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Pestarino — Esempio di carità cristiana

Nel documento MARIA MAZZARELLO E D (pagine 26-133)

Opera benefica in patria.

Q

ui conviene che facciam o con o scere la persona, che fino dal principio fu

il m aestro sp iritu ale di M aria M azza­

rello. E g li è don D om enico P estarin o, nativo di M ornese, e che poi nelle m ani di D. Bosco op erò tanto bene a favore delle figlie del po­

polo con le F iglie di M aria A usiliatrice.

Di lui si sa a ssai poco... E p p u re m eritereb b e, p er com une edificazione, che si potesse a vere delle notizie più abbo n dan ti, che ce lo face s­

sero rivive re in tutta la sua finitezza. G iova p erciò co n ten tarci a m ettere ciò che si legge in un libro che racco n ta d ella passeggiata, che don B o sco fece n el 18 6 4 a M ornese. E ' una p agina di sto ria edifican te, e che ci fa ved ere com e la ca rità op era sem pre m iracoli (T).

U na m attina... si e ra giunti n ella strad a com unale, q u an d o ci venne a ll’incontro un bel vecch ietto , che, togliendosi con m olta esp ansion e la b e rre tta , e dim enando le mani per l’aria, esclam ava:

— O h! il S ign o re com e ci vuol b en e! N on ved rem o m ai più cose tanto belle. E questo lo dobbiam o a don P estarin o, che fu il sal­

vatore del suo p aese. Se ad esso si è buoni, se, non fo p er dire, si frequ en ta la chiesa, e si è atten ti ai suoi interessi, lo si deve a lui. Q uando io era giovan etto non era m ica c o sì .

- B ravo , d isse don B osco, voi fate ecce­

zione alla regola. In gen erale si dice che n o i vecchi lodiam o il tem po nostro, p er biasim are quello p re se n te voi invece...

( 1 ) V e d i Ultim e Passeggiate di don Bosco pel S a c . G . B. F r a n c e s i a — T i p . S a l e s i a n a .

VedutageneralediMornese.

— E così, è cosi. O h! se li rico rd o bene quei tem pi! Il bene com inciò dal giorno che egli p rese la prim a m essa. S en ta com e andò la cosa. M a forse le farò p erd e re tem po...

— Anzi, dite, mio caro, p erch è c o sì lo g u a ­ dagniam o. Son cose che mi prem e di sa p e re : e da don P estarin o non si verreb b e ro m ai a conoscere.

— D ice bene L e i. N on so più se del q u a­

ran ta o del q u aran tad u e, egli d ivenne s a c e r­

dote. N oi qui, quando un figlio arriva a d ire la prim a m essa, si fa, com e p er le nozze, un gran pranzo, a cui si invitano tutti i parenti.

G uai se ce ne m anca uno !

Q uando il buon D om enico fu vicino ad essere p rete, scrisse al p ad re che avrebbe voluto fra gli altri invitati ce ne fosse uno di sua scelta. D eve sapere, il p ad re era da due o tre anni inimic issim o, p er alcuni interessi, di un suo fratello, che p er di più era stato padrino d e l nuovo sacerd o te. Q uando il papà riceve q u ell'avviso, p repara la nota, e lascia il prim o posto per l'invitato ch e d oveva sce­

gliere il figlio. A l sabato arriva in p aese da A cqui, e subito dopo pranzo dice al p a p à , che intende di in vitare lo zio, che finalm ente aveva un d iritto di ven ire alla sua festa, p er­

chè era suo padrino.

— M a pensa a quello che fai! T u non lo co ­ nosci. E cap ace di far tutto per farm i dispetto.

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— Papà, non ditem i di no. Io ci andrò a trovarlo, e ve d rete che a ccetterà, e dom ani avrem o com pita la festa.

— E im possibile, sarebbe un cred erm i col­

pevole. Che cosa d irà la gente?

— D irà che è la più bella festa. O h! la­

scia te ... dite di s ì!

E gli non ti ric e v e rà ; t'in su lterà fo rs’an che. Se ascolti me, non ci an d are!

E p p u re il cuore mi dice che non solo a cce tte rà me, ma che rin grazierà anche voi.

In una parola ci andò. Q uando lo zio si vide com parire d avan ti questo suo figlioccio, p er dirgli che era p rete, e che lo ven iva ad in­

vitare per la sua festa, egli non potè tenere le lacrim e. L o abb racciò, lo baciò una e due volte, e poi, dicendo non so che p arole, si diceva in colpa p er e sse re stato in disunione col fratello. " L o voglio an d are a trovare, di­

ceva, e d esid ero che tu stesso mi ci conduca.

C om e rivedrò vo len tieri la casa ove son n a to !" E co sì d icendo esce con lui... I o vidi i due fratelli che si in con traron o in pubblica piazza, che si p erdo n aro n o a vicen d a i torti avu ti, e, che, benedicend o quel m om ento, ra l­

legraro n o tutto il p aese. Pensi che festa si fece al dim an i! T utti volevan o ve d ere quel p rete, che aveva o p erato quel gran m iracolo di m ettere in p ace i due fratelli, e tutti p ro ­ n o sticaro n o bene di lui nella nuova carriera.

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" Chi sa rà questo p rete, che com incia così b en e?" N oi lo vediam o ad esso che cosa è.

Da quel giorn o tutto è cam biato qui tra no:.

Si santificano le foste, è abolita la b estem ­ mia, le osterie son poche e nessuna per noi, m a per quei pochi forestieri che passano. Si frequentano i sacram enti, si va alla chiesa, ed ogni giorno, quasi non si osa an d are a lavorare, se prim a non si p assa in ch iesa, al­

m eno p er d ire u n 'A v e M aria.

L u n go il giorno in chiesa c'è sem pre q u al­

cuno, ed alla sera non si va a dorm ire, senza a n d a re a recitare in com une le p reghiere.

Molte delle no stre figlie sono veram ente di consolazione ai parenti.

Il Signore poi ci ben edice coi doni della terra; e con la sua grazia c ’è anche l’ab b o n ­ danza delle cose terren e.

Quel buon uom o non si e ra acco rto che ci faceva una bella p redica, e noi ci prendevam o cura di non d isturbarlo. P a rla va con tanto cuore, che non ci p arev a carità di interrom ­ perlo. S i ved eva, che non solo p arlav a p er con­

vinzione, ma anche p er riconoscenza.

A rriv a ti ad un certo punto, egli salutò don B o sco e la com itiva, e rin grazian d olo d e l favore, che aveva fatto al suo paesello, si in­

ternò in un cam po e scom parve. "

/

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Suoi studi a Genova — Santi amici — Don Frassinetti — L ’associazione delle Figlie di M aria Im m acolata — Primo colloquio con M aria M azzarello — Nuovo suo fervore — Che fai davanti al S S . Sacram ento? — In­

dustria perchè sia visitato.

M

a il buon sacerd o te, prim a an cor di d e­

d icarsi alla educazione degli a ltri, volle santificare m eglio se stesso. S ic ­ com e i M ornesini hanno quasi tutti delle relazioni com m erciali con G en ova, ove si era soliti a p ortare i loro vini, co sì questa città è q uasi la secon d a loro p atria. D o n P estarin o, andato a fare gli studi nel Sem inario di G enova, e ra venuto a strin gere am icizia con molti di q uell’illustre clero, che, specialm ente nella se­

conda m età del secolo passato, re sero chiaro il loro nom e, con le splendide doti di m ente e di cuore e p er il zelo d ella causa del Signore.

B asti fra tutti rico rd a re il C ard . G aetan o A li­

m onda, che m orì A rciv esco v o di T o rin o . Ma chi fu in m odo speciale carissim o a D. P estarin o e considerò sem pre com e m aestro e guida, oltre al zelante P. Stuorla, fu D. G iu sepp e F r a s ­ sinetti, p rio re di santa Sab in a, e gran prom o­

tore della pietà nella città di G enova.

C A P O V.

,ìi

-S e potessim o fare un p arag o n e, dovrem m o d ire che il F ra ssin e tti a G en o v a fu il don C a fa sso di T o rin o p er il C lero di q u ell’illustre città. Che vita, che fervo re, che slancio, egli sep pe in fon dere in colo ro che frequ en tavan o la sua piccola chiesa ! Ma celeb ri sop rattu tto eran o le due A ssociazion i dei F igli e delle F iglie di M aria. E ra un nuovo vigore che si m etteva tra i tìgli del popolo, tra gli operai, e che in m odo m irabile riu sciva a com unicarlo in quasi tu tta la città. L o zelo di D. F rassin e tti e ra anche conosciu to a T o rin o , e D. B osco più di una volta o tten eva da lui p reziosi la ­ vori p er le Letture Cattoliche. P er lui, le due città allora principali del piccolo regno di S ard e g n a , davan o l’ultim o tracollo a ll’eresia del Giansenismo. D. C a fasso in T o rin o colla scuola di M orale, p e r m ezzo d ell’educazione del gio­

vane clero, e D. F rassin e tti in G enova, con le p redich e, con libretti pop olari e poi con le op ere indirizzate ai sacerd o ti, diffondevano la p ia e salu tare p ratica della com unione frequente.

A q u est’uomo rico rrev a sovente D. P esta- rino, anche già p rete, p er rasso d arsi negli studi e n ella p ietà, e ren d ere più utile il suo m inistero. E gli lo aveva con osciuto alla scuola e ne aveva sp erim en tata subito l’alta pietà e lo zelo illum inato p er la gioventù. N on fa quindi stupire, se ritornan do in p aese, e

desidero so di ferm arvi la sua dim oro, ch ia­

m asse subito attorno a sè le anim e più elette.

Il suo esem pio, il fervo re giudizioso che di­

m ostrava, una ca rità illim itata gli attira va l'altru i stim a ed a poco a poco la confidenza di tutti.

Q uando egli si ritirava a M orn ese era gio­

van e di anni, m a si rivelò subito m aturo di senno. Q uindi, si v e d ev a assidu o al co n fessio ­ nale in ogni giorno, ove, se m an cavano p en i­

tenti, p re g a va p er ore ed ore. M a in b reve si vide attorn iato d a divoti, e sen tì ven ir sù, com e p er incanto, un a n u o va v ita cristiana.

Prim a eran o ra re le con fessio n i fuori delle feste solenni, ora egli introd uce l’uso di a cco ­ starsi ai sacram en ti più sp e sso ed anche una volta p er settim ana.

Il suo ritiro, la sua prud en za, la sua fede in G esù sacram en tato , gli g u a d a g n a va un vero m ondo di gente. E n on m an cava tra i par- rochi d ’attorno, chi lo p arag o n asse p er la vita o p e ro sa al santo C u ra to d ’A rs. A M ornese la frequ enza ai sacram en ti è omai costan te e l’o p e ra d ell'um ile sa ce rd o te si p ro p a g a in tutta la fam iglia. Soven te p a ssa tutto il giorno in confessionale.

E ra p arro co di fre sc o il sa ce rd o te D. V alle, ch e pio, um ile, zelante d ella g lo ria di D io. go­

d eva d ell’op era di D. P estarin o , e cercava di favorirlo in ogni co sa che poteva.

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i

S ovente a chi lo vo lev a forse p u n gere p e r il lavorare di D . P estarin o, dicen dogli : « Chi è il prevosto di M o rn ese ?» R isp o n d e v a : « E G e sù ; io e D. P estarin o ne siam o i v ic e -p a rro c h i!".

Q uale arm onia fra q uesti due san ti s a c e r ­ d oti! O ra D. P estarin o d esid ero so di asso d are la pietà, p en sa va di m ettere su una qualche instituzione che se rv isse com e di focolare.

V e d e v a tante buone m ad ri di fam iglia che gli con d u cevan o anche le loro figlie p erch è le guidasse sul sen tiero di Dio.

U n giorn o p en sa va tra sè : E se m i servissi com e di fondam ento di queste o quelle figlie che ven go n o a c o n fe ssa rsi d a m e ? M olte ne co n o sceva p ro p rio buone, serie, e q u este p o ­ tevano benissim o aiu tarlo per com piere le sue im prese.

T r a le altre che acco rrev an o con frequenza al suo con fessio n ale sco rse p u re la piccola M a ria M azzarello acco m pagn ata dalla m adre.

N on tard ò m olto a con o scere la p reziosità di q u est’anim a, e qual van tag gio avre b b e potuto e sse re p er le figlie del p aese. C a p ì q u asi su­

bito com e con l’aiuto di D io sa re b b e stata un m irabile strum ento di salu te per tante altre.

U n giorn o che il suo m aestro di spirito le d isse: « M aria, che cosa vo rrai fare in questo m ondo?» E lla senza e sita re , com e se asp ettasse da m olto tem po quella dom anda, risp ose con giovanile franchezza unita a m irabile c an d o re:

3 Francesia, S u o r M a r ia M a z z a r e llo .

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— V e d a , P ad re, io voglio essere tutta del Signore.

— S i? N e sono m olto contento. Io spero che egli co n se rve rà nel tuo cuore questo santo d esi­

derio, e che tu p otrai vivere e m orire tutta sua.

L a giovan etta, dietro il consiglio del suo p ad re spirituale, com inciò ad acco starsi ogn i otto giorni alla santa confessione e com unione.

E ra certam en te un bello spettaco lo ve d ere questa p overa figlia dei cam pi, dopo ave r lavo- rato tutta la settim ana, e con quella ten acità di c u i abbiam o fatto p arola più sopra, ven ire presto alla m attina della d om enica, p er p re p a ­ rarsi a con fessarsi e poi a com unicarsi col più.

divoto contegno. A v e v a anche con sè la so rel­

lina, che tosto al suo esem pio si accostò a far anche le sue divozioni. M a app en a ella com inciò a frequ en tare i sacram en ti, sen tì crescere tanto la voglia della san ta com unione, che ottenne dopo mille stenti di poterla fare tutte le m attine.

Q ui non posso trattenerm i dal m ettere tutto' per intiero il raccon to della so re lla : « D oven do atten d ere ai lavori cam pestri, poco o nulla di tem po le rim aneva p er le pratiche di pietà. E s ­ sen do spossato dalle fatiche de! giorn o, il suo corpo, piuttosto gracile, ch iedeva riposo ; ma che face va ella? V incendo la n atu ra, com pieva di n o tte ciò che di giorno le e ra im possibile.

Q uante volte, per p otersi risvegliare, per 34

tem po ed a c co sta rsi alla com unione, che tanto desid erava, co ricavasi p er te rra !

» Soven te io le d iceva : « Che fai M aria ? "

E lla mi risp o n d e v a : " S ta buona e d orm i: tu che sei più piccola, n e hai più bisogno, io ne faccio a m eno". C o si negan d o alle sue stan ch e m em bra un riposo che era n e cessa rio , alzavasi p er tem pissim o, si re cava alla ch iesa, e fatta la com unione, rito rn a va a casa, prim a che la fa­

m iglia si fosse p osta al lavoro. E ciò ella faceva d’inverno e d ’estate, non bad an do nè al freddo, nè all'in tem perie, n è alle pessim e strad e.

Q uando i gen itori la m an davano in p aese per qualche com m issione, ella tutta si ra lle g ra va , p erch è p oteva visitare G esù in tale occasio n e.

— Sorella, e che fai quan do ti trovi davan ti al Sign o re? Io, dopo due o tre P a t e r ed A ve.

non so subito più che dire.

— H o tante cose a ch ied ere al Signore, che il tem po mi va senza che me ne acco rga. Oh!

se potessi prolungare queste piccole c o n v e rsa ­ zioni! Una cosa che dom ando sem pre è che il Signore mi tolga di m ezzo al m ondo. Com e sarei felice !

Q ualche volta i p aren ti m an davano me a fare questa o quella com m issione: allora ella mi p regava che non d im enticassi di visitare G esù Sacram en tato , sovente lasciato solo nelle lunghe ore della giorn ata. G u ard a di p assare, mi d iceva, e p rega anche p e r m e!

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C A P O V I.

Alcune prime prove — Gli stivaletti inconve­

nienti — Le si parla delle Figlie dell’Imma-colata.

U

n a figlia co si virtuosa e sotto la guida di un’anim a tanto d esidero sa di di san-

tificare il prossim o com e quella di don P estarin o, d oveva p resto venire a qualche d e ­ liberazione.

Quel prudente sacerd o te, un giorn o volle d om andare a lei, e con lei a diverse altre figlie, che al suo esem pio p raticavan o più e sa t­

tam ente la pietà, e freq u en tavan o con re g o la ­ rità i san ti Sacram en ti, se si sa re b b e sen tita di fare qualch e sacrifizio pel Signore.

— Com e intende di d ire?

— S ì, se saresti cap ace di fare qualche o f­

ferta al S ign o re.

- M i p are di sì.

— C o sì mi piace. E b b en e, dom ani è festa, e p er noi solenne... T u vestirai com e q u est’oggi.

E d ella che dim ostrava in ogni cosa che a veva una p ietà sod a, e che no n intendeva di fare la sua volontà, fu b en conten ta di fare second o le d isse il suo d ire tto re spirituale.

T u tta v ia q u esta p ro v a l’and ò p rop rio a fe ­ rire nel cuore. L a fan ciu lla a veva un d ifetto :

ella d esid e ra va di fare p o ’ di bella figura. T u t­

tavia siccom e e ra già solita a non p ensare che a far l’ubbidien za al suo d ire tto re , co sì si arre se sen za m ostrare difficoltà ai d esid eri di D. P estarin o . A n ch e a quei tem pi com in­

ciava nei p aeselli la dolorosa am bizione di im itare la m oda della città, e le stesse con­

tadine le ne seguivano il vezzo.

Q uando p er la prim a vo lta com parve di festa cogli abiti usuali, fu un p arlarn e fra le com ­ pagne, un dirn e m ille cause, ed attribuire fin anco a castigo od a rovescio di fortuna. E d ella non si scu sava e non si curava di dare spiegazione. A ltra volta e ra p erò la mamma che la in vitava a p re n d e re l’abito più nuovo e più ap p ariscen te, ed ella a veva sem pre un bel ritro vato p er iscu sarsen e.

M a n ei giorni più solenni, nei quali ella con altre giovanette già ascritte fra le figlie di M aria, d oveva fare un p o ’ di com parsa, le com pagne insistevan o perch è non se ne di­

m enticasse.

— E h i, M aria, p en sa che dom ani si fa la com unione g e n erale ! e tu non devi venire con la veste di tutti i giorn i!

E d ella tutta sch erzo sa a rip etere :

— E ' m eglio p en sare alla veste d ell’anim a ! P en so a G esù in B etlem m e!

T u tta via non vo leva d isgu starle, e sapeva sem pre trovare qualche m ezzo term ine per

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um iliarsi, e p er acco n ten tare il d esid erio delle am iche.

Ma non bisogna cred ere che ella fosse m orta alle cose del m ondo. T u tt’a ltro ! Un giorno si era com perato un bel p aio di stivalini inverniciati, e portan d oseli a casa, d iceva a se ste ssa : « Che diranno le com pagn e! V ed ran n o il mio buon gusto.... M a la vide il suo c o n ­ fessore, e volendola m ettere alla p rova, glieli fece ungere con grasso, p er toglier loro il lucido troppo vivo.

Q ueste m ortificazioni si au m entavano nel- l ’avvicin arsi della S ettim an a S an ta. A llo ra ch ie­

d eva di non aversi da o ccu p are in altro che n ella m editazione della Passion e di N ostro S i­

gnore. Siccom e non vo leva tra lascia re nessuno d e ’ suoi soliti lavori, c o sì un m ese prim a p ro ­ lungava le veglie d ella notte di tante ore, q u an te p re se in com plesso p otessero b astare p er com pensare le o re di riposo spirituale, che in ten deva riservarsi in quei santi giorni.

P re p a ra ta co sì q u est’anim a, il pru d en te di­

rettore la in terro gò più ch iaram en te sul suo avven ire.

— Dim m i un poco, le disse D. P estarin o, che cosa pensi di fare ? Si cre sce negli anni, senza c h e c e ne a c co rg ia m o , e bisogna decidersi.

— Io ? re sta re quale sono, e servire il S i­

gnore con tutto il mio cuore, senza avere alcuna m ira che non sia il paradiso.

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— Va benissim o, app rovo pien am ente i l

— Va benissim o, app rovo pien am ente i l

Nel documento MARIA MAZZARELLO E D (pagine 26-133)

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