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CAPITOLO 4 LA FAMIGLIA AFFIDATARIA: ANALISI E PERCORSI

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CAPITOLO 4

LA FAMIGLIA AFFIDATARIA:

ANALISI E PERCORSI

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4.1 La famiglia affidataria

“La famiglia affidataria rappresenta il soggetto grazie alla cui disponibilità può essere utilizzato il progetto di affido”.94

La relazione famiglia e servizi è caratterizzata dal concetto di “reciprocità”95 poiché la famiglia affidataria risulta essere una risorsa ma allo stesso tempo sarà una famiglia detentrice di bisogni.

L’esistenza di queste famiglie è un valore aggiunto per la famiglia in sé e per la comunità stessa, disposte al sostegno dell’altro, fanno si che questo strumento di intervento si realizzi.

Garelli, nel suo testo “L’affidamento”, definisce la famiglia affidataria come “…un’espressione di comunità che si prende cura dei suoi soggetti più deboli ...”.96

Giuridicamente, la famiglia affidataria è una “famiglia preferibilmente con figli minori, o una persone singola, in grado di assicurargli (al minore) il mantenimento, l’educazione, l’istruzione e le relazioni affettive di cui egli ha bisogno”.97

Mettendosi nell’ottica di percepire la famiglia candidata come detentrice di bisogni, i professionisti si domandano quali siano le motivazioni che spingono queste famiglie ad intraprendere la strada dell’affidamento familiare.

94

I. Pomelli, R. Iafrate, “l’affido familiare: una rassegna ragionata delle pubblicazioni nazionali” in

Percorso tematico, Nuove riflessioni sull’affido, Estratto da Rassegna bibliografica infanzia e

adolescenza, n 3/2012, Del Gallo editori, Spoleto, 2013, p. 7.

95

M. Chistolini, “Il percorso di conoscenza della famiglia candidata all’affido” in CAM, Nuove sfide

per l’affido, Franco Angeli, 2012, Milano, p. 107.

96

F. Garelli, L’affidamento, l’esperienze delle famiglie e dei servizi, Carocci editore, Roma 2004, p. 59.

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Chistolini nel testo a cura di CAM, individua due principali gruppi di famiglie:

quelle definite “solidali” le quali hanno una motivazione religiosa, spesso impegnate in volontariato e quelle definite “genitoriali”, spinte maggiormente dalla volontà di svolgere un ruolo genitoriale.98

Anche per Garelli, emerge il presupposto dell’esistenza di due principali motivazioni:

una maggiormente legata alla sfera privata ed una che ci porta verso un atto più altruistico e solidale.99

Un’altra ipotesi di risposta della medesima domanda, la troviamo nell’articolo “nuove riflessioni sull’affido” dove si parla di “modello moderno”100 di famiglia.

Tale definizione si riferisce a famiglie, coppie, che sono caratterizzate da una maggior divisione del lavoro.

Ciò comporta una maggior presenza attiva all’interno di essa della figura maschile, ovvero di quello che è il ruolo paterno legato al sostegno della famiglia e quindi alla volontà-possibilità di intraprendere il percorso dell’affido familiare.

Le motivazioni comunque possono essere molteplici e con varie sfumature, ma principalmente la spinta di queste famiglie ad addentrarsi nel mondo all’affido, sono personali e altruistiche, che talvolta possono nascondere una volontà adottiva e di sostituzione di un figlio oppure un forte disagio, dando allo strumento di affido un valore di tipo riparativo o esistenziale.

98

M. Chistolini, “Il percorso di conoscenza della famiglia candidata all’affido” in CAM, Nuove sfide

per l’affido, FrancoAngeli, Milano, 2012.

99

F. Garelli, L’affidamento, l’esperienze delle famiglie e dei servizi, Carocci editore, Roma, 2004.

100

I. Comelli, R. Iafrate, “L’affido famigliare: una rassegna ragionata delle pubblicazioni nazionali” da Percorso tematico, Nuove riflessioni sull’affido, Estratto da Rassegna bibliografica infanzia e adolescenza, n 3/2012, Del Gallo editori, Spoleto, 2013, p. 7.

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Relativamente a ciò, Cirillo101 sottolinea l’esistenza di diverse situazioni di problematicità che possono emergere nelle famiglie affidatarie, le quali rischiano di utilizzare i minori come “pacchi postali” o come oggetti volti a colmare le mancanze o insoddisfazioni personali delle famiglie che li accolgono.

I professionisti devono porre attenzione a comprendere le situazioni delle famiglie naturali, quanto devono osservare molto bene le famiglie affidatarie candidate.

Talvolta però queste situazioni di disagio non è detto che siano motivo di patologia o fragilità ma anzi possono indicare un importante punto di forza.

Sono persone con maggior sensibilità, forse data dal fatto di aver vissuto per primi loro stessi eventi più o meno gravi o traumatici durante l’età evolutiva.102

Tra i servizi e la famiglia affidataria ci sono gli operatori i quali intervengono per le attività di accoglienza, informazione, selezione e abbinamento.103

Tra gli operatori e la famiglia affidataria deve esserci “conoscenza delle reciproche risorse disponibili”104 da attivare per il benessere e lo sviluppo del minore.

101

S. Cirillo, Famiglie in crisi e affido familiare, guida per gli operatori, 1986, Roma.

102

Chistolini M., “Il percorso di conoscenza della famiglia candidata all’affido” in CAM, Nuove sfide per l’affido, FrancoAngeli, Milano, 2012, p. 109.

103

Garelli F. L’affidamento, l’esperienze delle famiglie e dei servizi, Carocci editore, Roma, 2004.

104

Ferrario G.“La tutela dei minori e l’affido nel servizio pubblico” in CAM, Nuove sfide per l’affido, FrancoAngeli, 2012, Milano.

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4.2 Formazione e selezione delle famiglie affidatarie

Serve tempo per poter comprendere e selezionare quelle che saranno le famiglie affidatarie che potranno accogliere presso di se un minore in difficoltà.

I servizi socio sanitari hanno la responsabilità di conoscere e selezionare queste famiglie interessate all’affidamento familiare attraverso un percorso volto al cercare di comprendere in modo approfondito quali sono i limiti e le risorse presenti in esse attraverso colloqui psicologici volti all’aiuto della famiglia ad un percorso consapevole e razionale.

Durante il percorso, i professionisti coinvolti dovranno porre molta attenzione a non farsi condizionare dai propri sentimenti e pensieri che, anche se impliciti, possono andare ad influenzare la relazione con la famiglia candidata.105

L’obiettivo è quello di tracciare un profilo di queste famiglie raccogliendo diversi dati, attraverso vari strumenti, quali la visita domiciliare e colloqui mirati alla conoscenza delle motivazioni, dei bisogni, delle richieste, delle aspettative, utili per poter creare una banca dati che andrà sempre aggiornata.

Più aggiornata e dettagliata sarà la banca dati, più aiuterà i professionisti ad individuare la possibile famiglia maggiormente opportuna per quel minore al momento dell’abbinamento.

105

M. Chistolini, “Il percorso di conoscenza della famiglia candidata all’affido” in CAM, Nuove sfide

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Per valutare la famiglia si andrà ad osservare quella che è la rete sociale, territoriale, le loro capacità di ascolto, valutare quali sono i loro orientamenti educativi, età, stato di salute, motivazioni, quale il loro equilibrio psico-sessuale, quale la propria storia.

Chistolini individua sette aree:106 -profilo di personalità dei due partner; -le competenze genitoriali;

-la relazione di coppia;

-la relazione con le famiglie estese e con il contesto di vita; -la preparazione all’affido;

-la presenza dei figli.

Attraverso lo strumento di visita domiciliare presso la famiglia candidata, invece, si vanno a verificare la presenza nell’abitazione stessa delle condizioni ambientali e di uno spazio fisico e mentale per poter accogliere presso di se il minore.

Importante è captare la loro disponibilità e flessibilità poiché l’intervento di affido famigliare potrebbe cambiare in itinere e quindi esso risulta un dato importante ai fini dell’abbinamento.

Nella fase successiva le famiglia affidatarie candidate verranno invitate a partecipare a gruppi di formazione e di confronto per poter discutere e scambiarsi esperienze e punti di vista tra loro.

I gruppi sono in genere condotti dallo psicologo e l’assistente sociale, figure professionali che in base alle competenze sviluppano diverse tematiche utili a far comprendere le caratteristiche dell’affido.

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Per poter intraprendere questa strada, come delinea il CNSA107, si deve offrire alle persone candidate un percorso di consapevolezza che dura per tutta il periodo del progetto di affido familiare.

Nello stesso documento vengono individuate alcune aree.

Si parla di Autoriflessione, la messa in discussione di se stessi e del proprio nucleo familiare;

Area di Metodo, ovvero valutazione delle capacità di relazione con il minore e la sua famiglia;

Area di Sistema, ovvero la capacità di essere parte attiva della rete. Il CNSA ha istituito delle linee valide per gli operatori, per poter creare un progetto d’affido efficace attraverso quattro fasi:

-informazione -formazione

-conoscenza e valutazione -formazione permanente

Informazione: si svolge dall’assistente sociale, psicologo e se possibile da un educatore, da un minimo di un incontro ad un massimo di tre.

Si può svolgere in gruppo o singolarmente con l’obiettivo di dare alle persone, famiglie candidate, tutte le informazioni necessarie per andare verso una scelta consapevole e responsabile (informazione legislativa, dei diversi tipi di affidamento, dei ruoli delle diverse figure facenti parte della rete progettuale).

Formazione: composta da 4/6 incontri condotti sempre dall’assistente sociale, dallo psicologo e dall’educatore se presente, dove gli obiettivi

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sono relativi alla consapevolezza del proprio ruolo, riflessioni sulle dinamiche emotivo-relazionali e valutazione dei possibili cambiamenti che subirà la famiglia accogliente.

Si tratterà anche dei diritti e doveri della famiglia affidataria e del progetto d’affido.

Conoscenza e valutazione: fase in cui si procede con la compilazione di una scheda relativa ad ogni famiglia tramite la raccolta di tutte le informazioni individuali e di coppia, per poter conoscere le caratteristiche della famiglia o del singolo.

Si svolgeranno dai 3 ai 6 colloqui con la visita domiciliare e se all’interno della famiglia sono presenti figli, si devono coinvolgere anche loro in relazione alla loro età.

Gli indicatori che verranno utilizzati per capire la compatibilità al progetto di affido familiare sono:

-capacità riflessiva; -capacità empatica;

-capacità genitoriale sociale; -capacità educativa;

-flessibilità e apertura al cambiamento;

-Capacità di collaborare all’interno di un sistema di relazioni complesse;

-Modalità efficace di reazione in situazioni stressanti.

Successivamente si procederà con un colloquio di restituzione dove si andranno a valutare i limiti, le risorse sia dei singoli che della famiglia.

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Formazione permanente: l’attesa per l’abbinamento può essere un momento più o meno lungo.

Durante questo periodo per evitare dispersioni, si dovrà supportare la famiglia o il singolo, rendendoli attivi con la partecipazione a gruppi e iniziative.

Altra attività importante da parte dei servizi per poter maggiormente reperire ed individuare sul territorio famiglie disposte all’affido familiare è la promozione, sostenere attività volte alla sensibilizzazione del territorio attraverso la promozione e la diffusione dello strumento, accogliere tutte le famiglie e informarle maggiormente, agevolare e semplificare, per quanto possibile, la raggiungibilità e l’informazione.

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4.3 Abbinamento e incontro

L’abbinamento tra minore e famiglia affidataria deve avvenire in equipe con tutti i professionisti coinvolti e l’ipotetica famiglia affidataria che viene chiamata ad esprimersi circa l’abbinamento proposto dai servizi i quali “utilizzeranno criteri operativi, organizzativi e di scelta chiari e pertinenti”.108

È una fase molto delicata poiché determina un importante passaggio dal passato al futuro, il momento vero e proprio di partenza dell’affido familiare.

La scelta dell’abbinamento dovrà essere accurata, si sceglierà la famiglia più adeguate e vicina alle esigenze del minore e della sua famiglia naturale.

Non tutte le famiglie candidate vanno bene per tutti i minori quindi l’abbinamento consiste nell’associare quel minore a quella famiglia specifica.

Non esiste una famiglia perfetta e di conseguenza un abbinamento perfetto ma, più si pongono cura e attenzione in questa fase, più c’è la possibilità di aver fatto una buona scelta.109

Per un buon abbinamento famiglia affidataria–minore è importante ed utile, per i servizi, individuare anche le risorse del minore, limiti e risorse dei soggetti coinvolti.

108

G. Ferrario, “La tutela dei minori e l’affido nel servizio pubblico” in CAM, Nuove sfide per

l’affido, FrancoAngeli, 2012, Milano.

109

M. Tettamanzi, “ Abbinamento e affido etero-famigliare: l’anello di congiunzione” in CAM,

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Sono le loro storie che si devono incontrare e in questo verso si devono cercare di valorizzare i punti di forza per poter far si che quell’intervento funzioni.

L’attenzione va posta anche relativamente ai tempi: le famiglie che danno limiti temporali devono comunque essere consapevoli della possibilità del modificarsi dell’intervento d’affidamento in itinere. L’operatore dovrà comprendere il margine di cambiamento rispetto alla disponibilità temporale e contemporaneamente dovrà stare attento a non forzare le famiglie.

Esse devono essere informate preventivamente delle condizioni dell’affido e quanto disposto dal Tribunale per i Minorenni ed inoltre coinvolte in tutte le fasi del progetto110 il quale deve essere rispettato in modo congruente e trasparente, quindi prima ancora di procedere all’abbinamento con il minore, si deve procedere all’abbinamento con quello che è il suo progetto e l’impegno che esso richiede.

Il CAM propone dei criteri indicati come linee guida che non sono regole assolute, ma punti di riflessione per l’operatore nel momento dell’abbinamento111, importante è sempre contestualizzarli e renderli flessibili per ogni situazione:

-spazio di crescita: il trovare da parte del minore e dei minori già presenti in quel nucleo, uno spazio affettivo e psicologico tutto loro; -diversificazioni delle precedenti esperienze: dare la possibilità al minore di sperimentare un ruolo differente da quello già vissuto, potrebbe però succedere che il minore abbia difficoltà ad uscire dal proprio ruolo;

110

“Proposte di linea guida per l’affidamento famigliare” documento del coordinamento Nazionale servizi affidi n7/2007.

111

M. Tettamanzi, “ Abbinamento e affido etero-famigliare: l’anello di congiunzione” in CAM,

(12)

-compatibilità tra le differenze: la famiglia affidataria deve proporre sì un contesto alternativo, dove però devono essere presenti delle affinità che possono presentare la situazione comprensibile al minore; -continuità delle risorse: comprendere i bisogni e valorizzare quelle che sono le risorse del minore e le sue passioni;

-tener conto delle preferenze della famiglia affidataria: talvolta esse possono assumere una valenza positiva ai fini dell’intervento;

-porre attenzione all’elemento più fragile del sistema affidatario: tutelare e sostenere il benessere della famiglia affidataria.

Oltre che nel momento dedicato all’abbinare la famiglia al minore, è importante mantenere attivo il lavoro cooperativo per sostenere il nucleo e renderlo sempre cosciente del proprio ruolo.

L’ingresso del minore andrà a modificare le dinamiche e l’organizzazione della famiglia affidataria, essa avrà bisogno così di una rivisitazione e riorganizzazione interna.

Queste famiglie si troveranno a dover gestire tante relazioni esterne legate alla vita sociale come amici, parenti, diversi gruppi sociali ecc..., si necessita di un continuo lavoro anche perché, non sempre le reti parentali ed amicali sono in accordo con la scelta della coppia. Importante per le famiglie è il supporto dei servizi sociali e la possibilità di partecipare a momenti di gruppo, di condivisione e sostegno con altre famiglie, potendo discutere delle proprie difficoltà, dei propri vissuti e delle proprie esperienze.

Per le famiglie l’affidamento è un continuo lavoro ed un impegno costante, il gruppo è uno spazio dedicato alla riflessione di alcune tematiche o difficoltà che si sono verificate, si stanno verificando o si potranno verificare.

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Ogni famiglia portando la propria esperienza può essere da supporto ed utile alle altre, inoltre si creano importanti momenti di confronto. Anche questa fase è monitorata principalmente da assistenti sociali, psicologi e nel caso da altre figure professionali come educatori, neuropsichiatri.

In genere l’incontro tra la famiglia affidataria e il minore è preparato e definito in un percorso di accompagnamento e spesso avviene alla presenza di un operatore di riferimento del caso.

Come indicato nelle Linee d’indirizzo per l’Affidamento Familiare112, l’inserimento del minore presso la nuova famiglia deve compiersi tramite tempi adeguati ed attraverso una o più visite ed incontri tra il minore e la famiglia affidataria.

In mancanza di particolari prescrizioni del Tribunale per i Minorenni, potrà essere presente agli incontri anche la famiglia d’origine.

Una volta effettuato l’abbinamento, il ruolo dell’assistente sociale è di coordinamento, supervisione attraverso colloqui o visite domiciliari, di sostegno alla famiglia con le risorse anche materiali di cui ha bisogno.

I servizi non devono lasciare sole le famiglie ma nello stesso tempo devono dar loro fiducia, permettendogli di svolgere il loro mandato educativo.

Anche se in senso giuridico, per salvaguardare la differenza tra affido ed adozione, circa l’abbinamento, si raccomanda di dare priorità a coppie sposate con figli, in seguito a single ed infine a coppie senza figli113, nella pratica il criterio che viene considerato è sempre il benessere del minore.

112

Linee di indirizzo per l’Affidamento Familiare, Presidenza del Consiglio dei Ministri, conferenza unificata 25 ottobre 2012.

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4.4 Diritti e compiti della famiglia affidataria

Nell’art. 5 comma 1 della legge 149 del 2001114 vengono inseriti quelli che sono i poteri-doveri dell'affidatario nei confronti del minore.

Si attribuisce all’affidatario un insieme di facoltà rientranti nella così detta potestà interna.115

La famiglia affidataria deve accogliere presso di sé il minore e durante il periodo di affidamento, deve provvedere principalmente alla sua cura, al suo mantenimento, alla sua educazione ed istruzione, favorendo uno sviluppo sereno e armonioso e della sua personalità, tenendo in considerazione le prescrizioni dell’autorità giudiziaria e del parere dei genitori, se hanno mantenuto la potestà.

Anche nel caso il minore rimanga affidato ai servizi e collocato in famiglia afidataria i compiti di quest’ultima rimarranno gli stessi, definiti nel provvedimento di affido redatto, su indicazione della legge, dai servizi stessi in qualità di pubblici ufficiali

Importante, doveroso per il minore, è sentirsi garantire, con il massimo della riservatezza, il rispetto della propria storia e di quella della sua famiglia d’origine, delle sue relazioni, dei suoi affetti e della sua identità culturale, sociale e religiosa.

114

Art. 5 legge n. 149 del 2001 “L’ affidatario deve accogliere presso di se il minore e provvedere al suo mantenimento e alla sua educazione e istruzione…”.

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La famiglia affidataria dovrà favorire quindi il rientro del minore presso la sua famiglia d’origine secondo quelli che sono gli obiettivi dettati dal progetto.116

La famiglia affidataria dovrà:

-accettare il minore con tutta la sua storia;

-essere assente di giudizio verso la famiglia naturale; -avere molta solidarietà.

La famiglia affidataria dovrà comunque essere sempre pronta e collaborativa per partecipare agli incontri periodici di verifica predisposti dai servizi sociali per monitorare l’andamento del progetto circa l'affidamento.

Essa, come già anticipato, ha il diritto ad essere informata circa la situazione del minore suggerito per l’abbinamento ed il relativo progetto a lui dedicato.

Deve essere garantita la possibilità di usufruire di un supporto psicosociale e partecipare alle attività di sostegno e formazione svolte dal servizio preposto all'affidamento, per avere momenti di confronto e discussione sulle esperienze di affidamento.

Questo per sostenerla nel contenere e supportare un grande stress emotivo e creare una situazione ancor più accogliente e sicura per far si che il minore si possa sentire protetto.

Alla famiglia affidataria spetta comunque un contributo economico mensile che dura tutto l’intervento e che viene erogato a prescindere dal reddito ma deciso in base all’impegno richiesto alla famiglia che accoglie il minore.

116

“Proposte di linea guida per l’affidamento famigliare” documento del coordinamento Nazionale servizi affidi n7/2007.

(16)

Inoltre viene stanziato un rimborso spese per interventi di cura, gli assegni familiari e le detrazioni d’imposta.

È riconosciuto alla famiglia affidataria il congedo parentale, concedo per la malattia del minore che varia a seconda dell’età del minore stesso ed in base al nucleo familiare in cui è inserito.

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