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“crimine contro natura” violasse la natura del Quattordicesimo Emendamento. Il

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Academic year: 2021

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Conclusione

Questa tesi ha cercato di descrivere il ruolo della Corte Suprema statunitense nella definizione del soggetto omosessuale rispetto alla giurisprudenza costituzionale, così da segnare in modo significativo il passaggio da un regime legale di repressione a uno di inclusione delle minoranze sessuali.

Interpretando in modo talvolta intraprendente gli Emendamenti, la Corte ha riconosciuto gradualmente loro spazi di tutela sempre maggiori. Questo processo non ha visto uno sviluppo semplicistico e lineare, mostrandosi discontinuo ed estendendosi ben al di là delle dinamiche giuridiche della Corte. Il percorso stesso della rimozione del reato di sodomia si è esteso su un vasto arco storico, partendo dalle prime teorizzazioni Ottocentesche e arrivando alla sua risoluzione solo con la definitiva sentenza in Lawrence v Texas nel 2003.

Come illustrato nei primi capitoli, nel 1868 nessuno reputava che la definizione di

“crimine contro natura” violasse la natura del Quattordicesimo Emendamento. Il

significato stesso del reato si è poi esteso, includendo pratiche di piacere non

riproduttive e finendo applicato unicamente alla categoria degli omosessuali,

relegandoli alla condizione di paria sociale proprio a partire dall'esistenza di questo

reato. Se il linguaggio del Quattordicesimo Emendamento non è mutato dalla fine

della Guerra Civile Americana, a essere cambiato è stato il contesto in cui si muoveva

il resto della società statunitense, un mutamento che la Corte si è rifiutata di

riconoscere in Bowers. Il persistere della criminalizzazione della sodomia fino ai

primi anni del Terzo Millennio non appare dunque come il semplice residuo di un

passato oscurantista e moralizzatore, quanto il risultato degli sforzi di un ampio fronte

della società statunitense. Prima l'amministrazione federale, poi i gruppi religiosi e

parte del ceto medio identificarono nelle prime manifestazioni pubbliche degli

omosessuali una minaccia alla famiglia “tradizionale” contro cui attivarsi. Il

mantenimento dei reati contro alcuni atti sessuali, di cui parte del sistema giudiziario

stava per altro già progettando la decriminalizzazione ai tempi del varo del Model

Penal Code, divenne fondamentale, quale strumento legale per reprimere le istanze di

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nuovi gruppi radicali e quale bandiera politica attorno cui unirsi, frenando così la critica sociale innescata dal movimento dei diritti civili degli afroamericani, dall'attivismo pacifista contro la guerra in Vietnam e l'emergere della Second Wave femminista. La via giudiziaria ai diritti è divenuta così un percorso obbligato dalla natura della stessa democrazia statunitense, mano a mano che determinate minoranze ottenevano spazi nel sistema rappresentativo e smantellavano un regime legale che era solo apparentemente fondato sul principio egualitario.

Le sentenze offrono così l'opportunità di riflettere sui tempi e i modi del processo di cambiamento costituzionale, documentando i passaggi che hanno portato la Corte Suprema ad arricchire il valore della Costituzione, in particolare applicando il Quattordicesimo Emendamento in modo innovativo, come la tutela della libertà sessuale per la vita privata. Lo studio della cornice storica delle sentenze consente inoltre di delineare il complesso quadro culturale che ha influenzato l'operato della Corte Suprema, superando così gli opposti giudizi, sia dell'avanzamento progressivo dei diritti, alle volte semplicistico e ottimistico, sia la critica di chi, diffidente verso il mondo giudiziario, lo valuta affetto da meccanicismi e lo giudica capace solo di reificare il giudizio sociale negativo della maggioranza. Quello che emerge dalle sentenze è il difficile confronto della Corte Suprema con il poderoso ostacolo culturale dell'omofobia, che impediva realmente di applicare la lettura del diritto costituzionale agli omosessuali, vittime di quella che Martha Nussbam ha definito come una “cultura del disgusto”.

Il superamento di questo processo non sarebbe stato possibile solo con il semplice

contenzioso giuridico, ma si è realizzato a partire dai contributi dal mondo medico e

psichiatrico, dalla ricerca storica delle università, dalle analisi dei dottori della legge,

fino ad arrivare al sostegno di settori dell'attivismo non limitato alla sole minoranze

omosessuali. Queste diverse realtà hanno dato dignità alla rimozione del reato di

sodomia, contribuito a superato il velo del silenzio che celava la discriminazione

patita da questa minoranza, sostenendo infine le associazioni legali per forgiare un

percorso giuridico coerente e graduale. Con Lawrence v Texas questa battaglia ha

visto il suo punto di svolta decisivo poiché, una volta tolto l'argine finale all'illegalità

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dell'omosessualità, è stato possibile estendere tutta una serie di nuovi rivendicazioni, impensabili fino a qualche decennio prima.

Uno degli elementi di questa tesi è stato analizzare le opinioni dei giudici della Corte, quale fonte che testimoni la visione giuridica, storica e intellettuale di un tema estremamente divisivo. Il ruolo chiave di alcuni giudici nell'interpretare il dettato costituzionale è stato spesso motivo di dibattito e discussione nella società, in special modo per l'impatto emotivo di certe sentenze, motivo di allarme oppure di opposti entusiasmi. Questo ha portato spesso a formulare un giudizio sul ruolo politico dei giudici della Corte Suprema, imputati ora di avversare i diritti degli omosessuali con una lettura testuale della Costituzione, ora di sostenere la gay agenda tramite radicali letture degli stessi emendamenti.

Sebbene le conseguenze politiche delle sentenze rimangano evidenti, il quadro del dibattimento giuridico mostra in realtà come la Corte, se messa a confronto con un'opinione pubblica talvolta polarizzata nel giudizio dell'omosessualità, oppure con un mondo politico in evidente difficoltà nel gestire le nuove dinamiche sociali, abbia svolto un ruolo di arbitro in un conflitto apparentemente insanabile, dovendo conciliare più che le diverse dottrine costituzionali due opposte visioni culturali. La Corte Suprema ha anche fornito a soggetti tradizionalmente esclusi dalle rappresentazioni culturali tradizionali e dalle sedi della partecipazione democratica alla vita pubblica, l'opportunità di esprimere la propria voce sui suoi diritti negati e il proprio attestato di esistenza. Rispetto alla politica rappresentativa, il sistema giudiziario statunitense ha mostrato una capacità maggiore di accogliere i dati scientifici sulla non pericolosità dell'omosessualità, attestare il contributo di gay e lesbiche al benessere della società, confrontarsi con più facilità anche con le realtà esterne agli Stati Uniti che già da tempo avevano decriminalizzato l'omosessualità.

Nel contesto internazionale infatti l'estensione dei diritti per le persone lgbti è

visibilmente legato a una visione dei diritti umani promossa da sempre più istituzioni

e recepita nei tribunali, mentre gli appelli e le proposte che emergono da diverse

realtà nazionali dell'attivismo mostrano una realtà che è a sua volta sempre più

internazionale e globalizzata. La dimensione di questo processo non deve essere

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sottovalutata, per evitare che l'attenzione verso il mondo statunitense risulti eccessivamente specifica. L'analisi in chiave comparata della giurisprudenza costituzionale e di diritto internazionale offre un punto di vista privilegiato nella riflessione sulla ricezione del contenuto delle sentenze e sul “dialogo” tra le diverse giurisprudenze. Le corti sono sempre più interconnesse a livello internazionale rispetto al passato e il dialogo non appare più solo come un'opportunità, ma una necessità nella tutela dei diritti fondamentali. L'argomento di diritto comparato consente ai giudici e ai ricorrenti di ribadire il carattere democratico della forma dello stato ed esprimere la condivisione di un patrimonio di valori universali, nelle pronunce sul diritto di privacy come del riconoscimento della vita di coppia. In questi casi, l'argomento del diritto comparato presenta forti affinità con quelli di tipo storico o sistematico.

Tuttavia, molte critiche sono state mosse quando le corti hanno basato le loro scelte giuridiche su temi sensibili e controversi sulla base di interpretazioni che non rispecchiavano pienamente la cultura e lo spirito delle loro Costituzioni nazionali, senza illustrare adeguatamente perché questo avvenisse. Il richiamo alla cultura giuridica comune e ai “valori” condivisi tra paesi diversi è uno dei nodi più discussi in Lawrence v Texas dove la citazione di un precedente straniero è stato più volte criticato come irrilevante, ipocrita poiché la scelta di quali paesi prendere a modello avviene ignorando le ragioni di chi compie scelte diverse, un tentativo malriuscito di coprire l'attività legislativa delle corti, se non financo una imposizione di “foreign moods, fads or fashions on Americans”

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. Tuttavia sarebbe erroneo ritenere che nel contesto preso in esame il riferimento ai precedenti stranieri sia da considerarsi l'unico elemento in gioco nel determinare la pronuncia di un giudice costituzionale, come l'attivismo e la partecipazione democratica di cui le sentenze sono spesso espressione.

La storia dei diritti civili è stata spesso narrata come una battaglia dove a successi si alternano sconfitte, dove le ritirate stimolano le risposte per nuovi successi giuridici e il cambiamento sociale. Una delle chiavi del successo del same-sex marriage è stato

1 Lawrence v Texas, 539 U.S., Scalia's dissenting opinion, (cit.), 2003

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rintracciato proprio nel passaggio da una narrazione tradizionale, incentrata unicamente sulla conquista di diritti, reputata insufficiente a convincere la maggioranza dei cittadini, a una incentrata sull'identità di affetti familiari comuni, capace di fare proprie le immagini e i simboli che le persone comuni identificano nel matrimonio: non un semplice contratto legale ma un gesto profondo, perseguito per realizzare un legame durevole tra due individui:

“Americans are romantics. They fantasize about finding the “one true love”[...]

culminates in a proposal of marriage […] sharing mutual love, perhaps creating a larger family, and parting only at death”

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Gli attivisti confermarono come fosse possibile influenzare l'opinione dell'elettorato e stimolare loro maggiore sostegno, invitando le coppie lesbiche e gay a fare “coming out” divenendo i portavoce dei valori per cui lottavano, condividendo in pubblico le loro esperienze personali e la loro opinione su temi come la famiglia e gli affetti.

Questo ha innescato un processo che la Corte Suprema in Obergefell si è limitata di fatto a riconoscere, adattando la Costituzione più che imporre la propria visione. Il caso del matrimonio egualitario ha mostrato di essere uno sviluppo che aveva posto le sue basi nell'amministrazione locale, nelle aziende private, nelle corti statali e nella legislazione statale, nelle iniziative referendarie, nei media, nei dibattiti pubblici e nelle rappresentazioni culturali. Già all'epoca di Windsor il matrimonio egualitario aveva conseguito le sue prime vittorie, mentre i sondaggi di opinione raccoglievano la tendenza al consolidamento di una maggioranza favorevole alla loro adozione, così come si vedeva ormai un fronte favorevole che passava trasversalmente il campo dei Democratici come dei Repubblicani.

Propriamente compreso, le sentenze costituzionali abbracciano tutto questo processo, non solo quello che accade nelle aule di giustizia, e così la società civile. Il risultato conseguito in Obergefell è inimmaginabile senza il riconoscimento del lavoro compiuto per decadi da piccoli gruppi di associazioni legali come la Lambda e la ACLU, di attivisti come ACT UP, Human Rights Campaign e la GLAAD, oltre a leader capaci come Mary Bonauto, Frank Kameny, Harvey Milk. Queste soggetti

2William Eskridge, The Case for Same-Sex Marriage: From Sexual Liberty to Civilized Commitment, Free Press, New York 1996, pag.284

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sono stati i motori che hanno sostenuto le sentenze della Corte Suprema e i

cambiamenti nel campo del diritto costituzionale.

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