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Tunisia. Focus Economia. 2 aprile 2014

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Per importanti comunicazioni si rimanda all’ultima pagina.

Economia vista in modesta ripresa. Pesano le misure chieste dal FMI per aggiustare gli squilibri esterno ed interno. Confortanti segnali di stabilizzazione del quadro politico, ma le agenzie restano caute

 Dopo mesi di tensioni, la crisi politica Tunisina si è risolta lo scorso gennaio con l’insediamento di un Governo formato da figure senza legami con i partiti tradizionali, sostenuto da un ampio arco di forze politiche, che dovrà gestire le elezioni parlamentari e quelle politiche previste nella seconda metà del 2014.

 L’incremento del PIL ha rallentato al 2,6% nel 2012, dal 3,6% nel 2013. Nel 2014 la crescita dell’economia continuerà ad essere frenata dalle misure per contenere il deficit. A livello ufficiale prevale comunque la cautela. Il Governo ha di recente tagliato la previsione di crescita del PIL quest’anno al 2,8%, portandola più in linea con il 3% indicato dal FMI ed il 2,9%

previsto da EIU. La Banca centrale è un po’ più ottimista e ritiene che, proseguendo l’attuale fase di stabilizzazione del quadro politico, la crescita potrebbe accelerare al 3,5%.

 Nel 2013, il tasso tendenziale d’inflazione, dopo essere salito al 6,5% a/a a marzo 2013, ha successivamente frenato portandosi in dicembre al 6%, invariato rispetto a dicembre 2012. Il tasso medio complessivo è invece salito al 6,1%, dal 5,6% nel 2012. Nei primi mesi del 2014 l’inflazione si è raffreddata ulteriormente, con il tendenziale sceso al 5,5% a febbraio, grazie alle più contenute pressioni dai beni alimentari.

 Nel corso del 2013 la Banca centrale, a fronte dell’accelerazione dell’inflazione, ha alzato in due riprese il tasso di riferimento (a marzo e dicembre) per compressivi 75 punti base, portandolo al 4,5%. Il recente rafforzamento della valuta e la più favorevole dinamica attesa dei prezzi dei prodotti alimentari rendono improbabili nuove azioni restrittive nel corso del 2014.

 Le Autorità tunisine perseguono una politica di deprezzamento controllato della valuta, finalizzata a difendere la competitività dei prodotti manifatturieri esportati. Nel corso del 2013 il dinaro tunisino si è deprezzato di quasi l’8% in termini nominali (10,4% verso l’euro).

Secondo stime del FMI, la discesa del cambio nominale ha ridotto la sopravalutazione del cambio reale effettivo a circa il 5% a fine 2013.

 Nel 2013 il deficit pubblico per cassa (escludendo i proventi da privatizzazioni e le donazioni) è sceso al 4,5% del PIL, dal 5% nel 2012. Il deficit di competenza, secondo stime del FMI, è salito al 6,2% del PIL, dal 5,7% nel 2012. Secondo stime del FMI, le spese di competenza del 2013 e la prevista ricapitalizzazione delle banche porteranno ad un deficit per cassa superiore all’8% del PIL. Il debito pubblico in rapporto al PIL della Tunisia (48,8% nel 2013) è comunque tra i più bassi, considerando i Paesi del gruppo MENA importatori netti di petrolio.

 Nel 2013 il deficit della parte corrente della bilancia dei pagamenti si è allargato a 3,9 miliardi di dollari (8,0% del PIL). La bilancia dei pagamenti ha registrato un deficit complessivo di 0,7 miliardi rispetto ad un surplus di 1,4 miliardi nel 2012. Le riserve in valuta, pari a 6,8 miliardi a fine dicembre 2013, garantiscono una bassa copertura del fabbisogno finanziario esterno (stimato da EIU pari a 12,5 miliardi di dollari, per un reserve cover ratio pari a 0,55) e delle importazioni (quasi 4 mesi). Questa condizione ha indotto la Tunisia a chiedere il sostegno finanziario del FMI.

 Il basso grado di copertura degli impegni di finanziamento esterno garantito dalle riserve, il peggioramento dei conti pubblici e l’acuirsi delle tensioni politiche hanno portato nel corso del 2013 a ripetuti tagli di rating del debito sovrano in valuta della Tunisia da parte delle principali agenzie. Anche dopo i recenti positivi sviluppi politici, le agenzie restano caute.

2 aprile 2014

MENA Scheda Paese Intesa Sanpaolo Servizio Studi e Ricerche International Economics

Giancarlo Frigoli Economista

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Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 2 Contesto sociale e politico e relazioni internazionali

Dopo mesi di tensioni tra il Governo sostenuto da Ennahda (il partito di ispirazione islamica moderato che ha ottenuto la maggioranza relativa nelle elezioni dell’Assemblea Costituente tenutesi nell’ottobre 2011, con 90 seggi su 217) e le forze di opposizione, tensioni alimentate dalla difficile situazione economica del Paese e da alcune azioni di matrice terroristica contro esponenti di gruppi non confessionali dell’opposizione, la crisi politica tunisina si è risolta lo scorso gennaio con l’insediamento di un Governo. Il nuovo Governo, formato da figure senza legami con i partiti tradizionali ma sostenuto da un ampio arco di forze politiche e presieduto da Mehdi Jomaa (un tecnocrate proveniente dal settore privato) dovrà gestire le elezioni parlamentari e quelle politiche previste nella seconda metà del 2014. Sempre lo scorso gennaio l’Assemblea Costituente ha approvato la nuova Costituzione, un passo fondamentale verso la definitiva stabilizzazione politica dopo i rivolgimenti innescati dalla Primavera Araba, iniziata proprio in Tunisia nel 2011. La nuova Costituzione, tra le più avanzate nel mondo arabo, salvaguarda i diritti civili, politici, sociali, economici e culturali e l’indipendenza del potere giudiziario. Riguardo agli sviluppi politici futuri, i più recenti sondaggi indicano una divisione del consenso tra Ennahda e i partiti laici. Se queste previsioni saranno confermate, è probabile che dopo le elezioni si formerà un Governo di coalizione tra islamici moderati e partiti laici.

La Tunisia ha stretti rapporti commerciali con l’Unione Europea. E’ stato il primo Paese della sponda Sud Med a firmare con l’Unione Europea nel 1995 l’Accordo di Associazione e nel 2008 un accordo di libero scambio per i prodotti industriali. Nel dicembre 2009, Tunisia e UE hanno concordato un protocollo di regole per dirimere eventuali controversie nel commercio. In occasione dell’ottava sessione del Consiglio Associativo Tunisia-UE, tenutasi a maggio 2010, è stata decisa l’istituzione di uno specifico gruppo di lavoro che deve elaborare un percorso che porti la Tunisia in una posizione di “stato avanzato” nelle relazioni con l’UE. Il Paese ha infine iniziato ad adottare il nuovo sistema Pan Europeo-Mediterraneo di tracciabilità della provenienza delle merci. In questo modo, la Tunisia manterrà un accesso preferenziale nell’UE per le merci esportate che contengono anche componenti realizzate altrove.

Indicatori contesto socio-politico

Ultimo Precedente

Stabilità sociale (5 max., 1 min.) (1) - -

Corruption Perception Index (0 max., 10 min.) (2) 4,6 4,9

Governance Economica (2,5 max., -2,5 min.) (3) -0,1 0,0

Indice di libertà economica (100 max., 0 min.) (4) 61,0 59,2

Classe di Reddito (3) Lower middle income

Speranza di vita (anni) (3) 73 78 G7

Qualità del sistema d’istruzione (7 max., 1 min.) (5) 5,1 3,7 Mondo Fonti: (1) EIU; (2) Transparency International; (3) World Bank; (4) Heritage Foundation; (5) World Economic Forum

G 7 e Mondo = valore aggregato

(3)

Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 3 Crescita e inflazione

La congiuntura

Secondo dati preliminari, la crescita del PIL ha frenato al 2,6% nel 2013 dal 3,6% nel 2012. Dal lato dell’offerta, la produzione agricola, che ha un peso abbastanza elevato nell’economia (8,8%), è scesa del 4,1% a causa delle avverse condizioni climatiche. Pure l’attività di estrazione ha sottratto al PIL, a causa del calo di gas e petrolio (-6,3%), solo in parte bilanciato dalla maggiore produzione di fosfati (+8,2%). La dinamica dei servizi è stata solo leggermente inferiore a quella del 2012 (+4,9% vs. +5,3%), grazie alla crescita sostenuta dei servizi di comunicazione (+9,8%) e finanziari (+4,9%) che ha parzialmente compensato la relativa debolezza di quelli dipendenti dal turismo. A causa dell’acuirsi delle tensioni politiche, nel 2013 i proventi da turismo sono scesi a 1,9 miliardi da 2,1 miliardi l’anno prima.

Dal lato della domanda, la dinamica dei consumi privati (anche grazie all’apporto degli acquisti dei cittadini libici ad alto reddito in fuga dal loro Paese) e di quelli pubblici è rimasta sostenuta, mentre gli investimenti totali hanno rallentato significativamente (+2%), penalizzati dalla contrazione degli investimenti pubblici (-20%) e dal calo degli investimenti diretti esteri, e solo parzialmente bilanciati dall’espansione di quelli privati nelle costruzioni. Le esportazioni (+2% in volume, in lieve contrazione in valore) hanno continuato a risentire della debole domanda in Europa, il principale mercato di sbocco, e il commercio estero ha sottratto al PIL.

Rapporti con l’estero PIL: Struttura e variazione USD miliardi 2010 2012 2013

Turismo 1,6 2,1 1,9

IDE 1,1 1,5 1,0

Rimesse 1,9 2,3 2,5

Esportazioni 16,7 17,1 17,0

Fonte: Ufficio nazionale di statistica

2013 2013 2012

Peso % Variazione % a/a

Agricoltura 8,8 -4,1 6,5

Minerario 0,3 8,2 5,6

Idrocarburi 2,9 -6,3 -3,1

Manifatturiero 17,4 2,6 3,3

Elettricità 0,9 2,7 10,3

Acqua 0,3 7,5 4,6

Costruzioni 4,5 2,6 1,5

Servizi 64,9 4,9 5,3

Hotels 4,5 2,5 10,6

Finanziari 4,7 4,9 3,8

Altri 13,4 3,9 2,3

Manutenzione 0,4 4,0 2,9

Trasporti 7,8 3,4 8,0

Commercio 8,1 3,0 0,7

Pubblici 19,4 5,8 6,0

Poste e com. 6,7 9,8 9,4

PIL 100 2,6 3,6

Fonte: Ufficio nazionale di statistica

Nel 2014, la crescita dell’economia continuerà ad essere frenata dalle misure per contenere il deficit, in particolare dalla riforma dei sussidi che peserà sulla domanda interna, mentre è previsto un maggiore apporto dalla domanda estera, sia attraverso le esportazioni sia attraverso il turismo, di cui dovrebbero beneficiare il manifatturiero ed alcuni servizi. Dal lato della produzione è inoltre probabile un maggior contributo dell’attività agricola. A livello ufficiale prevale comunque la cautela. Il Governo e la Banca centrale hanno di recente tagliato la previsione di crescita del PIL quest’anno al 2,8%, portandola più in linea con il 3% indicato dal FMI nel rapporto preparato in occasione del pagamento della 2° tranche del prestito (cfr. segue) e del 2,9% previsto da EIU.

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(4)

Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 4

Tunisia: conti nazionali e inflazione

2013 2004-08 media 2010 2011 2012 2013 2014E 2015E

USD mld Variazione % in termini reali

PIL 48,8 5,3 3,0 -2,0 3,6 2,6 2,9 4,0

Consumi 31,5 4,8 2,6 -7,1 4,3 3,5 3,7 4,3

Spesa pubblica 8,7 4,9 5,1 5,8 3,3 4,2 3,8 3,2

Investimenti 10,7 5,1 4,0 -3,6 6,3 2,0 3,2 4,3

Var. scorte 1,6 0,1 -0,7 0,0 -0,1 0,5 0,2 0,4

Esportazioni 23,0 5,8 4,8 -3,9 11,0 2,0 2,8 4,4

Importazioni 26,8 5,1 3,8 -9,2 13,9 4,8 5,2 5,7

Inflazione media 3,6 4,4 3,5 5,6 6,1 5,6 4,3

Fonte: EIU

L’inflazione

Nel 2013, l’allargamento dell’output gap negativo da una parte, e la dinamica contenuta dei prezzi alla produzione e di quelli amministrati (questi ultimi contribuiscono ad un terzo dell’indice) dall’altra, hanno permesso di tenere l’inflazione sotto controllo. Il tasso tendenziale d’inflazione, dopo essere salito al 6,5% a/a a marzo 2013, spinto principalmente dall’aumento (+10%) dei prezzi dei prodotti alimentari non soggetti a vincoli, ha successivamente frenato portandosi a dicembre 2013 al 6%, invariato rispetto a dicembre 2012. Il tasso core è rimasto sostanzialmente stabile nel 2013, al 4,7%. Il tasso medio complessivo è invece salito al 6,1% dal 5,6% nel 2012. Nei primi mesi del 2014, l’inflazione si è raffreddata ulteriormente, con il tendenziale sceso al 5,5% a febbraio, grazie alle più contenute pressioni dai beni alimentari e ai rialzi del tasso d’interesse di riferimento operati dalla Banca centrale lo scorso anno (cfr. segue).

Per il 2014 si attende che l’inflazione media converga al 5,4% indicato dalla Banca centrale per il 2014 (previsione EIU: 5,6%).

Inflazione e tasso di riferimento Cambio reale effettivo del dinaro (*)

0,0 1,0 2,0 3,0 4,0 5,0 6,0 7,0

feb-11 feb-12 feb-13 feb-14 tasso o/n

inflazione tend

85 90 95 100 105

gen-05 gen-08 gen-11 gen-14

Fonte: EIU Fonte: Thomson Reuters-Datastream. (*) La linea continua indica

la media di lungo periodo.

(5)

Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 5 Il modello di sviluppo

La Tunisia è un’economia piccola (il PIL nominale pari a 48,8 miliardi di dollari nel 2013, è poco più del 10% di quello dell’intero Maghreb) ma aperta e abbastanza diversificata. Il rapporto tra la somma di esportazioni e importazioni e PIL (92,9% nel 2012) è il più alto tra i Paesi del Mediterraneo del Sud. Nel triennio 2008-10, prima dell’inizio della fase di turbolenza politica che ancora interessa il Paese, gli IDE sono stati mediamente pari al 4,4% del PIL. Nel 2013 sono stimati pari al 2% del PIL. Nel periodo 2007-11, il 60% degli IDE sono andati al settore energia, un quarto al manifatturiero e una piccola quota verso il turismo e l’immobiliare. Sempre nel triennio 2008-10, i flussi di fondi generati dal turismo ammontavano mediamente al 5,8% del PIL; dopo il parziale recupero evidenziato nel 2012, nel 2013 sono di nuovo scesi al 3,9% del PIL. Le rimesse dei lavoratori emigrati hanno invece mostrato una buona tenuta, attestandosi al 5,1% del PIL nel 2013, dopo il calo registrato nel 2011 per la guerra in Libia, dove è occupata una consistente quota della forza lavoro tunisina impegnata all’estero.

Tunisia: flussi dall’estero (% PIL) Sud Med : grado apertura commerciale (Exp+

Imp /PIL) 5,8

3,7

4,6 3,9

4,6 4,3

5,2 5,1

4,4

2,5

3,3

2,0

-1 1 3 5 7

2008 -'10 2011 2012 2013

Turismo Rimesse IDE % 2008-10 2011 2012 2013

Egitto 41,1 36,4 34,0 42,3

Giordania 92,5 91,7 92,1 120,4

Libano 62,8 63,8 59,5 66,9

Marocco 60,0 66,6 68,3 83,6

Siria 50,8 51,2 32,7 31,4

Tunisia 87,7 91,2 92,9 102,1

Fonte: EIU

Fonte: Banca centrale

Il settore manifatturiero si basa su industrie a basso valore aggiunto e ad alta intensità di lavoro, come il tessile/abbigliamento e la trasformazione alimentare, ma vede anche la presenza della meccanica e dell’elettronica al consumo. La competitività è stata difesa attraverso i controlli sui salari e, principalmente, attraverso i sussidi sui prezzi e con occasionali aggiustamenti del tasso di cambio. Oltre un terzo delle esportazioni sono costituite da prodotti dell’industria meccanica ed elettronica, un quarto dal tessile abbigliamento; seguono i prodotti energetici e gli agricoli con quote attorno al 15%. Nel 2012 i paesi dell’Unione Europea hanno assorbito oltre i tre quarti delle esportazioni della Tunisia. Negli ultimi anni, a fronte di crescenti pressioni competitive dall’Asia nelle produzioni più tradizionali e a basso contenuto tecnologico, l’industria tunisina ha compiuto sforzi di diversificazione verso settori a più elevato valore aggiunto, quali la componentistica elettronica, l’aereonautica, l’Information Technology e i mezzi di trasporto. In particolare, è stato favorito lo sviluppo di aree industriali regolamentate da leggi speciali e dotate di servizi di supporto, in cui possono insediarsi a condizioni agevolate aziende ad alto contenuto tecnologico. Nel Paese sono attualmente presenti sette zone specializzate in attività più avanzate tecnologicamente (tra le quali Elgazala Pole of Communication Technology), come le telecomunicazioni, le energie rinnovabili, l’informatica, la bioagricoltura e l’elettronica.

Il peso dei flussi dall’estero (esportazioni, IDE, turismo e rimesse) implica tuttavia un’elevata vulnerabilità dell’economia alla congiuntura esterna, soprattutto a quella dell’UE. Il coefficiente di correlazione tra il PIL non-agricolo della Tunisia e quello dell’UE è pari al 63% (stime del FMI), principalmente per il canale delle esportazioni, seguito da turismo e rimesse.

La crescita dell’economia, seppur sostenuta (5,3% medio nel quinquennio 2004-08 e 3% medio nel biennio 2009-10 prima della crisi politica), non è stata tuttavia sufficiente ad assorbire la forza lavoro: il tasso di disoccupazione è elevato (15,3% nel IV° trimestre 2013) soprattutto tra la popolazione istruita (il 32% tra chi detiene un diploma di istruzione secondaria superiore). La disoccupazione è stato uno dei principali fattori di malcontento all’origine della rivoluzione.

(6)

Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 6 Governo dell’economia

Nel corso del 2013 la Banca centrale, a fronte dell’accelerazione dell’inflazione, ha alzato in due riprese il tasso di riferimento (a marzo e dicembre) per compressivi 75 punti base, portandolo al 4,5%. Nello stesso tempo ha ristretto il corridoio delle operazioni di finanziamento overnight a +/-25pb rispetto al tasso di riferimento, lasciando così di fatto invariato al 4,75% il costo massimo dei fondi overnight alle banche. Inoltre, l’Autorità Monetaria ha tagliato dal 2% all’1%

il coefficiente di riserva sui depositi, liberando fondi aggiuntivi per le banche. I tassi reali restano negativi: il FMI ha sottolineato che questa politica comporta rischi di pressioni inflazionistiche. Il recente rafforzamento della valuta e la più favorevole dinamica attesa dei prezzi dei prodotti alimentari rendono tuttavia improbabili nuove azioni restrittive nel corso del 2014.

Le Autorità tunisine perseguono una politica di deprezzamento controllato della valuta, finalizzata a difendere la competitività dei prodotti manifatturieri esportati (essendo a basso e medio contenuto tecnologico, dipendono molto dal prezzo per affermarsi sui mercati esteri) senza però determinare eccessive spinte inflazionistiche dai beni importati. Nel corso del 2013 il dinaro tunisino si è deprezzato di quasi l’8% in termini nominali (10,4% verso l’euro), rispetto al 5,1% (5% verso l’euro nel 2012). Secondo stime del FMI, la discesa del cambio nominale ha ridotto la sopravalutazione del cambio reale effettivo a circa il 5% a fine 2013. Nel 1° trimestre 2014 il dinaro tunisino, grazie anche alla spinta venuta dagli afflussi di capitale dovuti ai depositi di paesi amici (Qatar), si è apprezzato di poco più del 3% sia verso il dollaro (a 1,58 TND) che verso l’euro (2,18 TND).

Saldo Stato/PIL Debito pubblico/PIL

-20 -15 -10 -5 0

2012 2013

0 50 100 150

2012 2013

Fonte: EIU Fonte: EIU

Nel 2013 il deficit pubblico per cassa (escludendo i proventi da privatizzazioni e le donazioni) è sceso al 4,5% del PIL, dal 5% nel 2012. Questo miglioramento è stato però in gran parte determinato dallo spostamento al 2014 di alcuni pagamenti e dal basso grado di realizzazione degli investimenti programmati. Il deficit di competenza, secondo stime del FMI, è in effetti salito al 6,2% del PIL, dal 5,7% nel 2012. Nonostante gli aumenti dei prezzi dei carburanti decisi nel 2013, la spesa per salari e sussidi assorbe ancora il 70% del bilancio. Secondo stime del FMI, le spese di competenza del 2013 e la prevista ricapitalizzazione delle banche porteranno ad un deficit per cassa superiore all’8% del PIL, nonostante la spesa per sussidi sia prevista scendere al 7% del PIL dall’8,9% nel 2013, grazie ai previsti aumenti delle tariffe elettriche e del gas concordati con il FMI. Il Governo prevede di finanziare il deficit interamente con prestiti esteri (cfr. segue). Il debito pubblico in rapporto al PIL della Tunisia (48,8% nel 2013) è comunque tra i più bassi, considerando i Paesi del gruppo MENA importatori netti di petrolio. Il 60% di questo debito è verso non residenti, per la quasi totalità organismi multilaterali (FMI, Banca Mondiale etc.).

(7)

Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 7 Vulnerabilità esterna e rapporti con organismi finanziari internazionali

Secondo dati preliminari, nel 2013 il deficit della parte corrente della bilancia dei pagamenti si è allargato a 3,9 miliardi di dollari (8,0% del PIL) da 3,7 miliardi nel 2012. Questo aumento è dovuto al calo dei proventi da turismo e delle rimesse dei lavoratori emigrati e ad un più consistente rimpatrio dei dividenti sugli investimenti diretti nel Paese.

Sempre nel 2013, il surplus del conto finanziario si è ridotto a 3,2 miliardi da 5 miliardi l’anno prima, per effetto della contrazione dei IDE (questa voce nel 2012 era stata sostenuta dalla vendita di quote di società di telecomunicazione e banche) e di aiuti più contenuti sotto forma di prestiti diretti o garantiti da organismi internazionali (come la Banca Mondiale) o da Paesi amici.

Nel 2013 la bilancia dei pagamenti ha registrato un deficit di 0,7 miliardi rispetto a un surplus di 1,4 miliardi nel 2012. Le riserve in valuta, pari a 6,8 miliardi a fine dicembre 2013, garantiscono una bassa copertura del fabbisogno finanziario esterno (stimato da EIU pari a 12,5 miliardi di dollari, per un reserve cover ratio pari a 0,55) e delle importazioni (quasi 4 mesi). Questa condizione ha indotto la Tunisia a chiedere il sostegno finanziario del FMI. Lo scorso giugno il Comitato Esecutivo del FMI ha approvato un prestito stand-by alla Tunisia di ammontare pari a 1,146 miliardi di dollari, della durata di 24 mesi. Due rate di questo prestito sono state già sborsate (la prima lo scorso giugno, la seconda a fine gennaio 2014) per complessivi 658,8 milioni. Nel 2014 la Tunisia ha in programma la raccolta di poco meno di mezzo miliardo di dollari con l’emissione nei prossimi mesi di un Sukuk bond (finanza islamica) e di ulteriori 1,88 miliardi con l’emissione di titoli in valuta su cui vi sarà la garanzia di Stati Uniti e Giappone.

Inoltre fondi per 500 e 250 milioni di dollari sono stati promessi rispettivamente dalla Banca Mondiale e dall’UE. Secondo recenti indicazioni del Primo Ministro, la Tunisia intende ottenere dall’estero quest’anno 8 miliardi di prestiti per coprire il proprio fabbisogno.

A fine 2011, la Tunisia presentava una posizione finanziaria netta largamente passiva (114.5%

del PIL). Questa condizione è determinata principalmente dai consistenti investimenti diretti dall’estero e dai prestiti esteri a medio e lungo termine.

Bilancia dei pagamenti PFN (2012) e fabbisogno estero (2014E) Miliardi di dollari 2013 2012

Saldo corrente -3,9 -3,7

Commercio -5,9 -6,1

Servizi 1,7 1,9

Redditi -0,1 0,2

Trasferimenti 0,3 0,2

Saldo finanziario 3,2 5,0

Conto capitale 0,1 0,5

IDE 1,0 1,5

Portafoglio 0,1 0,0

Altri investimenti 2,0 3,0

Errori 0,0 0,1

Var. riserve (*) 0,7 -1,4

Miliardi di dollari Attività Passività

IDE - 33,1

Portafoglio 0,06 1,8

Altri investimenti 2,1 25,1

Riserve incluso oro 8,7

PFN % -59,2

PFN/PIL % -114,5

Fabbisogno finanziario 2014E 12,5

- Deficit corrente 4,0

- Debito in scadenza 8,5 Riserve in valuta 2013 6,8 Reserve cover ratio (2014E) (*) 0,55 Nota: (*) Il segno (-) indica un aumento delle riserve. Fonte:

Banca centrale tunisina Nota: (*) Il rapporto tra riserve in valuta e l’aggregato composto dalla somma tra debito in scadenza ed eventuale deficit corrente da finanziare stimato da EIU per il 2014. Fonte: Banca centrale tunisina

(8)

Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 8 Prospettive e rischi

Il basso grado di copertura degli impegni di finanziamento esterno garantito dalle riserve, il peggioramento dei conti pubblici e l’acuirsi delle tensioni politiche hanno portato nel corso del 2013 a ripetuti tagli di rating del debito sovrano in valuta della Tunisia da parte delle principali agenzie. Anche dopo i recenti positivi sviluppi politici, che hanno visto la formazione di un nuovo Governo di transizione di larghe intese e l’approvazione della nuova Costituzione, le agenzie restano caute, stanti le difficoltà che il Governo probabilmente incontrerà nel rispettare l’agenda fissata dal FMI, soprattutto la parte riguardante il controllo dei conti pubblici, a causa della rigidità della spesa pubblica, dei problemi sociali dovuti all’elevata disoccupazione e delle necessità di ricapitalizzazione delle banche. Il quadro politico, pur a fronte dei citati recenti positivi sviluppi, presenta una condizione di tregua. Gli appuntamenti elettorali in calendario nella seconda metà del 2014 concluderanno la fase di transizione verso un nuovo assetto politico-istituzionale; nello scenario più ottimistico, dovrebbero determinare maggiore fiducia nella capacità del Paese di superare l’attuale momento di difficoltà e creare condizioni più favorevoli al flusso dei fondi dall’estero sotto forma di IDE e prestiti e aiuti dai Paesi amici, indispensabili alla Tunisia per far fronte al fabbisogno finanziario esterno e per sostenere il deficit pubblico. Sebbene le prospettive di stabilità politica siano più solide, restano rischi di un nuovo deterioramento, dovuto prima alla competizione elettorale, poi alla possibilità che la stessa non produca un assetto politico chiaro. Sussiste poi il pericolo di una recrudescenza del terrorismo.

Il CDS spread della Tunisia ha toccato nel corso del 2013 nuovi massimi, portandosi a settembre attorno ai 450pb, a seguito del peggioramento del quadro politico e dei diffusi tagli di rating.

Nel 1° trimestre 2014, grazie ai positivi sviluppi sul fronte politico, lo spread è tornato a restringersi, portandosi attorno ai 380pb. Il mercato azionario risente invece della debolezza dell’economia ed è agli ultimi posti nella classifica delle performance in Medio Oriente nel 1° trimestre 2014.

Mercato azionario E CDS spread

2014(*) 2013

Dubai 34,2 107,7

Egitto 16,8 24,2

Qatar 12,7 23,9

Saudi 11,5 25,5

Israele 10,0 15,3

Bahrain 8,9 17,2

Giordania 6,6 -6,8

Libano 5,6 -1,6

Marocco 5,0 -2,6

Tunisia 4,8 -4,3

Turchia 4,5 -13,3

Kuwait 0,1 27,2

200 250 300 350 400 450 500

Mar-12 Sep-12 Mar-13 Sep-13 Mar-14

Nota: (*) gennaio-1 aprile. Fonte: Thomson Reuters-Datastream Fonte: Thomson Reuters-Datastream

(9)

Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 9 Tavola dati macroeconomici

Economia reale

2004-08 2012 2013 2014E 2015E

Popolazione (milioni) 10,2 10,9 11,0 11,1 11,1

PIL pro-capite (dollari PPP) 6960 8590 8870 9190 9190

PIL reale (var. %) 5,3 3,6 2,6 2,9 4,0

Inflazione (media %) 3,6 5,6 6,1 5,6 4,3

Debito pubblico/PIL (%) 48,9 46,1 48,8 51,0 52,9

Saldo Stato/PIL (%) -1,5 -5,7 -6,7 -6,3 -5,8

Tasso di mercato monetario (%) 5,1 3,8 4,6 4,6 4,4

Cambio valuta locale/dollaro (media) 1,3 1,6 1,6 1,7 1,8

Tasso di cambio effettivo reale 83,7 76,4 78,1 79,9 79,2

Tasso di cambio effettivo reale

(disallineamento % media lungo periodo)

1,6 -7,2 -5,2 -3,0 -3,9

Vulnerabilità esterna

2004-2008 2012 2013 2014E 2015E

Saldo corrente (miliardi di dollari) -0,8 -3,7 -3,9 -4,0 -3,9

Saldo corrente/PIL (%) -2,1 -8,3 -8,0 -7,6 -7,2

Debito estero/PIL (%) 54,6 55,8 55,1 56,3 58,0

Servizio debito/Export (%) 11,9 10,8 10,7 11,2 11,4

Debito estero breve/Debito estero totale (%) 0,2 0,2 0,2 0,2 0,2

Debito estero breve/Riserve (x) 57,0 74,5 86,9 83,5 80,8

Riserve (in mesi d’importazioni) 4,1 3,8 3,3 3,4 3,5

Prospettive e rischi

Ultimo Precedente

Political Risk (1=rischio max; 10=rischio min) ND ND

Spread (CDS 5A) 370pb (01 apr 2014) 435b (6 giu 2013)

Fitch* BB-/N (Oct 2013) BB+/N

Standard & Poor's* B/N (Aug. 2013) BB-/N

Moody's* Ba3/N (Nov. 2013) Ba2/N

Rating macroeconomico (a) BB (Apr. 2013) BB+

Note: E, F stime e previsioni EIU marzo 2014;

(*) Rating su debito sovrano a lungo termine in valuta estera; (a) A cura del Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, esso non coincide necessariamente con il rating ufficiale interno della Banca.

Fonti: EIU, Thomson Reuters-Datastream, Moody's, JPMorgan, IIF, FMI, Banca Mondiale, EBRD, ISI, EC, ICE, Transparency International, Heritage Foundation

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Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 10

Intesa Sanpaolo Servizio Studi e Ricerche - Responsabile Gregorio De Felice Tel 02 8021 + (3) Tel 02 8796 + (6)

International Economics - Responsabile

Gianluca Salsecci 35608 [email protected]

Economista - America Latina, CSI e MENA

Giancarlo Frigoli 32287 [email protected]

Economista - Asia Emergenti

Silvia Guizzo 62109 [email protected]

Economista - Macro CEE e SEE

Antonio Pesce 62137 [email protected]

Economista - Commercio e Industria

Wilma Vergi 62039 [email protected]

Economista - Banche e Mercati

Davidia Zucchelli 32290 [email protected]

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