1.1 CONTESTO TERRITORIALE
Il borgo storico di San Miniato è sito su un colle a 190 metri sul livello del mare che domina le valli dell’Arno, dell’Egola e dell’Elsa ed è un susseguirsi di aperture panoramiche poste lungo le strette vie cittadine: un’alternanza di pieni e vuoti, dove al passaggio urbano si intervalla il verde collinare delle vallate circostanti. Il costruito vede lo stretto legame tra percorsi e chiusi dovuti alle facciate che segnano le vie, ed i fronti “affacciati” sulla campagna. Ne deriva una strutturazione caratteristica per filamenti urbani, che racchiudono un unico percorso stradale il quale si sviluppa ininterrotto sul crinale est-ovest.
Le abitazioni, per lo più costituite da tipologie a schiera dal fronte stretto e dal lotto profondo, definiscono il margine costruito, punto di soglia fra il dentro ed il fuori, fra un interno rivolto alla dimensione raccolta della strada ed un esterno che dilata la percezione alla scala allargata del paesaggio.
Figura 1.2: San Miniato dalla torre
Ricco di attrattive artistiche, storiche e paesaggistiche, il borgo presenta un’orografia articolata da cui spicca il campanile della rocca federiciana, dalla forte valenza verticale.
1.2 CENNI STORICI
Il luogo dove sorge oggi San Miniato vedeva già la presenza di insediamenti etruschi e romani, ma il primo nucleo abitativo si ebbe solo nella seconda metà del secolo VIII, quando un gruppo di longobardi lucchesi vi eresse una chiesa intitolata a San Miniato. Vicino all’edificio religioso si sviluppò un borgo che dal secolo X è definito “castello”, in quanto fortificato.
Nei secoli XI e XII la piccola cittadina fu scelta dagli imperatori tedeschi come luogo di controllo per tutta la toscana. Potere che si intensificherà nei secoli XII e XIII con l’appellativo di “al tedesco”, ancora oggi usato.
Con la fine della dominazione sveva (intorno al 1290) ebbe termine il ruolo di San Miniato come luogo di potere imperiale in toscana. Ciò permise la nascita di un’autonomia comunale con ordinamenti guelfi. Intorno alla prima metà del 1300, San Miniato raggiunge una grande espansione urbanistica. L’estensione territoriale era già pari a quella odierna e l’intero borgo era difeso da una completa cinta muraria. All’interno si susseguirono molti cantieri per l’edificazione o la ristrutturazione di edifici civili e soprattutto religiosi.
Dal 1330 furono edificati la chiesa di San Martino e l’attiguo convento, mentre fra il 1343 e 1349 fu costruita la chiesa poi inglobata nel cinquecentesco complesso della Santissima Annunziata.
Questo periodo di prosperità, dovuto all’equidistanza tra le potenze toscane ebbe fine quando Firenze e Pisa entrarono in guerra e luoghi prossimi a San Miniato vennero scelti come campi di battaglia. I sanminianesi, costretti a schierarsi, scelsero la guelfa Firenze. Questo
portò a una grave crisi economico-sociale che solo parzialmente fu superata nella seconda metà del cinquecento.
Figura 1.3: Vista storica di San Miniato del secolo XIV
San Miniato vede un rinnovamento edilizio dalla seconda metà del cinquecento con la costruzione di palazzo Grifoni. Rinnovamento che segnò profondamente il tessuto urbanistico ed architettonico della città ispirandosi ai canoni manieristici fiorentini. Ne sono esempi, fra gli altri, gli ampliamenti alla Santissima Annunziata alla Crocetta ed a San Martino alle carceri.
Divenuta sede vescovile nel 1622, nella città fu insediato il Seminario nel 1650, mentre nel secolo XVIII la visita di Napoleone a San Miniato (in marcia verso lo stato pontificio) portò ad una breve rivoluzione popolare che causò la distruzione dei simboli di potere come gli stemmi gentilizi posti sulla facciata del palazzo dei vicari.
Figura 1.4: Vista storica di San Miniato del secolo XVIII
Nei primi anni del secolo XIX la città fu colpita da una forte carestia e da un’epidemia di tifo, in seguito, sotto il governo granducale di Leopoldo II, grazie alla presenza di illustri figure cittadine, presero nuovo vigore la vita sociale, economica e culturale della città.
1.3 IL MONASTERO DELLA SS. ANNUNZIATA
Il monastero della SS. Annunziata risale al 1330 e si sviluppa in prossimità dell’antica pieve di San Martino del 1100.
Il complesso religioso fu abitato fino ai primi del settecento da monache agostiniane, mentre in seguito le monache ebbero l’autorizzazione ad abbracciare la regola domenicana. Il complesso, rimasto disabitato per la peste del 1348, agli inizi del secolo XVI fu ristrutturato. Tra gli interventi si segnalano il restauro della chiesa e la creazione di un passaggio per unire le due parti del vasto monastero. Il passaggio fu costruito direttamente sopra la porta del fortilizio di San Martino.
All’interno dei piani di riforme per San Miniato del 1790, ad opera del granduca Pietro Leopoldo, il monastero della SS. Annunziata doveva essere convertito in conservatorio. Per valutare la fattibilità dell’intervento venne nominato Bernardo Fallani. Il quale, visto il cattivo stato di conservazione, le dimensioni anguste delle celle e le ingenti spese di conversione scrisse il 18 marzo 1788 al granduca Pietro Leopoldo per sconsigliare l’intervento1.
Anche se il progetto del Fallani non fu eseguito, le documentazioni grafiche del rilievo che ci sono giunte integre, rappresentano una straordinaria documentazione per conoscere la conformazione del monastero prima delle sue trasformazioni e demolizioni avvenute nei secoli seguenti.
Figura 1.6: Rilievo Bernardo Fallani (1788); sezione
1
Associazione Lanfranco Benvenuti, San Miniato: Nuovi documenti per la
storia della città, progetti e interventi sui complessi monastici e ospedalieri sotto il governo di Pietro Leopoldo, San Miniato 2004.
Successivamente, con le soppressioni napoleoniche e l’alienazione del complesso conventuale si arrivò alla privatizzazione di parte dell’immobile e alla trasformazione in carcere della restante. Con questi eventi il complesso perse la sua unità e ad oggi l’immagine dell’ex monastero risulta drasticamente mutata e frammentata.
1.4 SAN MINIATO DURANTE IL CONFLITTO
Anche se lontana dalle più importanti vie di comunicazione e priva di obbiettivi militari, San Miniato venne colpita duramente nel corso del secondo conflitto bellico mondiale. Oltre alla strage del duomo di San Miniato del 1944, come ricordato nel film “La notte di San Lorenzo” (dei registi sanminianesi Paolo e Vittorio Taviani), ci furono la distruzione e il grave danneggiamento di oltre il cinquanta percento delle abitazioni, ivi compresi antichi e prestigiosi monumenti come la rocca federiciana e l’ex monastero della SS. Annunziata.
Nello specifico della SS. Annunziata venne demolito il collegamento delle due ali del monastero posto sopra la porta del fortilizio di San Martino e gli ambienti destinati al confessore.
Figura 1.9: Le distruzioni durante la seconda guerra mondiale
Ancora oggi i segni delle distruzioni sono testimoniati da alcuni vuoti sparsi per la città, come nel caso dell’area dell’intervento in analisi.