Impianto di recupero rifiuti.
Istanza di modifica per adeguamento al PTA 2009.
Richiesta integrazioni a seguito della prima riunione della conferenza dei servizi
Progetto del Verde
in conformità a quanto previsto dall’art. 11 del Regolamento del Piano del Verde – 1^ Variante.
Relazione Tecnico – Illustrativa
Ottobre 2020
Via Baldrocco, 80 31038 Paese (TV)
P
ROGETTISTA INTERVENTOStudio Tecnico Conte & Pegorer Via Siora Andriana del Vescovo, 7 31100 Treviso (TV)
G
RUPPO DI LAVOROP
ROGETTO DELV
ERDEDott. D’Ambroso Mauro, Forestale
Dott. Squizzato Marco, Biologo
Documento informatico firmato digitalmente dai professionisti del gruppo di lavoro ai sensi del D.lgs. n. 82/2005, ss.mm.ii. e norme collegate
Il presente documento e tutti i suoi allegati costituiscono proprietà riservata dei professionisti sopra indicati, ne è dunque vietata la riproduzione e la divulgazione senza autorizzazione scritta dei medesimi.
Pagina 3 SOMMARIO
1 INTRODUZIONE ... 5
1.1 Generalità ... 5
1.2 Descrizione generale dell’intervento ... 6
2 STUDI E INDAGINI SULLO STATO DI FATTO ... 10
2.1 Inquadramento geografico – paesaggistico ... 10
2.2 Inquadramento ambientale ... 11
2.2.1 Clima ... 11
2.2.2 Pedologia ... 12
2.3 Flora e vegetazione ... 13
2.3.1 Descrizione della vegetazione presente ... 13
2.3.2 Vegetazione potenziale ... 15
3 CRITERI PROGETTUALI ... 16
3.1 Obiettivi e descrizione del progetto ... 16
3.1.1 Indice di Biopotenzialità Territoriale (BTC)... 17
3.2 Descrizione delle singole azioni progettuali ... 19
3.2.1 Premessa ... 19
3.2.2 Impianti e inerbimenti ... 20
3.2.3 Specie vegetali impiegate: elenco floristico e ragioni della scelta ... 20
3.2.4 Materiale di impianto ... 20
3.2.5 Sesto di impianto e forma di governo ... 21
3.2.6 Coerenza scelte progettuali con l’ambiente e gli strumenti normativi ... 23
3.2.7 Materiali accessori ... 23
3.2.8 Precisazioni ... 23
3.3 Cronoprogramma... 23
4 PIANO DELLE OPERE A VERDE... 23
4.1 Cure colturali e mantenimento ordinario ... 23
4.1.1 Monitoraggio ... 23
4.1.2 Contenimenti e Potature ... 24
4.1.3 Concimazioni ... 24
4.1.4 Trattamenti fitosanitari ... 24
4.1.5 Irrigazione ... 24
4.1.6 Altre operazioni ... 24 4.2 Mantenimento straordinario ... 24 5 PIANO DI TUTELA DEL VERDE ESISTENTE ... 24
Allegato 1.X: Schede tecniche delle specie
Pagina 5
1 INTRODUZIONE 1.1 Generalità
I sottoscritti Dott. D’Ambroso Mauro, Forestale iscritto all’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali di Treviso – Sezione A, n. 249, e Dott. Squizzato Marco, Biologo iscritto all’Ordine Nazionale dei Biologi – Sezione. A, n. 56136, ciascuno per la propria parte di competenza e titolarità, predispongono, nell’ambito dell’intervento denominato «Impianto di recupero rifiuti. Istanza di modifica per adeguamento al PTA 2009. Richiesta integrazioni a seguito della prima riunione della conferenza dei servizi.», il seguente Progetto del Verde in conformità a quanto previsto dall’art. 11 del Regolamento del Piano del Verde – 1^ Variante., così come richiesto quale integrazione, dalla nota istruttoria del 18 giugno 2020 inviata dal Comune di Paese alla Provincia di Treviso.
Il Progetto del Verde si compone di:
A. Relazione tecnica con allegati illustrativi descrittiva dello stato di fatto e dei criteri utilizzati per le scelte progettuali, contenente inoltre la descrizione dettagliata delle caratteristiche dei materiali prescelti, degli aspetti tecnico‐agronomici e dell’inserimento paesaggistico ed ambientale, il piano di manutenzione delle opere a verde e il piano di tutela del verde esistente.
B. Elaborati grafici (elementi del Progetto del Verde nelle tavole)
Tavola B02bis: Rilievo plano‐altimetrico stato di fatto dell’area d’impianto;
Tavola B03bis: STATO ADEGUATO AL PTA: Planimetria impianto, Sedimentatore – disoleatore – vasca di accumulo – gruppo elettrogeno.
1.2 Descrizione generale dell’intervento
1«La Ditta T.ER.R.A. S.r.l., con sede legale in Via Baldrocco 80 a Paese, svolge l’attività di recupero di rifiuti inerti con produzione di materie prime, tramite operazioni R13, R5, presso il proprio impianto ubicato in una cava denominata “Castagnole” in Via Toti a Paese.
L’attività è stata autorizzata all’esercizio con Decreto del Dirigente della Provincia di Treviso 04.06.2008, n. 404, valevole fino al 01.06.2018.
L’atto autorizzativo è stato integrato con DDP del 23.09.2008, n. 651 relativo, in particolare, alla gestione delle acque superficiali della piazzola destinata al conferimento dei rifiuti in ingresso dove effettuare il controllo di conformità finalizzato a verificare l’assenza di materiali o manufatti potenzialmente inquinati.
La principale norma che regola la gestione delle acque è il Piano di Tutela delle Acque (P.T.A.) che è stato approvato dal Consiglio del Veneto con deliberazione del 5 novembre 2009, n. 107 e successivamente integrato da modifiche e chiarimenti agli articoli delle Norme Tecniche di Attuazione (ultimo aggiornamento del 27/01/2017).
La gestione delle acque dell’impianto in questione rientra nelle prescrizioni contenute nell’art. 39 “Acque meteoriche di dilavamento, acque di prima pioggia e acque di lavaggio” che detta precise indicazioni sulla gestione delle acque di dilavamento delle superfici scoperte facenti parte delle tipologie di insediamento rientranti nell’Allegato F, cui l’impianto rientra al punto 6 (“6. Impianti di smaltimento e/o di recupero di rifiuti”), delle N.T.A.
Il comma 6 dell’art. 39 precisa l’obbligo da parte dei titolari degli insediamenti interessati di presentare il piano di adeguamento alle prescrizioni della norma citata da realizzarsi entro il 31/12/2018, termine come stabilito da ultime integrazioni normative.»
Nella sostanza l’intervento consta nell’ «[…] adeguamento della gestione delle acque meteoriche ai sensi delle prescrizioni del P.T.A. Si fa presente che i nuovi interventi di adeguamento comportano una nuova ripartizione delle aree che, tuttavia, non muta le capacità produttive e di stoccaggio dell’impianto e le procedure di gestione operativa. […]
L’attuale gestione delle acque meteoriche riguarda solo la piazzola di stoccaggio dei rifiuti in entrata da verificare prima della loro accettazione.
Nella parte rimanente dell’impianto non vi sono pavimentazioni impermeabili con sistemi di raccolta acqua. […]
Sarà realizzata una pavimentazione in misto cementato che interesserà […] le aree oggetto di lavorazione e di stoccaggio dei rifiuti e dei materiali lavorati.
La piazzola avrà superficie di 1.925 2.053 m2 e sarà delimitata da un dosso in tutti i lati. Il dosso sarà transitabile nei lati aperti al rimanente fondo cava.
La piazzola sarà dotata di un sistema di raccolta delle acque superficiali collegato ad un sedimentatore disoleatore […].
Le modifiche non intervengono sulla gestione operativa, sulle capacità produttive e sulle quantità dei rifiuti stoccabili presso l’impianto, come da autorizzazione in essere. […]
1 Quanto riportato in corsivo è stato estrapolato dalla relazione tecnica del Piano di Adeguamento al PTA della Regione Veneto, eventualmente
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La nuova area pavimentata sarà dotata di un apposito sistema di raccolta e trattamento delle acque superficiali.
Le acque saranno fatte defluire nelle linee di raccolta costituite da una linea di caditoie. La tubazione interrata sarà collegata ad un sedimentatore – disoleatore e le acque trattate saranno inviate in un’adiacente vasca di raccolta, per essere utilizzate nel sistema di bagnatura dell’impianto. Le acque depurate in eccesso saranno smaltite tramite subirrigazione realizzata lungo il ciglio cava superiore.
Il progetto prevede un sedimentatore – disoleatore modello “DIS11” Edil impianti, o tipologia simile, con portata trattabile di 30,80 l/s e di dimensioni 246 x 370 x h 250 sp. murature 15/20 cm.
A tale sistema è esclusa la piazzola di stoccaggio dei carichi da verificare in entrata. Per questa sarà mantenuto l’attuale sistema di raccolta. […]
Vasca in calcestruzzo armato di dimensioni interne 2,20 x 3,20 x 2,50 m e volume utile di 12,11 m3. In essa sono accumulate le acque trattate dal sedimentatore disoleatore in attesa del loro impiego nell’impianto di bagnatura o smaltimento tramite subirrigazione.
Nella vasca sarà installata una elettropompa comandata manualmente da quadro esterno in funzione delle esigenze dell’impianto di bagnatura o di evacuazione della vasca. […]
Sarà realizzato un impianto di bagnatura con funzione di mitigazione delle emissioni polverose, da attivare soprattutto nei periodi secchi. L’impianto sarà costituito da ugelli regolabili e ricollocabili in base alle esigenze. Esso sarà alimentato dalle acque depurate provenienti dalla pavimentazione e, eventualmente, integrate tramite rifornimenti esterni.
Gli ugelli saranno collocati in prossimità delle aree dove è prevista l’operazione di carico e scarico dei materiali e rialzati tramite sostegni in modo da garantire la migliore efficacia dell’azione di abbattimento delle polveri. […]
Le acque in eccesso non utilizzate dall’impianto di bagnatura, saranno smaltite per infiltrazione nel suolo tramite una trincea drenante realizzata lungo il ciglio superiore della cava.
La trincea avrà di 100 m, larghezza 1,50 m profondità 70 cm e larghezza alla base di 80 cm. In essa sarà posizionata una tubazione fessurata di diam 120 mm a circa 30 cm dal piano di campagna. La trincea sarà riempita con materiale ghiaioso prelevato in posto che permetterà una buona capacità di accumulo per porosità. […]
Ai piedi della scarpata della cava sarà realizzata una canaletta disperdente dei flussi provenienti dalle scarpate perimetrali.
Tale opera si rende necessaria per contenere la formazione delle acque superficiali sul fondo cava, per tutte le aree interessate dall’attività dell’impianto. […]
Per tale piazzola sarà mantenuta l’attuale gestione delle acque, che ha ottenuto la specifica autorizzazione con DDP del 23.09.2008, n. 651.
La gestione delle acque prevede la separazione della prima pioggia con utilizzo delle acque per la bagnatura della piazzola stessa.
Il sistema di gestione delle acque sarà, quindi, mantenuto indipendente rispetto alle altre aree dell’attività dell’impianto.»
Tavola B02bis – Rilievo plano‐altimetrico stato di fatto dell’area d’impianto – Estratti
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Tavola B03bis – STATO ADEGUATO AL PTA – Planimetria impianto – Sedimentatore – disoleatore – vasca di accumulo – gruppo elettrogeno Estratti ricomposti
2 STUDI E INDAGINI SULLO STATO DI FATTO 2.1 Inquadramento geografico – paesaggistico
L’area oggetto di indagine si trova lungo la Strada Provinciale n. 100, ricompresa tra i centri abitati di Porcellengo, a nord‐ovest, e Castagnole a sud‐est, nel Comune di Paese.
Il contesto di riferimento è quello di ex cava, complessivamente inserito in un paesaggio sostanzialmente dominato dall’agricoltura intensiva monocolturale in cui si ritrovano alcuni agglomerati urbani e nuclei artigiano‐industriali, chiaramente distinguibile e diffusa risulta nell’area l’attività di cava.
Google satellite con localizzazione ambito di intervento
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2.2 Inquadramento ambientale 2.2.1 Clima
Il clima è generalmente definito come il complesso delle condizioni meteorologiche (temperatura, pressione atmosferica, umidità, etc.) che caratterizzano una regione geografica o una località relativamente a lunghi periodi di tempo e che sono determinate, o quanto meno influenzate, da fattori ambientali (latitudine, altitudine, etc.)2, tali condizioni contribuiscono a definire le caratteristiche della componente biologica (flora e fauna) vivente nel luogo medesimo.
zona fitoclimatica
Nel corso di questo secolo si è sviluppata una nuova scienza (fitoclimatologia) finalizzata a studiare le relazioni esistenti tra andamento delle temperature e dei regimi di precipitazione e distribuzione delle fitocenosi.
Tra i dati climatici più significativi e di più facile reperimento figurano le medie mensili di temperatura e precipitazione, che combinati in appositi algoritmi, permettono di calcolare indici climatici e bioclimatici, espressioni sintetiche delle principali caratteristiche del clima e delle fitocenosi di una data area geografica.
Per la classificazione dei vari tipi di clima sono stati proposti numerosi indici che, mettendo in relazione più elementi climatici, permettono una definizione delle principali caratteristiche del clima in determinate aree geografiche determinanti la ripartizione della vegetazione sulla superficie terrestre.
La prima classificazione fatta per l’Italia risale al Pavari (1916), successivamente ripresa e sviluppata dal De Philippis (1937). In base a tale classificazione l’area in analisi rientra nel Castanetum sottozona calda.
precipitazioni e temperature
PRECIPITAZIONI (mm) – Stazione di Treviso (TV) – valori dal 01/01/1994 al 31/12/2018
Anno GEN FEB MAR ARP MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC SOMMA
Medio
mensile 64,0 87,7 80,9 82,6 127,4 89,4 75,6 103,2 132,9 94,3 134,5 75,0 1147,5
TEMPERATURA (°C aria a 2 m) – Stazione Treviso (TV) – valori dal 01/01/1994 al 31/12/2018
Anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC SOMMA
Media delle medie 3,3 4,8 9,1 13,6 18,0 22,3 24,6 23,7 19,1 13,8 9,0 4,2 13,8
2 BLASI C. et al. (2005).
2.2.2 Pedologia
Nell’intero ambito di cava il suolo risulta completamente alterato in quanto lo strato attivo è stato totalmente asportato per poter raggiungere il materiale cavabile, successivamente alcune superfici sono state destinate a discarica, viabilità, depositi temporanei, mentre altre non hanno al momento particolari funzioni e ospitano tare e reliquati.
64,0
87,7 80,9 82,6 127,4
89,4 75,6
103,2 132,9
94,3 134,5
75,0
6 7 7 9 10 8 7 8 7 7 9 7
gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic
precipitazioni
millimetri di pioggia giorni piovosi
‐5,0 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0
gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic
temperature (°C)
minime medie massime
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2.3 Flora e vegetazione
2.3.1 Descrizione della vegetazione presente
Come appena evidenziato, l’intero ambito di cava è stato completamente alterato dall’attività estrattiva, e allo stato di fatto la vegetazione permanente occupa esclusivamente specifiche zone destinate a detto scopo, come le superfici perimetrali, mentre nelle zone non investite da alcuna attività, specie pioniere hanno temporaneamente recuperato gli spazi lasciati liberi dall’uomo.
Su l’intero perimetro dell’ambito si sviluppa una siepe sempreverde costituita da esemplari piantumati di Cipresso di Leyland (Cupressus x leylandii (A.B. Jacks. & Dallim.) Dallim.), talvolta accompagnati da individui spontanei di Robinia (Robinia pseudacacia L.), Gelso da carta (Broussonetia papyrifera (L.) Vent.), Gelso nero (Morus nigra L.), e/o avvinghiati da elementi lianosi afferenti a specie quali il Rovo (Rubus fruticosus L.), l’Edera (Hedera helix L.), la Viorna (Clematis vitalba L.), e la Vite del Canadà (Parthenocissus quinquefolia (L.) Planchon).
La vegetazione spontanea pioniera investe invece con continuità, persistenza e consistenza differenti i ripidi pendii di cava ove il soprassuolo vegetale è per lo più nullo. La consistenza maggiore si regista lungo il versante sud‐occidentale ove si riscontra una macchia boscata che comincia ad assumere minime caratteristiche ecologiche degne di nota. Così come per la vegetazione spontanea perimetrale, anche in questo caso la specie dominante è la Robinia che costituisce una boscaglia in cui trovano limitatamente spazio individui di specie arbustive e arboree quali l’Olmo campestre (Ulmus minor Miller), il Bagolaro (Celtis australis L.), il Salice bianco (Salix alba L.), il Pioppo nero (Populus nigra L.), il Pioppo bianco (Populus alba L.), il Mirabolano (Prunus cerasifera L.), il Ciliegio (Prunus avium L.), la Sanguinella (Cornus sanguinea L.), l’Acero americano (Acer neguando L.), la Buddleja (Buddleja davidii Franch.), e il Sambuco nero (Sambucus nigra L.). Si tratta nel complesso di vegetazione pioniera costituita per la quasi totalità da individui afferenti a specie alloctone, in cui la componente erbacea nemorale è sostanzialmente assente.
Google satellite con ambito di intervento (impianto) in cui sono evidenzianti in rosso i coni visuali delle immagini a pagina successiva
1 3 2
Cono visuale 1 – Ripresa fotografica panoramica della vegetazione perimetrale e pioniera oggi esistenti verso sud‐est
Cono visuale 2 – Ripresa fotografica panoramica della macchia boscata oggi esistente verso sud‐ovest
Cono visuale 3 – Ripresa fotografica panoramica della macchia boscata e della vegetazione perimetrale oggi esistenti verso sud‐ovest
Pagina 15 Tra le specie erbacee rinvenute si segnalano le seguenti:
Fitolacca americana Phytolocca americana L.
Chenopodio bianco Chenopodium album L.
Atriplice a rami patenti Atriplex patula L.
Poligono degli uccelli Polygonum aviculare L.
Poligono persicaria Polygonum persicaria L.
Iperico perforato Hypericum perforatum L. perforatum
Ruchetta selvatica Diplotaxis tenuifolia (L.) DC.
Ginestrino comune Lotus corniculatus L.
Enotera comune Oenothera biennis L.
Verbena comune Verbena officinalis L.
Verbasco tasso‐barbasso Verbascum thapsus L. thapsus
Linaria comune Linaria vulgaris Mill.
Canapa acquatica Eupatorium cannabinum L.
Erigeron annuale Erigeron annuus (L.) Desf. annuus
Saeppola canadese Conyza canadensis (L.) Cronquist
Topinambur Helianthus tuberosus L.
Ambrosia con foglie di artemisia Ambrosia artemisiifolia L.
Nappola italiana Xanthium italicum Moretti
Assenzio selvatico Artemisia vulgaris L.
Artemisia dei fratelli Verlot Artemisia verlotiorum Lamotte
Tussilagine comune Tussilago farfara L.
Senecio sudafricano Senecio inaequidens DC.
Cirsio comune Cirsium vulgare (Savi) Ten.
Picride falso sparviere Picris hieracioides L. hieracioides
Gramigna indiana Eleusine indica (L.) Gaertn.
Panico capillare Panicum capillare L.
Panico piede di gallo Echinochloa crus‐galli (L.) P. Beauv.
Digitaria sanguinella Digitaria sanguinalis (L.) Scop.
Panico acquatico Paspalum distichum L.
Setaria glauca Setaria pumila (Poiret) Roem. et Schult.
Setaria verde Setaria italica (L.) P. Beauv. viridis
Sorgo selvatico Sorghum halepense (L.) Pers.
2.3.2 Vegetazione potenziale
La vegetazione potenziale per l’area è identificabile, per quanto concerne la declinazione arbustivo – arborea, nelle formazioni delle comunità forestali e relativi mantelli del bosco meso‐igrofilo identificabili fitosociologicamente nella transizione tra il querco carpineto (Querco‐Fagetalia Vanden Berghen 1957 – Erythronio‐Carpinion betuli (Horvat 1958) Marincěk in Mucina et al. 1993) e l’alno‐frassineto (Alno‐
Fraxinetalia Moor 1977 – Alnion glutinosae (Mall. 1929) Meij.‐Drees 1936) e definibile come querco‐
olmeto (cfr. Asparago tenuifolii‐Quercetum robori (Lausi 1966) Marincěk 1994 in facies a maggior presenza di olmo (Ulmus minor Miller)).
Per quanto riguarda invece la declinazione erbacea, la vegetazione potenziale è identificabile nelle formazioni delle comunità delle macro e delle megaforbie terrestri (Cynosurion Tüxen 1947).
3 CRITERI PROGETTUALI
3.1 Obiettivi e descrizione del progetto
Il presente progetto ha come obiettivo il recepimento delle indicazioni sul verde contenute nelle integrazioni richieste, sulle quali tuttavia si precisa quanto segue.
A. Le opere previste per l’adeguamento al PTA sono sì interne alle aree di connessione naturalistica come richiamato nelle integrazioni richieste e come mostra il successivo estratto dell’Elaborato 5.4 del Piano del Verde – 1^ Variante, tuttavia non prevedono sottrazione alcuna di superficie né tantomeno comportano la rimozione di superfici erbose o di siepi. Gli interventi (nuova pavimentazione in misto cementato e altre opere) saranno realizzati su superfici da tempo alterate, dove allo stato attuale la componente vegetale, se presente, è limitata ad una occasionale e sporadica flora erbacea pioniera nitrofilo‐antropica, spesso alloctona. Lo stesso vale per la trincea disperdente che sarà realizzata parallelamente alla viabilità di servizio lungo il ciglio superiore della cava. Anche in questo caso, la vegetazione erbacea presente ha le medesime caratteristiche di quella precedentemente descritta (si veda il paragrafo dedicato e la documentazione fotografica che testimonia lo stato vegetazionale dell’area).
Google satellite con localizzazione ambito di intervento
B. Allo stato attuale «lungo i confini dell’area di intervento ove transita il “corridoio ecologico principale”»
non sono disponibili superfici su cui ospitare un’eventuale piantumazione di filari alberati in quanto, come visibile nell’immagine aerofotogrammetrica di paragrafo 2.3, sono qui presenti la siepe perimetrale, la viabilità perimetrale di servizio posta alla sommità della scarpata e la macchia boscata sviluppatasi sulla superficie della scarpata stessa.
Per attuare le richiamate indicazioni circa il nuovo verde da porre in essere si è adottato il principio dell’invarianza funzionale calcolando l’indice di biopotenzialità territoriale come di seguito descritto.
Pagina 17
3.1.1 Indice di Biopotenzialità Territoriale (BTC)
L’indice di biopotenzialità territoriale (BTC), è un indicatore dello stato del metabolismo energetico dei sistemi vegetali e rappresenta la capacità di un ecosistema di conservare e massimizzare l’impiego dell’energia, in grado di individuare le evoluzioni/involuzioni del paesaggio, in relazione al grado di conservazione, recupero o trasformazione del mosaico ambientale.
Per il calcolo dell’Indice di Biopotenzialità territoriale (BTC) è utilizzata la formula proposta da Ingegnoli (Ingegnoli, 2005):
𝐵𝑇𝐶 𝑆 𝐵
Sj: area espressa in m2
Bj: valore di BTC unitario espresso in Mcal/(m2 x anno) secondo la tabella di attribuzione di BTC per ogni tipologia di UDS di AVEPA.
Calcolo valore ex ante
Sj: nuova area pavimentata 2.053 m2
basamento 159 m2
trincea disperdente 150 m2
vasca accumulo acque, pozzetti controllo, sedimentatore/disoleatore, arrotondamenti 20 m2
canaletta disperdente a base scarpata 43 m2
TOTALE 2.425 m2
Bj: 0,3 Mcal/(m2 x anno)
Tale valore viene attribuito interpolando i valori proposti dalla tabella UDS di AVEPA per le tipologie
“Cantieri” (0,1) e “Aree con vegetazione rada” (0,5)3.
BTC ex ante = 728 Mcal/anno
Calcolo valore ex post
4Sj: 2.425 m2
Bj: 0,1 Mcal/(m2 x anno) – Aree industriali e commerciali
BTC ex post = 243 Mcal/anno
Calcolo differenza BTC e definizione della superficie di compensazione
BTC ex ante – BTC ex post = 728 – 243 = 485 Mcal/anno (Δ BTC)Bj: 2,6 Mcal/(m2 x anno) – interpolazione tra le tipologie “Siepi e fasce alberate” (2,2) e “Aree a vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione” (3,0)
Superficie da compensare = Δ BTC / Bj = 187 m2
3 Per il principio di precauzione è stata fatta una media aritmetica tra i valori delle due tipologie anche se la prima caratterizza oltre il 90% della superficie considerata, si tratta perciò di un valore estremamente cautelativo.
4 A ulteriore precauzione si precisa che nel calcolo delle superfici non è stata sottratta la variazione in diminuzione dell’area deputata allo stoccaggio dei rifiuti in entrata tornata a superficie libera, né la superficie già impermeabilizzata allo stato di fatto ospitante il diesel tank.
Tabella delle tipologie UDS di AVEPA: in rosso quelle utilizzate per i calcoli dei valori ex post ed ex ante, in
verde quelle utilizzate per il calcolo delle superfici di compensazione
Pagina 19
3.2 Descrizione delle singole azioni progettuali
Le azioni progettuali previste relativamente alla componente verde sono di seguito elencate:
piantumazione di esemplari arborei e arbustivi con funzioni ecologica, paesaggistica e schermante.
3.2.1 Premessa
Attualmente le superfici individuate per l’impianto sono costituite da materiale inerte di riporto compattato a costituire l’argine di separazione tra la discarica (a sx nell’immagine successiva) e l’impianto di riduzione volumetrica (a dx), non è perciò presente alcuno strato di suolo attivo ove procedere con la messa a dimora degli individui legnosi.
Stato attuale delle superfici individuate per l’impianto
Un intervento complementare a quello in essere ha previsto nella progettazione delle opere a verde la realizzazione di un terrapieno a sezione trapezoidale (dimensioni 104 x 6 m di superficie libera superiore) costituito interamente da terreno vegetale, opportunamente miscelato con compost (circa 20% in volume), avente caratteristiche chimico‐fisico‐biologiche adeguate ad ospitare la vegetazione di nuovo impianto.
Rispetto al terrapieno realizzato, quanto progettato in detto intervento complementare non copre tutta la superficie disponibile, bensì esclusivamente una parte così come di seguito esemplificato.
Schema d’impianto dell’intervento complementare
L’intervento oggetto della pratica in essere, analogo e integrato con quello precedentemente proposto in altro carteggio dalla medesima ditta, è volto a completare la nuova struttura vegetale. La scelta progettuale di convogliare in una singola area le componenti verdi di due distinti interventi è finalizzata a moltiplicarne le funzioni ecologiche ed evitare opere puntiformi ambientalmente poco significative, andando così a costituire un’unica fascia boscata con primarie funzioni ecologiche.
3.2.2 Impianti e inerbimenti impianti
Su tutte le superfici destinate ad ospitare le opere a verde deve essere assicurata una buona permeabilità verticale e un adeguato bilanciamento dei nutrienti necessari, condizioni queste che possono essere raggiunte con opportune lavorazioni del terreno.
Ogni impianto sarà preceduto da una lavorazione localizzata che prevede l’eventuale arricchimento del terreno con concimazione (ammendante non torboso al bisogno accompagnato da concime chimico a lenta cessione) indicativamente per un volume pari a 125 dm3 circa (50x50x50 cm) per ciascun esemplare arboreo e per un volume indicativamente pari a 27 dm3 circa (30x30x30 cm) per ciascun esemplare arbustivo.
Gli impianti prevedono l’apertura delle buche per ogni singola pianta, la messa a dimora, la ricolmatura, la compressione del terreno, quindi una prima bagnatura (50 l/pianta per ciascun albero, 20 l/pianta per ciascun arbusto).
3.2.3 Specie
5vegetali impiegate: elenco floristico e ragioni della scelta
Le specie legnose prescelte per i nuovi impianti sono le seguenti:Nome italiano Nome scientifico Tipo6
Acero campestre Acer campestre L. A2
Ligustro comune Ligustrum vulgare L. B1
Nocciolo Corylus avellana L. B1
Corniolo Cornus mas L. B1
Biancospino comune Crataegus monogyna Jacq. B2
Prugnolo Prunus cerasifera L. B2
Lantana Viburnum lantana L. B2
Sanguinella Cornus sanguinea L. B2
Crespino comune Berberis vulgaris L. B2
3.2.4 Materiale di impianto
Il materiale è costituito da piante delle specie sopra indicate aventi le seguenti caratteristiche7:
Nome italiano Nome scientifico Cod. Altezza (m) Formato n°
Acero campestre Acer campestre L. Ac 2,00 – 2,50 vaso 10
Ligustro comune Ligustrum vulgare L. Lv 2,00 – 2,50 vaso 14
Nocciolo Corylus avellana L. Ca 1,50 – 1,75 zolla 14
Corniolo Cornus mas L. Cm 1,50 – 1,75 zolla 14
Biancospino comune Crataegus monogyna Jacq. ‐ 1,00 – 1,25 zolla 25
Prugnolo Prunus cerasifera L. ‐ 1,00 – 1,25 zolla 25
Lantana Viburnum lantana L. ‐ 1,00 – 1,25 zolla 25
Sanguinella Cornus sanguinea L. ‐ 1,00 – 1,25 zolla 25
Crespino comune Berberis vulgaris L. ‐ 1,00 – 1,25 zolla 25
5 Per la nomenclatura si faccia riferimento a Aeschimann (2004).
6 A2 = albero di seconda altezza; B1 = arbusto di prima altezza; B2 = arbusto di seconda altezza.
Pagina 21
3.2.5 Sesto di impianto e forma di governo
Gli elementi sono posizionati ove indicato dall’elaborato grafico secondo uno schema d’impianto costruito su una griglia a maglie quadrate con lato di 1 metro. Detto schema d’impianto prevede una sequenza iniziale, un modulo centrale ripetuto quattro volte e una sequenza di chiusura finale.
A seguire si riporta lo schema nella sua interezza.
Schema d’impianto
Complessivamente la superficie investita dalle opere d’impianto è stimata in circa 800 m2, area decisamente superiore a quella prevista come da compensare e calcolata in 187 m2 (oltre 610 m2 in più).
Nella piantumazione la scelta della specie degli esemplari arbustivi di seconda altezza da mettere a dimora, viene lasciata al caso per conferire un aspetto maggiormente naturaliforme al termine delle operazioni.
Detta naturalità, non solo in struttura ma soprattutto nelle funzioni ecologiche, è meglio apprezzabile osservandone lo schema d’impianto complessivo.
Schema d’impianto complessivo: intervento attuale e intervento complementare
La larghezza del terrapieno non è costante quindi, ove questa aumenterà, saranno replicate le file secondo lo schema d’impianto complessivo per la lunghezza consentita, andando così a costituire nell’insieme una macchia boscata pluristratificata multi‐plana.
Gli individui sono allevati liberamente secondo una forma campione che privilegia lo sviluppo naturale, con accrescimento massimo in altezza indicativo di 12 m. Tale scelta trova giustificazione nel limitare l’effetto vela della parte aerea della struttura, contenendo quindi il rischio di scalzamento degli esemplari in caso di forte vento, in considerazione delle caratteristiche del terrapieno in cui sono messi a dimora.
A seguire i focus delle tre porzioni d’impianto relativamente all’opera trattata nella presente relazione:
sequenza iniziale, modulo ripetuto, sequenza finale.
Schema sequenza iniziale
Schema modulo
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3.2.6 Coerenza scelte progettuali con l’ambiente e gli strumenti normativi
Le specie selezionate e il sesto d’impianto sono mutuati da quanto previsto per gli spazi aperti nel Prontuario del Piano del Verde (5A – siepe bifilare arboreo‐arbustiva planiziale).
3.2.7 Materiali accessori
Ogni individuo è provvisto al bisogno di palo tutore di dimensioni opportune, quindi di biodisco (Ø = 50 cm) sopra cui è posto del cippato di latifoglia per uno spessore di dieci centimetri circa al fine di contenere le specie erbacee a carattere infestante e garantirne uno sviluppo armonioso.
Ulteriormente ogni individuo è protetto alla base, e fino ad un’altezza di trenta (30) centimetri, con appositi cilindri di rete o tubi in PVC contro i danni derivanti da un uso maldestro del decespugliatore, tale accorgimento costituirà anche protezione tipo “shelter” per eventuali danni correlabili alla fauna.
3.2.8 Precisazioni
La nuova struttura vegetale ha carattere permanente ed è ricompresa tra le azioni previste dal progetto di ricomposizione ambientale al momento ipotizzato, che investirà l’intero ambito di ex cava. Tale progetto è volto a governante le misure di mitigazione da adottare nel futuro per quanto concerne gli aspetti ecologico‐vegetazionali.
3.3 Cronoprogramma
Il seguente cronoprogramma tiene presente sia le esigenze ecologiche che gli aspetti di compatibilità degli interventi con le componenti ambientali che caratterizzano l’area e le superfici limitrofe.
CRONOPROGRAMMA
AZIONI MESI
I II III IV V VI VII VIII IX X XI XII
impianti X X (X) (X) X
X: periodo ottimale (X): periodo idoneo
4 PIANO DELLE OPERE A VERDE
4.1 Cure colturali e mantenimento ordinario
Per cure colturali si intendono le operazioni da condurre durante i primi sei anni dall’impianto e ritenute fondamentali per l’affrancamento delle piante messe a dimora e in generale per il successo in termini di attecchimento e successivo sviluppo della struttura vegetale. Il mantenimento ordinario ricomprende le medesime operazioni e ha inizio al termine della fase di cure colturali.
4.1.1 Monitoraggio
Si prevede un (n. 1) monitoraggio all’anno sullo stato generale dei nuovi impianti comprensivo di valutazione fitoiatrica e fitopatologica al fine di individuare eventuali necessità in ordine a sostituzione
delle fallanze, potature, contenimenti, trattamenti fitosanitari, concimazioni e quanto necessario per garantirne uno sviluppo equilibrato.
4.1.2 Contenimenti e Potature
Una (n. 1) potatura di formazione/regolazione all’anno per i primi tre anni, quindi una (n. 1) potatura di contenimento all’anno al bisogno.
Tutte le operazioni devono essere condotte in fase di riposo vegetativo.
4.1.3 Concimazioni
Qualora condizioni di particolare povertà di nutrienti dovessero presentarsi, il monitoraggio annuale potrà individuarle apportandovi quindi rimedio nei modi e nei tempi più opportuni.
4.1.4 Trattamenti fitosanitari
Gli eventuali trattamenti fitosanitari sono operazioni da eseguirsi solo ed esclusivamente al bisogno.
4.1.5 Irrigazione
L’impianto è costituito da specie scelte in base alle condizioni abiotiche e biotiche del sito. È tuttavia consigliato prevedere degli interventi di irrigazione di soccorso, soprattutto per i primi anni qualora particolari condizioni climatiche lo richiedessero.
4.1.6 Altre operazioni
I pali tutori e le legature elastiche dovranno essere rimossi entro il quarto anno.
4.2 Mantenimento straordinario
Proprio per il carattere di straordinarietà tale tipologia di interventi non è schematizzabile, tuttavia prevedibile è l’accidentalità del caso che per parte può essere valutata nel corso del controllo annuale previsto mentre in altri casi (es. evento meteorologico, siccità, etc.) viene affrontata al suo presentarsi.
5 PIANO DI TUTELA DEL VERDE ESISTENTE
Non è presente alcun individuo arbustivo‐arboreo nell’area di intervento.
Castelfranco Veneto (TV), 12 Ottobre 2020
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BIBLIOGRAFIA
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ALLEGATO 1.1: SCHEDE TECNICHE DELLE SPECIE
NOME COMUNE Acero campestre
NOME SCIENTIFICO Acer campestre L.
FORMA BIOLOGICA E PORTAMENTO Fanerofita scaposa (cespitosa)
COROLOGIA Eurasiatica
LONGEVITÀ Non longeva (120‐150 anni)
FENOLOGIA Aprile – maggio
FORMA E DIMENSIONE CHIOMA A MATURITÀ Albero di seconda altezza (2‐20 m) con chioma ovoidale ‐ espanso, tondeggiante
ACCRESCIMENTO Lento
APPARATO RADICALE Fascicolato, poco espanso, molto ramificato, mediamente profondo
AVVERSITÀ
Agenti di malattia (Funghi: Mal bianco dell’Acero, Croste nere dell’Acero, Cancro rameale dell’Acero, Verticillosi, Antracnosi dell’Acero, Maculature fogliari dell’Acero; Batteri: Maculatura fogliare batterica dell’Acero), Parassiti animali (Insetti: Rodilegno rosso, Rodilegno giallo, Cicaline, Afidi degli Aceri, Metcalfa, Aleurodide dell’Acero, Minatrice e piegatrice fogliare dell’Acero, Morimo scabroso, Nottua dell’Acero, Pulvinaria, Cocciniglia elmetto, Ceroplaste del Giappone; Acari: Eriofide degli Aceri), Fisiopatie (Clorosi ed alterazioni cromatiche), gelo
RESISTENZE Inquinamento atmosferico (anidride solforosa, composti del fluoro)
GRADO D’ALLERGIA Basso
ALLEGATO 1.2: SCHEDE TECNICHE DELLE SPECIE
NOME COMUNE Ligustro
NOME SCIENTIFICO Ligustrum vulgare L.
FORMA BIOLOGICA E PORTAMENTO Nano fanerofita
COROLOGIA Eurasiatica
LONGEVITÀ ‐
FENOLOGIA Aprile – maggio
FORMA E DIMENSIONE CHIOMA A MATURITÀ Arbusto (5‐12 m) con chioma irregolare, talvolta piatta, densa
ACCRESCIMENTO Rapido
APPARATO RADICALE Fortemente rizomatoso e pollonifero
AVVERSITÀ
Agenti di malattia (Funghi: Antracnosi, Maculature fogliari del Ligustro;
Batteri), Parassiti animali (Insetti: Cocciniglia bianca del Pesco o del Gelso, Mosca bianca delle serre, Sfingide del Ligustro; Acari; Nematodi)
RESISTENZE Molto resistenti all’inquinamento, alla salsedine al vento
GRADO D’ALLERGIA Medio
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ALLEGATO 1.3: SCHEDE TECNICHE DELLE SPECIE
NOME COMUNE Nocciolo
NOME SCIENTIFICO Corylus avellana L.
FORMA BIOLOGICA E PORTAMENTO Fanerofita cespitosa
COROLOGIA Eurasiatica
LONGEVITÀ Poco longevo (60 – 70 anni)
FENOLOGIA Marzo – aprile
FORMA E DIMENSIONE CHIOMA A MATURITÀ Arbusto di prima altezza (1‐5 m) con chioma globosa, espansa, densa, rami eretti, allungati, flessibili
ACCRESCIMENTO Rapido
APPARATO RADICALE Forte ed espanso, provvisto di micorrize
AVVERSITÀ
Agenti di malattia (Funghi: Mal bianco, Mal dello stacco, Gleosporiosi, Maculature fogliari, Seccume fogliare, Seccumi fogliari, Cancro, Marciume bruno; Batteri: Tumore batterico del colletto e delle radici, Macchiettatura batterica, Moria; Virus: Maculatura lineare, Seccume), Parassiti animali (Insetti: Cocciniglia, Cocciniglia grigia dei fruttiferi, Afidi, Altica, Blanino, Cerambice, Cimici, Cimice verde, Litocollete, Orchestre, Polidroso, Carruga delle Vite, Gemmaiola; Acari: Eriofide delle gemme), costipamento
RESISTENZE Gelo
GRADO D’ALLERGIA Alto (grande quantità di polline, reattività incrociata con betulla, ontano e carpino)
ALLEGATO 1.4: SCHEDE TECNICHE DELLE SPECIE
NOME COMUNE Corniolo
NOME SCIENTIFICO Cornus mas L.
FORMA BIOLOGICA E PORTAMENTO Fanerofita cespitosa / scaposa
COROLOGIA Orientale
LONGEVITÀ Abbastanza longeva (100 – 150 anni)
FENOLOGIA Febbraio – aprile
FORMA E DIMENSIONE CHIOMA A MATURITÀ Arbusto di prima altezza (1‐8 m) con chioma globosa, espansa con forma abbastanza regolare
ACCRESCIMENTO Lento
APPARATO RADICALE ‐
AVVERSITÀ
Agenti di malattia (Funghi: Septoriosi delle Cornacee, Maculature fogliari delle Cornacee; Batteri), Parassiti animali (Insetti: Cocciniglia del Corniolo;
Acari), gelo
RESISTENZE Resistente a caldo estivo e freddo invernale, parassiti e malattie
GRADO D’ALLERGIA Non allergenica
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ALLEGATO 1.5: SCHEDE TECNICHE DELLE SPECIE
NOME COMUNE Biancospino comune
NOME SCIENTIFICO Crataegus monogyna Jacq.
FORMA BIOLOGICA E PORTAMENTO Fanerofita cespitosa (scaposa)
COROLOGIA Eurasiatica
LONGEVITÀ Longevo
FENOLOGIA Aprile – giugno
FORMA E DIMENSIONE CHIOMA A MATURITÀ Arbusto di seconda altezza (1‐6 m) con chioma espansa e intricata
ACCRESCIMENTO Lento
APPARATO RADICALE Profondo
AVVERSITÀ
Agenti di malattia (Funghi: Oidio, Ticchiolatura del Biancospino, Ruggine, Maculature fogliari, Cancri pustolosi dei rami, Cancro rameale; Batteri:
Colpo di fuoco batterico), Parassiti animali (Insetti: Afide galligeno fogliare del Biancospino, Ragna delle Rosacee, Tingide delle Rosacee, Cimicetta, Afide verde del Melo, Rodiscorza, Bombice antico, Ricamatrice dei Fruttiferi, Ricamatrici, Lida del Biancospino, Acronicta del Biancospino, Bombice del Biancospino, Pieride del Biancospino, Cimbice del Biancospino; Acari: Ragnetto rosso dei Fruttiferi)
RESISTENZE Gelo
GRADO D’ALLERGIA Non allergenica
ALLEGATO 1.6: SCHEDE TECNICHE DELLE SPECIE
NOME COMUNE Prugnolo
NOME SCIENTIFICO Prunus spinoso L.
FORMA BIOLOGICA E PORTAMENTO Fanerofita cespitosa
COROLOGIA Eurasiatica
LONGEVITÀ Bassa (< 100 anni)
FENOLOGIA Marzo – aprile
FORMA E DIMENSIONE CHIOMA A MATURITÀ Arbusto di seconda altezza (5‐30 dm) con chioma irregolare e rada
ACCRESCIMENTO Medio
APPARATO RADICALE Obliquo
AVVERSITÀ
Agenti di malattia (Funghi: Vaiolatura, Moniliosi, Mal del piombo parassitario delle Drupacee, Scopazzi del Ciliegio, Cancri rameali delle Drupacee, Ruggini fogliari, Ruggine delle Drupacee, Naculature fogliari, Nebbia e seccumi fogliari del Ciliegio; Batteri: Cancro batterico delle Drupacee; Virus: Sharka), Parassiti animali (Insetti: Afidi farinosi delle Drupacee, Afide nero del Ciliegio, Anarsia, Scolitide dei Fruttiferi, Tripide delle Drupacee, Mosca delle ciliegie; Acari; Nematodi), Costipamento
RESISTENZE Inquinamento atmosferico, siccità, freddo, rustico/frugale
GRADO D’ALLERGIA Non allergenica
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ALLEGATO 1.7: SCHEDE TECNICHE DELLE SPECIE
NOME COMUNE Lantana
NOME SCIENTIFICO Viburnum lantana L.
FORMA BIOLOGICA E PORTAMENTO Fanerofita cespitosa
COROLOGIA Orientale
LONGEVITÀ Bassa (< 100 anni)
FENOLOGIA Aprile – maggio
FORMA E DIMENSIONE CHIOMA A MATURITÀ Arbusto di seconda altezza (1‐3 m) con chioma irregolare e rada
ACCRESCIMENTO Medio
APPARATO RADICALE Verticali, fascicolate superficiali
AVVERSITÀ
Agenti di malattia (Funghi: Maculature fogliari del Viburno, Disseccamenti rameali del Viburno, Antracnosi del Viburno; Batteri; Virus: Virus del Mosaico dell’Erba medica (AMV), Parassiti animali (Insetti: Afide del Viburno, Galerucella del Viburno, Aleurodide del Viburno, Cocciniglia cotonosa dell’Olivo e del Viburno; Acari; Nematodi), costipamento, gelo
RESISTENZE Inquinamento, siccità
GRADO D’ALLERGIA Non allergenica
ALLEGATO 1.8: SCHEDE TECNICHE DELLE SPECIE
NOME COMUNE Sanguinella
NOME SCIENTIFICO Cornus sanguinea L.
FORMA BIOLOGICA E PORTAMENTO Fanerofita cespitosa
COROLOGIA Eurasiatica
LONGEVITÀ ‐
FENOLOGIA (Aprile) Maggio – giugno
FORMA E DIMENSIONE CHIOMA A MATURITÀ Arbusto di prima altezza (2‐6 m) con chioma irregolare, ampia, larga sin dalla base, fitta
ACCRESCIMENTO ‐
APPARATO RADICALE ‐
AVVERSITÀ
Agenti di malattia (Funghi: Septoriosi delle Cornacee, Maculature fogliari delle Cornacee; Batteri), Parassiti animali (Insetti: Cocciniglia del Corniolo;
Acari)
RESISTENZE ‐
GRADO D’ALLERGIA Non allergenica
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ALLEGATO 1.9: SCHEDE TECNICHE DELLE SPECIE
NOME COMUNE Crespino
NOME SCIENTIFICO Berberis vulgaris L.
FORMA BIOLOGICA E PORTAMENTO Nanofanerofita
COROLOGIA Eurasiatica
LONGEVITÀ Bassa (< 100 anni)
FENOLOGIA Maggio – giugno
FORMA E DIMENSIONE CHIOMA A MATURITÀ Arbusto di seconda altezza (5 – 15 dm) con chioma irregolare e rada
ACCRESCIMENTO Rapido
APPARATO RADICALE Oblique
AVVERSITÀ Agenti di malattia (Funghi: Ruggine del Crespino), Parassiti animali (Insetti: Argide del Berberis, Afide del Berberis)
RESISTENZE Inquinamento atmosferico
GRADO D’ALLERGIA Non allergenica