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1 all’ordine del giorno avente oggetto: Presentazione esiti concorso di idee per rifunzionalizzazione ex UPIM

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Comune di Treviglio

Consiglio Comunale del 18 febbraio 2010 Apertura di seduta

Presidente

Buona sera. Proseguiamo i lavori del Consiglio Comunale che abbiamo sospeso ieri sera. Procediamo con l’appello nominale a cura del Segretario Generale a cui lascio la parola. Prego Sig. Segretario.

Segretario Generale – appello nominale Punto n. 1)

PRESENTAZIONE ESITI CONCORSO DI IDEE PER RIFUNZIONALIZZAZIONE EX UPIM DOMANDE DI APPROFONDIMENTO DEI CONSIGLIERI -

Presidente

Sono presenti 12 Consiglieri, è raggiunto il prescritto numero legale, la seduta è legalmente valida alle ore 18.25. Affrontiamo il n. 1 all’ordine del giorno avente oggetto: Presentazione esiti concorso di idee per rifunzionalizzazione ex UPIM. Domande di approfondimento dei Consiglieri.

Ringrazio per la presenza l’Arch. Luca Pastorini e l’Arch. Stefano Benatti e l’Arch. Sonia Sammartino, che hanno partecipato al concorso di idee e sono risultati vincitori. Sono presenti in aula anche il dirigente e i funzionari della ripartizione. Lascio la parola al Sindaco per introdurre l’argomento. Prego Sig. Sindaco.

Sindaco

Buona sera a tutti. Ringrazio l’Arch. Luca Pastorini e i suoi collaboratori, l’Arch. Benatti e l’Arch. Sammartino. Sono qui questa sera per presentarci il progetto vincitore del concorso. Il Consiglio Comunale è stato convocato proprio su questo argomento perché i Consiglieri abbiano l’opportunità di esprimere i propri dubbi, i propri pensieri, le proprie riflessioni all’Architetto vincitore del concorso e ai suoi collaboratori.

In quest’aula ho presentato le slide con cui abbiamo poi promosso questo concorso di idee, concorso di idee che abbiamo promosso con

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l’intenzione di avere un’idea progettuale, idea sulla quale poi magari intervenire condividendo ovviamente coi progettisti, per adeguarla a quelle che sono le esigenze, i bisogni della Città. Sappiamo che è un problema che da tanti anni non si risolve, speriamo che ovviamente questo avvio dell’iter progettuale e che spero diventi realizzativo, possa dare i frutti che tutti noi speriamo. Sempre in quest’aula avevo presentato delle slide con cui vi davo gli obiettivi che chiedevamo a coloro che avrebbero partecipato al concorso, questi obiettivi vi riassumo velocemente, quelli di avere un edificio intelligente e sostenibile, in grado di rispondere alle esigenze di contenere i consumi energetici e di produrre se non tutta, almeno la maggior parte dell’energia che consuma e di abbattere i costi di gestione, questo era il punto forte; quelli di possedere spazi interni adeguati, aderenti agli effettivi bisogni e alle funzioni specifici e chiaramente declinati dall’Amministrazione e dalla collettività, quelli di consentire la massima flessibilità di uso e adeguabile nel tempo, quindi l’importanza delle funzioni, quindi dei contenuti rispetto al contenitore, all’edificio, al manufatto; ancora parametri ci davamo, che erano quelli di contenere i costi di realizzazione dell’edificio all’interno di un budget predeterminato dall’Amministrazione.

Ci ponevamo questo obiettivo anche perché nel nostro programma di mandato abbiamo sempre detto della necessità di ridare vita al centro, ma abbiamo anche sempre detto che i cittadini delle periferie non sono cittadini di serie B e quindi devono avere anche nelle periferie spazi di aggregazione, culturali, sociali e servizi. Ultimo tra gli obiettivi che abbiamo esplicitamente dichiarato c’era anche che questo edificio che doveva un pò diventare il volano per interagire col resto della Città, quindi non un edificio fine a sé stesso, non il bel monumento, ma un edificio capace, attraverso le funzioni che contiene, di mettersi in relazione con gli spazi della Città e di essere quindi vissuto a livello sociale e culturale pienamente. Questi erano gli obiettivi, credo che la Commissione giudicatrice, insieme all’Arch. Assolari che pubblicamente ringrazio anche perché è riuscito a guidare questo bando mantenendo anche i tempi che ci eravamo dati, perché pensavamo di finire intorno a fine dicembre, il 20 del 12 e i lavori sono sì terminati prima di dicembre, ma poi la giuria si è espressa subito dopo Natale e oggi siamo qui a presentarlo in Consiglio Comunale, ma è qualche settimana che l’abbiamo presentato alla cittadinanza.

Quindi io non ho altro da dire, lascerei la parola all’Arch. Assolari se vuole aggiungere qualcosa alla mia introduzione e poi direttamente all’Arch. Luca Pastorini.

Presidente

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Arch. Assolari ha qualcosa da dire? Prego.

Arch. Assolari

Volevo solo dire un dato tecnico, che a questo bando di concorso di idee hanno fatto istanza di iscrizione 54 professionisti provenienti da tutte le Regioni d’Italia e sono stati presentati 17 progetti. La Commissione ha valutato questi progetti presentati e ha stilato una graduatoria premiandone tre di questi, tra cui il primo è quello del Capogruppo Arch. Luca Pastorini e gli altri sono architetti trevigliesi e che vorrei anche citare, quindi il Capogruppo Arch. Vincenzo Agliati e l’altro Capogruppo Arch. Marco Maria Maridati. Era solo una notizia tecnica che volevo dare.

Presidente

Grazie Architetto, per completezza. Lasciamo la parola all’Arch.

Pastorini.

Arch. Pastorini

Buona sera. Allora, abbiamo l’occasione di illustrare le strategie che hanno guidato le scelte progettuali. Sostanzialmente l’approccio al progetto ha riguardato il massimo riuso possibile delle strutture esistenti, la flessibilità sia dell’uso dello spazio, sia nella progressione delle fasi realizzative del progetto e la massima integrazione tra le nuove strutture e le tecnologie di sostenibilità ambientale dell’edificio.

L’edificio vuole ricucire questa lacuna urbana rappresentata da questo spazio dell’ex UPIM che è un vuoto, è stato parzialmente un vuoto nell’isolato del castrum vetus e intende ricucirlo volumetricamente con questa struttura di rivestimento dell’edificio esistente, senza chiudere il volume e approcciando l’intervento come un grado di forte riconoscibilità, cioè distinguibilità del nuovo rispetto all’esistente.

Allo stesso tempo tende a realizzare una serie di demolizioni molto misurate, molto controllate delle strutture esistenti, questo anche in funzione del budget e di contenere le spese, i costi di realizzazione.

Quindi le prime immagini mostrano la forte integrazione tra edificio e spazio urbano, tra edificio e piazza. Dunque l’edifico si pone veramente al centro del centro della Città, nel cuore della Città e tende a completare il castrum vetus, cioè appunto la parte più anticamente fortificata della Città e a integrare la piazza, assumere la piazza come elemento fondamentale del progetto. Questa tessitura si manifesta in una piazza bassa fortemente artificiale e in una piazza alta;

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praticamente il terrazzo esistente diviene un prolungamento, una possibile espansione della piazza bassa, come un giardino pensile sopraelevato, sul quale sono collocate funzioni che svolgono il ruolo di attrattori, cioè spingono gli utenti, il pubblico a salire sulla piazza alta.

Questi attrattori sono l’espansione del ristorante che è previsto dal primo livello con la sua terrazza, la ludoteca e il bar caffetteria, quindi tutte funzioni che potrebbero essere tipicamente di una piazza municipale, che però vengono portate in un luogo protetto e in un giardino sospeso.

Questa piazza bassa artificiale è in continuità assoluta con gli spazi interni della struttura, cioè il mercato al coperto ha una sua possibile espansione nella piazza, come già in parte avviene con le attività commerciali attualmente. Quindi c’è una assoluta osmosi, integrazione fra spazi aperti e spazi chiusi. La Città attraversa l’edificio e l’edificio si proietta nello spazio urbano. Questo attraversamento si realizza attraverso la demolizione parziale di una parte dei solai nella zona centrale dell’edificio, si viene a creare una nuova corte interna in funzione di portare luce al livello meno 1 e di connettere piazza Garibaldi col vicolo del Teatro, cioè di creare un bypass pedonale che attraversa l’edificio. Questa connessione orizzontale pedonale ha un suo duplicato in una connessione verticale, cioè questa corte ha delle rampe che pedonalmente consentono di salire dalla piazza del piano terra al giardino pensile.

La piazza è pensata in configurazioni variabili, anche la piazza è un sistema flessibile, a seconda delle ore del giorno, degli usi possibili ed è attrezzata con delle panche mobili che possono essere portate in diverse posizioni a seconda dell’uso. Qui le vediamo tutte raccolte sotto il portico, in una posizione che si può definire di riposo e che quindi lascia completamente libera la piazza. Possono scorrere su delle guide che hanno lo stesso ritmo diciamo, la stessa tessitura della copertura dell’edificio e occupare la piazza, rendendola completamente pedonale e vivibile. Ancora si possono riposizionare in un’altra configurazione che funge da spartitraffico rendendo la piazza all’occasione semicarrabile attraverso dei sistemi semplici, cioè delle guide a pavimento nelle quali fare scorrere delle ruote metalliche che hanno una geometria variabile e il tutto su una scocca di metallo leggera, rivestita con un materiale dello stesso tipo col quale sarà finita la piazza.

Qui vediamo viste in progressivo avvicinamento all’edificio e qui entra in gioco la struttura principale che ha un ruolo dal punto di vista estetico di ricucire le diverse parti dell’edificio, perché il progetto nasce attraverso la disposizione funzionale per parti, quindi accoglie al suo interno molte funzioni diverse tra loro integrate e complesse. Queste parti che sono

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anche diverse dal punto di vista volumetrico per altezza, c’è un palazzetto di tre piani e una lunga parte a un livello, vengono tra loro tutte ricucite da questa struttura che unifica il tutto e allo stesso tempo svolge la funzione di supporto di una serie di pannelli che sono pannelli alla bisogna fotovoltaici, trasparenti, ombreggianti, svolgono funzioni diverse a seconda della posizione nella struttura. L’immagine dell’edificio cambierà sempre a seconda del punto di vista dell’osservatore e della posizione nella piazza, per cui potrà apparire in una visione scorciata molto compatto e in una visione frontale molto poroso, trasparente, in una visione serale come una lanterna illuminata dall’interno, quindi sarà sempre mutevole dal punto di vista percettivo.

Questo è un quadro delle funzioni che sono previste all’interno dell’edificio, e quindi iniziando dai livelli più bassi, dal meno 2 sul lato sinistro, abbiamo localizzato gli impianti dell’edificio generali e un archivio per la Biblioteca; a livello meno 1 abbiamo sul lato sinistro una Biblioteca-emeroteca, al centro questa corte che porta luce al livello meno 1 e a destra una sala conferenze. Al piano terra, come abbiamo visto abbiamo il mercato in forte continuità con la piazza esterna, gli uffici comunali aperti al pubblico, quindi di facile accessibilità per l’utenza perché direttamente posizionati al piano terra e poi salendo abbiamo il tetto giardino sulla terrazza e queste funzioni di cui parlavo come attrattori, cioè la ludoteca, il bar e il ristorante sul lato destro. Al piano più alto ancora un altro spazio a disposizione che può essere uno spazio espositivo generico, può essere uno spazio da dedicare all’associazionismo, ad altre funzioni possibili.

Tutti questi spazi sfruttano i vecchi collegamenti verticali, scale, ascensori e montacarichi esistenti. Il tutto avviene attraverso appunto demolizioni controllate, che sono quelle che realizzano questa corte centrale e attraverso la demolizione del paramento che attualmente scherma, il paramento diciamo in cemento che scherma l’edificio chiudendolo, creando questa quinta sulla piazza. Il progetto prevede di demolirlo e di aprire quindi il giardino pensile sulla piazza, dare la massima visibilità, la massima trasparenza del nuovo edificio ad uso civico sulla piazza.

Qui vediamo la pianta del livello più basso, del livello meno 2, dove abbiamo appunto localizzato la centrale tecnologica con i vari impianti, serbatoi di raccolta delle acque meteoriche per gli usi sanitari e per irrigare, innaffiare il giardino pensile, la pompa di calore, la centrale elettrica e così via e poi abbiamo gli archivi in connessione invece con la Biblioteca che è livello meno 1, attraverso un montacarichi interno.

Sulla destra vediamo le fasi possibili di realizzazione dell’intervento che quindi appunto è pensato attraverso fasi successive nel tempo, ben

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compartimentabili fra loro, piuttosto indipendenti, cioè prima il lato sinistro con gli impianti e la Biblioteca-emeroteca, che quindi potrebbe entrare in funzione anche in maniera indipendente da tutto il resto, essendo dotato di centrale tecnologica; poi il lato destro al di là della corte, con sala conferenze, uffici e ristorante. Poi ancora successivamente le opere cosiddette a secco, cioè che non necessitano... non sono opere bagnate e possono essere strutture costruite fuori dal cantiere e poi assemblate in loco, che sono appunto questi piccoli box poggiati sul giardino pensile, piccoli box vetrati che contengono la ludoteca, il caffè e tutte le strutture in legno lamellare che vengono a costituire questa grande pergola fotovoltaica che copre l’edificio. Da ultimo la piazza con il sistema di arredi mobili che abbiamo visto e la sua pavimentazione.

Qui vediamo il livello meno 1, sul lato sinistro abbiamo la Biblioteca- emeroteca che è organizzata intorno a una grande isola centrale, cioè un grande bancone che fa da punto di smistamento, informazione per la Biblioteca, con un montacarichi al centro che è connesso con l’archivio che invece è al piano di sotto. Tutti gli spazi funzionali sono in comune fra Biblioteca ed emeroteca, cioè i servizi igienici, gli uffici, il locale fotocopie e così via. Questa Biblioteca è completamente vetrata sulla nuova corte e affaccia su questo giardino con alberature ad alto fusto che contribuiscono a mitigare il microclima locale all’interno, sotto la pergola e danno contributo visivo all’ambiente. Sul lato destro abbiamo la sala conferenze, che è pensata come una piccola sala di circa 140 posti, anche questo è uno spazio flessibile, cioè può essere uno spazio espositivo con dei pannelli che scorrono all’interno di un piccolo stock magazzino, le sedie possono essere rimosse e localizzate, deposte in un loro stock e quindi lo spazio può essere completamente liberato.

Qui vediamo uno schema della nuova connettività urbana pedonale, a livello terra, che è uno dei punti più importanti del progetto, quindi il progetto tende a sbloccare la percorrenza fra piazza Garibaldi e vicolo del Teatro e a creare questa grande corte interna. Su questi aspetti di connettività urbana legati anche al diverso uso possibile per fasce orarie lascerei la parola al mio collega Stefano Benatti.

Arch. Benatti

L’idea su cui si basa questa ricucitura urbana è legata anche al problema della securizzazione urbana; noi abbiamo concepito questa riapertura del centro attraverso un aumento della connettività della rete stradale al piano terra. Questa nuova connettività potrà essere facilmente gestita in termini di accesso, quindi potrà essere un accesso orario, regolato a un certo uso durante le ore del giorno e a un certo

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uso durante le ore della notte, quindi non si creeranno dei problemi di interferenza di flussi e interferenza di usi. L’uso sarà comunque regolabile nel tempo e anzi questo sistema di aperture e chiusure al piano terra contribuirà alla ricchezza di usi possibili dell’edificio. Quindi secondo noi questo edificio da un programma così misto deve rimanere compartimentabile nello spazio e anche nel tempo, quindi deve poter essere usato in varie fasce orarie dal pubblico o dai pubblici più diversi.

Quindi questo tema della connettività è l’occasione per poter dare un contributo in materia di sicurezza urbana.

Quindi la sicurezza secondo il nostro approccio non è affrontabile con l’astrazione del rischio zero, ma è affrontabile piuttosto con una serie di strategie che portino attività nei luoghi, quindi attraverso il passaggio, i flussi pedonali, la luce di tutte le attività che apriranno su questi nuovi percorsi, pensiamo di poter gestire in maniera realistica e possibile il tema della sicurezza; quindi apertura della Città, apertura degli spazi come i vicoli, come i cortili, del retro della facciata nella Città è possibile se gestita in termini orari e anzi porta vitalità urbana, porta ricchezza di usi e porta nuove superfici appropriabili.

Questo è il piano terra, sulla sinistra abbiamo il mercato, appunto con una possibilità di espansione sulla piazza e la pavimentazione è in assoluta continuità fra interno e esterno a sottolineare questa concezione; sulla destra abbiamo gli uffici comunali di cui vi dicevo, organizzati con degli spazi chiusi e invece con un grande front office, cioè con una grande scrivania fronte pubblico. Qui vediamo anche la connessione, questo ponte che a livello terra realizza la connessione fra piazza e vicolo del Teatro. Appunto questo nodo centrale è l’elemento che permette di controllare il passaggio, per cui è possibile prevederlo come aperto o chiuso a seconda degli orari. Anche sono molto importanti gli accessi sinistro e destro, che sono i vecchi corpi scala, che permettono di continuare a gestire le parti dell’edificio in modo indipendente, per cui l’edificio non sarà mai tutto completamente chiuso, ma magari la mattina farà in funzione del mercato e la Biblioteca, poi questa proseguirà al pomeriggio, la sera sarà il ristorante, per cui ci saranno sempre parti dell’edificio in attività, gestite attraverso accessi diversi e quindi si creerà una maggiore affluenza di pubblico, una maggiore vitalità di questo organismo.

Questo è lo stato attuale e attraverso queste demolizioni del paramento murario esistente e dei solai si arriverà a questa configurazione, cioè una piazza estremamente vissuta, arredata e un edificio in cui queste strutture hanno soprattutto la funzione di supporto di pannelli fotovoltaici in grado di rendere sostenibile l’intervento. La superficie a disposizione per questi pannelli è di circa 700 m², il che consente di

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realizzare un impianto piuttosto potente, con la produzione di 50 megawatt l’anno, che dà la possibilità di abbattere di molto i costi di gestione dell’edificio stesso.

Questo è il giardino pensile con quindi una serie di spazi di cui abbiamo detto, la ludoteca, il bar caffetteria, il ristorante che ha la possibilità di un’espansione sulla terrazza. Qui vediamo anche le rampe di accesso al giardino che sono molto consistenti, consentono ovviamente un abbattimento totale delle barriere architettoniche, la massima accessibilità, e sono anche dimensionate in maniera generosa perché sono non solo un elemento funzionale di spostamento in verticale, ma sono anche un luogo urbano diciamo, uno spazio vero e proprio. Qui vediamo la parte terminale di rivestimento di questa struttura del palazzetto esistente più alto; in questa posizione i pannelli svolgono anche un altro ruolo che è quello di creare una serra, un effetto serra, cioè all’interno qui i pannelli sono trasparenti, sono mobili, consentono di realizzare una serra che scalda il muro retrostante che è molto cieco, ha delle piccole aperture, e quindi dà un contributo in termini di riscaldamento all’interno dell’edificio.

Questa è la struttura nel suo insieme, che va quindi a rivestire i volumi esistenti e ricuce questa lacuna nel tessuto urbano. Qui vediamo i telai che sono pensati in legno lamellare; questo sempre nell’ottica della massima sostenibilità dell’intervento, cioè il legno come materiale altamente riciclabile, che viene prodotto con un basso consumo energetico da una fonte rinnovabile come gli alberi. In più sono strutture estremamente leggere, che pesano pochissimo rispetto al cemento armato e all’acciaio e quindi non vanno a caricare eccessivamente i solai e le strutture esistenti. Questa vediamo è una sezione trasversale con la nuova corte interna con alberature verticali invece che creano un relax visivo nella zona della Biblioteca. Sono questi gli elementi strutturanti il progetto, cioè i pannelli con funzioni diverse, fotovoltaico, ombreggiamento, serra, la struttura in legno portante, il giardino pensile e la piazza artificiale.

Questa è una vista da sotto la pergola fotovoltaica, nella zona della corte interna e questi sono schematizzati gli elementi bioarchitettonici, cioè i pannelli fotovoltaici, le alberature che bisogna pensare che un albero per produrre un m³ di legno assorbe 900 m³ di CO2, quindi ha un valore anche disinquinante, tende a mitigare il microclima sotto la pergola e a realizzare questo relax visivo e il tetto giardino. Una sezione invece realizzata in una posizione diversa, l’altezza del palazzetto, fa vedere l’effetto serra, cioè qui i pannelli permettono di riscaldare l’aria che entra nell’edificio e di scaldare il muro che poi progressivamente per irraggiamento rilascia calore all’interno

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dell’edificio stesso. Questi sono schizzi che schematizzano i vari momenti dell’effetto serra, cioè a seconda delle condizioni. Questo è il comportamento di giorno in inverno, cioè nella serra si produce questo calore, l’aria calda sale e entra nell’edificio, si raffredda, diventa più pesante e attraverso delle piccole aperture nella zona bassa viene richiamata all’interno della serra, attraverso un effetto camino diciamo.

Di notte le aperture vengono chiuse, c’è un ricircolo interno e intanto il muro per inerzia termica continua a riscaldare l’ambiente e rilascia la sera il calore accumulato durante il giorno.

D’estate invece la serra viene aperta, per cui l’aria calda non entra all’interno dell’edificio durante il giorno, ma rimane all’esterno e la sera invece viene chiusa e quindi l’aria calda dall’interno dell’edificio viene richiamata nella serra dove si raffresca perché la temperatura esterna è più bassa e rientra nell’edificio a temperatura minore. Questi sono aspetti particolari di come è possibile illuminare la Biblioteca a livello meno 1, oltre che dalla grande vetrata che abbiamo visto nella nuova corte, anche lateralmente attraverso un sistema di specchi che captano luce diurna e la portano all’interno della Biblioteca.

Riguardo alle linee guida generali di questo approccio noi ci riproponiamo, come diceva Luca Pastorini, di ricucire il vuoto esistente non attraverso un falso storico, cioè non ricostruendo una finta casetta, ma ricostituendo, che è cosa diversa dal ricostruire e pensiamo di poterlo fare con la dignità di un linguaggio attuale, cioè con un intervento che si definisca, si perimetri, si qualifichi come qualcosa di distinto dall’esistente. Riguardo al peso di questo intervento noi crediamo che l’immagine fortemente porosa e trasparente possa essere una buona risposta all’idea di dare, di donare continuità e immagine riconoscibile a un insieme spurio di elementi preesistenti, come la palazzina alta, come la piastra molto orizzontale e non leggibile come edificio vero e proprio. Quindi questo approccio si colloca all’interno della teoria del restauro di Cesare Brandi come una ricostituzione del tessuto esistente.

Presidente

Vi ringraziamo innanzitutto per l’esposizione esauriente. La parola al Sindaco.

Sindaco

Do immediatamente la possibilità a tutti di intervenire. Domani mattina avremo un incontro coi tecnici e i progettisti che riguarderà ovviamente tante questioni tecniche soprattutto per la progettazione, ma che

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riguarderà anche la distribuzione delle funzioni. Io oggi ho già visto con loro alcune delle esigenze che noi abbiamo rispetto alle funzioni da svolgere dentro questo edificio pubblico e loro hanno dato la disponibilità a magari ridistribuirle diversamente, oppure a tener conto di alcune esigenze che noi abbiamo. Come, faccio un esempio, abbiamo più esigenza di spazi espositivi perché oggi l’UPIM è diventato uno spazio espositivo consistente insomma, di una certa metratura.

Così come c’è da verificare se fare o non fare gli uffici, così c’è da verificare quali sono le funzioni dell’auditorium e quali invece devono essere magari quelle della ludoteca o dell’emeroteca o dell’associazionismo. Questa verifica la faremo domani e poi ovviamente coi progettisti ne parleremo anche in Commissione e in Consiglio Comunale.

C’è secondo me, per quanto riguarda le funzioni, il bisogno di un confronto tra esigenze delle città e progettisti che per la prima volta vengono in città. Volevo solo dire che l’obiettivo della classe B alta, quella che il concorso ha proposto, è stato pienamente raggiunto, quindi è sicuramente un edificio intelligente e soddisfacente da un punto di vista di risparmio energetico. Oggi dicevamo anche insieme al nostro dirigente, Arch. Assolari, che è facile anche che arriviamo in classe A, così come siamo arrivati in classe A, perlomeno il nostro auspicio è questo, per il palazzetto Sangalli.

Presidente

Grazie Sindaco. Invito i Consiglieri a iscriversi. Come è stato stabilito nella Conferenza dei Capigruppo possono formulare delle domande ai progettisti, cinque minuti a testa. Nessun Consigliere rompe il ghiaccio, evidentemente l’esposizione è stata esauriente, per cui… Consigliere Scarpellino è iscritto a parlare, prego.

Consigliere Scarpellino

Grazie Sig. Presidente, altrimenti qui facciamo notte senza fare una domanda. Un chiarimento. Una prima domanda riguarda la parte del terrazzo, la parte esterna. Da quello che vedo e ho capito comunque sarebbe coperta, perché questa ingabbiatura mi sembra che abbia una continuità ad arco; quindi non sarebbe proprio al sole, ma sarebbe comunque modulata dall’orientamento dei pannelli, se ho compreso bene. Vorrei che mi chiariste quest’aspetto.

Poi l’altra mia domanda, che prende spunto proprio da un’osservazione della Commissione esaminatrice, sono appunto le strutture in legno lamellare e volevo appunto sapere quali sono gli interventi necessari

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manutentivi su questo tipo di materiale e i costi conseguenti, perché ovviamente vedo che insomma è una parte importante della struttura.

Presidente

Grazie Consigliere. Magari vediamo di raccogliere le domande di tutti, così rispondete contestualmente. Se vi sono altri quesiti. Consigliere Brambilla prego.

Consigliere Brambilla

Grazie Presidente. Mi ha preceduto Scarpellino nella domanda appunto per quanto riguarda il giardino pensile, se era questa copertura prevista perché non si era capito bene; adesso ho capito che è coperto, ma mi pare però che con l’orientamento dei pannelli possa essere anche aperto a seconda della…

L’altra cosa che volevo chiedere e che non ho capito bene è la funzione dello spazio aperto, coperto al piano terra, se non ho capito male, dove c’è il mercato, sotto, e che sarebbe utilizzabile solo per il mercato, perché almeno da quanto avete spiegato, non diventa una possibilità di piazza coperta da utilizzare quando c’è il mercato, perché il mercato per ipotesi potrebbe esserci soltanto al mattino, qualche ora al pomeriggio, ma nel tardo pomeriggio o la sera ecc. potrebbe diventare uno spazio…

anche perché se piove uno ci si può riparare o roba di questo genere.

Vorrei che mi spiegaste un momentino questa cosa qui.

E poi volevo capire anche io la resistenza e la durata di questi pannelli, di questa copertura di legno per avere un’idea anche appunto dei costi di manutenzione ecc. Poi le comunicazioni, se non ho inteso male, voi avete, almeno ho visto dalle righe rosse tracciate, che c’era più di una comunicazione verso via Galliari; cioè ho capito la comunicazione che c’è dalla piazzetta, dal vuoto in mezzo che avete creato che va verso il vicolo Teatro e quindi verso la piazza, poi da lì se mi fate capire, da lì c’è una comunicazione che va verso via Galliari, giusto?, che si incrocia con vicolo Teatro e poi non ho capito bene il tracciato finale della comunicazione con via Galliari che è fuori dal progetto, ma che attualmente esiste? Questa non l’ho capita. Comunque… di capire meglio quelle due… cioè ci sono tre comunicazioni verso via Galliari, che però che riguarda direttamente il progetto è una, le altre due esistono già? Non lo so. Da verificare diciamo.

Poi l’altra cosa che non c’entra niente con la domanda, ma che volevo fare come osservazione era: a Treviglio, l’ho già detto in altre occasioni, specialmente per noi vecchietti, ogni tanto abbiamo l’esigenza di

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correre ai servizi e a Treviglio non ci sono, cioè uno deve venire in Comune oppure vai al mercato e li trovi chiusi, ecc. Allora vedete di trovare uno spazio dove, magari gestito anche in modo corretto, con altri servizi, dove ci sia la possibilità di servizi pubblici per i cittadini.

L’ultima cosa è il discorso della possibilità di contributi per quanto riguarda la sostenibilità ambientale e tutti i risparmi che ottenete. Mi pare che ci siano possibilità di attingere a contributi verso diverse direzioni, quindi questo aspetto lo sottolineo non tanto per voi, quanto per l’Amministrazione Comunale. Grazie.

Presidente

Grazie Consigliere. Altre domande? Preferite rispondere a queste o volete sentire anche le successive? Consigliere Mangano prego.

Consigliere Mangano

Desidero fare subito una domanda che per i trevigliesi, almeno da quello che ho letto sui giornali, è di una certa importanza. Forse sarà di carattere culturale, l’Architetto mentre parlava ha sottolineato la differenza o quantomeno ha citato la differenza fra ricostituzione e ricostruzione. Penso che per i cittadini trevigliesi, ma anche per noi Consiglieri, è importante capire un attimino qual è la filosofia di questa struttura, di questa idea, perché stiamo parlando di un’idea che contrasta con quello che è il contesto storico e tant’è che un architetto che faceva parte della vostra Commissione, l’Arch. Napoleone che ha rilasciato una dichiarazione, quindi sarebbe… dove dice che è un edificio non ritenuto adatto al centro storico di Treviglio; siccome questo è stato oggetto di discussione e di dibattito a Treviglio, sarebbe bene approfondire magari questa scelta che voi avete fatto, che è più trentina che trevigliese di primo impatto. Certamente questo è il giudizio dell’uomo della strada, quindi non del professionista, dell’architetto, quindi sarebbe opportuno che su ciò ci fosse magari spesa qualche parola in più.

Un’altra domanda è questa, io vedo che per la Biblioteca-emeroteca c’è uno spazio importante nel progetto. Allora questo lo dovrei fare più al Sindaco che a voi, comunque a Treviglio esiste una biblioteca importante nel Centro civico, dove svolge una funzione. Ora sarebbe opportuno sapere nella destinazione degli usi se ne avremo due di biblioteche a Treviglio perché servono proprio due biblioteche di questa importanza, perché vedo che è importante lo spazio che viene attribuito.

Dopodiché un’altra domanda veloce sono i costi di manutenzione per quanto riguarda il legno, le vernici, perché la superficie esposta è importante, quindi capire un attimino cosa andrà incontro il Comune dal

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punto di vista dei costi di gestione. In ultimo per quanto riguarda le norme antisismiche, cioè se la staticità, perché parliamo di una ristrutturazione, che so che quando la falda si alza penso che le fondamenta siano interessate all’acqua anche di questo edificio, come l’avete affrontato e quali sono i problemi che avremo nella ristrutturazione, grazie.

Presidente

Consigliere Guzzetti prego.

Consigliere Guzzetti

Grazie. Alcune domande sono già state fatte dai Consiglieri che mi hanno preceduto e in particolare prima di tutto voglio dire che dal nostro punto di vista come lista Città Invisibile noi avevamo fatto anche delle ipotesi di utilizzo dell’edificio ex UPIM così proprio in questa direzione, con delle sale polifunzionali, dell’Emeroteca-biblioteca, Caffè letterario, ristorante, quindi ci sembra che la strada sia questa. Poi adesso andremo a vedere meglio nel dettaglio.

Ribadisco anche io alcune considerazioni che già in parte sono state accennate, il dubbio che c’era da parte di qualcuno dei tecnici che ha analizzato un pò l’ipotesi di ristrutturazione; mi sembra di avere capito che voi avete già considerato in qualche modo il peso dovrebbe tenere, quindi già la parte strutturale esistente dovrebbe tenere tutto quella che è la nuova ricostruzione. L’altra cosa invece, sempre per quanto riguarda il risparmio energetico, cioè non ho capito bene se tutto il discorso dei pannelli e tutto l’impianto per le acque ecc. ecc. che grado di autonomia per quanto riguarda i costi, cioè arriviamo al 50, 60, copre o addirittura supera il risparmio energetico? Grazie.

Presidente

Grazie. Vi lascio la parola per le risposte. Prego.

Arch. Pastorini

Circa i dubbi sulla struttura, sulla pergola aperta o chiusa, è una struttura aperta, cioè aperta coperta, quindi i pannelli hanno una inclinazione di 30 gradi che è lo standard ottimizzato per l’Italia per il fotovoltaico, e sono fra loro distanziati in modo da non ombreggiarsi l’un l’altro. Per cui la struttura è coperta, ma è aperta, tra un pannello e l’altro passa l’aria, passa l’acqua e quello è un vero e proprio giardino ombreggiato dai pannelli. I pannelli fotovoltaici possono essere di tipo

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diverso, cioè quando vanno a coprire il palazzetto esistente, il tetto del palazzetto esistente, possono essere pannelli fotovoltaici in silicio monocristallino opachi, mentre sopra al giardino pensile sono pannelli fotovoltaici montati su un cristallo, quindi fra una cella e l’altra del fotovoltaico è trasparente e passa ulteriore luce all’interno del pannello diciamo, non solo tra un pannello e l’altro.

Circa in generale i costi di manutenzione, ci sono varie domande, le riassumo tutte. La manutenzione per essere contenuta va progettata, quindi deve essere previsto un piano di manutenzione e lo sarà; in generale la struttura è tutta facilmente accessibile e questo è importante per i costi della manutenzione, cioè la gran parte di questa struttura in legno lamellare copre il giardino pensile, quindi ha un’altezza di circa 3 metri e mezzi, 4 metri dal terrazzo, il che vuol dire che direttamente dal terrazzo, anche solo con un trabattello mobile, si può agevolmente arrivare alla struttura. In più saranno previsti dei camminamenti, delle passerelle tecniche di ispezione. Questo rende i costi manutentivi molto contenuti, se previsti e progettati correttamente.

La manutenzione sostanzialmente sarà una manutenzione più frequente semplicemente di ispezione, di serraggio della parte metallica della struttura, dei bulloni, anche soltanto a campione una volta l’anno diciamo di controllo, una manutenzione delle strutture in legno, appunto una protezione attraverso vernici, che però non è una manutenzione costosa, perché può essere effettuata ogni due o tre anni. Teniamo conto che strutture in legno lamellare direttamente all’aperto sono realizzate ovunque, anche in climi ovviamente molto rigidi e vengono realizzate strutture anche importanti come ponti e viadotti stradali in legno lamellare. Quindi è un materiale estremamente adatto a questo scopo, molto resistente e molto leggero.

Quindi i costi sono realmente ridotti perché alla fine si tratta di fare un ciclo di protezione ogni tre anni ben organizzato, alla fine si riduce al costo di una squadra che ridipinga queste strutture, quindi un costo contenuto, veramente contenuto insomma, è un problema assolutamente minore.

Circa la funzione se il piano terra è dedicato soltanto al mercato, quello è un grande spazio coperto in continuità con la piazza, molto bello anche perché non ci sono montanti, sostegni fra la vetrata attuale e la piazza, per cui uno spazio potenzialmente molto continuo. Può essere sfruttato in fasce orarie diverse dal mercato, peraltro se si progetta un sistema di banchi mobili del mercato, cioè se c’è la possibilità di raggruppare i banchi del mercato, riposizionarli per fasce orarie in una nuova posizione, è possibile a quel punto sfruttare lo spazio coperto del

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mercato anche per altri usi espositivi e per altro insomma. Si può benissimo progettare un grande spazio coperto libero da strutture, non ha particolari impedimenti insomma.

La durata e la manutenzione di nuovo della copertura, anche la manutenzione dei pannelli vetrati fotovoltaici può essere molto limitata attraverso l’introduzione di pellicole cosiddette autopulenti, cioè tutte le superfici vetrate in realtà potrebbero essere dotate di film protettivi che svolgono una funzione attraverso i raggi solari catalitica, cioè una reazione chimica innescata dai raggi ultravioletti del sole che scinde le particelle di sporco nei suoi elementi principali e poi attraverso la pioggia questo sporco viene lavato via, per cui attraverso questi film protettivi autopulenti, che hanno praticamente una durata illimitata pari a quella del cristallo sul quale stanno, anche la pulizia delle parti vetrate viene ridotta veramente moltissimo.

Circa i contributi per la sostenibilità generale dell’intervento, sicuramente è finanziabile l’impianto fotovoltaico attraverso il meccanismo del conto energia, che non è un finanziamento nella fase realizzativa dell’impianto, ma è un finanziamento diciamo dato al gestore, cioè durante la vita dell’impianto viene pagato dal gestore del servizio elettrico il chilowatt prodotto, quindi sostanzialmente soprattutto d’estate, quando non tutta l’energia prodotta viene reimpiegata nell’edificio, si ha un guadagno. Dopo mediamente dopo 8 o 10 anni i costi di realizzazione di questo impianto vengono riassorbiti e l’impianto comincia a essere fra virgolette produttivo e andare in guadagno.

Riguardo ai due punti che avevo introdotto, sulla chiarezza del diagramma, quelle righe rosse della connettività, noi semplicemente cercavamo di illustrare la possibilità di connettere i nostri nuovi corridoi alle connettività già esistente, cioè ai collegamenti già esistenti, quindi è l’espressione di una rete che diventa più complessa e cerca di ammagliare tutto il castrum diciamo. Riguardo alla possibilità di chiarire la ricostituzione e la ricostruzione, per me è importante chiarire la differenza fra queste due operazioni; la ricostruzione non esclude il falso storico, cioè si può ricostruire una falsa casa antica in cemento armato; questo è un qualcosa che va a ridurre fortemente il valore di autenticità, magari privilegiando il valore estetico, mentre sappiamo che le operazioni di restauro e anche il restauro urbano, visto che il patrimonio è stato gradualmente esteso a categorie sempre più vaste di oggetti patrimoniali, quindi si passa dal monumento isolato all’edificio, diciamo al complesso di edifici, quindi due edifici e lo spazio vuoto tra glie edifici, questo è stato un passaggio chiave, fino poi fino al paesaggio culturale. Quindi si arriva gradualmente ad estendere la nozione di oggetto patrimoniale.

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(la registrazione prosegue a livello di volume troppo basso, non tutto è comprensibile)

E ricostituire si differenzia dal ricostruire proprio perché non cerca di ri- costruire dove era e come era un oggetto che probabilmente è perduto, nel senso che anche le stesse fonti non ci permetterebbero una ricostruzione esatta, ammesso che sia lecita la ricostruzione esatta prodotta nel 2010, cioè prodotta nel nostro tempo; l’assunto alla base di queste affermazioni è anche l’arte, l’architettura, l’espressione, in ogni era è stata contemporanea, cioè secondo l’approccio della teoria del restauro di Brandi in particolare, si dà molta attenzione al ruolo connettivo tra pubblico e oggetto patrimoniale che è affidato al nuovo intervento, all’azione che per questo motivo, per poter spiegare, per poter permettere l’accesso alle risorse del patrimonio, quindi a un centro storico, ai suoi angoli nascosti, ai suoi angoli impenetrabili, per poter permettere questo accesso diventa un intervento centrale, cioè il passaggio tra i luoghi già utilizzati e i luoghi che devono essere utilizzati attraverso un intervento di restauro urbano, di recupero urbano, è un intervento altamente connettivo e anche molto simbolico perché rappresenta l’accesso alle risorse, l’accesso al patrimonio, che è il proprio patrimonio.

Quindi in questo senso l’intervento, questa azione connettiva, crediamo che debba essere chiaramente identificabile come prodotto dell’attitudine critica del nostro tempo, cioè prodotto del nostro tempo;

questo è cosa molto diversa dal cercare il contesto e produrre un’architettura che cerchi di lasciare un graffio nella storia dell’arte; è cosa molto diversa dallo sfregio al contesto, è cosa molto diversa dall’autoreferenzialità a tutti i costi nell’intervento. Vediamo cose coperte di ceramica blu al centro dei centri storici, insomma sono cose molto diverse da ciò che abbiamo tentato qui, questo è un intervento principalmente trasparente, che cambia continuamente con i punti di vista, quindi la struttura se è approcciata di fronte, dal lato lungo UPIM, se è approcciata di fronte è totalmente trasparente sulle corti retrostanti, quindi è un gioco di trasparenze quello che viene proposto, cioè c’è una ---- diversa dallo sfregio che giustamente viene rilevato come il problema ---.

Arch. Benatti ??

Poi c’erano altre annotazioni più tecniche sulla falda. Probabilmente la falda è molto vicina, ma questo potrebbe anche essere un elemento a favore, giocare a favore del progetto perché si può fare un impianto a pompa di calore, che quindi consente un grosso risparmi energetico da approfondire, ma potenzialmente che scambi con la falda, cioè che prenda l’acqua dalla falda a una temperatura diversa da quella

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ambiente, perché a certe profondità la temperatura del terreno o dell’acqua è costante e la utilizzi per riscaldare o raffrescare l’edificio e poi la reimmetta nella falda, il tutto con un grosso risparmio energetico rispetto a impianti tradizionali a caldaia a metano, un risparmio fino al 60% rispetto a impianti tradizionali.

La Biblioteca è una spazio grande ma uno spazio importante, è pensato come uno spazio di aggregazione penso anche nelle intenzioni del Comune come uno spazio di aggregazione giovanile, non credo sia sostitutiva della Biblioteca esistente, ma questo magari potranno rispondere meglio gli Assessori. Circa il peso della struttura, una soluzione come questa in legno lamellare è comunque una soluzione molto più leggera di altre sopraelevazioni alternative; il legno lamellare pesa un quinto del cemento armato e un quindicesimo dell’acciaio, ma resistenze assimilabili a quelle dell’acciaio, quindi è una struttura molto leggera, di supporto ai pannelli fotovoltaici, quindi una struttura intelligente, cioè sensibile, che risponde alle condizioni ambientali.

Credo di avere esaurito più o meno tutte le domande.

Sugli aspetti antisismici posso aggiungere, esiste una relazione che probabilmente conoscerete, sulle strutture, abbastanza recente, fatta nel 2007, una valutazione delle strutture esistenti, anche in funzione di una possibile sopraelevazione, che valuta il grado di mantenimento delle strutture in cemento armato come buono, molto buono; erano state progettate anche leggermente sovradimensionate rispetto alle necessità dell’epoca perché la piazza alta era pensata come un possibile parcheggio, quindi erano sovradimensionate e quindi è possibile pensare di realizzare queste sopraelevazioni e questa pergola fotovoltaica sulle strutture esistenti. È chiaro che a questo livello di progettazione poi c’è bisogno di un ulteriore approfondimento, eventualmente andranno predisposti dei rinforzi strutturali fra pilastro e pilastro. Questa è una valutazione successiva, ma c’è la possibilità anche che non sia necessario.

Dal punto di vista antisismico il legno lamellare è un materiale con elevato grado di antisismica e ristrutturisti che hanno studiato questa struttura ritengono che risponda già così alle necessità antisismiche, eventualmente con ulteriori irrigidimenti trasversali, ai quali però la struttura in legno potrebbe anche dare un suo contributo.

Presidente

Assessore Ciocca prego.

Assessore Ciocca

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Solo un intervento in riferimento a quanto ha detto il collega Mangano.

Questo spazio biblioteca non sostituisce ma si aggiunge alla biblioteca storica che è ospitata al Centro civico. Ha una funzione diversa, è soprattutto uno spazio che gioca sulle relazioni e che intenderebbe nelle intenzioni creare una delle cosiddette piazze del Sapere, uso questa dicitura perché è la dicitura che meglio illustra lo spirito della proposta. Comunque, visto che ci sono tantissimi contributi che possono chiarire questo concetto, in previsione appunto di una necessità di conoscenza, l’Ufficio Cultura e l’Assessorato hanno organizzato un convegno che comincia giusto lunedì e finisce lunedì, per cui non è che… lunedì 1 marzo… è un convegno che si intitola appunto: “La Biblioteca come catalizzatore della vita urbana” e che dà il senso di tutta questa operazione. Ci sono credo i migliori esperti nel settore, uno di questi è la direttrice organizzatrice della sala Borsa Merci di Bologna, che è una delle biblioteche leader in questo ambito, noi non abbiamo queste ambizioni, però una riflessione sul valore della cultura e sul valore della relazione mediata della cultura la possiamo fare tutti, per cui credo in parte di aver risposto al collega Mangano, ma il mio è anche un invito a partecipare a questo incontro del lunedì mattino primo marzo. È rivolto anche ai bibliotecari, ma non solo ai bibliotecari dell’ambito del nostro Sistema, ma è rivolto anche agli amministratori e a coloro che si interessano di organizzazione culturale.

Grazie.

Presidente

Grazie Assessore.

Sindaco

Aggiungo solo a quanto ha detto l’Assessore che nel Centro civico mancano spazi, nel senso che intanto la Biblioteca dispone di spazi non sufficienti, abbiamo parecchie collezioni da esporre che non possiamo esporre perché non ci sono spazi, quindi lasceremmo la Biblioteca storica dove è, ma conquistando con questa nuova struttura alcuni spazi anche per il Centro civico per poter ampliare il Museo, quello della Torre, per poter magari avviare anche il Museo Archeologico, per poter mettere a disposizione dei cittadini, quindi porgere la fruizione anche alle opere che abbiamo in cantina e credo che sappiate che abbiamo opere in cantina.

L’altra cosa su cui volevo intervenire è il mercato, perché io credo noi abbiamo fatto questo grosso sforzo di mantenere pubblico, interamente pubblico l’UPIM anche se eravamo partiti da un’idea diversa, però non

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abbiamo mai abbandonato l’idea di lasciare una piccola struttura commerciale all’UPIM, perché quando c’era era luogo di incontro e di vita della piazza. Per cui è tutto da verificare e da vedere insieme, sono ovviamente scelte da condividere, però io credo che mantenere un mercato fisso, piccolo mercato fisso, non chiamiamolo mercato, un piccolo centro di vendita fisso, magari visto che non solo recuperiamo quanto spendiamo in più in poco tempo con il risparmio energetico, ma nel frattempo non spendiamo in utenze o spendiamo molto poco in utenze, e quindi potremmo anche permetterci, qui lo dico e qui lo nego, nel senso che tutto è da verificare, permetterci di allestire lì dentro dei piccoli negozi di vicinato che non stanno più nel tessuto urbano, per cui che le donne trevigliesi – scusate – e gli uomini trevigliesi, ma purtroppo capita ancora poco spesso, abbiano quei negozi che non trovano più in via Verga, in via Galliari e in via Roma, ma possano tornare ad avere in centro, senza bisogno di usare la macchina e senza bisogno di andare all’esterno, magari anche con un incentivo per i commercianti da parte del Comune, che appunto ha delle… perché tutto sta nella sostenibilità economica di questi negozi o punti commerciali di vicinato.

Però si può verificare anche questa possibilità qui. Dopodiché credo che quello è uno spazio, se decidessimo di non fare il mercato, sicuramente abbiamo tante necessità e quindi sapremo occuparlo nel modo dovuto. Grazie.

Presidente

Grazie Sindaco. Consigliere Reduzzi voleva intervenire? Prego.

Consigliere Reduzzi

Volevo chiedere due o tre cose, innanzitutto non ho capito bene se sono previsti degli spazi per che so, aggregazioni giovanili o cose di questo tipo, perché mi sembra che se c’è una realtà da riaggregare, da togliere dall’emarginazione ecc., è proprio quella dei giovani e la centralità di questa struttura all’interno della Città sarebbe l’ideale appunto in direzione di questa funzione. Questa è la prima cosa.

La seconda cosa riguarda la fattibilità economica, ma mi rendo conto che qui non siamo ancora entrati nel merito della fattibilità economica e quindi del preventivo insomma tanto per capirci, però non so se una stima generale è già stata fatta o ipotizzata oppure no, chiedo. Per quanto riguarda l’obiezione del Consigliere Mangano, a parte la battuta Basilio, cioè è più trentina che trevigliese insomma, io con i trentini non ce l’ho su, se un pò di trentino viene qua a Treviglio non mi… ecco

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appunto… però voglio dire che insomma se l’idea è condivisibile, è condivisibile perché comunque cerca di venire incontro a un’esigenza che hanno cercato perlomeno di spiegare con quella distinzione tra i due tipi di intervento. Dopodiché uno può essere contento o meno, a me un pò di trentino a Treviglio non dispiacerebbe. Battuta per battuta.

Un’altra battuta invece, però forse un pò più seria, è questa, reduce dalle ultime nevicate che da un pò di tempo non arrivavano dalle nostre parti, da quella famosa dell’85/’86, dal punto di vista della tenuta questo edificio regge che so i 40 cm. di neve o i 50 cm. di neve, punto di domanda? In Trentino sì, è per quello che se lo portiamo qua vorrei essere sicuro che succeda come in Trentino dopo, non è che poi va giù.

Un’ultima cosa non ho capito, però forse avete già risposto, è il giardino pensile con tanto di ristorante ecc. ecc., dal punto di vista della sicurezza, cioè se è recintato, è sicuro; questo problema qua è stato affrontato e risolto? Grazie.

Presidente

Grazie Consigliere. Vi sono altre domande? Consigliere Zordan prego.

Consigliere Zordan

Io non faccio una domanda, faccio una considerazione perché è chiaro che un tema come questo ha mosso tutta quanta l’opinione pubblica cittadina, perché la realizzazione, la sistemazione di quello spazio e quel problema che ha costituito sempre l’UPIM, è un tema che vivacizza il dibattito cittadino. Quindi non faccio domande, faccio una considerazione. Sicuramente è interessante la sistemazione, la struttura, l’organizzazione interna degli spazi. Mi sembra abbastanza interessante e ben congeniata. Che lascia perplessi tutti, però è un problema, voi avete trovato questa soluzione e avete spiegato il significato di unitarietà che dà questa grande sovrastruttura di legno, ecco, svolge la funzione di unificare il disegno e di riempire; la cosa però è da digerire e per l’opinione pubblica nostra è uno dei problemi più grossi, vi dico anche per me, tanto è vero circola l’espressione

“l’armadillo”. Non è che mi sembri proprio più adatta, però l’armadillo quella soluzione lì. Ecco, infatti non faccio domande, però la cosa che rende più difficile, problematico tutto l’insieme è proprio questa grande infrastruttura.

Capisco, voi avete creato, dato una soluzione che risponde alle esigenze di unitarietà e di inserimento, l’accettazione per il tradizionalista è un pò faticosa.

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Presidente

Altri Consiglieri? Consigliere Gatti prego.

Consigliere Gatti

Guardando questa slide, penso che questo sia il piano terra, giusto?

Per cui mi dà l’impressione che la permeabilità con il retro è data solo da questo corridoio. Nelle altre slide si vede bene il cosiddetto edificio armadillo come si suol dire già, visto da sopra, visto dal fianco. Cioè guardiamo sempre il davanti, ma il lato B, come dice il Consigliere Merisi, ci è un pò sconosciuto. Capire se anche lì ci sono degli arretramenti, anche lì ci sono delle trasparenze oppure se si rimane con i confini che ci sono, con il muro e quant’altro.

L’altro aspetto, il giardino pensile se non ho sbagliato a capire parte da meno 2.

(intervento fuori microfono).

Sì, però poi… ah, meno 1, cioè c’è questo cono di luce a meno 1.

(intervento fuori microfono)

Perfetto, okay. Comunque c’è questo taglio verticale che parte da meno 1 e va fino al tetto ed è tutto dislocato nella parte bassa, giusto? Nella parte bassa dell’attuale edificio… e non va a interferire, cioè il corridoio di collegamento con il vicolo Teatro avviene attraverso questo…

Siccome non era stato sufficientemente spiegato. Grazie, comunque adesso ho capito.

Arch. Pastorini

Sì, diciamo le parti verdi insomma sono su due livelli, c’è il giardino pensile che ricopre tutto il terrazzo attuale che è quello schermato dal muro cieco attualmente, dove era previsto il parcheggio, che è un vero e proprio giardino pensile, cioè sulla struttura esistente c’è una stratigrafia di materiali diversi, argilla espansa che ha un ruolo drenante, guaina antiradice e terra vegetale che può essere di spessore vario, da un minimo di 10 cm. a 20/25 cm., a seconda delle essenze che si vogliono piantumare, cioè dal minimo del prato a tappezzanti arbustivi un pò più alti. Quindi forma un pacchetto sopra al solaio esistente e questo è il giardino pensile al primo piano.

Poi c’è questa corte al centro dell’edificio che è un’apertura che dà luce a livello meno 1, quindi nell’interrato e lì è possibile anche piantare delle piante invece ad alto fusto con delle radici, perché queste vanno direttamente nel terreno vero e proprio, quindi non in 20 cm. di terra ma

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nel terreno al meno 1, sul lato destro, perché il meno 2 occupa soltanto una parte dell’edificio. Quindi questa corte interna dà luce e vegetazione alle parti basse dell’edificio.

Presidente

Architetto, vuole rispondere anche alle domande precedenti, così poi visto che c’è qualche altro Consigliere prenotato…

Arch. Pastorini

Gli spazi di aggregazione giovanile io credo prima di tutto la Biblioteca- emeroteca sia in sé uno spazio sfruttabile dai giovani. Poi le altre funzioni attualmente previste sono appunto quelle degli uffici comunali, del ristorante, c’è la ludoteca diciamo per i più giovani, c’è il bar caffetteria e c’è attualmente un grande spazio al secondo piano che noi abbiamo schematizzato come spazio espositivo, ma potrebbe essere uno spazio a disposizione di associazioni, potrebbe essere gestibile dalle realtà del territorio. È chiaro, il progetto è aperto e flessibile, io penso possa assumere anche input, deve assumere input dall’esterno.

Se c’è bisogno di più spazi per l’aggregazione giovanile, questi possono concretizzarsi all’interno del progetto perché sono spazi molto flessibili, molto aperti, modulari, quindi l’impatto sulle strutture, sulla concezione del progetto non è grande, può assorbire funzioni diverse.

Sulla tenuta carichi accidentali, come può essere la neve, non c’è nessun problema. Diciamo appunto le strutture in legno lamellare possono sopportare grandi carichi, queste saranno dimensionate per portare sostanzialmente loro stesse, i pannelli fotovoltaici, più appunto l’unico carico accidentale possibile, cioè la neve per l’appunto. Saranno dimensionate per questo scopo.

La sicurezza del giardino pensile… è securizzato innanzitutto dal fatto che ha un unico accesso che è quello centrale, dalle rampe, da questa promenade architetturale, da questa passeggiata che progressivamente dal piano terra porta al primo piano e quindi questo unico accesso è parzializzabile, chiudibile, manda in sicurezza tutto il complesso, dopodiché è gestito come una normale terrazza pubblica, quindi i parapetti a un’altezza di legge e la sicurezza ---. Un ulteriore grado di sicurezza a tutto il complesso come accennavamo prima è dato dal fatto che finalmente l’edificio sia carico di funzioni civiche, quindi venga usato in fasce orarie diverse, sia sempre parzialmente accessibile, aperto, sia illuminato, anche l’illuminazione della piazza ha questo scopo di securizzare tutto lo spazio urbano, appunto non attraverso una

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militarizzazione, attraverso la forza pubblica, ma attraverso l’uso e il fatto che gli spazi possano essere vissuti, appropriati dall’utenza.

Il lato B dell’edificio sostanzialmente funziona come il lato A, cioè queste strutture in legno sono dei cavalletti, il retro sul vicolo del Teatro sono dei cavalletti a C, quindi diciamo quello che vediamo fronte piazza viene replicato anche sul retro dove è possibile, anche se il vicolo è molto stretto, insomma non c’è una grande accessibilità, però la copertura è assolutamente porosa e aperta sulle corti interne del castrum vetus, cioè su questo sistema di corti molto bello che caratterizza tutto l’isolato, questa soluzione consente un affaccio anche verso l’interno, insomma è porosa anche verso l’interno.

L’armadillo posso dire che comunque è un nomignolo anche simpatico, se si vuole, che lo caratterizza fortemente e che io credo nasca soprattutto da visioni del progetto a volo d’uccello, cioè dall’alto, che poi nella realtà non si realizzeranno mai perché la percezione del progetto sarà dalla piazza a livello terra e bisognerebbe salire sul campanile per avere qualcosa di simile. Ma non perché dall’alto sia brutto, è soltanto un punto di vista improbabile.

Presidente

Grazie. Proseguiamo con le domande, Consigliera Bonfichi prego.

Consigliera Bonfichi

Due cose, una considerazione e un paio di domande. La prima considerazione è esclusivamente personale, anche perché non ci siamo confrontati ancora all’interno della Maggioranza su questo progetto, o addirittura fra noi Consiglieri e con la cittadinanza più direttamente;

personalmente quindi io ritengo che il ruolo della Pubblica Amministrazione debba essere quello innovatore, innovatore e che debba lasciare o lanciare dei segnali anche alla cittadinanza in senso più ampio, sia a livello culturale che a livello fruitivo. E questo progetto mi sembra che centri molto l’obiettivo e anche volevo dire a livello tecnologico, in termini di impiantistica e quant’altro.

La filosofia che sta a monte di questo progetto mi piace, ma perché personalmente sono abituata ad amare la pittura del ‘600 lombardo piuttosto che italiano, ma a vederla anche insieme a culture molto più contemporanee e vicine a me; penso che sia per noi o per ciascuno di noi una questione di formazione, educazione e cultura quello di abbinare cose diverse con un gusto esclusivamente personale e legato alla formazione di ciascuno di noi. Quindi personalmente non mi

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spaventa anzi per niente pensare a una architettura modernissima in un contesto come quello di un centro storico, soprattutto perché la vedo come anche una integrazione di servizi utili e interessanti, che possano sviluppare maggiormente questa cultura nella fruizione dei servizi.

Mi piace anche molto questa idea di questi negozi chiamiamoli interno/esterno; preferisco non chiamarli negozi di vicinato in senso tradizionale perché guardo alla cultura nordica che è abituata ad avere spazi che utilizzano sia l’interno in determinati situazioni climatiche, che proiettati verso l’esterno, per cui mi piace pensarli un pò a dei leggeri box che si possono utilizzare e che consentono poi la fruizione in determinate ore di questi stessi spazi anche per eventi di carattere culturale. Io ricordo di avere visto in un centro culturale neanche di una grande città, una soluzione molto semplice e anche poco costosa che consentiva di convertire uno spazio del genere con dei pannelli facilmente spostabili su cui già erano posizionate opere d’arte anche di pregio che potessero essere fruite a ore diverse dalla cittadinanza o addirittura quasi contemporaneamente con la cittadinanza, per cui mi fa vedere, mi fa visualizzare uno spazio di flessibilità ulteriore per quanto riguarda l’esposizione di mostre o altro.

Due richieste, due domande di chiarimento, volevo capire come questa soluzione, che coinvolgerebbe anche il possibile spostamento delle panchine su binari, viene affrontata a livello tecnologico, perché forse io vedo il problema che potrebbe essere quello dei sassolini piuttosto che la sporcizia che si accumula nei binari o cose di questo genere. Per cui volevo capire come poteva essere risolta in modo tecnologicamente più avanzato.

E la domanda che non è stata posta riguarda invece i tempi. Perché siamo a una fase progettuale di idee e mi interessava capire il vostro studio, fatto ics il giorno in cui magari vi viene assegnato l’incarico della progettazione esecutiva, quanto tempo il vostro studio ha, di quanto tempo ha bisogno e di quanto tempo ha bisogno la vostra collaborazione che gli uffici tecnici per iniziare la realizzazione.

Un’ultima domanda riguarda quella passerella centrale, tipo piccolo Guggenheim, volevo capire se è interamente scoperta o se ha delle piccole aree coperte che la rendano più protetta alle intemperie e che potrebbero costituire un’ulteriore spazio mostra o spazio particolare per la sua fruizione e non semplice passaggio. Grazie.

Presidente

Grazie Consigliera. Consigliere Manenti prego.

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Consigliere Manenti

Il mio non è un intervento, ma una semplice richiesta. Mi pare che sia dall’intervento del Consigliere Bonfichi, ma ancor più da quello del Consigliere Zordan, qui non è tanto un problema solo nostro come Consiglieri che poi daremo una valutazione, noi di Opposizione e altri di Maggioranza, comunque speriamo di arrivare a una posizione concorde perché è un punto di discussione ormai mi pare da una quindicina di anni, penso più o meno, ma è un’ulteriore strumento, chiedo al Sindaco, chiedo a voi e chiedo all’Assessore all’Innovazione, è se potete fornire, magari nel prossimo incontro, fatti con gli strumenti informatici attuali, cioè non tanto un plastico come avevano fatto nel famigerato progetto Grassi, ma invece l’effettivo inserimento di questo palazzo nel contesto effettivo urbano di Treviglio, cioè nella nostra piazza dove vediamo effettivamente, voi avete fatto la facciata, lo scorcio principale, è come se noi avessimo un campanile alto 100 metri, il nostro campanile è molto più basso; perciò a fianco, da questa parte voi chiuso la piazza con questo fabbricato e invece c’è il fabbricato di Finaldi… no, no, guarda, non c’è!.. Allora secondo me… questa c’è, qua non c’è più, sparisce come Giucas Casella sempre.

Allora, proprio sulla base di quell’immagine che Lei ha precedente, cioè sullo stato attuale, cioè se noi possiamo avere, con gli strumenti informatici non sono difficilissimi… bravo!, cioè il dischetto oppure di chiederlo, penso che sia utile anche al Sindaco e a tutti, per vederlo inserito all’interno effettivo del contesto trevigliese, che non siano le sagome degli edifici, ma siano effettivamente gli edifici che ci sono a Treviglio, i colori che ci sono a Treviglio e magari anche, se è possibile, non penso che costi molto di più, anche un viaggio virtuale all’interno di quello che è questo nuovo palazzo, perché noi che non siamo esperti, facciamo tutt’altro nella vita, ci chiarirebbe come sarà alla fine tutto questo palazzo. Possiamo anche fargli nevicare dentro, perché penso che la questione neve non sia tanto la questione neve della tenuta, è la questione neve che cade dentro e dopo la neve dentro… perché questi pannelli da 30 cm., a Treviglio ci sono anche 70 cm. di neve, piove, cade dentro e bisogna andare dentro a spalarla. Oppure questa neve dove va? Quell’acqua lì va sotto? Cioè Treviglio non è Roma che è nevicato dopo 28 anni mi pare quest’anno, Treviglio nevica tutti gli anni oramai. Non abbiamo più la nebbia ma abbiamo la neve, perciò anche a me ha impressionato questa domanda del Consigliere Reduzzi… per la neve so anche io che il tetto tiene, ma dal tetto va sotto, va sopra quelle strutture di vetro che voi avete presentato come bar o comunque come strutture abitabili. La neve lì, la grandine, quando c’è la grandine qua pesta, cioè spacca le tapparelle, spacca i vetri, bisogna capire che è un

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