentenza (Cassazione Civile – Sez. 1) Il primo e più risalente orientamento ritiene che l’art. assegnerebbe al C.T.U. ogni e qualsiasi indagine ritenga utile

Lei potrà richiedere a) le finalità del trattamento; b) le categorie di dati personali in questione; c) i destinatari o le categorie di destinatari a cui i dati

Non ci sono stati costi da parte dell’Ordine per la realizzazione dei corsi formativi, semmai un guadagno dovuto, come vedremo successivamente, alla co-organizzazione

Il Consiglio dell’Ordine, anche su proposta del Referente della Commissione, può stabilire che la stessa operi divisa in “Sottocommissioni”, “Sezioni” o “Gruppi”

pag.. ventinovesimo numero della rivista Laboratorio Sosteni- bile propone alcuni temi di forte interesse per le aree nazionali soggette a rischio idrogeologico. At- traverso

Nessuno degli elementi presenti tra le immobilizzazioni materiali iscritte in Bilancio è stato oggetto di rivalutazione monetaria o economica. Non sono state operate svalutazioni

Lei potrà richiedere a) le finalità del trattamento; b) le categorie di dati personali in questione; c) i destinatari o le categorie di destinatari a cui i dati

Il presente codice di comportamento definisce i doveri minimi di diligenza, lealtà, imparzialità e buona condotta che i dipendenti, collaboratori e