– I.F.M. n. 2 anno 2008
PAOLO MANNUCCI (**) - FRANCO RAPETTI (*) - ANDREA SALVETTI (**) MATTEO SPAGNOLO (*)
VARIAZIONI NELL’USO DEL SUOLO NEL BACINO IDROGRAFICO DEL T. ROGLIO (VAL D’ERA, TOSCANA)
NELL’ULTIMO CINQUANTENNIO (
1)
Lo studio di tre serie temporali di foto aeree della Val d’Era (Toscana), relative agli anni 1954, 1976 e 2003, ha permesso di realizzare le carte dell’uso del suolo del bacino del T. Roglio in scala 1:10000, che sono state riprodotte in un unico Foglio alla scala 1:50000 per gli anni 1954 e 1976 e 1:40000 per il 2003. Le carte sono state digitalizzate all’interno di un software GIS che ne ha permesso la successiva analisi spazio-temporale.
In particolare, è emerso che la classe dei seminativi, la più diffusa nel bacino, dal 1954 al 2003 ha subito una costante contrazione, passando rispettivamente da 83,6 a 67,6 km
2, lasciando spazio alla progressiva rinaturalizzazione delle aree abbandonate che si sono evolute in cespuglieti e boschi misti, questi ultimi incrementati dai 43,9 km
2del 1954 ai 66,1 km
2del 2003. Le aree urbane e periurbane, sviluppatesi in prevalenza nelle parti di minore altitudine, sono cresciute di 2,6 km
2. Di rilievo è la consistente diminuzione degli oliveti (16,2 km
2), oltre che per gli aspetti economici anche per le ripercussioni che l’ab- bandono di tale pratica colturale ha sui processi di erosione del suolo. Le modificazioni osservate hanno inciso sui processi idroerosivi, anche se la complessità dei meccanismi di erosione nei suoli «antropizzati» non consente una sicura previsione della loro risposta alle trasformazioni descritte. L’analisi mostra che le tendenze climatiche che si sono mani- festate nel bacino del T. Roglio dai primi decenni del Ventesimo secolo ad oggi vedono un aumento del deficit idrico e la diminuzione del surplus, con possibili ripercussioni sui pro- cessi di erosione del suolo.
Parole chiave: bacino Torrente Roglio; Toscana; uso suolo; clima.
Key words: Roglio Torrent basin; Tuscany; landuse; climate.
1. I NTRODUZIONE
Lo sviluppo dei territori «marginali» può essere ostacolato sia da vin- coli di natura ambientale, come, ad esempio, le condizioni lito-pedologiche, morfologiche e climatiche, sia di natura antropica, come l’arretratezza delle
(*) Università degli Studi di Pisa, Dipartimento di Scienze della Terra; via S. Maria, 53, 56126 Pisa; e-mail: rapetti@dst.unipi.it; spagnolo@dst.unipi.it
(**) Liberi professionisti.
1
Progetto COFIN 2002 (EROMED II): «Influenza delle variazioni climatiche e delle modifica-
zioni di uso del suolo sul processo di erosione idrica in ambiente mediterraneo». (Resp. Scient. Naz. Pro-
gramma di Ricerca: Prof. Giuliano Rodolfi; Resp. Scient. dell’Unità di Ricerca: Prof. Franco Rapetti).
162
L’
ITALIA FORESTALE E MONTANAvie di comunicazione e delle altre infrastrutture (R ODOLFI e Z ANCHI , 1987).
Nella condizione di «marginalità» ricadono senz’altro le grandi estensioni di suoli argillosi che ricoprono il nostro Paese per una superficie stimabile in 3,85 milioni di ettari, pari al 12,8% del territorio nazionale (G ARAVINI , 1934). I caratteri pedologici di tali aree hanno inciso negativamente sugli assetti sociali ed economici di molte regioni italiane a causa della scadente produttività agricola e forestale dei suoli argillosi e della loro forte instabi- lità geomorfologica, che rende onerosa la costruzione e la manutenzione di infrastrutture e manufatti.
I suoli argillosi, sotto il profilo della redditività agricola, sono general- mente inseriti nella classe delle terre a bassa fertilità. A ragione di ciò in passato il loro sfruttamento è stato rivolto soprattutto al pascolo del bestia- me, in particolare ovino, oppure a coltivazioni di bassa resa. La loro qualità agraria è tuttavia molto diversa in relazione alla composizione mineralogica, granulometrica e al contenuto in sali solubili. La prevalenza di frazioni ad elevato potere di scambio ionico, come ad esempio le montmorilloniti e le illiti, determina una notevole tendenza al rigonfiamento e alla contrazione della massa argillosa in relazione al contenuto idrico, mentre nei terreni con una scarsa capacità di assorbimento, come quelli contenenti caolinite, tale fenomeno si presenta meno pronunciato. Le variazioni di volume alle quali vanno incontro i suoli derivati dalle argille nei periodi di forte disseccamen- to determinano la formazione di un sistema superficiale di fessure larghe e profonde. Tale fenomeno, noto con il nome di «crepacciamento», può estendersi dalla superficie fino a qualche metro di profondità e costituisce un serio ostacolo allo sviluppo della vegetazione, poiché determina la tra- zione e spesso la rottura degli apparati radicali delle piante mentre sotto il profilo geomorfologico è causa di una pronunciata instabilità. Per gli aspet- ti della fertilità legati al contenuto in sali nocivi e in carbonato di calcio, i suoli argillosi pliocenici contengono percentuali variabili di cloruri e di sol- fati fino al 4-5‰, che costituisce il limite di tolleranza per la maggior parte delle specie coltivate. La presenza di concentrazioni elevate di carbonato di calcio, oltre a conferire una spiccata alcalinità al suolo, determina la defloc- culazione delle argille, causa delle colate di fango che rendono impraticabili i terreni durante i periodi di prolungata piovosità.
2. O BIETTIVO DELLO STUDIO
La condizione di «marginalità» riguarda una estesa porzione dei suoli
della Toscana centro-meridionale, dove i paesaggi collinari delle argille plio-
ceniche occupano circa 1690 km
2, pari all’8,5% del territorio regionale.
Considerate l’importanza delle relazioni esistenti tra litologia e uso del suolo e le dinamiche erosive, sono state studiate le modificazioni nell’uso del suolo nel bacino del T. Roglio (Val d’Era) dal 1954 al 2003, a completamento di precedenti indagini che hanno messo in luce i caratteri geomorfologici, idrologici e climatici dell’unità fisiografica (R APETTI et al., 2006a; R APETTI et al., 2006b). Il lavoro è stato sviluppato nell’ambito del Progetto COFIN 2002 (EROMED II): «Influenza delle variazioni climatiche e delle modificazioni di uso del suolo sul processo di erosione idrica in ambiente mediterraneo». Le informazioni al riguardo sono state prodotte mediante il programma «Cori- ne» (Coordination of Information on the Environment), realizzato dalla Comunità Europea con lo scopo principale di ottenere informazioni ambien- tali armonizzate e coordinate a livello europeo, al cui interno vengono presi in esame i principali parametri ambientali, quali le emissioni di effluenti nell’at- mosfera, l’erosione del suolo, la definizione e l’estensione degli ambienti naturali e l’uso del suolo (Corine Land Cover). La cartografia del programma
«Corine», realizzata a partire dal 1985, si è tuttavia mostrata poco dettagliata o scarsamente affidabile rispetto alle necessità di questa ricerca. Lo studio eseguito, che si è concretizzato nella elaborazione di una carta tematica a grande scala, ha permesso di valutare con accuratezza le condizioni dell’uso del suolo nel bacino del T. Roglio negli anni 1954, 1976 e 2003 e di sviluppare qualche considerazione circa le trasformazioni intervenute per gli aspetti socio-ambientali ed idroerosivi.
3. I NQUADRAMENTO GEOGRAFICO
Il bacino idrografico del T. Roglio, che fa parte a pieno titolo del con-
testo ambientale a suoli argillosi e argilloso-sabbiosi pliocenici toscani, pre-
senta una morfologia di aspetto dolce, ad eccezione di quanto si osserva
nelle aree interessate da intensi fenomeni erosivi, per la comparsa di balze e
calanchi, dove le forme si fanno invece aspre. Il T. Roglio è il principale
affluente di destra del F. Era, ultimo tributario di sinistra dell’Arno; il suo
bacino idrografico si sviluppa su una superficie di 160,6 km
2, coprendo per-
ciò circa un terzo dei 591,5 km
2del bacino del F. Era (Fig. 1). L’acclività dei
versanti è generalmente bassa, con oltre il 45% delle superfici caratterizzate
da acclività inferiori a 10 gradi, rappresentate dai fondovalle colmati da
depositi alluvionali; l’84% del bacino presenta acclività inferiori a 20 gradi
e solo il 3% ha acclività superiori a 30 gradi. Per quanto riguarda l’esposi-
zione dei versanti, la massima frequenza spetta all’Ovest (32%), mentre l’e-
sposizione Nord, con il 14% delle frequenze, presenta il valore più basso.
164
L’
ITALIA FORESTALE E MONTANA4. I NQUADRAMENTO GEOLOGICO
Il bacino del T. Roglio costituisce parte della depressione tettonica della Val d’Era, formatasi a seguito dei processi dinamici distensivi che hanno dato luogo al bacino tirrenico, dopo le fasi di corrugamento e di sol- levamento dell’orogene appenninico (T REVISAN , 1952; C ARMIGNANI , K LIG -
FIELD , 1990). La quasi totalità dei depositi affioranti nell’area di studio è rappresentata da sedimenti marini trasgressivi e regressivi del Pliocene infe- riore e medio, costituiti da argille, limi e sabbie.
A partire dal settore orientale del bacino, coincidente con le porzioni maggiormente rilevate, il ciclo sedimentario pliocenico è rappresentato dai depositi della formazione delle Sabbie di S. Vivaldo che, da poco a sud della località omonima, si estendono verso Nord-Ovest ad oltrepassare l’a- bitato di Sughera. Verso Ovest le sabbie di San Vivaldo passano con un passaggio eteropico alla formazione delle Argille azzurre, espressione di una deposizione nelle parti più profonde dell’antico bacino sedimentario.
Queste formano una fascia parallela agli affioramenti delle Sabbie di S.
Vivaldo che dalle pendici dei rilievi di Toiano giunge fino all’estremità meridionale dell’area di studio, per poi comparire nuovamente e più limita-
Figura 1 – Posizione geografica del bacino del T. Roglio (in nero) nel contesto della Toscana.
tamente lungo il Botro di Collelungo, fino alla confluenza con il T. Roglio a Sud-Est di Peccioli. Al di sopra delle Argille azzurre compaiono estese por- zioni dei litotipi della formazione di Villamagna, costituite da continue alternanze di sabbie, sabbie argillose e argille sabbiose che coprono tutta la porzione settentrionale del bacino. Da qui si prolungano fino allo spartiac- que meridionale affiorando per buona parte del settore centro-occidentale dell’area di studio dove entrano in contatto con le Argille azzurre median- te un importante fascio di faglie a direzione appenninica che attraversa il bacino in corrispondenza della congiungente Legoli-Villamagna. Questa formazione rappresenta la prosecuzione della sedimentazione nel Pliocene medio, che si è svolta con prevalenti caratteri regressivi. Sui rilievi presso Peccioli affiorano i depositi pleistocenici delle Argille e i limi di Vigna Nuova di Peccioli, di ambiente salmastro, sovrastanti la formazione delle Argille azzurre. Verso Nord essi sono sormontati in continuità stratigrafica dai banchi di sabbie molto fini appartenenti alle Sabbie di Nugola Vec- chia, con le quali si chiude il ciclo sedimentario pleistocenico. Il substrato roccioso più antico affiora esclusivamente in estensioni limitate nel qua- drante orientale del bacino, ove rappresenta l’esposizione di un tratto della Dorsale Medio Toscana in corrispondenza di un alto morfologico-struttu- rale ricoperto ai lati dai sedimenti pliocenici. I depositi continentali sono per lo più rappresentati da depositi alluvionali prevalentemente fini che, nel complesso, ricoprono un’apprezzabile percentuale della superficie del bacino, colmando la pianura ed i fondi vallivi fino a brevi distanze dalle testate delle valli. Ridotte placche di travertino compaiono alla sommità di alcuni bassi interfluvi al piede dell’alto morfologico-strutturale che si eleva alle spalle dell’abitato di Iano.
5. I NQUADRAMENTO CLIMATICO
I caratteri climatici del bacino del T. Roglio sono stati definiti sulla base delle osservazioni meteorologiche raccolte dall’Ufficio Idrografico e Mareografico di Pisa nelle stazioni di Legoli, Ghizzano di Peccioli e Volter- ra, situate rispettivamente a 230, 185 e 500 m s.l.m.m.
In relazione al flusso energetico solare intercettato dalle superfici pia- neggianti, una valutazione rappresentativa per l’area in studio è stata com- piuta attraverso le misure registrate dalla stazione di S. Colombano (34 m s.l.m.m.), situata ad Ovest di Firenze e distante circa 30 km dalla Valdera.
Nel periodo 1993-1998 il soleggiamento medio annuo è stato di 12,1 ore e
la radiazione solare globale media annua è stata di 162 W/m
2; durante i
mesi estivi e in prossimità della culminazione del Sole l’intensità della radia-
166
L’
ITALIA FORESTALE E MONTANAzione globale istantanea ha superato per più giorni all’anno 1000 W/m
2, anche se questo valore può essere considerato il limite critico per la latitudi- ne della stazione, raggiungibile solo alla culminazione intorno al solstizio estivo e con la massima trasparenza dell’atmosfera. I valori istantanei massi- mi e minimi alla culminazione sono stati rispettivamente di 1186 W/m
2(15/05/1995) e di 474 W/m
2(7/12/1998) (R APETTI , 2000).
L’analisi delle temperature dell’aria indica che a Volterra, situata a Sud del bacino del T. Roglio, il valore medio annuo è stato di 14,2°C, con massi- mo di 23,9°C in Luglio e un minimo di 6,0°C in Gennaio; a Ghizzano, posto all’interno dell’area studiata, i valori sono stati rispettivamente di 15,0°C, di 24,5°C in Luglio e di 7,2°C in Gennaio.
Gli apporti idrometeorici, oltre che a Ghizzano di Peccioli e a Volter- ra, sono stati studiati anche sulla base delle registrazioni effettuate a Legoli, collocata poco a Nord di Ghizzano (1976-2000). L’afflusso idrometeorico medio annuo è pari a 741,1 mm per Legoli, a 750,4 mm per Ghizzano e a 845,2 mm per Volterra, con un totale di 79,9 giorni piovosi per la prima sta- zione, di 73,3 per la seconda e di 86 per l’ultima. Il regime pluviometrico stagionale medio è di tipo «sublitoraneo», con il massimo principale in Autunno, secondario in Primavera e minimo in Estate (APIE); il regime mensile indica il massimo principale in Ottobre e il minimo in Luglio. L’in- tensità delle piogge non raggiunge di norma valori particolarmente elevati:
l’analisi statistica prevede infatti che, in un «tempo di ritorno» di un secolo, gli afflussi in trenta minuti e in ventiquattro ore non dovrebbero superare rispettivamente 40 e 180 mm. Le piogge della durata da uno a cinque giorni consecutivi possono raggiungere 251 mm, come si è verificato a Legoli tra il 5 e il 9 Ottobre 1993. I periodi caratterizzati da assenza di precipitazioni giocano un ruolo decisivo nell’equilibrio idrico della vegetazione e nella predisposizione del suolo ad essere attaccato dall’erosione. Sono stati per- ciò conteggiati, per ciascun anno, i periodi di più giorni consecutivi senza precipitazioni o con al massimo piogge fino a 5 mm, ritenendo che entro tale limite l’efficacia di imbibizione dei suoli, soprattutto di quelli argillosi, sia trascurabile. È risultato che tra Marzo e Settembre i periodi più lunghi con assenza di precipitazioni hanno riguardato il 1998, quando a Legoli sono stati registrati 92 giorni, a Ghizzano di Peccioli 59 giorni e a Volterra 68 giorni.
La ricerca di una possibile relazione fra le fluttuazioni del clima e l’uso
del suolo ha portato allo sviluppo del bilancio idrico-climatico secondo il
metodo di Thornthwaite (1948), applicato alla stazione di Volterra per il
periodo 1951-2000, le cui serie termopluviometriche, pur non essendo pie-
namente rappresentative per l’area in esame, sono ritenute utili a fornire un
quadro generale delle tendenze climatiche nell’area a cavallo tra i bacini del
F. Era e del F. Cecina. L’evapotraspirazione potenziale media annua è stata di 744,4 mm, con un regime mensile compreso tra gli 11 mm in Gennaio e i 140 mm in Luglio; il deficit idrico, che è iniziato in Maggio e terminato in Settembre, ha raggiunto i valori più elevati in Luglio e in Agosto, con valori rispettivamente di 54,4 e di 62,3 mm. La piena «capacità idrica di campo», stimata pari a 150 mm, si è ristabilita completamente in Novembre, avvian- do, così, la condizione di «eccedenza idrica», che nelle medie del periodo si è protratta fino ad Aprile. Lo sviluppo del bilancio ha messo in evidenza che le caratteristiche idro-climatiche dell’area si sono progressivamente rivolte verso condizioni di maggiore aridità, in misura più sensibile negli ultimi decenni, con una tendenza alla convergenza dei valori annui del sur- plus e del deficit (Fig. 2).
L’evapotraspirazione potenziale si è incrementata di circa 15 mm/10 anni, passando attraverso un’alternanza di periodi di minimi e di massimi, delimitati dagli estremi di 679,2 mm del 1966 e di 821,7 mm del 1994. Il trend nettamente positivo di questo parametro è una evidente conseguenza dell’innalzamento delle temperature medie nel periodo osservato, in modo particolare di quelle estive. Al contempo le variazioni interannuali del sur- plus idrico si sono impostate su una linea di tendenza rivolta al decremento, senza tuttavia presentare le marcate fluttuazioni messe in mostra dall’eva- potraspirazione potenziale. Un tale andamento deriva in primo luogo dalla
Deficit = 1,0141x + 161,74 0
100 200 300 400 500 600 700 800
1951 1958 1965 1972 1979 1986 1993 2000
mm
surplus idrico deficit idrico
Figura 2 – Andamento interannuale del deficit e del surplus idrico-climatico a Volterra.
168
L’
ITALIA FORESTALE E MONTANAflessione delle precipitazioni, i cui valori annui sono risultati ridotti soprat- tutto nella misura degli apporti invernali (15 mm/10 anni). Il clima di Vol- terra è di tipo «umido», con un campo di variazione da «perumido» a
«semiarido» (Tab. 1).
Nell’anno medio la piena «capacità di campo» è stata presente da Novembre ad Aprile: il contenuto minimo di acqua del suolo è risultato in Settembre (26,4 mm), mentre il surplus ha raggiunto il valore massimo in Dicembre (77,7 mm) (Fig. 3). Il surplus idrico calcolato tra Novembre ed Aprile dovrebbe trasformarsi in deflusso, nelle forme di deflusso superficia- le, ipodermico e sotterraneo. L’osservazione diretta dello stato di imbibizio- ne dei suoli indica invece che, a causa del particolare comportamento idro- logico delle argille, non sempre vi è corrispondenza tra la previsione di saturazione ottenuta attraverso il calcolo e il reale stato di saturazione dei suoli, che risultano sempre nettamente più aridi (C HISCI G., 1991; R APETTI
et al., 2006b).
Tabella 1 – Campo di variazione e valore medio del tipo climatico a Volterra (1951-2000).
Formula climatica Descrizione
Anno più arido 1945 D B’
2d b’
3semiarido, del secondo mesotermico, con scarsa eccedenza idrica
Anno più umido 1924 A B’
2r b’
4perumido, del secondo mesotermico, con deficit moderato in Estate Anno medio 1951-00 B
1B’
2s b’
4umido, del secondo mesotermico,
con deficit scarso in Estate
0 50 100 150 200 250
G F M A M G L A S O N D
ciclo dell'acqua nel suolo (mm)
Figura 3 – Regime mensile del ciclo dell’acqua nel suolo a Volterra (1951-2000).
6. I DROLOGIA ED EROSIONE DEL SUOLO
Il T. Roglio presenta un regime mensile delle portate liquide caratteri- stico dei corsi d’acqua intermittenti, con periodi di assenza di deflusso generalmente molto prolungati, che in alcuni anni interessano, sia pure per brevi periodi, anche i mesi dell’Autunno e dell’Inverno. Il bacino, per la sua copertura costituita per circa il 40% da argille, presenta un comportamento idrologico tale da rendere minimo il rapporto tra afflussi e deflussi, con coefficienti di deflusso da 0,07 a 0,21 (1968-1976). Ne consegue una circo- lazione idrica superficiale estremamente ridotta, così come un deflusso solido in sospensione di scarsa entità, tale da indicare un’erosione unitaria pari a 0,66 tonnellate/ha/anno. Tale valore accredita l’ipotesi che nelle for- mazioni argillose plioceniche della Val d’Era il modellamento dei versanti sia dovuto prevalentemente ai movimenti di massa e solo in via subordina- ta ai processi di erosione idrica di superficie (R APETTI , 1978; R APETTI e V ITTORINI , 1979).
7. M ATERIALI E METODI
La realizzazione della cartografia dell’uso del suolo è stata preceduta dalla definizione di una opportuna legenda, che potesse efficacemente rap- presentare il fenomeno pur nell’ambito della cartografia Corine Land Cover, della quale è stata mantenuta la struttura generale; le principali modifiche apportate sono state limitate alla semplificazione di alcune classi, come ad esempio quelle relative alle varie tipologie di bosco, che sono state accorpate in un’unica classe di «boschi misti». Nel complesso sono state considerate 13 classi, che sono state rilevate alla scala 1:10000 mediante la fotointerpretazio- ne di tre serie fotogrammetriche relative agli anni 1954, 1976 e 2003 (Tab. 2).
Per il volo del 1954 le immagini sono state riprese dal Gruppo Aereo
Italiano (GAI) alla scala 1:33000. Relativamente al 1954 e al 1976, l’analisi è
stata effettuata sulle foto aree in visione stereoscopica e rappresentata su
base topografica cartacea in scala 1:10000 (CTR Toscana). Per il volo 1976
sono state analizzate le immagine realizzate dell’Ente Italiano Riprese Aeree
(EIRA) alla scala 1:13000. Per il volo 2003 erano disponibili gli ortofotopia-
ni ad alta risoluzione (pixel di 1 m di lato) in formato digitale georefenziato
realizzati dall’Agenzia Erogazioni in Agricoltura: per ottenere un risultato
digitale idoneo allo sviluppo delle analisi quantitative si è proceduto alla
digitalizzazione dei poligoni dei vari usi del suolo direttamente sugli ortofo-
topiani georeferenziati (scala 1:2000). Se da un lato tale scelta ha comporta-
to la rinuncia alla visione stereoscopica delle immagini, dall’altro ha per-
Tabella 2
– Distribuzione delle categorie dell’uso del suolo nel bacino del T . Roglio: confronto tra lo stato del 1954, del 1976 e del 20 03. Categorie 1954 1976 2003 ΔΔ Δ Km
2%K m
2%K m
2% 1954-1976 1976-2003 1954-2003 Zone urbanizzate 0,671 0,4 1,223 0,8 3,210 2,0 0,552 1,987 2,539 Laghi artificiali 0,007 – 0,239 0,1 0,428 0,3 0,232 0,190 0,421 Aree estrattive 0,000 – 0,010 – 0,090 0,1 0,010 0,080 0,090 Discariche 0,000 – 0,000 – 0,166 0,1 0,000 0,166 0,166 Seminativi 83,552 52,2 83,150 51,9 67,560 42,2 -0,402 -15,590 -15,992 V igneti 4,338 2,7 3,009 1,9 3,664 2,3 -1,329 0,655 -0,675 Frutteti 0,000 – 0,000 – 0,152 0,1 0,000 0,152 0,152 Oliveti 25,386 15,9 17,312 10,8 9,157 5,7 -8,074 -8,155 -16,229 Arboricolture 0,078 – 0,758 0,5 4,610 2,9 0,680 3,852 4,532 Orti e giardini 0,406 0,2 1,142 0,7 3,967 2,5 0,736 2,826 3,561 Boschi misti 31,444 19,7 34,952 21,8 50,542 31,6 3,508 15,590 19,098 Cespuglieti 12,441 8 17,221 11 15,580 10 4,780 -1,641 3,139 Suoli nudi 1,738 1,1 1,051 0,7 0,938 0,6 -0,686 -0,113 -0,799
messo una più accurata scala di visualizzazione e l’ottenimento immediato di un prodotto in formato digitale; nei casi di dubbia interpretazione sono stati effettuate osservazioni dirette sul terreno, che hanno consentito una attribuzione certa dell’uso del suolo.
Le carte relative agli anni 1954 e 1976 sono state successivamente scan- sionate, georeferenziate e quindi digitalizzate seguendo la legenda già utiliz- zata per la realizzazione della carta dell’uso del suolo relativa al 2000. In que- sto modo tutte le informazioni relative all’uso del suolo nei tre anni considera- ti sono entrate a far parte di un «database» geografico, che è stato opportuna- mente interrogato per quantificare la distribuzione areale e geografica delle varie classi e per determinare le principali modifiche intercorse nel tempo, mediante analisi topologiche in ambiente GIS. In particolare, per ogni anno preso in considerazione, è stato possibile misurare il valore assoluto delle superfici a diversa destinazione di uso e i corrispondenti valori percentuali, l’altitudine e l’acclività minima, media e massima di ciascuna classe conside- rata, sfruttando un apposito modello digitale del terreno con risoluzione di 10 m (derivato dalle CTR) secondo le tecniche di analisi spaziale (Spatial Analyst) in ambiente GIS. Per quanto riguarda l’esposizione dei versanti è stato possibile distinguere e quantificare le aree all’interno di ogni classe secondo i quattro punti cardinali, per ciascuno dei tre anni considerati.
La carta allegata a questo studio, che si compone di tre quadri in scala rispettivamente 1:40000 per il 2003 e 1:50000 per gli anni 1954 e 1976, rap- presenta una semplificazione rispetto agli originali realizzati in scala 1:10000. In particolare, nel passaggio ad una scala inferiore si è resa neces- saria l’eliminazione dei poligoni non più visibili alla nuova scala (Area < 4 mm
2sulla carta), procedendo al loro accorpamento al poligono adiacente di maggiori dimensioni.
8. R ISULTATI
Nel 1954 il bacino del T. Roglio presentava solo dieci tipologie di uso
del suolo sufficientemente estese da poter essere cartografate in scala
1:10000. In particolare non vi erano discariche né aree estrattive ed erano
assenti anche i frutteti. Il 52% dell’area era coperta da terreni soggetti a
periodica aratura (seminativi), che interessava soprattutto i fondovalle e i
versanti collinari meno acclivi. Le aree boschive occupavano il 20% del
bacino e si concentravano specialmente presso le testate delle vallecole
degli affluenti del T. Roglio, in condizioni di elevata acclività. Occupavano
inoltre estesamente tutto il settore sud-orientale dell’unità fisiografica lad-
dove, per motivi strutturali, sono presenti le maggiori elevazioni. Anche gli
172
L’
ITALIA FORESTALE E MONTANAoliveti erano molto diffusi (16%) e si concentravano in prevalenza nelle aree prospicienti i centri abitati, mentre i cespuglieti occupavano l’8%
dell’area ed i vigneti il 3%. Solo il restante 2% della superficie del bacino era occupato da zone urbanizzate, arboricolture, orti e giardini e suoli nudi.
Rispetto alla distribuzione media dell’esposizione dei versanti che caratte- rizza il bacino del T. Roglio, nel 1954 vi erano tre classi di uso del suolo con esposizione significativamente differenti ed erano rappresentate dalle aree boschive, dai suoli nudi e dalle arboricolture. Mentre le aree boschive vede- vano tutte le possibili esposizioni ugualmente rappresentate, i suoli nudi erano caratterizzati da esposizioni dominanti verso Sud ed Ovest e le arbo- ricolture verso Est ed Ovest. L’altitudine media era poco diversa per tutte le classi di uso del suolo, fatta eccezione per i seminativi che occupavano soprattutto i fondovalle e i laghi artificiali, anch’essi assenti sulle dorsali e nelle aree più rilevate (Tab. 3). Lo studio dell’acclività media delle varie classi di uso del suolo mostrava valori molto elevati per i suoli nudi (tipica- mente legati a morfologie di erosione accelerata) mentre i valori più bassi caratterizzavano le arboricolture e le zone urbanizzate (Tab. 4).
Nel 1976 delle tredici classi totali di uso del suolo erano assenti quelle relative alle discariche e ai frutteti. La distribuzione areale dei vari tipi si presentava molto simile a quella del 1954: le aeree adibite a seminativi risul- tavano pari al 51% della superficie totale e i vigneti al 2%; gli oliveti occu- pavano l’11% mentre il bosco misto e i cespuglieti rispettivamente il 22% e l’11%; le classi rimanenti occupavano complessivamente il 3%. Anche l’e- sposizione dei versanti nelle varie classi di uso del suolo era molto simile a quella evidenziata per il 1954. A differenza di quest’ultimo anno, nel 1976 il territorio presentava un ulteriore tipo di sfruttamento del suolo legato alle aree estrattive (assenti nel 1954), che si concentravano prevalentemente nelle esposizioni Est e Nord ed a quote medie, su versanti ad acclività ele- vate in entrambe le esposizioni (Tab. 3, 4).
Come negli anni passati, anche nel 2003 risultavano prevalenti le aree destinate a seminativo (42%) e a boschivo (32%). I cespuglieti occupavano il 10% dell’area, gli oliveti il 6% mentre i vigneti si mantenevano al 2%; i rima- nenti tipi di utilizzazione del suolo raggiungevano complessivamente l’8%.
Per quanto riguardava l’esposizione dei versanti, oltre a quanto già evidenzia-
to per i due anni precedenti, si discostavano dall’andamento generale anche
le discariche, poco diffuse nei versanti rivolte ad Est, i vigneti e i frutteti,
entrambi con distribuzione disomogenea, mentre risultava ancora più evi-
dente la maggiore presenza dei suoli nudi sui versanti esposti a Sud ed a
Ovest. L’altitudine media risultava molto elevata per le aree estrattive e molto
bassa per i frutteti; questi ultimi erano altresì caratterizzati da acclività media
molto bassa, mentre relativamente alta era quella delle discariche (Tab. 3, 4).
Tabella 3
– Distribuzione delle altitudini (m s.l.m.m.) delle categorie dell’uso del suolo nel bacino del T . Roglio: confronto tra lo sta to del 1954, del 1976 e del 2003. Categorie 1954 1976 2003 Δ valori medi min max med min max med min max med 1954-’76 1976-’03 1954-’03 Zone urbanizzate 31 410 151 27 410 144 29 440 123 -7 -21 -28 Aree estrattive – – – 231 241 237 328 423 373 – 146 – Discariche – – – – – – 90 190 142 – – – Seminativi 20 466 103 20 492 107 20 467 110 4 3 7 V igneti 47 400 144 27 345 152 29 400 136 8 -16 -8 Laghi artificiali 6 8 170 123 61 386 136 59 337 68 13 -68 -55 Frutteti – – – – – – 28 141 37 – – – Oliveti 44 431 168 40 381 170 34 458 166 2 -4 -2 Arboricolture 58 255 152 32 124 61 20 387 71 -91 10 -81 Orti e giardini 34 242 135 50 405 169 28 440 138 34 -31 3 Boschi misti 2 0 501 167 20 501 163 20 500 153 -4 -10 -14 Cespuglieti 34 430 139 26 478 132 25 501 145 -7 13 6 Suoli nudi 79 273 162 39 273 162 80 410 169 0 7 7
Tabella 4
– Distribuzione delle acclività (gradi sessagesimali) secondo le categorie dell’uso del suolo nel bacino del T . Roglio: confron to tra lo stato del 1954, del 1976 e del 2003. Categorie 1954 1976 2003 Δ valori medi max med max med max med 1954-1976 1976-2003 1954-2003 Zone urbanizzate 46,2 7,2 48,6 6,2 45,9 6,3 -1,1 0,2 -0,9 Laghi artificiali 10,5 3,8 26,7 2,7 25,0 2,5 -1,2 -0,1 -1,3 Aree estrattive – – 14,2 6,4 46,0 17,3 – 10,9 – Discariche – – – – 39,1 18,2 – – – Seminativi 73,0 8,8 73,0 8,4 49,4 8,4 -0,4 0,0 -0,4 V igneti 54,4 10,9 47,3 10,2 71,7 8,6 -0,7 -1,6 -2,3 Frutteti – – – – 26,2 2,0 – – – Oliveti 57,9 13,3 53,2 13,9 54,4 12,6 0,6 -1,3 -0,7 Arboricolture 35,5 6,5 40,8 3,5 40,2 4,2 -3,0 0,7 -2,4 Orti e giardini 44,8 10,2 53,3 11,2 49,5 10,3 1,1 -1,0 0,1 Boschi misti 66,4 17,0 66,4 17,2 66,4 16,8 0,1 -0,4 -0,2 Cespuglieti 53,2 15,4 54,4 15,8 73,0 15,6 0,4 -0,2 0,3 Suoli nudi 56,5 21,9 55,4 23,7 52,6 24,5 1,7 0,8 2,5
9. E VOLUZIONE DELL ’ USO DEL SUOLO
La variazione di superficie delle diverse classi di uso del suolo nei tre anni considerati mostra alcune tendenze significative: dal 1954 al 2003 sono in costante crescita le zone urbanizzate, gli orti e giardini, le aree estrattive, le arboricolture e i boschi misti, mentre si contrappongono a questa ten- denza le aree destinate a seminativi e ad oliveti, in progressiva diminuzione;
dal 1954 al 1976 cresce la superficie occupata dai laghi artificiali, che poi si mantiene costante fino al 2003, come accade per le superfici a cespuglieti, in aumento nei primi due anni considerati e poi in leggera diminuzione nel 2003. Dal 1954 al 1976 decresce la percentuale di territorio occupata da vigneti e suoli nudi, tuttavia, mentre i primi aumentano leggermente fino al 2003, la superficie nuda resta pressoché costante (Tab. 2).
Anche l’altitudine e le acclività medie delle diverse classi di uso subi- scono alcune variazioni significative: l’altitudine decresce in modo costante per le zone urbanizzate e per i boschi misti; cresce invece l’altitudine media delle aree a seminativi, delle aree estrattive e dei suoli nudi. L’accli- vità media sale solo in parte (dal 1954 al 1976) per i suoli nudi e i cespu- glieti; decresce in modo costante solo per i vigneti e parzialmente (dal 1954 al 1976) per le aree urbane, per i seminativi e per le arboricolture (Tab. 3, 4).
Le arboricolture presenti nel 2003 (4,627 km
2) si sono sviluppate pre-
valentemente a spese dei seminativi del 1954, con un cambio di destina-
zione d’uso del suolo tra le due tipologie di 4,012 km
2. Le aree estrattive,
che nel 1954 erano assenti, si sono sviluppate esclusivamente a scapito dei
boschi misti (0,090 km
2). Quasi un quarto delle aree oggi occupate da
boschi misti (10,584 km
2) e la quasi metà delle aree oggi occupate dai
cespuglieti (6,738 km
2) corrispondevano nel 1954 ai seminativi. Le discari-
che sono state localizzate su terreni un tempo occupati da seminativi
(0,090 km
2) e da cespuglieti (0,067 km
2). I frutteti e i laghi artificiali si
sono sviluppati quasi esclusivamente a scapito dei seminativi (rispettiva-
mente 0,143 e 0,316 km
2). I seminativi, sebbene la loro estensione sia
complessivamente diminuita, sono andati ad occupare per il 10% (6,023
km
2) le zone che nel 1954 erano destinate a oliveti. I suoli nudi attuali
occupano per circa un quarto (0,245 km
2) aree che nel 1954 corrisponde-
vano a cespuglieti, mentre i vigneti si trovano in aree un tempo destinate
ad oliveti (1,583 km
2) e seminativi (1,745 km
2). Infine le zone urbane sono
cresciute prevalentemente a scapito dei seminativi (1,326 km
2) e degli oli-
veti (0,937 km
2) (Tab. 5).
Tabella 5
– V ariazioni di superficie di destinazione nell’uso del suolo tra il 1954 e il 2003 (km
2). Anni
20031 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 T otali 1 0,542 0,000 0,000 0,000 0,029 0,001 0,000 0,008 0,000 0,027 0,030 0,017 0,000 0,654 2 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,002 0,000 0,001 0,000 0,000 0,003 5 1,326 0,316 0,000 0,090 55,252 1,745 0,143 1,521 4,012 1,842 10,584 6,738 0,048 83,617 6 0,023 0,009 0,000 0,000 2,756 0,224 0,000 0,162 0,087 0,081 0,643 0,342 0,013 4,340 8 0,937 0,002 0,000 0,000 6,023 1,583 0,002 7,147 0,096 1,886 4,352 3,392 0,005 25,425 9 0,008 0,000 0,000 0,000 0,022 0,009 0,000 0,001 0,002 0,004 0,024 0,007 0,000 0,077 10 0,166 0,000 0,000 0,000 0,040 0,000 0,004 0,027 0,003 0,068 0,049 0,044 0,000 0,401 11 0,035 0,048 0,090 0,000 1,164 0,061 0,000 0,239 0,294 0,083 27,216 2,182 0,004 31,416 12 0,017 0,034 0,000 0,067 2,202 0,017 0,002 0,096 0,130 0,058 7,263 2,358 0,245 12,489 13 0,000 0,004 0,000 0,009 0,155 0,000 0,000 0,002 0,000 0,000 0,447 0,457 0,563 1,637 T otali 3,055 0,412 0,090 0,166 67,643 3,640 0,151 9,202 4,626 4,048 50,609 15,538 0,878 160,059 Legenda: 1: zone urbanizzate; 2: laghi artificiali; 3: aree estrattive; 4: discariche; 5: seminativi; 6: vigneti; 7: frutteti; 8: oliveti; 9: arboricolture; 10: orti e giardini; 11: boschi misti; 12: cespuglieti; 13: suoli nudi.
1954