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CAPITOLO I CONTRASTO AL FENOMENO TERRORISTICO NEI DOCUMENTI INTERNAZIONALI E NELLA LEGISLAZIONE ITALIANA

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CAPITOLO I

CONTRASTO AL FENOMENO TERRORISTICO

NEI DOCUMENTI INTERNAZIONALI E NELLA

LEGISLAZIONE ITALIANA

SOMMARIO: 1 - Il fenomeno terroristico. 2 - La strategia

globale antiterrorismo delle Nazioni Unite. 3 - Impegno strategico Antiterrorismo dell’Unione Europea. 4 - In Italia.

1- Il fenomeno terroristico

Il problema del terrorismo, purtroppo, si fa sempre più crescente. Il legislatore italiano, dal punto di vista processuale, cerca di combattere il fenomeno terroristico con il rafforzamento e adeguamento alle nuove tecnologie degli strumenti già esistenti, nonché inserendone di nuovi; strumenti che saranno analizzati nel proseguo di questo scritto.

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Ma anzitutto sarà necessario chiedersi cosa intendere col termine ‘’terrorismo’’. Chiariamo intanto che non esiste un solo terrorismo: accanto a quello "contro lo Stato" esiste la violenza terroristica "di Stato". Qui ci occuperemo solo del primo dei due volti di questo fenomeno.

Esso è un’arma feroce quanto efficace, violenta quanto spettacolare, criminale e al tempo stesso politica. Ma soprattutto il terrorismo è un’arma.

Quest’arma ha spesso rappresentato l’extrema ratio per la realizzazione di principi che di per sé sarebbero anche condivisibili, se solo il terrorismo non avesse la caratteristica di sparare nel mucchio, di sacrificare civili inermi. Spesso la via terroristica rappresenta solo una scorciatoia per raggiungere finalità irraggiungibili per via pacifica.

Il fenomeno del terrorismo si è imposto a livello globale con il secolo appena trascorso, ma con un’intensità ed una violenza sempre in crescendo.

Una delle tipologie di terrorismo più strane e crudeli che abbiamo conosciuto è il terrorismo islamico. Questo nacque dopo la seconda guerra mondiale, nei territori dove la religione dettava lo stile di vita da seguire, ovvero nel Medio Oriente.

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Questa forma di terrorismo venne messa in atto dai musulmani per conseguire fini politici o ideologici. Il carattere che distingue il terrorismo islamico dalle altre forme di terrorismo è il suicidio religioso. Il combattente islamico porta la strage in territorio nemico facendosi saltare con l'esplosivo nella prospettiva di raggiungere immediatamente il paradiso. Il terrorista islamico è un nemico che non porta la divisa, combatte con vigliaccheria e cerca di seminare il terrore e più sangue possibile nei paesi occidentali, vedendo l’America come nemico principale e tutti gli stati con essa alleati.

Da un punto di vista strategico il terrorista gode di un enorme vantaggio, può infatti attaccare in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo usando praticamente ogni tecnica. E’ impossibile difendere ogni potenziale bersaglio, in ogni momento e in ogni luogo, da ogni forma di attacco. Alla luce di questo fatto, per sconfiggere i terroristi occorre dare loro la caccia ovunque vivano o si nascondano e segnalare chiaramente agli Stati che li sostengono e danno loro rifugio che tali azioni avranno conseguenze.

La rete terroristica non ha una scala gerarchica, esistono molte organizzazioni autonome non sempre collegate tra loro, che anche attraverso internet (come dimostrano i

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più recenti attentati ove le comunicazioni avvenivano tramite ‘’telegram’’) diffondono messaggi tra gruppi diversi per programmare possibili attacchi.

I gruppi terroristici sono comunque ben addestrati, organizzati e ben finanziati. Nelle prime fasi della loro organizzazione, queste unità sono spesso delle piccole “cellule” con tre o quattro elementi. Il compito iniziale di queste unità è quello di rafforzare l’organizzazione. Il successivo importante compito è quello di ottenere il riconoscimento da parte dei mezzi di comunicazione di massa. All’inizio, ciò viene ottenuto attaccando bersagli facili, privi di un immediato valore politico e militare: il principale obbiettivo è quello di diffondere la paura. I terroristi palestinesi sono noti per avere di proposito evitato bersagli quali veicoli militari vulnerabili e chiaramente identificabili, e aver attaccato, invece, autobus scolastici pieni di bambini.

Simili attacchi hanno spesso lo scopo di attirare nuovi membri, richiamati dalla notorietà del gruppo e dalla sua abilità di mettere in imbarazzo le autorità. Nelle fasi successive delle campagne terroristiche, i bersagli divengono più complessi e più variati assumendo un maggior rilievo sia militare sia politico.

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Uno dei gruppi islamici sunniti più estremisti in circolazione è lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isil), più noto come Stato Islamico dell’Iraq e della Siria (Isis). L’ISIS è un’organizzazione molto particolare:

definisce se stesso come “stato” e non come “gruppo”. Usa metodi violenti e controlla tra Iraq e Siria un territorio esteso approssimativamente trentacinquemila chilometri quadrati che amministra in autonomia, ricavando dalle sue attività i soldi che gli servono per sopravvivere. Dopo i tragici eventi dell’11 settembre 2001 il mondo ha cominciato a temere più seriamente questo nemico, in quanto provoca danni inestimabili in tutti i paesi liberi che vivono di turismo data la loro importanza storica e le loro bellezze creando panico tra i turisti e, di conseguenza, alle compagnie aeree. Negli ultimi mesi anche il nostro paese è sotto una grave minaccia terroristica, che non ci fa vivere più con tranquillità, i possibili luoghi di bersaglio sono proprio quelli di cui non possiamo farne a meno nella vita quotidiana, come ad esempio: le linee metro nelle grosse città o gli autobus. L’Italia, per quanto stia cercando con encomiabile equilibrismo politico-diplomatico di non finire nel mirino dei terroristi e abbia tirato una linea rossa molto precisa tra il coinvolgimento sul campo in chiave difensiva o

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umanitaria e l’attacco diretto all’Isis (al quale ci siamo rifiutati di partecipare), si ritrova in prima linea a causa della sua collocazione geo-strategica, del suo essere paese occidentale, per di più simbolicamente bersaglio ideale dei terroristi islamici in quanto culla e sede del Papato1.

Ciò che suscita molto timore nella popolazione sono i cosiddetti ‘’lupi solitari’’. Si sta parlando di soggetti (spesso immigrati di seconda o terza generazione) che si sono convertiti a titolo individuale alla causa islamico-fondamentalistica, e disposti a sacrificare la propria vita nel compimento di azioni terroristiche pianificate per così dire ‘’in proprio’’, avvalendosi delle informazioni sulle modalità di realizzazione reperibili in rete. È un fenomeno quasi totalmente nuovo, e distinto da quello tradizionale del terrorista membro di un'organizzazione criminosa; Si è reso infatti necessario un intervento legislativo, avvenuto con il d.l. 18 febbraio 2015, n. 7 modificando l’art 270-quater c.p. (arruolamento per finalità di terrorismo), che prima puniva solo la figura ‘’dell’arruolatore’’ mentre adesso anche ‘’dell’arruolato’’, e parallelamente allargando il campo della misura di prevenzione della sorveglianza speciale a chi compia atti

1 MARCO VENTURA, La guerra dell’Isis: spietata, espansiva, repressiva,

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preparatori obiettivamente rilevanti "diretti a prendere parte ad un conflitto in territorio estero a sostegno di un'organizzazione" che persegua attività terroristica. È quest’ultima previsione che pone i maggiori interrogativi, in particolare la tollerabilità di una così massiccia anticipazione della tutela penale, a fronte di fattispecie che incriminano atti sempre più distanti, dal punto di vista cronologico, dalla lesione dei beni giuridici che si realizza mediante il reato 'fine' terroristico2.

I drammatici eventi avvenuti nel 2016, a partire dal 7 gennaio a Parigi fino alla strage più recente avvenuta a Dacca il primo luglio, ripropongono la sfida che il terrorismo internazionale da tempo ha lanciato alla comunità mondiale. C’è una guerra che ci ostiniamo ancora a evitare ma nella quale siamo dentro, ci stiamo profondamente, e che ci accompagnerà a lungo. Noi finora ci siamo illusi di combattere l’Isis con le parole. Con l’intelligenza. Con l’Intelligence. Il problema è che le parole dell’Isis sono i fatti. E uccidono. 2 ROBERTO KOSTORIS - FRANCESCO VIGANÒ, Il nuovo 'pacchetto' antiterrorismo, Torino, 2015

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2- La strategia globale antiterrorismo delle

Nazioni Unite

Le Nazioni Unite si sono adoperate da tempo per contrastare tale fenomeno. Gli attacchi contro gli Stati Uniti dell'11 settembre 2001 hanno indotto il Consiglio di Sicurezza ad adottare la risoluzione 1373, che per la prima volta ha istituito il Comitato antiterrorismo (CTC); Cinque anni più tardi, l’8 settembre 2006, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la Strategia globale contro il terrorismo. La strategia è uno strumento globale per migliorare gli sforzi nazionali, regionali e internazionali per contrastare il terrorismo. Con l’adozione della stessa, tutti gli Stati Membri hanno convenuto, per la prima volta, sulla necessità di un approccio strategico e operativo comune nella lotta al terrorismo3. La strategia spiega nel dettaglio le misure concrete che gli Stati Membri assumono sia singolarmente sia collettivamente al fine di: lavorare sulle condizioni che favoriscono la diffusione del terrorismo, per prevenirlo e combatterlo; rafforzare la capacità individuale e collettiva degli Stati stessi di raggiungere tale obiettivo e infine tutelare i diritti umani, sostenendo il primato del diritto nella lotta al terrorismo.

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Quanto appena detto corrisponde ai quattro pilastri della strategia antiterrorismo. Inoltre la strategia richiede che gli Stati Membri lavorino con il sistema delle Nazioni Unite, per aumentare gli interventi contenuti nel Piano d'Azione previsto dalla strategia, e che nel contempo anche le strutture delle Nazioni Unite prestino assistenza agli Stati Membri nell’ambito di tali attività.

3- Impegno strategico Antiterrorismo dell’Unione

Europea

L‘impegno assunto dall’Unione è quello di combattere il terrorismo su scala mondiale nel rispetto dei diritti dell’uomo e rendere l’Europa più sicura, consentendo ai suoi cittadini di vivere in un’area di libertà, sicurezza e giustizia4.

L’Unione europea è un’area di crescente apertura in cui gli aspetti interni ed esterni della sicurezza sono strettamente collegati. È un’area di crescente interdipendenza che consente la libera circolazione delle

4 Nota della Presidenza e del coordinatore antiterrorismo al Consiglio Europeo,

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persone, delle idee, della tecnologia e delle risorse. I terroristi approfittano di queste circostanze per perseguire i lori fini. Per combattere il terrorismo è quindi indispensabile un’azione concreta e collettiva a livello europeo in uno spirito di solidarietà.

I quattro pilastri della strategia antiterrorismo dell’UE sono: prevenzione, protezione, perseguimento e risposta. Essi rappresentano una risposta globale e proporzionata alla minaccia del terrorismo internazionale. La strategia richiede che si operi, oltre che a livello europeo, anche a livello nazionale e internazionale per ridurre la minaccia terroristica e la vulnerabilità europea agli attacchi.

L’Unione europea agendo tramite le Nazioni Unite ed altra organizzazioni internazionali o regionali si adopera per promuovere norme antiterrorismo internazionali. L’antiterrorismo è una priorità nel dialogo con i paesi partner di importanza chiave, gli USA in primis.

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4- In Italia

L'Italia ha risposto con prontezza alla minaccia terroristica dopo l'11 settembre 2001, in linea con le pertinenti risoluzioni adottate in sede Nazioni Unite e con vari strumenti normativi adottati in sede UE.

La prima legge ‘’antiterrorismo’’ è stata la Legge 438/2001, con cui si sono adottate le misure urgenti per la prevenzione ed il contrasto dei reati commessi per finalità di terrorismo internazionale ed è stata introdotta la nuova fattispecie penale di associazione con finalità di terrorismo internazionale (art. 270 bis del Codice Penale). Con la legge n. 431/2001 è stato istituito presso il Ministero dell'Economia e delle Finanze il Comitato di Sicurezza Finanziaria, presieduto dal Direttore Generale del Tesoro. Esso è costituito da rappresentanti dei Ministeri dell'Interno, dell'Economia e delle Finanze, della Giustizia e degli Affari Esteri, della Banca d'Italia, della Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (CONSOB), dell'Associazione Bancaria Italiana, dell'Ufficio Italiano dei Cambi, delle Forze di Polizia, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Direzione Nazionale Antimafia. Il CSF è incaricato di prevenire l'utilizzo del sistema finanziario italiano da parte di organizzazioni terroristiche; coordina l'azione italiana di contrasto al

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finanziamento del terrorismo; è competente per i provvedimenti di congelamento di beni di individui o enti legati ad organizzazioni terroristiche; si occupa di monitorare l'attuazione dei regolamenti comunitari che disciplinano tale materia5.

Atre innovazioni, vedi capitoli successivi, sono state poi apportate da quella che possiamo definire come la ‘’seconda legge antiterrorismo’’; ovvero la legge n. 155 del 2005 varata in seguito agli attentati di Londra del 7 luglio 2005.

Così come agli attentati alle torri gemelle seguì la legge 431/2001 e ai fatti di Londra seguì la legge 155/2005, ai tragici fatti di Parigi del gennaio 2015 il legislatore ha risposto con il D.L. 18 febbraio 2015, n.7 convertito in legge n. 43/2015. La novella 2015, oltre ad aver apportato degli adeguamenti alle nuove esigenze agli strumenti di contrasto al terrorismo già esistenti, ha affidato per la prima volta un ruolo di coordinamento delle indagini in materia di terrorismo alla Procura Nazionale antimafia, ribattezzata ora "Procura Nazionale antimafia e antiterrorismo" e diretta oggi dal dott. Franco Roberti.

5 La risposta dell'Italia – L'adeguamento sul piano legislativo ed istituzionale, www.esteri.it/mae/it/politica_estera/temi_globali/lotta_terrorismo.

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