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NOVE GIORNI CONSACRATI ALL'AUGUSTA MADRE DEL SALVATORE

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(1)

NOVE GIORNI

CONSACRATI

A LL'AUGUSTA MADRE DEL SALVATORE

sotto al titolo di

MARIA AUSILIATRICE

p el sac e rd o te

GIOANNI BOSCO

TORINO

T IP . D EL L’ ORATORIO DI S . FRANCESCO DI SA L E S

1 8 7 0

(2)
(3)

AL LETTORE

O ltre le operette pubblicate intorno al culto e m araviglie di Maria invocata col titolo di Aiuto dei cristiani era da m olti richiesta u n a novena, la quale m entre spiegasse lo scopo di que­

sta divozione potesse servire di guida a celebrare divotam ente la solennità instituita ad onore di questa augusta R egina del cielo. P er appagare questi pii desiderii ho procurato qui di espor­

re in nove considerazioni u n a n o ­ vena, la quale m entre può servire di preparazione alla festa di Maria aiuto dei cristian i, può egualm ente giovare a

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chi nel corso dell’anno bram asse con­

sacrar nove giorni a questa com une Benefattrice del genere um ano.

Siccome l’associazione dei divoti di Maria ausiliatrice ha p er iscopo di procurare a’ suoi soci la speciale p ro ­ tezione di Maria in punto di m orte, m ercè la divozione verso a Gesù sa­

cram entato e verso alla sua Madre im m acolata, così ebbesi cura di tra t­

tar gli argom enti e raccogliere quei pii pensieri che a ciò sem brarono più opportuni.

In quanto poi agli esempi aggiunti a ciascuna considerazione ho giudi­

cato di tacere i nom i delle persone cui si riferiscono, per loro evitare in te r­

rogazioni da p arte di qualche in d i­

screto lettore. Ma si citano le fonti da cui sono ricavati, e se ne co n ­ serva autentica relazione m anoscritta

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per chiunque desiderasse vie meglio appagare la sua divozione.

In fine poi vi è un’appendice intorno agli statuti della pia associazione dei divoti di Maria, che il sommo P o n te­

fice degnavasi di erigere in arcicon- fratern ita con Breve del 5 Aprile 1870.

Maria ausiliatrice che in questi tempi si m anifesta in tan ti m odi larga be­

nefattrice della povera u m anità, aiuti m e, e aiuti anche te , o cristiano let­

to re, affinchè possiamo vivere e m o­

rire nella grazia del Signore, ed es­

sere tutti u n giorno degni di can tar le sue lodi eternam ente in cielo. Così sia.

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P ro te s ta d el l ’A u to re.

P er u b b id ire a i d ecreti di U rbano VIII m i p r o te sto , c h e a q u an to si dirà n e l lib ro di m i­

ra co li, r iv e la zio n i, o di a ltri fa tti, non in ten d o d i a ttrib u ire a ltra a u t o r it à , c h e u m a n a ; e d a n d o ad a lc u n o tito lo di S a n to o B e a to , n on in te n d o d a rlo se n o n se c o n d o l ’o p in io n e ; ec ­ c e ttu a te q u e lle c o s e e p e r so n e , ch e so n o sta te g ià ap p ro v a te d a lla S. S e d e A p o sto lica .

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PRIMO GIORNO.

P r i m a d i f a r e la l e t t u r a o g n i g i o r n o s i d i r à :

D e u s , in a d iu to r iu m m e u m in te n d e , D o m in e , a d a d iu v a n d u m m e f e s tin a .

G lo ria P a tr i e t F ilio e t S p i r i t u i S a n c to , S ic u t e r a t in p r in c ip io e t n u n c e t s e m p e r e t in s a e c u la s a e c u lo r u m . A m e n .

M a ria , a u x iliu m C h r i s t i a n o r u m , O ra p r o n o b i s (1).

Maria aiuto dei cristiani nei bisogni della vita.

1 . Una buona m adre è sem pre un vero tesoro ed un gran conforto p er la sua fam iglia. Così Maria m adre n o ­ stra pietosa sarà certam ente sorgente di grazie e di benedizioni alle fam i­

glie dei cristiani spar si per tutto il mondo. Noi viviamo come in m are burrascoso, come in esiglio, come in

(1) I l r e g n a n te P io IX c o n c e d e 300 g io rn i d ’ In d u lg e n z a o g n i v o lta c h e sì d ic e q u e s ta g ia c u la to ria .

(14 F e b b r a i o 1869).

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valle di lagrim e. Or bene Maria è la stella del m are, il conforto del n o ­ stro esiglio, la luce che ci risch iara, la via del cielo, è insom ma la vita, la dolcezza, la speranza nostra: vita, dulcedo, et spes nostra. Ella a noi si m ostra tale coll’ottenerci continui a- iu ti sp irituali e tem porali. Maria, dice s. Girolamo, ha un cuor sì pietoso e tenero verso gli u o m in i, che non è stata mai persona, la quale talm ente si affliggesse delle proprie pene, quanto Maria delle pene altrui (1). Perciò non si tosto scorge un bisogno, che subito ci porta soccorso. Così Maria appena conobbe dall’Arcangelo che la fam i­

glia di Zaccaria e specialm ente Elisa- b etta aveva bisogno di aiuto, in tutta fretta a lei si p o r tò , facendo p er a- spre m ontagne un viaggio di circa set­

tan ta m iglia: abiit in montana cum fe­

stinatione (2). Giunta poi in quella casa avventurata Maria p er tre mesi la servì quale um ile ancella, nè più l’abban-

(1) E p i s t . a d E u s t o c . (2) L u c . I, 39.

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dono finché più non ebbe bisogno del suo servizio. — Lo stesso ella fece in Cana di Galilea. Trovavasi Maria a nozze invitata con Gesù e altri insigni personaggi, quando in sul più buono del pranzo viene a m ancare il vino.

Maria coll’occhio suo m aterno si av­

vede che gli sposi sono in pena, e si coprono orm ai di vergogna. A quella vista Maria si commove e senza punto esserne pregata pensa a p o rtar loro soccorso. Si assunse tosto, come riflette s. B ernardino da Siena, l ’uffìzio di pia ausiliatrice: officium piae auxiliatricis assumsit non rogata (1). Figlio, dice sotto voce a Gesù, non hanno vino.

Maria pronunzia queste parole con tale espressione da far conoscere che de­

sidera un m iracolo in favore di quei suoi divoti, e l’ottiene, e li consola (2).

2. Questa tenera sollecitudine Maria non scemò dacché fu dagli angeli assun­

ta in cielo; anzi viepiù l’accrebbe. — Oh! si tu tto ra Ella si ricorda che in

(1) S . A lf. d e ’ L ig u o r i Gl. d i M a r i a . (2) G io v . I I , 3.

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sul monte Calvario Gesù la fece nostra m adre. M ulier, ecce F iliu s tuus, e poi al prediletto discepolo: Ecce m ater tua (1). In quel m omento Gesù le toccò sifattam ente il cuore, e di tanta tene­

rezza per noi glielo riem pì, che im ­ m aginar non si può da m ente um ana.

Mettiamo p u re insiem e l’am ore che le m adri tu tte portano ai loro bam bini;

ma la pienezza di affetto di tutte que­

ste m adri non v arrà giam m ai ad e- guagliare l’am ore che Maria sola p o rta a ciascuno di noi. O caro pensiero, o dolce conforto! possedere in cielo u n a Madre così ten era ed amorevole!

Questa è la ragione, o divoto c ri­

stiano, per cui non si legge che nel corso di tanti secoli Maria non sia sem pre venuta in aiuto ai cristiani in qualsiasi loro bisogno. Oh! no, escla­

m ano ad u n a voce sant’Agostino e s. B ernardo, nel mondo non si udì giam m ai che alcuno nelle sue necessità abbia con fiducia fatto ricorso a Maria, e sia stato da lei abbandonato (2).

(1) G iov. XIX, 26, 27.

(2) V. S. A lf. N o v e n a d i M e d i t .

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Svolgi pure le pagine dei libri santi e delle storie tutte, scorri per ogni parte il mondo cristiano, in terro g a i popoli, i regni, le città, i villaggi, le fam iglie, e dim anda se mai tra di loro sia accaduto che Maria abbia m ancato di correre in aiuto dei bisognosi suoi figli. Alla tua dim anda tutti con voce concorde risponderanno: no, giammai.

Per meglio persuaderti di questa ve­

rità e n t r a , o lettor mio, in qualche Santuario dedicato a Maria, e tu non tard erai a c o n v in c e rti, che essa è l 'A iuto dei C ristiani nei bisogni della vita. Mira appesi a quei sacrati m uri i segni della bontà e potenza di Lei.

Colà tu vedi un m alato già spedito dai m edici, ma che per Maria acquista in ­ vece la salute; qui uno dalle febbri, al­

tro dal m al caduco, un terzo dalla can­

crena liberato. Altri ancor ne osservi, i quali per sua intercessione scam pa­

rono dalle m ani degli assassini, o dalle acque, o dagli incendi, o da una ca­

duta, e via dicendo. All’uscire di colà tu non potrai a m eno che esclam are:

O Maria, quanto sei potente e quanto

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sei buona, quanto m ai è vero che tu p o rti aiuto a chi ti invoca nelle ne­

cessità della vita.

3. Se Maria viene in nostro aiuto nei bisogni tem porali, con assai m ag­

gior p rem u ra ci soccorre nei bisogni spirituali. Sarebbe necessario scrivere grossi volum i p e r tutti enum erare i gran d i benefizi che Maria fece ai suoi divoti. San Bernardo esprim e questa verità dicendo: Iddio volle che ogni bene ci venisse p er mezzo di Maria;

totum nos habere voluit per M ariam ; e s. B ernardino da Siena soggiunge:

Tutte le grazie che noi riceviam o da Dio, si dispensano per mezzo di Maria, e si dispensano a chi vuole Maria, quando vuole, e come vuole Maria ( 1).

Ed oh! quante vergini devono il ver- ginal candore alla protezione di Lei!

quanti giovani la v ittoria delle pas­

sio n i! quanti p adri, quante m adri la salute eterna dei loro figliuoli! Si può dire che nella nuova legge non vi è santo, il quale non riconosca la sua

(1) V . S. A lf . Gl. d i M.

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santità dall’intercessione di Maria. La storia ci dice che i più insigni di essi furono anche di Maria i più divoti.

Nè solam ente Maria è l’aiuto dei c ri­

stiani in p artico lare, m a il sostegno della Chiesa universale. P er l’aiuto di Maria gli apostoli, i m artiri, la p rim i­

tiva Chiesa vinsero i persecutori; p e r l’aiuto di Lei fu debellata l’idolatria;

p e r Lei il vessillo della Croce sventolò per tutto il mondo e trionfa (1). P er Lei superati i b a rb a ri, per Lei confusi gli eretici, p er Lei estirpate le eresie.

Quindi con ragione s. Giovanni Gri- sostomo g ià chiam ava Maria il decoro, la gloria, la fermezza della Chiesa: E c­

clesiae nostrae decus, gloria et firm a­

m entum (2). P ertanto, o divoto lettore, diciamo con s. B ernardo: Nei pericoli, nelle angustie, nei dubbi, pensa a Ma­

ria , invoca Maria. Maria non p arta giam m ai dalla tu a bocca; Maria non

(1) V. S. C ir il. A le s s. O m i t . c o n t . N e s t . — O ct. N a tiv . B. V.

(2 ) Serm . a p u d M e t a p h . d ie 5. N a tiv . B. V.

in Off.

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mai si allontani dal tuo cuore. I n pe­

riculis, in angustiis, M ariam cogita, Mariam, invoca, non recedat ab ore, non recedat a corde (1).

Pratica. — Negli affanni e nelle pene invocherò sovente Maria.

E sem pio .

La s t o r i a ci s o m m i n i s t r a m o lt i e s e m p i o n d e p r o v a r e q u a n t o s o l l e c i t a sia M a r i a n e l p o r t a r s o c c o r s o ai c r i s t i a n i n e i b i s o ­ g n i d e lla v i ta . V alg a p e r t u t t i la v i t t o r i a c h e E ll a d i e d e ai c r i s t i a n i c o n t r o i T u r ­ c h i . Q u e s t i n e m i c i de l n o m e c r i s t i a n o ,

d o p o m o l t e v i t t o r i e , n e ll a so la c i t t à d i N i- c o s ia f e c e r o p a s s a r e a fil di s p a d a v e n t i m i l a c r i s t i a n i , a l t r i s c o r t i c a r e , p a r e c c h i s b r a ­ n a r v iv i. N o n p a g h i d i c iò , n è d e l l e c o n ­ q u i s t e f a t t e , d i s a n g u e e d i s t r a g e m i n a c ­ c i a r o n o t u t t a la c r i s t i a n i t à . Chi o s e r à o p p o r s i a q u e i f o r m i d a b i l i n e m i c i ? P a p a s. P io V, c h e a ll o r a g o v e r n a v a la C h i e s a , c e r c ò b e n s ì d i u n i r e i p r i n c i p i c r i s t i a n i i n u n a s a n t a leg a; li i n v it ò , li p r e g ò a

(1) H o m . 2 s u p e r M i s s u s est.

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p r e n d e r e le a r m i c o n t r o il c o m u n n e ­ m i c o , m a s o l o il r e di S p a g n a F i l i p ­ po II, e il d u c a di S a v o i a E m a n u e l e F i l i b e r t o , e p o c h i a l t r i i t a l i a n i si c o m ­ m o s s e r o a ll a voce d e l V i c a r i o d i G. C. A l l o r a il p a p a , s c o r g e n d o le f o r z e d e i c r i s t i a n i t r o p p o i n f e r i o r i a q u e l l e d e g li i n f e d e l i ed u m a n a m e n t e p a r l a n d o e s s e r e i m p o s s i b i l e u n a v i t t o r i a , r i p o n e t u t t a s u a f i d u c i a i n M a r i a . O r d i n a p e r t a n t o p u b b l i c h e e p r i v a t e p r e g h i e r e p e r t u t t a la c r i s t i a n i t à , ed e g li s t e s s o p i e n o d i c o n f id e n z a si a b b a n d o n a n e l l e b r a c c i e d i L e i . C o m a n d a p o s c i a ai g e n e r a l i d e ll’a r m a t a c r i s t i a n a c h e r i m a n ­ d i n o d a l l o r o e s e r c i t o t u t t a la g e n t e di m a l a vita , e c h e e s i g a n o d a i r i m a n e n t i s o l d a t i u n a c o n d o t t a i r r e p r e n s i b i l e , ed u n a t e n e r a d i v o z i o n e a M a r i a . I c o m b a t t e n t i si c o n f e s s a n o , r i c e v o n o la s a n t a C o m u ­ n i o n e , e d a l V i c a r i o d i C r i s t o b e n e d e t t i , e s o t t o la p r o t e z i o n e d e lla R e g i n a del c ie lo si m e t t o n o i n m a r e in c e r c a d e l n e m i c o . A gli o tto d i o t t o b r e le d u e flott e si i n c o n ­ t r a n o v i c i n o a L e p a n t o , c it t à d e lla G r e c i a . E r a n o le q u a t t r o d e lla s e r a . Col s u o n o d e l l e t r o m b e si d à a ll o r a il s e g n a l e d e lla b a t t a g l i a , e i c r i s t i a n i al g r i d o di Viva M a ria si s c a g l i a n o c o n t r o gli i n f e d e l i . Già si e r a c o m b a t t u t o c o n g r a n d e a c c a n i m e n t o u n ’o r a i n t i e r a , e la v i t t o r i a p e n d e v a t u t -

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t o r a i n d e c i s a , q u a n d ’e c c o c a d e m o r t o il c a p o d e i T u r c h i . A. q u e s t a n o t iz i a i b a r ­ b a r i si p e r d o n o di c o r a g g i o , si c o n f o n ­ d o n o , e si d a n n o a ll a f u g a ; le l o r o n a v i s o n o a r r e s t a t e , a f f o n d a t e , o b r u c i a t e . La s t r a g e è g e n e r a l e , la s c o n f i tt a c o m p i u t a . I n b r e v e o r a i T u r c h i p e r d o n o t r e n t a m i l a u o m i n i , d u e c e n t o v e n t i q u a t t r o n a v i , q u a t ­ t r o c e n t o v e n t i s e t t e c a n n o n i . Q u e s te p e r ­ d i t e d i e d e r o il t r a c o l l o a lla m u s s u l m a n a p o s s a n z a , la q u a l e d a q u e l g i o r n o a n d ò o g n o r a s c a d e n d o , p e r g i u n g e r e o g g id ì a - g l i e s t r e m i . O g n u n o r i c o n o b b e c h e u n a v i t t o r i a c o s ì p o r t e n t o s a e r a d o v u t a a Ma­

r i a , la q u a l e n e l m o m e n t o s te s s o c h e la facev a r i p o r t a r e , d e g n a v a s i e z i a n d i o di r i ­ v e l a r l a i n R o m a al s u o d i v o t i s s i m o P i o c o n u n a c e l e s t e v i s i o n e . I n s e g n o d i r i - c o n o s c e n z a e di affe tto P i o V d e c r e t a v a c h e fosse i n s e r i t a n e l l e L ita n ie L a u r e tane la i n v o c a z i o n e : M a r ia , a u x iliu m C h ristia ­ n o ru m , ora p ro nobis.

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SECONDO GIORNO.

D e u s, in a d i u t o r iu m m e u m in te n d e , D o m in e , a d a d iu v a n d u m m e fe stin a , G lo ria P a t r i e tc .

S ic u t e r a t e tc .

M a ria, a u x i l i u m C h r is tia n o r u m , O ra p r o n o b is .

Onorare Maria nelle solenni là e nei giorni a Lei consacrati.

2. Se vogliamo che Maria ci aiuti nei bisogni della vita, si richiede una sincera volontà, un vivo desiderio di contentarla e com piere tutto quello, che sappiam o tornarle gradito, ono­

randola specialm ente nelle solennità e negli altri giorni a Lei consacrati.

In questi giorni gli angeli e i santi del cielo esultano di g io ia ; m oltiplicano le lodi alla loro R e g in a , e intorno al suo trono si stringono per ossequiar­

la e proclam are il suo potere e la su a gloria. Perciò nei gio rn i a Lei con-

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sacrati procuriam o di m ondare l’anim a n ostra da ogni m acchia di peccato p er mezzo di una buona confessione, ac­

costandoci poscia alla santa com u­

nione. È questo il m odo più acconcio p er com piacere a Maria, e celebrare le sue solennità. Non m anchiamo di re carci ad ascoltare le sue lodi in qualche chiesa e non potendo, leg­

giam o alm eno, e m editiam o qualche sua v ir tù , specialm ente quei fatti e quei m isteri, che vengono rico rd ati in quelle speciali solennità.

2. Ma a fine di re n d erc i più g ra­

devoli a Maria nei giorni dedicati alle sue glorie procuriam o, o divoto c ri­

stiano, di apparecchiarvici con una pia novena, o con un triduo alm eno. Che fa un buon figliuolo allorché sa che si avvicina la festa della sua genitrice?

nei giorni che precedono egli va p re­

parando il regalo da farle; pensa ai fiori coi quali form are un bel m az­

zetto degno della m adre; si prep ara u n a lettera oppure u n serm oncino con cui possa m eglio esprim ere a suo tempo i figliali affetti del suo

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cuore. Oltre a ciò egli in quei g io r­

ni si fa un grande im pegno di com­

piere più esattam ente tutti i suoi do­

veri; si guarda più che m ai dal recarle fosse ben anche m inim o di­

sp iacere; si studia insom ma di con­

ten tarla in ogni cosa. Così nei giorni che precedono le feste di Maria, siamo più esatti nell’adem pim ento dei n o ­ stri doveri, più pazienti, più ca rita­

tevoli. Al m attino, lungo il giorno, alla sera procuriam o di sollevare con calde giaculatorie la m ente ed il cuore a M aria: cerchiam o d i vivere in una stretta unione con Lei facendo ogni cosa per darle piacere. Questi atti di virtù sono come un vago mazzetto di fiori spirituali, da offrire a Maria nel dì della festa. Venite, o figli, ella va dicendo, fatemi ghirlande di f i o r i, circondatem i di frutti, perchè io lan­

guisco d’am ore per voi: fulcite me floribus, stipate me malis, quia amore langueo (1). I più divoti sogliono fare tutti i giorni della novena una m o r­

(1) C a n t. II, 5.

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tifi cazione nel cibo o nella bevanda, oppure fare una lim osina, od ascol­

tare una M essa, od anche accostarsi ogni giorno alla santa com unione. Se la novena o il triduo ha luogo in qual­

che Chiesa, si portano puntualm ente alle funzioni che vi si fanno. Santa G eltrude nella festa d ell'A ssu n z io n e vide Maria con sotto il manto un coro di bellissim e giovanette; e intese che quel fortunato drappello era di quelle anim e, che si erano divotam ente ap­

parecchiate a quella sacra solennità;

e che perciò Maria d’allora in poi le guardava con occhio più benigno, e gli angeli le custodivano con m aggior

affetto.

3. Oltre agli ossequi che prestiam o a Maria nel corso dell’anno, nelle n o ­ vene e nelle sue feste, la santa Chiesa ci esorta di consacrare al culto di Lei anche il sabato di ogni setti­

m ana. P erciò pratichiam o anche noi in quel giorno qualche atto di virtù e di pietà in onore di questa augusta Regina del cielo. S. Giovanni della Croce, s. Teresa, san t’Alfonso Maria

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de’ Liguori e m olt i altri solevano in quel giorno d ig iu n are ; e così sogliono fare ancora oggidì tanti buoni c ri­

stiani. Altri fanno una visita in chiesa, o recitano qualche preghiera in casa a- v a n ti a d u n a im m agine di M aria; altri offrono tu tte le azioni di quella g io r­

n ata in onore di Lei.

Ma questo non ci basti, o fratello.

Non lasciamo passare giorno senza ono­

ra re Maria. Salutiam ola sovente con a- morose giaculatorie. S. B ernardo, salu­

tando un giorno con molto affetto la Vergine colle parole Ave Maria, udì r i ­ spondersi da Lei: Ave Bernarde. Stu­

diamoci anche d’ intervenire alle so­

lenni processioni solite a farsi in onore di questa celeste Regina. Facciamoci a- scrivere a qualche pia C onfraternita, adem piendo poscia le pratiche di divo­

zione in quella prescritte. P arla spesso di Lei coi giovani e cogli a d u lti, dif­

fondi delle im m agini, delle m edaglie, dei lib ri che trattin o delle sue g ra n ­

dezze, e facciano concepire per Lei tenera confidenza ed am ore. Oh! al­

lora Maria ci proteggerà da vera Ma­

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dre in questa v it a , e ci p rep arerà in cielo un seggio distinto, perchè sta scritto: quelli che mi onorano avranno la vita e te rn a : qui elucidant me, vitam aeternam habebunt (1).

Pratica. — Propongo di fare o- gni sabato qualche astinenza in onore di Maria.

Esem p io .

I d d i o , s p e c i a l m e n t e i n q u e s t i u l t i m i t e m p i , si c o m p i a c e d i o p e r a r e in so llie v o d e g l i afflitti l e p i ù g r a n d i m a r a v i g l i e ad i n t e r c e s s i o n e d i M a r i a A u s i l i a t r i c e . N el c o r s o d i q u e s t a n o v e n a n o i n e a n d r e m o n a r r a n d o a l c u n e a c o m u n e e d if ic a z io n e . S e r v a p e r o r a il fa tto s e g u e n t e .

L ’a n n o 1 8 6 8 ai 1 0 di g i u g n o v e rso il m e z ­ z o g i o r n o g i u n g e v a i n T o r i n o a l l a c h ie s a di M a r i a A u s i l i a t r i c e u n u o m o d i a s p e tt o s i g n o ­ r i l e . D isc eso d a l l a c a r r o z z a c h e a p r e c i p i t o s o c o r s o ve lo a v ev a p o r t a t o , egli e n t r a n e l t e m ­ p i o , e d i m a n d a d i f a r e la s u a c o n f e s s i o n e : di p o i c o n e s e m p l a r e r a c c o g l i m e n t o si a c ­ c o s t a a ll a s a n t a C o m u n i o n e . F a t t o l ’o p -

(1) Eccl. I cap, 24.

(23)

p o r t a n o r i n g r a z i a m e n t o , va i n s a g r i s t i a , fa u n ’offerta al d i r e t t o r e d e lla c h ie s a , d i ­ c e n d o : P r e g a t e p e r m e , e r a c c o n t a t e p e r t u t t o il m o n d o le m a r a v i g l i e del S i g n o r e m e r c è la i n t e r c e s s i o n e d e lla ss . V e r g i n e . I n t e r r o g a t o c h i f o s s e , e q u a l cosa ve lo a v e s s e c o n d o t t o , io , r i s p o s e , v e n g o da F a ­ e n za ; av eva u n b a m b i n o , u n i c o o g g e tt o d e l l e m i e s p e r a n z e . C a d u t o a m m a l a t o a q u a t t r o a n n i di età, n o n m i si d a v a p i ù s p e r a n z a d i v i t a , e lo p i a n g e v a i n ­ c o n s o l a b i l m e n t e c o m e m o r t o . U n a m i c o p e r c o n s o l a r m i m i s u g g e r ì d i f a r e u n a n o v e n a a M a r i a a i u t o d e i C r i s t i a n i , c o n p r o m e s s a d i f a r e q u a l c h e o b l a z i o n e p e r q u e s t a c h i e s a . P r o m i s i t u t t o , e vi a g g i u n s i di v e n i r e p e r s o n a l m e n t e a f a r e la m i a of­

f e r t a a c c o s t a n d o m i q u i ai s s . S a c r a m e n t i s e o t t e n e v a la g r a z i a . I d d i o m i e s a u d ì . A lla m e t à d e ll a n o v e n a m i o figlio e r a f u o r i d i p e r i c o l o , ed o r a g o d e o t t i m a s a ­ l u t e . E g li n o n s a r à p i ù m i o , m a lo c h i a ­ m e r ò p e r s e m p r e figlio di M a r i a . Ho c a m m i n a t o d u e g i o r n i : a v e n d o o r a c o m ­ p i u t o la m i a o b l i g a z i o n e r i p a r t o c o n s o l a t o , e b e n e d i r ò s e m p r e la M a d r e d e l l a M is e ­ r i c o r d i a , M a r i a A u s i l i a t r i c e ( 1 ) .

(1) V. R i m e m b r a n z a di u n a s o l e n n i t à i n o - n o r e d i M a r i a A u s i l i a t r i c e , T o rin o tip . d e l- l ’O r a to rio d i S . F ra n c e s c o d i S a le s . 1868.

(24)

TERZO GIORNO.

D eu s, in a d iu to r iu m m e u in in te n d e : D o m in e , ad a d iu v a n d u m m e fe stin a .

G lo ria P a tr i e tc . S ic u t e r a t e tc .

M a ria , a u x i l i u m C h r is tia n o r u m , O ra p ro n o b is.

Promuovere la santificazione delle feste, la fuga delle bestemmie e dei cattivi discorsi.

1. Tre gravi disordini penetrarono oggidì in mezzo ai cristian i; disor­

dini, che m entre insultano la Maestà di D io, e fanno strage delle a n im e , straziano il Cuore dolcissimo di Ma­

ria. Il prim o di questi è la profana­

zione delle feste. Ormai siamo giunti al punto che in molte città e paesi non si fa più distinzione tra giorni di festa e di lavoro. Nei dì festivi si lavora in cam pagna, si lavora nelle officine, si lavora in pubblico, si la­

vora in privato. Sem bra che i nem ici

(25)

di Dio siansi uniti gridando: facciamo cessare in sulla terra i giorni di festa (1).

— Il secondo disordine è la be­

stem m ia, che va terribilm ente allar­

gandosi. P ur troppo il demonio seppe far im parare da m olti cristiani l’in i­

quo m estiere che egli esercita n e ll'in ­ ferno: maledire e bestemmiare. Quindi bestem m ie di ogni genere corrono p e r la bocca di m o lti, dei grandi e dei p ic c o li, degli uom ini e per sino delle donne. Si bestem m ia Iddio e la sua Provvidenza, i suoi attrib u ti, il ss. S acram ento, e quanto avvi di r e ­ ligioso e di santo. — Quasi poi questi due disordini non bastassero a deso­

lare la te rra , un terzo se ne aggiunge non meno alle anim e funesto, voglio d ire i discorsi irrelig iosi e disonesti.

Coi prim i si attenta alla p u rità della fede, coi secondi alla p u rità dei co­

stum i; coi prim i si fa perdere la stima della Chiesa e dei suoi m in istri; coi secondi si corrom pono i costum i, le m enti, e i cuori. Corrumpunt bonos

(1) S a lm . 73.

(26)

mores colloquia prava (1). Ter questi tre delitti l’inferno allargò, per così dire, vie più le sue fauci, perchè un n u ­ m ero sterm inato di cristiani vi precipita ogni giorno infelicem ente. Oh! tem pi deplorabili! Ne ride l’ in fe rn o ; ne piange il cielo.

2. C ristiano, se vogliamo fare un piacer grande a Maria, non solam ente non dobbiam o m acchiarci l’anim a di alcuno di questi peccati, ma con tutto lo zelo dobbiamo p ro c u rare di estir­

parli dal m ondo, o di dim inuirli al­

m eno. Questo procuriam o di ottenere e coll’esempio e colle parole da tu tti quelli, coi quali avremo da tra tta re , e specialm ente dai nostri dipendenti.

Quindi in casa tua sii tu il primo a santificare i giorni festivi. P rocura al sabato, e alla vigilia delle feste di com piere ogni lavoro pressante, affin­

chè all’indom ani il demonio non ti faccia trovare qualche pretesto per lavorare, o far lavorare. Sappiano quei di tu a fam iglia che tale è il tuo vo­

(1) I C o r in t. 15.

(27)

lere; lo sappiano i tuoi servi affinchè si sbrighino di ogni faccenda sino dal giorno antecedente. R ic o rd a ti, dice Iddio, di santificare il giorno festivo;

nè fare in quel giorno alcuna opera servile: memento ut diem sabbati san­

ctifices, nec facies in eo o m n e opus (1).

Pertanto ricordiam oci che il giorno festivo è giorno del Signore, e che oltre all’astenerci dalle opere servili dobbiamo occuparlo in cose che to r ­ nino di onore e di gloria a L u i , e di vantaggio all’anim a nostra. Se san ­ tificherem o debitam ente la festa sarem o benedetti. Iddio in più luoghi della sacra scrittu ra prom ette grandi p ro ­ sperità ai fedeli osservatori delle fe­

ste (2); p er lo contrario le più gravi sventure devono aspettarsi i pro fan a­

tori delle m edesim e. N ell’antica legge era loro m inacciata la m orte sotto colpi di p ietra: qui polluerit illud morte m orietur (3). Il venerabile cu­

( 1 ) E x o d . 20 . (2) L e v it. c a p . 26.

(3) E x o d . 31.

(28)

rato d’Ars diceva con tutta rag io n e:

Io conosco due m ezzi per andare in rovina: rubare e profanar le feste.

3. Guardiamoci poi anche, o divoto letto re, dal profferire bestem m ie di qualsiasi genere. La bestem m ia è una solenne ingiustizia, ed una n era in ­ gratitu d in e contro Dio: è u n ’azione da disperato. Sant’Agostino parlando di quelli che bestem m iano Gesù Cri­

sto, dice che il loro peccato non è meno grande di quello de’ Giudei che lo hanno messo in croce: non m inus peccant qui blasphemant Chri­

stum regnantem in coelo, quam qui crucifixerunt ambulantem in terris (1).

Se mai tu fossi padre, m adre, o go­

dessi qualche altra superiorità, avvisa, castiga pur anche i colpevoli con pene proporzionate. Oh! no, non perm et­

tere giam m ai che taluno abbia l’a r ­ dim ento di profanare la tua casa con questo peccato. Iddio nell’antica legge com andava che i bestem m iatori fos­

sero condannati a m orte e fatti m o­

(1) In cap . 26 M att.

(29)

rire sotto un nembo di sassi: qui blasphemaverit nomen D om ini, m o rte m oriatur: lapidibus opprimet eum om­

nis m ultitudo (1). Sebbene oggidì non sia più in vigore questa legge penale, tuttavia Iddio non manca talora di punire i profanatori del suo nome coi più te rrib ili castighi. Spesse volte basta anche u n a sola bestem m ia per far piom bare sul capo la divina m a­

ledizione. P er la bestem m ia nel campo di Sennacheribbo caddero in una sola notte 180 m ila soldati. F araone b e­

stem m ia gridando: non conosco il S i ­ gnore, e vien sepolto nel m are col suo esercito. Giuliano apostata be­

stem m iando m uore trafitto. Ario b e­

stem m iatore della divinità di Gesù Cristo perisce in un cesso. Olimpio Ariano avendo pubblicam ente bestem ­ m iato contro la ss. T rin ità , venne alla presenza di tanti che lo ascolta­

vano colpito ed incenerito da tre colpi di fulmine (2). Sì , è difficile che la

(1) L ev. c a p . 14.

(2) A nno 510.

(30)

bestem mia vada quaggiù im punita.

Fuggiam ola p e r carità. Ciò che ti ra c ­ comando in riguardo alle bestem m ie, valga contro ai cattivi discorsi. Non lasciarti in d u rre giam m ai a p arla r male della Religione, delle sue p ra ti­

che, e dei suoi m inistri. R ispetta il papa e le sue decisioni; onora il ve­

scovo, il paroco ed ogni sacra p e r­

sona, e sta loro soggetto di m ente e di cuore: obedite praepositis v e stris, et subiacete eis, diceva s. Paolo (1).

R iguardo poi al buon costum e, siano ognora le tue parole oneste, caste e pudiche. Sappi che ciò che non è le­

cito di fare, non è p u r lecito di p e n ­ sarlo, e tanto meno di dirlo in p re ­ senza a ltru i; anzi spesso anche di ciò che ti sarebbe lecito di fare, è de­

litto p arlarn e con altri. Se Dio farà giudizio rigoroso delle parole oziose e delle parole i n u tili, che cosa sarà delle cattive e scandalose? Talora ba­

sta una sola di queste parole p e r p o r­

tare la rovina in u n ’anim a, p e r c h è ,

(1) H e b r e o r , 13.

(31)

come si disse, guastano i buoni co­

stum i i discorsi cattivi: corrum punt bonos mores colloquia prava. — Non dire: Se io parlo un poco liberamente, il fo con persone di giudizio, delle quali non vi ha da temere. Questo è un inganno. P er com m ettere un pec­

cato m ortale basta un pensiero cat­

tivo acconsentito. Come puoi essere sicuro che c o lu i, il quale ti ascolta, non cada vittim a delle tue paro le?

E p o i , sei cristiano, e tanto basta.

C onsacrata è la tua lingua dal corpo di Gesù C risto, che tante volte r i ­ cevesti nella santa Comunione. Deh!

non profanarla con discorsi di fango.

San Paolo dice ai cristiani che certi vizi non devono neanche nom inarsi tra di loro: im pudicitia nec nom ine- tur in vobis. Nemmeno to llerare giam ­ m ai che irreligiosam ente o sconcia­

m ente si p arli in tua presenza, e quando ciò si facesse sappi m ostrarti corag­

gioso, alzare la voce cogli in f e r io r i, avvisare gli eguali, e colle persone a te su p erio ri, qualora la prudenza con­

sigliasse di ta c e r e , tuttavia m ostra

(32)

u n ’aria di disgusto da far conoscere che tu ti rifiuti dal prender p a rte a siffatte conversazioni. Oh! sì , Maria ti aiuti a fuggire sem pre i tre mali accennati, e ti conceda la grazia di dim inuire a Lei ed al suo divin Figlio tante offese, e chiudere l’inferno a tante anim e infelici!

Pratica. — Santificherò i giorni di festa e fuggirò le bestemm ie e i discorsi cattivi.

E sem p io .

S e Id d io p r o t e g g e e p r e m i a a n c h e in q u e s t a vi ta i d i v o ti di M a r i a , n o n la s cia p e r ò d i p u n i r e ta lv o lta a n c h e t e r r i b i l ­ m e n t e q u e ll i c h e la d i s o n o r a n o e la b e ­ s t e m m i a n o . R i f e r i a m o n e a l c u n i fa tt i .

N e s t o r i o e r e t i c o d e l q u i n t o s e c o lo b e s t e m ­ m ia M aria d i c e n d o c h e n o n è m a d r e d i Dio; m a eg li n o n fin is ce in p a c e i s u o i g i o r n i . A s s a li t o i n b r e v e da t e r r i b i l e m a ­ la t t i a m u o r e c o lla l i n g u a i m p u t r i d i t a , e c o r r o s a d a i v e r m i . N e l l ’o tta v o s e c o lo Co-

(33)

s t a n t i n o C o p r o n i m o b e s t e m m i a a n c o r eg li la B e a t i s s i m a V e r g i n e ; m a G e s ù C rist o n o n la s c ia i m p u n i t o il b e s t e m m i a t o r e di s u a M a d r e . C o s t a n ti n o è co lto da v e r g o g n o s a i n f e r m i t à ; n e l s u o c o r p o si f o r m a n o u l c e r i e p u s t o l e i n f u o c a t e c h e gli f a n n o m a n d a r e a lt e g r i d a , m e n t r e u n ’a r d e n t i s s i m a f e b b r e lo d i v o r a . I n f i n e t r a i p i ù o r r i b i l i t o r m e n t i s m a n i a n d o e g r i d a n d o m a n d a l ' u l t i m o r e ­ s p i r o . Il figlio s e g u e le p e d a t e del p a d r e , e ai d e t t i a g g i u n g e i f a tt i . E g li u n g i o r n o fa s t r a p p a r e s a c r i l e g a m e n t e le c o r o n e di g e m m e e d i d i a m a n t i c h e i n c h ie sa a d o r ­ n a n o il c a p o d i M a r i a e le p o n e s o p r a la s u a t e s ta . Ma s u l l ’i s t a n t e la s u a f r o n t e è c o p e r t a da p e s t i f e r i c a r b o n c h i , c h e di q u e l g i o r n o m e d e s i m o lo t r a g g o n o a m o r t e . U n c a v a li e r e d i O l a n d a d e r i d e n d o la d iv o ­ z io n e dei c a t t o li c i v e r s o la S S . V e r g i n e d i s s e u n g i o r n o : S e questa M adonna fa m i ­ racoli, perchè m a i non rende la vista al m io cavallo cieco? Il b e s t e m m i a t o r e è e s a u d i t o : il c a v a llo a c q u i s t a la v ista; m a la p e r d e s u l ­ l’i s t a n t e il c a v a l i e r e ( 1 ) . P i ù n o n la f i n ir e i se volessi c o n t i n u a r e . B a s t in o q u e s t i p o c h i fa tti p e r c o n v in c e r c i c h e I d d i o v u o le c h e n o i r i s p e t t i a m o ed o n o r i a m o la s u a S a n ­ t is s i m a M a d r e .

(1) V. A p o l o g i s t a . N. 10, a n n o X II.

(34)

QUARTO GIORNO.

D e u s , in a d iu to r iu m m e u m in te n d e . D o m in e , a d a d iu v a n d u m m e fe stin a . G lo ria P a t r i e t F ilio etc.

S ic u t e r a t e tc .

M a ria , A u x iliu m C h r is tia n o r u m , O ra p r o n o b is .

Confessione frequente.

1 . Una delle più grandi m isericordie di Gesù Cristo è il Sacramento della confessione. Gu ai p er noi se Gesù avesse detto: « Io vi fo dono del b at­

tesimo, vi cancello il peccato originale ed attuale se lo avete, vi costituisco eredi del mio regno; ma pretendo che vi conserviate innocenti sino alla fine della vita. Se mai qualcuno avesse l’ardim ento di m acchiarsi di grave col­

pa, sappia che per lui non vi sarà più speranza di salute. » Gesù avrebbe potuto parlare così , e tuttavia grande sarebbe stata la sua m isericordia per averci data la grazia del santo batte­

simo. Ma conoscendo la nostra debo­

lezza e sapendo che dopo il battesimo molti avrebbero gravemente peccato,

(35)

stabilì un altro Sacram ento, pel cui mezzo potessimo ricu p e rare la sua di­

vina grazia, il diritto e la speranza del Paradiso. Diede pertanto ai suoi m inistri la potestà di perdonare in suo nome i peccati: quorum, remiseri­

tis peccata rem ittun tur eis (1), e ordinò di perdonare non solamente sette volte, come gli dom andava s. Pietro, m a fino a settanta volte sette: usque ad, septua­

gies septies (2), cioè a dire tutte le volte che il peccatore pentito avesse con­

fessate le sue colpe.

P er volere di Gesù Cristo la confes­

sione è adunque il secondo mezzo di riconciliazione con Dio; è la seconda tavola dopo il naufragio. Chiunque dopo il battesim o ha commesso un peccato m ortale non ha più altro scampo che il confessare, cioè dire con pentim ento tutte le sue colpe ad un sacerdote ap p ro v ato , e ricevere da lui l’ assoluzione. In tutti i tempi la con­

fessione segreta dei peccati fu praticata;

in tutti i tempi essa fu giudicata ne-

(1) G io v . 20.

(2) M att. 18.

(36)

cessaria per ottenere il perdono da Dio. Nel quinto secolo della Chiesa s. Agostino esorta i fedeli a fare per tempo penitenza dei loro p e c c a ti, e ne dà la ragione colle seguenti parole:

Perchè se alcuno viene all’estremo della vita non sa se potrà riceverla ancora, ed ignora se potrà ancora a Dio e al sacerdote confessare i suoi peccati (1).

— Nel terzo secolo s. Cipriano racco­

manda parim ente ai peccatori di con­

fessare i p ro pri delitti m entre sono in vita, mentre la loro confessione può essere ricevuta, mentre può ottenersi la penitenza e il perdono per mezzo dei sacerdoti (2). Poco prim a Origene pa­

ragonava il peccatore a colui che ha nello stomaco una forte indigestione, e dice che se non vuole essere soffo­

cato deve mettere fuori il suo peccato confessandolo al medico spirituale, cioè al sacerdote (3). — P er queste ragioni la Chiesa radunata nel concilio di Trento condannò come eretici quelli

(1) S e r m . 393.

(2) De la p sis .

(3) H o m . I I in, p s a l . 37.

(37)

che negano la divina instituzione, e la necessità della confessione (1).

Quindi ricchi e poveri, servi e padroni, r e , m o n arc h i, im p e ra to ri, s a c e rd o ti, vescovi, i medesimi sommi pontefici, tutti devono piegare la fronte innanzi ad un sacerdote per ottenere il p e r­

dono delle colpe che avessero com ­ messe dopo il battesim o.

2. La confessione non ha solo il vantaggio di ridonarci la grazia di Dio quando l’ avessimo perduta, ma di accrescerla qualora vi ci accostassimo con soli peccati veniali. Essa ci arreca ancora altre u tilità : impedisce che il vizio prenda radici nel nostro cuore;

diminuisce i peccati, dandoci la forza di evitarne m olti e gravi e leggeri : rende ognor più bella l’anim a nostra agii occhi di Dio. Laonde s. Bernardo ci esorta con queste p arole: Ama la confessione, se desideri com parir bello al divino cospetto: ama confessionem si affectas decorem (2). Colla confessione ci ottiene ancora una perfetta pace di

(1) S e ss . XIV, c a n . 6, 7.

(2) E p is t. 93. a d V ir g . S o p h .

(38)

soscienza. Per mezzo della confessione si ricevono dei saggi consigli da un fedele amico dell’an im a, m aggior for­

tezza nel com battere e debellare il dem onio, m aggior confidenza pel dì della m o rte , m aggiori m eriti pel cielo.

In vista di tanti spirituali vantaggi ogni cristiano deve darsi grande p re ­ m u ra p er accostarsi sovente a questo S acram ento, poiché p er godere degli accennati beni non basta accostarvisi una sola volta all’a n n o , o di rado. Se uno si lavasse solam ente una o due volte all’anno oh! quanto diverrebbe b ru tta e deform e la sua faccia! Se u n a sola o due volte all’ anno egli p u ­ lisse i suoi abiti spanderebbe certa­

mente u n a puzza orrenda. Non a ltri­

m enti accade all’anim a di co lu i, il quale si accosti di rado alla confes­

sione. P erc iò , o lettor m io , pro cu ­ riam o di accostarvici in tutte le so­

lennità di nostro Signore, e della Beata V ergine, e meglio ancora ogni q u in ­ dici giorni, od u n a volta al mese come raccom andano tutti i catechism i, op­

pure ogni otto giorni, secondo che con­

(39)

sigliava s. Filippo Neri. — Dirà ta­

luno: Io vorrei confessarmi spesso, ma i m iei affari me lo impediscono. Questa è una scusa vana; è un inganno del demonio. È scusa van a , perchè a fine di accostarti alla confessione tu po­

tresti scegliere i giorni festivi, nei quali gli affari tem porali devono n e­

cessariam ente essere messi da parte.

Ciò posto, è impossibile che un c ri­

stiano non possa di quando in quando trovare alm eno u n ’ora nella festa per com piere un atto di sì grande vantag­

gio. È ancora un inganno del demonio, perchè il p rim o , il più im portante, anzi l’unico affare è quello di salvarti.

Oh! grida il Signore: che cosa giova al­

l'uomo se guadagnasse ben anche tutto il mondo, se poi viene a perdere Ca­

m m a su a (1)?

3. Il demonio nem ico di tutte le opere sante, quando non riesce ad al­

lontanarci dalla confessione si adopera che ci accostiamo senza le dovute di­

sposizioni, e così ne ricaviam o poco e nessun vantaggio. Perciò, o divoto

(1) M a tt. 16.

(40)

cristiano, m etti in pratica i due se­

guenti avvisi, che io stimo della m as­

sima im portanza.

1. In ogni tua confessione pensa che quella potrebbe essere l ' ultim a della vita. Credimi, o lettore, un gran num ero di cristiani si confessano ma, s i confessano male. Santa Teresa a que­

sto riguardo ebbe u n a terribile visione.

Dio le fece vedere la m oltitudine di anim e che presentavansi al divin tr i­

bunale p er essere giudicate, e v i d i , essa d ic e , che quelle anim e cadevano nell 'inferno come d’inverno la neve cade sul dorso delle m ontagne. Spa­

ventata ne dim andai la cagione; e Dio rispose che quelle se ne anda­

vano alla perdizione non p e r essersi rifiutate di confessarsi, ma per essersi confessate male. Perciò confessati nel corso della vita come se fossi al punto di m orte, cioè dolorosamente e sin ­ ceramente, procurando di m ettere in p ratica i proponim enti che fai nella tua confessione.

2. Nel fare l’esame dà sempre uno sguardo alla vita passata, e qualora

(41)

trovassi qualche im broglio di coscienza o ti venisse qualche tim ore sulle con­

fessioni già fatte, confidalo tosto al confessore. Non differire di volta in volta, perchè ti m etteresti in pericolo di fare confessioni sacrileghe, o per lo meno con grave danno dell’anim a tua.

Coraggio adunque, divoto di Maria, osserva quanto ti dissi, e quando ti accosti a questo Sacramento di m ise­

ricordia, ricordati di pregar Maria che ti ottenga un vero dolore delle tue colpe, ed u n fermo proponim ento di fuggire sem pre e dovunque il peccato e le occasioni di peccare. Cosi facendo tu ti renderai ognora più caro a que­

sta Regina del cielo, e acquisterai in ogni tua confessione un accresci­

m ento di grazia in te r r a , un aum ento di gloria pel cielo.

Pratica. — Mi preparerò a fare una buona confessione in onore di Maria, e se il confessore ne vedesse il bisogno farò anche la confessione generale.

Esem pio.

M aria A u s i l i a t r i c e fa s e n t i r d a p e r t u t to i d olci effetti d e lla s u a p o te n z a e del

(42)

s u o m a t e r n o a m o r e . Il 2 6 L u g li o d e l ­ l ’a n n o 1 8 6 8 u n a p e r s o n a s c riv ev a d a l ­ l ’A u s t r i a la s e g u e n t e r e l a z i o n e .

P o c h i g i o r n i o r s o n o o p p r e s s a dallo s p a v e n t o io i n v o c a v a il s o c c o rs o d i Maria A u s i l i a t r i c e a f a v o r e d e l m i o g e n e r o , ed o r a n o n so c o n q u a l i e s p r e s s i o n i p o terla r i n g r a z i a r e . L ’i n f e r m o d o p o s e r i a m a l a t ­ t ia e r a a l l ’e s t r e m o d e ll a v i t a . Con s o m m a e s e m p l a r i t à r i c e v e t t e i s a n t i S a c r a m e n t i e m o s t r a v a la r a s s e g n a z i o n e e la fortezza d e l v e r o c r i s t i a n o a g o n iz z a n t e . M a i o , m ia figli a, e t u t t i q u e l l i d e lla f a m i g l ia e r a v a m o a t t e r r i t i a l p e n s i e r o d e lla p e r d it a di l u i . I n q u e s t o t e r r i b i l e f r a n g e n t e i n c o m i n ­ c i a m m o u n a n o v e n a i n o n o r e d i M ari a A u s i l i a t r i c e , u n i c a n o s t r a s p e r a n z a . Al g i o r n o 1 8 i n c o m i n c i a m m o la m e m o r a b i l e n o v e n a e d io m i s i al co ll o d e l l ’i n f e r m o la p r o d i g io s a m e d a g l ia di M aria A u s il i a t r i c e . M a rav ig lia a d i r s i ! Il g i o r n o stesso l ’a m ­ m a l a t o a c q u i s t ò t a n t o a u m e n t o d i fo r ze c o n t a le d i m i n u z i o n e d i m a l e , c h e i m e ­ d ici lo g i u d i c a r o n o f u o r i d i p e r ic o lo . Oggi ( 2 6 l u g l i o ) il m a l a t o p a r l a , r i d e , c e ­

lia ed h a g ià p o t u t o r i s to r a r s i c o n b i b ite e c o m m e s t i b i l i d i v a r ii g e n e r i . S ia a d u n q u e o r a e s e m p r e d a l u t t i e d i n o g n i lu o g o be­

n e d e t t o , e s a l t a t o , i n v o c a t o il n o m e di Ma­

r i a A u s i l i a t r i c e .

(43)

Al fa tto s u r r i f e r i t o a g g i u n g i a m o q u e s t o a l t r o a v v e n u t o i n H u e t e n e l l a S p a g n a il 2 9 m a g g i o 1 8 6 7 . U n a p o v e r a m a d r e avev a u n p icc o lo fi gli uolo di s e t te a n n i , il q u a l e d a t r e m es i avev a p e r d u t o i n t i e r a m e n t e la vista i n c o n s e g u e n z a d e l v a io l o . T e n t a t e i n u t i l m e n t e t u t t e le p r o v e , p iù n u l la s p e ­ r a n d o d a i r i m e d i i u m a n i , e ll a r i p o n e t u t t a la s u a f id u cia n e ll a p r o t e z i o n e di M a r i a A u ­ s i l i a t r i c e . C o n d u c e n d o a m a n o il p iccolo cieco ella s i p o r t a q u e l g i o r n o in c h ie s a . F a t t a ivi la s u a c o n f e s s i o n e , si p r o s t r a p i a n g e n d o ai p i e d i d e l l ' i m m a g i n e d i M a ­ r i a , e d ic e al f a n c i u l l o : « F i g l i o , r a c c o ­ m a n d a t i a ll a M a d o n n a d e l s o c c o rs o , e d i ­ g l i c h e ti g u a r i s c a e ti r e n d a la v i s t a . »

Il f a n c i u l l i n o o b b e d i e n t e a l l 'i n v i t o d e l l a m a d r e si d i e d e a p r e g a r e c o n q u e s t e p a ­ r o l e : V e r g i n e A u s i l i a t r i c e , g u a r i s c i m i i m ie i o c c h i e t t i. » A p p e n a e b b e p r o f e r i t e q u e s t e p a r o l e g r i d ò « : M a m m a , m a m m a , io v e g g o l ’i m m a g i n o d e l l a s a n t a V e r g i n e : oh ! c o m e è b e ll a ; io v e g g o a n c h e te , e vedo le m i e m a n i n e . L a g r a z i a e r a f a tt a , la m a d r e f u o r i d i s è p e r la g io ia p r o r o m p e i n s i n g u l t i , c o n lei t u t t e le p e r s o n e l’a c c o m p a g n a n o ; e ad a lt a voce r i n g r a z i a la s u a L i b e r a t r i c e , e n e a n n u n z i a d a p e r tu t t o la b o n t à e la p o te n z a ( 1 ) .

(l) V. A p o l o g i s t a N. 10, a n n o X II.

(44)

QUINTO GIORNO.

D e u s, in a d iu to r iu m m e u m in te n d e . D o m in e , a d a d iu v a n d u m m e f e s tin a . G lo ria P a tr i e tc .

S ic u t e r a t e tc .

M a ria , A u x iliu m C h r is tia n o r u m , O ra p ro n o b is .

Comunione frequente.

1. Tenerissimo è l’am ore che Gesù Cristo p orta agli uom ini.

In tutto il corso di sua vita m ortale colle parole e coi fatti diede a cono­

scere come gli uomini siano la deli­

zia del suo cuore: deliciae meae esse cum filiis hom inum (1). Malgrado tutto ciò che aveva già fatto, il suo cuore non era ancora appagato. Egli volle operare una m araviglia che si può chiam are il compendio di tutte le sue

(1) P ro v . 8.

(45)

m araviglie: memoriam fecit m irabilium suorum (1). Nella sua infinita sapienza trovò il modo di stringersi con noi in una unione la più ineffabile, di venire dentro di noi col suo Corpo, Sangue, Anima, e D ivinità, unire a sè il nostro corpo e l’ anim a nostra così strettam ente da fare una cosa sola con Lui e quasi uno stesso corpo (2). Egli trovò il mezzo di farsi m angiare da noi senza punto cessare di vivere glo­

rioso ed im m ortale: Escam dedit ti­

mentibus se (3). E come ciò? Col­

l’istituzione am m irabile della SS. E u­

caristia.

2. Il nostro buon Gesù nell’ultim a cena dopo di aver detto ai suoi A- postoli che col più vivo desiderio a- veva desiderato quel momento (4); dopo aver ricordato le prom esse già fatte di dar loro in cibo e bevanda la sua Carne e il suo Sangue (5), spiega

(1) Salm . 110.

(2) V. S. Gio v . C ris t. H o m . 61, a d p o p . a n t . (3) Salm . 110.

(4) L u c . 22.

(5) Gio v . 6.

(46)

l o r o , come bene aveva trovato il modo di appagare i suoi desiderii.

Prende pertanto in m ano del p a n e , alza gli occhi al Cielo, lo benedice, lo rom pe, e lo porge ai suoi discepoli pronunciando queste venerande parole:

Ricevete e mangiate: Questo è il mio Corpo. A queste parole quel pane cessa di essere pane per dar luogo al Cor­

po reale di Gesù Cristo. Ad un pro­

digio si inaudito gli Angeli si g u ar­

dano attoniti di m araviglia; gli Apo­

stoli pieni di fede e commossi sino alle lacrim e ubbidiscono all'invito del buon Maestro, prendono e m angiano quel cibo divino, si stringono più in ­ tim amente a Gesù, e godono p er la prim a volta una consolazione fino a l­

lora non ancora provata.

Gesù prende poscia il calice, vi mette del vino, lo benedice, e loro lo porge con queste parole: Prendete e bevetene tutti: Questo è il mio S a n ­ g u e (1). In quel momento il vino cessa di essere vino, e diventa Sangue p re ­

(1) M a tt. 26.

(47)

ziosissimo di Gesù Cristo. Ma Gesù non è ancor pago di aver fatto questo sì gran dono ai suoi Apostoli, e di essersi cosi strettam ente con loro u- nito. Egli bram a ancora di stringersi con tante anim e che di secolo in se­

colo e in tutti i luoghi della terra a- vrebbero creduto in Lui, lo avrebbero amato teneram ente. Perciò in quel mom ento istesso Egli costituisce sacer­

doti i suoi Apostoli, dà loro la potestà di fare quello che ha fatto Egli m ede­

simo, pronunziando sopra del pane e del vino le sue stesse parole. Loro comanda ancora che creino altri sa­

cerdoti m uniti dello stesso potere, e così gli uni agli altri si succedano sino alla fine del m o ndo, affinchè Egli dal loro m inistero m oltiplicato in tutti i tem pi ed in tutti i luoghi possa unirsi con tutte le anim e, e in esse trovare le sue delizie; hoc facile in meam commemorationem: fate que­

sto in m em oria di me. Oh! dono inef­

fabile! Ben con ragione il concilio di Trento disse che Gesù Cristo istituendo questo Sacramento ha, p e r così dire,

(48)

esaurite tutte le ricchezze del suo di­

vino am ore verso gli uom ini: Sacra­

m entum hoc in stitu it, in quo divitias divini sui erga homines amoris velut effudit (1). Gesù dando tutto se stesso in nostro cibo, dice s. Agostino, ha dato tutto quello che dar poteva come onnipotente; tutto ciò che dar sapeva come sapientissimo; ha dato quanto possedeva come infinitam ente ricco (2).

Ma perchè farci un dono sì grande?

Perchè l ’am or di Gesù non conosce confini. Oh! am ore incom prensibile!

O buon Gesù, io Vi am m iro, Vi rin ­ grazio, Vi adoro.

3. Ciò che spinse Gesù Cristo ad instituire questo divin sacram ento fu il desiderio grande di un irsi stretta- mente con noi per arricchire di g ra­

zie e salvare le anim e nostre. Egli per istim olarci a riceverlo di frequente nella santa com unione ci fece delle grandi promesse. Prom ise il paradiso a quelli che lo avessero ricevuto; p ro ­

(1) S e s s . 13, 2.

(2) T ra c t. 84 in Io an .

(49)

mise la vita eterna, una risu rrezio n e gloriosa alla fine del mondo: Io sono il pane disceso dal cielo, diss’egli, chi mangia di questo pane, che è la m ia carne, vivrà in eterno, e io lo risu ­ sciterò nell’ultim o giorno (1). Ed affin­

chè niuno si rifiutasse di accostarsi a questa m ensa celeste, Ei giunse a m inacciar l’eterna m orte a coloro che se ne fossero tenuti lontani: Am en, amen dico vobis, nisi manducaveritis Carnem F ilii hom inis et biberitis eius Sangui­

nem non habebitis vita m in vobis (2).

Deh! venite a me tu tti, continua que­

sto tenero P a d r e , venite a me voi tu tti che siete stanchi ed oppressi, e io vi solleverò (3). Venite voi giusti ed in ­ nocenti, e io vi darò la perseveranza;

venite ancor voi, o peccatori, purché siate pentiti dei vostri peccati, risoluti di non più com m etterli, ed io parim enti vi accoglierò qual tenero padre; Venite ad me omnes, et ego reficiam vos. Poteva

(1) G iov. 6.

(2) G iov. 6.

(3) M a tt. 11.

(50)

egli dire di più per m ostrarci il desiderio che ha di essere ricevuto nella santa Co­

m unione? — Maria che conosce a fondo il cuore di Gesù bram a ardentem ente ancor essa di vedere i suoi divoti assisi sovente alla m ensa degli angeli. Dopo l’Ascensione di Lui al cielo Ella ne diede il consiglio e l’esempio ai prim i cristia­

ni, i quali appunto cam m inando sulle sue tracce si accostavano ogni giorno alla santa Comunione; erant perse­

verantes in communicatione fractionis p a n is (4). La Com unione frequente era il desiderio, il sostegno e la più dolce consolazione dei fedeli nel tempo delle sanguinose persecuzioni. In questa oc­

casione la Chiesa perm etteva loro e- ziandio di portarsi a casa in una p re ­ ziosa scatoletta u n ’ostia consacrata, affinchè nel pericolo di essere colti dai carnefici e condotti al m artirio , po­

tessero com unicarsi di p er se stessi.

Tutti i santi hanno sem pre raccom an­

data, e fre q u e n ta ta l a s a n ta Comunione.

5

(1) V. C ip. lib . 6, de L a p s i s .

(51)

La santa Chiesa ha in ogni tem po stim olati i fedeli a com unicarsi fre­

quentem ente. Ecco le parole re g i­

strate nel concilio di Trento: « Sa­

rebbe cosa som m am ente desiderabile che ogni fedele cristiano si m antenesse in tale stato di coscienza da poter fare la santa com unione ogni volta che in ­ terviene alla santa Messa (1). » F in al­

mente il papa Clemente XIII per in ­ coraggiare i cristian i ad accostarsi con frequenza alla confessione e com unione concede a tutti coloro, che hanno la lo­

devole consuetudine di confessarsi ogni settim ana, l’ indulgenza plenaria tutte le volte che fanno la santa Comunione.

Se dunque Gesù Cristo stabilì la Co­

m unione p er noi; se desidera ard en te­

m ente che lo andiam o a ricevere spesso;

se i prim i cristiani coll’esem pio, se Maria col consiglio, se la Chiesa catto­

lica coll’au to rità ci spronano alla Co­

m unione frequente, vorrem m o noi forse cercare pretesti per tenercene lo n tan i?

(1) S e s s . 22, cap . 6. V. a n c h e se s s . 13, c a p . 8.

(52)

P r a tic a — Mi accosterò sovente alla sa n ta Com unione, e specialm ente nelle novene e feste di Maria.

Esempio.

Verso l’a n n o di Gesù Cristo c in q u e c e n to c i n q u a n ta d u e avvenne in Costantinopoli u n fatto assai strep ito so r ig u a r d o alla Co­

m u n io n e . Solevasi in q u ella città c e rc a re n e lle scuole i fanciulli in n o c e n ti p er far c o n ­ s u m a r e da loro le s a c re p a rtic o le del Corpo di Gesù Cristo, q u a n d o ne a v a nza vano dalla C o m u n io n e dei fedeli. Un g io rn o fu i n ­ trod otto p e r caso cogli altr i il figlio di u n vetraio eb re o . I n te r r o g a to dal p a d re p e rc h è fosse r ito r n a to a casa più t a r d i del solito, il fanciullo rac c o n tò in g e n u a - m e n te ciò ch e aveva fatto e m a n g ia to i n ­ sie m e coi f an c iu lli c ristia n i. P e r tale cosa dive nuto f u rib o n d o il p a d r e si avventa sui figlio, lo lega e senza far p a ro la ad alcu no lo getta n ella forn ace in cu i facevasi fo n ­ d e r e il vetro. La m a d r e ig n a ra dell’av v e - n u to era in q u ie ta ed afflitta di non v ed e re il ca ro figlio, e lo an dava ce rcan d o p e r la città . Dopo tr e g io r n i d ’in u tili ric e rc h e

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