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Parte Prima : Contestualizzazione della Tesi e acquisizione delle conoscenze fondamentali sul settore conciario

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Parte Prima : Contestualizzazione della

Tesi e acquisizione delle conoscenze

fondamentali sul settore conciario

Capitolo 1

Introduzione al sistema

Confartigianato Imprese

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1.1 La piccola e media impresa in Italia

Nella struttura produttiva italiana predomina la piccola impresa. Secondo gli ultimi dati del censimento, infatti, il 94% delle aziende italiane ha meno di 10 addetti; in termini di occupazione, il loro peso è del 45%, più del doppio rispetto alla media europea: ad esempio in Germania e Francia tale percentuale è pari a poco più del 20% e raggiunge il 30% nel Regno Unito.

Per quanto riguarda, invece, la quota degli occupati presso le grandi imprese con oltre 500 addetti questa è inferiore a un quinto, contro un terzo della Germania, Francia e Regno Unito; si conclude che in Italia di fatto le imprese sono in media più piccole di quelle europee, salvo poche eccezioni come il settore degli autoveicoli e delle macchine per ufficio.

Per questo assume notevole interesse nel nostro Paese il decreto ministeriale del 18 aprile 2005, che è un adeguamento alla disciplina comunitaria 1442/200 sui criteri di individuazione di piccole e medie imprese, che fornisce le necessarie indicazioni per la determinazione della dimensione aziendale ai fini della concessione di aiuti alle attività produttive e si applica alle imprese operanti in tutti i settori produttivi.

Tale definizione quindi non rappresenta una questione meramente formale e marginale rispetto all'attività dell'impresa, ma è di fondamentale importanza nell'individuazione delle diverse categorie d'imprese, che possono beneficiare di incentivi, finanziamenti e agevolazioni interamente erogati o co-partecipati dall'Unione Europea, in particolare i PIC (Programmi Comunitari), i PON (Programmi Nazionali) e i POR (Programmi Regionali).

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Con l’entrata in vigore del nuovo decreto con la sigla PMI1 non si indica più solo la piccola e media impresa, ma nella definizione è stata inclusa anche la microimpresa; questa era già stata definita nella precedente raccomandazione 280/1996, ma l’unico requisito individuato era quello basato sul numero dei dipendenti (inferiore a 10) e in sostanza la categoria non era mai stata chiamata in causa né dall’Unione Europea, né dai singoli stati membri. Oggi, invece, la microimpresa è definita con parametri simili a quelli della piccola e media impresa e il suo valore sociale è pienamente riconosciuto.

Per quanto riguarda i criteri individuati dalla raccomandazione, la suddivisione delle imprese si fonda sulla verifica di determinati requisiti dimensionali (numero dei dipendenti, valore del fatturato, totale di stato patrimoniale) e sullo stato di autonomia dell’impresa.

In base ai requisiti dimensionali sono individuate le diverse categorie di imprese (media, piccola e microimpresa), come di seguito schematizzato:

I l

f

NUMERO

OCCUPATI FATTURATO (milioni di Euro)

TOTALE STATO PATRIMONIALE (milioni di Euro) IMPRESA

dal 2005 dal 2005 dal 2005

MEDIA Meno di 250 inferiore a 50 inferiore a 43 PICCOLA Meno di 50 inferiore a 10 inferiore a 10

MICROIMPRESA Meno di 10 inferiore a 2 inferiore a ⁿ

Il fatturato e il totale di stato patrimoniale sono requisiti alternativi, è infatti sufficiente che sussista uno dei due.

I dati impiegati per il calcolo degli occupati, degli importi di fatturato e del totale di stato patrimoniale sono riferiti all’ultimo esercizio contabile chiuso e sono assunti su base annua. In

1 In generale, con il termine Impresa si intende ogni entità, a prescindere dalla sua forma giuridica,

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particolare il numero degli occupati è espresso in termini di unità lavorative a tempo pieno (ULA), ossia in base al numero di persone che durante l’anno hanno lavorato per l’impresa o per conto di essa, ad esclusione degli apprendisti, studenti con contratto di formazione, dipendenti in congedo parentale o di maternità.

Come già accennato, oltre ai requisiti dimensionali, la raccomandazione include come prerogativa anche l’autonomia dell’impresa. La rilevanza attribuita a tale aspetto va ricondotta alla finalità di escludere dalla definizione di PMI i gruppi di imprese, il cui potere economico supera quello delle PMI ed evitare che gli stessi possano accedere ai contributi pubblici o addirittura moltiplicarli per ognuna delle imprese associate o collegate al gruppo.

La distinzione fra imprese autonome e non, viene fatta in base alla percentuale del capitale sociale o dei diritti di voto: un’impresa infatti, non è qualificabile come autonoma se più del 25% del capitale sociale o dei diritti di voto è in mano ad un’altra impresa o ad altre imprese collegate, a meno che la partecipazione sia detenuta da università, centri di ricerca senza scopo di lucro, società di investimenti pubblici e società di capitali di rischio ed enti locali con meno di 5.000 abitanti e un bilancio annuale inferiore a € 10.000.000.

Al di là della definizione di PMI, è giusto riflettere sui criteri di valutazione come le dimensioni ed il fatturato, in quanto sono comunque delle variabili non completamente espressive se non vengono relazionate con le variabili di mercato e di settore. A rigore, anche se ciò a volte non viene fatto per motivi particolari, non è possibile alcun confronto tra gli aspetti dimensionali delle aziende, prescindendo dal loro settore operativo. Solo in tale

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contesto infatti, il confronto può essere condotto su basi sufficientemente omogenee, pur con le riserve del caso, dovute alla sostanziale diversità che sussiste sempre tra una combinazione e l’altra. Tra gli aspetti più significativi da tenere in considerazione ci sono per esempio sia le esigenze del processo produttivo sia il possibile rapporto con il mercato. In certi settori, di fatto, è impensabile entrare con investimenti modesti ed operare su “piccola scala” ed inoltre la “scala” maggiore che è necessaria per operare in alcuni settori, potrebbe essere comunque pur sempre piccola se comparata in quel particolare contesto ad altre unità di dimensioni più vaste che vi operano. Appare quindi evidente come le caratteristiche dei mercati concorrano pesantemente a definire la dimensione delle imprese che compongono un settore economico.

Prescindendo dagli aspetti dimensionali, comunque per le PMI un fattore strategico è la capacità di collocarsi all’interno del proprio settore e ancora più importante risulta la capacità di gestire e di creare reti imprenditoriali capaci di catturare i flussi informativi e di conoscenza, che guidano lo sviluppo scientifico, tecnologico e produttivo. Infatti, se il sistema delle relazioni esterne alle imprese è efficiente e ben strutturato, la dimensione di impresa risulta sì essere sempre un fattore rilevante, ma non fondamentale, anche perché le condizioni di sviluppo si mantengono comunque molto elevate. In particolare, ad oggi, a seguito della riorganizzazione del nostro sistema economico e produttivo, le condizioni sono tali da lasciare aperte molte potenzialità di consolidamento per le piccole e medie imprese che si sono sviluppate.

In Italia, a seguito della diffusione e sviluppo di questi tipi di impresa la discussione attorno al ruolo e alle potenzialità della PMI si è particolarmente sviluppata. Sembra che oggi la piccola e

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media impresa sia la via migliore per il successo imprenditoriale, tanto che si va affermando una specie di paradigma ideale dell’impresa auspicabile, che associa alla dimensione media altre due caratteristiche: il dinamismo e il contenuto tecnologico. Si delinea in sostanza, l’archetipo della piccola - media impresa, dinamica, tecnologicamente avanzata e finanziariamente equilibrata, che dovrebbe essere la chiave del successo sui mercati globalizzati2, il cui obiettivo principale non è più un’economia di scala, ma la coerenza e la tempestività nel rispondere alle esigenze del mercato. Di fatto la competizione, oggi, non è più sulla quantità e sui costi delle merci, ma sulla qualità e sull’innovazione dei prodotti e dei servizi offerti al cliente.

Nel nostro Paese i mutamenti profondi nei costi della tecnologia e delle relazioni industriali hanno creato condizioni, nelle quali la piccola dimensione ha acquistato vantaggi in termini di assetti organizzativi, di flessibilità operativa e di rapidità di adattamento all’evoluzione della domanda. La capacità competitiva di un sistema produttivo si fonda anche sulla diffusione dell’innovazione e sul suo grado di sfruttamento nei diversi modi che la creatività del piccolo imprenditore riesce a esprimere. Le piccole imprese italiane hanno svolto pienamente questa funzione, spesso divenendo esse stesse fonte di innovazione, soprattutto di processo e di natura incrementale. Tutti questi fattori, hanno in qualche modo compensato i potenziali svantaggi derivanti dalla minor capacità finanziaria e dalla minor produttività. Ad oggi in Italia stiamo ancora assistendo ai mutamenti in atto con un sistema economico rigido e debole; in questa sfida, dove le imprese affronteranno l’incertezza connessa ai cambiamenti strutturali, ancora una volta un fattore discriminante e prezioso per

2 In presenza della eccessiva rigidità delle grandi imprese, la piccola dimensione diventa fonte di vantaggi competitivi.

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la sopravvivenza delle imprese sarà la capacità di adattarsi alle esigenze della domanda e di combinare in maniera flessibile i fattori produttivi e forse anche in questo caso, la PMI, con supporti finanziari adeguati, costituirà un potenziale strumento di crescita economica e sociale.

1.2 Definizione delle Imprese Artigiane

In Italia l’impresa artigiana è parte integrante di tutte le comunità locali e rappresenta un soggetto di riferimento nello sviluppo socioeconomico del nostro Paese. Essa nasce dalla tradizione dei vecchi mestieri, ma ha acquisito dalla rivoluzione industriale in poi l’uso delle macchine e i metodi scientifici di produzione.

L’attività artigiana in Italia è disciplinata dalla Legge-Quadro n. 443 del 8 Agosto del 1985. La norma citata definisce, tra l’altro, l’imprenditore artigiano, l’impresa artigiana e i limiti dimensionali che li qualificano.

L’imprenditore artigiano è colui che, titolare di un’impresa artigiana, assume la piena responsabilità nella gestione e direzione dell’attività con i relativi oneri e rischi ed esercita personalmente il proprio lavoro, anche manuale, nel processo produttivo o di servizio dell’impresa.

Per diventare artigiano non è previsto l’obbligo di comprovare una precedente esperienza nel settore o avere un titolo abilitante, tranne quando ciò è previsto da specifiche leggi statali (per fare un esempio: attività di installatore di impianti elettrici, idraulici, etc. L.46/90). In ogni caso l’imprenditore artigiano può essere titolare di una sola impresa artigiana.

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Un’impresa, invece, è classificata artigiana se possiede contemporaneamente i seguenti requisiti:

o è esercitata da un soggetto che ha tutti i requisiti dell’imprenditore artigiano;

o ha per scopo prevalentemente lo svolgimento di o un’attività di produzione beni (anche semi-lavorati); o un’attività di prestazione di servizi.

In particolare non possono essere classificate imprese artigiane le attività agricole, le attività di prestazione di servizi commerciali, d'intermediazione e di somministrazione di alimenti e bevande, salvo il caso in cui tali attività siano svolte in funzione strumentale e accessoria dell’attività artigianale.

Infine un’impresa per essere classificata artigiana non deve superare determinati limiti dimensionali, per quanto riguarda il numero di persone (dipendenti e familiari) che vi lavorano.

In premessa, va ricordato che la Legge-Quadro per l’artigianato, nella sua stesura originaria, aveva riconosciuto la qualifica artigiana alle imprese, che perseguendo gli scopi e rispettando i limiti dimensionali stabiliti dalla legge medesima, fossero costituite in forma di società, anche cooperativa, escluse le società a responsabilità limitata e per azioni ed in accomandita semplice. Quella disciplina prefigurava una sostanziale simmetria fra qualità di socio-artigiano, assunzione di piena responsabilità, solidale ed illimitata, e qualifica artigiana dell’impresa. L’esclusione delle forme societarie di capitale trovava una sua giustificazione nella limitazione di responsabilità patrimoniale propria di esse la quale, secondo un orientamento classico e convenzionale, risultava incompatibile con uno dei requisiti essenziali richiesti per il riconoscimento della qualifica di impresa artigiana, vale a dire la

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responsabilità piena del titolare con l’assunzione di tutti i rischi inerenti alla direzione ed alla gestione dell’impresa artigiana. L’esclusioni e le incompatibilità indicate nella legislazione, rispetto alla tendenziale evoluzione del modello tradizionale di impresa artigiana sono state superate con la Legge 20 maggio 1997, n.133 la quale, riconoscendo la qualifica artigiana alla società in accomandita semplice ed alle società a responsabilità limitata con unico socio, ha ridotto e modificato sostanzialmente la simmetria fra responsabilità illimitata e solidale, qualità di socio e qualifica artigiana della società. E’ soprattutto però grazie all’ultima disposizione, di cui all’art. 13 della Legge 5 marzo 2001 n. 57, concernente il riconoscimento della qualifica artigiana alle società a responsabilità limitata con pluralità di soci, che la storica incompatibilità tra società artigiana e delimitazione di responsabilità è stata definitivamente superata. Ad oggi quindi può essere classificata come impresa artigiana, non solo l’impresa gestita da una persona fisica, ma anche una società di fatto, una società in nome collettivo, una società in accomandita semplice e una società a responsabilità limitata, ma anche una cooperativa, a condizione che la maggioranza dei soci, ovvero uno nel caso di due soci, svolga in prevalenza lavoro personale, anche di tipo manuale all’interno del processo produttivo e che nell’impresa il lavoro abbia funzione preminente sul capitale.

E' evidente, che in una società o cooperativa artigiana, si pretende che solo alcuni soci abbiano tutti i requisiti dell’imprenditore artigiano ed ovviamente la società o cooperativa deve avere gli stessi scopi e i limiti dimensionali dell’impresa artigiana gestiti da una persona fisica.

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Per quanto riguarda i limiti dimensionali, il numero di dipendenti in un’impresa artigiana, sia individuale sia societaria, deve rispettare dei vincoli in base al tipo di produzione effettuata.

Tuttavia per i vincoli dimensionali esiste in ogni caso la possibilità di una delega temporanea, secondo la quale, le imprese che superano i limiti numerici di dipendenti per un massimo del 20% e per non più di 3 mesi l’anno, mantengono comunque l’iscrizione all’albo.

Le definizioni di legge, sviluppate nel rispetto della specificità e delle tutela riconosciute all’impresa artigiana, individuano nel nostro Paese un tessuto imprenditoriale ben presente e vitale sia nell’economia, sia nella società. Il comparto artigiano in Italia si caratterizza soprattutto per il contributo occupazionale, per l’elevata capacità di produrre ricchezza reale e per la marcata propensione all’export. Altri aspetti caratterizzanti il tessuto imprenditoriale artigiano che hanno permesso alle imprese di fronteggiare mutamenti congiunturali e strutturali notevoli, sono la flessibilità e la capacità di fare sistema, anche attraverso una serie di processi di riqualificazione.

Del resto, la grande organizzazione burocratizzata, in cui il capitale conta più del lavoro e il sapere produttivo è accentrato in pochi esperti o manager specializzati, non è più un modello nemmeno per le grandi imprese che oggi cercano di diventare flessibili, veloci e mobili per rispondere alle nuove esigenze del mercato. L’artigiano, proprio per la struttura che lo caratterizza, è di per sé già flessibile, veloce e mobile. Le tendenze più recenti dell’economia mostrano quanto le caratteristiche specifiche dell’impresa artigiana possano diventare una risorsa importante per competere, ad armi pari, anche con imprese di dimensioni sempre maggiori. La prontezza nell’individuare nuovi bisogni, la

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capacità di interpretarli combinando nel prodotto risorse tradizionalmente note e utilizzate e i necessari elementi di innovazione: questi sono stati i fattori di successo strategico dell’artigianato italiano.

In un mercato sempre più concorrenziale e globalizzato anche l’impresa artigiana, che ha le sue radici nella tradizione dei vecchi mestieri, diventa protagonista in certe specializzazioni, che richiedono attenzione, gusto, inventiva e soprattutto innovazione tecnologica. Infatti, anche utilizzando la tecnologia moderna, l’impresa artigiana resta tale ogni volta che, nel progettare e realizzare un prodotto o un servizio, contano più le competenze e l’abilità del lavoro prestato dall’imprenditore che la potenza produttiva dei mezzi meccanici impiegati.

L’artigiano moderno è un’altra cosa rispetto all’oleografia dei vecchi mestieri e non deve impedire di vedere e riconoscere le nuove forme di attività artigiana. In Italia ci sono oggi migliaia di aziende artigiane, che progettano i loro prodotti con il CAD (progettazione assistita dal computer), sono collegate in rete con i clienti, hanno macchine sofisticate e aggiornatissime, forniscono prodotti e servizi di qualità, che il mercato mostra di preferire perché non sono standard e si rinnovano continuamente. Gran parte dei prodotti per la casa e per la persona, che richiedono inventiva e flessibilità, nascono da imprese artigiane che fanno lavorazioni per conto terzi, forniscono componenti o vendono direttamente il prodotto finito.

Gli obiettivi futuri saranno, in linea con quelle che sono le tendenze di un mercato sempre più orientato al Cliente, la personalizzazione dei prodotti, ottenuta seguendo da vicino le esigenze del cliente e la personalizzazione del lavoro, mettendo cioè l’energia e le idee personali nell’attività d’impresa: due cose in

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cui l’azienda artigiana eccelle. Inoltre ci sarà bisogno di persone che sono disposte ad assumersi, con intelligenza e misura, i rischi di scelte sempre più segnate dall’incertezza dei mercati e dalla rapidità dei cambiamenti. In questa maggiore necessità di presa di coscienza che la piccola impresa ha nel sistema economico nel suo complesso, un ruolo fondamentale viene svolto dall'assistenza operativa, tecnica e gestionale che le Associazioni di Categoria svolgono incessantemente.

1.3 Il sistema Confartigianato

1.3.1

A livello nazionale

Confartigianato Imprese, è un’organizzazione autonoma,

fondata sul principio della adesione e aperta a tutte le componenti geografiche, settoriali e culturali dell’imprenditoria artigiana e delle piccole imprese, che in essa trovano informazione, rappresentanza degli interessi generali, rapporto con le controparti negoziali e con le istituzioni. Costituita nel 1946, Confartigianato rappresenta oggi più di 521.000 imprese e imprenditori appartenenti a 870 settori di attività che nella Confederazione sono organizzati in 120 Associazioni territoriali, 20 Federazioni regionali, 12 Federazioni di categoria, 74 Gruppi di mestieri; con i suoi 1215 sportelli territoriali e un patrimonio professionale di 14000 collaboratori. Confartigianato si propone anche alle imprese, per competere in un mercato in continua evoluzione grazie a un sistema di servizi integrati e personalizzati, cercando di seguire i processi organizzativi e aggregativi, che proiettano il tessuto produttivo diffuso verso nuove opportunità di sviluppo. L’Organizzazione inoltre, sul fronte della cultura d’impresa, dello

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sviluppo dei mercati della ricerca e dell’innovazione, è parte attiva di una vasta rete di istituzione pubblica e private

In sintesi il core business di Confartigianato è quello di rappresentare le esigenze e le problematiche delle imprese, che prese singolarmente non sarebbero prese in considerazione; infatti, aggregando la forza negoziabile di un numero enorme di soggetti si riesce a perseguire la tutela costituzionale dell’Artigianato.

E’ proprio attraverso l’esperienza maturata nei vari anni di attività di rappresentanza, che l’Associazione è riuscita a diventare un interlocutore importante con i vari livelli di amministrazione e del governo del territorio, le controparti sindacali, con i corpi legislativi, con le istituzioni e agenzie che operano nel tessuto della società del nostro Paese. I principi e le politiche adottate hanno permesso alla Confartigianato di poter rappresentare le imprese associate anche di fronte ai Comuni, Province, Regioni, il Governo nazionale. L’azione sindacale intrapresa ha permesso a

Confartigianato di diventare parte firmataria di accordi

interconfederali, nazionali e regionali su materie trasversali all’intero sistema produttivo, di 17 Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro specifici dei settori produttivi e merceologici delle attività artigiane, nonché di molti contratti collettivi regionali di lavoro. L’organizzazione è anche in rapporto costante con il Parlamento e prende parte alle audizioni delle Commissioni parlamentari su argomenti rilevanti per il comparto, fornendo informazioni rilevanti in merito ai temi della vita economica e dell’artigianato in particolare. Confartigianato, oltre ai diversi momenti del negoziato sindacale, esprime rappresentanze stabili anche presso i seguenti ambiti e istituzioni:

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b. Negli Enti Nazionali pubblici e privati. c. A livello comunitario.

Per concludere e dare una maggiore chiarezza di quelli che sono i fini dell’organizzazione e il suo orientamento strategico riportiamo di seguito la vision e la mission di Confartigianato:

“Il tuo sogno imprenditoriale si realizza Con Noi. Noi vogliamo essere la prima ed insostituibile occasione di ogni imprenditore per

realizzare la sua impresa ed arricchire se stesso e gli altri”.

“Creare le condizioni ed i contesti che consentano all’imprenditore ed all’impresa di soddisfare i propri clienti e realizzare i propri scopi, facendo di Confartigianato il contesto guida in cui sviluppare il Valore erogare nel rapporto associativo”

1.3.2

A livello regionale

Confartigianato Imprese Toscana, è la Federazione

regionale delle 10 Associazioni provinciali presenti in Toscana di

Confartigianato. E’ un’associazione apartitica, autonoma e

indipendente del “sistema Confartigianato” dotata di una propria autonomia decisionale per quanto riguarda le questioni di carattere regionale.

Lo scopo di questa Federazione è quello di rappresentare e coordinare le varie Associazioni provinciali toscane della loro autonomia decisionale, amministrativa ed organizzativa. Inoltre si occupa dello studio e trattazione comune dei problemi riguardanti l’artigianato e l’economia toscana.

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Di seguito riportiamo le principali funzioni svolte da

Confartigianato Imprese Toscana:

™ elaborare, definire e sostenere le politiche di competenza regionale;

™ tutelare, sviluppare ed incrementare, a livello regionale, l’artigianato e la piccola impresa, favorendo ogni iniziativa economica, tecnica, sociale, assistenziale,etc.

™ rappresentare le istanze imprenditoriali provenienti dalle Associazioni provinciali presso la Regione Toscana e agli altri Enti, Istituti, Organismi e Commissioni varie a competeza regionale;

™ erogare prestazioni di servizio in materia economica, societaria, fiscale, di lavoro, amministrativa, previdenziale, finanziaria,etc.

™ esercitare tutte quelle altre funzioni che si rendessero di volta in volta necessarie ed opportune nell’interesse degli artigiani e dei piccoli imprenditori per il tramite o d’intesa con le Associazioni provinciali.

Sulla base del modello nazionale anche la struttura di

Confartigianato Imprese Toscana si configura come una struttura

a rete a sua volta articolata in:

♦ 10 Associazioni provinciali con circa 80 sedi periferiche;

♦ 10 Federazioni Regionali di Categoria; ♦ 2 Movimenti d’opinione;

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Inoltre a livello regionale operano anche due società di esclusiva emanazione Confartigianato: Confartigianato Imprese

Toscana Servizi e il CEDIT, Centro per la Diffusione

Imprenditoriale Toscana per la formazione ed i servizi per l’impiego.

Infine questa Federazione svolge anche attività di rappresentanza, partecipando a strutture regionali operative in materia di credito, di promozione dell’artigianato di qualità e, in base ad accordi interconfederali nazionali e regionali, all’Ente Bilaterale Regionale Toscano per l’Artigianato e limitatamente al settore edile.

1.3.3

Confartigianato Imprese Pisa

Confartigianato Imprese Pisa è una delle oltre 120

Associazioni territoriali che compongono il sistema

Confartigianato italiano. Il sistema presente sul territorio pisano è

strutturato in una Rete Integrata di Servizi alle Imprese, tale da offrire ai soci sia servizi sindacali sia servizi di natura tecnica. In generale l’Associazione può offrire le seguenti prestazioni: tenuta della contabilità, amministrazione del personale, soluzione dei problemi di carattere finanziario creditizio, ambientale e di sicurezza sul lavoro, nonché quelli inerenti la qualità e l’innovazione tecnologica, la cura delle pratiche inerenti gli infortuni sul lavoro, la previdenza, la formazione e l’aggiornamento professionale, e molti altri ancora. Attraverso la Confartigianato

Imprese Pisa, inoltre, le aziende artigiane e le imprese di piccole

dimensioni sono rappresentate in importanti organismi pubblici e privati, quali la Camera di Commercio di Pisa, la commissione provinciale dell’Artigianato, Artigiancredito Pisano, la Fondazione della Cassa di risparmio di Pisa, l’INPS, l’Ente Bilaterale Pisano, la

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SAT (Aeroporto “Galileo Galilei di Pisa), il Consorzio Turistico dell’Area Pisana, la Società Ospedaletto Servizi, il Consorzio California e in molte altre Commissioni provinciali e comunali.

Per dare un’idea di quella che è attualmente la struttura interna di questa Associazione e vedere nel dettaglio i servizi che è in grado di offrire, riportiamo di seguito il suo organigramma:

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1.3.3.1

Area Innovazione, R&S e Quali à

t

L’Area Innovazione, R&S e Qualità presente in

Confartigianato Imprese Pisa, si occupa di offrire alle imprese

alcuni servizi studiati appositamente per favorire la crescita e lo sviluppo dell’impresa artigiana e della piccola impresa.

Questa specifica area è nata con lo scopo di accompagnare gruppi di aziende appartenenti a diversi settori merceologici e con meno di 20 dipendenti, alla certificazione secondo la normativa ISO 9001. Pertanto i servizi offerti sono stati studiati in modo da fornire alle PMI gli strumenti concreti per affrontare e risolvere le problematiche gestionali tipiche della fase di crescita e sviluppo.

A questo proposito alle piccole e medie imprese vengono offerti servizi di consulenza e formazione, progettati e sperimentati per far fronte alle loro problematiche, che rispondano contemporaneamente ai questi requisiti: economicità, efficacia/semplicità ed elevata qualità.

L’obiettivo si realizza attraverso l’introduzione di un metodo sicuro di successo: la creazione di gruppi di aziende omogenei, individuati per dimensione o merceologia, che presentano gli stessi obiettivi di qualificazione (es. certificazione di qualità, introduzione di strumenti di pianificazione e controllo etc..). In tal modo è possibile sviluppare una parte di percorso in comune ed una parte personalizzata per ciascuna azienda abbattendo in modo consistente i costi ed ottenendo un risultato che risponde alle specifiche esigenze delle aziende partecipanti.

Ad esempio è stato realizzato il progetto “Qualigroup”, destinato ai costruttori edili ed impiantisti, autoriparatori e carrozzieri, piccoli studi di progettazione e odontotecnici, falegnamerie, imprese di pulizia, centri benessere etc. Lo scopo

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del progetto è stato quello di accompagnare alla certificazione ISO 9001, gruppi di piccole e micro aziende artigiane appartenenti allo stesso settore di produzione.

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