S U O R
MARIA MAZZARELLO
E D
I P R I M I D U E L U S T R I
D E L L E
Figlie di Maria Ausiliatrice
MEMORIE RACCOLTE E PUBBLICATE
DAL
Sac . G. B. F ran cesia
S . B EN IG N O C A N A V E S E
L I B R E R I A S A L E S I A N A E D I T R I C E 1 9 0 6
p r o p r i e t à d e l l'e d it o r t e
S . B e n ig n o C a n a v e se, 1906 • S c u o la T ip o g r a fic a S a le s ia n a .
R e v . m a M a d r e S u p e r i o r a ,
L
eF ig lie di M aria A u siliatrice Le stanno preparando una gran fe- sta per il piccolo Giubileo della sua elezione a M adre Superiora della loro pia e religiosa Istituzione. Sono dunque 25 anni che E lla d irige con pru
denza e carità questo sacro drappello di F iglie, che sotto i gloriosi stendardi di M aria A usiliatrice andarono in b reve giro di tempo a combattere le pietose battaglie del Sign ore quasi in tutto il mondo. Se S. Paolo chiam ava sua corona e sua consolazione i cristiani che aveva generati al D ivin Salvatore, per cui aveva lavorato e patito, aveva sudato e pianto; non potrà ripetere L ei, senza ti
more di superbia, di aver lavorato e pa
tito nel com piere la sua difficile missione?
Non si offenda se io ricordo come Lei,
giovinetta ancora di anni, ma m atura as
sai di consiglio, fu chiamata prim a come V icaria e poi come successore alla prima loro M adre, Suor M aria Mazzarello, di sem pre cara e venerata memoria.
Non ho detto a bella posta prim a loro fondatrice, perchè nostro e loro fonda
tore fu ed è sem pre il venerato padre D. Bosco, che immaginò a benefizio della gioventù femminile la loro pia Istitu
zione, qui a Torino ed ai santi altari di M aria A u siliatrice.
D i questa loro prim a Superiora Gene
rale, come dico di passaggio nella p re
fazione, fui invitato un giorno a scrivere a suo nome alcuni cenni biografici, che servissero come a dare il modello della v era figlia di M aria A usiliatrice, e fossero di conforto a tutte nel faticoso cammino della loro missione.
E ro quasi al fine del mio lavoro, quando mi si scrisse che si voleva molto di più...
E d anche Lei, scrivendom i da R om a, me lo raccom andava con singolare pre
mura, quasi a titolo di riconoscenza, e mi ricord ava ancora, tra gli altri moltis
simi pregi, come la virtuosa M adre
— II —
— IlI —
Mazzarello
insinuava ad ubbidire con tale spirito di fe d e , che metteva quasi nella impossibilità di avere dei p en sieri p er poco contrari a q uelli del superiore.E d ora L ei vuol ripresentare alle nu
merose sue F ig lie, sparse in tanti paesi del mondo, questo vivo modello della vita religiosa... Come vorrei essere riu scito !
Ma in quella medesima lettera mi in corag giava a distendere un poco più la mano, ed a scrivere pure del come volle Dio servirsi di L ei a lavo rare nella sua m istica v ign a con le F ig lie di M aria A u siliatrice, sotto le inspirazioni ed i consigli dell’incom parabile nostro m ae
stro e padre D. Bosco.
A ncorché mi vedessi così crescere immensamente il lavoro, non ho creduto recedere dall’im presa, ed oggi sono lieto di poterle presentare questo lavoro, che sarà ricevuto con m aggior piacere p er
chè com pare in sì gioconda occasione.
E poi nel lavo rare per D. Bosco, per
chi ha fatto tanto per noi, non si prova
fatica, e se si sentisse si convertirebbe
in sollazzo.
Ora che è finito, anche Lei, ottima Madre, gradisca questo lavoro che oggi, con i m igliori auguri, tra le molte p re
ghiere di tante sue F iglie, le posso p re
sentare, nella speranza di avere anche interpretata meno male la sua santa in
tenzione.
Mentre prego Dio che conservi Lei ancora per molti anni a conforto ed a sostegno delle F ig lie di M aria A u silia trice, con particolare sentimento mi rac
comando alle sue orazioni e mi ripeto di Lei, ottima Aladre Generale
Torino, 5 agosto 1906.
Obbl.mo serv.
Sac. G.
B . F r a n c e s i a.— IV —
A l l e F iglie di M aria A usiliatrice
A
ppena i l Signore avera chiamala a sèi la prim a vostra M adre Generale, Suor M a ria M azzarello, che subito nacque il desiderio d i raccogliere in un fascicolo le p rin ci
p a li sue memorie a comune edificazione. E quando p o i tra corsa la voce che si voleva fa r e un ricordo sopra la vita di Suor Em ilia M osca, vostra p rim a M adre Assistente, e che si stava p er p u b
blicarlo a comune esempio, mi giunsero da varie p a r ti raccomandazioni, perchè volessi anche mettere insieme quelle notizie così preziose che ricordano la p ia , la materna immagine d i Su or Mazzarello.
D ovrei dire che alcune quasi si mostravano mera
vigliate, che s i fo sse dimenticato un così caro modello d i virtù, e lasciata svanirne la conoscenza;
poiché tutte le F ig lie d i M a ria A usiliatrice devono e dovranno sempre avere somma venerazione per la p rim a loro M adre e M aestra, p er lei, che f u
così f edele interprete della mente e della volontà del nostro buon P adre e Fondatore Don Bosco, E' vero, che di lei g ià si erano pubblicati alcuni cenni, fin dal 1883, " col desiderio, come si diceva nella breve prefazione, d i tenerla sempre innanzi agli occhi, p er imitarne le virtù, e soprattutto p e r modellare la loro vita, su quella, d irei quasi p er
fetta, della compianta M adre Su p erio ra». M a quel santo era ben lontano d a l contentare le voglie delle F ig lie di M aria Ausiliatrice, che l'avevano co
nosciuta, ed anche d a l soddisfare g li immensi de- siderii delle m igliaia di quelle altre che, venute dopo, sentono solo a parlarn e ed accrescono ogni giorno p iù la loro pietà p e r poter meglio conoscere questa im agine della vera religiosa.
E queste cose io sentiva prim a ancora che per disposizioni p a rtico la ri della Provvidenza io avessi a recarmi p iù spesso a N izza nell’anno d i grazia 1905, e fe rm a rm i p iù d i quanto io mi era mai creduto.
M a quando s i mise la prim a mano a raccogliere ed a sviluppare le notizie su M adre Assistente, ed lo ero contento di poter presentarvi quel prezioso ricordo, sentii una delle vostre p iù antiche M a d ri a dirm i :
— Oh! se sapesse in quale imbroglio mi trovo !
— E che cosa è questo imbroglio ?
— Sono due 0 tre settimane che avrei dovuto p arlargliene a nome della nostra Superiora. E p o i
quando ella è qui, come se mi passasse una nuvola
sopra, io me ne dimentico. E d ancora ieri la S u periora mi ridisse: " M adre, avete p o i cominciato a
scrivere ?... S i, sono contenta d i ciò che s i f a p e r M adre Assistente, ma, come v i ebbi p i ù volte a dire, i l nostro dovere è d i ricordarci d i M adre Mazzarello. A lei dobbiamo assai riconoscenza, ed è da lei che dovremo incominciare ! "
Io stava ascoltando queste lagnanze, che appa
rivano quasi rimprovero, e non sapeva ancora a che si dovesse parare.
— M ia buona M adre, se non v i spiegate, p iù chiaramente, soggiunsi io, temo che dovrò fa r v i altri rim proveri. M a d i che si tratta ?
— Oh ! n o n h a capito ?
— S ì, che la M adre desidera che scriviate p iù a lungo della vostra p rim a superiora. E con questo?
— E cco , è qui dove desidero che lei ci p o rg a la
ti tana e ci aiuti.
A llora intesi che si sarebbe voluto che m i met
tessi a questa seconda fatica.
S i sente così vivo in tutti noi i l bisogno, che le F ig lie di M a ria Ausiliatrice siano sempre quali le vedeva nel suo pensiero e p iù ancora nel cuore i l nostro P adre, che ci voleva anche meno p e r fa r m i accettare questo lavoro.
Chi meglio d i M adre M azzarello f u i l vero modello di religiosa e d i superiora ?
M a. devo p o i subito con confessare, che la buona, p rim a vostra Superiora, solita a fa re più. che a dire, lasciò travedere poco d i se stessa, ancorché
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tutta la sua vita si possa considerare come, una continua predica.
Questa è /’ affermazione delle poche superstiti d i quella p rim a schiera, che quasi quasi s i potrebbe dire : Scuo la m odello. Tutte p o i asseriscono che nulla si poteva desiderare di p i ù perfetto, d i p iù esatto, d i p iù austero e mite, della vita d i quella loro Superiora, e degnissima d i essere proposta in ogni caso ad esempio. M a se voi le interrogate su certe cose speciali, su questa o quella virtù, esse sanno mettere assai poco insieme. " P reg ava, lavo
rava, e fa c e v a lavorare, » ecco tutto i l suo segreto.
Io stesso ricordo che ebbi ad incontrarmi una volta sola proprio con lei. E r a i l giorno 13 no
vembre 1 8 78, e da Varazze, ov’ero Direttore, mi recava a Genova, ore D . Bosco veniva a salutare la terza spedizione dei Salesiani. S u l piroscafo il S av o ia si trovavano anche le prim e Suore d i partivano p er quella lontana missione. L e accom
p agn ava D . Costamagna, d i presente Vescov o d i Colonia, stato anche loro superiore a Mornese.
I o vidi una F ig lia d i M aria Ausiliatrice e che m ai ricordava d i aver prim a veduto, e che al
l ’ aspetto aveva molto della fisionom ia di santa Giovanna d i Chantal. E lla aveva raccolto intorno a se quel piccolo drappello, i l tratteneva con diversi ed accalorati discorsi, e d i quando in quando an
dava a p a rla re a D. Bosco, ritornava in mezzo a loro, che l'accompagnavano con occhio pietoso e cordiale.
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M i venne curiosità d i sapere chi fo sse, e mi av
vicinai a D . Costamagna p er interrogarlo.
— Oh ! non lo sa ? È M adre M azzarello, la superiora delle F ig lie d i M a ria Ausiliatrice. Un vero tesoro, sa, p er divozione e diligenza.
L a sua divota immagine, quella certa serietà mista a carità, quegli occhi modesti e g r a vi, q u ell'aria p o i raccolta ed insieme benevola che io v edeva, non mi si cancellò dalla mente, ed anche dopo tanti anni, non so pensare a lei, senza p o r
tarm i su quel bastimento, ed assistere a l mesto addio, che ella stava p er dare alle sue F ig lie , che partivano p er l ’ America.
Intanto qu al cumulo d i memorie mi furono in
viate ! A n z i qualcuna d i voi, che p iù ebbe a vivere con lei, mi richiam a alla memoria la sua fisio
nomia, i l suo sorriso, e p o i la sua mestizia diffusa sulla fro n te, la sua energia, il suo zelo ardente, quando temeva che i l demonio rendesse vani i suoi sfo rz i e quelli delle sue divote figliuole.
M a con la memoria di madre Mazzarello, si credette ben fatto d i radunare insieme le p iù an
tiche reminiscenze della Congregazione, dare un p iù diffuso cenno su D . Domenico Pestarino, e d i ricordare quelle prim e vostre Sorelle, che, aiutando la operosa Superiora, con lo splendore delle loro virtù, servono d i bell’ aureola a l suo capo.
Molto raccolsi dalla Cronaca generale, e qual
che cosa l ’ebbi pu re d a i vostri D irettori, quali, fu ro n o Mons. Cagliero e Mons. Costamagna.
E mi sia permesso fin da principio fa rn e a tutti e due i p iù sentiti ringraziam enti, sicuro che tutte le F ig lie d i M a r ia Ausiliatrice ne conser
veranno, anche p er questo, una eterna riconoscenza.
Voglia i l Signore, che queste p agin e contengano non solo la santità delle sue azioni, ma traspirino i l suo spirito, e che da esse e le antiche e le nuove, le presenti e le fu tu re F ig lie d i M a ria Ausiliatrice, sappiano ricavare, quella risurrezione d i grazia, che S. Paolo desiderava nel suo diletto discepolo
Timoteo.
E come, sì dice della Sposa dei sacri Cantici, che i suoi fiori eran o pieni di on està, di can d ore e di san tità, e p er ogni, luogo ne. spandevano i soavi p ro fu m i, così i virtuosi esempi d i questa p r i mogenita F ig lia di D . Bosco facciano rivivere f r a d i voi quella vita d i pietà e d i sacrifizio, di- zelo e di mortificazione, quale ella p ra ticava e desiderava veder praticata nelle sue figlie.
Accoglietele d i buon cuore queste preziose memorie, e non dimenticatevi d i pregare anche p e r me che v i sono ora e sempre nel Signore
T o rin o, 2 9 gennaio 19 0 6 . F esta d i S . F ra n c e s c o d i S a les.
A ff.mo
S a c . G . B . F r a n c e s i a
CAPO I
N a s cita — Sua educazione — Cautele del padre per conservarne l'innocenza — Sua ca
rità pel prossimo — Mirabili frutti.
Q U E S T A fortunata Figlia di M ariA A u si
liatrice e prim a Su p eriora della pia C ongregazione nacque a M orn ese, su quello d ’A cq u i, n ell’anno 18 37 . I suoi parenti non ebbero m olto a fare p er rivolg ere alla pietà questa loro figlia, che al fonte battesim ale vollero ch iam are M aria, p erch è la religione in lei p arve cosa n atu rale, e vigorosa con lei crebbe cogli anni. S ebben e m ostrasse un'indole ard en te e risoluta, sapeva o p e ra re il bene con quella franchezza e libertà di spirito, che nulla toglie a quel contegno m odesto e riservato, che è il principale ornam ento di una figlia cristiana.
Il suo p ad re, di nom e G iu sep p e, onesto cam pagnuolo e fervoroso cristiano, ved en d o il forte c a ra ttere di lei e tem endo che incon
trasse m ale, se ne volle p ren d ere una cura speciale. E questo non fu il solo punto di ra s som iglianza con la santa di C hantal, che, sotto
alla disciplina del padre, essen d ole presto m orta la m adre, a veva im parato ad essere m olto g e n e ro sa nel servizio di D io. A lla scuola de! p ad re im parò che la religion e portava con sè lo spirito del sacrifizio. Ogni p arola, e si d ireb b e quasi ogni gesto del p ad re , era a r
gom ento di studio p er lei.
T u tta via la m adre, buona m assaia, non m an cava di tener l’occhio vigilan te ed am o
revole su q u esta figlia p er cui si sentiva p ietosam ente inclinata.
Il buon G iu sepp e, p ad ro n e di m olti p o d eri, non potendo far tutti i lavori cam pestri, era nella n ecessità di ch iam are d iversi uomini del p aese a venirlo ad aiu tare. A llo ra con p re
m ura tutta p atern a ed affatto insolita in un uomo di cam pagna, voleva che la piccola M aria gli stesse sem p re accanto, e non avesse a m escolarsi tra quella gen te nuova.
Soven te ella, con rara ingenuità, gli d iceva:
— Papà, p erch è non volete che io vad a laggiù, tra quella gen te c h e lavora ?
— Che vuoi, mia figlia, tra loro ci sono molti buoni, ma non m an ca chi potreb be insegnarti cose, che p er ora ti fareb b ero male.
E la buona M aria, an corch é forse p rovasse nel cu ore gran de d esid erio di and arci, p er sen tire quei discorsi, per im m ischiarsi fra quella gente, che le sem brava tanto allegra, sep pe sem pre tratten ersi per ubbidire al padre.
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N on m an cò chi p er caso, ved en d ola sola, le ebbe a d ire di a n d are tra quei lavorato ri di casa, ma essa se n e d ispensava col d ire : " I l pad re non vuole, ed io pure non v o g lio !"
E n e lle lunghe sera te d ’inverno m olta gente frequen tava la stalla di fam iglia, ove si fer
m ava a d isco rrere ed a racco n tare le solite novelle del giorno. Si p o teva essere sicuri, che in quelle con versazio n i le spalle del pros
simo erano a l salvo, p erch è quel p ad re a sso lutam ente esigeva che non si p arlasse m ale di alcuno. E questo buon cristiano, d ’indole assai benigna, spesso tron cava bru scam ente un di
scorso, che si cercav a di avviare. L a sem plice M aria se ne stupiva, e n ella sua p iccola m ente non poteva m ettere bene insiem e la ordinaria carità del padre, con q u ell’im provviso p arlare concitato, p er far cam biare d iscorso . E ssa d iceva poi, dopo m olti anni, quando era v e nuta a capire a che cosa tendeva l’am orevole cura del p ad re, quando egli tron cava, senza alcun um ano rigu ard o, ogni discorso, che p o
tesse offendere il p u d o re : « Oh ! quanto devo all'in d u stria di m io p ad re ! S olo a ssai tardi venni a scop rire il suo segreto, ed appunto p er questo è più grav e la mia riconoscenza ! » Si p otreb be forse tem ere che, p er questo rigore e per l’onestà delle conversazioni, fossero pochi quelli che si rad u n avan o n e ll’inverno presso G iu sepp e M azzarello. Sulle prim e veram ente
era cosi, ma in seguito ed in breve, se la stalla, fosse anche stata doppia, non avre b b e potuto raccogliere i vicini ed i lontani, che bram a
vano di intervenirvi. Quel buon p ad re sapeva a tempo e luogo ra cco n ta re assai bene episodi re lig io s i e d anche p rofani, che d ivertivano ed am m aestravano quella ottim a gente. Poi ad una certa ora si re citav a il R o sario , ed altre p regh iere, che, fatte opportunam ente, p iace
vano e si desideravan o.
E com e prem io delle p rem ure, che esercitava questo virtuoso p ad re, fu che la pia fam iglia venne sù adulta, m origerata e cristiana, e senza om bra di sospetto di ciò che potesse offendere il buon costum e. E d ella stessa era solita ad e sclam are: " S e in me vi è qualche poco di virtù, lo devo, dopo D io, a mio p ad re, il quale p er p urezza di vita e di p a- role p oteva p arag o n arsi ad un santo " .
F a tta già suora, e ricord an d o gli esem pi p atern i, d ice va : « Q uante volte io dissi a mio p ad re, che mi cond ucesse a v e d e re certe n o vità, ch e si face va n o sulla piazza ».
— N on ci conviene, m i diceva, e tirava via...
— P ap à, p erch è non ci con vien e? Ci sono tante fanciulle là d ’attorno
— E vero, ma a noi tocca tirar avanti e non ferm arci
" Sovente sen tiva rid ere e sghignazzare forte, venivan o sino a noi certe p aro le .... E
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mio p ad re a b b assava la testa, si raccoglieva in m esti p en sieri, e mi co n d u ceva in fretta in altra p arte " .
P iù d ’una volta, al ritorno dai m ercati, sen tiva qualche com pagna a chiederle, se aveva veduto q u esta o quella novità, ed ella aveva sem pre a risp o n d ere:
— N on ho ved u to niente di qu este co se !
— Ma dunque sei an d ata in un baule, che non hai veduto queste cose?
— M io p ad re non mi volle cond urre, ed io non ho insistito d ’avvantaggio.
— V a là che tuo p ad re ti tien e nella bam bagina, e non ti lascia ve d er nulla !
E lla asco ltava, rip eteva spesso al p ad re le dicerie sen tite, e senza m ostrarsen e m alcon
tenta, tirava avanti e lasciava dire.
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C A P O II.
V ita in famiglia — Come prega bene! — Giu
dizi della gente — Suoi esercizi di pietà — A m m essa alla santa Comunione — Come visita Gesù, lungo il giorno, e lo saluta nella sera — Il suo esempio chiama altri.
E m olto p resto la pia giovinetta dim o
strò che a veva inteso il d esiderio del p ad re, che la d estin ava ad aiutarlo nei lavori del cam po, e si stu d iava di corrisp on
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dervi. E noi non sarem m o venuti a sa p e re qu esta notizia, se una sua sorella, m inore di età, fatta si poi sua figlia in religion e, non ci avesse rivelate quelle sue piccole m eraviglie.
«Im parò p resto a d ire le p re g h iere del buon cristiano, e p rocurava di recitarle con la m ag
gior divozione. Il ved erla racco lta p e r p regare, e senza d ar luogo alle distrazioni, che in g e n e rale sono frutto della ten era età, mi rich iam ava alla m em oria una santa. Più d'im a volta q u al
cuno, incontran dosi con la m adre o con il p a dre, allo scorgere il pio atteggiam en to di M aria, escl am ava : «Vi potete dir fortunato d ’ una figlia così divota ! L e figlie d ’ad esso com e sono di
vagate! com e capricciose! ma la vo stra fa e cc e zione!» Q uando il p ad re sentiva gli elogi della figlia ed i rim proveri, che osavan o fare alcune m adri delle loro stesse figliuole, faceva certi sorrisi, che p areva vo lessero dire : — M ia c a ra gente, se vo lete che la fam iglia m etta bene, non lasciatela a se ste ssa ! N on ved ete i n o stri vign eti? Se essi sono rigogliosi e se non sono d ivo rati dalla crittogam a, e li possiam o ren d ere co sì utili, è frutto d ella nostra in
dustria e d attività. G u a i! se li ab b a n d o n a s
simo. O ra ci vuole il verd eram e, ora il zolfo...
E se cad e una pioggia im p rovvisa? Siam o da capo. E voi ab b an d on ate a se stessi i vostri figli, che stanno in m ezzo a m ille pericoli, che sono guasti p er n atu ra, d ate loro certi
esem pi... e poi p reten d ete che siano buoni!
G ran cosa, che non siano p eggiori!.. — Q uesti ragionam en ti ora li fac e v a con altri in p ub
blico, ora solam en te in fam iglia, e d intanto continuava a vegliare e a d accu dire.
G uidata d agli esem pi di fam iglia, im parò presto ad unire la p re g h iera con il lavoro.
T u tta via le m ale erbe com in ciavan o a farsi ved ere. C o n fessava essa stessa che alcune volte, tira ta dalla gola, si lasciava ind u rre a p ren d er pezzi di cacio di fam iglia, che sta vano là am m ucchiati so p ra la g u ard aro b a.
A ve va ella l’avverten za di farli cad ere, e così aveva la scu sa di in co lp arn e il gatto. E d i parenti, per im pedire che il dem onio ro vi
n asse il b ell’edificio che D io si p re p a ra v a , spe
cialm ente la m ad re, si p re se ro cura di a ssi
sterla p er farle fare l a prim a com unione.
A veva dieci anni com piti quan do d isposta da m olto tem po n el silenzio a con o scere ciò ch e a veva a fare, nella chiesa p arro cch iale, in com pagnia di tante altre figlie, ricevette p er la prim a volta G esù S acram en tato .
Or qui com incia la seco n d a epo ca della sua vita. Sem bra rifa tta ; e com e il V an gelo dice di G esù , la piccola M aria cresce in grazia e virtù d avan ti agli uomini ed a Dio.
A i dodici anni circa si alzava m olto presto al m attino, ed anche prim a d ell’alba, e c o r
re v a alla M e ssa . Prom ossa co si p resto alla santa
2 — F R A N C E S IA , Suor M a r ia M a z z a r e llo .
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com unione, ed am m essa, per la purezza della sua coscienza, a farla subito di frequ ente, si v e deva questa cara figlia dei cam pi c o rre re ogni m attina alla chiesa prim a di a n d a re al lavoro.
E non sem pre la trovava già ap erta. A llora si m etteva sulla sa cra soglia, e d in gin o cch iata in isp irilo, davanti a G esù sacram en tato, a sp e t
tava che si ap rissero le p orte d ella chiesa. Ora p ioveva; ora tirava vento, ora face va freddo, ed ella m ai m an cava.
In certe m attine d ’in verno per riscald arsi dal gran fred d o , p o rta va con sè sulla testa una fascin a di s e m e n ta , e giunta ad uno svolto a lei m olto conosciu to, si ferm ava, l ’a c cen d eva e god eva quella viva fiam m ata, e poi si rim etteva in via per la ch iesa. Q uanti s a crifizi p er una giovin etta di pochi anni !
Q uante m adri rim anevano m eravigliate di tanta p ietà ! e, ritornand o a casa, n on face
vano che lod are la pia giovanetta e p roporla ad esem pio.
U na m attina fu trovata là da un uomo, che q u asi la strap azzava p er il suo ardim ento.
— V o i, le diceva, a ve te il coraggio di v e n ire a q u e st’ora...
— E che m ale c ’è ?
— N on sap ete che non sono an co ra le due dopo la m ezzanotte ?
— Possibile ? E b b e n e , felice sbaglio ! C o sì avrò più tem po da p regare !
L a sua casa era ab b astan za lontana dalla chiesa, e non le p erm etteva di ven irvi anche a lla sera p er dare la buona notte a G esù, com e d ic e v a ; ed allora sap eva trovare un salu tare ripiego. L a sa cra scrittu ra dice, che gli occhi dei servi stanno sem pre rivolti al padrone, per con oscere p resto i loro ordini e spesso p reven irli col saperli in d ovinare. La pia giovin etta p re sso ai quindici anni, obbli
g a ta a la vo ra re tutto il giorn o, quan do, lungo la giorn ata p o teva riposarsi, godeva di rivolgersi verso la p arrocch ia, dove sap eva trovarsi G e sù sacram entato. Q uando vo leva fare queste divote conversazioni, ella aveva l’avverten za di allon tan arsi dagli altri lavoran ti, e poi.
con le ginocch ia a terra, con le braccia a p erte, con la certezza di essere sola, si s fo gava col P ad ro n e d ell’anima sua. Spesso la si ved ev a in quella posizione e tutta a r
dente in viso, e nessuno osava d istu rbarla, m eravigliandosi, che ci fosse un esem pio così vivo di quella pietà, che si cre d eva solam ente propria di altri tempi. Q uanti ved evan o queste ch iare prove di virtù, non facevan o che lod arne il S ign o re, e a sp ettarsi assai più in avven ire.
" È im possibile, dicevan o, che q u esta virtuosa fanciulla ab b ia a ferm arsi qui, d eve an d are avanti e farà certam en te p arla re di sè " .
N ulla sfuggiva al suo occh io am orevole. E lla a v e v a o sservato, che una finestra di casa
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prosp ettava la collin a, sulla quale si trovava la chiesa p arrocch iale. P e rc iò sulla sera, m entre l'oscu rità era più fìtta ed il silenzio più p ro fondo, ella salu tava ancora una vo lta il Signore.
P re g a v a , p regava, m entre la lam pada d e ll’al
tare m an dava sop ra le in vetriate un p o' più di luce. T u tte le sere la popolazione si rad u nava, da qualche tem po, a re citare in ch iesa le p regh iere in com une. E d ella g u a r
dando di là sopra, cercav a quasi di u nirsi a quella p ia gente, che ra c c o g liev asi sotto gli am orevoli sgu ard i di G esù, e ringraziav a lo della buona giorn ata conceduta.
Il p ad re, che sp iava tutti i suoi passi. se ne a cco rse p resto, e volendo in certa m an iera p re n d e re p arte a q u esta dim ostrazione di am ore, pensò di rad u n are la fam iglia in quella cam era, d alla cui finestra si v e d ev a m eglio la chiesa, e là vi face va re c itare le p regh iere della sera in co m une, e poi se il tem po lo p erm etteva si continuava a la vo rare. E r a q u esto il m o
m ento più bello di tutto il giorno per M aria.
E s sa a v e v a l’avverten za di m ettersi p roprio là più vicina alla finestra, ed alzando di tratto in tratto la testa, e fissando l’occhio sull’in- v e tria ta d ella chiesa, si ferm ava quasi in a d o razione. " E là, d iceva a se stessa, è là il tuo S ig n o re ! " S o ve n te si a c co rg eva, che il s a c r e stano a ccen d eva le due cand ele sop ra l'a lta re , durante le p regh iere d ella popolazione, ed
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allora ch iam ava le sorelle e le cugine, e poi si inginocchiavano tutte racco lte sul d a va n zale, e con gli occhi fissi a ll’altare, recitavan o insiem e le orazioni, e si faceva la visita al Santissim o Sacram ento.
Soleva d ire scherzand o, che p er tutto l’oro d e l m ondo non avre b b e voluto ve n d ere quella finestra, tanto le e ra c a ra ! A nch e le sue so
relle asp ettavan o con p ia ce re q uell’ ora, e poi p er m olto tem po la rico rd avan o con p ietosa invidia. Al ch iud ere poi d ella finestra, si ved ev a M aria ferm arsi an co ra un istante là, cogli occhi rivolti al tabern acolo, quasi per d ire : " G esù , custoditem i in qu esta n o tte!"
C A P O III.
L a v o ra in cam pagna — Suo impegno Sempre occupata — Confessione generale.
E
l a pia giovinetta corrisp on d eva am eraviglia. Seco n d o l ’uso dei tempi, com inciò subito a la v o ra re in cam p agn a col padre, m a senza m ai d im enticare nè la p regh iera nè le altre p ratich e religiose.
Il suo lavoro, ancorch é p otesse sem brare p o ca co sa in princip io, attesa la sua età, era tu ttavia d ’assai utilità. M a poco alla volta
riu scì ad e sse re di vero aiuto. A lla scuola allora si an d ava il m eno possibile, e p och e eran o le figlie che sa p e sse ro poco più che leg
gere e scrivere. M a sotto il p ad re a ve va sap u to im p arare bene il santo tim or di D io. Sui cam pi di M azzarello eran o banditi i cattivi discorsi e le bestem m ie.
E d i lavo rato ri o che ved essero il p ad re od anche la figlia, an d avan o ripeten d osi fra lo ro : " S ilen zio! si cam bi d iscorso".
Suo p ad re e ra obbligato a p ren d ere vari o p erai, p er far a tem po i m olti lavori del c a m p o ; e tra loro si m etteva la ind u striosa M aria. N elle prim e volte, che quei lavorato ri se la videro venire in m ezzo o con la zappa o con la falce, so rrise lo di com passione, e p arvero d ire : " P o vera fanciulla, to m a all’ago, perch è qu esto non è cam po p er le tue b ra c c ia !.
N on tag lierai m olte teste ai verm i ! M a d ovettero ben presto cam biar ragion am en to, p erch è la n uova o p e ra ia sa p e v a far ren d ere p er b en e il suo lavoro. A n zi a n d a va tanto avan ti, che gli op erai condotti a pagam ento, erano obbligati ad un lavoro quasi insopp or
tabile, vergo gn an d o si di lasciarsi vin cere da una fanciulla. Il p ad re ste sso più di una volta tentò di fren are tanta sua foga, d icen d o :
« S e tu continui così, io non troverò più la voranti, che vogliano ven ire nei n o stri campi a giorn ata. S a i che mi d icon o? H a un b raccio
di ferro quella figlia, ed è fatica im proba il p oterla su p erare. S ai cosa devi fa re ? F a r le cose un p o ’ più b lan d am en te".
M a l’indole di M aria era tale, da prom et
tere che si sa re b b e m od erata, e poi, in mezzo al lavoro, non rico rd ava più la prom essa fatta, continuava a lavo rare senza sapersi tratten ere. Q uando i lavori di cam pagna cessavan o, allora p assava a quelli dell'ago.
Q uindi sia che p iovesse, sia che facesse sole, essa era sem pre occupata.
O ra q u este fatich e la stan cavan o a s sa i e le facevan o assai dolce il riposo. V o len d o con
ciliare il lavoro con le op ere d i'p ie t à , che fa
cev a ? Si a ttaccava al piede un peso che la doveva torm entare e quasi quasi svegliare subito al prim o sonn o. A llo ra, a qualun
que ora, e con qualunque tem po acco m pa
gn ata dal solo suo angelo custode, si avviava alla Ch iesa p er s o d d isfare ai d esideri della sua pietà.
C o sì ella faceva consigliata e diretta dal suo p ad re spirituale. T ro v ò anche presto delle com pagne che a sp iravan o gran dem ente al servizio di Dio. Un bel giorn o ella d isse:
— S ap e te che cosa noi dovrem m o fare?
N ientem en o che la confessione gen erale !
— A n ch e a noi venne la stessa idea. C e la lascierà fare il C o n fesso re ?
— P regh iam olo p erch è ci aiuti a farla.
E d allora ad en trare con franchezza n ella sua coscienza, e ro vistarla tutta p er farla c o n o scere tal quale era a chi la d ovea gu i
dare. D o po questa prim a sa cra operazion e si suscitò in tutte quelle fanciu lle una viva fiamma di carità, di fede, di fervore, da farsi am m irare e d a ch iam are m olte ad im itarle.
T u tta via q u an ta ripugnan za nel ro m p ere la p arete del suo cuore ! D iceva poi che si sen ti stim olata a farlo p er l’esem pio delle sue cu
gine. " Se l'h a n fatta esse, d iceva, p erch è non p otrai fa rla anche tu ? G u ard a com e sono ora con ten te ! " C o sì d iceva anche S. A go stin o : S e tanti giovan etti e giovan ette si m ostraron o così forti, non p otrai e sse re a n ch e tu ?
- 2 4 —
C A P O IV .
D. Pestarino — Esempio di carità cristiana.
Opera benefica in patria.
Q
ui conviene che facciam o con o scere la persona, che fino dal principio fuil m aestro sp iritu ale di M aria M azza
rello. E g li è don D om enico P estarin o, nativo di M ornese, e che poi nelle m ani di D. Bosco op erò tanto bene a favore delle figlie del po
polo con le F iglie di M aria A usiliatrice.
Di lui si sa a ssai poco... E p p u re m eritereb b e, p er com une edificazione, che si potesse a vere delle notizie più abbo n dan ti, che ce lo face s
sero rivive re in tutta la sua finitezza. G iova p erciò co n ten tarci a m ettere ciò che si legge in un libro che racco n ta d ella passeggiata, che don B o sco fece n el 18 6 4 a M ornese. E ' una p agina di sto ria edifican te, e che ci fa ved ere com e la ca rità op era sem pre m iracoli (T).
U na m attina... si e ra giunti n ella strad a com unale, q u an d o ci venne a ll’incontro un bel vecch ietto , che, togliendosi con m olta esp ansion e la b e rre tta , e dim enando le mani per l’aria, esclam ava:
— O h! il S ign o re com e ci vuol b en e! N on ved rem o m ai più cose tanto belle. E questo lo dobbiam o a don P estarin o, che fu il sal
vatore del suo p aese. Se ad esso si è buoni, se, non fo p er dire, si frequ en ta la chiesa, e si è atten ti ai suoi interessi, lo si deve a lui. Q uando io era giovan etto non era m ica c o sì .
- B ravo , d isse don B osco, voi fate ecce
zione alla regola. In gen erale si dice che n o i vecchi lodiam o il tem po nostro, p er biasim are quello p re se n te voi invece...
( 1 ) V e d i Ultim e Passeggiate di don Bosco pel S a c . G . B. F r a n c e s i a — T i p . S a l e s i a n a .
VedutageneralediMornese.
— E così, è cosi. O h! se li rico rd o bene quei tem pi! Il bene com inciò dal giorno che egli p rese la prim a m essa. S en ta com e andò la cosa. M a forse le farò p erd e re tem po...
— Anzi, dite, mio caro, p erch è c o sì lo g u a dagniam o. Son cose che mi prem e di sa p e re : e da don P estarin o non si verreb b e ro m ai a conoscere.
— D ice bene L e i. N on so più se del q u a
ran ta o del q u aran tad u e, egli d ivenne s a c e r
dote. N oi qui, quando un figlio arriva a d ire la prim a m essa, si fa, com e p er le nozze, un gran pranzo, a cui si invitano tutti i parenti.
G uai se ce ne m anca uno !
Q uando il buon D om enico fu vicino ad essere p rete, scrisse al p ad re che avrebbe voluto fra gli altri invitati ce ne fosse uno di sua scelta. D eve sapere, il p ad re era da due o tre anni inimic issim o, p er alcuni interessi, di un suo fratello, che p er di più era stato padrino d e l nuovo sacerd o te. Q uando il papà riceve q u ell'avviso, p repara la nota, e lascia il prim o posto per l'invitato ch e d oveva sce
gliere il figlio. A l sabato arriva in p aese da A cqui, e subito dopo pranzo dice al p a p à , che intende di in vitare lo zio, che finalm ente aveva un d iritto di ven ire alla sua festa, p er
chè era suo padrino.
— M a pensa a quello che fai! T u non lo co nosci. E cap ace di far tutto per farm i dispetto.
— 27 —
— Papà, non ditem i di no. Io ci andrò a trovarlo, e ve d rete che a ccetterà, e dom ani avrem o com pita la festa.
— E im possibile, sarebbe un cred erm i col
pevole. Che cosa d irà la gente?
— D irà che è la più bella festa. O h! la
scia te ... dite di s ì!
E gli non ti ric e v e rà ; t'in su lterà fo rs’an che. Se ascolti me, non ci an d are!
E p p u re il cuore mi dice che non solo a cce tte rà me, ma che rin grazierà anche voi.
In una parola ci andò. Q uando lo zio si vide com parire d avan ti questo suo figlioccio, p er dirgli che era p rete, e che lo ven iva ad in
vitare per la sua festa, egli non potè tenere le lacrim e. L o abb racciò, lo baciò una e due volte, e poi, dicendo non so che p arole, si diceva in colpa p er e sse re stato in disunione col fratello. " L o voglio an d are a trovare, di
ceva, e d esid ero che tu stesso mi ci conduca.
C om e rivedrò vo len tieri la casa ove son n a to !" E co sì d icendo esce con lui... I o vidi i due fratelli che si in con traron o in pubblica piazza, che si p erdo n aro n o a vicen d a i torti avu ti, e, che, benedicend o quel m om ento, ra l
legraro n o tutto il p aese. Pensi che festa si fece al dim an i! T utti volevan o ve d ere quel p rete, che aveva o p erato quel gran m iracolo di m ettere in p ace i due fratelli, e tutti p ro n o sticaro n o bene di lui nella nuova carriera.
— 20 —
" Chi sa rà questo p rete, che com incia così b en e?" N oi lo vediam o ad esso che cosa è.
Da quel giorn o tutto è cam biato qui tra no:.
Si santificano le foste, è abolita la b estem mia, le osterie son poche e nessuna per noi, m a per quei pochi forestieri che passano. Si frequentano i sacram enti, si va alla chiesa, ed ogni giorno, quasi non si osa an d are a lavorare, se prim a non si p assa in ch iesa, al
m eno p er d ire u n 'A v e M aria.
L u n go il giorno in chiesa c'è sem pre q u al
cuno, ed alla sera non si va a dorm ire, senza a n d a re a recitare in com une le p reghiere.
Molte delle no stre figlie sono veram ente di consolazione ai parenti.
Il Signore poi ci ben edice coi doni della terra; e con la sua grazia c ’è anche l’ab b o n danza delle cose terren e.
Quel buon uom o non si e ra acco rto che ci faceva una bella p redica, e noi ci prendevam o cura di non d isturbarlo. P a rla va con tanto cuore, che non ci p arev a carità di interrom perlo. S i ved eva, che non solo p arlav a p er con
vinzione, ma anche p er riconoscenza.
A rriv a ti ad un certo punto, egli salutò don B o sco e la com itiva, e rin grazian d olo d e l favore, che aveva fatto al suo paesello, si in
ternò in un cam po e scom parve. "
/
30
Suoi studi a Genova — Santi amici — Don Frassinetti — L ’associazione delle Figlie di M aria Im m acolata — Primo colloquio con M aria M azzarello — Nuovo suo fervore — Che fai davanti al S S . Sacram ento? — In
dustria perchè sia visitato.
M
a il buon sacerd o te, prim a an cor di d ed icarsi alla educazione degli a ltri, volle santificare m eglio se stesso. S ic com e i M ornesini hanno quasi tutti delle relazioni com m erciali con G en ova, ove si era soliti a p ortare i loro vini, co sì questa città è q uasi la secon d a loro p atria. D o n P estarin o, andato a fare gli studi nel Sem inario di G enova, e ra venuto a strin gere am icizia con molti di q uell’illustre clero, che, specialm ente nella se
conda m età del secolo passato, re sero chiaro il loro nom e, con le splendide doti di m ente e di cuore e p er il zelo d ella causa del Signore.
B asti fra tutti rico rd a re il C ard . G aetan o A li
m onda, che m orì A rciv esco v o di T o rin o . Ma chi fu in m odo speciale carissim o a D. P estarin o e considerò sem pre com e m aestro e guida, oltre al zelante P. Stuorla, fu D. G iu sepp e F r a s sinetti, p rio re di santa Sab in a, e gran prom o
tore della pietà nella città di G enova.
C A P O V.
- ,ìi -
S e potessim o fare un p arag o n e, dovrem m o d ire che il F ra ssin e tti a G en o v a fu il don C a fa sso di T o rin o p er il C lero di q u ell’illustre città. Che vita, che fervo re, che slancio, egli sep pe in fon dere in colo ro che frequ en tavan o la sua piccola chiesa ! Ma celeb ri sop rattu tto eran o le due A ssociazion i dei F igli e delle F iglie di M aria. E ra un nuovo vigore che si m etteva tra i tìgli del popolo, tra gli operai, e che in m odo m irabile riu sciva a com unicarlo in quasi tu tta la città. L o zelo di D. F rassin e tti e ra anche conosciu to a T o rin o , e D. B osco più di una volta o tten eva da lui p reziosi la vori p er le Letture Cattoliche. P er lui, le due città allora principali del piccolo regno di S ard e g n a , davan o l’ultim o tracollo a ll’eresia del Giansenismo. D. C a fasso in T o rin o colla scuola di M orale, p e r m ezzo d ell’educazione del gio
vane clero, e D. F rassin e tti in G enova, con le p redich e, con libretti pop olari e poi con le op ere indirizzate ai sacerd o ti, diffondevano la p ia e salu tare p ratica della com unione frequente.
A q u est’uomo rico rrev a sovente D. P esta- rino, anche già p rete, p er rasso d arsi negli studi e n ella p ietà, e ren d ere più utile il suo m inistero. E gli lo aveva con osciuto alla scuola e ne aveva sp erim en tata subito l’alta pietà e lo zelo illum inato p er la gioventù. N on fa quindi stupire, se ritornan do in p aese, e
desidero so di ferm arvi la sua dim oro, ch ia
m asse subito attorno a sè le anim e più elette.
Il suo esem pio, il fervo re giudizioso che di
m ostrava, una ca rità illim itata gli attira va l'altru i stim a ed a poco a poco la confidenza di tutti.
Q uando egli si ritirava a M orn ese era gio
van e di anni, m a si rivelò subito m aturo di senno. Q uindi, si v e d ev a assidu o al co n fessio nale in ogni giorno, ove, se m an cavano p en i
tenti, p re g a va p er ore ed ore. M a in b reve si vide attorn iato d a divoti, e sen tì ven ir sù, com e p er incanto, un a n u o va v ita cristiana.
Prim a eran o ra re le con fessio n i fuori delle feste solenni, ora egli introd uce l’uso di a cco starsi ai sacram en ti più sp e sso ed anche una volta p er settim ana.
Il suo ritiro, la sua prud en za, la sua fede in G esù sacram en tato , gli g u a d a g n a va un vero m ondo di gente. E n on m an cava tra i par- rochi d ’attorno, chi lo p arag o n asse p er la vita o p e ro sa al santo C u ra to d ’A rs. A M ornese la frequ enza ai sacram en ti è omai costan te e l’o p e ra d ell'um ile sa ce rd o te si p ro p a g a in tutta la fam iglia. Soven te p a ssa tutto il giorno in confessionale.
E ra p arro co di fre sc o il sa ce rd o te D. V alle, ch e pio, um ile, zelante d ella g lo ria di D io. go
d eva d ell’op era di D. P estarin o , e cercava di favorirlo in ogni co sa che poteva.
— 32 —
i
S ovente a chi lo vo lev a forse p u n gere p e r il lavorare di D . P estarin o, dicen dogli : « Chi è il prevosto di M o rn ese ?» R isp o n d e v a : « E G e sù ; io e D. P estarin o ne siam o i v ic e -p a rro c h i!".
Q uale arm onia fra q uesti due san ti s a c e r d oti! O ra D. P estarin o d esid ero so di asso d are la pietà, p en sa va di m ettere su una qualche instituzione che se rv isse com e di focolare.
V e d e v a tante buone m ad ri di fam iglia che gli con d u cevan o anche le loro figlie p erch è le guidasse sul sen tiero di Dio.
U n giorn o p en sa va tra sè : E se m i servissi com e di fondam ento di queste o quelle figlie che ven go n o a c o n fe ssa rsi d a m e ? M olte ne co n o sceva p ro p rio buone, serie, e q u este p o tevano benissim o aiu tarlo per com piere le sue im prese.
T r a le altre che acco rrev an o con frequenza al suo con fessio n ale sco rse p u re la piccola M a ria M azzarello acco m pagn ata dalla m adre.
N on tard ò m olto a con o scere la p reziosità di q u est’anim a, e qual van tag gio avre b b e potuto e sse re p er le figlie del p aese. C a p ì q u asi su
bito com e con l’aiuto di D io sa re b b e stata un m irabile strum ento di salu te per tante altre.
U n giorn o che il suo m aestro di spirito le d isse: « M aria, che cosa vo rrai fare in questo m ondo?» E lla senza e sita re , com e se asp ettasse da m olto tem po quella dom anda, risp ose con giovanile franchezza unita a m irabile c an d o re:
3 — Francesia, S u o r M a r ia M a z z a r e llo .
— 33 —
— V e d a , P ad re, io voglio essere tutta del Signore.
— S i? N e sono m olto contento. Io spero che egli co n se rve rà nel tuo cuore questo santo d esi
derio, e che tu p otrai vivere e m orire tutta sua.
L a giovan etta, dietro il consiglio del suo p ad re spirituale, com inciò ad acco starsi ogn i otto giorni alla santa confessione e com unione.
E ra certam en te un bello spettaco lo ve d ere questa p overa figlia dei cam pi, dopo ave r lavo- rato tutta la settim ana, e con quella ten acità di c u i abbiam o fatto p arola più sopra, ven ire presto alla m attina della d om enica, p er p re p a rarsi a con fessarsi e poi a com unicarsi col più.
divoto contegno. A v e v a anche con sè la so rel
lina, che tosto al suo esem pio si accostò a far anche le sue divozioni. M a app en a ella com inciò a frequ en tare i sacram en ti, sen tì crescere tanto la voglia della san ta com unione, che ottenne dopo mille stenti di poterla fare tutte le m attine.
Q ui non posso trattenerm i dal m ettere tutto' per intiero il raccon to della so re lla : « D oven do atten d ere ai lavori cam pestri, poco o nulla di tem po le rim aneva p er le pratiche di pietà. E s sen do spossato dalle fatiche de! giorn o, il suo corpo, piuttosto gracile, ch iedeva riposo ; ma che face va ella? V incendo la n atu ra, com pieva di n o tte ciò che di giorno le e ra im possibile.
Q uante volte, per p otersi risvegliare, per 34
tem po ed a c co sta rsi alla com unione, che tanto desid erava, co ricavasi p er te rra !
» Soven te io le d iceva : « Che fai M aria ? "
E lla mi risp o n d e v a : " S ta buona e d orm i: tu che sei più piccola, n e hai più bisogno, io ne faccio a m eno". C o si negan d o alle sue stan ch e m em bra un riposo che era n e cessa rio , alzavasi p er tem pissim o, si re cava alla ch iesa, e fatta la com unione, rito rn a va a casa, prim a che la fa
m iglia si fosse p osta al lavoro. E ciò ella faceva d’inverno e d ’estate, non bad an do nè al freddo, nè all'in tem perie, n è alle pessim e strad e.
Q uando i gen itori la m an davano in p aese per qualche com m issione, ella tutta si ra lle g ra va , p erch è p oteva visitare G esù in tale occasio n e.
— Sorella, e che fai quan do ti trovi davan ti al Sign o re? Io, dopo due o tre P a t e r ed A ve.
non so subito più che dire.
— H o tante cose a ch ied ere al Signore, che il tem po mi va senza che me ne acco rga. Oh!
se potessi prolungare queste piccole c o n v e rsa zioni! Una cosa che dom ando sem pre è che il Signore mi tolga di m ezzo al m ondo. Com e sarei felice !
Q ualche volta i p aren ti m an davano me a fare questa o quella com m issione: allora ella mi p regava che non d im enticassi di visitare G esù Sacram en tato , sovente lasciato solo nelle lunghe ore della giorn ata. G u ard a di p assare, mi d iceva, e p rega anche p e r m e!
— 35 —
- 36 —
C A P O V I.
Alcune prime prove — Gli stivaletti inconve
nienti — Le si parla delle Figlie dell’Imma- colata.
U
n a figlia co si virtuosa e sotto la guida di un’anim a tanto d esidero sa di di san-tificare il prossim o com e quella di don P estarin o, d oveva p resto venire a qualche d e liberazione.
Quel prudente sacerd o te, un giorn o volle d om andare a lei, e con lei a diverse altre figlie, che al suo esem pio p raticavan o più e sa t
tam ente la pietà, e freq u en tavan o con re g o la rità i san ti Sacram en ti, se si sa re b b e sen tita di fare qualch e sacrifizio pel Signore.
— Com e intende di d ire?
— S ì, se saresti cap ace di fare qualche o f
ferta al S ign o re.
- M i p are di sì.
— C o sì mi piace. E b b en e, dom ani è festa, e p er noi solenne... T u vestirai com e q u est’oggi.
E d ella che dim ostrava in ogni cosa che a veva una p ietà sod a, e che no n intendeva di fare la sua volontà, fu b en conten ta di fare second o le d isse il suo d ire tto re spirituale.
T u tta v ia q u esta p ro v a l’and ò p rop rio a fe rire nel cuore. L a fan ciu lla a veva un d ifetto :
ella d esid e ra va di fare p o ’ di bella figura. T u t
tavia siccom e e ra già solita a non p ensare che a far l’ubbidien za al suo d ire tto re , co sì si arre se sen za m ostrare difficoltà ai d esid eri di D. P estarin o . A n ch e a quei tem pi com in
ciava nei p aeselli la dolorosa am bizione di im itare la m oda della città, e le stesse con
tadine le ne seguivano il vezzo.
Q uando p er la prim a vo lta com parve di festa cogli abiti usuali, fu un p arlarn e fra le com pagne, un dirn e m ille cause, ed attribuire fin anco a castigo od a rovescio di fortuna. E d ella non si scu sava e non si curava di dare spiegazione. A ltra volta e ra p erò la mamma che la in vitava a p re n d e re l’abito più nuovo e più ap p ariscen te, ed ella a veva sem pre un bel ritro vato p er iscu sarsen e.
M a n ei giorni più solenni, nei quali ella con altre giovanette già ascritte fra le figlie di M aria, d oveva fare un p o ’ di com parsa, le com pagne insistevan o perch è non se ne di
m enticasse.
— E h i, M aria, p en sa che dom ani si fa la com unione g e n erale ! e tu non devi venire con la veste di tutti i giorn i!
E d ella tutta sch erzo sa a rip etere :
— E ' m eglio p en sare alla veste d ell’anim a ! P en so a G esù in B etlem m e!
T u tta via non vo leva d isgu starle, e sapeva sem pre trovare qualche m ezzo term ine per
— 37 ~
um iliarsi, e p er acco n ten tare il d esid erio delle am iche.
Ma non bisogna cred ere che ella fosse m orta alle cose del m ondo. T u tt’a ltro ! Un giorno si era com perato un bel p aio di stivalini inverniciati, e portan d oseli a casa, d iceva a se ste ssa : « Che diranno le com pagn e! V ed ran n o il mio buon gusto.... M a la vide il suo c o n fessore, e volendola m ettere alla p rova, glieli fece ungere con grasso, p er toglier loro il lucido troppo vivo.
Q ueste m ortificazioni si au m entavano nel- l ’avvicin arsi della S ettim an a S an ta. A llo ra ch ie
d eva di non aversi da o ccu p are in altro che n ella m editazione della Passion e di N ostro S i
gnore. Siccom e non vo leva tra lascia re nessuno d e ’ suoi soliti lavori, c o sì un m ese prim a p ro lungava le veglie d ella notte di tante ore, q u an te p re se in com plesso p otessero b astare p er com pensare le o re di riposo spirituale, che in ten deva riservarsi in quei santi giorni.
P re p a ra ta co sì q u est’anim a, il pru d en te di
rettore la in terro gò più ch iaram en te sul suo avven ire.
— Dim m i un poco, le disse D. P estarin o, che cosa pensi di fare ? Si cre sce negli anni, senza c h e c e ne a c co rg ia m o , e bisogna decidersi.
— Io ? re sta re quale sono, e servire il S i
gnore con tutto il mio cuore, senza avere alcuna m ira che non sia il paradiso.
— 38 —
— Va benissim o, app rovo pien am ente i l tuo d esid e rio , e spero che il Signore ti aiu terà ad essere p erseveran te n e ’ tuoi santi proponim enti. S ai che ho intenzione di m ettere su una Com pagnia di buone F iglie sotto la p rotezione di M aria SS. Im m acolata. Ci en
treresti anche tu?
— Se mi cred e m eritevole, io non ci ho alcun a difficoltà.
— N on d esid erava di sapere altro. In tan to p reghiam o perch è la M adonna ci inspiri a c er
c a re altre figlie, che devono form are il prim o d rapp ello, e che siano proprio degne d ell’onore di essere della fam iglia di u n a m a d r e co sì santa.
A lla buona giovanetta non p arev a possibile tanta fortuna, tanto più che al suo giudizio, e lla si trovava sen za m eriti.
— C h e devo fare ?
P e r ora continua la vita incom inciata.
In seguito vedrem o.
E lla non fu contenta di tanto poco, ma si studiò di vivere ancora con m aggior atten zione sop ra se stessa, ed aspettava con tran quillità il giorno che doveva essere per lei di tanta im portanza.
— 39 —
— 40 —
C A P O V II.
Un dubbio di coscienza — Come se ne sbriga.
Una forte tentazione.
A
p p u n t o in questo tem po le capitò unacosa, che fece ved ere la sua m eravi- gliosa delicatezza e l’en ergia di sua vo
lontà. U n giorn o, essend o il sole già vicino a l tram onto, ella si avviava a casa, tenend o per m ano due suoi fratellini. M a non era allegra, secondo il solito, ed un dubbio an go sciava la sua coscienza. D opo di essersi ferm ata due o tre volte, quasi p er p re n d e re consiglio su quello che si sareb b e potuto fare, finalm ente conduce i due fanciullini in un luogo sicuro, li fa sed ere, coglie un poco di frutta e loro la m ette in m ano, e poi d ice: « S tate qui ferm i, io vad o e torno in un lam po E lla va d a D. P estarin o ; ma e ra a sse n te ". A llora ella c e rc a del p arroco . B u ssa alla p orta, e le si rispon de che era uscito. C h e fa re ? D ied e uno sguard o al p aesello che le stava di fronte, santo S tefan o , e poi dice a se s te s sa : N on c ’è altro a fa re : bisogna an d are là. S e ritard o ancora, dom ani non p otrò fare la san ta com unione. E scende giù dal colle, corre p er le lunghe gole ai piedi di quelle alture, giunge a quel villaggio.
Su o n ava l’ Angelus delle sera. Bussa con m a no trem ante alla p orta della can onica e dom anda del p revosto.
—
Ha
finito di cen are adesso, risp on d e la serva.— E b b e n e , p regatelo che ven ga subito.
— S u b ito ? ma ha perso n e in casa.
— N on si disagieran n o p er un istante.
D ebbo p arlarg li di una cosa im portante.
— A tte n d e te adunque.
— N on posso atten d ere, ho prem ura.
— Dite a m e: farò la com m issione, e por- terò la risposta.
— E ' un seg reto !
A llora la serva brontolando andò, non senza a v e r prim a squad rato da capo a piedi quella piccola im portuna con aria sprezzante.
Il sacerd o te viene fuori, ed ha appena il tem po d i m irare chi cerca di lui; che la gio
v in e tta s e nza pream boli gli espone, il suo piccolo caso di coscienza, e c o n ch iu d e :
— Ho fatto p ecca to ?
Il p rete, stupito di tanta d elicatezza di co
scienza, le risp o n d e:
— S ta tranquilla, povera figlia. E ra mica niente !
— P o trò fare la santa com unione?
— M a certo
Non volle sentire altro, ringrazia il buon sacerd o te, ch iede scusa del disturbo, e giù.
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com e il vento, verso i fratellini, che omai e ra n o im pazienti per essere restasti soli.
Il sacerd o te rim ase m eravigliato di quella rapida apparizione, e più di una volta si e ra s ervito di questo raccon to p er raccom and are ai suoi parrocch ian i, e specialm ente alle gio- vanette, di p ortar som m a delicatezza di co scienza n e ll’a cco starsi alla santa com unione.
O ra qui devo esp orre un’altra sua grave tentazione.
E lla, che non trovava altro gusto nel ser
vizio di D io, che faceva tanti sacrifizi p er p o ter acco starsi alla san ta com unione, p rovò prim a un p o ’ di difficoltà a farla tanto sovente, e poi, per salvare se stessa, tentò tratten ere qualche altra d all’and arvi.
D isse adunque un giorn o ad una confid en te:
— Oh ! che n ecessità di ven ire co sì spesso alla com unione ? non p otreb b e b a sta re una volta alla settim ana? P erch è tante eccezion i?
— M aria, le disse l’am ica, parli tu sul serio , o lo fai p er p rovarm i?
— P ro p rio sul serio ! N on sareb b e m eglio farla con gran divozione una vo lta al m ese?
— O h! com e d iscen d i! Prim a una volta alla settim ana, e poi subito una volta al m ese.
— N o, n o ; io ti dico ciò che sento. S e non fosse che ho p au ra di far dire la gente...
E la p o veretta m anifestò certa ap atia che sen tiva, e che m ai ancora prima a v e v a provato.
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L a com pagna le fece coraggio, con s'g lia n - dola a p arlare con D. Pestarin o.
L ’asco ltò con um iltà la p o v e ra figlia, e dopo q ualch e giorno, ritro van d osi con la sua con - fid ente, l’ebbe a d ire : « O ra tutto è p assato , e sono di nuovo tranquilla com e prim a.
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C A P O V II I.
L e Figlie dell’im m acolata — Benefizio del
l’ esempio — L a nuova Priora — Come è giudicata M aria — Come obbedisce.
F u
l’anno 18 54 che la M adonna vid e raccogliersi con un novello ard o re le figlie cristian e d ’attorn o ai suoi m iti altari ed a co n sacrarle il cuore ed i loro gio vanili affetti. E quanto bene p rod usse nel p o polo cristian o la divota Com pagnia delle F iglie di M aria Im m acolataE d anche a M ornese si vide il giocondo spettacolo di tante figlie, che an d avan o a ga ra per essere tra le più divote di M aria. D. P e starin o che da m olto tem po a veva ottenu to che le m adri gli p ortassero le loro figlie alle istruzioni, a veva tutto disposto perch è n e l gran giorn o dell’I m m acolata fossero tutte p reparate per e sse re ascritte. M olte, e sarei p er dire che
tutte le m ad ri a vre b b e ro voluto ohe le loro figlie fossero inscritte nella bella C om pagnia, m a si volle scegliere fra le più buone p er p oter e sse re sicuri della loro p erseveran za. T u tte eran o con ten te, si era aspettato con tanta im pazienza quel giorno, e D. P estarin o god eva a ssai di quella festa.
A llorch é vide ben edette le sue fatiche, e che la M adonna dal p arad iso annum erava una bella coron a di brave figlie, pieno di santa esu ltanza disse che era il caso di escla- m are che f lores apparnerunt in terra nostra.
« E voi sarete, d iceva, quei preziosi fiori, che viven do santam ente, ai m iti raggi d ella d ivo- zione a M aria S S. sarete le speranze della re - ligione p er il n o stro caro paese. » Si può d ire che se ogni figlia asp ira di essere nella santa associazion e, si ved e che p er m ezzo loro lo spirito cristiano entra in b reve in tutte le fam iglie.
S i com incia ad an d a re alla m essa, prim a dei lavori, e si recitan o le p regh iere in co- m une, e m olte tra le figlie si acco stan o ai Sacram en ti. P e r le più com ode si introduce anche una p iccola m editazione. N essuno quasi se n e acco rg e, ma qu este sante figliuole dif- fondono nelle case il p en siero di D io, della sua legge, d ell’anim a e d e ll’e te rnità.
Poco alla vo lta tornano alla ch iesa nella sera, ed accom pagnate dalle sorelle e d alla m am m a.
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S en za alcuno strepito, o quasi senza a vvi- sa rsen e , il p ae se con sid era la ch iesa com e sua abitazion e, e tutti i giorni quei buoni te rra z - zani, a cco rro n o a ten er com pagnia a G esù sacram en tato.
D opo qualche tem po, il savio D iretto re ra c - colse le F iglie di M aria, e loro d isse che b i- sognava ven ire alla scelta di una priora.
T u t t e p o rta ro n o il loro pensiero sop ra la M aria M azzarello, che omai aveva com piti i suoi di- ciassette an n i; e poi era sì buona, sì prud en te!
Ma il S ign o re d ispo se che fin d ’allora fosse esem pio di umile dipen denza, ed anche a r
gom ento di non poch e contraddizioni. Q ualche p aren te troppo zelante, cred end o che sua figlia m eritasse q u ell'o n ore, m in acciava m ari e m onti, se non fosse stata l'eletta. D. P e sta
rino, conoscend o in qual elem ento si viveva, p er evitare inutili d issap ori, c red ette prudenza di d over c e d e r e ! I l c aritatevo le D. P estarin o dispose quindi in m aniera gli anim i, che i voti c ad d ero n atu ralm en te sopra l’altra.
E d ella non solo sop portò con ilarità di anim o quella differenza, ma giubilò in suo cuore nel ve d ere a Priora u n’altra figlia m olto pia p erò e virtuosa.
Ci fu benissim o qualcuna che volle p rovare la sua virtù , col d irle :
— M aria, che ti p are di qu esta elezione?
— Mi p are la più bella e giudiziosa.
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