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Tunisia. Focus Economia. 10 giugno 2013

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Per importanti comunicazioni si rimanda all’ultima pagina.

Tensioni politiche interne e quadro congiunturale esterno avverso frenano la ripresa dell’economia. In aumento deficit pubblico e corrente. Il FMI concede un prestito stand-by.

 In Tunisia la situazione politica si è deteriorata nell’ultimo anno a seguito delle divisioni e della debolezza dell’Esecutivo, dello scontro tra laici e islamici riguardo i principi su cui fondare la nuova Costituzione e, infine, il peggioramento delle condizioni di sicurezza.

 Il PIL della Tunisia è aumentato del 3,6% in termini reali nel 2012, dopo essere diminuito dell’1,9% nel 2011. Il recupero registrato nel 2012 riflette il favorevole effetto base rispetto al 2011 quando l’economia era stata penalizzata dalle disfunzioni create dai profondi rivolgimenti politici che hanno interessato il Paese. Le tensioni interne, unite ad una congiuntura esterna debole, soprattutto in Europa, un mercato vitale per la Tunisia, continuano ad esercitare un freno sull’attività economica. Il Governo prevede per il 2013 un tasso di crescita del 4% (lo stesso indicato dal FMI nel WEO di Aprile 2013). EIU vede una espansione in termini reali più contenuta, del 3,4%. Nel 2014 la stabilizzazione del quadro interno unita ad una più favorevole congiuntura esterna, sono attesi portare ad una accelerazione della crescita (4,5% per il FMI, 3,7% per EIU).

 Nel 2012 e nella prima metà del 2013 l’inflazione ha accelerato. Il tasso tendenziale è salito dal 4,9% a fine 2011 al 6,4% a maggio 2013. Il tasso medio di inflazione è previsto al 6% nel 2013, dal 5,6% del 2012

 La Banca centrale ha assunto un atteggiamento restrittivo, alzando il tasso di riferimento in due riprese ad agosto 2012 e marzo 2013 portandolo dal 3,5% al 4%.

 Nella fase di instabilità che da due anni e mezzo caratterizza il Paese, le Autorità hanno mantenuto una politica di deprezzamento controllato della valuta, con l’obiettivo di difendere la competitività dei prodotti manifatturieri esportati e, nello stesso tempo, di contenere l’inflazione importata. Secondo stime del FMI, il cambio reale effettivo a metà 2012 risultava sopravvalutato di circa il 5% rispetto al suo valore di equilibrio.

 Le pressioni sul Governo esercitate dal movimento di protesta hanno portato negli ultimi anni ad un sostanziale aumento della spesa pubblica, soprattutto quella in salari e sussidi. Nel 2012 il deficit pubblico in rapporto al PIL è stato del 6,6% in ulteriore crescita rispetto al 5,9% nel 2011. Il deficit obiettivo 2013, inizialmente indicato pari al 5,9% del PIL è stato di recente ridotto al 5,1%, dopo il taglio dei sussidi sui carburanti e alcuni prodotti di prima necessità come il latte, maggiori tasse su alcol e altre misure fiscali concordate dal Governo Tunisino con il FMI per ottenere il sostegno finanziario.

 Nel 2012, nonostante i maggiori flussi dovuti al turismo e alle rimesse dei lavoratori il deficit di parte corrente è salito a 3,7 miliardi di dollari, da 3,2 miliardi nel 2011, a causa dell’allargamento del deficit commerciale. Il surplus del conto finanziario è invece aumentato a 5,1 miliardi, da 1,5 miliardi nel 2011, beneficiando della ripresa degli IDE e, soprattutto, degli aiuti dei Paesi amici. Le riserve garantiscono una bassa copertura del fabbisogno finanziario esterno (reserve cover ratio pari a 0,6) e delle importazioni (quasi 4 mesi). Questa condizione ha indotto la Tunisia a chiedere e ottenere dal FMI un prestito stand-by di 1,74 miliardi.

 Le nuovi tensioni politiche, il peggioramento della posizione esterna e di quella fiscale hanno determinato negli ultimi mesi nuovi tagli di rating del debito sovrano della Tunisia, ora considerato investimento speculativo da tutte e tre le principali agenzie (BB- per S&P, BB+ per Fitch e Ba2 per Moody’s).

10 giugno 2013

MENA Scheda Paese Intesa Sanpaolo Servizio Studi e Ricerche International Economics

Giancarlo Frigoli Economista

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Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 2 Contesto sociale e politico e relazioni internazionali

In Tunisia la situazione politica si è deteriorata nell’ultimo anno a seguito delle divisioni e della debolezza dell’Esecutivo, dello scontro tra laici e islamici riguardo i principi su cui fondare la nuova Costituzione e, infine, il peggioramento delle condizioni di sicurezza. Lo scorso febbraio l’assassinio di uno dei leader dell’opposizione, C. Belaid, ha innescato una grave crisi che ha portato alle dimissioni del Governo di coalizione, in carica dal dicembre 2011, guidato da Hamadi Jebali, esponente di Ennahda, partito di ispirazione islamica moderato che aveva ottenuto la maggioranza relativa nelle elezioni dell’Assemblea Costituente tenutesi nell’ottobre 2011 (90 seggi su 217). Jebali ha lasciato la guida del Governo dopo che la sua proposta di far dimettere i ministri espressi dalle forze islamiche e sostituirli con tecnocrati indipendenti è stata respinta da Ennahda. La carica di Primo Ministro è stata assunta da A. Laarayedh, pure lui esponente di Ennahda, che nel precedente Esecutivo occupava la posizione di Ministro degli Interni. Come il precedente, il nuovo Governo è formato da una coalizione tra il partito islamico moderato Ennahda e due partiti laici moderati (Ettakatol e il Partito del Congresso della Repubblica del presidente in carica Moncef Marzouli) dove comunque è ampia la presenza di figure indipendenti. Questi sviluppi hanno allungato i tempi per il completamento della fase di transizione verso un nuovo assetto politico-istituzionale. L’approvazione della Costituzione è ora prevista nella tarda estate, a cui seguirà il referendum confermativo e elezioni politiche entro fine 2013 o, più probabilmente, nei primi mesi del 2014.

Alcuni temi, nello specifico il peso dato ai principi della Sharia nella Costituzione, il ruolo della donna nella società (fino ad oggi la società tunisina si è mostrata la più aperta nel mondo arabo), la divisione dei poteri tra Esecutivo e Parlamento in un quadro politico molto frammentato sono motivi di tensione nel dibattito sulla nuova Costituzione.

Negli ultimi tempi vi è stata una recrudescenza durante le manifestazioni politiche della violenza, delle azioni di matrice terroristica, inclusi assassinii di uomini politici. Al peggioramento delle condizioni di sicurezza hanno contribuito i recenti sviluppi nei Paesi confinanti, in primis in Libia, che stanno attraversando una fase di forte instabilità politica e sociale.

La Tunisia ha stretti rapporti commerciali con l’Unione Europea. E’ stato il primo Paese della sponda Sud Med a firmare con l’Unione Europea nel 1995 l’Accordo di Associazione e nel 2008 un accordo di libero scambio per i prodotti industriali. Nel dicembre 2009, Tunisia e UE hanno concordato un protocollo di regole per dirimere eventuali controversie nel commercio. In occasione dell’ottava sessione del Consiglio Associativo Tunisia-UE, tenutasi a maggio 2010, è stata decisa l’istituzione di uno specifico gruppo di lavoro che deve elaborare il percorso che porti la Tunisia in una posizione di “stato avanzato” nelle relazioni con l’UE. Il Paese ha infine iniziato ad adottare il nuovo sistema Pan Europeo-Mediterraneo di tracciabilità della provenienza delle merci. In questo modo, la Tunisia manterrà accesso preferenziale nell’UE per le merci esportate che contengono anche componenti realizzate altrove.

Indicatori contesto socio-politico

Ultimo Precedente

Stabilità sociale (5 max., 1 min.) (1) - -

Corruption Perception Index (0 max., 10 min.) (2) 4,6 4,9

Governance Economica (2,5 max., -2,5 min.) (3) -0,1 0,0

Indice di libertà economica (100 max., 0 min.) (4) 61,0 59,2

Classe di Reddito (3) Lower middle income

Speranza di vita (anni) (3) 73 78 G7

Qualità del sistema d’istruzione (7 max., 1 min.) (5) 5,1 3,7 Mondo Fonti: (1) EIU; (2) Transparency International; (3) World Bank; (4) Heritage Foundation; (5) World Economic Forum

G 7 e Mondo = valore aggregato

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Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 3 Il modello di sviluppo

La Tunisia è un’economia piccola (il PIL nominale pari a 44,6 miliardi di dollari nel 2012, è poco più del 10% di quello dell’intero Maghreb) ma aperta e abbastanza diversificata. Il rapporto tra la somma di esportazioni e importazioni e PIL (92,9% nel 2012) è il più alto tra i Paesi del Mediterraneo del Sud. Nel triennio 2008-10, prima dell’inizio dell’attuale fase di turbolenza politica, gli IDE sono stati mediamente pari al 4,4% del PIL. Dopo essere scesi al 2,5% nel 2011, nel 2012 sono risaliti al 4,3%. Sempre nel triennio 2008-10 i flussi di fondi generati dal turismo ammontavano mediamente al 5,8% del PIL. Dopo il calo registrato nel 2011, i proventi da turismo hanno parzialmente recuperato, portandosi al 4,6% del PIL. Secondo il World Travel and Tourism Council, il totale del contributo del turismo al PIL supera il 14%. Le rimesse dei lavoratori emigrati hanno raggiunto un nuovo massimo nel 2012 (5,2% del PIL).

Tunisia: flussi dall’estero (% PIL) Mediterraneo: grado apertura (Imp+Exp/PIL) 5,8

4,6 4,4

3,7 4,3

2,5

4,6 5,2

4,3

0,0 1,0 2,0 3,0 4,0 5,0 6,0 7,0

Turismo Rimesse IDE

2008-2010 2011 2012 % 2008-10 2011 2012

Egitto 41,1 36,4 34,0

Giordania 92,5 91,7 92,1

Libano 62,8 63,8 59,5

Marocco 60,0 66,6 68,3

Siria 50,8 51,2 32,7

Tunisia 87,7 91,2 92,9

Fonte: EIU

Fonte: Banca centrale

Il settore manifatturiero si basa su industrie a basso valore aggiunto e ad alta intensità di lavoro, come il tessile/abbigliamento e la trasformazione alimentare, ma vede anche la presenza della meccanica e dell’elettronica al consumo. La competitività è stata difesa attraverso i controlli sui salari e, principalmente, attraverso i sussidi sui prezzi e con occasionali aggiustamenti del tasso di cambio. Oltre un terzo delle esportazioni sono costituite da prodotti dell’industria meccanica ed elettronica, un quarto dal tessile abbigliamento; seguono i prodotti energetici e gli agricoli con quote attorno al 15%. Nel 2011 i paesi dell’Unione Europea hanno assorbito oltre i tre quarti delle esportazioni della Tunisia.

Negli ultimi anni, a fronte di crescenti pressioni competitive dall’Asia nelle produzioni più tradizionali e a basso contenuto tecnologico, l’industria tunisina ha compiuto sforzi di diversificazione verso settori a più elevato valore aggiunto, quali la componentistica elettronica, l’aereonautica, l’Information Technology e i mezzi di trasporto. In particolare, è stato favorito lo sviluppo di aree industriali regolamentate da leggi speciali e dotate di servizi di supporto, in cui possono insediarsi a condizioni agevolate aziende ad alto contenuto tecnologico. Nel Paese sono attualmente presenti sette di queste zone specializzate in attività tecnologiche (tra le quali Elgazala Pole of Communication Technology), quali le telecomunicazioni, le energie rinnovabili, l’informatica, la bioagricoltura e l’elettronica.

Il peso significativo dei flussi dall’estero (esportazioni, IDE, turismo e rimesse) implica un’elevata vulnerabilità dell’economia tunisina alla congiuntura esterna, soprattutto quella dell’Unione Europea, in aggiunta all’instabilità politica interna. Il coefficiente di correlazione del PIL non- agricolo della Tunisia e dell’Unione Europea è pari al 63% secondo stime del FMI, principalmente per il canale delle esportazioni, seguite a distanza da turismo e rimesse.

La crescita dell’economia, seppur sostenuta (5,3% medio nel quinquennio 2004-08 e 3% medio nel biennio 2009-10 prima della crisi politica), non è stata tuttavia sufficiente ad assorbire la forza lavoro e il tasso di disoccupazione è elevato (13% nel 2010, salito al 16,5% nel 1°

trimestre 2013) soprattutto tra la popolazione istruita (dove supera il 30%). Il problema occupazionale resta è stato uno dei principali fattori di malcontento all’origine della rivoluzione.

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Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 4 Crescita e inflazione

La congiuntura

Secondo dati preliminari rilasciati dall’Ufficio Nazionale di Statistica, il PIL della Tunisia è aumentato del 3,6% in termini reali nel 2012, dopo essere diminuito dell’1,9% nel 2011. Il recupero registrato nel 2012 riflette il favorevole effetto base rispetto al 2011 quando l’economia era stata penalizzata dalle disfunzioni create dai profondi rivolgimenti politici che hanno interessato il Paese. A livello settoriale vi è stato un significativo rimbalzo dei servizi privati (+5,3%) in particolare quelli dipendenti dal turismo come “hotels e ristoranti” e trasporti, e una dinamica ancora sostenuta di quelli pubblici (+ 6,4%) questi ultimi spinti dall’ulteriore incremento della spesa dello Stato. Le favorevoli condizioni climatiche hanno determinato un buon raccolto di cereali che ha contribuito alla crescita della produzione agricola, L’attività di estrazione (principalmente gas e petrolio) è scesa nuovamente, penalizzata da interruzioni dovute a guasti degli impianti e da persistenti scioperi. La produzione manifatturiera è aumentata dell’1,8%. La spinta è venuta principalmente dai materiali per le costruzioni e dal petrolchimico mentre le attività più dipendenti dalla domanda estera come il tessile- abbigliamento e la meccanica-elettronica hanno sofferto. Le costruzioni sono cresciute dell’1,5%

(- 2,8% del 2011).

L’ufficio statistico non ha ancora reso disponibili i dati riguardo l’andamento della domanda e relative componenti nel 2012. Sulla base delle stime di fonte EIU, i consumi hanno beneficiato degli aumenti salariali nel pubblico impiego, dei sussidi e dei maggiori flussi dall’estero generati dal turismo e dalle rimesse dei lavoratori emigrati, mentre la ripresa dell’attività di costruzione e degli IDE ha sostenuto gli investimenti. A causa del consistente aumento del deficit commerciale, il commercio estero ha di nuovo sottratto al PIL.

Rapporti con l’estero PIL: Struttura e variazione

USD miliardi 2010 2011 2012

Turismo 2,5 1,6 2,1

IDE 1,6 1,1 1,9

Rimesse 2,1 1,9 2,3

Esportazioni 16,7 16,7 17,1

Fonte: Ufficio nazionale di statistica

2010 2011 2012

Peso % Var. % a/a Agricoltura 9,3 -9,0 10,3 3,9 Manifatturiero 17,5 4,5 -1,4 1,8

alimentare 2,9 2,3 1,2 3,7

tessile-abbigliamento 3,6 5,1 1,2 -3,8

diverse 1,9 2,0 3,9 5,4

raffinazione 1,3 -63,9 219,8 47,7

chimica 0,9 6,8 -38,9 15,3

materiali costruzione 1,4 3,7 -4,3 3,2 meccanica-elettronica 5,4 26,0 5,4 -1,5

Minerario 3,2 7,9 -21,7 -6,7

Pubblica Utilità 1,2 -2,2 7,0 10,4

Costruzioni 4,5 3,5 -2,8 1,5

Servizi privati 45,2 4,9 -3,4 5,3

Manutenzione 0,4 3,3 1,5 2,9

Commercio 8,1 3,6 0,6 0,7

Hotel e ristoranti 4,6 3,4 -20,7 11,7

Trasporti 7,9 4,5 -14,6 8,6

Comunicazione 6,3 13,4 10,4 9,4

Finanziari 4,6 8,0 6,1 3,8

Altri servizi 13,4 2,6 1,3 2,9 Servizi pubblici 19,0 4,9 7,2 6,4 PIL 100,0 3,2 -1,9 3,6 Fonte: Ufficio nazionale di statistica

Le tensioni interne, unite ad una congiuntura esterna debole, soprattutto in Europa, mercato vitale per la Tunisia, hanno esercitato un freno sull’attività economica nei primi mesi del 2013.

Nel 1° trimestre 2013 la produzione industriale è cresciuta dell’1,7% rispetto al +3,4% del 4°

(5)

Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 5

trimestre 2012. Nel corso del corrente anno sui consumi peserà l’accelerazione dell’inflazione e le misure fiscali facenti parte del pacchetto concordato con il FMI per la concessione di un prestito. Questo impatto negativo sarà tuttavia in parte bilanciato dall’atteso aumento delle rimesse dei lavoratori emigrati, in particolare quelli impegnati nello sforzo di ricostruzione in Libia. Gli investimenti sono invece previsti in accelerazione, spinti, oltre che dagli IDE nell’esplorazione e nel petrolchimico, dai piani di sviluppo abitativo e di infrastrutture in gran parte finanziati da prestiti bilaterali, multilaterali e donazioni di paesi arabi. Il commercio estero è atteso sottrarre ancora quasi 1pp al PIL, come nel 2012.

Il Governo prevede, per il 2013, un tasso di crescita del 4% (lo stesso indicato dal FMI nel WEO di aprile 2013). EIU vede una espansione in termini reali più contenuta, del 3,4%. Nel 2014 la stabilizzazione del quadro interno, unita ad una più favorevole congiuntura esterna, sono attesi portare ad una accelerazione della crescita (4,5% per il FMI, 3,7% per EIU). Si tratta comunque di tassi lontani da quel 6% necessario, secondo simulazioni di EIU e del FMI, a determinare un calo della disoccupazione ed un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione. I fattori economici e sociali di disagio appaiono destinati pertanto a permanere.

Tunisia: conti nazionali e inflazione

2012 2004-08 media 2009 2010 2011 2012 2013 2014

USD mld Variazione % in termini reali

PIL reale 44,6 5,3 3,1 3,2 -1,9 3,6 3,4 3,7

Consumi 29,6 4,8 4,2 2,6 -7,1 3,5 3,2 3,8

Spesa pubblica 8,6 4,9 4,2 5,1 5,8 7,5 5,0 4,5

Investimenti 10,1 5,6 0,0 0,7 -3,5 3,2 3,8 4,7

Var. scorte 0,0 0,1 -0,8 -0,7 0,0 1,0 0,5 0,5

Esportazioni 22,2 5,8 -7,6 4,8 -3,9 3,2 3,1 3,7

Importazioni 25,9 5,1 -7,2 3,8 -9,2 5,8 5,2 5,9

Inflazione media 3,6 3,5 4,4 3,5 5,6 6,0 4,0

Fonte: EIU

L’inflazione

Nel 2012 e nella prima metà del 2013 l’inflazione ha accelerato. Il tasso tendenziale è salito dal 4,9% a fine 2011 al 6,4% a maggio 2013. L’aumento dei prezzi è stato diffuso, con gli alimentari che hanno un peso del 33% nell’indice, e prodotti dell’abbigliamento che pesano per il 9%, i principali contributori. L’aumento dei prezzi riflette inoltre disfunzioni nel sistema distributivo e, più di recente, gli aumenti di carburanti e altri prodotti che ha fatto seguito alla parziale revisione dei sussidi. Il tasso medio di inflazione è previsto al 6% nel 2013, dal 5,6% del 2012.

Inflazione e tasso di riferimento Cambio reale effettivo del dinaro

2 3 4 5 6 7

mag-09 mag-10 mag-11 mag-12 mag-13 inflazione a/a

tasso rif.

85 90 95 100 105 110 115

Mar-03 Mar-05 Mar-07 Mar-09 Mar-11 Mar-13 REER L/T avg

Fonte: EIU Fonte: Thomson Reuters-Datastream

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Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 6 Governo dell’economia

La Banca centrale, che nella fase più acuta della crisi politica aveva sostenuto l’economia con tagli del tasso di riferimento e del coefficiente di riserva obbligatoria, a fronte dell’accelerazione dell’inflazione, ha assunto un atteggiamento restrittivo, alzando il tasso di riferimento in due riprese ad agosto 2012 e marzo 2013 portandolo dal 3,5% al 4%. Questi interventi hanno fugato i timori riguardo l’indipendenza della Banca centrale, suscitati dalla rimozione nel mese di luglio 2012 del Governatore M. Nabli sostituito da C. Ayari proposta dal Governo e approvata dall’Assemblea Costituente.

Nella fase di instabilità politica che da due anni e mezzo caratterizza il Paese, le Autorità hanno mantenuto una politica di deprezzamento controllato della valuta, con l’obiettivo di difendere la competitività dei prodotti manifatturieri esportati e, nello stesso tempo, di contenere l’inflazione importata, intervenendo con acquisti di valuta nelle fasi di particolare instabilità, nel 2011 e nei primi mesi del 2013. Questa politica sembra aver avuto un certo successo. Da inizio 2011 e metà 2012 il dinaro si è deprezzato dell’11% sull’euro e del 14% sul dollaro. Nello stesso periodo, il cambio reale effettivo è rimasto sostanzialmente stabile. Secondo stime del FMI, il cambio reale effettivo a metà 2012 risultava sopravvalutato di circa il 5% rispetto al suo valore di equilibrio, calcolato considerando la ragione di scambio, l’apertura commerciale e la dinamica della produttività del lavoro rispetto a quella dei principali partner commerciali. Da allora il cambio reale effettivo si è deprezzato del 2,5%, chiudendo in parte il gap.

Saldo Stato/PIL Debito pubblico/PIL

-7 -6 -5 -4 -3 -2 -1 0

2004 2006 2008 2010 2012

0 10 20 30 40 50 60

2004 2006 2008 2010 2012

Fonte: EIU Fonte: EIU

Le pressioni sul Governo esercitate dal movimento di protesta hanno portato negli ultimi anni ad un sostanziale aumento della spesa pubblica, soprattutto quella in salari e sussidi (la spesa per trasferimenti e sussidi e salita al 7% del PIL nel 2012 dal 3,6% nel 2010), mentre la difficile congiuntura economica ha frenato le entrate. Questa situazione ha determinato un peggioramento della posizione fiscale, che nel decennio 2000-2010 era stata caratterizzata da un relativo rigore (deficit pubblico in rapporto al PIL mediamente pari al 2,4% nel periodo 2000- 10). Nel 2012 il deficit pubblico in rapporto al PIL è stato del 6,6% in ulteriore crescita rispetto al 5,9% nel 2011.

Il deficit obiettivo 2013, inizialmente indicato pari al 5,9% del PIL, è stato di recente ridotto al 5,1%, dopo il taglio dei sussidi sui carburanti e alcuni prodotti di prima necessità come il latte, maggiori tasse su alcol e altre misure fiscali concordate dal Governo tunisino con il FMI per ottenere il sostegno finanziario (cfr. segue).

Lo scorso anno si è interrotto il processo che in dieci anni aveva visto il debito pubblico scendere dal 55% del 2000 al 40% del PIL nel 2010, ed il rapporto debito pubblico/PIL è risalito al 45,2%.

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Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 7 Vulnerabilità esterna e rapporti con organismi finanziari internazionali

Nel 2012, nonostante i maggiori flussi dovuti al turismo e alle rimesse dei lavoratori, il deficit di parte corrente è salito a 3,7 miliardi di dollari, da 3,2 miliardi nel 2011, a causa dell’allargamento del deficit commerciale. Questo allargamento è stato principalmente determinato dalla contrazione dei volumi esportati, soprattutto di prodotti tessili, meccanici e elettronici e dalla crescita delle importazioni di prodotti raffinati, di beni di consumo durevoli e di beni capitali. Il surplus del conto servizi è salito a 1,9 miliardi da 1,4 l’anno prima, a seguito dei maggiori flussi dovuti al turismo (+29%). Le rimesse dei lavoratori emigrati hanno registrato un balzo del 21%, grazie principalmente ai lavoratori impegnati in Libia. Nel 1° trimestre 2013 si è registrata una contrazione del deficit corrente grazie al più contenuto deficit commerciale.

Nel 2012 il surplus del conto finanziario è aumentato a 5,1 miliardi, da 1,5 miliardi nel 2011, beneficiando della ripresa degli IDE (investimenti settore idrocarburi e vendita di quote di società di telecomunicazione e banche) e, soprattutto, degli aiuti dei paesi amici (nel 2012 la Tunisia ha ricevuto prestiti dal Qatar, dalla Banca Mondiale, donazioni da Libia e Turchia e ha emesso prestiti garantiti da Stati Uniti e Giappone per complessivi 2,5 miliardi).

La Bilancia dei Pagamenti ha riportato un surplus di 1,4 miliardi nel 2012, rispetto ad un deficit di 1,6 miliardi nel 2011 determinando un temporaneo recupero delle riserve in valuta, salite a 7,9 miliardi a fine dicembre 2012. Nel 1° trimestre 2013, il venir meno degli aiuti esterni ha portato di nuovo la Bilancia dei Pagamenti in deficit e ad un calo delle riserve, scese a 6,8 miliardi a fine marzo 2013. Le riserve garantiscono una bassa copertura del fabbisogno finanziario esterno (reserve cover ratio pari a 0,6) e delle importazioni (quasi 4 mesi). Questa condizione ha indotto la Tunisia a chiedere il sostegno finanziario del FMI. Lo scorso aprile è stato raggiunto un accordo preliminare per un prestito stand-by di 1,74 miliardi a 24 mesi, che è stato poi approvato dal Comitato Esecutivo del FMI ad inizio giugno. La Tunisia ha inoltre in corso trattative con la Banca Mondiale per un prestito di 0,5 miliardi. Nel 3° trimestre ha in programma la raccolta di 1 miliardo di dollari con l’emissione di un Sukuk bond (finanza islamica).

A fine 2011, la Tunisia presentava una posizione finanziaria netta largamente passiva (99,9% del PIL). Questa condizione è determinata principalmente dai consistenti investimenti diretti dall’estero e dai prestiti esteri a medio e lungo termine. Nel periodo 2007-11, il 60% degli IDE sono andati al settore energia, un quarto al manifatturiero e una piccola quota verso il turismo e l’immobiliare. Il debito estero, salito dal 48,8% del PIL nel 2010 al 54,9% nel 2012, è principalmente verso creditori bilaterali e multilaterali.

Bilancia dei pagamenti PFN (2011) e fabbisogno estero (2013E) Miliardi di dollari 2011 2012 1tr12 1tr13

Saldo corrente -3,2 -3,7 -1,0 -0,9 Saldo commerciale -4,5 -6,1 -1,4 -1,2

Saldo servizi 1,4 1,9 0,3 0,2

Redditi -0,3 0,2 0,0 0,0

Trasferimenti 0,2 0,2 0,1 0,1

Saldo finanziario 1,5 5,1 0,8 0,0

IDE 0,4 1,8 0,2 0,2

Portafoglio 0,0 0,0 0,0 0,0

Altre voci 1,1 3,3 0,6 -0,3

Aggiustamenti 0,1 0,0 0,0 0,0

Var riserve(*) 1,6 -1,4 0,2 0,9

Miliardi di dollari Attività Passività

IDE 0 31,1

Portafoglio 0,06 2,0

Altri investimenti 23,2 22,6

Riserve 7,5

PFN -45,8

PFN/PIL -99,9

Fabbisogno finanziario 2013E 10,6

- Deficit corrente 3,6

- Debito in scadenza 7,0 Riserve in valuta mar 2013 6,8 Reserve cover ratio (2013E) (*) 0,64 Nota: (*) Il segno (-) indica un aumento delle riserve. Fonte:

Banca centrale tunisina Nota: (*) Il rapporto tra riserve in valuta e l’aggregato composto dalla somma tra debito in scadenza ed eventuale deficit corrente da finanziare stimato da EIU per il 2013. Fonte: Banca centrale tunisina

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Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 8 Prospettive e rischi

Le nuovi tensioni politiche e il peggioramento della posizione esterna e di quella fiscale hanno determinato negli ultimi mesi nuovi tagli di rating del debito sovrano della Tunisia, ora considerato investimento speculativo da tutte e tre le principali agenzie (BB- per S&P, BB+ per Fitch e Ba2 per Moody’s). Pure la situazione delle banche pubbliche, largamente sottocapitalizzate e con consistenti attività di problematico realizzo, e l’impatto negativo sull’economia della Tunisia della debole congiuntura Europea sono motivo di preoccupazione per le agenzie di rating e per gli investitori. Nei prossimi mesi il prestito del FMI e la ripresa, dopo l’insediamento dell’attuale Governo, del processo che, con l’approvazione della nuova Costituzione e successive elezioni politiche, concluderà la fase di transizione verso un nuovo assetto politico-istituzionale dovrebbero determinare maggiore fiducia nella capacità del Paese di superare l’attuale momento di difficoltà politica e sociale, oltre che economica. Si verrebbero così a creare condizioni più favorevoli al flusso dei fondi dall’Estero sotto forma di IDE e prestiti e aiuti dai paesi amici, indispensabili alla Tunisia per far fronte al fabbisogno finanziario esterno e per sostenere il deficit pubblico. La situazione sociale e l’elevata disoccupazione alimentano tuttavia dubbi sulla capacità del Paese di sostenere le misure necessarie al consolidamento di bilancio e di conto corrente.

Il CDS spread della Tunisia ha toccato, nel corso di quest’anno, nuovi massimi portandosi ad inizio giugno a 435pb. A fine 2010, prima dell’inizio della protesta, il CDS era attorno ai 150pb ed il debito sovrano della Tunisia era considerato “investment grade”. Tra i paesi ad esportazioni diversificate del Nord Africa, pure l’Egitto ha visto un sostanziale allargamento dello spread ed è stato interessato da ripetuti tagli di rating. Per quanto riguarda il Marocco, le agenzie hanno mantenuto la loro valutazione, mentre i mercati hanno chiesto un premio contro il rischio maggiore (ma relativamente più contenuto rispetto a Egitto e Tunisia).

Mercato azionario E CDS spread 5° (*)

2013 2012

Baharain 30,1 35,7

Arabia Saudita 12,2 -6,2

Qatar 6,6 3,9

Israele 4,2 1,8

Marocco -0,8 -20,3

Libano -1,7 2,7

Giordania -3,6 8,9

Tunisia -4,1 0,9

MSCI emerg. -4,7 8,9

EAU -4,8 9,4

Egitto -11,0 37,5

Turchia -12,2 57,4

BBB- BB-

CCC+

BBB- BBB

BB+

0 200 400 600 800

Marocco Tunisia

Egitto

2010 2011 2012 giu-13

Nota: (*) gennaio-6 giugno. Fonte: Thomson Reuters-Datastream Nota: (*) Le etichette indicano il rating S&P Fonte: Thomson Reuters-Datastream

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Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 9 Tavola dati macroeconomici

Economia reale

2004-08 2011 2012 2013E 2014E

Popolazione (milioni) 10,0 10,6 10,7 10,8 10,9

PIL pro-capite (dollari PPP) 7075,8 8460,0 8760,0 9140,0 9560,0

PIL reale (var. %) 5,3 -1,9 3,6 3,4 3,7

Inflazione (media %) 3,6 3,5 5,6 6,0 4,0

Debito pubblico/PIL (%) 48,9 44,6 45,2 46,9 47,7

Saldo Stato/PIL (%) -1,5 -5,9 -6,6 -5,1 -4,3

Tasso di mercato monetario (%) 5,1 4,0 3,8 4,3 4,6

Cambio valuta locale/dollaro (media) 1,28 1,41 1,56 1,60 1,61

Tasso di cambio effettivo reale 83,7 77,9 76,4 78,8 80,3

Tasso di cambio effettivo reale

(disallineamento % media lungo periodo) -7,8 -9,5 -6,7 -4,9

Vulnerabilità esterna

2004-2008 2011 2012 2013E 2014E

Saldo corrente (miliardi di dollari) -0,8 -3,2 -3,7 -3,6 -3,8

Saldo corrente/PIL (%) -2,1 -7,4 -8,2 -7,6 -7,4

Debito estero/PIL (%) 54,4 48,7 54,9 57,1 57,3

Servizio debito/Export (%) 11,9 10,9 9,8 10,1 10,5

Debito estero breve/Debito estero totale (%) 18,6 22,2 20,8 19,5 18,9

Debito estero breve/Riserve (x) 0,6 0,7 0,6 0,6 0,6

Riserve (in mesi d’importazioni) 4,1 3,5 3,8 3,7 3,6

Prospettive e rischi

Ultimo Precedente

Political Risk (1=rischio max; 10=rischio min) ND ND

Spread (CDS 5A) 435pb (6 giugno 2013) 320pb (30 dic 2011)

Fitch* BB+/N (Dic 2012) BBB-/N

Standard & Poor's* BB-/N (Feb. 2013) BB/N

Moody's* Ba2/N (Mag. 2013) Ba1/N

Rating macroeconomico (a) BB (Apr. 2013) BB+

Note: E, F stime e previsioni EIU giugno 2013;

(*) Rating su debito sovrano a lungo termine in valuta estera; (a) A cura del Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, esso non coincide necessariamente con il rating ufficiale interno della Banca.

Fonti: EIU, Thomson Reuters-Datastream, Moody's, JPMorgan, IIF, FMI, Banca Mondiale, EBRD, ISI, EC, ICE, Transparency International, Heritage Foundation

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Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 10

Intesa Sanpaolo Servizio Studi e Ricerche - Responsabile Gregorio De Felice Tel 02 8021 + (3) Tel 02 8796 + (6)

International Economics - Responsabile

Gianluca Salsecci 35608 gianluca.salsecci@intesasanpaolo.com

Economista - America Latina, CSI e MENA

Giancarlo Frigoli 32287 giancarlo.frigoli@intesasanpaolo.com

Economista - Asia Emergenti

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