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Più di mille presenze per la mostra su Jiri Kolar

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Academic year: 2022

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Più di mille presenze per la mostra su Jiri Kolar

A poco più di due settimane dall’inaugurazione, la mostra

«L’officina immaginifica di Jiri Kolar» sfonda quota mille presente, attestandosi a 1047 ingressi alla giornata di ieri:

dopo i numeri più che soddisfacenti della retrospettiva “The spectrum of light” su Paul Jenkins (nelle sale del museo dal 27 settembre al 21 dicembre scorsi), il complesso di San Domenico si riconferma polo d’interesse per l’arte contemporanea con i primi dati della mostra sull’artista ceco scomparso nel 2002, curata dalla galleria Open Art. Visitatori anche dalla Svizzera, dalla Francia, dall’Inghilterra, dalla Repubblica Ceca (luogo in cui è nato e vissuto l’artista) e addirittura dalla Russia si sono avvicinati a questa mostra, che presenta oltre cento opere realizzate con il tipico collage di Kolar.

Anche per questo motivo, sono in programma alcune visite guidate e laboratori per bambini e famiglie: domenica 24 maggio alle 15 e alle 17, sabato 13 giugno alle 15,30 e domenica 14 giugno alle 17 verranno organizzato specifici momenti per i ragazzi e i loro genitori alla scoperta dei processi che danno origine ad alcune delle opere esposte. I laboratori durano un’ora e mezzo e costano 10 a coppia (un bambino e un adulto). Prenotazione obbligatoria chiamando Stefania al 329/3233936. In programma anche visite guidate a cura dell’associazione Artemìa, sabato 16 maggio alle 15,30 e domenica 17 maggio alle 17; sabato 27 giugno alle 15,30 e domenica 28 giugno alle 17. Durata della visita un’ora al costo di 8 euro a persona. Prenotazione obbligatoria contattando Elisa al 333/5822683.

Gli orari di apertura della mostra sono i seguenti: al museo di pittura murale le opere sono visibili dal lunedì alla domenica (chiuso il martedì) dalle 14 alle 20, mentre alla galleria Open Art di viale della Repubblica – dove sono

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presenti una quarantina di opere – dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 19,30 e il sabato dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 15 alle 19,30. Sempre ingresso libero. La mostra ha il Patrocinio del Comune di Prato. La mostra resterà aperta fino al prossimo 28 giugno.

Arriva a Prato Alganesh Fessah, la donna che salva i migranti imprigionati nel deserto del Sinai

Il suo nome è Alganesh Fessaha, ma molti profughi la chiamano semplicemente «mamma», perché come un genitore, o una sorella maggiore, si prende cura di coloro che hanno bisogno. La storia di questa donna di origine eritrea, che vive a Milano da 40 anni ed ha vinto l’Ambrogino d’oro, è una di quelle che raccontano orrori e allo stesso tempo speranza. Da sei anni è impegnata in prima persona nell’aiuto dei migranti in fuga dall’Eritrea, dove esiste una leva militare illimitata imposta d a l r e g i m e , e d a a l t r i p a e s i a f r i c a n i c h e v e n g o n o imprigionati, torturati e abusati nel deserto egiziano del Sinai, una terra senza legge dove negli ultimi sei anni 30mila persone sono state sequestrate e ridotte in schiavitù da trafficanti senza scrupoli.

La sua tenacia, la forza di non voltare le spalle ai connazionali e ai fratelli africani prigionieri, sono state raccontate in un libro «Occhi nel deserto» (edizioni Sui) che Alganesh ha presentato in tutta Italia. La donna sarà anche a Prato, invitata dalla Caritas, dalla Pastorale per i migranti

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e dal Centro missionario diocesano, per raccontare cosa significa essere «schiavi nel deserto, quando l’uomo diventa merce». L’incontro è per lunedì 4 maggio alle 21,15 nel salone parrocchiale di Sant’Agostino. L’evento ha il patrocinio del Comune e della Provincia di Prato. Al mattino invece Alganesh parlerà agli studenti dell’Istituto Gramsci-Keynes.

Le vicende di questi uomini, donne e anche bambini, sono di costante attualità, pensiamo alla recente ecatombe che ha visto la morte di centinaia di persone affogate nel Mediterraneo. Il dramma narrato da Alganesh riguarda i profughi costretti ad attraversare il deserto di Mosè dal 2008, dopo l’accordo del governo italiano con Gheddafi, che prevedeva i respingimenti dei barconi della speranza nel mare della Libia. Una decisione questa che è stata poi giudicata illegale dalla Corte di Strasburgo. Da quel momento, per i migranti in fuga iniziava una rotta alternativa per l’Europa fatta di viaggi in jeep e purtroppo di sequestri e prigionia in campi disumani creati da beduini egiziani che chiedevano un riscatto in cambio della vita dei profughi. Alganesh negli ultimi anni è diventata un punto di riferimento per i propri connazionali prigionieri nel Sinai. Viene chiamata, di notte e di giorno, da persone che chiedono aiuto e così con la sua Ong Gandhi si reca quattro volte l’anno in quel deserto degli orrori per liberare i rapiti e consegnarli all’Alto commissariato delle Nazioni unite al Cairo. Grazie a questi viaggi, Alganesh è riuscita a salvare 750 persone. Per la donna non sono mancati momenti difficili, ha messo anche in pericolo la propria vita per restituirla a chi la stava perdendo in cerca di una nuova.

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Inizia maggio, il mese dedicato alla Madonna

Inizia maggio, il mese che la Chiesa dedica alla figura di Maria. Domani, venerdì primo maggio, la tradizione è tutta pratese con l’ostensione del Sacro Cingolo mariano, in programma in cattedrale al termine del canto dei vespri delle ore 17. La Cintola sarà mostrata ai fedeli dal vicario generale monsignor Nedo Mannucci in sostituzione del vescovo Agostinelli che si trova in Terra Santa alla guida del pellegrinaggio diocesano. Si tratta della seconda mostra annuale, dopo quella di Pasqua, della preziosa reliquia custodita a Prato da oltre settecento anni. Le altre date sono il 15 agosto, l’8 settembre e il giorno di Natale.

Il primo maggio il calendario fa memoria di San Giuseppe lavoratore e si celebra la festa del lavoro. Sempre in duomo alle ore 9,30 mons. Pierluigi Milesi, vicario episcopale per i laici, presiede la messa per tutti i lavoratori, alla quale saranno presenti i due nuovi cavalieri del lavoro della provincia di Prato: Lucia Bacarelli e Giampaolo Bigagli. Come d a t r a d i z i o n e , f a r a n n o d a t e s t i m o n i a l s a c r o r i t o dell’ostensione che viene celebrato per questa ricorrenza.

Tradizionale anche la veglia di preghiera per il lavoro promossa dal Movimento lavoratori di Azione cattolica e dalla Pastorale sociale, che si tiene questa sera, giovedì 30 aprile, alle 21 nella chiesa di San Domenico, in preparazione alla festa di domani.

Sempre con il mese di maggio riprendono le stazioni mariane, momenti di preghiera presieduti dal Vescovo che si tengono nei cinque santuari pratesi dedicati al culto dalla Madonna. La prima stazione sarà in cattedrale mercoledì 6 maggio alle 18.

Le successive saranno venerdì 8 maggio nella chiesa di Santa Maria del Soccorso, sempre alle 18, e mercoledì 13 alla Pietà, dove la veglia è prevista alle 21,15. Penultimo appuntamento

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al santuario della Madonna del Giglio, mercoledì 27 maggio alle 17; le stazioni si concluderanno nella basilica di Santa Maria delle Carceri, venerdì 29 maggio alle ore 21,15.

Da tutta la Toscana per Padre Pio

A Prato da tutta la Toscana per pregare Padre Pio. Domani, venerdì 24 aprile, in tre luoghi della città – Duomo, San Niccolò e San Domenico – si tiene l’incontro regionale dei Gruppi di preghiera dedicati al Santo da Pietrelcina. Saranno presenti fra’ Carlo Laborde, guardiano della fraternità di San Giovanni Rotondo (in passato è stato anche parroco a Pietrelcina) e segretario generale dei Gruppi di preghiera in Italia e fra’ Luciano Lotti, figlio del medico curante di Padre Pio.

Nell’occasione verrà ricordata una delle figure più vicine al Santo: il dottor Guglielmo Sanguinetti, di cui si stanno celebrando i 60 anni dalla morte. Originario di Parma, Sanguinetti è stato medico condotto a Ronta e Borgo San Lorenzo nel Mugello. Era considerato ateo e «mangiapreti», ma nonostante questo acconsentì ad accompagnare la moglie a conoscere Padre Pio. Bastarono poche parole scambiate con il Santo per trasformarlo e farlo convertire alla fede.

Addirittura nel 1946 il medico lascia la Toscana per trasferirsi a San Giovanni Rotondo e mettersi a disposizione di Padre Pio. Nacque così il progetto che qualche anno più tardi dette vita alla Casa Sollievo della Sofferenza, l’ospedale fondato e inaugurato dal Santo (oggi ha 900 posti letto suddivisi tra 30 reparti di degenza medici e chirurgici). Sanguinetti fu anche tra i fondatori della Misericordia di Borgo San Lorenzo.

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Ecco il programma della giornata di domani. Si comincia alle 10,30 in duomo con l’intervento di fra’ Luciano Lotti, preceduto dal saluto del vicario generale mons. Nedo Mannucci.

Q u e s t o p r i m o m o m e n t o è p e n s a t o p e r i m a l a t i , c h e parteciperanno accompagnati dai volontari dell’Unitalsi.

Alle 16, nel conservatorio di San Niccolò, commemorazione di Guglielmo Sanguinetti, intervengono Polo Omoboni, sindaco di Borgo San Lorenzo, Roberto Trucchi, presidente nazionale Misericordie e Domenico Crupi, direttore generale della Fondazione Casa sollievo della sofferenza. Porta il proprio saluto il sindaco Matteo Biffoni. Alle 17,30, in San Domenico, accoglienza e registrazione dei gruppi, poi il saluto di don Francesco Bazzoffi, coordinatore regionale, e alle 18, la messa presieduta da fra’ Carlo Maria Laborde, segretario generale dei gruppi di pre ghiera. La liturgia sarà accompagnata dal baritono Giorgio Gatti e dalla pianista Maria Teresa Conti.

La città di Prato è stata scelta per ospitare questo evento, al quale parteciperanno centinaia di persone, per via del suo legame speciale con Padre Pio. Qui ci sono otto Gruppi di preghiera dedicati al Santo, che si trovano nelle parrocchie di Maliseti, San Giovanni Bosco, Santa Maria della Pietà (il più vecchio della Diocesi, esistente da quasi 40 anni), Castellina, Ascensione, San Giusto, Cappuccini (la comunità dei frati non c’è più ma il Gruppo di preghiera è ancora attivo) e Sacro Cuore. Quest’ultimo è il Gruppo al quale appartiene la coordinatrice diocesana Manuela Nencini, tra le principali organizzatrici dell’incontro regionale. All’interno della giornata ci sarà anche un momento tutto pratese: i Gruppi hanno deciso di donare un busto del Santo, realizzato da Chiara Pasquetti, che sarà collocato all’interno dell’ospedale Santo Stefano. Al termine della messa pomeridiana l’opera sarà consegnata al cappellano ospedaliero don Carlo Bergamaschi.

La devozione tra la nostra città e Padre Pio va indietro nel

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tempo e non sono pochi i pratesi che lo hanno conosciuto, anzi, molti ne erano amici. Tanto che tre anni fa il diacono Leonardo Bruni ha curato la pubblicazione di un libro nel quale sono narrate diciotto storie di incontri tra i fedeli pratesi e il San Pio. Tra i tanti ricordiamo Gianna Michelagnoli, sposata con Sergio Rossi da Padre Pio, Dino Natale, il cui zio, fra’ Daniele era uno dei più stretti collaboratori del Santo, e l’ex vice sindaco Tonino Lucchesi.

Arriva il prestito della speranza

Arriva anche a Prato il «Prestito della Speranza», un progetto nato grazie alla Conferenza episcopale italiana ed al supporto del Gruppo Intesa San Paolo. Si tratta della più importante esperienza italiana di microcredito realizzato con risorse private rese assolutamente pubbliche e accessibili a chi ha bisogno. Il fondo di garanzia, pari a 25 milioni di euro, è costituito da risorse Cei provenienti dall’8xMille – uno strumento che conferma la propria vocazione solidaristica – affidate a Banca Prossima, dedicata al no profit laico e religioso, che farà da moltiplicatore arrivando così a cento milioni.

Nella nostra Diocesi, come nelle altre aderenti al progetto, è la Caritas a farsi ente promotore e farà da sportello per il credito di tipo sociale, quello rivolto alle famiglie (o a singoli), mentre per il supporto alle imprese il riferimento è il Fondo Santo Stefano. «Da quando è nato, quattro anni fa, il

“Prestito della Speranza” ha già erogato 26 milioni a 4500 famiglie in tutta Italia – spiega Giovanni Pieraccini, vice direttore della Caritas diocesana e referente del progetto a Prato – è uno strumento ottimo per aiutare le persone a

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risollevarsi. Si possono rivolgere a noi anche giovani coppie che hanno difficoltà a iniziare un progetto di vita e imprese che hanno bisogno di un aiuto per la start-up», sottolinea ancora Pieraccini.

Il «Prestito» si articola dunque in due distinte forme di credito: La prima è quella «sociale», destinata a famiglie, per un massimo di 7500 euro, con un finanziamento erogato in 6 rate bimestrali di 1250 euro come forma di sostegno al reddito. Come detto, il riferimento è la Caritas, con un Centro d’ascolto appositamente dedicato, a cui si accede, previo appuntamento, il giovedì dalle 15 alle 17 in via del Seminario, 36 (caritas@diocesiprato.it; 0574-34047, 32858).

La seconda tipologia di credito invece si chiama «fare impresa», ed è destinata alle microimprese a bassa capitalizzazione o di nuova costruzione, con un prestito erogato in un’unica soluzione dell’importo massimo di 25mila euro. Con una particolare attenzione agli under 40. Qui il riferimento sul territorio è il Fondo Santo Stefano al quale si potrà chiedere il finanziamento.

«Il nostro compito – afferma Maurizio Nardi, presidente del Fss – è quello di accompagnare gli imprenditori, soprattutto se giovani e inesperti, nel loro percorso economico. Già quindici persone hanno manifestato interesse per questo prestito, per promuovere attività tessili, alimentari, agricole, commerciali. Siamo speranzosi che l’iniziativa possa veramente rappresentare una partenza per molti». Negli ultimi quattro anni grazie al Fondo Santo Stefano, che attinge anche ad altre possibilità di finanziamento, sono nate 62 nuove imprese e 6 sono prossime alla delibera. Questi i contatti del Fss: microcreditosantostefano@fondazionecrprato.it;

331-3321347. I tassi applicati ai due prestiti sono fissi e pari al 2,50% per quelli erogati alle famiglie, con una rata mensile indicativa di 138 euro e al 4,60% per le microimprese, con una rata mensile che si aggira sui 468 euro. La durata del prestito è di 6 anni, con un primo anno di preammortamento.

Cioè i primi dodici mesi dall’erogazione non si dovrà pagare alcuna rata.

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«Questo progetto rappresenta un’opportunità in cui il nostro istituto crede molto», dice Alberto Ammannati, capo area della Cassa di Risparmio di Firenze, banca del Gruppo Intesa San Paolo.

Il primo step della richiesta saranno gli sportelli Caritas e Fss, poi la sostenibilità del credito sarà valutata dall’associazione Vobis, composta da ex bancari in pensione impegnati nel promuovere progetti sociali, e dalla banca erogante. L’impegno è che entro un mese si potrà avere una risposta.

In pellegrinaggio con il vescovo in Terrasanta

Al via il pellegrinaggio diocesano con il Vescovo in Terra Santa. Da domani, giovedì 23 fino al 30 aprile, trentadue pratesi visiteranno assieme a monsignor Agostinelli i luoghi della vita e della predicazione di Cristo. Dopo l’arrivo a Tel Aviv e la prima messa a Jaffa, la sera del primo giorno i pellegrini arriveranno a Nazaret. Il viaggio poi prosegue a Gerico, Cana di Galilea, Betania e altre città che hanno visto la presenza di Gesù e del suo messaggio evangelico. Il penultimo e l’ultimo giorno è prevista la visita a Gerusalemme, con l’incontro con mons. Antonio Lazzarotto, nunzio apostolico in Israele.

Giovedì 30 i pratesi torneranno in aereo alla volta di Prato, tranne mons. Agostinelli che resterà in Terra Santa fino al 3 maggio. In qualità di correttore delle Misericordie d’Italia si recherà a Betlemme per verificare l’avvio di una collaborazione tra la realtà locale e l’associazione nazionale, per la consegna di un automezzo per il trasporto

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dei disabili e per incontri volti a incrementare le attività di scambio e cooperazione.

La pieve di Sant’Ippolito in Piazzanese torna a nuova vita

La chiesa di Sant’Ippolito in Piazzanese festeggia la sua nuova vita. Domani, sabato 18 aprile alle ore 11 è prevista l’inaugurazione della pieve – una delle più antiche di Prato – con la presentazione ufficiale dei lunghi lavori di restauro, durati 13 anni.

Tanto è stato il tempo in cui i parrocchiani e i visitatori non sono potuti entrare nella chiesa. Il rifacimento del tetto prima e, dal 2005, importanti lavori di ristrutturazione che hanno interessato tutto l’interno, hanno obbligato il pievano, don Paolo Bini, a tenere chiusa la chiesa fino agli inizi di quest’anno.

Importante la cifra spesa complessivamente, che si aggira intorno al milione e duecentomila euro, così come sono importanti gli interventi svolti: in particolare da sottolineare il lavoro sulle colonne per riesumare l’aspetto originario dei capitelli che mostrano il loro vero volto, datato XI secolo. «Una bella soddisfazione poter dichiarare ultimati i lavori di ristrutturazione, – sottolinea don Paolo Bini – anche se l’attesa è stata lunga. Grazie al lavoro svolto dagli architetti Fiorella Facchinetti e Franco Filippelli è possibile far tornare a vivere la pieve, che presenta una commistione straordinaria di stili e di epoche.

Della chiesa si ha notizie sia in epoca imperiale che in epoca longobarda, ma la sua struttura originaria risale al Mille».

E, in effetti, la chiesa offre agli occhi dei fedeli caratteri

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interessanti, sin dall’esterno, con le tre absidi rivestite esternamente di marmo verde di Prato: «È l’unica chiesa in Toscana – dice don Renzo Fantappiè, direttore dell’Ufficio Beni Culturali della diocesi – che presenta una peculiarità di questo tipo». Oltre a questo, i capitelli: databili, come detto, intorno all’XI secolo, nell’Ottocento erano stati coperti da un intervento di ammodernamento; all’interno dei lavori di ristrutturazione anche la loro pulitura completa,

«che permette – dice ancora don Fantappiè – di ammirare il loro aspetto originario, con figure dissimili da capitello a capitello».

Alla fine della navata sinistra e della navata destra due cappelle settecentesche, in stile neoclassico, impreziosite da piacevoli stucchi. A metà della navata sinistra, invece, hanno ritrovato il loro spazio le spoglie di Sant’Ippolito già dal mese di settembre, con la sua urna datata 1820. Suggestiva la storia della reliquia, arrivata in paese nel 1697 come dono del pistoiese padre Domenico Balestra al pievano Renzo di Domenico Cianchi per alcune missioni svolte nella diocesi di Pistoia. Così per Pentecoste Cianchi portò in processione le spoglie del Santo fino alla pieve, nonostante un vento fortissimo che aveva ostacolato la processione. La reliquia trova ora sede stabile nella «rinnovata» pieve storica di Prato ovest, che campeggia in una zona non scalfita dal boom edilizio del dopoguerra e dai numerosi stravolgimenti urbanistici, ed è protetta tuttora dai campi e da un’insolita, agreste tranquillità.

Per quel che riguarda il sostegno del costo dei lavori, oltre al fondamentale apporto della diocesi, importanti sono stati anche gli aiuti della Provincia di Prato, dalla Fondazione Cassa di Risparmio e dal Ministero dei Beni culturali.

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La Diocesi di Prato avrà due nuovi preti

Il primo pensiero va ai confratelli sacerdoti e ai fedeli.

«Mai staccarsi da loro, sarebbe come tradire la nostra vocazione, non si è preti per se stessi, apparteniamo alla Chiesa». Parola di don Stefano Faggi e don Marco Degli Angeli.

Età diverse, provenienze diverse – il primo ha 56 anni ed è stato medico per quasi trenta, l’altro è un chimico 33enne – ma in questo ultimo periodo di cammino che li porterà al sacerdozio, hanno trovato una grande sintonia. Tanto che la casula che indosseranno questa domenica, 19 aprile, nel giorno della loro ordinazione, sarà identica. I due, come amano ripetere, «si sostengono con spirito fraterno».

Dallo scorso ottobre sono diaconi e domenica arriveranno alla tappa più importante del loro percorso: diventeranno sacerdoti per le mani del vescovo Agostinelli all’interno della messa che si celebra alle 16 in cattedrale. Nella vestizione i due futuri preti saranno aiutati: don Marco, dal canonico Emilio Riva, che è stato suo parroco a San Giovanni Bosco, e don Stefano dal canonico Daniele Scaccini, rettore del seminario e amico di gioventù.

Per entrambi si tratta di una vocazione adulta. Dopo aver frequentato il Buzzi, don Marco lavora per quattro anni come chimico industriale in una ditta. La vita di parrocchia e la devozione per Padre Pio sono i punti di partenza del suo cammino con la comunità del seminario, durato sette anni. Come ti immagini la figura di sacerdote? «Sembra scontato ma vorrei stare in mezzo alla gente – risponde senza pensarci due volte – ci avviciniamo all’anno santo indetto dal Papa, è bello che Francesco ci ricordi che essere preti vuol dire essere uomini di Dio e di Misericordia». Don Stefano è sulla stessa lunghezza d’onda: «Da medico mi sono sempre posto in un atteggiamento di aiuto nei confronti di persone in stato di

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necessità, lo farò anche adesso ma dal punto di vista spirituale». Diventare sacerdote alla soglia dei 60 anni non è una cosa comune, per don Stefano rappresenta un punto di approdo sognato da anni e non ancora realizzato per alcune scelte legate ai bisogni della propria famiglia. Don Stefano ha assistito i genitori e lo zio prete monsignor Mario Bonacchi, anche loro medici, fino alla morte, ma soprattutto è sempre stato vicino al fratello disabile Luca, colpito da encefalite acuta quando era bambino. Per il sacerdozio, per una vita completamente dedicata a Dio, don Stefano, anzi il dottor Faggi, adesso rinuncia ad una carriera ben avviata.

O l t r e a l l a s p e c i a l i z z a z i o n e h a f a t t o t r e c o r s i d i perfezionamento e può vantare una decina di articoli in riviste scientifiche di livello internazionale. E poi, cosa non secondaria, rinuncia anche a un ottimo stipendio derivante dalla sua attività di anestesista all’ospedale di Prato.

«Lascio tutto – dice – lo faccio senza rimpianto, se avessi potuto l’avrei fatto anche prima e metterò a servizio le mie competenze nel campo della pastorale sanitaria e della bioetica».

Le prime messe saranno celebrate da entrambi domenica 26 aprile nelle rispettive parrocchie di provenienza. Don Stefano alle 11,15 nella chiesa di San Domenico e don Marco alle 11,30 a San Giovanni Bosco.

Fino a lunedì la visita

pastorale nelle parrocchie a

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sud di Vaiano

È iniziata quest’oggi la visita pastorale del vescovo Franco Agostinelli alle parrocchie di San Leonardo a Gamberame, Santi Giusto e Clemente a Faltugnano e San Martino a Fabio: tanti appuntamenti da stamani fino a lunedì 20 aprile, per conoscere queste tre realtà della vallata del Bisenzio guidate da don Giuseppe Lo Porto. Alle 10 di stamani il presule è stato accolto nella cappella San Pier Giuliano Eymard a La Cartaia, mentre alle 11,30 è stata celebrata la messa nella ditta Fartex, prima visitata da mons. Agostinelli. A seguire il pranzo con i titolari e gli operai.

Nel pomeriggio il vescovo sarà impegnato a Faltugnano, nella visita alle attività produttive e nella benedizione del cimitero. Chiuderà il pomeriggio la visita ai malati del territorio di Gamberame, mentre la sera alle 21,15 il presule incontrerà le famiglie e le comunità parrocchiali di Gamberame, Faltugnano e Fabio. La mattinata di venerdì sarà dedicata alla visita agli ammalati della frazione de La Foresta, mentre nel pomeriggio alle 15 incontrerà i lavoratori e i titolari del bar e dello stabilimento alimentare Pieragnoli. Sabato mattina mons. Agostinelli si sposterà a Fabio per la benedizione del locale cimitero e l’incontro con i bambini del catechismo alla fattoria didattica, alle10,30.

Apice della visita del vescovo Franco domenica alle 11,30 con la celebrazione della messa alla chiesa dei Santi Giusto e Clemente a Faltugnano, in cui verranno amministrate le Cresime ai ragazzi. Il viaggio del presule alla scoperta di queste realtà si concluderà lunedì 20 aprile: nel pomeriggio è previsto l’incontro con i malati di Faltugnano alle ore 16 e a seguire la visita del borgo e dell’antica chiesa di San Leonardo in Collina, con la conoscenza della comunità Emmaus.

Mons. Agostinelli saluterà ufficialmente queste tre comunità alle ore 21, con la messa alla chiesa di San Leonardo in Gamberame.

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Torna l’arte contemporanea al Museo di pittura murale

Il museo di pittura murale di San Domenico apre ancora una volta le sue porte all’arte contemporanea: dopo il successo della retrospettiva su Paul Jenkins, da sabato 18 aprile (inaugurazione alle ore 17) al 28 giugno spazio a «L’officina immaginifica di Jiri Kolar», la personale del grande artista contemporaneo ceco scomparso nel 2002. Oltre cento opere saranno esposte nelle sale del museo del complesso di San Domenico, più circa quaranta alla galleria Open Art di viale della Repubblica 24, alla scoperta dell’intellettuale cosmopolita e profondamente innestato in una storia di tradizione alle radici dell’Europa contemporanea, interprete altissimo di quell’inquietudine culturale che ha connotato il XX secolo.

L’esposizione rappresenta la prima ampia retrospettiva dedicata a Kolar in Italia dalla sua morte: «All’inaugurazione sarà presente il console della Repubblica ceca, è una mostra di altissimo livello – sottolinea Mauro Stefanini, direttore della Galleria Open Art, che ha curato l’esposizione assieme a Francesca Pola – per capire quanto sia importante basta riferire che Jiri Kolar da vivente ha fatto tre mostre al Guggenheim di New York. Un’arte elevata a livello culturale, rappresenta uno dei massimi artisti sulla lavorazione del collage: riesce a trasformare tutto e raccoglie a piene mani la cultura legata all’arte». Tra le opere, materiali inediti esposti anche al Museum Haus Lange di Krefeld e al Solomon Guggenheim di New York. Tanto appare criptico il suo collage da venire addirittura incarcerato, perché il regime comunista credeva che, con le sue opere, inviasse messaggi criptati all’Occidente. Un altro nome di primo piano che si inserisce

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all’interno delle sale del museo di pittura murale. «Ci è piaciuto ritentare questa esperienza con l’arte contemporanea – evidenzia Claudio Cerretelli, direttore dei musei diocesani – con un artista amatissimo in Francia, in America ed esposto in tutta Europa. L’inserimento di opere come queste nel museo, ancora in fase di ristrutturazione, appare positivo perché Kolar basa la sua filosofia proprio sulla conoscenza dell’arte, della poesia e della cultura antica, quindi la commistione tra le sue opere modernissime e il contesto medievale dei nostri spazi appare veramente significativa».

«Un artista colto – sono le parole di don Giuseppe Billi della Commissione di arte sacra della diocesi – che per me ha un significato particolare. Un nome che ha teso la mano all’antico, con un occhio anche alla religiosità».

Come detto, l’inaugurazione è sabato 18 aprile alle 17; gli orari di apertura sono i seguenti: al museo di pittura murale le opere sono visibili dal lunedì alla domenica (chiuso il martedì) dalle 14 alle 20, mentre alla galleria Open Art dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 19,30 e il sabato dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 15 alle 19,30. Sempre ingresso libero. La mostra ha il Patrocinio del Comune di Prato.

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