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Il bilancio d’esercizio è un modello di rappresentazione della realtà aziendale. E' composto da due documenti contabili (Stato patrimoniale

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CAPITOLO

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L’ANALISI DI BILANCIO: CONSIDERAZIONI GENERALI

1.1 LE FINALITÁ DELL’ANALISI.

Il bilancio d’esercizio è un modello di rappresentazione della realtà aziendale. E' composto da due documenti contabili (Stato patrimoniale e Conto economico) e da una nota esplicativa destinata ad illustrare i valori dei prospetti contabili (Nota integrativa). I soggetti che redigono il bilancio secondo le regole IAS/IFRS presentano anche il rendiconto finanziario che è il prospetto che mette in evidenza il risultato dell’analisi per flussi.

Il bilancio d’esercizio è il principale strumento di informazione esterna per l’impresa. I dati di bilancio possono essere letti e interpretati così per come si presentano, oppure possono essere opportunamente rielaborati al fine di analizzare aspetti particolarmente rilevanti della gestione.

La finalità del processo di analisi è proprio quella di correlare tra loro i dati di bilancio al fine di costruire un quadro segnaletico chiaro e sintetico sullo stato di salute di un’impresa, verificandone il grado di redditività, solidità e solvibilità. L’analisi, intesa come un complesso ragionamento basato sul bilancio, conduce alla formulazione di un giudizio sull’azienda o su specifici suoi aspetti. I dati di bilancio, una volta rielaborati, vengono utilizzati per compiere dei confronti nel tempo e nello spazio. Nel tempo, quando essi appartengono alla stessa azienda e sono tratti da bilanci di periodi diversi; nello spazio, quando i dati comparati appartengono ad aziende diverse.

Si precisa che può essere chiamata analisi anche la sola lettura del bilancio. Essa viene definita come analisi formale in quanto tende ad accertare la correttezza dei valori riportati; per contro, la vera analisi è definita effettiva od operativa, perché è destinata a fornire informazioni che consentano a soggetti interni o esterni all’azienda di prendere decisioni operative.

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Come detto, le analisi possono indagare diversi tratti della gestione dell'azienda, a tal proposito è utile precisare che la gestione stessa può essere concepita come un sistema unitario in cui è possibile individuare quattro fasi fra loro collegate, che consistono:

 nell’acquisizione dei mezzi finanziari (FINANZIAMENTO) per la copertura del fabbisogno di finanziamento

 nell’impiego di suddetti mezzi finanziari per l’acquisizione dei fattori produttivi durevoli e non durevoli (INVESTIMENTO)

 nell’attuazione dei processi per la trasformazione dei fattori produttivi in prodotti (PRODUZIONE ECONOMICO-TECNICA)

 nella vendita dei prodotti (DISINVESTIMENTO) al fine di ottenere i mezzi finanziari da immettere nuovamente nel ciclo indicato.

Le quattro fasi descritte devono essere tra loro coordinate per tendere alla realizzazione dell’equilibrio aziendale. Le condizioni di equilibrio, infatti, sono quelle che consentono all’azienda di durare nel tempo e di mantenere una situazione di relativa autonomia, permettendole di continuare a perseguire le finalità istituzionali. L’equilibrio può essere esaminato sotto il profilo economico, finanziario e patrimoniale.

1.1.1 L'equilibrio economico, finanziario, patrimoniale

L’equilibrio economico riguarda le operazioni di consumo e ripristino della ricchezza per effetto della gestione. È garantito dall’attitudine dell’azienda ad operare in condizioni che consentano di ripristinare la ricchezza consumata nello svolgimento delle attività aziendali. La necessità di rispettare questa condizione è evidente: solo le aziende che riescono a ripristinare la ricchezza consumata nel perseguimento delle proprie finalità istituzionali possono continuare nel tempo a perseguirle restando autonome, mentre l’incapacità di reintegrare la ricchezza, le condannerebbe prima ad un ridimensionamento e poi alla cessazione di ogni attività.

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In altri termini, l’equilibrio economico fa riferimento ai costi, ai ricavi ed al reddito e consiste nella capacità dell’azienda di remunerare i fattori produttivi, compreso il capitale apportato dal titolare o dai soci, senza alterare l’equilibrio finanziario. Esso si raggiunge quando i ricavi superano i costi di un importo che rappresenta almeno il reddito atteso dagli azionisti, o soci, o dal titolare.

L’equilibrio economico non va valutato nel breve periodo, poiché, ciò che conta, è l’attitudine a mantenerlo nel medio-lungo termine. Quanto detto ha due implicazioni:

 Un temporaneo squilibrio non pregiudica necessariamente la durabilità e l’autonomia dell’azienda. L’orizzonte temporale da considerare dipende però dall’entità dello squilibrio e dalla dotazione di ricchezza: partendo da una dotazione molto ampia di risorse, un’azienda può sopportare a lungo una situazione di lieve squilibrio economico; se la dotazione di risorse è esigua, essa viene velocemente erosa dall’incapacità di ripristinare la ricchezza consumata, tanto più velocemente quanto più ampio è lo squilibrio economico.

 Una situazione di equilibrio nel breve periodo potrebbe essere dovuta a condizioni favorevoli del tutto contingenti, non replicabili nel futuro, pregiudicando con ciò la continuità dell’azienda nel tempo. È necessario, invece, instaurare condizioni di gestione che consentano di continuare nel tempo a ripristinare le risorse consumate.

L’equilibrio finanziario riguarda il bilanciamento tra fonti e fabbisogni finanziari. Esso è inteso come la capacità dell’azienda di far fronte ai propri impegni finanziari con i mezzi provenienti dal capitale proprio, dai finanziamenti e dai ricavi, senza pregiudicare gli altri equilibri. Quando si fa riferimento alle fonti, intendendo le operazioni di acquisizione dei mezzi finanziari, ed agli impieghi, intesi come investimento delle stesse fonti, si ha il vero e proprio aspetto finanziario, mentre quando si fa riferimento ai trasferimenti di mezzi monetari di pagamento, incassi e pagamenti, si ha l’aspetto monetario. Affinché si verifichi una situazione di equilibrio finanziario è necessario che vi sia una sincronizzazione continua per entità e tempi tra fonti e impieghi. La disponibilità di mezzi deve essere inoltre tempestiva, ovvero presente quando risulta soddisfatta l’economicità dell’investimento.

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La verifica dell’equilibrio finanziario deve avvenire costantemente. Infatti, esso è una condizione necessaria per la vita dell’azienda; condizione necessaria ma non sufficiente perché, oltre che al bilanciamento continuo tra fonti e impieghi deve essere sempre soddisfatta l’economicità della gestione. In altri termini, l’equilibrio finanziario deve essere strumentale a quello economico.

L’equilibrio patrimoniale, inteso come risultato finale dei due equilibri in precedenza indicati, esprime l’attitudine dell’azienda ad accumulare e mantenere un ammontare di ricchezza (patrimonio) che sia congruo rispetto agli investimenti necessari allo svolgimento delle sue finalità istituzionali.

Le condizioni di equilibrio descritte sono connesse fra loro, infatti, si influenzano a vicenda anche se non vi è una completa interdipendenza, ciò vuol dire che il raggiungimento di un equilibrio non implica, specialmente nel breve periodo, il raggiungimento anche degli altri.

Le analisi si dicono reddituali, finanziarie o patrimoniali in relazione al tipo di equilibrio, o specifiche proprietà dello stesso, che tendono ad accertare. Si tenga presente che gestione economica, gestione finanziaria e gestione patrimoniale sono tre elementi inscindibili dell’unica realtà aziendale, nella quale le disponibilità finanziarie che provengono dalle fonti di finanziamento sono utilizzate in attività patrimoniali (capitale fisso e capitale circolante) necessarie per sviluppare il processo produttivo e distributivo dei prodotti al fine di pervenire, attraverso la contrapposizione dei ricavi e dei costi, al conseguimento del profitto. Difficoltà di ordine finanziario riducono la possibilità di effettuare investimenti e quindi le stesse prospettive reddituali dell’azienda. Difficoltà di ordine economico possono portare a difficoltà di ordine finanziario e ad alterare gli equilibri patrimoniali. Una buona redditività consente una politica di sviluppo senza danneggiare la situazione finanziaria.

Spesso la distinzione tra i vari aspetti della gestione è di tipo temporale. Infatti, costi e ricavi procedono ad una velocità diversa rispetto ai flussi finanziari (si pensi, ad esempio, all’acquisto di una immobilizzazione tecnica: esso comporta un flusso finanziario in uscita immediato, mentre il costo si ripartisce fra i vari esercizi interessati all’impiego dell’immobilizzazione tramite il processo di ammortamento). Gli stessi flussi finanziari procedono a velocità differente a seconda che si consideri il sorgere di crediti e debiti oppure le entrate e le uscite di cassa.

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Le operazioni svolte da un’azienda sono molteplici e di natura diversa, ciascuna di esse può provocare degli effetti sull’equilibrio aziendale, il monitoraggio della gestione e dei suoi aspetti più rilevanti tramite l’analisi risulta quindi molto importante ai fini del raggiungimento di un buon grado di equilibrio.

1.2 ANALISI ESTERNE E INTERNE

Le analisi possono essere condotte da un analista esterno o interno all’ azienda. In relazione alla posizione dell’analista mutano sostanzialmente le caratteristiche dell’analisi, perché cambiano sia i dati che si hanno a disposizione sia le informazioni che si tenta di ottenere.

L’analista esterno ha come unico supporto informativo il bilancio, la relazione sulla gestione e le altre relazioni che possono accompagnare il bilancio. Tali dati sono normalmente insufficienti per effettuare un’analisi completa sull’azienda, ossia sulla sua struttura, politica e strategia.

L’analista interno, al contrario, può contare su fonti informative molto più ampie rispetto al solo bilancio, informazioni che gli consentono di pervenire ad un giudizio più accurato ed attendibile sull’azienda. Egli ha accesso, infatti, ai dati della contabilità analitica, sulla struttura organizzativa e di programmazione aziendale (come i piani a medio-lungo periodo ed i budget di periodo). Inoltre, l’analista interno, ha la possibilità di conoscere informazioni particolarmente rilevanti per certe indagini, quali, ad esempio, il portafoglio ordini dell’azienda o i dati sulla dinamica delle operazioni aziendali (dinamica degli acquisti e delle vendite, degli incassi e dei pagamenti, i dati sulle insolvenze etc..).

I soggetti che normalmente compiono analisi interne, sono i funzionari dell’azienda e coloro che, pur estranei all’azienda stessa, hanno la possibilità di consultare gli stessi dati fuori bilancio disponibili per i soggetti interni. Si tratta di consulenti, di banche e dell’amministrazione che può accedervi anche in via coattiva.

I soggetti esterni che hanno interesse a svolgere un’analisi di bilancio sono in genere:

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 gli investitori istituzionali, per accertare la capacità di reddito dell’azienda e i suoi flussi di cassa attesi, in vista di possibili acquisizioni

 i clienti e i fornitori, per accertare l’esistenza di condizioni che rendano conveniente intraprendere e mantenere rapporti commerciali con l’azienda

 gli analisti finanziari.

Le analisi esterne sono lo strumento più utilizzato dai vari stakeholders per valutare le performance dell’azienda , tale valutazione si rende necessaria per prendere decisioni operative nei confronti dell’azienda indagata (concedere o meno fidi, effettuare o meno forniture, investire o meno nel capitale). Le analisi interne, invece, sono essenzialmente quelle svolte dal management aziendale per finalità di programmazione e controllo della gestione. Ciò che accomuna i due tipi di analisi è l’obiettivo di raggiungere determinate informazioni da utilizzare per il futuro. Un’analisi storica, infatti, viene condotta solo in casi eccezionali, quando tende ad accertare le cause di avvenimenti che si sono già verificati come, ad esempio, un fallimento. In tutti gli altri casi l’analisi è di tipo previsionale, anche se condotta su dati storici perché la logica dell’analisi è quella di trarre informazioni utili per il futuro partendo dalle dinamiche del passato. La tabella che segue sintetizza quanto detto in precedenza sui due tipi di analisi:

ANALISTA INTERNO ANALISTA ESTERNO

LOGICA

DELL’INDAGINE Operativa Conoscitiva

SCOPO DELL’INDAGINE La programmazione aziendale Stabilire il proprio comportamento nei confronti dell’azienda FONTI DELLE INFORMAZIONI

Bilancio e tutte le altre

informazioni interne Bilancio TECNICHE DI

ANALISI

Tecniche sofisticate adottate per il controllo interno

Analisi strutturale, per indici e per flussi

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1.3

LE METODOLOGIE DI ANALISI

Le tecniche di analisi normalmente impiegate sono di tre tipi:

1. l’analisi per margini 2. l’analisi per indici 3. l’analisi per flussi.

La prima tecnica viene utilizzata per le analisi di struttura. Questo tipo di analisi viene svolta per fotografare la situazione dell’azienda in un determinato momento. Tramite essa si accerta la composizione delle varie classi dei costi e dei ricavi, per quanto riguarda la struttura economica, la composizione dell’attivo e del passivo per ciò che è la struttura patrimoniale dell’azienda e la corrispondenza tra fonti e impieghi per l’aspetto finanziario. Le analisi di struttura tendono a dare un giudizio sulla situazione statica dell’azienda.

Operativamente si tratta di calcolare delle differenze tra aggregati di valori, derivanti dal bilancio, opportunamente riclassificati.

L'analisi per indici, attualmente la più diffusa, si basa sul calcolo di rapporti (frazioni) tra i valori di bilancio. La trasformazione delle grandezze di bilancio in indici consente di ottenere informazioni particolarmente utili e significative ai fini delle analisi.

La terza tecnica di analisi consiste nella costruzione del rendiconto finanziario, un prospetto che offre una rappresentazione complessiva della dinamica finanziaria dell’azienda e delle sue determinanti. In pratica, si cerca di ricostruire, partendo dai valori di bilancio, i movimenti in entrata e in uscita delle risorse finanziarie.

1.4 LE FASI DELL’ANALISI

L’analisi di bilancio è un processo che si sviluppa in diverse fasi. Di seguito verranno sinteticamente elencate, ciascuna sarà poi esposta nel dettaglio nel prossimo capitolo.

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Le fasi sono le seguenti:

1. Reperimento della documentazione e valutazione circa la sua attendibilità. Si tratta della fase definita di analisi formale, che tende ad accertare l’attendibilità dei valori di bilancio in relazione alla normativa e ai principi contabili. Qualora tale fase non sia superata con un giudizio positivo, l’analista dovrebbe procedere alla revisione completa del bilancio oppure astenersi da ogni giudizio sul bilancio stesso.

2. Riclassificazione del bilancio.

In questa fase si procede ad una riorganizzazione dei dati di bilancio ai fini di renderli più rispondenti alle esigenze di analisi. La riclassificazione dei bilanci rappresenta un’operazione tecnicamente piuttosto complessa, infatti, per trovare il corretto posizionamento delle varie poste del bilancio civilistico nel bilancio riclassificato è necessaria un’attenta lettura dei bilanci stessi ed a volte si rendono necessarie scelte difficili da parte dell’analista.

3. Calcolo degli indicatori.

Dopo aver riclassificato il bilancio, si procede al calcolo dei margini, degli indici e del rendiconto finanziario a seconda della tecnica di analisi che si utilizza per ottenere le informazioni necessarie.

4. Interpretazione degli indicatori ed espressione di un giudizio sui risultati raggiunti.

Quest’ultima fase rappresenta il "core" dell’analisi e cioè il punto di arrivo di tutte le fasi precedenti. Si tratta di esprimere un giudizio di sintesi che varia a seconda della motivazione dell’indagine.

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