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Il linguaggio giornalistico dell'immigrazione:il quotidiano Avvenire (1992/1993)

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Università degli Studi di Pavia Facoltà di Scienze Politiche

Il linguaggio giornalistico dell'immigrazione:

il quotidiano Avvenire (1992/1993)

Tesi di Relatore

Cristina Adelia Aroldi Chiar.mo Prof. Marco Mozzati

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CAPITOLO 1

LA TITOLAZIONE

Premessa

Iniziamo questa prima parte del lavoro di ricerca fornendo un approfondimento di carattere monografico sul titolo e sulla sua valenza linguistica.

Per fare ciò abbiamo preferito dedicare alla titolazione "generica", ossia quella non prettamente riferibile alla produzione giornalistica, la sezione d'apertura, ed ai titoli dei quotidiani quella successiva.

Abbiamo operato questa scelta metodologica con l’intenzione di fornire un quadro di riferimento reale ad un’analisi improntata nella sua interezza allo studio della capacità comunicativa dei titoli ed al loro utilizzo.

Si è, dunque, avvertita la necessità di una fase propedeutica durante la quale venissero forniti supporti documentari relativi alla natura, alla potenzialità informativa ed all'impiego del titolo.

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1.1 IL TITOLO: CARATTERI GENERALI

Se volessimo fornire, come primo approccio, una definizione di che cosa è un titolo potremmo limitarci a dire che esso nasce da una frase più o meno complessa e ricca che viene posizionata prima di un brano scritto nei confronti del quale ha precisi legami sostanziali.

Da quanto affermato possiamo ricavare almeno tre caratteristiche che sono genericamente attribuibili a qualsiasi forma di titolazione e quindi non ad esclusivo appannaggio di quella giornalistica della quale ci occuperemo.

Vediamole nel dettaglio: sono 1) la sostanza

2) la posizione 3) l'interconnessione

Tralasciamo per il momento l'ultima definizione della quale ci occuperemo più dettagliatamente nella seconda fase.

Essendo infatti un momento essenziale nella descrizione del rapporto biunivoco e di reciproca determinazione che intercorre tra titolo e brano, riteniamo opportuno approfondirne in maniera adeguata lo studio.

Per ciò che riguarda la prima nota possiamo rifarci a quanto affermato da Domenico Parisi: il titolo è un "atto di comunicazione ".(1)

Volendo circostanziare maggiormente la definizione e ricordando che ogni titolo è comunque composto di lemmi otteniamo che esso è un "atto di comunicazione linguistica" (2)..

(1) Domenico Parisi (a cura di)

PER UNA EDUCAZIONE LINGUISTICA RAZIONALE Il Mulino, pag. 95

(2) Ibidem, pag. 97

(4)

Da quest’affermazione che potrebbe sembrare immediata deriviamo in realtà la giustificazione prima dell'intero lavoro che ci accingiamo a presentare.

Se il titolo, infatti, non possedesse questa prerogativa e non si potesse pertanto parlare di una sua espressione linguistica intrinseca, non si potrebbe ragionevolmente discutere del messaggio da esso convogliato e della sua funzione comunicativa.

Verrebbero così a mancare le premesse logiche necessitanti ai fini dell'accettazione di un'ipotesi di lavoro.

Riassumendo quanto detto finora possiamo affermare che il titolo possiede una sua precisa forma espressiva, informativa, autonoma rispetto al brano che anticipa, ma non indipendente da esso.

Quest'ultima nota è suffragata dal fatto che titolo e brano sono strettamente collegati anche dal punto di vista grafico .

E' proprio attraverso una prima informazione visiva che nel lettore viene soddisfatto il criterio della riconoscibilità.

La posizione, cioè, non è elemento accidentale della costruzione letteraria e linguistica; è al contrario elemento essenziale senza del quale sarebbe impossibile invenire nello scritto un preciso scopo letterario.

Immaginiamo, per assurdo, uno scritto senza titolo: esso sarebbe destinato a perdersi, a confondersi, ed a rinunciare alla sua determinazione e collocazione anche e soprattutto nella memoria del lettore, proprio perché verrebbe a mancare il criterio della riconoscibilità che permette di risalire, dal titolo, al brano cui esso si riferisce.

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Per converso non è invece applicabile la teoria inversa: esistono, infatti, titoli sprovvisti di un testo cui ancorarsi.

Sono frasi assolute, sciolte, ma sempre in grado di riferire un messaggio e di realizzare un rapporto emmittente-ricettore.

Pensiamo, ad esempio, agli slogans, alle frasi pubblicitarie che, anche grazie alla loro sinteticità, riescono a scolpirsi nella mente del lettore ed a rimanervi impresse.

Precisamente di quest’avviso è lo scrittore olandese Leo H. Hoeck che stigmatizza tale rapporto e sottolinea che " paradossalmente nella relazione titolo-contesto è il titolo ad essere indispensabile".(3)

Il brano scritto rimarrebbe inesorabilmente claudicante se non fosse preceduto da questa frase che compie in qualche modo il ruolo di guida.

Tale affermazione trova la sua maggiore veridicità proprio nella quotidiana esperienza del giornale, nei confronti del quale i titoli funzionano come catalizzatori dell’attenzione, come annunciatori d’informazione e come richiami.

La loro posizione determina l'esistenza di tali "soglie"(4)

le quali, proprio come elementi di architettura domestica, aprono un varco sulla realtà che li segue, e costituiscono per essa un vero e proprio ingresso attraverso il quale è necessario transitare per accedere oltre.

(3) Leo H. Hoek

POUR UNE SEMIOTIQUE DU TITRE

in Documents de Travail, Università di Urbino, 1973

4(4) cfr. Gérard Genette, SEUILS,Paris, Editions du Seuil

(6)

1.2 L’INTERCONNESSIONE

Sarebbe sicuramente un'osservazione parziale quella che volesse individuare nel titolo un semplice annuncio di quanto espresso nel brano seguente.

Proprio per dare concretezza a quanto affermato, è ora necessario occuparsi della terza caratteristica relativa alla titolazione della quale abbiamo fatto menzione allo inizio del paragrafo: l'interconnessione.

Con tale termine si è voluto fare riferimento allo stretto rapporto che intercorre tra il titolo e la narrazione cui lo stesso si riferisce.

Il legame è evidentemente sostanziale dal momento che le due espressioni linguistiche devono materialmente fare riferimento ad un substrato comune nei confronti del quale il primo si colloca come anticipazione ed il secondo come ampliamento e conclusione.

A questo punto ci pare utile approfondire la trattazione occupandoci delle funzioni che vengono normalmente attribuite alla titolazione.

Iniziamo prendendo spunto da un’osservazione di carattere generale: il titolo ha precipuamente una funzione di tipo riassuntivo.

Esso si colloca, infatti, come anticipazione di un soggetto che viene presentato attraverso l'uso di poche parole.

E' però necessario precisare che, com'è comprensibile, non si può pensare che un numero normalmente ristretto di termini possa in maniera esauriente e completa "raccontare" una narrazione nella sua interezza.

Nella realtà la titolazione propone una versione dei fatti, estrapola autonomamente un aspetto della vicenda raccontata e la rende autonoma.

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Si tratta di quella che Emanuela Casadei chiama "funzione referenziale" (5) alla quale è affidato il percorso conoscitivo che incontra il destinatario del messaggio.

Infatti, in una sorta di rotta invertita, il lettore ha un primo impatto non con lo scritto che gli si vuole far conoscere, ma con il titolo che funge da intermediario.

Naturalmente pur accettando nelle sue linee generali un’affermazione di questo tenore è utile precisare che i titoli presentano una gamma molto ampia di varietà ed è pertanto erroneo credere che la sopracitata funzione referenziale li accomuni indistintamente e li renda assolutamente confrontabili.

Procedendo nell'analisi possiamo però affermare che esiste una funzione tipica della titolazione e che può dirsi connaturata alla sua struttura.

Noi chiameremo questa funzione presentativa.

In ogni "incipit" è possibile identificare una formulazione che, indipendentemente dalla quantità di notizie che riferisce, è in grado di attirare e di carpire l’attenzione del destinatario.

Emanuela Casadei definisce questo fenomeno come una "struttura d'attesa"(6) nella quale il lettore viene incuriosito e sedotto da un messaggio particolare e carico d’attrattiva.

Dunque, come abbiamo visto, il titolo supera largamente in importanza l'angusto spazio tipografico che gli viene concesso e tale ruolo è ancora più importante nella titolazione giornalistica come avremo modo di approfondire.

Anzi potremmo dire, utilizzando un'immagine classica, che il titolo si configura come un

"arconte"(7) un conduttore ed una guida in grado di prendere per mano il lettore e di influenzare in maniera determinante le sue conoscenze e le sue scelte.

5(5) Emanuela Casadei, CONTRIBUTI PER UNA TEORIA DEL TITOLO,in Lingua e Stile, Bologna, Il Mulino, 1980, pag.5

6(6) ibidem, pag.6

7(7)Leo H. Hoek, op. cit., pag.9

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Detto questo, rimane in qualche modo giustificato il nostro interesse per la realtà legata ai titoli che risulta essere avvicinabile ai messaggi pubblicitari e come loro particolarmente convincente e seduttiva.

Tutto ciò ci riconduce a quanto sostenuto da Gérard Genette, il quale, sezionando le caratteristiche di fondo del titolo, le riconduce alle seguenti tre: "designazione, indicazione del contenuto e seduzione del pubblico"(8), delle quali solamente la prima sembra essere necessaria, mentre le rimanenti sono considerate accessorie.

Quest'ultima affermazione ci pare maggiormente adattabile alla titolazione libraria rispetto a quella giornalistica argomento del quale ci occuperemo tra breve.

Volendo concludere la sezione iniziale dedicata al titolo in generale vorremmo precisare una caratteristica della quale torneremo a parlare circoscrivendo il campo alla produzione dei quotidiani.

Abbiamo in precedenza sostenuto che una delle funzioni caratterizzanti delle frasi che introducono brani e scritti di carattere letterario è quella riassuntiva ed abbiamo sottolineato anche i limiti di tale teoria.

8(8)Gérard Genette, op. cit., pag.73

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A maggiore sostegno di quanto affermato vogliamo concludere definendo il rapporto titolo- brano come legame di natura sineddotica, riproducente, cioè, una parte di un tutto o meglio una ben precisa sezione dell'intero che viene eletta a settore conoscitivo riservato al lettore.

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1.3 LA TITOLAZIONE NEI QUOTIDIANI

Aprendo la pagina di un giornale l'occhio del lettore viene colpito a due livelli.

Di primo acchito la sua attenzione viene in qualche modo attirata da una serie di scritte graficamente distinte e ben riconoscibili al di sotto delle quali si snodano una serie di brani scritti che richiedono una più accurata analisi per essere percepiti.

Dunque stando a questa descrizione e rappresentazione il primo livello sarebbe occupato dai titoli, mentre il secondo dagli articoli.

Assestiamoci sul primo livello.

Utilizzando una definizione un po' immaginifica potremmo affermare che le strutture della titolazione funzionano come gradini salendo sui quali l'attenzione del lettore viene facilitata nel suo percorso informativo.

Potremmo anzi aggiungere che il titolo per sua natura consente alla produzione giornalistica di passare con estrema facilità dalla comunicazione all'informazione.

Infatti bisogna ricordare che ogni "incipit" rappresenta una particolare mescolanza di elementi grafici determinati e di elementi conoscitivi molto efficaci.

Dal punto di vista strutturale, infatti, il titolo ha un compito precipuo: quello di rendersi riconoscibile ed evidente.

Ignazio Weiss(9) a questo proposito afferma, per ciò che riguarda il giornale, che "ancora prima di essere letto, la sua impaginazione, il suo aspetto esterno, il suo volto contribuiscono a dargli una personalità propria ed inconfondibile".

9(9)Ignazio Weiss, ESAME DE IL GIORNO, Spazio 1958, in Sergio Ruffolo, VESTIRE I GIORNALI, Gutemberg 2000

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Ed è indubbio che una parte fondamentale dell'assetto visivo e grafico della testata giornalistica è affidata al titolo grazie al quale la pagina viene suddivisa in piani e settori secondo schemi ben precisi.

Essi hanno un doppio compito che risulta essere per alcuni versi contrastante.

Da una parte, infatti, la titolazione rappresenta una costante ossia una elemento di riconoscibilità in forza del quale il lettore è in grado in maniera quasi automatica di identificare il giornale che sfoglia e di cercare a colpo sicuro le notizie che maggiormente lo interessano.

In tal senso si vuole sottolineare il carattere rassicurante, quotidiano, e dunque statico di una certa organizzazione grafica che tende a riproporsi in maniera quantomai immutabile.

Dall'altra parte, però, il giornale è il mezzo a stampa deputato ad un'informazione assolutamente legata alle notizie del giorno, e pertanto imprevedibile e carica di una forte dose di dinamismo.

La testata cambia il suo assetto per dare più o meno peso ad una notizia a svantaggio di un'altra e così facendo rompe un equilibrio predeterminato.

E' in questa continua dicotomia che si destreggiano i titolatori che nella maggioranza dei casi sono figure professionali distinte dagli autori degli articoli.

Essi si configurano perciò come interpreti di una notizia o meglio interpreti di una versione dei fatti.

Riassumendo ciò di cui abbiamo parlato finora potremmo sostenere che il titolo è una figura collocabile come trait d'union tra la parte descrittivo-informativa del giornale e la pura struttura editoriale.

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Non possiamo dimenticare, infatti, che, come sostenuto nel primo paragrafo del presente capitolo, il titolo svolge una basilare funzione comunicativa grazie alla quale il messaggio conoscitivo raggiunge rapidamente il lettore.

Vediamo ora nello specifico caso delle testate giornalistiche in quale modo viene soddisfatta questa esigenza.

Iniziamo precisando alcune caratteristiche fondamentali che nella maggioranza dei casi possono essere attribuite alla titolazione dei quotidiani.

Dal punto di vista strettamente oggettivo il titolo giornalistico può essere smembrato in tre elementi separati ma interagenti.

Stiamo parlando dell'occhiello, del titolo vero e proprio e del sottotitolo o sommario.

La prima componente che si configura come anticipazione ha il compito di fornire alcuni dettagli quali le indicazioni spazio-temporali, la seconda ha il ruolo chiave e deve comunicare la notizia nei suoi tratti salienti ed in maniera accattivante, la terza completa il quadro fornendo indizi e particolari relativi agli attori della vicenda ed avanzando ipotesi interpretative.

Maurizio Dardano (10) esamina le tre componenti e le ritiene responsabili, rispettivamente, di fungere da avviso-richiamo, di comunicare l'argomento centrale e di fornire l'articolazione dei contenuti.

Dunque, stando a quanto affermato, il titolo da solo è in grado di trasmettere gli elementi salienti di un'intera vicenda in pochissimo spazio.

Da ciò deriva come conseguenza immediata quanto il processo informativo indirizzato al lettore sia importante e sottoponibile ad un intenso lavoro di manipolazione.

1(10) Maurizio Dardano,IL LINGUAGGIO DEI GIORNALI ITALIANI, Bari, Laterza, 1973 ,pag. 28

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Anche ipotizzando un fondamentale desiderio di obiettività, è fin troppo semplice capire come il tipo di messaggio di cui ci stiamo occupando possa essere modificato con l’intento di porre in risalto alcuni aspetti della vicenda a scapito di altri.

Per poter meglio individuare tali artifici tecnici che consentono di ottenere un'informazione direzionata è utile scomporre il singolo titolo nelle sue particelle costitutive.

Esse sono definite "unità di notizia" e possono essere individuate scomponendo le frasi in esame nei loro dati fondamentali.

Questo procedimento risulta utile laddove si voglia individuare sia la presenza-assenza di determinate informazioni, sia l'organizzazione sintattica ed espressiva delle stesse.

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1.4 ALCUNE CARATTERISTICHE DELLA TITOLAZIONE GIORNALISTICA

A conclusione della parte propedeutica dedicata ad una serie di considerazioni applicabili alla titolazione in generale, è nostra intenzione approfondire un discorso di carattere descrittivo relativo alle modalità espressive della titolazione giornalistica.

La prima nota distintiva da cui si è colpiti nel corso dell'osservazione degli "incipit" delle pagine di un giornale è la ricerca di una concisione e di una brevità cui si associ tanto l'esaustività quanto la capacità di catturare l'attenzione del lettore.

In questo senso è possibile distinguere, di primo acchito, almeno due formulazioni che, prendendo l'abbrivo da un certo numero di unità di notizia, danno origine a due diversi modi di comunicare e di informare.

Se, infatti da una parte possiamo trovarci di fronte ad un titolo nel quale gli elementi sono disposti in una prosa piana e priva di richiami valutativi, dall'altra possiamo trovarci dinanzi ad una frase impressiva nella quale prevalgono le note soggettive ed i giudizi.

In quest'ultimo caso il lettore viene così colpito in due direzioni: quella informativa attraverso quella emotiva.

I titoli neutri e quelli emotivi, utilizzati dalle diverse testate a seconda dell'importanza dell'argomento, del suo impatto sull'opinione pubblica, del momento socio-politico vissuto dal Paese o semplicemente della materia trattata, poggiano comunque sul quel substrato comune cui abbiamo fatto cenno e cioè la ricerca della rapidità, della brevità e della leggibilità.

Proprio nell'intento di raggiungere tale risultato di grande rilievo ai fini della comunicazione, i giornali utilizzano con sempre maggior frequenza strutture linguistiche di tipo nominale.

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Con questo termine ci si vuole riferire ad una prosa che, in molte occasioni e per i motivi cui abbiamo accennato, si esprime attraverso una forma sintattica ellittica del verbo.

La parola acquista, dunque, un valore fondamentale candidandosi non più come elemento, ma come essenza dell'intera comunicazione.

La parte verbale, infatti, svolge la funzione di riprodurre un'azione, un evento.

Perché possa compiersi il medesimo procedimento logico-conoscitivo la parte nominale deve far ricorso ad un "non detto" e dunque ad un meccanismo attuato dal lettore che traduce in atto la potenza di una dichiarazione.

In tal modo si attua una sorta di interazione tra emittente del messaggio e ricevente che realizza sia il bisogno di brevità quanto quello di impressività.

Inoltre, come afferma Emile Benveniste la forma nominale "fuori dal tempo, dalle persone e dalle circostanze è una verità enunciata come tale" (11).

Essa si propone, infatti, di soddisfare un bisogno enunciativo assertivo, dichiarativo e non dialogico.

La mancanza di particolari nel titolo, normalmente compensata dall'abbondanza degli stessi presente nell'occhiello e nel sottotitolo, parti normalmente deputate a questo scopo, rende la frase indipendente, apodittica ed universale.

La frequenza con cui tale struttura viene utilizza dalla carta stampata consente di parlare addirittura di uno "stile nominale", ossia di un particolare sistema di "riformulazione dei messaggi" (12) che pervade la prosa titolistica.

1(11) Emile Benveniste, PROBLEMI DI LINGUISTICA GENERALE, Il

Saggiatore, pag.195

1(12) Maurizio Dardano, IL LINGUAGGIO DEI GIORNALI ITALIANI Bari, Laterza, 1973, pag.285

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Continuando ad osservare l'aspetto esteriore di questo tipo di comunicazione giornalistica si nota come, sempre in risposta alla necessità di velocità e concisione che abbiamo più volte sottolineato, il periodare dei titoli e giornalistico in generale, prediliga l'uso di frasi piane e della coordinazione asindetica al posto della subordinazione.

Questa caratteristica determina periodi che, grammaticalmente, si collocano sullo stesso piano e che trasformano la frase in una sorta di sequenza di fatti all'interno dei quali i collegamenti logici vengono affidati ad un processo deduttivo realizzato dal lettore.

L'abbondanza di elementi di punteggiatura che in molte occasioni abbiamo verificato anche all'interno del materiale da noi raccolto rende il titolo una modalità di comunicazione volutamente immediata che mira a riprodurre le espressioni del parlato.

L'utilizzo dei due punti o il ricorso alla trasposizione scritta del discorso diretto conferiscono al periodo una funzione di carattere esplicativo .

Una volta accertate queste note di fondo che possiamo chiamare abituali per quanto riguarda tale tipo di comunicazione, è però necessario andare oltre e cercare di approfondire i rapporti sintattici che si instaurano al suo interno .

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1.5 LA LINGUA DEI TITOLI: IL CASO DE "L'AVVENIRE"

Nel paragrafo precedente abbiamo approfondito alcune delle caratteristiche e delle note distintive relative alle scelte sintattiche operate dai giornali nella formulazione dei titoli.

A questo punto intendiamo spingere più oltre la nostra osservazione orientandoci in due direzioni.

Da una parte, infatti, vogliamo studiare le modalità espressive delle frasi in esame, e dall'altra intendiamo relativizzare l'analisi utilizzando il materiale riguardante l'immigrazione extracomunitaria africana in Italia pubblicato dal quotidiano "L'Avvenire" nelle annate 1992- 1993.

In tal modo le nostre affermazioni, che fino ad ora sono state generiche ed universalmente applicabili, troveranno riscontro nella realtà del materiale da noi raccolto.

Iniziamo dicendo che, proprio per le osservazioni che abbiamo fatto in precedenza, non è plausibile poter studiare "in toto" la lingua dei giornali.

Essa, infatti, si sostanzia delle espressioni del linguaggio comune, come di quello aulico, delle espressioni burocratiche come di quelle politiche in un coacervo di mescolanze e sfumature che trasforma il patrimonio linguistico rendendolo assolutamente unico e particolare.

Nostra intenzione e invece quella di individuare alcune caratteristiche rilevanti e verificare la veridicità delle nostre affermazioni direttamente sul campo.

A questo fine abbiamo proceduto inventariando quelle costruzioni lessicali rispondenti ad un determinato sistema di attese presente nel pubblico e realizzato dalla testata stessa attraverso la ripetizione di formule divenute topiche.

La prima caratteristica che abbiamo riscontrato è il ricorso alle immagini.

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Il quotidiano, infatti, durante il processo di riformulazione della notizia, che diviene informazione mediata, utilizza espressioni metaforiche ed impressive con lo scopo di attirare l'attenzione del lettore.

In questo modo la notizia terminerà di essere una pura enumerazione di avvenimenti, ed inizierà ad avere uno spessore visivo e tangibile.

Nel nostro caso, poi, trattandosi di notizie relative al mondo dell'immigrazione africana sul nostro territorio, è d'obbligo verificare se il giornale abbia ceduto alla tentazione di creare una serie di immagini-notizia legate al fattore coloristico in relazione alle diversità etniche e razziali.

L'Avvenire utilizza in molte occasioni sia il termine "colore" sia l'aggettivo "nero" spesso in opposizione a "bianco" soprattutto in espressioni metonimiche in cui il colore si trasferisce dalla persona ad un oggetto, ad una regione, ad una città.

E così leggiamo:

Roma. Mense, ambulatori, alloggi: così la capitale ospita 200.000 extracomunitari /Trastevere bianco e nero

(Avv. 31 Maggio 1992, supplemento pag.2)

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Ed anche:

Indagine conoscitiva della Regione. Difficoltà sul piano delle strutture /Rosa camuna tinta di nero

//Forte aumento degli extracee in Lombardia

(Avv. 16 giugno 1992, supplemento pag.2)

in cui le immagini nello stesso titolo sono due dovendosi riconoscere una personificazione tra la regione Lombardia e il simbolo grafico con il quale viene rappresentata.

Oppure ancora:

/Il Veneto bianco si colora di nero

(Avv. 11 Novembre 1992, supplemento pag.2)

in cui l'aggettivo bianco è due volte connotato dal momento che rappresenta da una parte i suoi abitanti in opposizione all'ingresso degli extracomunitari e dall'altra la sua coloritura politica di stampo tradizionalmente cattolico alla quale è comunemente associato il colore "bianco".

Non mancano poi espressioni che si associano creando immagini di tipo visivo, come nel caso che segue:

Campania. Allarme per i ventimila neri sfruttati dai caporali.

/Pomodori di colore

(Avv. 30 Luglio 1992, pag. 6)

L'effetto è certamente impressivo e la frase, pur sfruttando il "topos" colore utilizzato in molte occasioni, conserva un'indubbia efficacia.

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Vicino a questo sia per la comunanza dell'argomento trattato, sia per le modalità espressive sfruttate è il titolo che segue:

Pavia. L'autosviluppo per extracee in una cooperativa vinicola.

/Immigrati a grappoli

(Avv. 5 Aprile 1992, supplemento pag.2)

In questo caso non predomina la nota coloristica, ma lo scambio metonimico tra il grappolo d'uva ed il lavoratore extracomunitario riproduce, al contrario, quello verificatosi tra il pomodoro ed il suo raccoglitore nella frase precedente.

In altre occasioni, invece, la forza del traslato subisce un decremento dovuto allo sfruttamento dello stesso che rende l'espressione in gran parte consunta.

E' il caso, a nostro avviso, dell'articolo che segue:

Atletica. Con De Benedictis la marcia porta all'Italia il secondo argento mondiale.

/Le frecce sono tutte d'ebano

//Christie e la Devers re e regina dei 100 metri (Avv. 17 Agosto 1993, pag.22)

Al suo interno tanto l'identificazione della freccia con l'atleta, quanto quella dello stesso con il legno dal caratteristico colore nero hanno perso un po' della loro efficacia comunicativa ed impressiva proprio in seguito allo sfruttamento cui sono stati sottoposti.

La volontà da parte del quotidiano di colpire il lettore e di vivificare la prosa delle sue pagine determina che, in alcuni casi, la testata ricorra a formulazioni tratte dal mondo librario, da quello cinematografico o da quello pubblicitario.

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In questo modo il giornale "sfrutta" un messaggio ed una sonorità largamente condivisa e, contemporaneamente rivitalizza il suo codice informativo.

Ecco alcuni esempi.

Rimossi 13 container danneggiati, allontanati 20 abusivi. Oggi tocca a via Bisceglie e via Martirano.

/Sfida all'OK Corelli

//Mini sgombero nel centro d'accoglienza. A Gennaio chiusura.

(Avv. 18 Novembre 1993, supplemento pag.2) Ed anche:

8 Marzo. La scrittrice Fatima Mernissi ripropone il grande mito /Mille e una Charazad

//"Il riscatto delle arabe? E' nella parola"

(Avv. 5 Marzo 1993, pag. 19)

Come si può facilmente evincere dalla lettura dei titoli proposti, le immagini, come le figure retoriche utilizzate, spesso si sovrappongono e si mescolano con precise scelte stilistiche e sintattiche, alla ricerca di una prosa che possa rimanere impressa nel lettore e che diventi, contemporaneamente, distintiva della testata stessa.

A conferma di quanto affermato è utile notare come gran parte degli articoli cui abbiamo fatto cenno all'interno di questo paragrafo siano stati pubblicati nelle pagine che abbiamo definito

"supplemento" e che delle quali parleremo più dettagliatamente nel capitolo seguente.

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Il giornale, cioè, seguendo una tendenza tipica della prosa giornalistica finalizzata alla riconoscibilità del proprio messaggio tende alla ripetizione ed alla immobilità.

Più oltre, nella sezione dedicata ad una osservazione monografica del settore religioso, avremo modo di andare alla ricerca delle medesime caratteristiche e di approfondirne gli effetti.

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CAPITOLO 2

L'INFORMAZIONE SUGLI IMMIGRATI ASPETTI QUANTITATIVI

Premessa

Il capitolo che segue costituisce, nell'economia dello studio che intendiamo compiere, uno strumento di carattere quantitativo.

Per suo tramite, infatti, saremo in grado di verificare l'andamento numerico degli articoli dedicati all'immigrazione africana in Italia, le percentuali di interesse e la suddivisione dell'informazione nelle diverse pagine della testata.

In tal modo potremo conoscere più da vicino la massa dei titoli catalogati che appariranno non più nella loro interezza, ma in una prospettiva più aderente alla loro pubblicazione.

I 730 articoli selezionati, infatti rappresentano un insieme difficilmente ricontestualizzabile se non attraverso un ben preciso sistema di indagine che applicheremo ad una parte specifica e limitata del materiale.

L'osservazione quantitativa rappresenta invece un metodo con il quale è possibile tenere sotto costante controllo l'andamento di più elementi che nella realtà hanno contribuito al delineamento di una ben precisa politica informativa.

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2.1 ASPETTI GENERALI

Iniziamo dicendo che tra il primo Gennaio 1992 ed il 31 Dicembre 1993 il quotidiano in esame ha pubblicato una ingente massa di notizie riguardanti l'Africa ed il Medio Oriente.

Abbiamo infatti conteggiato 5566 titoli con una media mensile di circa 232.

Un numero, dunque, che rivela un'attenzione costante e tangibile motivata essenzialmente da alcuni fattori intimamente legati alla natura ed alla storia del quotidiano.

Non bisogna, infatti, dimenticare che la testata in esame è per sua definizione un "quotidiano cattolico" e per sua natura l'organo ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana.

Risulta così più chiaro il tipo di interesse dimostrato ricordando, ad esempio, quale e quanta parte abbia avuto nei confronti della recente storia africana l'attenzione e la costante presenza papale nelle sue vicende.

Un discorso simile, ancorché similmente abbozzato, si può fare per le complesse vicende mediorientali che convogliano nelle discussioni temi religiosi e politici in un'unione difficilmente scindibile.

Una produzione così vasta ed, almeno nelle intenzioni, esaustiva (1) offre un'ampia gamma di analisi con le quali ricreare categorie di studio.

Un interesse personale e la convinzione altrettanto soggettiva dell'attualità dell'argomento hanno guidato la scelta che si è orientata sul mondo dell'immigrazione africana sul nostro territorio.

1(1) Non si vuole in questo modo muovere una critica alla produzione del giornale quanto piuttosto sottolineare le difficoltà di raccolta e pubblicazione delle notizie legate a problemi tecnici di stampa e distribuzione.

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A livello tecnico si è così proceduto ad una selezione dei titoli che sono stati successivamente catalogati e resi riconoscibili attraverso un codice (2) con il quale è stato possibile il loro inserimento in un elaboratore elettronico e, contemporaneamente, la loro gestione.

Iniziamo ora dunque ad addentrarci nel complesso mondo dell'immigrazione extracomunitaria italiana attraverso ciò che viene comunicato dalle pagine dell'Avvenire non prima di aver realizzato un excursus di carattere storico-cronologico che consenta di ricreare la situazione quotidiana degli anni in esame.

2(2) Sono stati presi in considerazione tutti i titoli degli articoli inerenti all'immigrazione africana in Italia nella loro interezza, ossia: occhiello/ titolo// sottotitolo e si è dato ad ogni articolo un codice distintivo numerico ottenuto dal numero progressivo del giornale, dalla data, dalla pagina e dalla posizione in essa

dell'articolo.

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2.2 UNA PANORAMICA SUGLI ANNI IN ESAME (1992-1993)

Sia a livello nazionale che internazionale le annate 1992-1993 si configurano come un periodo straordinariamente ricco di mutamenti ed innovazioni.

E' quasi superfluo ricordare che siamo di fronte alle prime manifestazioni del fenomeno

"Tangentopoli" e degli scandali legati alla gestione politica del nostro paese.

Dunque sconvolgimenti al vertice del potere ed un diverso modo di fare politica che si riconosce nella nuova forza della Lega Nord.

A livello internazionale il 1992 inizia con le difficoltà legate alla situazione nel Golfo e con le prime manifestazioni del movimento integralista islamico in Algeria.

Con il passare dei mesi la situazione africana diviene sempre più presente ed occupa sempre maggiori settori delle prime pagine, rappresentata dalle foto drammatiche dei massacri somali e della lotta per la sopravvivenza in Mozambico.

Nel frattempo l'Italia concretizza il suo desiderio di rinnovamento attraverso le elezioni del 5 Aprile che provocano un vero e proprio terremoto politico.

Un mese dopo cambia anche il volto presidenziale.

Le pagine del quotidiano continuano a dividersi fra le notizie allarmanti dal fronte dell'integralismo che si scopre diffuso nella fascia magrebina fino all'Egitto, e quelle certo non meno preoccupanti derivanti dalla zona mediorientale dove campeggia l'irrisolto problema israelo-palestinese. Gli incidenti nella striscia di Gaza sono allo ordine del giorno ed il processo di pace sembra sempre più difficoltoso.

L'Africa campeggia nelle pagine del mese di Giugno quando il Papa realizza il suo viaggio pastorale in Angola, ed è sempre lei a farla da padrona per tutta l'estate, periodo durante il

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quale non passa giorno senza che la situazione somala o mozambicana non venga drammaticamente aggiornata.

La vicenda politica nel Corno d'Africa diventa sempre più complessa e lo sbarco americano del mese di dicembre, cui farà seguito l'intervento italiano come forza di pace nella ex colonia, scatena polemiche sulla sua legittimità.

Il 15 gennaio 1993 il fuoco delle notizie viene diretto su di un'altra zona calda per qualche mese sopita: l'Iraq.

Con l'operazione Desert Storm II gli Stati Uniti riaprono la crisi del Golfo Persico e ripropongono l'immagine della guerra totale.

Il decimo viaggio del Papa ha ancora come meta l'Africa, anzi il cuore dell'Africa musulmana:

il Benin, l'Uganda ed il Sudan si spartiscono con la Somalia, il Mozambico e la Angola le pagine del giornale diretto da Lino Rizzi.

La primavera apre la strada dell'indipendenza per un nuovo Paese, l'Eritrea, che proprio nel mese di Aprile vede riconosciuta la sua autonomia.

Mentre per l'Italia si apre la drammatica sequela delle stragi di mafia e degli attentati, il Papa compie il suo pellegrinaggio in Sicilia ed offre lo spunto al quotidiano per una serie di excursus storico-geografici sui luoghi dei pellegrinaggi e del proselitismo cattolico.

Gli attentati dinamitardi di matrice mafiosa scuotono nuovamente il nostro Paese, mentre la morte di un cittadino marocchino nell'esplosione di un'auto-bomba a Milano riapre la ferita degli extracomunitari e della loro precaria collocazione (3).

3(3) Sino a questo momento si sono deliberatamente omessi accenni alla situazione degli immigrati in Italia poiché essi verranno ampiamente trattati più avanti.

Si è voluto invece ricordare la morte di Moussafir che è

intimamente legata alla vicenda della bomba esplosa in Via Palestro a Milano.

(28)

Settembre riconduce in Italia i soldati della Folgore impegnati in Somalia, mentre la pace in Medio Oriente sembra più vicina grazie allo storico accordo siglato a Washington tra Rabin ed Arafat.

La tregua dura poco ed i mesi successivi continuano a registrare duri scontri, mentre nel Sudafrica, che inizia il suo cammino verso un governo democratico, si organizzano le prime elezioni libere che vengono macchiate da scontri e disordini sanguinosi.

Sullo sfondo di una drammatica e fratricida guerra balcanica si chiude il 1993.

(29)

2.3 L'IMMIGRAZIONE IN ITALIA: I TERMINI QUANTITATIVI DELL’INDAGINE

Iniziamo la trattazione monografica relativa alla presenza extracomunitaria africana in Italia riportando e commentando la produzione giornalistica del quotidiano l'Avvenire nel 1992- 1993.

Prima di inoltrarci nella discussione riteniamo opportuno ricordare alcuni dati tecnici e logistici che si rifanno all'operazione di spoglio realizzata sulla testata.

Questo avrà come primo risultato una maggiore limpidezza nella descrizione dei procedimenti attuati.

Va detto che ai fini di questa analisi abbiamo utilizzato giornale di Lino Rizzi nella sua interezza operandone lo spoglio nell'edizione milanese.

Abbiamo dato valore, infatti, sia alle pagine-inserto che sono presenti tutti i giorni (ad esclusione del venerdì), sia le pagine dedicate con la stessa frequenza alle vicende perlopiù di cronaca del capoluogo lombardo.

Più nel dettaglio ricordiamo che il "supplemento" GLI ALTRI viene pubblicato la domenica e si occupa di iniziative e proposte di solidarietà, CATHOLICA , riservato alle notizie del mondo cattolico il martedì (4), mentre il mercoledì, con ERASMO ci si aggiorna con notizie provenienti dal mondo della scuola.

Concludono la settimana FAMIGLIA E SOCIETA' il giovedì e GUTEMBERG il sabato, giorno in cui vengono pubblicate novità editoriali e commenti alla produzione libraria.

4(4) Si ricorda che l'Avvenire non si trova in edicola il lunedì.

(30)

Vive nel giornale ma ha una sua spiccata autonomia sia concettuale che grafica l'inserto dedicato a Milano ed alla Lombardia che aumenta di volume la domenica diventando "Milano- Sette" ed allargandosi

da 2 a 4 pagine.

(31)

2.3.1 IL CASO DEL 1992

Iniziamo la trattazione numerica dei dati relativi al 1992

aiutandoci con una sistemazione grafica degli stessi riassunta nella tabella 2.1.

In essa sono riportati mese per mese gli articoli riguardanti la vicenda degli extracomunitari in rapporto al numero totale dei titoli considerati.

Questa scelta consente di verificare da una parte l'andamento dell'interesse del giornale relativamente alla materia in esame, e, contemporaneamente, il dato percentuale dello stesso rapportato a tutte le realtà di cui la testata si è occupata in materia di Africa e Medio Oriente.

Notiamo innanzitutto una caratteristica: solo 3 dei 12 mesi considerati nell'anno in esame presentano valori nettamente superiori agli altri e precisamente MAGGIO con il 17,1%, OTTOBRE con il 16% , e NOVEMBRE con il dato più eclatante, il 25% dell'informazione globale.

Nei rimanenti casi le percentuali si mantengono (a volte segnatamente) al di sotto del 13,6% di FEBBRAIO.

Riassunte brevemente sono queste le prime impressioni dalle quali si possono dedurre almeno due interessanti considerazioni.

La prima: se si eccettua la rilevazione riguardante il mese di novembre l'interesse del giornale nei confronti del problema in esame può dirsi continuativo anche se soggetto a sbalzi di carattere quantitativo.

La caratteristica appena ricordata si materializza nel grafico 2.1.

In esso sono immediatamente riconoscibili i 3 " PICCHI" dei mesi di Maggio, Ottobre e Novembre sopra citati.

(32)

Dunque, a fronte di un certo riguardo nei confronti delle problematiche extracomunitarie abbiamo una incostanza fatta di punte elevate.

Prescindendo da una semplice osservazione numerica e tentando una prima ricontestualizzazione della materia in esame all'interno delle vicende accadute nel 1992, ci si trova dinanzi ad una particolarità.

Ripercorrendo gli avvenimenti che hanno segnato la storia degli immigrati in Italia è facile, ad esempio, citare il caso di "Colle Oppio", episodio nel quale furono picchiati a sangue alcuni extracomunitari da un gruppo di naziskins della capitale .

Il fatto suscitò naturalmente viva condanna e grande enfasi collocandosi come un punto fermo sulla strada della lotta al razzismo ed all'intolleranza, stigmatizzati nella manifestazione nazionale contro tutti i razzismi del mese di gennaio .

Contrariamente alle aspettative il giornale presenta un dato relativo al mese in esame pari al 10,2%, inferiore anche alla media mensile calcolata sui 12 mesi dell'12,1%.

L'Avvenire sovverte le aspettative mantenendo dunque una attenzione inferiore a quanto ci si sarebbe attesi.

A questa e ad altre particolarità tenteremo di dare spiegazione attraverso le successive analisi applicate al materiale raccolto.

Passiamo ora alla seconda osservazione.

Benché possa sembrare banale è vero che se la percentuale di articoli sull'immigrazione in media si aggira intorno al 12% per il 1992, è altrettanto vero che il rimanente considerevole 88% dei titoli catalogati si riferisce alla Africa ed al Medio Oriente.

(33)

Questa nota che potrebbe sembrare semplicistica è però assolutamente vera ed utile se si vogliono andare a verificare con maggiore attenzione i dati relativi ai 3 mesi le cui rilevazioni abbiamo definito "picchi", cioè rappresentazioni grafiche dell'innalzamento dell’interesse.

Rileviamo che laddove aumenta la percentuale di articoli riguardante gli extracomunitari, diminuisce quella sulla Africa ed il Medio Oriente; si crea allora una relazione inversamente proporzionale.

Considerando che lo spazio all'interno di una testata è forzatamente rigido si può supporre che una parte di questo rapporto sia determinata proprio da una necessità editoriale.

Ma ben al di là di ciò ci si può chiedere: siamo di fronte ad una impellenza, ossia ad una esigenza di informazione che il giornale osserva, oppure a fronte di mancanza di notizie, ad un certo vuoto, il quotidiano propone un numero di articoli sull'immigrazione con funzione di riempitivo ?

Per rispondere o tentare di farlo è necessario precisare una cosa: un innalzamento così repentino e forte del numero degli articoli nei tre mesi menzionati può maggiormente rispondere a criteri di immediatezza nell'informazione qualora venga dato grande spazio alla cronaca che, per certi versi, può considerarsi la vera essenza del giornale e che è in grado di misurare l'urgenza di comunicazione in maniera attendibile.

Per verificare ciò abbiamo sottoposto il materiale raccolto ad una seconda analisi, espressa graficamente nella tabella 2.2.

Questa è consistita nella ricerca di uno strumento atto a suddividere i titoli catalogati per categorie o per classi, in maniera da poter stabilire non più solo la quantità degli articoli considerati, ma anche la loro specie .

(34)

A tal fine è stato necessario creare un certo numero di settori all'interno dei quali collocare i titoli raccolti.

Per fare questo si è tenuto conto da una parte dei comparti classici nei quali è diviso ogni numero di giornale (pagina di cronaca, sportiva, culturale) e dall'altra della impellenza di rendere più che mai omogenea la classificazione.

E' evidente, infatti, che una corretta e completa catalogazione dei generi degli articoli pubblicati prevede un numero abbastanza elevato di classi, destinato ad aumentare con il crescere della specificità.

Dovendo rispondere sia ad esigenze di completezza che di sinteticità, abbiamo optato per la seguente suddivisione.

I titoli sono ripartiti tra: CRONACA, CULTURA, LAVORO e COMMENTO.

Analizziamole singolarmente per comprenderne l'utilizzo.

CRONACA: In questa fascia sono state inserite tutte le titolazioni dei brani riguardanti gli avvenimenti giornalieri. Si tratta dunque del settore più ampio e più fortemente caratterizzante dell'informazione di un quotidiano.

(35)

CULTURA: Questa classe è stata occupata da tutti quegli articoli che, più o meno direttamente riguardavano l'aspetto culturale della presenza extracomunitaria africana in Italia . Si è dunque potuto spaziare dalle feste alle mostre, dai convegni alle pubblicazioni.

All'interno della stessa è stato però assegnato un posto particolare a tutti i titoli riguardanti la presenza religiosa e dunque prettamente islamica degli immigrati.

Sono stati perciò inseriti in questa categoria gli scritti dedicati all'Islam, ai conflitti culturali con le tradizioni cristiane ed alle dispute nascenti tra legge islamica e diritto dei paesi ospitanti.

LAVORO: Sono stati considerati per questa classe tutti i titoli relativi alla condizione occupazionale extracomunitaria in Italia, ma anche le comunicazioni ai corsi di formazione e specializzazione, le notizie sulla legalità o illegalità delle loro attività.

COMMENTO: In quest'ultima categoria abbiamo inserito gli articoli dedicati dal giornale alla puntualizzazione di alcuni avvenimenti e ad uno studio o meglio un ampliamento degli stessi.

Sono perciò scritti monografici con carattere esplicativo-didascalico che hanno lo scopo specifico di allargare l'orizzonte del lettore.

I risultati numerici di questo secondo procedimento classificatorio sono riassunti nella tabella 2.2.

Leggiamo il grafico che presenta 189 articoli in cronaca, 46 in cultura, 28 in lavoro e 89 in commento.

E' così immediatamente evidente la predominanza del primo settore che rappresenta più della metà dell'informazione fornita.

(36)

Pur ritenendo valida l'osservazione precedente che sottolineava come in qualche maniera fosse la cronaca a costituire l'ossatura di una testata, consideriamo necessario precisare che nel caso particolare il quotidiano l'Avvenire si configura in maniera differente.

Pur non potendosi esimere da una comunicazione che per larga parte è costituita dalla trascrizione degli avvenimenti registrati giornalmente, questa testata cattolica ha spesso confessato i suoi limiti ad esempio nella registrazione dei fatti in tempo reale, problema tecnico causato da difficoltà di carattere tipografico e distributivo.

Inoltre non va dimenticato che il giornale dedica un'ampia parte del proprio spazio a trattazioni monografiche dei problemi relativi alla Chiesa ed alla sua organizzazione, alla Caritas, alle Opere Pie ed all'attività missionaria. Si dichiara dunque come la voce di un cattolicesimo informato e presente, ma non per questo possiamo definire il giornale della Comunità Episcopale come un puro organo di informazione.

Più plausibile sembra invece il dato relativo alla quarta categoria, il commento, che desumendo da quanto precedentemente detto, sembrerebbe essere il settore di maggiore interesse per un quotidiano che si propone di essere un'alterativa ai giornali di larga diffusione ad uso dei cattolici.

Le pagine di commento sono proprio quelle precipuamente dedicate all'interpretazione dei fatti, al loro studio, così da poter rendere la trattazione di un argomento assoluta, priva di apparenti legami con il resto del giornale.

E' evidente da quanto affermato che proprio in questi frangenti esca il carattere di una pubblicazione a stampa che smette di proporsi al lettore come un foglio informativo e quindi di riproduzione della realtà, ed inizia a porsi come interprete della stessa ad uso del lettore.

(37)

Strettamente collegato al risultato di quest'ultima categoria è quello dedicato alla cultura che si configura nuovamente come guida nei confronti del fruitore giornaliero, un aiuto in grado di ampliare i suoi orizzonti e le sue conoscenze.

Rientra nelle aspettative anche il dato riguardante la situazione occupazionale degli immigrati, che trova uno spazio proporzionato alla natura ed alle caratteristiche della testata.

Proseguiamo nell'osservazione della tabella 2.2 e limitiamoci per ora al commento della prima classe.

Notiamo che essa, pur rappresentando la maggioranza degli articoli catalogati, cioè circa il 53% dell'intera produzione, trova un decremento esattamente nei mesi di Maggio, Ottobre e Novembre che avevamo precedentemente segnalato come quelli in cui la percentuale di interesse era più elevata.

Scopriamo così che a fronte di un innalzamento del numero dei titoli abbiamo una diminuzione nella quantità di informazione prodotta in cronaca.

E' evidente, dunque, che dovremo ricercare in altri settori le cause di questo sensibile sbalzo numerico.

Leggiamo che la responsabile di questo fenomeno è la categoria del commento.

Possiamo pertanto dedurre che il quotidiano non ha reagito ad uno stimolo creato da un avvenimento o da un gruppo di fatti collegati, in margine ai quali vengono normalmente pubblicati articoli monografici e di ampliamento.

E' lecito credere, invece, che questi ultimi abbiano preso il sopravvento sulla pura cronaca e siano stati creati come elementi autonomi.

Evidentemente una serie di considerazioni come quelle appena proposte non è che un primo passo verso la ricerca di una sorta di "ratio" insita nell'informazione.

(38)

Tenteremo infatti nella seconda parte di questo lavoro di scoprire gli impulsi e le strutture informative ai quali una testata giornalistica risponde attuando un certo tipo di politica editoriale.

Continuando nel nostro excursus all'interno della tabella 2.2 ed abbandonando per un attimo i tre mesi ricordati, notiamo che, ad esempio, Gennaio non presenta un dato eclatante nè in cronaca nè in commento.

Queste sarebbero state le logiche conseguenze degli avvenimenti di violenza razzista sopra menzionati.

Invece il 1992 si apre con 17 articoli in cronaca e 4 in commento, dati che possiamo ritenere sotto tono considerando il clamore suscitato dalla vicenda "Colle Oppio" in tutta la stampa italiana.(5)

Si distingue sugli altri il dato del mese di Agosto per il quale si registrano ben 23 titoli di cronaca su di un totale di 35 titoli considerati i quali determinano una percentuale del 66%

circa a favore della prima classe.

Questa e le altre particolarità che abbiamo rilevato nel corso della prima fase di analisi saranno il soggetto dell'esame linguistico che tenteremo di attuare nella seconda parte del lavoro.

5(5) Questa opinione è suffragata dai risultati ottenuti dalla ricerca condotta sui primi tre mesi del 1992 in tredici testate giornalistiche del nord Italia pubblicata dal Centro Studi Popoli Extraeuropei dell'Università di Pavia.

(39)

2.3.2 IL CASO DEL 1993

Completiamo ora l'osservazione numerica sui dati raccolti proponendo i riscontri dell'annata 1993.

Essi sono stati sistemati seguendo le stesse direttive utilizzate per l'organizzazione dei dati relativi al 1992 in modo da rendere le due classificazioni confrontabili e riassunti nella tabella 2.3.

Prima di addentrarci nelle osservazioni specifiche riguardanti i singoli mesi e la distribuzione in essi degli articoli, possiamo esprimere alcune considerazioni di fondo.

Confrontando le tabelle 2.1 e 2.3 notiamo che il numero totale degli articoli catalogati riguardanti l'Africa ed il Medio Oriente subisce un decremento passando dai 2914 del 1992 ai 2652 del 1993.

Nonostante questo i brani dedicati all'immigrazione extracomunitaria registrano nel 1993 un incremento che li porta da 352 a 378.

Dunque in base a questi dati è facile prevedere che la percentuale di attenzione alla vicenda extracomunitaria, espressa dal rapporto tra numero totale degli articoli e numero dei brani dedicati al problema in esame, sia aumentata crescendo dall'12,1% del 1992 al 14,2% del 1993.

Tutto ciò può essere considerato, in linea generica, segnale di una crescente attenzione e di una maggiore sensibilità nei riguardi di una minoranza saldamente radicata nel tessuto sociale e lavorativo del nostro Paese.

Oppure, in risposta ad una tendenza di segno opposto, la testimonianza di una diffusa insofferenza, la denuncia di una situazione di convivenza resasi sempre più pesante e difficile.

(40)

Tenteremo di scoprire tutto questo non prima di aver analizzato la distribuzione e l'organizzazione degli articoli lungo i dodici mesi del 1993.

Osservando le percentuali di interesse notiamo che esse, nel primo quadrimestre dell'anno non superano mai il 10% registrato in Marzo e mantengono costante la loro tendenza.

Nei rimanenti mesi troviamo, invece, percentuali variabili e piuttosto altalenanti, fenomeno che si era verificato in modo simile durante tutto il 1992.

Attraverso il grafico 2.2 è possibile visionare chiaramente l'andamento degli articoli durante il periodo in esame; oltre le osservazioni sopra espresse riguardo i primi quattro mesi del 1993 si possono individuare almeno tre dati che si configurano come le punte più elevate del diagramma.

Così i mesi di Maggio, Agosto, ed Ottobre rappresentano i "picchi" di questa seconda catalogazione fornendo rispettivamente il 25,9%, il 23,9%, ed il 18,3% dell'informazione.

Dunque possiamo immediatamente notare che sia per il 1992 che per il 1993 i mesi di Maggio ed Ottobre rappresentano due dei tre momenti di maggiore interesse dimostrati dalla testata nei confronti del problema in esame.

Pur ricordando che queste punte di interesse che possiamo definire "parallele" si esprimono in percentuali differenti e che le stesse assumono una valenza autonoma nelle due annate, sembra corretto verificare l'esistenza ed eventualmente la natura di una "ratio" insita in una scelta editoriale di tale natura.

(41)

Ancora prima di effettuare i dovuti controlli è possibile però affermare che un simile disegno editoriale corrisponde ad un desiderio di riproduzione dell'identico, di creazione di una struttura riconoscibile e volutamente identica a se stessa che rientra pienamente nelle volontà di un organo a stampa.

Alla ricerca di analogie e differenze tra le due annate in esame abbiamo, nella tabella numero 2.4, suddiviso il materiale raccolto nelle quattro categorie sopra descritte.

Continuando ad occuparci dei tre dati con maggiore percentuale troviamo che il riscontro più eclatante, ossia quello di Agosto con 55 articoli, è formato da 32 brani pubblicati in cronaca, cui si accodano i 17 classificati nella categoria del commento.

Da queste affermazioni è possibile dedurre, pur senza ricorrere almeno per il momento alla ricontestualizzazione, che la testata ha registrato un numero piuttosto elevato di avvenimenti, di atti legati alla vita degli extracomunitari a seguito dei quali ha voluto pubblicare articoli di approfondimento e di osservazione monografica.

Il dato di Maggio, che rappresenta la percentuale di interesse più elevata per il 1993, divide il numero dei suoi articoli registrando un numero piuttosto elevato di articoli in cronaca, suddividendo i rimanenti scritti fra cultura e commento, e lasciando vuota la classe dedicata al lavoro.

Ottobre, infine, ripartisce i suoi 36 scritti in maniera quasi matematica tra le tre categorie sopra citate, dedicando ai problemi lavorativi un solo articolo.

A questo punto sembra opportuno verificare, almeno quantitativamente, le distribuzioni percentuali nelle diverse categorie nei due anni in esame.

(42)

La cronaca, che nel 1992 aveva registrato una percentuale pari al 53,6%, subisce nel corso dell'anno successivo un decremento di 7,4 punti percentuali assestandosi sul 46,2% così come la classe relativa al lavoro passa dal 7,9% al 5%.

A fronte di queste diminuzioni, riscontriamo però una tendenza di segno opposto che interessa sia la categoria della cultura, sia quella del commento che passano rispettivamente dal 13% al 19% e dal 25,2% al 29,6%.

Desumendo da quanto appena affermato possiamo ritenere che tra il 1992 ed il 1993 siano intervenute alcune modificazioni interessanti nella struttura informativa riguardante l'immigrazione africana in Italia.

Un numero maggiore di articoli ed una più consistente percentuale di interesse rispetto ai temi africanistici generici, cui segue una differente distribuzione degli articoli nelle quattro categorie lasciano credere che si sia voluta modificare, almeno nell'aspetto quantitativo, la proposta informativa.

Dando più spazio alla cultura, alle problematiche relative alla multietnicità nascente nel tessuto italiano ed al dibattito mirato all'approfondimento sembra che la testata abbia voluto dare un nuovo indirizzo alla sua informazione pur rimanendo fedele ad una struttura di fondo.***

Sarà compito della seconda sezione verificare queste modificazioni e dare ragguagli circa il loro indirizzo e le motivazioni di una tale scelta.***

Da ultimo vorremmo soffermarci sulla suddivisione attuata tra gli articoli pubblicati nelle pagine interne e quelli apparsi invece sugli inserti.

Questa scelta è stata dettata volontà di penetrare più a fondo nella struttura editoriale della testata al fine di comprenderne i meccanismi.

(43)

Come abbiamo più sopra ricordato L'Avvenire è costituito da una forma unitaria all'interno della quale trovano la loro indipendenza sia gli inserti giornalieri che abbiamo già ricordati, sia le pagine riguardanti più da vicino il capoluogo lombardo.

E' sembrato a questo punto interessante ai fini della ricerca verificare quanta parte dell'informazione avesse trovato spazio sulle pagine interne piuttosto che in quelle specifiche e settoriali degli inserti (6).

Nel fare ciò abbiamo risposto alla necessità di concretizzare la suddivisione interna del materiale consentendo di riprodurre, per quanto possibile, l'assetto del quotidiano.

E' evidente, infatti, che una classificazione come quella condotta finora, nulla è in grado di dirci sulla ripartizione interna delle notizie.

Così, dopo aver distribuito gli articoli nelle rispettive categorie, come risulta dalle tabelle riportate di seguito relative alle quattro categorie che abbiamo già specificato, abbiamo confrontato le percentuali relative all'organizzazione del materiale nei due anni in esame.

Abbiamo così ottenuto che, pur pubblicando una quantità anche sensibilmente differente di articoli in alcune categorie, il quotidiano le ha suddivise in modo molto simile.

Infatti se la media di articoli apparsi sulle pagine interne è del 40,9% nel 1992, nel 1993 è del 40,7%, e, conseguentemente la media degli articoli pubblicati sui supplementi sarà rispettivamente del 59% e del 59,2%.

6(6) Specifichiamo che in questa fase dell'analisi abbiamo unificato sotto la dizione "inserti" tanto le pagine monografiche giornaliere, quanto quelle relative alle vicende milanesi.

(44)

Da ciò è possibile dedurre che anche se al lettore è stata proposta, nel corso del 1993, un'informazione qualitativamente diversa, la stessa è stata organizzata all'interno delle pagine del giornale rispettando uno schema piuttosto rigido in grado di rispondere perfettamente alle esigenze di "ripetizione dell'identico" o meglio di utilizzo di uno schema consolidato capace di soddisfare il bisogno di riconoscibilità e di continuità nel tempo richiesto dal quotidiano.

(45)

CAPITOLO 3

METODOLOGIE D'INDAGINE

Premessa

La fase del lavoro di ricerca che segue mira a descrivere in maniera esauriente le metodologie d'investigazione di carattere qualitativo utilizzate.

Ricordando che l'osservazione che stiamo per condurre intende avvalersi, seppur in maniera generica, di una prospettiva sociolinguistica, è sembrato opportuno inserire a questo punto una specificazione riguardante la natura di tali studi.

In seguito selezioneremo un campo d'analisi allo interno sul quale concentreremo la nostra attenzione.

Tali "pagine scelte" costituiranno così una base di partenza, il bacino d'utenza all'interno del quale verranno cercati, attraverso un processo induttivo, alcuni termini-chiave la cui presenza o assenza determinerà una certa definizione del tipo di informazione prodotta.

In questo modo, grazie alle differenziazioni già operate tra le varie pagine del quotidiano, saremo in grado di confrontare le metodologie espressive legate ai diversi temi trattati e la coerenza del messaggio proposto.

(46)

3.1 L'ANALISI SOCIOLINGUISTICA : le ragioni di una scelta

" Dove nasce e quali caratteri presenta la lingua dei quotidiani? Quali fini si propone chi usa certi costrutti e vocaboli? Quali reazioni suscitano nel lettore determinati tipi di scrittura?

Esistono strutture sintattiche e scelte lessicali proprie alla lingua dei giornali? Per rispondere a queste domande la ricerca deve assumere una prospettiva sociolinguistica. Uno studio meramente descrittivo fallirebbe in gran parte i suoi scopi."(1)

Maurizio Dardano, introducendo il suo saggio dedicato alla analisi della lingua dei giornali, propone al lettore una serie di domande relative al carattere del suo studio e, contemporaneamente, fornisce una chiave interpretativa del materiale in esame suggerendo l'applicazione allo stesso di una prospettiva sociolinguistica.

Dopo aver trattato le caratteristiche della titolazione giornalistica ed aver sottoposto i dati raccolti ad una osservazione di tipo quantitativo, anche la nostra analisi ha rivelato la necessità di una approfondimento di natura qualitativa.

Prima di addentrarci nella descrizione dei procedimenti applicati e dei risultati ottenuti è però utile fornire alcune precisazioni circa i concetti di fondo che hanno guidato le nostre scelte e particolarmente riguardo al tipo di ottica che abbiamo voluto adottare.

Scienza nata intorno agli anni'50 ed ancor oggi in continuo sviluppo, la sociolinguistica o sociologia del linguaggio, come fu in un primo momento chiamata, ha come interesse specifico le relazioni di reciproca interdipendenza esistenti tra i diversi eventi comunicativi e l'ambiente sociale all'interno del quale questi si producono.

1(1) Maurizio Dardano, IL LINGUAGGIO DEI GIORNALI ITALIANI, Bari, Laterza, 1973, pag.4

(47)

Gaetano Berruto e Monica Berretta precisano che essa "studia i rapporti tra lingua e società" e pertanto "studia la lingua in quanto calata nelle concrete esigenze comunicative di una comunità sociale" (2).

Da questa definizione è facile intuire come il giornale, testimone quotidiano delle vicende sociali, rappresenti una forma privilegiata di tale interazione riuscendo a produrre una ben precisa versione dei fatti ed impersonando in tal modo "un vero e proprio strumento di istruzione alternativa"(3).

Non si può, dunque, parlare della lingua della carta stampata come di uno strumento utilizzato semplicemente per annunciare i fatti, per scattare una istantanea ad uso del lettore.

Il linguaggio giornalistico trascende questo compito di presentazione, che pure gli è proprio, assumendo il ruolo di interprete della realtà, di mediatore e di comunicatore.

I lemmi scelti per la narrazione di un avvenimento, l'aggettivazione, il costrutto sintattico di una frase forniscono, di per sè, una versione della realtà e della organizzazione sociale.

In questa ottica J. Fishman afferma, riferendosi esattamente alla parte del quotidiano che ci riguarda direttamente, che " i titoli dei giornali possono servire a ricordarci una verità lapalissiana, e cioè che la lingua non è solo un mezzo di comunicazione e di influenza interpersonale, non è solo una portatrice di contenuto nascosto o manifesto ma è essa stessa contenuto"(4).

2(2) G.Berruto-M.Berretta, LEZIONI DI SOCIOLINGUISTICA, Napoli, Liguori, 1977,pag.24

3(3) G. Berruto, LA SOCIOLINGUISTICA, Bologna, Zanichelli, 1974, pag.124

4(4) J. Fishman, LA SOCIOLOGIA DEL LINGUAGGIO, Roma, Officina Edizioni, 1975, pag. 68

(48)

Tale affermazione può certamente giustificare il nostro interesse nei confronti del linguaggio giornalistico ed introduce un concetto fino ad ora rimasto latente e cioè quella che Fishman definisce "influenza interpersonale".

Se è vero che il quotidiano attraverso una ben precisa scelta linguistica e stilistica è in grado di modificare la immagine di una avvenimento, allora è lecito ritenere l'analisi dei sistemi informativi non più semplicemente uno strumento, bensì un vero e proprio antidoto alla deformazione ed alla modificazione delle notizie.

Grazie ad essa, infatti, è possibile analizzare la versione dei fatti con coscienza critica, ed uno spirito tendenzialmente indipendente alla ricerca di una verità spesso occultata dalla strumentalizzazione dei mezzi espressivi.

Questi sistemi di manipolazione delle notizie vengono realizzati dalle varie testate in molti modi e spesso utilizzando la loro sinergia.

L'impostazione grafica, la distribuzione degli spazi, le reticenze informative contrapposte alla ripetitività di "topoi linguistici" che perdono progressivamente il loro impatto innovativo sono solo alcuni dei più comuni sistemi di gestione dell'informazione.

Certamente è difficile pensare che anche il lettore più sprovveduto o più soggiacente all'opinione dei quotidiani subisca in maniera assolutamente passiva il messaggio inviato dal giornale.

Nonostante ciò è facile immaginare come il giornale svolga l'importante funzione di mettere in relazione le scelte del singolo con quelle di migliaia di altri fruitori.

Questi ultimi, cioè, arrivano a riconoscersi in un messaggio condiviso, in una rappresentazione comune della realtà che si concretizza giorno dopo giorno tra le pagine della testata prescelta.

(49)

Per meglio realizzare questo progetto il quotidiano si dimostra massimamente adattevole alle esigenze del lettore; esso, infatti, modifica il suo linguaggio adeguandolo alle materie trattate ed alla posizione tipografica occupata.

In questa maniera all'interno della singola testata all'apparenza unitaria è possibile distinguere un certo numero di "fogli autonomi", scritti monotematici dotati di una loro ben precisa connotazione linguistica.

Tali linguaggi settoriali e le loro varietà costituiscono il punto di partenza dello studio sociolinguistico, dimostrando, con la loro stessa esistenza, l'esigenza sociale di produrre differenti sistemi di comunicazione e di informazione.

Per tale ragione, volendo sottoporre i titoli raccolti a questo tipo di indagine, inizieremo la sezione presente con una discussione circa le varietà linguistiche presenti nel quotidiano in generale e nell'Avvenire in particolare.

(50)

3.2 I LINGUAGGI DEL GIORNALE

Come abbiamo affermato nel primo paragrafo del presente capitolo, lo studio sociolinguistico basa la propria esistenza sulla molteplicità e difformità dei modelli linguistici ed espressivi esistenti.

Ognuno di questi tende a rappresentare una certa porzione di tessuto sociale la quale si riconosce in essi e ne condivide le prerogative.

Risulta pertanto immediato come un organo a stampa, che genericamente mira a rivolgersi ad un'ampia porzione di pubblico, debba riuscire ad adottare sistemi di scrittura differenziati adeguati alla materia trattata e, contemporaneamente, al tipo di lettore cui il messaggio si rivolge.

Si realizza, dunque, ciò che Giambattista Vicari chiama " adattamento dello stile " che dovrebbe prendere due direzioni : " nei riguardi del tema e nei riguardi dei destinatari di cui si deve conoscere il grado di ricettività"(5).

Il quotidiano che, all'apparenza, ha una strutture unitaria rivela così la sua estrema malleabilità e, conseguentemente, le molte sfaccettature della sua produzione informativa.

Le complesse modalità espressive del giornale si concretizzano in svariati modi.

Di pagina in pagina si passa dalla cronaca alla cultura, dalla politica allo sport, agli spettacoli in un insieme ordinato di registri linguistici.

Anche volendo definire la lingua dei giornali un linguaggio giornalistico, è necessario ricordare quanto appena affermato evidenziando il carattere eterogeneo e multiforme dello stesso.

5(5) Giambattista Vicari, LA SCRITTURA DA GIORNALE, Ravenna, (6) Longo, 1973, pag. 18

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