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Tra queste alternative si inserisce, insieme all’utilizzo del nucleare, l’estrazione e l’importazione di gas naturale2, il cui mercato appariva allora, sostanzialmente, indipendente dalla politica dell’Opec e, quindi, più sicuro

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0. INTRODUZIONE

La questione degli approvvigionamenti delle fonti energetiche diversificate dal petrolio, è oggi nella fase più acuta del suo svolgersi a causa del sempre più concreto esaurimento del cosiddetto oro nero.

L’Italia, già dal 19731, ha puntato alla ricerca e alla realizzazione di sistemi con fonti alternative al petrolio. Tra queste alternative si inserisce, insieme all’utilizzo del nucleare, l’estrazione e l’importazione di gas naturale2, il cui mercato appariva allora, sostanzialmente, indipendente dalla politica dell’Opec e, quindi, più sicuro. Le importazioni, all’epoca ammontanti all’11,5% del fabbisogno complessivo, arriveranno a costituirne l’84% nel 2004, aumentando di circa 4,6 volte in valore assoluto.

Il gas naturale è un gas prodotto dalla decomposizione anaerobica di materiale organico.

Il principale componente del gas naturale è il metano (CH4), la più piccola e leggera fra le molecole degli idrocarburi. Può anche contenere idrocarburi gassosi più pesanti come etano (CH3CH3), propano(CH3CH2CH3), butano (CH3CH2CH2CH3) e altri gas (anchepentano) in piccole quantità.

1 La guerra arabo-israeliana dello Yom Kippur, scoppiata il 6 ottobre 1973 innesca una serie di provvedimenti sul piano internazionale, da parte degli stati detentori dei pozzi petroliferi, tra cui l’interruzione del flusso di approvvigionamento ai paesi industrializzati. Da qui l’inizio della cosiddetta prima grande crisi energetica.

2 Combustibile fossile formato essenzialmente da metano oltre a piccole quantità di etano e di propano.

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Principali produttori di gas naturale (miliardi di m³ nel 2004) 3

Produttore Riserve Produzione annua

Vita media riserve (anni)

Russia 48.000 607,67 79

Iran 26.500 81,99 323

Qatar 25.783 40,39 638

Arabia Saudita 6.654 63,99 104

Emirati Arabi Uniti 6.047 45,22 134

Stati Uniti 5.353 526,51 10

Nigeria 5.055 20,81 243

Algeria 4.545 95,12 48

Venezuela 4.223 29,39 144

Norvegia 3.188 84,96 38

Iraq 3.080 === ==

Turkmenistan 2.900 57,31 51

Indonesia 2.557 82,76 31

Australia 2.548 40,07 64

Olanda 1.492 74.20 20

Regno Unito 905 103.65 9

Malesia 2.464 52,69 47

Kazakistan 1.900 21,87 87

3 Dati BP del 2004. Le riserve mondiali stimate sono di 179.529 miliardi di mc e i maggiori produttori sono: Russia 26,7%, Iran 15,3%, Qatar 14,4%, Arabia Saudita 3,7%, Emirati arabi uniti 3,4%, USA 2,9%, Nigeria 2,8%, Algeria 2,5%, Australia 1,4%, Cina 1,2%, Malesia 1,4%, Birmania 1,4 %, Resto del mondo 22,9%.

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Uzbekistan 1.860 58,01 32

Cina 1.823 51,19 36

Egitto 1.756 30,81 57

Canada 1.603 178,35 9

Tab. 0.1 – Dati ENI 2004

Con la cosiddetta crisi del gas dell’inverno 20064, evidenziati i rischi legati all’approvvigionamento di gas naturale tramite pipe-line, si è riaccesa l’attenzione sulla questione energetica e su quali interventi approntare per affrontare le eventuali carenze.

Tramontato da tempo il progetto nucleare5 e con la produzione nazionale di gas al minimo storico6 la soluzione immediata è stata espressa dalla volontà di implementare la presenza di impianti di rigassificazione7 sul territorio, svincolando l’ingresso del gas nel paese dalla rigidità propria dei gasdotti pur continuando ad apprezzarne l’efficienza attraverso nuovi progetti e potenziamenti di condotte già esistenti8.

Nel lungo elenco di progetti proposti9, tra quelli già approvati, insieme agli impianti di Brindisi10 e Rovigo11, si trova il rigassificatore da realizzare al largo della costa tra Livorno e Pisa su proposta della società Olt Lng Toscana Spa, costituitasi l’11 settembre 2002.

4 Nell’inverno 2006 la Russia, grande esportatrice di gas, decide di “chiudere i rubinetti” del gasdotto passante in Ucraina, non più allineata alla sua politica. Di questa mancanza di gas ne ha sofferto, stando a quanto racconta la cronaca, di conseguenza, l’Italia, ricevente gas dallo stesso tubo.

5 Nel 1986, dopo poco più di venti anni dall’entrata in funzione della prima centrale nucleare del paese, a Latina nel 1963, la popolazione italiana ha espresso, tramite referendum, la volontà di interrompere l’attività dei reattori, reputata troppo poco sicura per le persone e decisamente nociva per l’ambiente.

6 Secondo l’UNMIG (Ufficio Nazionale Minerario Idrocarburi Geotermia) la contrazione di riserve coltivabili di gas naturale in dodici anni è pari ad oltre il 40%. Se nel 1994 tali riserve ammontavano a 20,6 miliardi di mc, nel 2002 calano intorno ai 14,9 miliardi di mc (il 4% in meno dell’anno precedente).

7 Il processo di rigassificazione prevede di riportare il gas, precedentemente liquefatto in altri impianti (portandolo a temperature intorno ai -163°C), allo stato gassoso. Tale processo esprime un rapporto in volume di 1: 600.

8 I potenziamenti delle capacità importabili riguardano il Tag (collegamento Russia-Tarvisio), Transmed (Algeria- Mazara del Vallo), Tenp/Transitgas (Olanda-Passo Gries). I nuovi progetti riguardano collegamenti Turchia-Grecia- Puglia (ITGI) e Algeria-Sardegna (GALSI). Entrambi i nuovi progetti forniranno annualmente 8 miliardi di mc.

9 Oltre ai tre impianti già autorizzati, sono in corso di valutazione altri otto: Rosignano (Li) con 8mld mc/anno; Gioia Tauro (RC) con 12 mld mc/anno; Rada di Augusta (Sr) fino a 12 mld mc/anno; Porto Empedocle (Ag) fino a 12 mld

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L’iter valutativo, iniziato con la convocazione da parte del Ministro per le Attività Produttive (che aveva in precedenza ricevuto la domanda di autorizzazione alla costruzione e all’esercizio del terminale in oggetto da parte della società proponente) della Conferenza dei Servizi12 il 17 Febbraio

2002, ai sensi dell’art. 8 della Legge 340/200013, si conclude il 14 Aprile 2005 quando, dopo la bocciatura della proposta di sospendere la seduta avanzata dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio insieme a Provincia e Comune di Pisa, si vota per l’autorizzazione. Il progetto viene approvato a maggioranza14.

L’iter termina il 23 Febbraio 2006 con decreto autorizzativo a firma del Ministro dell’Ambiente, di concerto con il Ministro per le Attività produttive.

Il provvedimento presenta, come si evince da un documento, redatto dall’Ufficio Legislativo del Ministero dell’Ambiente e recante data 8 Maggio 200715, vizi di fondo che lo delegittimano.

Tali vizi possono essere così elencati:

- erronea applicazione della procedura semplificata di cui all’art. 8, Legge 340/2000;

- omessa consultazione delle popolazioni interessate, con conseguente violazione dell’art. 23, D.lgs.334/1999;

- mancato rilascio della concessione demaniale per la realizzazione di costruzioni in mare territoriale ai sensi dell’art. 1, comma 7, Legge 239/2004;

mc/anno; Taranto con 8 mld mc/anno; Zaule (Ts) con 8 mld mc/anno; Trieste con 8 mld mc/anno; Ravenna con 8 mld mc/anno.

10 I lavori, iniziati dopo le autorizzazioni, sono stati fermati per rilevate irregolartità nelle procedure.

11 Dopo una breve interruzione per irregolarità nella costruzione, i lavori sono ripresi col fine di cominciare l’esercizio effettivo entro il 2008.

12 Alla prima seduta partecipano i Ministri dell’Ambiente, delle Infrastrutture, della Salute, della Difesa, dell’Interno;

l’Agezia delle dogane-Direzione di Firenze; il Registro navale italiano; la Regione Toscana; La Provincia e il Comune di Livorno; la Capitaneria di porto di Livorno; l’Autorità portuale di Livorno; il Comune di Collesalvetti; L’UTF di Livorno; Comando Dipartimento marittimo La Spezia; Ispettorato regionale dei Vigili del fuoco della Toscana;

l’impresa Olt.

Dal 28 Aprile 2003 la Conferenza ha integrato anche Provincia e Comune di Pisa, inizialmente esclusi.

13 Recante disposizioni per la semplificazione di procedimenti amministrativi. L’art.8, in particolare, riguarda “l’uso e il riutilizzo di siti industriali per l’installazione di impianti destinati al miglioramento del quadro di approvvigionamento dell’energia” dove per impianti “si intendono rigassificatori di gas naturale liquefatto”.

14 Dal verbale della seduta non si evince chi abbia espresso parere contrario in seno all’assemblea.

15 Parere Ufficio Legislativo del Ministero dell’Ambiente sul ricorso al TAR della Toscana promosso dalla società Edison per l’annullamento degli atti autorizzativi alla società Olt per la realizzazione del rigassificatore off-shore.

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- mancata consultazione degli Stati firmatari l’Accordo Internazionale del 25 Novembre 1999;

- violazione dell’art. 4 DPR 420/1994, riguardante la consultazione di vari ministeri per l’installazione di impianti di lavorazione di oli minerali16.

La stessa premessa sulla quale si fonda la procedura seguita viene, quindi, meno.

L’art. 8 della Legge 340/00, applicato per l’iter valutativo di tutti i progetti di rigassificatori proposti, non potrebbe essere, ragionevolmente, utilizzato per il caso dell’impianto galleggiante da collocare a 12 miglia dalla costa, tra Livorno e Marina di Pisa, in quanto posto, non in sito industriale, bensì in mare17, in un perimetro d’acqua che rappresenta un complesso e delicato sistema ecologico all’interno del quale sono state individuate specie o interi biotopi meritevoli, per la loro importanza e unicità, di tutela.

L’attuazione di tale tutela nei confronti, ad esempio, delle specie di mammiferi marini presenti in numero nella zona ha condotto, nel 1999, all’istituzione del cosiddetto Santuario dei Cetacei (a firma di Italia, Francia e Principato di Monaco) col quale, almeno nelle intenzioni, si concretizza l’idea di azioni mirate di gestione ambientale a livello transfrontaliero18.

Il santuario si estende, occupando un’area di 100000 Kmq, tra Tolone (Francia), Capo Falcone (Sardegna occidentale), Capo Ferro (Sardegna orientale) e Fosso Chiarone (Toscana).

L’unico provvedimento teso a salvaguardare i cetacei transitanti nella zona stabilito dall’Italia riguarda il divieto di competizioni di barche veloci a motore19.

16 La legge impone l’acquisizione, da parte del Ministro per le Attività Produttive, dei pareri del Ministro della Difesa e del Ministro dell’Interno attraverso l’emissione di un nulla osta di fattibilità e del Ministro delle Finanze attraverso parere vincolante inerente gli aspetti fiscali.

17 La questione ha portato oltre che a manifeste opposizioni da parte del Ministero dell’Ambiente, a ricorsi al TAR della Toscana da parte della società Edison, come già accennato, del Comune di Pisa (successivamente “congelato”), della Codacons e, presso il TAR del Lazio, di Greenpeace Italia.

18 L’Italia ha ratificato l’Accordo l’11 ottobre 2001, tramite la Legge n. 391.

19 Art. 5, Legge 391/2001.

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Fig. 0.1 - Area del Santuario dei cetacei

Recenti studi dell’ICRAM20 dimostrano come la presenza di rumore, anche a chilometri di distanza, abbia effetti negativi sulla presenza della Balaenoptera Physalus (Balenottera Comune). Dunque un'altra minaccia alla sopravvivenza dei giganti del nostro mare si aggiunge alle altre: dopo le collisioni con le navi, le catture accidentali e l'inquinamento chimico, bisogna considerare anche l'inquinamento acustico. La diminuzione degli avvistamenti nel Mar Ligure nel periodo estivo, con picco tra maggio e luglio, quando maggiore è la presenza di cibo, avvenuta negli ultimi cinque anni, è da attribuire, secondo i ricercatori dell’ICRAM, proprio a tale tipo di inquinamento causato, soprattutto, da lavori di cantiere ovvero dall’incessante attività costruttiva dell’uomo. Anche il periodo riproduttivo, tra fine agosto e marzo, è costantemente minacciato. Durante questi mesi, infatti, i maschi della specie sono soliti emettere i loro “canti” alla ricerca delle femmine ma i disturbi sonori potrebbero impedire l’incontro e, quindi, lo stesso accoppiamento.

I ricercatori sono giunti a formulare un nesso tra diminuzione di avvistamenti di Balenottere e presenza di rumore ascoltando le registrazioni sonore a livello sottomarino e associandole ad un evento specifico che non era presente nei 10 anni precedenti o nei cinque successivi21. Il suono percepito attraverso tali registrazioni era simile a quello di un

20 ANSA 11 agosto 2007.

21 Progetto di ricerca durato dal '98 al 2002 per misurare l'inquinamento acustico, finanziato dal Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio.

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martello pneumatico ed era dovuto all’infissione di pali, frequentemente utilizzati per la costruzione di terrapieni artificiali in mare o per la posa di piloni, avvenuta in vari cantieri fra Saint Tropez e le isole di Hyeres. Il rumore intenso e' stato quindi rilevato a oltre 200 km di distanza. A rafforzare tale tesi la ripresa, appena una settimana dopo la sospensione del martello pneumatico, delle voci dei mammiferi. Viene dimostrata, quindi, in maniera inequivocabile l'esistenza di un nesso diretto tra l'assenza della Balenottera nel Mar Ligure durante tutta l'estate del 2002 con l'incessante attivita' costruttiva che si e' avuta in quel periodo sulla costa22.

Con la presenza di un impianto di rigassificazione per GNL potrebbe aggravarsi la situazione giacché l’emissione di rumore non sarebbe limitata alla sola fase di costruzione ma potrebbe costituire una costante durante la fase di pieno esercizio del terminale per tutto l’arco di periodo di vita dell’opera23.

Anche gli altri mammiferi marini avvistabili nell’area potrebbero risentire degli effetti negativi di un’interrotta emissione rumorosa, quale quella provocata dal rigassificatore scomparendo, anch’essi, e definitivamente, dal Santuario.

Il Comitato nazionale di pilotaggio per il Santuario24esprime, tramite un documento datato 19 novembre 2003, compatibilità tra l’impianto e il Santuario. Non si comprende con quali procedure tale parere possa essere stato richiesto e, quindi, espresso. Il compito del Comitato sarebbe esclusivamente quello, infatti, di definire misure nazionali e misure da proporre, con gli altri Stati Parte, nelle sedi internazionali relativamente all’Accordo stipulato. La richiesta, con atto del 10 maggio 2006, da parte dell’ Università Internationale de la Mer (Cagnes sur Mer), che si occupa, per conto del governo francese, del controllo della qualità biologica delle acque del Santuario, di informazioni sulla vicenda rende evidente la mancanza del Comitato nazionale nel porre all’attenzione della altre Parti il progetto dell’impianto.

22 Lo studio dell’ICRAM è stato presentato alla prima conferenza internazionale sugli ''Effetti del rumore subacqueo sugli organismi marini'', a Nyborg, in Danimarca, nell’agosto 2007.

23 Il periodo di vita dell’impianto sarebbe stato fissato, dal proponente, in 25 anni.

24 Istituito con DM 46/3/03 ai sensi dell’art.3, Legge 391/01.

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L’interesse dell’Università francese si pone, soprattutto, nei riguardi dello scarico in mare di cloro.

L’art. 6 del Protocollo sulle Aree Specialmente Protette (SPA)25, nelle quali è inserito il Santuario, annesso alla Convenzione di Barcellona, proibisce infatti dumping e scarico di rifiuti o altre sostanze che possano direttamente o indirettamente danneggiare l’integrità dell’area specialmente protetta26. Questo sottolinea l’errore insito nella Valutazione di Impatto Ambientale laddove il problema dello scarico di cloro viene totalmente by-passato.

L’attenzione a livello internazionale sull’area protetta del bacino ligure non sembra, purtroppo, condivisa dalla società proponente il progetto, che si limita, oltre a auspicare monitoraggi riguardanti i cetacei durante l’esercizio del terminale, a ricordare “che attualmente non esistono limitazioni specifiche all’interno dell’area”27.

All’interno del perimetro d’acqua descritto si estende, inoltre, prospiciente la costa livornese, l’area marina protetta delle Secche della Meloria istituita con Legge 979/82. Le Secche, occupanti una superficie di circa 30 Kmq e formate da bassi fondali situati circa 6 km ad ovest del porto di Livorno, si estendono per circa 40 km ben oltre le delimitazioni rappresentate da tre fanali luminosi esistenti. La Meloria, oltre a costituire un’ambiente soggetto a protezione e tutela , è un luogo che conserva importanti testimonianze del passato28.

L'estremità nord delle Secche della Meloria è rappresentata dalla Testa di Tramontana, fondale con ambiente di Coralligeno, ricco di anfratti, che si leva dai 24 metri del fondale di fango e sabbia, fino ad una sommità di circa 9 metri. Anche a ponente è presente una lunga formazione coralligena che abbraccia le Secche e si presenta come un ambiente ricco di vita. Tutta l'area è caratterizzata dalla presenza della Posidonia Oceanica, il cui sviluppo è favorito dalla scarsa profondità dei fondali e dal sedimento ricco

25 Il Santuario dei cetacei è inserita nella lista delle Aree Specialmente Protette di Interesse Mediterraneo (SPAMI).

26 Art. 6, lettera b).

27 Note allo Studio di Impatto Ambientale (pagina 42), Olt, 30 giugno 2003.

28 Quest’area, infatti, ha visto svolgersi la battaglia del 1284 tra genovesi e pisani e altri eventi di mare che hanno segnato la storia della navigazione e degli scambi di questo settore del Mediterraneo.

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di nutrienti. La prateria è, però, sottoposta a diverse fonti di disturbo, sia di origine antropica (vicinanza del porto di Livorno), che naturale (erosione per azione delle correnti di fondo), che ne alterano la fisionomia in modo più o meno consistente. Nel lato sud-ovest vi sono ampi banchi di Coralligeno dominati dalla gorgonia bianca e dalla Posidonia. In tutta l'area, inoltre, è attivo un processo di espansione delle alghe Caulerpa racemosa e Caulerpa prolifera che risultano aver ampliato la loro distribuzione, colonizzando aree più profonde, che raggiungono anche i 40 metri.

A meno di un quarto di miglio dall’estremità nord delle secche passerà la parte iniziale della condotta sottomarina. La vicinanza al rigassificatore pone il problema, del tutto trascurato nello SIA, di impatti significativi sulle biocenosi tipiche delle Secche. Gli scarichi in mare da parte del terminale potrebbero, verosimilmente, diffondere nell’intorno e raggiungere la zona che ne subirebbe, indubbiamente, gli effetti negativi. Il cloro, infatti, in acqua di mare può dar vita a vari composti, molti dei quali noti per essere bioaccumulabili.

E’ noto da tempo che cloro e cloroderivati sono sostanze che hanno pericolosi effetti ambientali, tanto che il Protocollo sul dumping annesso alla Convenzione di Barcellona (in vigore dal 1978) vieta esplicitamente, come già accennato, il dumping di composti organoalogenati nell’ambiente marino.

(Nel caso di altri progetti di terminali di rigassificazione proposti (come quello che si vorrebbe costruire nel Golfo di Trieste o quello a Taranto), anche se in modo probabilmente incompleto e inesatto, si è comunque approntato un modello che descriva la dispersione-diffusione delle emissioni in mare del cui uso però non si rileva nessuna traccia nella valutazione di un impianto industriale posto nel bel mezzo del Santuario dei Cetacei e a pochi chilometri da un’Area Marina Protetta, le Secche della Meloria.)

Il progetto proposto dalla società Olt riguarda un rigassificatore, sito in coordinate 43°38’40” N – 9°59’49” E, per GNL posto su di una nave gasiera modificata per accogliere l’impianto. Tale terminale galleggiante sarebbe, così, costituito da una nave ancorata

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stabilmente. Su di essa, oltre l’impianto di rigassificazione, saranno presenti quattro serbatoi sferici per gnl, per una capacità complessiva di 137.000 mc, nonché altri impianti ausiliari.

L’ancoraggio permanente della nave-rigassificatore avverrà tramite l’installazione di un giunto snodato a prua al quale saranno collegate le catene di ormeggio. Il giunto snodato dovrebbe permettere alla nave di ruotare di 360° attorno alla posizione fissa di ancoraggio.

Il collegamento tra collettore del gas proveniente dai vaporizzatori e condotta sottomarina, utilizzata per portare il gas a terra, è stabilito tramite un secondo giunto snodato, di tipo idraulico, che consente il trasferimento del gas durante la libera rotazione della nave sotto l’influenza delle forze idrodinamiche. I due giunti snodati descritti sono collocati in una torretta esterna posta sulla prua della nave terminale.

Sono previsti, inoltre, due bracci di carico per le gasiere che “attraccano” alla nave terminale per rifornirla29. Il terminal consentirà l’approdo e l’ormeggio a navi aventi capacità minima di 41.000 mc e massima di 137.000 mc.

La capacità nominale annua del rigassificatore stimata è non inferiore a 3 miliardi mc.

Fig. 0.2 – Descrizione sistema di ancoraggio

29La nave gasiera si accosta su un fianco della nave terminale dove viene ormeggiata tramite cavi. Il collegamento tra le due navi è completato connettendo i bracci di carico. Il sistema dei bracci di carico consente il trasbordo di gnl dalle navi approvviggionatrici alla nave terminale e il trasferimento inverso del gas per riequilibrare il volume nella nave approvviggionatrice al fine di compensare la pressione ed evitare infiltrazioni d’aria.

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Il sistema di vaporizzazione è composto da tre unità in parallelo costituite da scambiatori di calore.

Il calore necessario viene fornito dall’acqua di mare, aspirata direttamente dall’ambiente attraverso una presa d’acqua, pompata ai vaporizzatori, e, quindi, scaricata di nuovo in mare insieme a ipoclorito di sodio (NaClO), utilizzato come anti-biofoulig nel processo e per la pulizia degli scambiatori ad acqua di mare (vaporizzatori e condensatori caldaia).

Lo studio qui presentato si propone, nel limite degli strumenti disponibili a tal fine, di valutare quali potrebbero essere gli eventuali impatti causati dallo scarico in mare. A tal fine viene condotta un’attenta analisi della chimica dell’ipoclorito e dei suoi possibili effetti sugli organismi marini e, contemporaneamente, della temperatura dell’acqua di scarico.

Introducendo, quindi, per prima cosa, i trattati internazionali e le normative comunitarie e nazionali che inquadrano il problema dal punto di vista legislativo, si passa, in seguito, a descrivere, più dettagliatamente il sito interessato al collocamento del rigassificatore, sia dal punto di vista prettamente ambientale, attraverso la descrizione delle morfologie geologiche, degli ecosistemi e delle caratteristiche meteo-marine, sia dal punto di vista socio-economico, analizzando le ricadute territoriali che l’impianto proposto reca seco.

Descritte tutte le variabili in gioco (venti, correnti, ecosistemi) si ricerca una soluzione numerica che meglio descriva come il getto di scarico si sviluppa a partire dall’orifizio.

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