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La fissazione scheletrica esterna trova grande impiego in Medicina Veterinaria in virtù dei molteplici vantaggi offerti.

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Academic year: 2021

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Introduzione

La fissazione scheletrica esterna trova grande impiego in Medicina Veterinaria in virtù dei molteplici vantaggi offerti.

I fissatori scheletrici esterni rappresentano infatti un metodo di trattamento efficace e versatile per la riduzione delle fratture delle ossa lunghe, l’artrodesi definitiva o temporanea, il trattamento dei difetti di allineamento e delle pseudoartrosi.

Una delle caratteristiche fondamentali dei fissatori esterni è la rigidità, cioè la loro capacità di resistere alle forze di carico assiali, di curvatura e di rotazione associate al carico stesso; questo requisito è però influenzato da fattori legati ai chiodi (tipo, dimensione, numero..) ed alla configurazione del fissatore. Inoltre, la ricerca della rigidità spinge il chirurgo verso configurazioni estremamente complesse, pesanti, troppo voluminose e quindi scomode per il paziente.

Al fine di adattare i fissatori ai vari tipi di frattura e ridurne gli effetti indesiderati, sono stati sviluppati sistemi innovativi creando strutture “ ibride ”che massimizzano l'efficacia delle configurazioni classiche adottandone soltanto i vantaggi. Queste configurazioni impiegate nella chirurgia dei piccoli animali, conseguono alla ricerca di eliminare le potenziali complicanze ascrivibili ad impianti poco stabili o troppo rigidi, lasciando al chirurgo ampio criterio di scelta nella costruzione di strutture che siano adattabili al meglio alle diverse fratture.

Il nostro studio prende in considerazione l'impiego della barra curva obliqua anteriore nei fissatori tipo I e II in cani di taglia medio grande, di età diversa e con fratture eterogenee di radio, ulna, tibia e fibula.

Obiettivo della tesi è valutare l’impiego della barra curva obliqua

anteriore, che può rappresentare un'ottimizzazione non soltanto delle

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configurazioni di tipo I e II, ma anche del tipo III, in quanto associa alcuni vantaggi di quest'ultima struttura, senza essere eccessivamente ingombrante ed invasiva. Per di più essa dovrebbe incrementare la resistenza dei fissatori a bassa rigidità alla flessione antero-posteriore, che si manifesta con una deformazione significativa delle barre conducendo al fallimento meccanico dell'impianto ed all'insuccesso terapeutico.

Questo lavoro si propone anche di avvalorare le argomentazioni finora

esposte attraverso la trattazione dei casi clinici che hanno fornito

risultati ottimali ed in cui sono state incontrate complicazioni minime

in un unico soggetto.

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2003/2004 e 2004/2005 è docente, relatore di tesi e coordinatore del corso di Scienze e Tecnologie Alimentari nel corso di laurea in “Tecniche della prevenzione nell’ambiente e