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Academic year: 2021

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5. CONCLUSIONI

Nel corso di questo elaborato abbiamo fornito uno studio dell’Alessandreide antico-ceca che non si limitasse soltanto al testo ceco in senso stretto, ma che servisse anche a collocarlo nell’ambito del fenomeno culturale della rielaborazione in chiave romanzata delle vicende della figura del Macedone, fenomeno che non ha le sue origini in epoca medievale, bensì già nell’antichità.

Per questo motivo la nostra analisi è stata preceduta da due capitoli introduttivi, il primo riguardante le fonti storiche antiche e lo Pseudo-Callistene, il secondo i derivati dello Pseudo-Callistene e delle sue traduzioni e la concezione della figura del Macedone nei vari ambiti della produzione dei testi scritti, con particolare attenzione al testo latino di Gautier de Châtillon e al testo in alto tedesco medio di Ulrich von Eschenbach in quanto fonti a disposizione dell’anonimo autore ceco.

L’analisi dei testi storiografici antichi, a partire da quelli non pervenuti ma noti attraverso le citazioni degli storici successivi, ha mostrato che fin dalle origini la figura di Alessandro Magno è sempre stata caratterizzata dalla compresenza intrinseca di aspetti umani e aspetti mitologici. Infatti tra i diversi storici di cui si ha testimonianza, diretta o indiretta, non tutti eseguono un attento vaglio delle fonti finalizzato a tentare di ricostruire l’effettiva realtà dei fatti, come Aristobulo e Tolomeo, bensì alcuni inseriscono episodi fantastici o indulgono alle descrizioni di luoghi esotici e di animali e creature fantastiche.

Per esempio Callistene mostra a tratti dei toni encomiastici e tenta di giustificare politicamente le imprese di Alessandro, mentre la testimonianza di Clitarco contiene al suo interno episodi quali l’incontro del Macedone con la Regina delle Amazzoni.

Gli storici che hanno prodotto biografie sulla vita del Macedone di cui sono pervenuti i testi si distinguono a seconda delle fonti a cui hanno attinto: se Arriano

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di Nicomedia, autore dell’Anabasi di Alessandro, cita espressamente tra le sue fonti Aristobulo e Tolomeo confrontandoli spesso tra loro e con “ciò che veniva detto”, Diodoro Siculo si rifà alla testimonianza di Clitarco, nonostante non lo menzioni esplicitamente, per scrivere il XVII Libro della sua opera intitolata Bibliotheca Historica e dunque mantiene i tratti fantastici e romanzati riscontrati nell’autore coevo ad Alessandro. Curzio Rufo nomina esplicitamente tra le sue fonti Tolomeo Lago, Clitarco e Timagene di Alessandria, fornendo un ritratto del Macedone non del tutto encomiastico, nel quale però le caratteristiche negative della sua figura vengono ridimensionate e in un certo senso giustificate dalla giovane età e dai successi ottenuti. Plutarco, invece, dichiara esplicitamente di non voler costruire una narrazione storica ma un ritratto caratteriale del sovrano Macedone, dunque l’aspetto delle grandi gesta è ridotto al minimo ed esse sono riportate soltanto nel caso in cui siano essenziali per comprendere il carattere del sovrano.

Dopo aver trattato delle fonti di carattere storiografico siamo passati alla trattazione della fonte per eccellenza di carattere romanzesco: il Romanzo di Alessandro attribuito allo Pseudo-Callistene, riguardo al quale abbiamo fornito una breve descrizione delle redazioni a noi pervenute (α, β, γ, e (δ)) e dei testi derivati da queste redazioni e dalle traduzioni di Giulio Valerio (III-IV secolo) e di Leone Arciprete (950 circa) in epoca medievale. Inoltre abbiamo riportato anche una descrizione della figura del Macedone ricavabile da diverse tipologie testuali: i testi filosofici che trattano della morale, della metafisica e dell’arte di governare, i testi teologici e mistici, che si incentrano sulla relazione tra verità storica e verità religiosa, i libri di exempla nei quali il materiale trattato è finalizzato all’edificazione morale del lettore, e i testi secolari, che invece erano destinati all’intrattenimento. Si è potuto ricavare, considerando le tipologie succitate, che negli exempla e nei commenti alla Bibbia la figura del Macedone era portata come esempio negativo di hybris sfrenata che lo rendeva vicino al maligno, mentre nella letteratura secolare questo aspetto è ridimensionato a favore di un ideale cortese che elegge Alessandro a sovrano modello, come dimostrano

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gli esempi di Lamprecht e di Alexandre de Paris, che pure non eliminano del tutto i toni moraleggianti.

Due esempi di testi destinati all’intrattenimento, di tipo secolare, sono i testi a disposizione dell’anonimo ceco durante la stesura della sua Alessandreide: l’Alexandreis latina di Gautier de Châtillon e l’Alexander in medio alto tedesco di Ulrich von Eschenbach. In queste due manifestazioni letterarie appartenenti ad aree geografiche diverse, si riscontrano due diversi approcci nella trattazione della figura del Macedone. Se da un lato il poeta francese fa della sua opera un testo epico che si rifà ai modelli classici e che evidenzia sia la positività che la negatività del protagonista, il poeta tedesco, pur rifacendosi al testo di Gautier de Châtillon, fa del personaggio di Alessandro un’ipostasi del suo mecenate Přemysl Otakar II, rendendo le gesta eroiche del sovrano dell’antichità un mezzo per celebrare l’ambiente di corte di cui faceva parte.

Dopo aver considerato questi aspetti della cultura medievale, con particolare riferimento ai testi di Gautier de Châtillon e di Ulrich von Eschenbach siamo passati a presentare il testo oggetto della nostra analisi, l’Alessandreide antico-ceca. Abbiamo visto che il testo non è pervenuto fino ai giorni nostri per intero, bensì in nove frammenti di diversa ampiezza, risalenti ad epoche diverse e facenti parte di altrettanto diversi manoscritti. Per questo motivo abbiamo riportato le opinioni principali degli studiosi sulla datazione del testo e abbiamo visto che l’ipotesi più probabile è quella che fa risalire la composizione dell’opera alla seconda metà del XIII secolo, per la somiglianza delle vicende raccontate con eventi storici riguardanti le terre ceche, coerentemente al principio di attualizzazione seguito dal poeta per rendere palese al pubblico il suo messaggio.

Un altro problema che abbiamo visto emergere dal fatto che del testo non sia pervenuto alcun originale ma soltanto delle copie, è costituito dalla riconducibilità o meno dei frammenti ad un unico originale. Infatti gli studiosi si sono divisi a riguardo tra coloro che optvano per diverse Alessandreidi, ovvero testi composti da autori diversi, e coloro che invece ritenevano l’Alessandreide un unico testo riprodotto poi dai vari copisti in diversi periodi storici. L’opinione della critica

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che poi è risultata prevalere è quella che vede nei frammenti a noi pervenuti delle componenti di copie redatte a partire da un unico originale, per il fatto che i frammenti sono accomunati dalla volontà dell’autore di creare un testo che si differenzi dai testi di puro intrattenimento circolanti nelle corti in grado di fornire uno spunto per l’educazione morale del lettore.

Come possiamo comprendere allora dal concetto che sta alla base della composizione dell’Alessandreide, lo scopo che si pone l’autore è opposto a quello che si era posto Ulrich von Eschenbach nel suo Alexander. Infatti il testo ceco non vuole essere un testo celebrativo e di solo intrattenimento, ma, insieme all’elemento ludico vuole far spiccare l’elemento morale ed educativo.

L’analisi del frammento di S. Vito, oltre a confermare lo scopo dell’autore nel comporre la sua opera, è risultata utile al fine di evidenziare e chiarire il rapporto esistente tra il testo antico-ceco e i due testi a disposizione del suo anonimo autore. Infatti gli episodi che sono stati selezionati (il prologo, i consigli di Aristotele ad Alessandro, lo scambio epistolare tra Dario ed Alessandro) sono quelli che meglio evidenziano questo rapporto e che mostrano come l’autore ceco abbia sì preso spunto dal testo latino inserendovi alcuni ampliamenti tratti da quello tedesco, ma abbia anche rielaborato in maniera personale e autonoma gli spunti a sua disposizione, creando, in tal modo, un poema originale.

Il testo ceco, dunque, si inserisce appieno, con le sue peculiarità, all’interno del fenomeno culturale medievale che vede il recupero della figura del Macedone all’interno di cicli e di poemi epici. Il recupero effettuato dall’anonimo ceco, come abbiamo visto, si realizza sulla base delle esigenze didattico-moralistiche dell’autore, per questo il suo fine compositivo detta i toni dell’opera e fa sì che il suo componimento non si configuri come una traduzione pedissequa del testo latino, né tantomeno di quello tedesco, e rappresenti invece il frutto di una rielaborazione personale all’interno della tradizione medievale dei cicli sulle avventure del Macedone.

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