Trama
Una satira dissacrante e ricca di humour che mette a nudo gli effetti della modernizzazione di stampo francese sulla nuova borghesia di Hanoi negli anni Trenta.
Giocando audacemente con le contraddizioni, Xuan Capelli Rossi, semianalfabeta figlio del popolo ma dotato di grande ascendente sulle donne, realizza una folgorante scalata sociale: da umile raccattapalle nei circoli del tennis ad autorità indiscussa nel campo della moda, della medicina, della poesia, dello sport fino a essere proclamato eroe nazionale. Una sarabanda di vicende equivoche che smaschera le ipocrisie dello stile di vita acquisito e sbeffeggia i vietnamiti che si atteggiano a europei. Il libro rappresenta un raro esempio di critica all'occidentalizzazione vista con gli occhi di un
"colonizzato".
Vu Trong Phung, (1912-1939) Scrittore, autore di teatro e giornalista, fu al centro di aspri dibattiti letterari e politici ai tempi del Protettorato francese. Le sue opere furono definite
"decadenti" e venne accusato di "oltraggio alla morale". In realtà i suoi scritti esprimevano tutto il suo amore per il paese e la speranza di preservarne i valori della tradizione.
Nel 2010, l'Associazione degli scrittori vietnamiti e quella degli scrittori di Hanoi hanno inaugurato una sede in sua memoria.
Il gioco indiscreto di Xuan è adottato nei programmi delle scuole vietnamite.
1
LA FORTUNA IN AMORE DI XUAN CAPELLI ROSSI - VAN E MINH, OSSIA LA COPPIA CIVILIZZAZIONE1 - LA COMPASSIONE DELLA VEDOVA DEL VICEDOGANIERE
Giovedì, tre del pomeriggio circa.
Al circolo del tennis, circondato da fitti alberi di Strobus, due francesi giocavano nel campo di sinistra. Due ragazzini raccattavano svogliatamente le palle per poi rilanciarle ai tennisti. Persino i giocatori muovevano le racchette pigramente. Le loro magliette erano madide di sudore.
"Xanh ca!"2
"Xanh xit!"3
Il battito delle palle da tennis, unito agli annunci del segnapunti, risuonava seguendo il ritmo del canto di migliaia di cicale.
Per strada, sul marciapiede, un venditore di limonate si accovacciò sulla sua bancarella, chiacchierando con un collega.
"Caspita! Come mai c'è così poca gente di giovedì?"
"Stanno per arrivare. Sono solo le tre. Da oggi in poi dovranno allenarsi fino a sputar sangue. È probabile che giochino tutti i giorni, non solo di giovedì, sabato o domenica."
"Ah, sì? E come fai a saperlo?"
"Lo so! Fra tre o quattro mesi ci sarà il re in persona e consegnerà anche una prestigiosa coppa al vincitore... I giocatori dovranno allenarsi sino allo sfinimento."
A poca distanza da loro, all'ombra dell'albero di Bombax ceiba, era seduto un vecchio indovino. Contemplava la
propria valigetta, il calamaio, l'astuccio e alcune tabelle di oroscopi. Di tanto in tanto, sbadigliava come un vero e proprio filosofo. Poco più in là, Xuan Capelli Rossi stava discutendo con una venditrice di canne da zucchero.
Contrattavano? Per niente! Era una vera e propria storia d'amore! E non una semplice storia d'amore ma, come direbbero oggi i giornali, una storia d'amore del Popolo (con la P maiuscola). Di fatto, Xuan Capelli Rossi, a gesti, stava chiedendo un po' d'amore...
"Smettila!"
"Dai, ancora un po'! Solo un poco..."
"Cretino!"
"Anche se mi lasci fare, non perdi niente!"
"Hai ragione. Tenere alla propria virtù non significa venerarla. Solo che... ascoltami bene! Non tocca a te farmi scoprire l'amore, né darmi illusioni. Oggi non ho venduto un bel niente. E tu, non solo non hai comprato niente ma, peggio ancora, mi hai portato sfortuna."
Xuan Capelli Rossi si alzò bruscamente e con voce a metà tra l'eroico e imbronciato ribatté: "Me ne infischio!".
La venditrice lo guardò storto. "Ah, sì? Se non vuoi niente, perché non ti levi di torno?"
Xuan Capelli Rossi scoppiò in una grande risata, come un cavallo che nitrisce, e si sedette di nuovo. "Ma dai!
Scherzavo... Se non avessi bisogno di te, di chi altri dovrei aver bisogno? Su, non fare storie! Dammi un po' di canna da zucchero!"
"I soldi, prima!"
Xuan estrasse dalla tasca posteriore un fazzoletto annodato come l'orecchio di un maiale. Lo spiegò, prese un soldino e lo posò altezzosamente sul pavimento di cemento.
Mentre la venditrice scortecciava un bastoncino di canna da zucchero, Xuan borbottò: "Cinque soldi, vediamo... me ne
rimangono due. Ieri sera ne ho spesi tre per offrirli a un amico... due per i biglietti del locale e uno per due scodelle di zuppa. So godermi la vita o no? Neppure i figli dei padroni possono permettersi di essere più spendaccioni... mah!
Comunque, non è bello avere le mani bucate. Ti ho già detto di venire a vivere con me, così potresti frenarmi un po'. Ma tu non mi ascolti mai, vero?".
La venditrice non rispose. Xuan masticò rumorosamente il suo bastoncino di canna. Ne succhiò il liquido dolce, buttò i resti verso il pilone elettrico, sfregò le mani sui pantaloni, si alzò e si stiracchiò. La venditrice gli diede il resto, ma Xuan incrociò le braccia. "Puoi metterlo nella mia tasca... infilaci le dita!"
Rabbiosa, la venditrice posò le monete per terra e Xuan fu costretto a chinarsi per prenderle. "Accipicchia! Non ci sta proprio!" E, rammentandosi alcune parole del Cai luong,4 Xuan cantò: "Ahimè, il silenzio della notte d'autunno / infrange il mio triste cuore!".
Poi si diresse lentamente verso l'indovino e rimase a osservarlo a lungo come un campagnolo che scopre la gabbia delle scimmie della signora Be Ty5 per la prima volta.
"Leggimi l'oroscopo!"
Il vecchio si svegliò di soprassalto e afferrò il pennello di piuma da dietro l'orecchio con la velocità di un poliziotto che scriva una multa. "Due soldini per un oroscopo! Se sei d'accordo, te lo leggerò."
"Uno solo. Meglio poco che niente."
"E va bene. Mettilo lì!"
"Eccolo! Non ne avrò bisogno."
Si sedette sulla stuoia e posò la moneta sulla valigetta. Il vecchio indovino spiegò un foglio e iniziò a macinare un po' di polvere d'inchiostro dentro la cartuccia in cui aveva sputato per un paio di volte. Levò il pennello e chiese: "La tua data di nascita?".
"Ho venticinque anni, vecchio! Sono nato nella quindicesima giornata del decimo mese, nell'ora in cui i polli vanno a dormire."
L'indovino si chinò sulla stuoia, borbottò e calcolò qualcosa con le dita prima di scrivere sul foglio. Xuan Capelli Rossi appoggiò le braccia sulle ginocchia e il mento sui palmi delle mani. L'indovino scarabocchiò dapprima alcune note e infine sentenziò: "Le stelle Tuan e Triet affrontano le case Than Menh.6 Lo Yin e lo Yang si scontrano davanti al vostro destino. I genitori son partiti presto per l'altra parte del mondo. Se l'ora e la data di nascita che mi hai fornito sono corrette, devi essere orfano sin da bambino".
"Sì, sì! Esatto!"
"Devi aver avuto un'infanzia difficile."
"Sì, lo è stata."
"Ma la tua sorte non è del tutto negativa. Le stelle Khoc e Hu girano intorno a Quan.7 Il tuo nome apparirà improvvisamente sulla linea dell'orizzonte. In futuro otterrai una certa fama."
"Bene! Ma quando?"
"Da quest'anno, per te, l'orizzonte si schiarirà sempre più."
"Non vedo ancora alcun segno."
"A fine anno, lo vedrai."
Xuan chiese dubbioso: "E quest'anno, sinora, com'è stata la mia sorte?".
"Sino a oggi, si è manifestato solo l'aspetto della
"seduzione"."
"Cosa intendi?"
"Intendo le storie amorose. Ne hai avuti di successi!"
Xuan Capelli Rossi applaudì fragorosamente, come se avesse assistito a un bel colpo di tennis. Poi, parlò del suo dono di seduzione: "È tutto vero! Ieri, dopo lo spettacolo,
passavo per la via Sam Cong8 e un gruppo di donne che gironzolava là intorno mi ha letteralmente assalito: mi hanno tirato per le braccia e strattonato per la camicia!
Dovevo essere molto seducente! Sei proprio un gran chiaroveggente!"
Xuan si rivolse allora alla venditrice di canne da zucchero:
"Visto?". E bisbigliò confidenzialmente all'indovino: "Anche quella piccola venditrice sta per perdere la testa per me. Le tue rivelazioni ben valgono il denaro speso!".
Proprio in quel momento, un'auto lussuosa si arrestò davanti all'impianto del tennis. La portiera si aprì e apparve una donna di una quarantina d'anni, vestita da giovane seduttrice. Il suo viso era incrostato di cipria e rossetto e i suoi capelli erano crespi. Doveva pesare almeno settanta chili. Portava un piccolo turbante alla moda. In una mano serrava un ombrellino minuscolo e un'enorme borsa, mentre nell'altra teneva un cagnolino dalla criniera leonina.
Faticosamente, i suoi piedi toccarono terra. Dopo di lei, uscì un giovane alto, magrissimo, dal grosso pomo di Adamo, gli occhi grandi e sporgenti, i capelli ondulati e vestito come un turista occidentale. L'uomo, una volta sceso, porse la mano a una giovane donna che si trovava ancora all'interno:
indossava pantaloncini bianchi e scarpe da tennis, i suoi capelli erano raccolti in uno chignon e teneva due racchette sottobraccio. Le tre persone si diressero a passi lenti verso lo stadio.
Assorto nelle rivelazioni dell'indovino, Xuan Capelli Rossi non fece caso al loro arrivo. Era tutto impegnato a cercare di capire cosa fosse il suo "dono di seduzione". Interrogò di nuovo il veggente: "E i soldi? Potrò diventare ricco?".
"Non proprio ricco, ma conoscerai una certa agiatezza."
Queste parole lo resero perplesso e pensieroso. All'età di nove anni, Xuan era andato a vivere da un lontano zio paterno. Costui era stato lodato dall'intera famiglia per aver
accolto l'orfano, ma in realtà lo aveva trattato come un domestico e, poco tempo dopo, lo aveva picchiato brutalmente e sbattuto fuori di casa. Pare che il ragazzo avesse forato il muro del bagno per spiare la moglie dello zio mentre faceva la doccia.
Da quel giorno, Xuan dormì per strada, si nutrì della frutta degli alberi di Dracontomelon e dei pesciolini che poteva catturare nel lago della Spada Restituita.9 Esercitò diversi lavori: vendette noccioline abbrustolite e giornali, fece il fattorino per una compagnia teatrale e spacciò prodotti farmaceutici sui treni per conto di ciarlatani. Praticò anche mestieri più o meno loschi. Costretto a lavorare a lungo sotto il sole rovente, i capelli di Xuan divennero rossi, talmente rossi da sembrare quelli di un occidentale. Era un giovane senza educazione né istruzione, ma non privo di furbizia, anzi, la sapeva lunga! Da circa un anno era stato assunto come raccattapalle al circolo del tennis. Là, era stato trattato bene e la sua naturale dimestichezza con la racchetta lo poneva fra i favoriti dei soci francesi e vietnamiti. Il suo grande sogno era di diventare famoso come i due campioni Chim e Giao.10 Se solo il destino gli avesse dato un buon manager... Per ora, doveva accontentarsi di essere un semplice raccattapalle. Anche se era un mestiere umile, poteva intravedere un barlume di speranza nel futuro.
Vendere noccioline, arrampicarsi sugli alberi per raccogliere frutti di Dracontomelon, pescare nel lago, fare il fattorino per gli attori... erano lavori senza avvenire, ma la democratizzazione dello sport e i movimenti popolari appena nati gli infondevano una sensazione d'inconcepibile fierezza e autosufficienza.
"Dimmi un po': sai scorgere i segni del successo nella mia fisionomia?"
L'indovino osservò i capelli rossi, la fronte piatta, la mascella larga, la lunghezza del labbro superiore, le
orecchie grosse e disse: "Ebbene, sì! Avrai un bell'avvenire!
Peccato che i tuoi capelli non siano neri!".
"Cacchio! Sono così rossi solo perché non ho mai avuto un cappello in vita mia!"
All'improvviso, un ragazzino uscì correndo dal club e lo chiamò: "Ehi! Xuan! Vieni! C'è la signora! Ha bisogno di un avversario. Vieni! Svelto!".
Xuan Capelli Rossi chiese: "Quale signora?".
"La giovane Civilizzazione con il marito, detto la Grande Pertica! Anche la donnaccia è con loro, la Vedova del Vicedoganiere. Vuole giocare anche lei!"
Xuan si alzò, senza dimenticare di raccomandare all'indovino: "Continua pure a scrivere il mio oroscopo! Verrò a prenderlo stasera oppure domani. Non dimenticare che ti ho già pagato! Coraggio! Io, ora, vado a fare ken co ban11 con le belle dame per non contraddire le tue divinazioni!".
Passando davanti alla venditrice di canne da zucchero, le fece l'occhiolino e un sorriso civettuolo: "O voa!12 A domani!". Poi corse allo stadio, vi entrò e si diresse verso il campo di destra, dove le tre persone lo stavano aspettando.
"Onorato di inchinarmi dinanzi a voi, rispettabile nonna, onorato di inchinarmi dinanzi a voi, signore, onorato di inchinarmi dinanzi a voi, signora."
Il signore e la signora Civilizzazione risposero con un cenno del capo, mentre la Vedova del Vicedoganiere girò il viso con una smorfia di disapprovazione. La donna più giovane rivolse un sorriso sardonico a suo marito, il quale disse a Xuan: "Mia zia non apprezza un linguaggio così formale!".
La Vedova del Vicedoganiere, arrabbiata, apostrofò Xuan:
"Come siete stupido! A chi vi rivolgete quando dite "nonna"?
Non sono più vecchia di vostra madre. Sarei forse così vecchia d'aver potuto partorire vostra madre? E poi vostra madre...".
"M'inchino a voi, signora. Mi sono espresso male. Chiedo venia, mia grande signora. Perdonatemi!"
Poiché la collera della vera e propria me tay13 stava sbollendo, Xuan afferrò una racchetta e si diresse verso l'altra parte del campo.
Boing! Boing! Boing! La pallina volò di qua e di là.
Distratto dalle cosce bianche della signora Civilizzazione, Xuan sbagliò i primi tiri, dando l'impressione che lei avesse fatto dei progressi.
Ancora arrabbiata, la Vedova del Vicedoganiere strinse i denti.
"Sono veramente stupidi, quelli del popolo di Annam!14" Il signor Civilizzazione rispose: "Zia, non prestate troppa attenzione a certa gente!".
"Dovrei praticare anch'io dello sport, altrimenti invecchierò prematuramente."
"Oh! Sono d'accordo con voi, zia. Avete veramente deciso di fare dello sport? Che vittoria per lo sport! Che progresso per il Vietnam! Che segno di prosperità per la nostra razza!"
Proferì queste parole con lo stesso entusiasmo degli uomini smilzi e malati che non praticano mai attività sportive, ma che esortano gli altri a farlo.
Il signor Civilizzazione, dopo sei o sette anni di studi in Francia, era ritornato in Vietnam senza aver ottenuto alcun diploma. Si mormorava che in Francia avesse frequentato numerosi scrittori, politici e viceministri così famosi da essere spesso nominati nei giornali vietnamiti. Dopo il suo rientro, la Securité ordinò a due agenti di pedinarlo. Dopo ben tre mesi di sorveglianza, giunsero alla conclusione che l'unica sua attività segreta fosse quella di fumare sigarette Camel. Si sposò in seguito con una donna ricca e adottò lo pseudonimo di Van Minh, cioè Civilizzazione. Allora, la Securité si preoccupò di nuovo. Le indagini rivelarono, tuttavia, che egli aveva semplicemente unito il suo cognome
Minh (luce) a quello della moglie Van (letteratura), anteponendo quest'ultimo al suo in onore della ricca famiglia della sposa. Tutto qui! Quell'uomo non protestava né approvava alcun tipo di riforma nazionale o internazionale. Infatti, non fu mai nessuno e non fece mai niente.
Da quando la gente iniziò a chiamarlo signor Civilizzazione, egli si sentì in dovere di sostenere la campagna di occidentalizzazione, conferendo in questo modo maggior valore al suo nuovo nome. Mens sana in corpore sano: dopo aver appreso questa verità universale, diventò un grande sostenitore dello sport, incoraggiando dapprima sua moglie e, in seguito, molti altri a praticarlo.
Purtroppo, la sua partecipazione al processo dell'Occidentalizzazione lo immerse in meditazioni così profonde da non avere il tempo di esercitare né sport né ginnastica.
La storia della Vedova del Vicedoganiere è altrettanto istruttiva. Da giovane era stata violentata da un soldato francese mentre usciva dal suo villaggio per partecipare alla celebrazione dell'armistizio. Alla violenza illegale fece seguito quella legale: in altre parole, lei sposò lo stesso soldato, che sarebbe divenuto in seguito Vicedoganiere.
Dopo circa dieci anni di matrimonio, lui morì. La sua morte non solo dimostrò la sua fedeltà verso lo Stato, ma anche quella verso la moglie: morì nel compimento del suo dovere coniugale. La vedova si risposò con un giovane segretario.
Ma ahimè! Il secondo marito, un indigeno, se ne andò, come il primo, dopo circa due anni di vita di coppia. Dato che lei non aveva amanti, le male lingue misero in circolazione la diceria che anche questo suo povero consorte fosse morto di sfinimento mentre si dava da fare per soddisfare la fiamma erotica della moglie. Ah! Quella fiamma che ardeva sempre in lei, incessantemente alimentata dai suoi ammiratori e che solo il suo sposo doveva appagare! In altre parole, fu la
fedeltà coniugale della dama a condurre il povero marito alla morte.
Due giovani francesi e un vietnamita entrarono nello stadio. Xuan cedette loro la racchetta e, quando una delle ragazze francesi si recò nello spogliatoio, sparì misteriosamente. Il campo risuonò del brusio dei saluti, dei pettegolezzi e delle risate. Le palle svolazzavano di qua e di là come pipistrelli che inseguono zanzare.
Dopo un po', apparve un francese che teneva Xuan per i capelli, lo insultava e lo pestava in faccia. Tutti si radunarono intorno a loro. Sembrava che Xuan avesse spiato la ragazza francese mentre si toglieva la gonna per infilarsi i pantaloncini. L'associazione lo cacciò immediatamente, senza nemmeno pagargli il salario di quel mese.
La Vedova del Vicedoganiere, testimone della scena, dedusse che gli Annamiti non solo erano stupidi, ma anche patetici. Sospirò e, rivolgendosi al nipote disse: "Chi non commette errori in gioventù? Si dovrebbe perdonare la puerilità dei giovani! Poveraccio! Come si può trattare una persona in modo così spietato?".
1. I due cognomi Van e Minh, uniti, significano
"Civilizzazione". Con l'intento di mantenere l'ironia dell'autore, d'ora in poi questa coppia sarà chiamata
"Civilizzazione".
2. Cinq-quattre (Cinque-quattro).
3. Cinq-six (Cinque-sei).
4. Una forma di teatro tradizionale del Vietnam del Sud.
5. Un famoso personaggio della Hanoi degli anni Trenta, vedova dell'ufficiale francese M. Betty, che si fece costruire una grande villa con un piccolo zoo sulla strada di Hang Bac.
6. Secondo l'astronomia tradizionale Tuan e Triet sono cattive stelle.
7. Piccole stelle di buon auspicio.
8. La via si trovava nel quartiere a luci rosse.
9. Nel centro di Hanoi.
10. Due campioni di tennis del Vietnam di quell'epoca.
11. Quelques balles (Qualche scambio).
12. Au revoir (Arrivederci).
13. Termine per indicare le donne vietnamite che si sposano con i francesi.
14. Il Vietnam centrale.
2
LA CONGIUNZIONE FRA LE STELLE QUAN PHU E THAI TUE - AHIMÈ! QUANTE SCIAGURE PER IL NOSTRO POPOLO! - LA CIVILIZZAZIONE AVRÀ GRAVI CONSEGUENZE! - I GENDARMI E LE MULTE
Attraverso un cortile deserto, un gendarme scortò Xuan e l'indovino sino a una cella. Aprì la serratura e disse con sarcasmo: "Prego signori!".
All'interno, c'erano un mendicante, sua moglie, suo figlio, un vagabondo e una venditrice con due cestini ancora pieni di tagliatelle e carne grigliata. La venditrice era seduta contro il muro, le braccia incrociate sulle ginocchia e aveva un'aria smarrita. Il vagabondo dormiva sul pavimento e russava come una sega circolare. I famigliari del mendicante si spidocchiavano l'un l'altro con cura. La porta fu richiusa brutalmente; si udirono il clic della serratura e i passi del gendarme che si allontanava.
Una lampada diffondeva una luce flebile. Il vecchio indovino stese per terra la stuoia, la valigetta e l'ombrellino.
Si sedette infine sulla valigetta, ansimando pesantemente.
Solo Xuan rimase in piedi, si grattò l'anca, osservò altezzosamente la stanza e i suoi occupanti, fece una smorfia e sbottò: "Che cazzo di caserma è questa? Una gattabuia! Che vergogna!". L'indovino spalancò gli occhi.
"Vergogna? In culo!"
"Ma che ignoranza!" ribatté Xuan. "Mica ho parlato di te, vecchietto! Sto parlando del governo!"
Xuan provava un forte disprezzo per quella misera prigione. Era un reparto della diciottesima circoscrizione della città, creato recentemente dal governo e composto da
sette persone: un commissario francese, un interprete vietnamita, un sergente e quattro gendarmi. Questo reparto era responsabile di sedici belle strade abitate quasi esclusivamente dai francesi, alcune lunghe anche cinque chilometri, tanto calme e sicure che, quelle volte in cui potevano infliggere una multa, i gendarmi della caserma erano felici e contenti come se avessero vinto alla lotteria! A turno, i quattro agenti dovevano fare il giro di tutte le strade in bicicletta, spesso senza potersi fermare, tanto che, dopo soli sei mesi, erano diventati dei campioni di ciclismo. Uno aveva vinto il giro Hanoi-Hai Phong, un altro si era classificato terzo nell'Hanoi-Son Tay e gli ultimi due avevano ottenuto dei buoni piazzamenti nella gara Hanoi-Bac Ninh e in quella di Hanoi.
Nei rari casi in cui si verificavano delle infrazioni alle leggi in queste sedici strade, i gendarmi non erano mai presenti:
venditori ambulanti, cuochi, domestici, risciò, mendicanti ecc., aspettavano di vederli sparire dietro l'angolo prima di pisciare contro il muro, bisticciare o picchiarsi. Su quattro, due dovevano sempre rimanere di picchetto alla caserma, mentre gli altri due dovevano sorvegliare la zona. Sedici strade per due gendarmi! Ecco perché pattugliare diventò un vero e proprio allenamento per le gare ciclistiche.
Quell'anno, per risolvere il problema di bilancio causato dalla crisi economica, il Congresso economico e finanziario dell'Indocina adottò una risoluzione secondo la quale la polizia della città avrebbe dovuto obbligatoriamente riscuotere quarantamila piastre di multa. Questa caserma era tenuta a intascarne cinquemila, un ottavo della somma totale.
Il commissario francese, per la disperazione, si strappò i capelli e si arrotolò i baffi. Impossibile far pagare multe ai residenti francesi! Solo i domestici, i cuochi, i risciò e i venditori ambulanti annamiti erano passibili di multe nella sua circoscrizione. Come cavare cinquemila piastre da quel
misero gruppo? Alla fine, il commissario riunì in gran segreto il personale della caserma e propose una miracolosa soluzione che gli valse la stima di tutti: le famiglie dei dipendenti si sarebbero trasferite nelle sedici strade, e poi...
tanto per cominciare, al commissario stesso sarebbe stata inflitta una multa per aver lasciato vagare il proprio cane e sua moglie ne avrebbe ricevuta un'altra per non aver ordinato alla domestica di spazzare la casa secondo le norme igieniche. Dopo di che, a ognuno sarebbe toccato metter mano al portafoglio: all'interprete, al sergente, ai quattro gendarmi, al piantone e al giardiniere. I motivi non mancavano: pisciare per strada, provocare risse, girare in bicicletta senza luce, trascurare la pulizia della casa... fu così che tutti gli impiegati della caserma s'inflissero ammende senza tregua, come mossi da implacabili odi reciproci.
Il giorno dell'arresto di Xuan e dell'indovino, il commissario francese era impegnato a battere a macchina un importante verbale, quando un gendarme entrò bruscamente per segnalare un furto nella residenza di un francese. Il fatto era accaduto la notte precedente, ma la vittima ne era venuta a conoscenza solo da poco. Il commissario bofonchiò in francese, con voce annoiata: "I furti sono di competenza del tribunale. Mica si può far pagare la multa alla vittima!".
Tuttavia, egli affidò al sergente il compito di occuparsi degli affari correnti e uscì con l'interprete.
Rimasto solo in ufficio, il sergente sbadigliò come un commerciante in tempo di recessione. Vide poi passare un gendarme e gli chiese: "Ehi, ufficiale Minh do!1 È dura, eh?".
Il gendarme annuì faticosamente, come uno scolaro confuciano ubriaco e scoraggiato. "Eh, sì, è dura! Da crepare!"
Il sergente sospirò: "Con tutte quelle multe!".
"Troppe!" ripeté tristemente il gendarme.
"È vero che il bilancio pubblico ha bisogno di soldi, ma..."
"E le nostre sedici strade avrebbero bisogno di più Annamiti..."
"Non provate nostalgia per i bei vecchi tempi, diciamo, una decina d'anni fa?"
"Oh! Che nostalgia, signore! Dieci anni fa il nostro popolo era ancora così ignorante!"
"Ahimè! Ora son tutti civilizzati! Che catastrofe! Vi ricordate com'erano piene di cafoni le strade? Uomini e donne grossolani che sputavano e pisciavano dove volevano e si pestavano per nulla! A quell'epoca, quattro persone salivano insieme sullo stesso risciò! Litigavano per ore, si davano pugni in faccia... le loro case erano piene di spazzatura, non sturavano mai i tubi degli scoli e i loro cani vagavano liberamente per le strade... giravano sempre in bicicletta con qualcuno sul portabagagli o senza luce di notte. Ora tutto è cambiato. Ahimè! L'epoca aurea dei nostri antenati è ormai così lontana! Che disastro!"
"Eh, sì! Pensate un po': ora, anche il più misero coolie2 conosce la legge! La sera, non dimentica mai di accendere la torcia della bicicletta e non si ferma più in mezzo alla strada! Se impreca, non insulta più gli antenati altrui! Ah! Le nostre belle tradizioni sono sparite per sempre! Nemmeno i ragazzini sono maleducati come una volta! Vestono bene, non si arrampicano più sugli alberi e non giocano a calcio per strada! È tutto finito!"
"E la colpa è dei giornali!"
"Esatto! Si leggono i giornali e s'impara a comportarsi bene. E, improvvisamente, non si possono più distribuire tutte quelle multe come ai bei vecchi tempi!"
"E, alla fine, siamo costretti a multarci fra noi!"
"È incredibile, inaccettabile! Proprio fra noi... noi che siamo dei gendarmi!"
"E io, poi... io che sono il sergente! Sapristi!3 Se non ci fossero ogni tanto delle gare di ciclismo per consolarsi un po', sarebbe proprio la fine."
"Sì! E i giornali che non menzionano mai i nostri nomi e non pubblicano le nostre foto in prima pagina? Anche questo è inammissibile!"
"A proposito, domenica prossima parteciperete al giro Hanoi-Ha Dong?"
"Sicuramente! Capirete, ogni giorno si fanno quattro giri attorno alle sedici strade, senza doversi mai fermare a dare una sola multa... è come andare ad allenarsi! Sarebbe un vero peccato non partecipare alle gare! Tuttavia, caro signore, non è perché il nostro popolo è diventato più civile che ci si deve infliggere multe l'un l'altro all'infinito. Cinque piastre! Non è giusto! Io... io protesto!"
Inorridito, il sergente si alzò gesticolando concitatamente.
"Zitto! Zitto! Non ribellatevi! Provate a chiedere alla moglie del commissario: mi ha detto che il mese scorso ha pagato ben venti piastre d'argento, senza lamentarsi minimamente." Ma il gendarme non era ancora convinto. "Io, se continua così, dovrò chiedere il divorzio!"
"Ma no! E come mai?"
"Ho raccomandato a mia moglie di dire ai bambini di arrampicarsi sugli alberi, di trascurare la casa, di non sturare i tubi degli scoli... così che il mio collega Minh toa4 possa multarci; io avrei poi fatto lo stesso con lui... I miei bambini, invece, si comportano come piccoli buddhisti e la casa è sempre impeccabile. Che carogne!"
Di fronte a una tale situazione, il sergente non seppe più cosa dire. Per sviare il discorso, ordinò al gendarme di convocare gli imputati per l'interrogatorio.
Quando il gendarme 1002 aprì la porta, Xuan e l'indovino stavano discutendo animatamente.
"Hai visto? Testardo come sei, meriti proprio di stare in prigione! Per me è indifferente, conosco il mio oroscopo del mese: le stelle Quan Phu e Thai Tue sono entrate nel mio segno; è normale che io abbia guai con la legge. Per me, dunque, questa detenzione è un'inezia. Mi rilasceranno presto."
"Io, me ne infischio! Non sono un fanfarone, ma posso dire di essere già stato arrestato almeno quindici volte dacché sono venuto al mondo."
"Ma dare botte a un vecchio come me è una grave violenza! Finirai in prigione!"
Senza prestare attenzione alle parole dell'indovino, Xuan continuò con impeto: "Nei miei precedenti arresti, fui detenuto nella caserma centrale della polizia.
Impressionante! Da far rizzare i capelli! C'erano sette o otto ufficiali francesi con le pistole, lunghi baffi e il petto pieno di men day.5 E poi c'erano centinaia di gendarmi con manganelli bianchi e pesanti catene! Anche le stanze dei de bo6 avevano sbarre di ferro robuste come quelle delle gabbie per tigri. Erano piene di zanzare e cimici e vi si sarebbero potuti imprigionare centinaia di detenuti! Questo misero carcere, invece, è un buco e può contenere solo poche persone... insomma, come la mettiamo?".
"Via! Via! All'interrogatorio!" urlò il gendarme. "Zitti!
Smettetela di litigare!"
Si alzarono tutti, tranne il vagabondo che continuò a russare sonoramente. Il gendarme gli assestò un calcio.
"Lasciami dormire!"
"Ti vuoi svegliare o devo prenderti per il collo?"
Il vagabondo si destò, gli occhi stralunati. "Che c'è?"
"Fuori!"
L'uomo si alzò, brontolando: "Dormivo tranquillamente per strada e sono stato svegliato per essere condotto qui. Dormo
tranquillamente in prigione e mi svegliano per farmi uscire...
ma che storia è mai questa?".
Uscirono tutti, attraversarono il cortile ed entrarono nell'ufficio. Il sergente, dopo aver notato che Xuan era vestito meglio degli altri (camicia, scarpe e pantaloncini sportivi all'occidentale), lo interrogò per primo: "Voi... là!
Cos'avete fatto?".
L'indovino intervenne subito: "Mi ha picchiato, mio rispettabile signore!".
"Non gli ho mica dato botte!" ribatté Xuan. "Lo stavo solo strangolando!"
"Mi ha dato anche due colpi prima di tentare di strangolarmi..."
"Non l'ho pestato! Non ho nemmeno avuto il tempo di strangolarlo: si è messo a urlare come un indemoniato!"
Il sergente batté un pugno sul tavolo. "Silenzio! Lasciatemi procedere nell'interrogatorio! Chi ha torto o ragione, sarò io a deciderlo! Cos'è successo?". E rivolto a Xuan: "Perché l'avete picchiato? Rispondete!".
"Grande signore, questo vecchio mi ha fregato: gli avevo dato una piastra per un oroscopo che si è poi rivelato completamente falso. Egli ha tuttavia rifiutato di ridarmela!
Volevo solo riavere il mio soldo, non avevo certo intenzione di strangolarlo."
"Avete fatto il suo oroscopo? Avete ricevuto una piastra?"
"Rispettabile signore, a quest'uomo avevo fatto un buon prezzo: solo una piastra. Le mie predizioni erano esatte, ma lui voleva riprendersi lo stesso il soldino."
"Ma, grande signore, tutte le sue predizioni erano assolutamente false! Aveva visto nel mio oroscopo un brillante futuro, ma, quasi subito, ho perso il lavoro!"
Il sergente guardò storto l'indovino. "Predire cose simili e voler anche cavare soldi alla gente!"
"Signore, il futuro è lungo... non tutto è immediato. Ho studiato per dieci anni l'arte divinatoria. Prevedo le cose come un oracolo e non sbaglio mai! Per favore, onorabile signore mio, non giudichi le mie capacità finché non mi avrà concesso l'onore di farle l'oroscopo."
Il sergente, a questo punto, guardò storto Xuan. "Ciò che ha detto mi sembra molto ragionevole."
L'indovino non si lasciò sfuggire l'occasione. "Ad esempio, mi basta osservare le vostre linee facciali per capire la vostra fortuna: la carriera è eccellente, voi fate fuoco e fiamme! Le spesse sopracciglia dicono che avete molti fratelli e i lunghi lobi delle orecchie svelano che nella terza parte della vostra vita avrete grandi ricchezze!"
Il sergente guardò di nuovo storto Xuan. "Questo indovino ha talento! A le!7 Voi siete nel torto! Avete pestato una persona e, per di più, un vecchio! È un delitto! Siete multato con diciotto piastre! Gendarmi! Liberate immediatamente l'indovino! E voi mostratemi i vostri documenti!"
In quel mentre, si udì un'auto frenare. Poco dopo, apparve la Vedova del Vicedoganiere che salutò con un sorriso malizioso i due rappresentanti della legge, i quali la ossequiarono cerimoniosamente come piccoli commercianti di fronte a una ricca cliente. La Vedova del Vicedoganiere era stata, a dirla tutta, colei che, nelle sedici strade della circoscrizione, aveva pagato il maggior numero di multe per aver spesso lasciato vagare il proprio cane, e tutta la caserma le era perciò riconoscente al pari di un negoziante nei confronti di un'affezionata cliente in tempi grami.
Il sergente le chiese: "Cosa desiderate, signora? Siamo a vostra disposizione".
"Sono qui per pagare la multa di un mio conoscente.
Eccolo! Rilasciatelo, per favore!"
Il sergente si sfregò le mani e il gendarme 1002 disse:
"Bene, signora. Potete pagarla subito?".
"Quant'è?"
"Diciotto piastre."
Il gendarme 1002 si sedette alla scrivania per riempire il formulario. Xuan, stupito, chiese riverente: "Rispettabile signora, come mai siete così pietosa con me?".
"Lo vedrete presto. Abbiamo bisogno di voi. Venite a casa mia e lo capirete. Abbiamo un lavoro da darvi."
L'indovino esultò: "Visto? Erano forse false le mie predizioni?".
"Erano proprio vere!" esclamò Xuan girandosi. "Siete un gran santo! Devo scusarmi con voi!"
La Vedova del Vicedoganiere chiese a Xuan: "Cos'avete detto?".
"Rispettabile signora, quest'indovino è molto potente."
"Ah sì? Allora venite anche voi a casa mia e mi leggerete l'oroscopo."
Il formulario fu riempito. La Vedova del Vicedoganiere pagò. L'indovino ritornò nella cella a prendere le proprie cose e poi seguì Xuan e la donna fino all'auto. Il sergente li accompagnò al cancello. "Grazie mille! Arrivederci! Alla prossima!"
Come ebbe pronunciato questa frase, il sergente realizzò di aver preso una cantonata, rammentandosi improvvisamente di essere in una caserma e non nella pasticceria francese della moglie.
1. Mille deux (1002), numero di matricola del gendarme.
2. In inglese nel testo.
3. (Caspita!). In francese nel testo.
4. Mille trois (1003).
5. Medailles (Medaglie).
6. Depôts (Prigioni).
7. Allez! (Andiamo!).
3
IL FIGLIO DEL CIELO, IL FIGLIO DEL BUDDHA - LA REINCARNAZIONE DELL'INDOVINO QUY COC TU1 - LA VIRTÙ È RICOMPENSATA
L'auto strombazzò con grugniti da cinghiale selvaggio.
Dopo tre minuti, un domestico si precipitò ad aprire i battenti della porta di ferro per far entrare l'auto che percorse lentamente il cortile.
Salici piangenti, ibischi, cactus, zafferani, insolite varietà di fiori e vasi di terracotta del giardino della villa in stile francese apparvero sotto la luce proiettata dalle lampade in strada. Tutto ciò colpì fortemente Xuan. Sentì che per lui stava per iniziare una nuova era. Di tanto in tanto, l'indovino lo guardava con aria trionfante e gli assestò perfino una grande gomitata nello stomaco per rammentargli le sue predizioni. Xuan, intimidito, seduto accanto all'autista, non osò replicare.
L'auto si arrestò davanti a dodici scalini di cemento.
L'autista aprì la porta e la Vedova del Vicedoganiere uscì, portando con sé l'ombrellino giapponese, la borsa di pelle e il cane. Anche l'indovino scese con la sua valigetta, l'ombrello e la stuoia. Xuan smontò per ultimo e la macchina proseguì verso l'autorimessa.
Una donna, vestita da domestica, scese gli scalini per prendere le cose della padrona, che le chiese: "Dov'è il signorino? Cosa fa?".
"Sta facendo il bagnetto, signora."
"Sta facendo il bagnetto? Ha pranzato?"
Senza aspettare risposta, si girò e disse: "Signorina Ba! Ma perché fa il bagnetto lì? Mamma mia! È tutto nudo!".
"Signora, l'ha voluto lui. Come ben sa, il signorino piange se non può avere tutto ciò che vuole."
In una grande vasca d'ottone, era seduto un bambino obeso, dall'espressione un po' sciocca e attonita. Doveva essere alto almeno un metro, ma sguazzava nell'acqua come un bimbo di tre anni. Intorno alla vasca erano sparsi molti giocattoli: un cane di peluche, una bambola, una macchinina, un aeroplano, una trombetta... La Vedova del Vicedoganiere posò il cane a terra e gli chiese: "Il mio tesorino fa il bagnetto? Ma che bravo bambino! Qualcuno ha forse maltrattato il mio piccolino quando la mamma non c'era? Lulù... Pss! Pss!".
La Vedova del Vicedoganiere fischiò due volte. Il cane si drizzò sulle zampe posteriori, tenendo ben dritte quelle anteriori, e agitò la sua lunga lingua verso il bambino in segno di saluto. Ma il ragazzino, che stava spandendo acqua dappertutto, scosse la testa e protestò: "Non voglio!".
"Su, su! Mamma chiede scusa... Mamma può dare un bacio al suo tesorino?"
"Non voglio!"
La Vedova del Vicedoganiere esitò, poi chiese di nuovo:
"Allora il mio tesoro resta nel bagnetto, ma poi viene a mangiare con la mamma, vero?".
"Non voglio!"
"Va bene, come vuoi tu, mio caro. Ma se il tesorino ama la sua mamma, non dovrebbe darle un bacio?"
Allora lui si alzò... Caspita! Era ancora un ragazzino, ma non era per niente piccolo. Era alto e nudo! E baciò sua madre! Quella bizzarra scena pareva una foto pornografica!
A sentire le chiacchiere maliziose dei volgari domestici, il figlio della Vedova del Vicedoganiere aveva "tutti gli attributi" al loro posto.
Per dissipare ogni malinteso dalle facce sorprese di Xuan e dell'indovino, la signora spiegò altezzosa: "È un figlio inviato
dal Cielo e dal Buddha!".
L'indovino capì subito che il bambino era nato dopo un pellegrinaggio della madre in diverse pagode, ma Xuan, sempre attonito, non ne colse il significato. Non appena la Vedova del Vicedoganiere fu entrata in casa, il ragazzino cominciò a strillare e singhiozzare. La padrona urlò:
"Signorina Ba!". Il ragazzino continuava a strillare: "Voglio entrare in casa! In casa! In casa!".
"Signorina Ba! Presto! Asciugate il signorino e portatelo dentro!"
Il gigantesco ragazzino salì cavalcioni sulla schiena della domestica e si dondolò come se cavalcasse un cavallo.
"Avanti! Iiiiii ... su, su, su!"
Davanti a quella scena disgustosa, Xuan non poté fare a meno di mormorare: "Merda! Che monellaccio!".
Entrata nel salotto, la padrona ordinò ai due uomini:
"Sedetevi lì e aspettatemi!". Poi se ne andò in un'altra stanza.
Nell'attesa notarono che il ragazzino indossava solo una camicia e non aveva i pantaloni. Giocava a nascondino e sorrideva loro stupidamente. La camicia di seta giallastra aveva stampati sui lati due grandi simboli rossi.2 Al collo, portava uno spesso collare d'oro al quale erano appesi un ciondolo e una medaglia dello stesso metallo. Si udì la voce supplichevole della domestica Ba: "Signorino Phuoc, mettetevi i pantaloni!".
"Non voglio!"
"Mettetevi i pantaloni, altrimenti quei signori vi derideranno! Su!"
"Fateli giocare con me!"
"D'accordo, ma prima mettetevi i pantaloni!"
"Non voglio!"
L'indovino diede un colpetto al piede di Xuan e mormorò:
"È veramente un figlio inviato dal Cielo e dal Buddha!".
"Sì, infatti..." annuì Xuan che cominciava a capire.
"Strano, però! La padrona sembra la moglie di un francese." Xuan posò un dito sulla bocca e sussurrò: "Proprio così...". L'indovino abbassò la voce. "Come mai il figlio inviato dal Cielo è annamita?"
Prima che Xuan potesse rispondere, giunse la voce della Vedova del Vicedoganiere: "Oh! Il mio tesorino! Il tesorino della mamma ora s'infila i pantaloni. Fa' il bravo!".
Poi entrò nel salotto. Si era tolta la tunica e il turbante, indossava solo una camicia di seta trasparente e non aveva il reggiseno. I pantaloni erano anch'essi di seta velata.
Sembrava una seguace del nudismo e Xuan si sentì uno sporcaccione. L'indovino si alzò con rispetto. La padrona gli chiese: "Leggete l'avvenire con l'oroscopo oppure attraverso la fisionomia?".
"Con entrambi, signora."
"Qual è il più affidabile?"
"L'oroscopo."
"Allora fatemelo!"
"Potreste dirmi la vostra data di nascita e l'ora, signora?"
"Non saprei, non mi ricordo bene..."
"Mi baserò allora sulla vostra fisionomia, ma temo di non poter essere così preciso come con un oroscopo."
"Va bene. Fate pure!"
"La vostra fisionomia è ottima. Fra le dodici zone della faccia, solo una non è molto favorevole: quella delle relazioni coniugali, vale a dire la zona del matrimonio. I vostri zigomi sono un po' troppo alti."
La Vedova del Vicedoganiere aggrottò le sopracciglia:
"Cosa c'è che non va? Il mio primo marito, il Vicedoganiere,
fu molto buono con me. Lo fu anche il secondo, il Segretario.
Prima di morire, disse di amarmi ancora. Quante donne su questa terra hanno avuto due mariti così perfetti?".
"Sì, signora, ma secondo la nostra tradizione sposarsi due volte è biasimevole."
"Sì... ma secondo il costume odierno non è cattivo segno sposarsi più volte, basta che i mariti siano buoni. Comunque, avete visto giusto."
"Signora, voi avete un'anima caritatevole e provate molta compassione per gli altri."
"Le vostre capacità divinatorie sono ottime!"
"La zona delle finanze è buona, quella dei beni immobili è migliore, quella degli antenati è eccellente... Signora, i vostri antenati vi benedissero... devono avervi lasciato delle terre in eredità..."
"E la zona riguardante i figli?"
"Buona anche quella, ma ne avete avuti pochi."
Ancora una volta, la Vedova del Vicedoganiere non fu d'accordo: "Come no? Ho due figli. Mia figlia Jannette studia e si laureerà presto. Mio figlio Phuoc cresce in fretta. Fra tre mesi compirà undici anni. Due figli... perché dite "pochi"?".
"Signora, "un figlio conta, ma dieci figlie no". È l'insegnamento degli antenati. Le figlie, anche se tante, non valgono. Quindi, un solo figlio è poco."
"Ah, ho capito! Un solo figlio maschio è poco."
"Grande signora, avete intenzione di fare il terzo passo?"
"No, ho già deciso! Ho giurato sull'anima del mio primo marito, il Vicedoganiere, e su quella del mio secondo marito, il Segretario, di restare loro fedele. Benché io sia molto giovanile, ho già una certa età. Preferisco sacrificarmi e dedicarmi ai figli."
"Perciò, come le avevo detto, grande signora, la zona riguardante i figli non è ricca."
"Avete una grande abilità nell'interpretare la fisionomia. E com'è il destino di mio figlio Phuoc? Il Buddha della pagoda del Profumo me l'ha mandato da più di dieci anni. Temo che..."
"Il suo destino è ottimo, signora. Il signorino avrà una lunga vita oziosa, non dovrà mai lavorare... godrà di grandi ricchezze, prosperità, sicurezza e buona salute."
La Vedova del Vicedoganiere chinò umilmente il capo:
"Io... ho sempre paura, essendo un semplice essere umano, di non saperlo accudire in modo adeguato, temo sempre che lui decida di ritornare al Cielo dal quale è venuto".
"Non v'inquietate!" ribatté immediatamente l'indovino."La sua fisionomia ci rivela tutto! Vivrà a lungo e la sua presenza in questa casa vi assicurerà sempre prosperità!"
"Bene, molto bene! Voi siete il miglior indovino che ci sia!"
"Venerabile signora, se mi saprete dire l'ora esatta, il giorno e il mese della nascita di vostro figlio, io potrò preparare il suo oroscopo in modo dettagliato, così da poter predire cosa gli accadrà ogni anno, ogni mese e ogni giorno."
"Davvero?"
"Sì, mia grande signora. Una carta astrale è molto più precisa della fisionomia."
"Bene! Ora, però, si è fatto tardi, potete rincasare.
Ritornate pure nei prossimi giorni per fare la sua carta astrale! Signorina Ba! Date dieci piastre a questo signore!
Non dimenticatevi di ripresentarvi per la lettura dell'avvenire!"
"Sì, sì, grande signora! Ritornerò sicuramente presto!"
Il vecchio prese il suo ombrello, la valigia, la stuoia e se ne andò. La Vedova del Vicedoganiere chiese a Xuan: "E voi, sapete cos'ho fatto per voi?".
Xuan rimase un attimo perplesso e intimorito, poi rispose:
"Onorevole signora, senza il vostro aiuto, sarei ancora in carcere".
"Sì, vedo che sapete essere grato."
"Onorevole signora, il vostro umile figlio non dimenticherà mai questo favore."
"Non usate la parola "figlio" con me! Sono una persona civilizzata, non discrimino le classi, né faccio distinzione fra ricchi e poveri."
"Sì, signora."
"I vostri genitori sono ancora vivi?"
"Signora, sono orfano fin da piccolo."
"Oh! Poverino! Avete moglie e figli?"
"Non ancora, signora."
"Molto bene! Volevo dire... di questi tempi, non ci si deve sposare presto. Sapete perché vi ho condotto con me?"
"Non ancora, signora. Attendo i vostri ordini."
"Sono una donna pietosa, provo molta compassione per il mio prossimo. E voi meritate il mio aiuto. Deve essere stato terribile perdere il lavoro in modo così repentino! Perché avete commesso quella sciocchezza nello spogliatoio? So che i giovani sono incoscienti, ma dovevate assicurarvi prima che la ragazza fosse d'accordo... e solo dopo...
inteso?"
Xuan, perplesso, rispose: "Signora, improvvisamente, senza che avessi il tempo di capire, sono stato picchiato, sbattuto fuori, umiliato...".
"Basta! Non raccontatemi simili bugie!"
"Ma, signora, non sono bugie!"
"Allora, perché vi hanno cacciato?"
"Non ne ho la più pallida idea. Stavo sistemando gli asciugamani di cotone e le vasche da bagno per i membri
del club e, mentre ero così preso dal mio lavoro, quel francese mi ha afferrato e mi ha dato un sacco di botte..."
"Non è che stavate..."
"Stavo solo tappando un foro dello spogliatoio del club!"
continuò a raccontare Xuan con l'aria più innocente del mondo.
"Oh! Ma perché non vi siete difeso quando il francese vi ha accusato di quella colpa?"
Xuan arrossì e balbettò: "È che... signora... è che... non so nemmeno di cosa mi abbia accusato, io non capisco il francese...".
La Vedova del Vicedoganiere, sconcertata e delusa, inghiottì amaro. Si ricordò dei turbamenti e degli errori del passato: dal giorno in cui fu violentata, strane ossessioni la seguivano come ombre fino a impossessarsi di lei.
Desiderava ardentemente altre violenze sessuali, ma non ce ne furono più. Fu lei a "violentare" i suoi mariti mentre - Dio ne è testimone - non fu mai "violentata" da loro.
Lesse un giorno il romanzo La storia lacrimosa di Kim Anh3 e apprese dell'esistenza di un monaco che diceva di essere l'incarnazione del Buddha e di poter concedere figli alle donne che andavano a pregare nella sua pagoda. Vi si recò subito, ma scoprì che erano solo menzogne del libro e, piena di vergogna, fece ritorno a casa. Fu il secondo marito, il Segretario, a darle un figlio. E anche questa volta...
Di fronte all'aria sincera del viso di Xuan, concluse tristemente che, con ogni probabilità, egli era stato accusato per sbaglio. La sua tristezza stava tramutandosi in collera, quando le venne un'idea.
"Salite al piano di sopra e aspettatemi. Farò una doccia e vi spiegherò in seguito come mai vi ho fatto venire qui."
Xuan ubbidì. I due salirono e giunsero in un altro salone.
La Vedova del Vicedoganiere disse: "Accomodatevi! Mentre mi aspettate, sfogliate questo an bum!4".
Entrò nel bagno, poco distante da dove era seduto Xuan.
Si spogliò, si mise la cuffia di caucciù per proteggere i capelli e aprì il rubinetto. L'acqua sgorgò abbondante dalla doccia di zinco. La donna si strofinò forte la pancia e le cosce. E poi - che paradosso! - lei spiò Xuan attraverso il foro della serratura. Ma, ahimè! Xuan guardava tranquillamente l'an bum fotografico, sempre seduto allo stesso posto, come se nulla fosse!
Finita la doccia, uscì dal bagno e disse senza entusiasmo:
"Insomma, potete andarvene. Penso di assumervi da domani. Andrete al negozio Occidentalizzazione e chiederete del signor Civilizzazione. Vi darò una mano: non rimarrete senza lavoro".
"Venerabile signora..."
"Basta così! Non siete tanto sveglio! Andatevene! Domani vedrete. Ricordate: l'Occidentalizzazione, il negozio d'abbigliamento per donne."
Xuan se ne andò con il cuore pieno di speranza, senza rendersi conto che quella sera egli era stato disprezzato per la sua eccessiva virtù, come, del resto, spesso capita a chi è troppo ligio alla morale.
1. Filosofo cinese del periodo dei Regni Combattenti (453- 221 a.C.).
2. Questi simboli rossi sono amuleti che contraddistinguono i bambini inviati dal Cielo e dal Buddha, conferiscono loro protezione dagli spiriti maligni e fanno sì che il Buddha non se li riprenda.
3. Probabilmente si tratta di un'invenzione dell'autore.
4. Album.
4
LA RABBIA DI HOAN THU1 - L'ARTE AL SERVIZIO DEL POPOLO - I PRODOTTI DELL'OCCIDENTALIZZAZIONE
Xuan seguì le indicazioni della Vedova del Vicedoganiere e, il giorno dopo, alle otto precise, si ritrovò a gironzolare davanti a un negozio d'abbigliamento femminile. Incerto se fosse o meno il negozio Occidentalizzazione della signora Civilizzazione, Xuan non osò entrare. L'istruzione limitata di Xuan gli consentiva di scrivere alcune note nel registro della lavanderia, ma non di decifrare i complicati caratteri moderni. Sembrava fossero stati inventati proprio per non essere letti! In quel momento, stavano preparando una nuova insegna per il negozio. Cinque pezzi di legno dalle forme strane, verniciati leggermente di rosso, giacevano sul marciapiede. Un operaio appoggiò una scala contro il muro mentre un giovane dall'aria altezzosa si rimboccò le maniche lentamente e gli impartì ordini precisi e secchi, sgridandolo talvolta con tono severo.
Questo negozio d'abbigliamento era davvero impressionante. Nella vetrina erano esposte tre statue di legno inviate direttamente dall'Europa: rappresentavano la bellezza occidentale, ma, per far sì che assomigliassero un po' alle donne vietnamite, le loro teste erano state agghindate con turbanti e parrucche nere. Ogni ma no canh2 indossava un capo d'abbigliamento di diverso stile. Il primo aveva una camicetta scollata a coda di rondine, che si usava per le passeggiate, il secondo esibiva un costume da bagno, adatto a far risaltare la bellezza del corpo femminile sulle spiagge e il terzo indossava biancheria intima, fatta apposta per ricordare ai mariti o agli amanti il loro più sacro dovere.
Xuan si avvicinò timidamente alle cinque lettere e tentò invano di capire cosa significassero. C'erano un pezzo di legno con un buco, un altro quadrato con due fori in mezzo e altri tre pezzi a forma triangolare con altrettanti fori all'interno. La rozza mente di Xuan aveva capito, a soli sei anni, che un triangolo con un punto in centro poteva indicare qualcosa di volgare. Solo questo! Sorrideva dunque fra sé, quando udì il giovane urlare all'operaio: "Questo pezzo va prima! No! No! Metti quello triangolare! Merda!".
L'operaio, confuso, chiese: "Signore, cos'è il triangolo?".
Il giovane gridò: "Scemo! Il triangolo è... un theo!3 E un theo rappresenta la lettera A!".
L'operaio protestò: "Ma signore, poco fa mi avete detto che un theo rappresenta la lettera U!".
"Zitto, stupido! Un theo al rovescio è la lettera U. Che razza di artigiano sei? Non capisci niente d'estetica!
Ascoltami bene: prima sistemi il pezzo con la punta in su, poi quello con la punta in giù! Allora, avremo A e U, cioè AU che significa Occidente. Dopo di che, metti il pezzo quadrato con due buchi, la H; poi quello rotondo con un buco in mezzo, la O, e alla fine, un altro pezzo con la punta in su, cioè la A, per avere HOA. AU HOA: Occidentalizzazione. È il nome del negozio. È così semplice, eppure te l'ho già dovuto ripetere decine di volte! Siete più stupidi dei maiali!"
Xuan, da un lato, era contento di aver trovato il luogo esatto, ma, dall'altro, era arrabbiato per esser stato insultato indirettamente. Mormorò fra sé: "Merda! Sarebbero queste le lettere?". In quel preciso istante, l'attenzione di Xuan fu distolta dall'arrivo di un altro giovane vestito all'europea, in tenuta da escursionista, che si avvicinò al primo. I due si strinsero la mano e si salutarono ad alta voce in francese.
"Santo cielo! Il popolo vietnamita non ha alcun senso estetico! Che disgrazia!"
"È davvero inutile discutere di estetica con loro!"
"No, no! Voi siete giornalista ed è vostro dovere migliorare il livello culturale della gente affinché possa capire la bellezza. Io, invece, sono un artista e ho già consacrato tutta la mia vita all'arte!"
"Sì, ma io sono del parere che la vostra influenza sul popolo sia già stata forte!"
"Non basta. C'è ancora tanto lavoro da svolgere. Il nostro è un popolo ozioso, non vuole riflettere e non ha nessuna voglia di impegnarsi in cose complicate come i temi estetici, perciò l'impatto della mia arte resta ancora limitato. Eppure, quanto essa è più difficile da capire, tanto più alto è il suo valore estetico! Prendiamo ad esempio l'Italia o la Germania:
i loro artisti sono considerati divinità solo grazie a scarabocchi incomprensibili, a quadri che, francamente, il popolo non riesce a capire, ma che considera ugualmente capolavori. Mussolini e Hitler ne furono così gelosi che, una volta raggiunto il potere, la prima cosa che fecero fu incarcerare quei creatori; e li liberarono solo quando finalmente ne compresero il valore artistico. Ecco, pensate un po'! Quando mai il nostro popolo raggiungerà certi livelli?
Quando noi artisti potremo finire in carcere?"
L'altro annuì: "Avete ragione!".
"È proprio a causa del basso livello culturale della nostra società che siamo costretti a rivoluzionare dapprima l'abbigliamento femminile, che è la forma estetica più facilmente accessibile. Solo nel momento in cui la massa saprà apprezzare la bellezza delle cosce delle donne, si riuscirà a comprendere il valore dei dipinti di nudi e si raggiungeranno livelli artistici sublimi."
"Ah! Giusto!"
"Cosa ne pensate di questi nuovi caratteri? Sono le creazioni più recenti! Non vi sembrano speciali? Il fatto che le persone comuni non riescano a decifrarli conferma la loro
superiorità. Il giorno in cui avrò inventato una tipologia incomprensibile perfino agli intellettuali, l'arte trionferà!"
In quel momento, Xuan vide di sfuggita la signora Civilizzazione all'interno del negozio e vi entrò con fare timido, seguito dai due giovani che continuavano a discutere animatamente.
"M'inchino a voi, signora."
La signora Civilizzazione rispose al saluto di Xuan con un cenno del capo e strinse la mano ai due giovani. "Prego!
Accomodatevi! In che cosa posso esservi utile? E come va il vostro giornale?"
"Sono venuto a proporvi un affare importante. Le vendite sono aumentate e hanno raggiunto le cinquanta copie..."
Lei si girò improvvisamente verso Xuan. "E voi, cosa volete?"
Xuan, imbarazzato, si stropicciò le mani. "Sì... sì... ieri... la Vedova del Vicedoganiere..."
La signora Civilizzazione lo interruppe subito: "Zitto!
Dovete chiamarla signora Segretaria, altrimenti si offenderà".
"Sì, signora. La signora Segretaria... ieri... mi ha detto di venire qui da voi..."
"Bene. Allora, aspettate qui!"
Fece accomodare il giornalista nel locale in fondo al negozio. Xuan si sedette su una sedia di ferro coperta da un panno, vicino alla porta. Benché impaziente, ne approfittò per lustrarsi gli occhi e ammirare le parti segrete delle donne che solo il movimento dell'Occidentalizzazione osava mostrare: seni provocanti ricoperti da reggiseni di seta e pizzo, cosce infilate in calze setose, magliette intime, mutandine... insomma, tutto ciò che può destare desideri persino in spiriti settantenni. I rotoli di sete e di stoffe multicolori conferivano un'aria molto vivace al negozio. I tre
lati dello spogliatoio avevano tende di velluto e, nel retrobottega, i sarti lavoravano con le macchine per cucire e ronzavano di qua e di là come api.
Una donna di mezza età, mal truccata, si fermò davanti alla vetrina e la fissò per alcuni minuti prima di entrare. La padrona le andò incontro. "Buongiorno, signora. Desiderate comprare abiti già confezionati oppure su misura?"
La cliente rifletté un istante, poi rispose timidamente:
"Vorrei... vorrei un vestito all'ultima moda".
La signora Civilizzazione approvò subito: "Sì, è naturale!
Oggi dobbiamo riformare radicalmente i nostri costumi per adattarci alle nuove tendenze della moda. Lo stile tradizionale ci fa apparire più vecchie di quello che siamo.
Dobbiamo mutarlo! Signora, se le donne non adottano i mezzi moderni per conservare la loro bellezza, avranno ben poche speranze di preservare la felicità famigliare. Le giovani seguono fedelmente la nuova moda: la concorrenza si fa sempre più feroce".
Gli occhi della cliente brillarono di gioia: era proprio questa la sua preoccupazione. Esitò ancora, prima di continuare: "È vero, verissimo! Avete ragione! Le giovani d'oggi si vestono in modo ancor più provocante delle mogli annamite degli occidentali di una volta! Troppo moderne!
Sono donnacce! Ahimè! Sono più belle di me e mio marito ne è ossessionato! Mi rubano la felicità! Dio mio! Cosa dovrei fare?".
La sua voce aumentò ancora di volume e la signora Civilizzazione dovette calmarla: "Su, su! Non vi arrabbiate!".
"Ma mio marito esce ogni sera con quelle donne
"moderne"! Mio Dio! Cosa dovrei fare?"
"Signora, la risposta è semplice! Dovreste vestirvi come loro."
"Sì, sì! Dovrei vestirmi in quel modo. Chi se ne infischia se la gente mi chiamerà vecchia sgualdrina! È anche colpa
vostra! Voi, i negozi di moda, siete i primi a dare il cattivo esempio!" La signora Civilizzazione scrollò le spalle.
"Signora, noi seguiamo semplicemente l'evoluzione della società. In quest'era riformista, tutto ciò che è conservatore sarà eliminato. Non potete immaginare quante donne si sono "salvate" da quando abbiamo aperto questo negozio d'abbigliamento. Grazie a noi, esse hanno ritrovato l'amore dei mariti e riconquistato la felicità coniugale."
"Se è così, vorrei farmi cucire subito un vestito il più moderno possibile! Ma che non sia troppo caro!"
"Sì, certamente! Prego, signora, vi mostro alcuni modelli."
E la padrona l'accompagnò a visionare i manichini: "Ecco!
Abbiamo diverse proposte create dai nostri bravi studenti d'arte. Se leggete i cartellini posti sotto i manichini, capirete il significato di ogni modello. Questo, ad esempio, si chiama Promessa e la ragazza che lo indosserà desidererà appuntamenti. Quest'altro si chiama Tranello amoroso e, con esso, le donne avranno in pugno i loro uomini. Questi, Innocenza e Pubertà, sono ideati per le ragazzine. A partire da questi altri, entriamo nel territorio dei "comandanti degli affari interni", cioè delle mogli. Signora, ecco a voi Potere femminile, adatto alle donne che vogliono intimorire i mariti, poi, Assoluta fedeltà per le vedove determinate a rimanere fedeli al marito defunto ed Esitazione per quelle titubanti.
Questo è l'abito più recente e non abbiamo ancora esposto il cartellino, ma il nome è già stato scelto: Conquista. Con esso potrete conquistare il mondo intero, vostro marito incluso".
Le due donne si fermarono davanti a un abito molto provocante: una maglietta intima e un paio di pantaloni di stoffa nera così trasparenti da lasciar intravedere un coc xe4 e una mutandina anch'essa nera. La bella dama di legno mostrava il decollete, le braccia, le cosce e le gambe.
Mentre la signora Civilizzazione la osservava con fierezza, la cliente sembrava molto meno convinta. Fece una smorfia
e disse: "Indossare questo vestito è, insomma...
sconveniente...". L'artista e il giornalista erano tutt'orecchi. Il giornalista intervenne immediatamente: "No, anzi! È molto adatto, signora. Se lo portaste, nessun uomo potrebbe resistere alla tentazione di seguirvi, così come si seguono le fanciulle!".
L'artista soggiunse: "Conquista! L'ho chiamato Conquista!". La cliente si preoccupò: "Ma, con esso... non si copre quasi niente!".
"Signora, i dettami della moda sono già cambiati radicalmente" ribadì l'artista. "Per queste creazioni, ci siamo basati sui concetti estetici dei più grandi stilisti europei: gli indumenti devono decorare, sottolineare la bellezza femminile e non nasconderla. Quando si raggiungerà il punto più eccelso, più estremo dell'arte, i vestiti non dovranno più coprire nulla." Notata l'espressione dubbiosa della cliente, la padrona la rassicurò: "Al momento, esso vi potrà sembrare troppo audace, ma aspettate quando vostro marito starà per uscire... indosserete questo vestito e vi guarderete allo specchio: vedrete, sarà bruciato dalla passione e non penserà più a nessun'altra!".
"Sì, avete ragione!" annuì la cliente. "Dovrei fare una prova." La padrona del negozio continuò: "Signora, l'armonia famigliare non dipende forse dalla felicità coniugale? Cosa dovremmo fare quando la passione amorosa comincia a smorzarsi?".
"Avete ragione!"
"Allo scopo, abbiamo creato nuovi modelli di biancheria intima. Insomma, non curiamo solo l'aspetto esteriore come ci rimproverano i retrogradi moralisti! Se voi indossate anche gli intimi della nostra collezione, potete essere certa dei loro effetti miracolosi."
"Dove sono? Me li potreste mostrare? Li ordinerò tutti in una volta!"
La signora Civilizzazione accompagnò la cliente verso una vetrina retrostante e, lì, tirò fuori un ammasso di mutande, reggiseni, lingerie, magliette intime, giarrettiere...
"Ecco Indecisione, poi le mutandine Aspetta un secondo!, la maglietta Felicità e il reggiseno Giù le mani!. Prego, signora! Solo il nostro negozio Occidentalizzazione ha così a cuore la felicità del gentil sesso."
La cliente annuì più volte. "Sì, ne sono convinta. Anch'io mi occidentalizzerò e seguirò il movimento della civilizzazione! Mi vestirò in modo moderno! Volete chiamare il sarto e dirmi dove si trova lo spogliatoio?"
La signora Civilizzazione indicò l'artista: "Sì, ecco il sarto, signora! Questo grande artista è stato studente alla scuola delle Belle Arti d'Indocina ed è sempre pronto a dedicarsi alla bellezza femminile".
L'artista chinò la testa. "Vogliate seguirmi, signora. Sarò onorato di esservi utile." Poi i due entrarono nello spogliatoio circondato dalle tende di velluto.
Xuan, ancora seduto sulla sedia, sbadigliava di tanto in tanto, mentre la signora Civilizzazione discuteva con il giornalista: "Signore, non è ragionevole che il vostro giornale chieda un aumento delle tasse per la pubblicità".
"Signora, avete torto. Il numero dei lettori del nostro giornale sale sempre più. I conservatori ci attaccano. E questo è buon segno anche per voi: ci sono sempre più persone che seguono le nuove tendenze..."
"Ma signore, è il progresso! E, certamente, ne traete molti più profitti di noi."
"No, no, siete voi e i vostri colleghi a ottenere i maggiori benefici!"
"Voi stessi incoraggiate le innovazioni e, se il pubblico vi segue, siete voi ad approfittarne."
"No, ve lo ripeto: a guadagnarci siete voi!"
"V'illudete! Non credo che il vostro giornale sia così influente!"
Il giornalista, nell'udire queste parole, s'incollerì: "Ma come? Che dite? Non avete notato i progressi sociali? Non leggete i quotidiani? Quanti divorzi! Quanti tradimenti!
Quante ragazze scappano di casa per seguire gli uomini!
Quanti mariti si annoiano con le proprie mogli! A proposito, avete saputo di quel mandarino che si è licenziato per essere libero di seguire una ragazza moderna? Quasi ogni giorno si apre una nuova sala da ballo! Ecco, io ritengo che sia il nostro giornale a esercitare quest'enorme influenza sui cambiamenti sociali!".
In quel preciso istante, la Vedova del Vicedoganiere entrò.
Xuan si alzò subito e la signora Civilizzazione lasciò il giornalista ai suoi discorsi sul potere dei giornali.
"Oh! Nipote mia! Nipote mia!"
"Zia! Venite, vorrei chiedervi una cosa!"
Zia e nipote si appartarono in un angolo. Il giornalista afferrò il proprio cappello e uscì furioso dal negozio, ormai rassegnato a una triste realtà: il giornalismo è un lavoro ingrato.
Xuan, nell'attesa, camminava avanti e indietro.
"Perché mi avete mandato quel tizio, zia?"
"Ma sì! Te l'avevo detto: voglio che tu lo assuma! Quando il mio campo da tennis sarà terminato, mi servirà una persona che ci aiuti negli allenamenti."
"Sì, zia, ma la costruzione durerà ancora un bel po'.
Assumerlo ora, sarebbe uno spreco di denaro."
La Vedova del Vicedoganiere parve risvegliarsi: "Ah, sì! È vero! Ma se ora lo abbandoniamo, morirà di fame!".
Rifletté un momento, poi, rallegrata, bisbigliò all'orecchio della nipote: "Facciamo così... prima che il campo sia completato, possiamo... e non sprechiamo soldi. Che ne