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Prof. Nicola AntonettiProf. Giuseppe Scidà

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Academic year: 2021

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I

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PARMA Dipartimento di Studi Politici e Sociali

Dottorato di Ricerca in Sociologia e Sistemi Politici XVII CICLO

LE TRE CASE DEGLI IMMIGRATI.

Una ricerca empirica sull’integrazione incoerente nella Valle del Bidente.

Dott.ssa MARIA GOLINELLI golinelli.maria@libero.it

Coordinatore Tutore

Prof. Nicola Antonetti Prof. Giuseppe Scidà

(2)

III

“La casa era grigia con le finestre verdi. Non riusciva a capire dove cominciava e dove finiva, perché era unita alle altre case della strada. Non aveva mai visto case simili, così unite l’una all’altra.

A Lagos di solito le case erano completamente staccate, avevano cortili su entrambi i lati, una cinta sul di dietro e verande sul davanti.

Queste case non avevano nulla di tutto ciò. Erano lunghi solidi blocchi, con le porte d’ingresso che davano direttamente sulla strada. Le finestre erano sistemate in file diritte lungo la strada.

Guardandosi attorno, Adaah notò che capiva quale finestra appartenesse a ciascuna porta dal colore dell’intelaiatura. La maggior parte delle case sembrava avere le stesse tende alle finestre.

«Sembrano tutte chiese, sai: monasteri», osservò Adah.

«Qui costruiscono le case in questo modo perché non c’è tutto il terreno che c’è a Lagos.

Sono sicuro che in futuro i costruttori edili progetteranno le nostre case nello stesso modo, quando la Nigeria sarà completamente industrializzata.

Per il momento possiamo permetterci di sprecare terreno per costruire verande e cortili».

«Già, ma non sarà mai così brutto. Ammassati a quel modo, l’uno sull’altro».

(Emecheta, 2000:50)

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1962: immigrati italianai a Ginevra in 16 in una stanza

"La stanza misura 7 metri per 4 e vi sono sistemati 16 operai. Ciascuno di essi paga, al mese, per il materasso, 60 franchi, ossia 8640 lire"

(appunto del fotografo sul retro della stampa). Vale a dire circa 80 euro. Il padrone incassava dunque, per una camera, circa 1300 euro. Nella stessa stanza facevano anche da mangiare.

Bayard Street, 1888: una stanza per dormire, lavorare, cucinare

Nella foto di Jacob Riis un gruppo di italiani ammucchiati in una sola stanza in un condominio di Bayard Street. "I rapporti di polizia che parlano di uomini e di donne che si uccidono cadendo dai tetti e dai davanzali delle finestre mentre dormono, annunciano che si avvicina l'epoca delle grandi sofferenze per la povera gente. È nel periodo caldo, quando la vita in casa diventa insopportabile per dover cucinare, dormire e lavorare tutti stipati in una piccola stanza, che gli edifici scoppiano, intolleranti di qualsiasi costrizione. Allora una vita strana e pittoresca si trasferisce sui tetti piatti. [...] Nelle soffocanti notti di luglio, quando quei casermoni sono come forni accesi, e i loro muri emanano il caldo assorbito di giorno, gli uomini e le donne si sdraiano in file irrequiete, ansanti, alla ricerca di un po' di sonno, d'un po'

d'aria. Allora ogni camion per la strada, ogni scala di sicurezza stipata, diventa una camera da letto, preferibile a qualsiasi altro luogo all'interno della casa. [...]" (Riis in Così vive l'altra metà).

Fonte: Gianantonio Stella (www.orda.it)

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