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Introduzione
Nella pratica clinica veterinaria, le fratture d’avambraccio rappresentano un’evenienza piuttosto frequente.
Questo distretto anatomico possiede delle peculiarità che lo rendono maggiormente predisposto all’insorgenza di problematiche, in caso di fratture di radio e ulna.
Le cause sono da attribuire alla particolare configurazione anatomica delle due ossa, associata alla scarsa vascolarizzazione e alla limitata massa muscolare circostante.
Le complicazioni più frequentemente riportate sono: unioni ritardate, non unioni, malunioni, disturbi dell’accrescimento, osteomieliti e rigidità articolari.
Spesso, nella scelta del protocollo da utilizzare non si tiene conto della difficoltà che si può incontrare nella risoluzione di questo tipo di fratture.
Numerosi sono i metodi che possono essere utilizzati nella riparazione delle fratture di radio e ulna, ciascuno dei quali possiede una serie di indicazioni e controindicazioni. Valutando e scegliendo il metodo di fissazione appropriato, possono essere evitate molte delle complicazioni a cui è particolarmente soggetto questo tipo di fratture.
Il controllo postoperatorio del paziente può, inoltre, rivestire un ruolo molto importante sull’esito finale dell’osteosintesi.
Attraverso una rivalutazione critica dei risultati ottenuti con diverse tecniche di osteosintesi in 16 pazienti della specie canina con fratture di radio e ulna, abbiamo voluto verificare quanto la scelta del protocollo impiegato possa influenzare l’esito della sintesi.
Considerando i follow-up dei pazienti operati in relazione alla metodica
impiegata, al tipo di frattura, all’età e taglia del soggetto ed al periodo
Introduzione
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