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4. Le Balze come "monumento" naturale

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Academic year: 2021

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4. Le Balze come "monumento" naturale

4.1 Natura ed origine del fenomeno

Al fine di fornire un quadro esaustivo di insieme, relativamente all'origine ed evoluzione del complesso monastico della Badia Camaldolese, risulta doveroso citare quel fenomeno naturale-erosivo che per secoli ha interessato il contesto cittadino volterrano fino a spingersi verso i vicini monti di Castellina, Monteatini Val di Cecina e Castelnuovo, noto con il nome delle "Balze". Questo fenomeno, che altri non è che il progressivo scoscendimento di una grossa porzione di terreno verso valle, ha contrassegnato in maniera irreversibile il panorama volterrano, divenendo uno spettacolo unico e di incomparabile bellezza.

Figura 4.1: Fotografia della Badia Camaldolese vista dalla chiesa di S.Giusto. Particolare delle Balze dove è possibile riconoscere in ordine l'ammasso sabbioso e quello calcareo sottostante del "panchino volterrano". Fonte: Panoramio

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Questa "infernale voragine" dopo avere condizionato irreparabilmente il contesto rurale dell'antico Monte Nibbio1 e del monastero Camaldolese2, sembrerebbe avere raggiunto, se non un assetto definitivo, quantomeno permanente, per evidenti motivi di natura geologica da ricercare nella stessa stratificazione del terreno che la contraddistingue3.

Il colle volterrano, risulta costituito su una vasta piattaforma sabbiosa di età pliocenica originariamente formatasi su fondali marini per depositi detritici generati da corsi d'acqua oggi non più presenti. Si suppone dunque che circa 5 milioni di anni fa tutto il territorio volterrano potesse quindi trovarsi ad una altitudine prossima a quella costiera.4

1

Antica porzione della collina dell'attuale frazione di Montebradoni, tra la Chiesa di San Giusto e la Badia Camaldolese, inghiottita dall'erosione, dove un tempo sorgevano le originarie cappelle dedicate al culto dei santi (690 ad opera di Alchis, Castaldione longobardo), distrutte poi nel 913 a seguito dell'invasione degli Ungari.

2

Dal 1747 al 1767 la Badia Camaldolese, seppur limitatamente, collabora, insieme all'autorità comunale nel finanziamento di un progetto ingegneristico per impedire l'avanzamento delle Balze. Progetto non completato.

3

Da uno studio geologico del Dott.Giancarlo Lari e Dott. Vittorio Trinciarelli pubblicato sul periodico "Volterra n°1 e n°2 del 1980"

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137 Figura 4.2: Territori Italiani emersi circa 5 milioni di anni fa; era geologica Pliocene. L'area volterrana appare dunque localizzata come territorio prossimo ad altitudine costiera. Fonte:

http://commons.wikimedia.org/wiki/User:Bratislav. Elaborazione grafica dell'autore.

Stratificato all'interno dell'ammasso sabbioso di terreno si inserisce un particolare tipo di roccia che si contraddistingue per la sua resistenza, nota come "panchina volterrana"5, un insieme di sabbia e cemento calcareo.

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Pietra Panchina: si tratta di una pietra calcarea leggera e di facile lavorabilità, contenente fossili marini a volte visibili anche ad occhio nudo; acquista durezza e resistenza a seguito di prolungata esposizione all'esterno. Utilizzata a volterra come materiale da costruzione fin dall'epoca etrusca.

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Al di sotto dello strato sabbioso misto a calcare, si trova una più profonda stratificazione consistente in argilla, presumibilmente sedimentata in mare aperto e profondo, come sembrerebbe indicare la fauna fossile in esso presente.

Dall'analisi stratigrafica del terreno, oltre alle documentazioni geologiche sul nostro territorio presenti in letteratura, è stato possibile dedurre che proprio la presenza dei due sopraccitati materiali, stia a giustificare il fenomeno erosivo: infatti passando da una sedimentazione argillosa, protrattasi in mare aperto per lunghissimo tempo, ad una più corta e sedimentata in mare basso, si ha nel tempo quel fenomeno noto come innalzamento dei fondali marini che ha avuto il suo culmine esattamente nel poggio volterrano, e che presenta per diretta conseguenza la successiva fase di assestamento che è appunto l'erosione.6

Infatti dopo la formazione delle catene montuose e dei declivi collinari, quali appunto Volterra, ed in modo particolare la località di Montebradoni, si assiste ad una intensa attività erosiva causata dalla scarsa coerenza dei vari strati di terreno, eccezion fatta per quello di panchina. Il processo di erosione ha quindi colpito, in primissima istanza, i settori della piattaforma sabbiosa poveri di intercalazioni più resistenti, delineando prima un profilo altimetrico privo di dislivelli eccessivi, poi avvicinandosi sempre più al "fronte del panchino"7 l'andamento morfologico ha assunto una configurazione ben più ripida fino a trasformarsi in un vero e proprio dirupo per effetto del crollo di larghi settori sabbiosi scalzati delle loro basi.

Ad oggi, essendo emerso lo strato di calcare, con i sedimenti di pietra panchina, l'attività erosiva verso il fronte occidentale dal lato della Badia Camaldolese, sembra essersi assestata, sia per la coerenza dello strato calcareo, sia per la presenza di un rinato strato boscoso che nel frattempo ha ricoperto il detrito franato a valle riducendo notevolmente la capacità di scalzare tipica delle acque del fondo e quindi

6

Van Andel, Tjeerd H. (1994). New Views on an Old Planet: a History of Global Change (2nd edition) p. 226. Cambridge: Cambridge University Press.

7

Per il "fronte del panchino" si intende la linea di confine che all'interno della formazione sabbiosa delimita e circoscrive le zone contenenti le intercalazioni di panchina. Queste zone sono state risparmiate dall'erosione e costituiscono le odierne "cime" dei poggi. Tratto da: G. Lari e V. Trinciarelli , Volterra n°1 e n°2 del 1980, op.cit.

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la possibilità di ulteriori importanti crolli. Inoltre il fronte di avanzamento dell'attività erosiva delle Balze è a ridosso dello strato calcare del panchino, di cui è stata accertata la presenza in quattro banchi perfettamente allineati lungo la direzione chiesa di S.Giusto-Badia Camaldolese.8

Figura 4.3: Foto d'epoca dell'area territoriale delle Balze dalla chiesa di S.Giusto alla Badia Camaldolese. Fonte: <<Volterra n°6 del 1964>>.

8

Fra la chiesa di S.Giusto e la Badia Camaldolese si possono osservare sul terreno i quattro estesi affioramenti di panchino: il primo al di sotto del quartier S.Giuso, il secondo è costituito dal vistoso masso che sorge a ridosso dei nuovi edifici nei pressi della zona "camping"; il terzo al di sotto delle mura etrusche ed il quarto, perfettamente allineato agli altri tre e quello su cui sorge la Badia Camaldolese. Da "Volterra n°1 e n°2 del 1980" op.cit.

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4.2 Progetti per arrestare l'avanzata delle Balze

Al fine di limitare l'avanzamento della voragine e mettere in sicurezza tutti i complessi rurali ed ecclesiastici che al tempo si affacciavano su di essa, a partire dalla meta del'700 sono stati proposti, da scienziati ed ingegneri dell'epoca, una serie di soluzioni innovative dal forte impatto paesaggistico, mai realizzate per impedimenti di carattere finnziario.

La prima fonte relativa al progetto di salvaguardia delle Balze, risale ad una relazione tecnica, con pianta e disegni oggi non più conservati, data 1747, opera dell'ingegnere Giuseppe Forasassi di Pisa9.

L'intervento avrebbe dovuto riguardare la costruzione di una "serra murata a calcina, per fermare tutte le materie, che via via fossero cadute dalle parti superiori, non tanto naturalmente quanto per opera muraria". E' assodato che l'ingegnere con il termine "serra" intenda la costruzione di una struttura di sostegno da impiantare direttamente in prossimità della voragine, con la funzione principale di arrestare la caduta di pietre e materiali appartenenti presumibilmente alle costruzione prossime al precipizio.

Poi prosegue nel suo intervento delineando un profilo di pianta e di alzato, oggi perduto, volto a descriverne l'esecuzione : "...Tale serra doveva avere trenta braccia di pianta e dieci di altezza, rialzabile man mano che se ne presentasse il bisogno e fatta in modo che le acque potessero sgravarsi regolarmente per mezzo di feritoie ed aperture da praticarsi nella muraglia e per la maggiore stabilità della medesima, provvedere con una scarpata di braccia uno e mezzo braccio con proporzionate riseghe e tre o quattro steccaie di legname di quercia o cerro nel punto F10. Altre

9

A.S.B.G. Volterra, L.Panichi, Arrestare l'avanzata delle Balzei, Volterra n°10 del 1975, pp 6.7"

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141 steccaie e traversoni nel punto G e nella Balza di Forte Nuova, nel punto H serre in

calcina per sostenere la strada Pisana11.

Quindi nell'ottica del progetto era necessario avviare tutta una serie di operazione volte a realizzare una sbancamento graduale del terreno ridotto ad una serie di banchine proporzionate ed inclinate, quasi a voler creare una sorta di terrazzamento naturale, da realizzarsi con travi ed impalcati in legno. Inoltre, per volontà stessa dell'ingegnere, presumibilmente incentivato dai monaci della Badia, si ritiene necessario intervenire su quella "strada Pisana" con analoghi interventi, al fine di ripristinare l'antico tracciato che collegava al monastero la chiesa di S.Giusto nuova.

Figura 4.4: Veduta della città di Volterra. Piero del Massaio 1472 Da "Volterra Iconografica; Ranato Galli;". L'immagine, pur rappresentando una configurazione alterata della città , mostra un collegamento diretto tra la Badia Camaldolese e la chiesa di S.Giusto.

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Originariamente la Badia Camaldolese era collegata direttamente con la chiesa nuova di S.Giusto mediante un tracciato oggi non più presente. Essendosi deteriorato, a causa del fenomeno erosivo, il Comune di Volterra aveva delineato un nuovo tracciato che partiva dall'oratorio dedicato alle Sante Attinea e Greciniana e seguendo il confine delle mura etrusche ricollegava i due complessi, allungando però il percorso di circa un chilometro (oggi tratto della strada provinciale volterrana). A causa di questa deviazione i monaci della Badia non presero più parte alla processione del Corpus Domini- Tratto da: L.Panichi, Arrestare... cit. p.6

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Il Forasassi sottolinea inoltre l'importanza di praticare una serie di "feritoie nella nuova muraglia" volte a facilitare il passaggio delle acque: è molto probabile che diversi fossero i torrenti e i piccoli corsi d'acqua che servivano per irrigare i campi limitrofi e che affluivano direttamente nel fiume Era, al tempo molto vicino al complesso della Badia.12

Figura 4.5: Pianta della città di Volterra. Nella rappresentazione si evidenzia in basso a destra la presenza della chiesa di S.Giusto e della Badia Camaldolese vicine al corso del fiume Era. Tratto da: R.Galli, Volterra Iconografica...op.cit.

Al fine di poter rendere fattibile l'esecuzione di queste opere, il progettista, presenta un quadro di spesa sufficientemente dettagliato e così ripartito: 6000 scudi da spendersi in due o tre anni per la realizzazione dei lavori e 500 scudi annui per la relativa manutenzione.

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L'Era è un fiume della Toscana lungo circa 54Km che nasce presso Volterra e sfocia nel'Arno nei pressi di Pontedera. Ha origine da due torrenti: L'Era Viva, che sorge in località Pignano verso Volterra e l'Era Morta che ha origine in località Montemiccioli. A partire dal XVIsec. vennero deviati diversi meandri del fiume. Fonte: "Dizionario Storico Geografico della Regione Toscana - Repetti" - Repetti On-Line: http://stats-1.archeogr.unisi.it/repetti/index.php

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A seguito di un incidente occorso all'ingegnere Forasassi, scivolato proprio lungo la voragine delle Balze, la relazione tecnica d'intervento, non poté essere completata.a Furono pertanto coinvolti altri tecnici al fine di poter redigere un quadro di spesa ben più completo rispetto a quello precedente.

Furono i fratelli Antonio e Angelo Bellucci ad ereditare il compito di proseguire lo studio sulle Balze, proponendo come soluzione ulteriore alla voragine di S.Giusto, quanto segue: "Deviare le acque superiori, specialmente quelle che precipitano dal borgo maggiore, quali potrebbero cagionare smottamenti considerevoli, con notevole pregiudizio dei lavori in programma. Formare una serra a calcina di qualità ottima, con rena della migliore di lunghezza braccia 40, alta braccia 24 da potersi in progressione di tempo alzare altre dieci braccia, grossa in fondo braccia 6 e mezzo ridotta da capo braccia 2 e mezzo, da ascendere in tutto a braccia quadre 2880, senza le braccia dieci di rialzamento e formare tal serra alla fine delle tre voragini maggiori, che compongono le Balze. Altra serra distante dalla prima braccia 70 più bassa in luogo più sfratto del Botro, lunga braccia 20, alta 14, grossa in fondo braccia 3 e un quarto, a capo braccia una, che in tutto sono 1050 braccia quadre. Fra le due sopradette serre posticciare nel miglior modo possibile, con macchia di tutte le specie e terra da cavarsi dalle parti laterali e superiori per formare un sodo, per servire di base ferma e stabile al terreno. Continuare negli anni futuri quei lavori atti a rialzare le serre per sostenere il terreno e diminuire così il picco, per la spesa di circa 80 scudi all'anno. Piantare circa 300 some di macchia verde con le sue barbe negli spiani. Costruire strade in fondo del baratro per il trasporto dei materiali." "...è necessario che la comunità di Volterra gli dia tutta la libertà di potersi valere dei sassi delle carbonaie e muraglie antiche, che sono nella parte superiore di dette Balze, essendo necessari sassi di tal mole per formare dette serre, che d'altronde non possono aversi; intendendo per altro di essere obbligati nel valersi di detti sassi di non portar alcun pregiudizio"13.

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Appare chiara l'intenzione di proseguire quella linea progettuale già tracciata dal Forasassi, nella volontà di realizzare strutture di contenimento e deviare il corso di quei torrenti che passando dalle vicinanze del "botro" rischiavano di erodere ulteriormente il terreno sottostante. I due "tecnici" vanno oltre la semplice opera di contenimento, prevedendo più banchine a profondità differenti intervallate da nuova vegetazione. Definiscono dimensionalmente questi interventi: il primo terrazzamento di lunghezza 40 braccia pari a poco più di 23 m di, ed altezza 24 braccia (c.a. 14 m) con possibile estensione nel tempo in altezza fino a 10 braccia (6m cira).14 Il secondo, ad una profondità di 70 braccia (40m) di dimensioni più contenute (20 braccia di lunghezza per 14 di altezza = 12m x 8m). Tra le due opere di fortificazione, prevedono il rimboscamento dell'area, affinché le radici stesse, estendendosi in profondità nel terreno, possano irrigidire ulteriormente tutto l'apparato della voragine, limitando quanto più possibile l'avanzamento del fenomeno erosivo.

Ma a differenza del Forasassi, che nella previsione di spesa di 6000 scudi, considerava prevalentemente l'utilizzo di legname come materia prima strutturale per il contenimento del terreno, i fratelli Bellucci prevedono di utilizzare parte del materiale delle "muraglie antiche", presumibilmente in luogo delle mura etrusche, ricche di panchina, ben più rigida rispetto a semplici travi di legno.

Tutta quest'ingegnosa opera di fortificazione del terreno non fu mai realmente realizzata a causa degli ingenti costi che si sarebbero dovuti sostenere non solo per la stessa esecuzione, ma anche e soprattutto per la relativa manutenzione. Le somme di denaro da investire si sarebbero dovute ripartire tra la Comunità Volterrana, in luogo delle diverse contrade coinvolte15, in particolar modo i monaci della Badia Camaldolese. Non si trovò mai un vero accordo tra le parti, a causa delle controversie della stessa comunità di monaci che, a quanto sembrano riportare gli

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Si fa riferimento presumibilmente al braccio fiornetino pari a 0.583m

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per il primo anno di lavori: 300scudi dal Comune; 400 dal Monte Pio; 100 dalla contrada di S.Marco; 20 da quella di S.Giusto. Tratto da: L.Panichi, Arrestare... op.cit.

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annali, non dovevano godere di una solida base economica, a seguito di un lungo periodo di pessimi raccolti e cattiva economia.

Sotto insistenze della comunità, venne realizzato soltanto un "muraglione" in fondo alle Balze, terminato il 9 giugno del 1767: "Volterra 21 giugno - Sono stati eseguiti i provvidi ordini di S.A.R. circa al noto muraglione che serve di sostegno alla voragine che minacciava la nostra città. Quest'opera voluta dalla clemenza del Sovrano, poiché nella presente scarsissima annata restava troppo gravosa alla nostra Comunità, perciò è stata fatta per la sola metà a spese del detto pubblico e per l'altra metà ha supplito del proprio, Mons. Mario Guarnacci, che come amante cittadino ha concorso con questo dono generoso alla salvezza della patria. Di tanto l'opera vien reputata stabilissima, e recherà certamente il bramato riparo: e questi abitanti che nei tempi passati hanno veduto inghiottito da detta balza tanto terreno, tra le quali il celebre e vecchio Tempio di S.Giusto, vedono ora con piacere assicurato ciò che resta di quel Borgo, e posto un freno alle rovine che si avanzano vero la stessa città".16

Oltre questo intervento non si hanno notizie di altri interessamenti volti alla salvaguardia di questa porzione di terreno.

Bisognerà attendere il 1828, quando il granduca Leopoldo II, ordina al magistrato di Volterra di provvedere ai possibili ripari del "Botro". Sotto l'incarico dell'Ing. Alessandro Manetti, nominato dallo stesso Magistrato, vennero eseguite nuove perizie di intervento alla voragine, giungendo alla conclusione che non vi era più possibilità di salvare i fabbricati in loco. Gli unici interventi prescritti dal Manetti riguardavano parziali lavori volti a preservare la strada comunale che dalla Badia dei Camaldolesi conduceva verso la località di San Cipriano.

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146 Figura 4.6: Rappresentazione della Badia di S. Giusto in cui è ancora possibile apprezzare la presenza della via di collegamento con i territori di S. Cipriano a nord. Tratto da: R.Galli, Volterra Iconografica, op.cit.

Il terremoto del 1846, che causò gravi danni alla Badia e di generale alla città di Volterra, oltre ad avere come conseguenza l'abbandono del monastero da parte dei monaci, inghiottì anche quella porzione di strada prima citata, oltre a lesionare in parte anche il collegamento della stessa alla chiesa di S.Greciniana e quindi alla viabilità principale che conduceva a Volterra.

Da questa breve analisi sulla natura ed evoluzione delle balze, si possono trarre alcune conclusioni: se si fossero rese operative le soluzioni del Forasassi, è possibile che oggi, tutta l'area delle Balze, avrebbe potuto una vegetazione ben sviluppata, in grado di limitare i danni arrecati alle strutture sovrastanti nei secoli successivi; è pur vero che dalla metà del XVIII sec. in poi l'avanzamento del fronte erosivo ha

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subito una profonda battuta d'arresto, da imputare in parte anche ragioni di carattere geologico, precedentemente elencate.

Figura

Figura 4.1: Fotografia della Badia Camaldolese vista dalla  chiesa di S.Giusto. Particolare delle Balze  dove  è  possibile  riconoscere  in  ordine  l'ammasso  sabbioso  e  quello  calcareo  sottostante  del
Figura  4.3:  Foto  d'epoca  dell'area  territoriale  delle  Balze  dalla  chiesa  di  S.Giusto  alla  Badia  Camaldolese
Figura 4.4: Veduta della città di Volterra. Piero del Massaio 1472 Da &#34;Volterra Iconografica; Ranato  Galli;&#34;
Figura  4.5:  Pianta  della  città  di  Volterra.  Nella  rappresentazione  si  evidenzia  in  basso  a  destra  la  presenza della chiesa di S.Giusto e della Badia Camaldolese vicine al corso del fiume Era

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