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Pordenone Music Festival 19th Century Guitar Duo: Guitar- Opera 800

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Academic year: 2022

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Pordenone Music Festival 19th Century Guitar Duo: Guitar- Opera ’800

sabato 24 ottobre, ore 21.00 , Teatro Comunale, Polcenigo

domenica 25 ottobre, ore 18.00, Centro Comunale Le Villotte, San

Quirino

Alcune tra le più famose e suggestive arie d’Opera dell’800 nella trascrizione per duo chitarristico. E’ quanto propone il recital Guitar-Opera’ 80 nell’ambito del Pordenone Music Festival di Farandola – realizzato col sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, il sostegno e il patrocinio del Comune di Pordenone, la collaborazione di Edr Pordenone, Paff!, Centro Psicologia e Ricerca di Latisana, Pordenone With Love e di tutte le amministrazioni coinvolte – questo fine settimana in tour a Polcenigo (sabato 24 ottobre alle 21.00 nel Teatro Comunale) e a San Quirino (domenica 25 ottobre alle 18.00 al Centro Comunale Le Villotte) con ingresso libero, previa prenotazione (scrivi@farandola.it, cell. 340 0062930).

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Le arie d’Opera presentate appartengono a tre dei più grandi musicisti italiani dell’800: Vincenzo Bellini, Gaetano Donizetti, Gioachino Rossini. Le trascrizioni per chitarra, realizzate attraverso un’accurata ricerca stilistica e compositiva, sono frutto del lavoro di Michele Costantini (noto anche per la sua attività didattica e per essere direttore dell’Accademia di chitarra Tarrega, attiva in seno a Farandola) che ne è anche interprete assieme a Alessandro Radovan Perini. I brani, eseguiti con chitarre ottocentesche

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originali d’epoca, sono alternati a piccoli aneddoti sugli autori, che rendono la serata un vero e proprio spettacolo, molto gradevole e accattivante, adatto a un pubblico molto ampio. Il duo si esibisce in piedi, come era consuetudine nell’800, creando un impatto più coinvolgente e diretto con il pubblico. Il progetto vuole offrire una opportunità di ripercorrere la storia dell’Opera attraverso uno strumento – la chitarra – che nell’800 risuonava in tutto il suo calore nei salotti aristocratici e nelle corti in forma di concerto d a c a m e r a . C o n u n r e c i t a l s n e l l o , l e g g e r o e coinvolgente. Il 19th Century Guitar Duo, composto dai chitarr i s t i i t a l i a n i M i c h e l e C o s t a n t i n i e Alessandro Radovan Perini – che vantano ognuno per conto propr

i o a l t r e c o n s o l i d a t e

ed importanti esperienze musicali sia come solisti che in al

t r e f o r m a z i o n i

concertistiche – concentra la sua ricerca nel repertorio europ e o p e r d u e c h i t a r r e d e l X I X secolo con un’attenzione filologica, anche attraverso l’uso di strumenti originali di quel periodo, dalle caratteristiche peculiari come la piccola chitarra terzina e la chitarra Schrammel a dieci corde.

A Pordenone Fadiesis Accordion Festival: dai poeti friulani a Remo Anzovino

Fadiesis Accordion Festival

Giovedì 22 ottobre, ore 18, Convento di San Francesco Inaugurazione mostra Le mie fisarmoniche

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Giovedì 22 ottobre, ore 20.45, Convento di San Francesco ANIMIS VIVIS Un “ricuart di famèe” dedicato alla poesia in

lingua friulana

Aida Talliente, voce; Riccardo Pes, violoncello; Gianni Fassetta, fisarmonica

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Venerdì 23 ottobre, ore 19.00, Convento di San Francesco Meeting Fadiesis Accordion Festival

Domenica 25 ottobre, ore 18.00, Auditorium Aldo Moro, Cordenons

L’ARTE DELL’INCONTRO

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Remo Anzovino, pianoforte; Gianni Fassetta, fisarmonica;

musiche di Remo Anzovino

E’ in arrivo un fine settimana particolarmente ricco con l’Accordion Fadiesis Festival, realizzato da Fadiesis col sostegno della Regione Fvg e Comune di Pordenone e Fondazione Friuli, accompagnato anche da una mostra della collezione di fisarmoniche di Adelio Corti, omaggio all’evoluzione dello strumento nel tempo e all’artigianalità, allestita nel Convento di San Francesco il 22 e il 23 ottobre.

Giovedì 22 ottobre con lo spettacolo ( ore 20.45) Animis Vivis protagonista sarà la poesia in lingua friulana, affidata alla recitazione di Aida Talliente, accompagnata dalla fisarmonica di Gianni Fassetta e dal violoncello di Riccardo Pes. A risuonare saranno i versi di Pierluigi Cappello, Federico Tavan, Leonardo Zanier, Rosanna Paroni Bertoja, Beno Fignon, Novella Cantarutti, Ida Vallerugo.

Poeti e poetesse fortemente legati ai loro luoghi di appartenenza, a quelli di amicale accoglienza e di lunga frequentazione. Alle parole faranno da contrappunto le note del violoncello e della fisarmonica, in una dimensione musicale tra il classico e il minimalismo sperimentale.

A disegnarsi sarà un territorio geografico e interiore, una terra, insieme aspra e gentile, con le sue valli, i suoi pendii e i suoi

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borghi raccolti, dalla Valcellina alla Carnia e alle Prealpi di Chiusaforte. Venerdì 23 alle 19 il Convento ospiterà il primo Meeting Fadiesis Accordion Festival, prezioso momento di crescita e confronto con gli allievi del Conservatorio di Udine Tomadini (docente Adolfo Del Cont), del Conservatorio di Trieste Tartini (docente Corrado Rojac), della Scuola di musica di Tolmino Glasbena Šola Tolmin (docente Alexander Ipavec) e dell’Accademia Fisarmonicistica di Pordenone Fancelli (docente Gianni Fassetta).

I concerti saranno a ingresso libero previa prenotazione allo 0434 43693.

E’ invece a pagamento con prevendita su vivaticket il concerto dell’ospite d’onore del Festival 2020, Remo Anzovino, che assieme a Gianni Fassetta domenica 25 ottobre alle 18 all’Aldo Moro di Cordenons, darà vita all’Arte dell’Incontro: una straordinaria reunion di due amici musicisti; due artisti pordenonesi che si sono affermati sui palcoscenici di tutto il mondo e hanno condiviso un periodo importante delle loro carriere. La fisarmonica di Fassetta dialogherà col pianoforte di Anzovino, autore del repertorio proposto, in un viaggio ammaliante che spalanca le porte dell’immaginazione e trasforma le note in paesaggi dell’anima. L’arte dell’incontro celebra il piacere di ritrovarsi di due artisti che si distinguono l’uno per rara versatilità espressiva, l’altro per originale talento compositivo, entrambi per l’attitudine alla contaminazione e alla sperimentazione con altri mondi artistici, che li ha portati a cimentarsi con il cinema, l’arte figurativa, la letteratura: ora accompagnando con il mantice i versi di scrittori e poeti, ora dando voce ai capolavori del cinema muto o ai colori della grande pittura, con innovative composizioni musicali e inconfondibili crescendo pianistici.

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TEATRO VERDI PORDENONE:

VENERDÌ 16, SABATO 17 E DOMENICA 18 OTTOBRE IN SCENA

“LA PAZZA DI CHAILLOT”

Approda venerdì 16, sabato 17 e domenica 18 al Teatro Verdi di Pordenone (inizio 20.30, pomeridiana ore 16.30) la produzione de Il Rossetti Stabile regionale con Teatro di Napoli “La pazza di Chaillot”, profetica e poetica

commedia di Jean Giraudoux che già nel 1943 a n t i c i p a v a t e m i m o d e r n i s s i m i l e g a t i a l l ’ a m b i e n t e . C o n q u e s t o a p p l a u d i t a produzione corale firmato dalla regia di Franco Però – che dirige un nutrito cast capeggiato da Manuela Mandracchia e Giovanni C r i p p a – p r o s e g u e a p i e n o r i t m o l a programmazione che il Verdi riserva al suo pubblico fino al prossimo dicembre, con un

pieno di iniziative ed eventi spettacolari tra teatro e musica.

A Parigi vive una donna un po’ stravagante, un po’ fuori dal mondo, ma amata da tutte le persone umili del suo quartiere:

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quando intuisce che un gruppo di cinici industriali e finanzieri hanno scoperto immensi giacimenti di petrolio nel sottosuolo, e intendono distruggere la città per riuscire a sfruttarli, non può esimersi dall’intervenire. Convoca allora altre amiche – come lei al limite fra normalità e follia – e assieme ad un gruppo di personaggi poetici, borderline, ma ricchi di passione e verità, decide di sequestrare e giustiziare quegli uomini aridi e avventurieri. «Jean Giraudoux – commenta Franco Però nelle sue note di regia – nel 1943, durante l’occupazione tedesca, scrive, quasi a premonizione dei tempi a venire, questa folle, ecologica, politica, poetica ed ingenua commedia fantastica, “La folle de Chaillot” (…) Un lavoro in cui c’è tanta consapevolezza della direzione che avrebbero preso le nostre società». Il regista riflette su come oggi, soprattutto per i giovani, l’impegno politico e civile si sia allontanato dai modelli tradizionali per legarsi invece proprio ai temi e alle idealità evocati dallo spettacolo: le fragilità del pianeta, le speculazioni che minano il futuro. Questioni che esigono una risposta immediata.

Jean Giraudoux, è un drammaturgo, romanziere, diplomatico, nelle cui opere, grazie a una intelligenza di stampo illuminista (e per questo, è considerato troppe volte come autore di opere di impronta borghese) affronta, rileggendoli con ironia e profondità, temi politici e personaggi mitici, e con l’amicizia che lo lega a Louis Jouvet – con cui ha costruito nel tempo un vero sodalizio artistico – crea alcune tra le più belle opere teatrali francesi degli anni Trenta.

Manuela Mandracchia, splendida e pluripremiata protagonista,

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e Giovanni Crippa sono attorniati in scena d a F i l i p p o B o r g h i , E m a n u e l e Fortunati, Ester Galazzi, Andrea Germani, Mauro Malinverno, Riccardo Maranzana, Francesco Migliaccio, Jacopo Morra, Maria Grazia Plos, Zoe Pernici, Miriam Podgornik.

Biglietteria aperta dal lunedì al venerdì: 16.00 – 19.00 e il sabato dalle 10,00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00 (tel 0434 247624)

PROROGATA AL 18 OTTOBRE A CASARSA, NEL CENTRO STUDI PASOLINI, LA MOSTRA “PIER PAOLO PASOLINI ATTRAVERSO LO SGUARDO DI SANDRO BECCHETTI:

FRAMMENTI DI UNA NARRAZIONE”.

L E C O N T I N U E R I C H I E S T E H A N N O M O T I V A T O I L PROLUNGAMENTO DELL’APERTURA

ESPOSTE NELLA LORO COMPLETEZZA LE SPLENDIDE FOTOGRAFIE CHE IL

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FOTOGRAFO ROMANO SCATTO’ IN UNA GIORNATA DEL 1971 A PASOLINI E ALL’AMATA MADRE SUSANNA NELL’APPARTAMENTO ALL’EUR, A ROMA.

Le continue richieste, in arrivo soprattutto da fuori regione, hanno spinto gli organizzatori a prolungare di una settimana, fino a domenica 18 ottobre, la mostra fotografica “Pier Paolo Pasolini attraverso lo sguardo di Sandro Becchetti: frammenti
 di una narrazione”, allestita nel Centro studi Pasolini di Casarsa. Visitatissima nell’arco di tutta l’estate – pur in sicurezza, nel rispetto delle norme Covid – l’esposizione presenta per la prima volta nella sua completezza il servizio fotografico realizzato in una giornata del 1971 dal fotografo romano Sandro Becchetti (1935 – 2013) nella casa di Pasolini all’Eur, in via Eufrate 9, dove viveva dal 1963 assieme alla madre Susanna Colussi e alla cugina Graziella Chiarcossi. Una cinquantina le fotografie: accanto ad alcuni celeberrimi e intensi ritratti di Pasolini, fra i quali quello notissimo cui stringe in mano la sua raccolta poetica Le ceneri di Gramsci, ci sono gli scatti, intensi e spesso intrisi di tenerezza, che testimoniano la presenza dolce e silenziosa della madre Susanna accanto al figlio. Una sequenza straordinaria, quella colta con rara sensibilità dall’obiettivo di Becchetti, che dagli anni ’60 ha documentato la realtà del nostro Paese, immortalando poi i grandi protagonisti della cultura internazionale per i più importanti giornali di mezzo mondo.

Accanto alle foto di Pasolini e la madre c’è anche una carrellata di ritratti di grandi nomi della cultura italiana, tutti amici del poeta, fra i quali Bernardo Bertolucci, Dacia Maraini, Federico Fellini, Giuseppe Ungaretti. Infine, le immagini dell’orazione funebre di Alberto Moravia tenuta a Campo dei Fiori il 5 novembre 1975. La mostra è aperta dal martedì al venerdì dalle 15 alle 19, al sabato e nei giorni festivi dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 19.

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L’ingresso è libero, soggetto 
al rispetto delle norme
legati all’emergenza sanitaria.

Info: www.centrostudipierpaolopasolini.it

10mila passi, inaugurato il percorso del Pecolat a Tramonti di sopra

Dopo Brugnera, Sacile e Tramonti di Sotto, anche Tramonti di Sopra ha inaugurato il proprio percorso sviluppato nell’ambito del progetto “Fvg in movimento,10mila passi di Salute”, che avvalendosi di finanziamenti regionali è realizzato con il coordinamento di Federsanità Anci Fvg, in collaborazione con PromoTurismo Fvg, Università degli Studi di Udine, Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche.

Alla cerimonia inaugurale, seguita da passeggiata, sono intervenuti il sindaco Giacomo Urban, la vicesindaca, Patrizia Del Zotto, i presidenti di Anci Fvg Dorino Favot e di Federsanità Anci Fvg, Giuseppe Napoli, Luana Sandrin, per la Direzione centrale Salute, Laura Pagani e Demetrio Panariello per il Dipartimento di Scienze economiche e Statistiche dell’Università di Udine (che cura la valutazione del progetto) e Alessia Del Bianco di PromoTurismoFvg. Presenti anche il medico Giorgio Siro Carniello, presidente di Credima e i referenti delle associazioni locali e dei gruppi di cammino

L’amministrazione ha individuato per il progetto 10mila passi il Percorso del Pecolat, un suggestivo itinerario panoramico ad anello lungo 6 km, con partenza dal Centro visite di

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Tramonti di Sopra, che tocca la Chiesa della Madonna della Salute, la Chiesa di San Floriano, le case di Rutizza, i ruderi del Pecolat, Borgo Titol, Sottrivea. “Il nostro Comune – dicono gli amministratori di Tramonti di Sopra – ha la fortuna di trovarsi in un ambiente naturale di grande bellezza, per questo il percorso del Pecolat, facilmente accessibile dai residenti, può essere attrattivo anche per chi non abita in valle. Tabellone e segnaletica rendono la sua fruizione facile e sicura”.

Nella Destra Tagliamento sono una quindicina i Comuni che hanno aderito al progetto 10mila passi, condividendone le finalità, ovvero facilitare le scelte salutari dei cittadini, promuovere corretti stili di vita, favorire e promuovere l’attività fisica e motoria per tutti, col massimo coinvolgimento della cittadinanza di tutte le età, dei gruppi di cammino e delle associazioni locali.

I cartelloni sono in italiano e inglese, e i percorsi sono indicati in loco dalla segnaletica coordinata e si possono consultare anche on line sui siti dei Comuni aderenti, su www.federsanita.anci.fvg.it, www.invecchiamentoattivo.fvg.- it e www.turismofvg.it.

Il prossimo percorso a essere inaugurato sarà “CamminaAzzano”

mercoledì 14 ottobre alle 9.40 ad Azzano Decimo, con ritrovo al palazzetto dello Sport. Info federsanita@anci.fvg.it .

PORDENONE Giornate del Cinema

Muto: Gran finale con “Laurel

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o Hardy”

LE GIORNATE DEL CINEMA MUTO – LIMITED EDITION

NEL PROGRAMMA “LAUREL O HARDY” CHE CHIUDE IL FESTIVAL LA PRIMA MONDIALE DEL RICOSTRUITO MOONLIGHT AND NOSES DIRETTO DA STAN LAUREL

Gran finale e risate garantite alle Giornate del Cinema Muto Limited Edition, e davvero in questi tempi tristi la comicità sembra la miglior panacea. E quali medici migliori dei mitici Stan Laurel e Oliver Hardy – o più familiarmente Stanlio e Ollio – non già come coppia ma quando ancora agivano separatamente. Grazie alla Lobster Films di Parigi e all’americana Library of Congress, saranno loro i protagonisti dell’evento speciale di chiusura “Laurel o Hardy”, in streaming sabato 10 ottobre (a partire dalle 20.30) con l’accompagnamento di Neil Brand, e della replica in presenza al Teatro Verdi di Pordenone domenica 11 ottobre alle 16.30 con l’accompagnamento dal vivo dei musicisti della Zerorchestra.

Fu davvero una misteriosa alchimia artistica quella che diede vita al duo comico più famoso di sempre perché personalità e caratteristiche – oltre a quelle fisiche – più diverse non si potrebbero immaginare. Britannico di nascita, famiglia di attori e lunga gavetta nel music-hall e nel vaudeville, Stan Laurel si distinse all’inizio non solo come attore ma anche come sceneggiatore e regista, mentre Oliver Hardy, americano della Georgia, nato in una famiglia di origini inglesi e scozzesi completamente estranea al mondo dello spettacolo, aveva da piccolo la passione per il canto. Il cinema arrivò più tardi, intorno ai 18 anni. Favorito anche dalla notevole stazza fisica, Oliver (all’epoca noto con il soprannome

“Babe”) Hardy non tardò a imporsi nelle comiche, all’inizio nel ruolo del grassone cattivo.

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Alle Giornate vengo presentati due film con Hardy, The Serenade, del 1916, e The Rent Collector, del 1921, diretto e interpretato nel ruolo principale da Larry Semon, uno dei maggiori comici di Hollywood, famoso anche in Italia come Ridolini. Semon, che era molto generoso con gli attori che lavoravano con lui, valorizzò da subito Oliver, di cui divenne grande amico e al quale trasmise l’amore per il golf, uno sport che per Hardy divenne un’ossessione.

Stan Laurel attore lo troviamo in Detained (1924) di Percy Pembroke e Joe Rock, con sceneggiatura di Tay Garnett (che diventerà il regista di Il postino suona sempre due volte) e nella parodia di Rodolfo Valentino, che diventa Rhubarb Vaselino, nell’unico rullo rimasto di When Knights Were Cold (1922), film in costume che, come si usava all’epoca, sfruttava i set già costruiti per altri film più fastosi e costosi. Piatto forte del programma è la prima mondiale del ricostruito Moonlight and Noses, del 1925, di cui Laurel è regista e sceneggiatore. Il film è stato restaurato integrando la copia esistente alla Library of Congress con una copia in 16 mm proveniente dal National Film & Sound Archive di Canberra, conservata forse per la presenza nel cast da protagonista di Clyde Cook, gloria del cinema australiano. Nel film appare anche Fay Wray, l’eroina del primo King Kong, indimenticabile ospite delle Giornate del Cinema Muto nel 1999, quando il festival si svolgeva a Sacile.

Il programma “Laurel o Hardy” è preceduto nel pomeriggio (dalle ore 17) da un’altra interessante proposta che arriva dal Danske Filminstitut di Copenaghen: il nuovo restauro di Ballettens Datter (La figlia del balletto), del 1913, diretto da Holger-Madsen, uno dei registi di punta della Nordisk Film nel periodo d’oro del cinema scandinavo.

Protagonista di questa “commedia moderna” – com’era definita nel programma danese dell’epoca – è l’attrice e ballerina Rita Sacchetto, tedesca di origine italiana (il padre era veneziano), famosa per aver portato negli anni ’10 del 900 sui

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palcoscenici di tutto il mondo i Tanzbilder, quadri danzanti ispirati ai dipinti di pittori come Botticelli, Velázquez e altri. Il film ne mette in risalto le doti sia di attrice che di ballerina, interpreta infatti la danzatrice Odette Blant di cui si innamora il conte de Croisset dopo averla ammirata in alcuni spettacoli. Per sposarlo Odette promette di abbandonare il palcoscenico ma ha nostalgia della propria arte e su invito dell’impresario del teatro finirà per accettare di sostituire una collega infortunata. Nel 1917 Rita Sacchetto sposò un conte polacco e la sua carriera di ballerina si interruppe bruscamente nel 1924, quando un amico del marito la ferì incidentalmente al piede con un colpo di pistola.

Per l’approfondimento live che segue la visione di Ballettens Datter, al direttore del festival Jay Weissberg si uniranno Mary Simonson della Colgate University (New York), Casper Tyberg dell’università di Copenaghen e, da Londra, il pianista John Sweeney, che ha accompagnato il film.

Al termine del programma “Laurel o Hardy” di sabato sera, Weissberg dialogherà con Rob Stone della Library of Congress (Culpeper, Virginia), Serge Bromberg della Lobster Films di Parigi; David Robinson, direttore emerito delle Giornate; la figlia di Fay Wray, Victoria Riskin, dal Massachusetts; il pianista Neil Brand da Londra.

IL PREMIO JEAN MITRY 2020 A VERA GYÜREY E J.B. KAUFMAN

Nell’ambito delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone viene assegnato ogni anno a personalità e istituzioni che si sono distinte nell’opera di recupero e valorizzazione del

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patrimonio cinematografico il premio internazionale Jean Mitry. Istituito dalla Provincia di Pordenone nel 1986 e, dopo l’abolizione dell’ente nel 2017, sostenuto dalla Fondazione Friuli, il premio è giunto alla sua 35a edizione. Nonostante l’eccezionalità della situazione attuale che ha portato il f e s t i v a l o n l i n e , i l p r e m i o s a r à c o n s e g n a t o virtualmente venerdì 9 ottobre in attesa della cerimonia ufficiale in presenza l’anno prossimo al Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone nel corso della 40a edizione del festival.

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I premiati 2020 sono la storica del cinema e archivista ungherese Vera Gyürey e il ricercatore indipendente americano J.B. Kaufman.

Come insegnante di lingua e letteratura ungherese, Vera Gyürey ha promosso fin dagli anni ’60, in un paese come l’Ungheria che per tradizione prediligeva la cultura letteraria, l’insegnamento del cinema nella scuola media s u p e r i o r e . D o p o e s s e r e s t a t a c h i a m a t a a f a r p a r t e dell’archivio cinematografico nazionale ungherese (Magyar Nemzeti Filmarchívum) nel 1985 dall’allora direttore István Nemeskürty, ne è stata la direttrice dal 1990 al 2011, svolgendo un ruolo fondamentale per la conservazione e il restauro del patrimonio cinematografico ungherese cui ha dato grande impulso, ampliando anche notevolmente le collezioni di cinema muto. Tra le opere restaurate durante la sua direzione il film del 1917, presentato nel 2002 a Pordenone, Az utolsó éjszaka [L’ultima notte] di Jenő Janovics, alla cui scuola si sono formati grandi registi come Kolozsvár, Mihály Kertész e Sándor Korda (di quest’ultimo l’archivio ha restaurato l’unico

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film ungherese conservatosi, Az aranyember [L’uomo d’oro], del 1918). Nel 2007, in occasione dei 50 anni del Magyar Nemzeti Filmarchívum, le Giornate del Cinema Muto hanno ospitato una retrospettiva e una mostra. Insieme al marito, il regista István Szabó, Vera Gyürey è tuttora fra gli spettatori più assidui del festival.

J.B. Kaufman, storico del cinema, fra i maggiori conoscitori dell’opera di Walt Disney e autore di numerosi libri, ha inaugurato la fortunata serie di pubblicazioni con il volume, vincitore del prestigioso Kraszna Krausz, Walt in Wonderland – Nel paese delle meraviglie, firmato con Russell Merritt (premio Jean Mitry nel 2018) e pubblicato dalle Giornate del Cinema Muto nel 1992, in occasione della retrospettiva dedicata alla produzione muta di Disney. Altrettanto fortunato il loro secondo volume, dedicato alle Silly Symphonies, pubblicato dalla Cineteca del Friuli nel 2006. Le ricerche su Disney hanno condotto J.B. Kaufman alla figlia di Walt, Diane, che lo ha successivamente coinvolto in numerosi progetti, affidandogli la stesura di diversi libri fra cui South of the Border with Disney, e le storie “definitive” di due dei capolavori disneyani, Biancaneve e Pinocchio. È inoltre coautore di alcuni volumi pubblicati dalla Taschen e della prima di una nuova serie di monografie sui lavori di Disney meno conosciuti. Alla passione per l’animazione, Kaufman unisce l’interesse per il cinema muto e numerosi sono i suoi c o n t r i b u t i a l l a r i v i s t a d e l l a C i n e t e c a d e l Friuli Griffithiana e soprattutto al pluriennale Progetto Griffith delle Giornate. Da anni sta conducendo approfondite ricerche sulla vita e la carriera dell’attrice e produttrice Blanche Sweet.

dall’inviato

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Giornate del Cinema Muto:

Brigitte Helm, la diva che disse no a Hitler,

La diva scoperta da Fritz Lang con Metropolis (il ruolo della donna robot è una delle icone più famose del cinema di tutti i tempi) è la protagonista di giovedì 8 ottobrealle Giornate del Cinema Muto – Limited Edition (www.giornatedelcinemamuto.it), con Abwege (Crisi), del 1928, diretta da Georg Wilhelm Pabst.

Brigitte Helm, qui alla seconda delle tre collaborazioni con il grande regista austriaco, entra nella galleria delle figure femminili – accanto ad Asta Nielsen, Greta Garbo e soprattutto Louise Brooks – lanciate da Pabst, che incarnano, secondo Lotte Eisner, i grandi sogni romantici e i grandi incubi weimariani. Helm fu interprete di una decina di film muti e sedici sonori, quasi sempre nel ruolo di “femme fatale”.

Lasciò presto e definitivamente il cinema in aperto contrasto con il regime nazista. La relazione di Pabst con il Terzo Reich rimane invece un tema controverso, sebbene il suo film del 1955 Der letzte Akt (L’ultimo atto) sia chiaramente antinazista.

In Abwege, che viene presentato (on line, a partire dalle 20.30) n e l r e s t a u r o d e l M ü n c h n e r F i l m m u s e u m , u n a c o p i a s p l e n d i d a m e n t e i m b i b i t a , Brigitte Helm è una signora ricca e annoiata in crisi con il marito, che decide di aprire un l o c a l e n o t t u r n o p e r u n a clientela altrettanto ricca e annoiata. Il film è un kammerspiel concentrato sugli attori e sulle atmosfere, con movimenti di macchina e un montaggio che mettono ancora una volta in risalto l’eleganza dello stile

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pabstiano. Di Abwegeesistevano poche didascalie e solo il ritrovamento della sceneggiatura originale presso la Cinémathèque française e lo studio di tutte le recensioni tedesche e dei programmi di sala hanno permesso la ricostruzione dei cartelli originali, essenziali per comprendere le dinamiche tra i personaggi.

Un’ultima curiosità: il protagonista maschile è il viennese Gustav Diessl, che dalla seconda metà degli anni ’30 e fino al 1948 lavorò in Italia anche con Carlo Campogalliani, presente nel programma delle Giornate con la commedia La tempesta in un cranio.

Per parlare del film di Pabst, del restauro che ne ha rivelato p i e n a m e n t e s i g n i f i c a t o e o r i g i n a l e b e l l e z z a e dell’accompagnamento musicale eseguito per le Giornate, seguirà la conversazione di Jay Weissberg con Stefan Drössler, direttore del Filmmuseum di Monaco, e con il pianista pordenonese Mauro Colombis da Sydney.

A svelare i segreti dell’arte di creare la musica per il cinema muto nella masterclass di giovedì 8 ottobre, in programma dalle ore 16, sarà il pianista e compositore canadese Gabriel Thibaudeau. Nello spazio dedicato ai libri (dalle ore 17) Richard Abel, autore di Motor City Movie Culture, 1916-1925, ci parlerà della nascita della cultura cinematografica a Detroit, la capitale statunitense dell’automobile. Il colore nel cinema degli Anni Venti e l’influenza delle diverse tecniche di colorazione sulla cultura visiva di un secolo fa saranno oggetto del secondo incontro con gli autori di Chromatic Modernity: Color, Cinema, and Media of the 1920s, Sarah Street in collegamento da Bristol e Joshua Yumibe dal Michigan.

Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per il Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio

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Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.

Enrico Liotti

Fadiesis Accordion Festival 2020 sfida il covid e diventa internazionale

Dopo il gemellaggio con Matera, che prosegue anche quest’anno con due concerti il 9 e 10 ottobre, il Fadiesis Accordion Festival – promosso dall’associazione Fadiesis col sostegno di Regione Friuli Venezia Giulia e Comune di Pordenone e realizzato in collaborazione con i comuni che ospitano i concerti e numerosi enti, associazioni e sponsor privati – in regione dal 16 ottobre al 14 novembre con 7 concerti e una mostra, sfida l’emergenza sanitaria in corso ampliando la rete di collaborazioni e facendosi internazionale. Tre sono le nazioni che

Aida Talliente

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ospiteranno quest’anno il “Faf outside” con una propria originale programmazione, anche se la conferma delle date rimane legata fino all’ultimo all’evoluzione della gestione delle misure anti Covid dei rispettivi governi: la Slovenia (Tolmino), la Svizzera (Mendrisio) e il Giappone (Okawa, con cui Pordenone è gemellata da 30 anni). Purtroppo il Giappone a oggi non ha ancora riavviato le attività di pubblico spettacolo e dunque il debutto nipponico è rimandato al prossimo anno. Rimane invariato lo spirito che anima da sempre il festival, diretto da Gianni Fassetta: andare oltre i luoghi comuni che confinano la fisarmonica nel territorio del folklore; proiettarla in altri e inesplorati orizzonti musicali (dalla classica al jazz, dalla musica sacra a quella moderna); rafforzare la sua forza simbolica e sociale;

valorizzare la sua preziosa ricchezza di sfumature. Una dichiarazione d’amore, immutata negli anni allo strumento “che respira” attraversando lo spazio, i generi, le culture.

Ma non mancano le novità: un meeting con allievi e allieve dei Conservatori di Udine e Trieste, con la Scuola di musica di Tolmino e l’Accademia fisarmonicistica Fancelli di Pordenone;

l a m o s t r a c o n l a r i c c a c o l l e z i o n e d i f i s a r m o n i c h e dell’artigiano Adelio Corti (il 22 e il 23 ottobre nel convento di San Francesco); uno spettacolo che

Adolfo Del Cont celebra la poesia friulana.

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Il programma è stato illustrato dal direttore artistico Gianni Fassetta, alla presenza dell’assessora regionale Tiziana Gibelli, particolarmente affascinata dalla fisarmonica, che ha rinnovato l’invito ad accedere alle opportunità dell’Art bonus regionale aperto anche alle attività culturali, che permette sgravi fiscali immediati ai mecenati (fino al 40%) e dell’assessore pordenonese Pietro Tropeano, che ha rimarcato importanza del lavoro culturale delle associazioni e in particolare di Fadiesis, dimostrata anche dal salto internazionale.

Gorni Kramer Quartet

Primo appuntamento venerdì 16 ottobre nel Castello di Villalta (Fagagna) con il Gorni Kramer Quartet, che trascinerà il pubblico a ritmo di swing attraverso una rilettura raffinata e coinvolgente dei brani di Kramer. Sabato 17 ottobre il tradizionale appuntamento con “Mantice Sacro”, nell’abbazia di Sesto al Reghena, vedrà il Corocastel di Conegliano (accompagnato dalle fisarmoniche di Roberto Caberlotto e Gilberto Meneghin) affrontare un percorso tra canto patriarchino e villotta, tra sacro e profano, guardando allo storico passaggio dal Patriarcato di Aquileia all’avvento della Serenissima. Giovedì 22 ottobre nel Convento di San Francesco a Pordenone con lo spettacolo “Animis Vivis”

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protagonista sarà la poesia in lingua friulana (da Cappello a Tavan, da Cantarutti a Vallerugo): alla fisarmonica Gianni Fassetta, al violoncello Riccardo Pes, voce recitante Aida Talliente. Il giorno successivo il Convento ospiterà il primo Meeting di scuole e conservatori, improntato al confronto e allo scambio. L’ospite d’onore dell’edizione 2020 del Fadiesis Accordion festival sarà il pianista e

R e m o A n z o v i n o – G i a n n i Fassetta

compositore Remo Anzovino, che eseguirà le proprie musiche in duo con Fassetta il 25 ottobre a Cordenons (auditorium Aldo Moro, prevendita vivaticket). Grazie al Fai l’antica pieve di Montereale Valcellina, aprirà le proprie porte due volte: il 13 novembre all’incontro tra generazioni sul filo della memoria con i giovani allievi dell’Accademia Fancelli e gli ospiti della comunità alloggio La Selina; il 14 novembre ai suoni moderni proposti da Adolfo Del Cont, col suo bajan.

L’ingresso ai concerti è libero, previa prenotazione allo 0434 43693 (solo per Fagagna 340 6819389)

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Pordenone Giornate del Cinema Muto: lunedì 5 ottobre è il giorno di Sessue Hayakawa, sex symbol di Hollywood prima di Valentino

Dalla maggiore cineteca giapponese, il National Film Archive of Japan di Tokyo, arriva la proposta del film di lunedì 5 ottobre per le Giornate del Cinema Muto Limited Edition, Where Lights are Low (Il principe T’su), del 1921, per la regia di Colin Campbell. Il film è in programma a partire dalle 20.30e rimane disponibile alla visione in streaming per 24 ore.

Tratto da un racconto di Lloyd Osbourne, figliastro di Robert Louis Stevenson, il film offre l’occasione di ammirare, e forse conoscere, l’arte di un grande attore, Sessue Hayakawa, oggi quasi dimenticato ma che all’epoca rivaleggiava per popolarità con Chaplin, Douglas Fairbanks e John Barrymore, e che anticipò il mito erotico di Rodolfo Valentino presso il pubblico femminile.

Nato da una famiglia agiata – il padre era governatore della regione – Hayakawa dovette rinunciare alla carriera militare per un difetto all’udito. Si trasferì negli Stati Uniti per motivi di studio dove fu notato dal regista Thomas H. Ince, che lo fece debuttare nel cinema. Con uno dei suoi primi film, The Cheat (I prevaricatori) di Cecil B. DeMille del 1915 ottenne uno straordinario successo di pubblico e critica nel ruolo di un personaggio negativo e fascinoso che per lui diventerà uno stereotipo. Anche per liberarsene, Hayakawa, che era tra i divi più pagati a Hollywood, fondò la Haworth Pictures Corporation con la quale produsse una ventina di film fino ai primi anni ’20, quando il sentimento antigiapponese

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determinò il fallimento economico della compagnia. Hayakawa tornò in Giappone e poi tentò la fortuna in Francia e in Inghilterra. A Parigi trascorse gli anni della seconda guerra mondiale in ristrettezza economica vendendo i suoi acquerelli per sostentarsi. La sua presa di posizione contro il nazismo gli consentì il ritorno in America dove girò un film con Humphrey Bogart e, nel 1957, Il ponte sul fiume Kwai di David Lean per il quale ottenne la nomination all’Oscar come miglior attore non protagonista, primo attore asiatico della storia.

La morte della moglie Tsuru Aoki, anche lei attrice, sposata nel 1914, lo spinse ad allontanarsi definitivamente da Hollywood e a ritornare in Giappone per diventare monaco buddista. Morì a Tokyo nel 1973 e la sua stella è oggi impressa nella Hollywood Walk of Fame.

Nel film presentato alle Giornate, Where Lights are Low, Hayakawa è un principe cinese, il cui amore per una ragazza di umile estrazione sociale viene osteggiato. Nel ruolo dell’eroina cinese l’attrice americana Gloria Payton e in quello del capobanda della malavita cinese nella Chinatown di San Francisco, dov’è ambientata la storia, l’attore giapponese Togo Yamamoto che, tornato in patria nel 1925 avrebbe lavorato con registi come Yasujiro Ozu e Hiroshi Shimizu.

Considerato a lungo perduto, Where Lights are Low è stato ritrovato alla Jugoslovenska Kinoteka a Belgrado, con didascalie in lingua croata, e data l’importanza di Hayakawa come divo di origine giapponese, il National Film Archive of Japan si è incaricato del restauro.

Il film è preceduto da un cortometraggio comico di dieci minuti, Toodles, Tom and Trouble diretto da Lloyd F. Lonergan nel 1915, una scatenata commedia degli equivoci con protagonisti una neonata, un giovanotto e un cane.

Fra gli esperti che interverranno nella discussione live dopo la visione del film: Daisuke Miyao, docente all’Università della California a San Diego e autore dell’unica biografia

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accademica di Sessue Hayakawa; Ned Thanhouser, nipote del fondatore del mitico studio Thanhouser; e il musicista e storico Philip Carli.

Non solo film. Anche in questa edizione on line non mancano gli eventi collaterali del festival. Il pomeriggio di lunedì 5 ottobre partono le masterclasses (dalle ore 16.00) preparate dai musicisti delle Giornate, un momento importante per chi vuole intraprendere l’arte dell’accompagnamento dei film muti o anche solo affinare la propria conoscenza dei meccanismi del cinema. La prima lezione è a cura di Donald Sosin. Le presentazioni di libri, a partire sempre da lunedì (dalle 17.00), si aprono con Rediscovering Roscoe: The films of

“Fatty” Arbuckle di Steve Massa, un libro esaustivo su questo attore comico americano all’epoca famosissimo ma la cui carriera fu distrutta da uno scandalo; e Film’s First Family.

The Untold Story of the Costellos di Terry Chester Shulman, un altro studio su fama e oblio condotto attraverso la storia della famiglia Costello, star pionieristiche le cui vite turbolente si incrociarono con quelle dei Barrymore.

Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per il Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.

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