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Questo lavoro prende in considerazione molti discorsi diretti che
Tucidide inserisce nel suo racconto. Scopo dell’analisi è individuare,
analizzare i contatti, a livello lessicale o nella struttura delle
argomentazioni, tra il metodo storico di Tucidide, compiutamente
spiegato sia nella parte iniziale sia poi all’interno del racconto, e
alcuni discorsi pronunciati dai suoi personaggi. Proveremo a
dimostrare che Tucidide non si limita ad esporre le sue convinzioni di
metodo nei luoghi tradizionalmente deputati, ma anche attraverso le
argomentazioni dei suoi personaggi, che rivelano la misura della
consapevolezza dei suoi presupposti di metodo. La selezione dei
discorsi risponde a tale criterio: saranno osservati solo i discorsi che
mostrano contatti significativi con il metodo storico di Tucidide. Si
esamineranno, nello specifico, alcuni passaggi rivelatori di una
singolare coerenza, di contenuto e di forma, con il metodo di
Tucidide. Verificheremo che gli elementi lessicali indicano spesso, in
Tucidide, la funzione specifica della sua indagine storica e che i mezzi
con i quali lo storico definisce la verità del suo racconto caratterizzano
non soltanto la sua indagine, ma anche alcune enunciazioni affidate ai
discorsi. L’impostazione di questo studio comporta non affrontare, se
non marginalmente, grandi questioni che pur hanno appassionato da
decenni la critica: questioni relative alla composizione o alla
stratificazione del racconto e alla sua eventuale incompiutezza, al
rapporto politico e anche solo culturale di Tucidide con i suoi
personaggi, alla funzione dei discorsi nel racconto, al livello di
obiettività dei discorsi, al rapporto tra
e)/rga e lo/goi. Noteremo che
Tucidide decide, in determinate occasioni, di celarsi dietro le sue
maschere: giunge a render note alcune convinzioni di metodo anche
tramite i suoi personaggi attraverso un percorso di caratterizzazione
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letteraria. Ne deriva una fitta trama di rimandi e intersezioni: termini, concetti e argomentazioni che, in apparenza trascurabili, contengono in realtà una chiave di lettura dal valore complessivo. Nella prima parte dell’analisi affrontiamo la riflessione offerta da Tucidide sul proprio modo di scrivere, analizziamo i passaggi del racconto in cui sono chiariti presupposti e obiettivi. Dopo aver enucleato alcuni punti- chiave del programma di Tucidide, tenteremo di dimostrare che alcune convinzioni di metodo compaiono anche nei discorsi, affidate alle parole dei personaggi. Ad ognuno di tali discorsi abbiamo dedicato un paragrafo del secondo capitolo. Consapevoli che al tempo in cui Tucidide scriveva il suo racconto l’attività storica era inserita ancora in una dimensione letteraria e non era ancora preceduta da una compiuta teorizzazione, convinti che non è corretto né opportuno valutare il metodo di Tucidide secondo i canoni della contemporanea ricerca storica, proveremo a dimostrare che i numerosi punti di contatto tra il programma di metodo di Tucidide e alcuni passaggi dei discorsi rivelano una rielaborazione che supera l’aspetto meramente formale. L’individuazione di tali punti di contatto sarà occasione per ipotizzare una presenza incisiva e dominante di Tucidide nella stesura dei discorsi, senza però che ciò comporti perdere di vista le sue dichiarazioni di fedeltà al vero o, nel caso dei discorsi, ai
de/onta, senza spingerci a pensare, come credono alcuni studiosi, che Tucidide abbia abdicato al suo proposito di
to\ safe\j skopei=n. E’ Tucidide stesso, del resto, che rende noto, nei capitoli sul metodo, l’impegno a mantenere il senso generale delle parole realmente pronunciate. Da ciò si deduce, dunque, che il nucleo autentico di tali discorsi è stato preservato: la rielaborazione non prova l’inautenticità dei discorsi.
Non tener conto della esplicita affermazione di Tucidide equivale a
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