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che ho detto nell omelia dell ultima domenica di giugno: «Leggere la storia

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Academic year: 2022

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Carissimi,

come ho già detto più volte in questi giorni, sono addolorato per il conti- nuo vociare sull’alternarsi delle nostre suore. C’è chi si sente abbandonato/a, chi incompreso/a, chi parla senza cognizione di causa, chi approfitta della si- tuazione per dare via libera a veleni interni al cuore e altro ancora. Lascio alle pagine seguenti e ai vari scritti dei giornali locali il riconoscimento palese per quanto hanno fatto tutte tre le nostre suore. Vorrei solo richiamare quello che ho detto nell’omelia dell’ultima domenica di giugno: «Leggere la storia della nostra comunità non solo con gli occhi dei nostri interessi e bisogni, bensì con gli occhi di Dio».

È lo Spirito che guida la Chiesa e i nostri passi. Le suore sono state inviate qui a Ceres per farci conoscere e apprezzare la vicinanza di Dio nelle varie tappe ed esperienze della vita. In Suor Maddalena si è vista l’importanza di farsi vicini ai piccoli e alle famiglie per l’educazione dei bambini e per l’animazione liturgica nelle piccole comunità. Ma quanti si sono a lei affiancati per far tesoro di una si- mile attività? Suor Loretta si è prodigata correndo a sostegno delle persone nel momento della malattia, a volte lungo e faticoso. Ma chi si è sentito spinto a darle una mano imparando da lei, per poter continuare la sua opera?

I religiosi sono solo la soluzione di problemi di una comunità? Non sono, forse, segno di qualcosa di più grande? Il loro esempio deve stimolare scelte spirituali e di carità personali, non essere solo occasione di ammirazione con un conseguente atteggiamento di tranquillità o, peggio ancora, di apatia. E la vecchiaia non deve solo indurre pensare: «Abbiamo già dato, ora ci pensino gli altri». L’esempio di Suor Ildegarde ci ricorda che ogni stagione della vita porta i suoi frutti, quando si mettono a disposizione i doni che Dio ci ha dato, le no- stre qualità, come ha fatto lei, con la sua dolcezza, saggezza e fedeltà agli im- pegni; il compito che ha scelto, la preghiera per gli altri, è qualcosa che tutti, a qualsiasi età, possono svolgere, soprattutto quando le forze fisiche vengono a mancare.

Nel mondo, grazie a Dio, esistono persone, religiosi e laici, alle quali è affi- dato il compito della preghiera. Ma quanti anziani si sono sentiti spronati da questo esempio e, anziché piangersi addosso stando rintanati in casa con la scusa del freddo o dell’età, si sono lasciati coinvolgere, recandosi a pregare, a in- tercedere per i propri figli e nipoti, spesso così lontani dalla fede, e per il mondo intero? Quante parole vuote si è soliti spendere e quanto poco si fa per poter dire effettivamente: «Grazie, ci avete insegnato qualcosa» e non limitarsi solo a pensare: «Ci avete servito e ci dispiace che ora dobbiamo fare noi».

LA PAROLA DEL PARROCO

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Lo so, sono parole dure ma non possiamo sempre piangere, lamentarci e ar- rabbiarci. Dobbiamo osservare per imparare e poi fare. Quando ero un giovane Parroco mi sono lasciato ingenuamente ingannare: una catechista non voleva continuare il suo servizio e ho preso io la sua classe. Due anni dopo facevo ca- techismo in tre classi: non ero stato di aiuto alla comunità, l’avevo solo esone- rata da una sua responsabilità, quella di provvedere alla formazione religiosa dei bambini. Nella cerimonia del Battesimo si chiede ai genitori se sono dispo- sti ad educare i figli alla conoscenza di Gesù e dei suoi insegnamenti. Il “sì” pro- nunciato diventa anche una responsabilità di tutta la comunità, che padrini e madrine rappresentano, un impegno ad aiutare i genitori in quel compito così importante. Nel nostro caso è una responsabilità di tutta la Comunità di Ceres, non solo dei religiosi o delle suore.

Apprezzo molto un insegnamento dato alcuni anni fa da Suor Alessandra:

ha invitato i genitori dei bimbi dell’Asilo, non solo ad applaudirli durante i saggi, ma a mettersi personalmente in gioco, a preparare loro stessi, come dono, una recita. Da quel pensiero di una lungimirante docente della Scuola Materna, è nata la compagnia teatrale “La Cricca”. Il collante di questo gruppo non è solo la passione per il teatro, bensì l’intento di ritrovarsi come famiglie nello stile in- segnato dalla semplice e grande maestra dei loro figli: lavorare insieme per far divertire il prossimo.

A settembre arriveranno altre tre suore. Confido in un atteggiamento di ascolto e comprensione nei loro confronti. Non ci sia un voler giudicare, un raf- frontare con ciò che è stato o un calcolare se le nuove arrivate servono o no per risolvere i nostri problemi. Facciamoci guidare dalla loro presenza, accoglien- dole come segno del Regno di Dio, dei suoi valori e insegnamenti.

Avvicinandosi la Festa Patronale, propongo nel mese di agosto la visita alle famiglie con la benedizione delle case; sarò aiutato dal diacono Mira- valle, dai diaconi Ariemme e Periolo, presenti nell’estate, e da don Gian- carlo. Troverete un foglietto al fondo della chiesa per esprimere il desiderio di accogliere la benedizione e per indicare gli orari della vostra presenza in casa. Penso sia una bella iniziativa perché, seguendo l’invito del nostro caro Papa Francesco, la Chiesa possa essere sempre più vicina alla gente e la Parrocchia sempre più presente nelle borgate e nelle case del nostro paese.

Un grande grazie per la pazienza con cui avete accolto le mie osservazioni di Parroco. Siate sicuri che vi porto nel cuore e desidero una cosa sola: la vostra vi- cinanza a Gesù, vissuta nella vivacità della comunione e nella testimonianza di vita, tanto necessaria soprattutto per i piccoli e i giovani.

don Claudio

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Il Cardinale prof. Michele Pellegrino e la religiosità popolare

I

l dieci giugno scorso il quotidiano torinese LA STAMPA pubblicava, a tutta pagina nella rubrica dedicata alla cultura, un articolo intitolato “Se dieci Ma- donne vi sembrano troppe”. Leggendo la presentazione dello scritto scopriamo che si tratta di una lezione del Cardinale Michele Pellegrino, in difesa della religiosità popolare, volta a scoprirne gli elementi validi. Si tratta della parte finale ricavata dal testo di un seminario che il Cardinale, già docente di Storia del Cristianesimo presso l’Univesità di Torino, aveva tenuto all’Università di Ginevra, nell’ambito del corso incentrato sulla religiosità popolare. Del do- cumento vengono qui riportati alcuni passaggi di particolare interesse in quanto la religiosità popolare da sempre costituisce un approccio alle verità della fede con manifestazioni pubbliche e private molto diffuse fra la nostra gente di montagna.

In proposito, l’Arcivescovo di Torino esordisce rilevando che «… in Italia sono purtroppo all’ordine del giorno forme di religiosità popolare in cui il Vescovo non può essere indifferente, dove la Messa viene considerata un numero che fa parte di una festa (che so io, di ex alpini, ex bersaglieri), ma che deve disturbare il meno possibile».

Proseguendo, il Presule si domandava:«Qual è a questo riguardo il compor- tamento dei pastori, dei preti, dei Vescovi?», precisando: «Ecco, io vedo due atteg- giamenti opposti con tutta una gamma di sfumature intermedie. Atteggiamenti di opposizione decisa da parte di chi concepisce queste manifestazioni come forme di paganesimo o di alienazione» e aggiungeva che: tra i sostenitori di questa tesi

«ne ho trovati alcuni decisi nello spogliare o quasi le chiese da una molteplicità di immagini, decisi ad abbandonare certi riti tradizionali , come la benedizione delle case, dicendo che non si va nelle case a spruzzare i muri di acqua santa, eccetera.

In altri ho trovato un atteggiamento segnato da larga tolleranza , in certi casi ad- dirittura di approvazione o per timore di rotture e di allontanamenti o anche per condivisione di mentalità».

A questo punto, prendendo posizione fra le due tendenze, Mons. Pellegrino si eprime chiedendosi:«Perché dovrei condannare certe forme di religiosità solo perché non mi piacciono? Perché dovrei condannare il contadino che porta al santuario l’ex voto che ritrae la stalla, le sue vacche, il suo mondo? Cerchiamo di rispettare le persone. Il rispetto vieta al responsabile della comunità (il Parroco, il prete) di far trovare la comunità di fronte a innovazioni non preparate: dieci Madonne sono forse troppe in una chiesa, ma farne sparire nove stanotte, con il rischio di far star male la gente, non è altrettanto male? Preparare la gente è un modo per rispettarla. Un altro principio importante: cercare di scoprire in queste forme di religiosità popolare gli elementi validi».

Se dieci Madonne vi sembrano troppe

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Inoltre, continuando nel- le sue considerazioni, egli cita don Pinell (insigne li- turgista), un monaco del ce- lebre santuario spagnolo di Montserrat, il quale afferma che a Montserrat vengono da tutta la Catalogna of- frendo prodotti della terra, animali da cortile, lavori di artigianato, trofei sportivi, gonfaloni delle loro organiz- zazioni ricreative o culturali.

Lo stesso monaco aggiun- geva che c’erano gruppi di giovani «venuti a piedi dalla loro città, distante anche duecento chilometri, e por-

tavano un fascio di trentotto spighe di grano che avevano raccolto dalle tren- totto zone agricole in cui è divisa naturalmente la Catalogna».

E Monsignor Pellegrino commentava:«Quando dico elementi validi, mi pare che questi lo siano veramente, direi che fanno eco al racconto biblico della crea- zione: “al termine Dio vide che era cosa buona”». Egli citava altresì don Mattai che nell’articolo:“Religiosità popolare” afferma: «Nella pietà popolare si manifesta una sete di Dio che solo i semplici e i poveri possono conoscere» (vedi anche Matteo 11,25-28:«Ti ringrazio Padre, Signore del Cielo e della Terra, che hai na- scosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate agli umili»). E, ancora, questa forma di devozione «… comporta un senso profondo degli attributi di Dio: la paternità, la provvidenza, la presenza amorosa costante, genera atteg- giamenti interiori raramente osservati al medesimo grado». «Bisogna dunque cercare di recuperare questi elementi validi, non fermarsi lì, ma rafforzare – dice don Sartori – tutt’intero il mondo della cultura popolare di cui si nutre la religiosità di un popolo e di una comunità» (“Criteri per un’assunzione critica della religiosità popolare” in“Religiosità popolare e cammino di liberazione”).

A conclusione del suo intervento, Mons. Pellegrino, facendo sua un’altra af- fermazione di don Sartori, esorta quindi a «elevare, ricapitolare in Cristo» per- ché «quello che conta è costruire la comunità valendosi di tutto il materiale umano di cui essa è composta … nel rispetto e nella carità: una carità che è nutrita di umiltà, un’umiltà che si espande nella carità verso il fratello».

Marco Castagneri

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C

hi meglio di Papa Francesco poteva parlare dello Spirito Santo? Lo ha fatto recentemente nelle udienze del mercoledì con un ciclo di catechesi sui doni che la Chiesa individua come sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timor di Dio. Di questi ci occuperemo nei prossimi Bollettini; ora riportiamo alcuni suoi messaggi, tratti dall’omelia della Messa di Pentecoste che, in apertura, ricorda l’evento narrato nel Vangelo.

«Parlando agli Apostoli nell’ultima cena, Gesù disse che, dopo la sua partenza da questo mondo, avrebbe inviato loro il dono del Padre, cioè lo Spirito Santo (cfr.

Gv 15,26). Questa promessa si realizza con potenza nel giorno di Pentecoste, quando lo Spirito Santo discende sui discepoli riuniti nel Cenacolo. Quella effu- sione, benché straordinaria, non è rimasta unica e limitata a quel momento ma è un evento che si è rinnovato e si rinnova ancora. Cristo, infatti, continua a rea- lizzare la sua promessa, inviando sulla Chiesa lo Spirito vivificante che ci insegna, ci ricorda, e ci fa parlare.

...Insegna: è il maestro interiore che ci guida per il giusto cammino attraverso le situazioni della vita ... Più che un maestro di dottrina è un maestro di vita.

...Ricorda tutto quello che Gesù ha detto: è la memoria vivente della Chiesa.

E, mentre ci fa ricordare, ci fa anche capire le parole del Signore. Questo ricor- dare non si riduce a un fatto mnemonico, è un aspetto essenziale della presenza di Cristo in noi e nella sua Chiesa ... In sostanza lo Spirito ci ricorda il comanda- mento dell’amore e ci chiama a viverlo.

...Fa parlare con Dio nella preghiera. La preghiera è un dono che riceviamo gra- tuitamente; è un dialogo con Lui nello Spirito Santo che prega con noi e ci permette di rivolgerci a Dio chiamandolo Padre, Papà, Abbà (cfr. Rm 8,15; Gal 4,4). E questo non è solo un modo di dire ma è la realtà: noi siamo realmente figli di Dio: “infatti, tutti coloro che sono guidati dallo Spirito Santo di Dio, costoro sono figli di Dio” (Rm 8,14) ... Inoltre lo Spirito Santo ci fa parlare con gli uomini nel dialogo fraterno. Ci aiuta a parlare con gli altri riconoscendo in loro dei fratelli e delle sorelle; a parlare con amicizia, con tenerezza, con mitezza, comprendendo le angosce e le speranze, le tristezze e le gioie degli altri. Ma c’è di più: lo Spirito Santo ci fa parlare anche agli uomini nella “profezia”, cioè facendoci canali umili e docili della Parola di Dio. La

“profezia” va fatta con franchezza, per mostrare apertamente le contraddizioni e le ingiustizie, ma sempre con mitezza e intento costruttivo. Penetrati dallo Spirito di amore possiamo essere segni e strumenti di Dio».

Dobbiamo riflettere su queste parole del Papa e pregare loSpirito Santo pre- sente in noi, affinché ci aiuti a comprenderle e a viverle. Invochiamolo, insieme alla Chiesa, comeParaclito, cioè sostenitore e difensore, affinché renda il nostro cuore sempre aperto e accogliente e la nostra volontà docile ai suoi suggerimenti.

La redazione

«Tutti furono colmati di Spirito Santo»

(At 2,4)

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«Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo coltivasse e lo custodisse»

(Genesi 2,15)

«E

ducare alla custodia del creato per la salute dei nostri paesi e delle nostre città». È il tema scelto dalle Commissioni dei Vescovi italiani per la 9ª Giornata per la Custodia del Creato, fissata per il 1º settembre prossimo.

Educare alla tutela e rispetto della natura e responsabilizzare i giovani affinché diventino futuri cittadini attenti all’ambiente naturale. Quanto mai attuale il tema del- l’educazione al rispetto del territorio che ci circonda: quasi ogni giorno i media – gior- nali, radio e televisioni – affrontano il tema dell’inquinamento crescente, sia nell’aria che respiriamo sia per un non sempre corretto smaltimento dei rifiuti. Ed ancora una volta i Vescovi italiani dimostrano quanto siano attuali e puntuali le loro riflessioni; e quanto le Sacre Scritture già fossero anticipatrici dei tempi. Non a caso il documento dei Vescovi italiani è introdotto da un passo del Profeta Osea (4,2-3): «Si spergiura, si dice il falso, si uccide, si ruba, si commette adulterio, tutto questo dilaga e si versa san- gue su sangue. Per questo è in lutto il paese e chiunque vi abita langue, insieme con gli animali selvatici e con gli uccelli del cielo; persino i pesci del mare periscono». Quanto ap- paiono attuali questi versetti! Non rispettando la natura che Dio stesso ha donato al- l’uomo perché crescesse e la rendesse ricca – ci ricordano i Vescovi – è come se oggi, ogni giorno, spezzassimo l’alleanza che unisce Dio all’uomo, è come se tradissimo la fiducia che Dio ha riposto in noi.

L’inquinamento è il primo grande problema: il degrado di molte aree del pianeta è sotto gli occhi di tutti. Perché questo accade? Se noi uomini e donne di oggi applicas- simo i valori cristiani dell’agire nel rispetto dell’altro e dei beni comuni, non ci lasce- remmo guidare dalla logica del profitto e del denaro, ricavati ad ogni costo… anche calpestando le regole fondamentali e le leggi che esistono per tutelare l’ambiente e la nostra stessa salute.

Un secondo aspetto posto in rilievo nel documento C.E.I. è la priorità dell’impegno culturale, per far crescere in tutti e soprattutto nelle giovani generazioni l’attenzione all’ambiente. Genitori, insegnanti, educatori spesso non dedicano sufficiente tempo ed attenzione alla «custodia della terra … che ci chiede di amarla, vigilando con matura consapevolezza».

Quando prendiamo coscienza di questo dovere umano, allora non possiamo omet- tere la «denuncia davanti ai disastri ecologici». Lo dicono senza mezzi termini i Vescovi:

«È una denuncia che spesso parte da persone che si fanno sentinelle dell’intero territorio, talvolta pagando di persona». La nostra riflessione corre inevitabile a ricordare con ri- spetto e gratitudine il coraggio del vigile urbano di Acerra (Napoli), Michele Liguori, che nella “terra dei fuochi” non ha omesso di compiere il suo dovere, pagando con la vita un impegno che, anche nel piccolo di ogni giorno, ognuno di noi può avere.

diacono Costantino

CUSTODIRE IL CREATO

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I ceresini arrivati dall’Africa I ceresini arrivati dall’Africa

Nome e Cognome Saikou Senghore.

Dove abiti?

A Sukuta, in Gambia.

Quanti anni hai?

20 anni.

Vuoi raccontarmi l’esperienza del tuo viaggio?

Il mio viaggio è durato circa tre anni. Ho viaggiato tra Senegal, Mali, Burkina Faso, Nigeria e Libia. In Libia sono stato imprigionato, lì la gente di colore è perseguitata. Sono riuscito a scappare dalle torture e imbarcarmi a Tri- poli. La barca era piccola per le persone che eravamo, le condizioni erano pe- ricolose.

Perché hai deciso di partire?

Il Presidente del Gambia, Yahya Jammeh, ci ha perseguitato. Secondo la no- stra religione dice che il popolo ha fatto un “maleficio” alla sua famiglia ed è per questo che ci perseguita. Mia mamma e mia nonna sono state imprigionate e torturate, mia nonna è morta per quello che le hanno fatto. Anche io sono stato imprigionato e picchiato, ma dopo un po’ sono riuscito a scappare.

Cosa vorresti fare da “grande”?

Vorrei continuare a studiare. In Gambia studiavo informatica e ingegneria, mi piaceva molto.

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Nome e Cognome Mustapha Kunta.

Dove abiti?

A Bakote, in Gambia.

Quanti anni hai?

30 anni.

Vuoi raccontarmi l’esperienza del tuo viaggio?

Il mio viaggio è stato molto lungo. Dal Gambia mi sono spostato fino alla Libia con piccoli bus, macchine o autostop. C’erano molti posti di controllo e dove- vamo pagare i soldati per poter passare.

Perché hai deciso di partire?

In Gambia facevo il cuoco per la polizia, un giorno mi hanno visto leggere un giornale contrario al Presidente e mi hanno arrestato e torturato; di solito la gente come me la fanno “sparire”. Io sono riuscito a scappare lasciando in Gambia la mia famiglia, ma se fossi rimasto avrei rischiato di essere ucciso.

Cosa vorresti fare da “grande”?

Vorrei fare l’elettricista, perché quando ero in Gambia era un lavoro che mi piaceva.

* * *

Queste due interviste rappresentano la situazione di milioni di ragazzi che abbandonano la loro famiglia, la loro casa e il loro Paese nella speranza di un fu- turo migliore. Sono i ragazzi che da qualche tempo vediamo in giro nel nostro piccolo paese di montagna lontano chilometri e chilometri dal Gambia. Queste piccole interviste non sono che una scintilla di quella vampa che può appiccarsi dal dialogo con questi ragazzi. Il dialogo passa attraverso l’integrazione nelle attività e nella vita della nostra Ceres. La discriminazione invece è molto più fa- cilmente attuabile sotto forma di un saluto negato, di una parola detta alle loro spalle, di un “prenderli con noi” solo perché ci è stato detto di fare così, di un escluderli da una partita a calcio, di un buttarli fuori da un negozio, una casa o un campo dove giocare, divertirsi e ridere tutti insieme. Interroghiamoci se al loro posto ci fossimo noi, ci fossero i nostri figli, i nostri fratelli, i nostri amici, i nostri amori: ci risponderemmo che sicuramente non li tratteremmo con di- scriminazione e non vorremmo fossero esclusi da niente. Conosciamoli per aprire le nostre menti, perché il futuro del mondo è insieme a loro. La loro in- tegrazione non può essere confusa col buonismo o con una predica arrivata da qualcun altro. Si tratta di essere con loro figli e fratelli della stessa Terra, come ci ricordava già secoli fa San Francesco, scrivendo «Dove è odio, fa’ che io porti l’amore».

Enrica e Alessandro

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S

i tratta dell’iniziativa denominata WORLD CAFÈ nelle Unità Pastorali con l’Ar- civescovo Nosiglia. Sono incontri itineranti che mirano quest’anno ad un tema: l’intergenerazionalità in prospettiva educativa. L’iniziativa è stata promossa dall’Ufficio Giovani della Diocesi di Torino. I partecipanti sono stati i membri dei C.P.P. operativi nelle Valli di Lanzo (Mezzenile - Pessinetto, Traves, Ala di Stura, Ceres e Cantoira), coinvolti all’interno della comunità con le giovani generazioni. Lo scopo è stato mettere a confronto durante la serata giovani con adulti che abbiano sul territorio un’esperienza di confronto educativo con le giovani generazioni.

All’inizio dell’incontro il nostro Arcivescovo Cesare ha portato il suo saluto e una breve preghiera. In seguito in ogni tavolo formatosi, composto da metà giovani e metà adulti, provenienti da differenti parrocchie, è avvenuto uno scambio di espe- rienze. Grazie ad un confronto tra i presenti si sono valutati gli aspetti negativi e po- sitivi della comunicazione tra generazioni e dell’organizzazione di tale dialogo, concludendosi con delle nuove proposte per migliorare la situazione attuale. Due domande hanno messo a fuoco il tema indicato dall’Arcivescovo:

– Esperienza di essere accompagnati: Quali sono state le figure più signifi- cative che ti hanno accompagnato? Quale esperienza stai facendo ora?

Come valuti i rapporti tra i diversi componenti dell’équipe pastorale?

– Il compito di accompagnare: cosa metti in gioco per accompagnare? Come aiutare la tua comunità parrocchiale?

In conclusione, gli aspetti problematici si sono rivelati essere le difficoltà a coin- volgere le giovani generazioni e la difficoltà a comunicare con le famiglie. Gli obiet- tivi da raggiungere sono stati individuati nel mettersi in gioco in tutte le attività, trasmettere valori come accoglienza e rispetto, dialogare tra giovani e non giovani sulle proprie esperienze vissute, collaborare con le famiglie, il dialogo tra genera- zioni, l’avvicinamento alla vita li- turgica e alla spiritualità attra- verso il silenzio e la riflessione e il rispetto per il prossimo.

Le proposte per arrivare a questi obiettivi sono numerose tra cui, ad esempio, l’integrazione con lo sport, l’attività di centri di ascolto e gruppi missionari, l’in- contro tra laici e famiglie, le atti- vità delle Estate Ragazzi, l’aper- tura dei luoghi di culto a più con- fessioni religiose, la programma- zione di formazione giovanile e il porsi verso gli altri come pari.

Elena Ricaldone

L’intergenerazionalità nella prospettiva educativa: incontro con il nostro Arcivescovo

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I

l Ceres C5 del presidente Davide Eboli chiude un anno agonistico da incorni- ciare e si appresta a varare la stagione del quinquennio. Gli organici ceresini hanno infatti raggiunto piazzamenti di rilievo, ottenendo nel complesso il mi- glior risultato dalla fondazione. La prima a chiudere, in ordine di tempo, è stata la Prima squadra che all’esordio in Federazione, in serie D, ha ottenuto un buon sesto posto ad un soffio dai playoff. Bene i Primi Calci di Ivan Vighetti che, oltre ogni aspettativa, si sono spinti sino al quarto posto finale. Brillano anche i Pul- cini di Gioele Lauro; per loro un ottimo secondo posto in campionato, bissato anche nella finale di Supercoppa. Gli Esordienti di Fabrizio Solero chiudono terzi con qualche rammarico dettato da un andamento in altalena ma con qualche bella individualità in evidenza. Cammino di prim’ordine per i Giovanissimi di Alessandro Peracchione, che si piazzano primi a pari merito con San Paolo e Ca- selle in un girone estenuante. Trionfo invece per l’Under 20 di Domenico Ci- rianni: i gialloblù, al congedo dalle categorie giovanili, dominano il torneo invernale, ripetendosi nella finale di Supercoppa del Pala Ruffini; un doppio suc- cesso che li premia del lavoro di questi anni. Da non dimenticare le ragazze, che hanno portato a termine il loro primo anno di allenamenti e che a settembre po- trebbero davvero tentare il salto nel calcio agonistico. Chiudono il cerchio le mamme, nuovamente detentrici del trofeo a loro dedicato.

Fabrizio Solero

CERES - SPORT

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D

a 300 anni la Ma- donna Consolata è patrona della Città di Torino. Alcuni impor- tanti eventi cittadini hanno celebrato questa significativa ricorrenza, nella traccia del seco- lare affetto della città e del territorio per la Santa Vergine, venerata sotto questo titolo an- che come Patrona del- l’Arcidiocesi.

C’è un po’ di ram- marico per il fatto che nella mostra celebra- tiva realizzata nei locali del Santuario non vi sia alcun cenno a Ceres ed ai molti segni di questa particolare devozione, molto diffusa anche tra noi.

Nella nostra chiesa parrocchiale, come tut- ti sanno, la prima Cap- pella a sinistra, originariamente dedicata a San Filippo Neri (come mostrano le pitture della volta) e poi a Sant’Orsola (come ricorda la statua della Santa mar- tire), è oggi dedicato alla Consolata, raffigurata con la corona in capo, come ap- pariva nell’immagine originale, prima del furto sacrilego che, negli anni Settanta, l’ha privata delle due corone e degli altri gioielli che la ornavano.

Ben due delle Cappelle delle nostre Frazioni sono dedicate alla Consolata, Monaviel e Vana, dove, come da tradizione, lo scorso mese di giugno è stata ce- lebrata la festa titolare con la consueta partecipazione della popolazione, no- nostante il clima non troppo favorevole.

LA CONSOLATA – 300 ANNI – LA CORALE

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Il segno più originale è forse però il medaglione inserito al culmine del via- dotto della ferrovia, ormai prossimo a festeggiare il suo primo secolo di vita.

Peccato, potevano essere testimonianze significative di devozione: sarà per la prossima mostra…

Con l’occasione ricordiamo che anche quest’anno si è ripetuto il pellegri- naggio a Torino, al Santuario della Consolata, insieme alla Corale interparroc- chiale, invitata ormai da quasi trent’anni ad animare la celebrazione della novena per la zona Nord, quella numericamente più presente, a dire dell’Arci- vescovo che ogni sera ha modo di accogliere i pellegrini delle varie parrocchie.

Alla Corale si è unito don Celestino, in piena forma, che prima della S. Messa è stato festeggiato ed applaudito dal Rettore mons. Delbosco; più tardi, durante la celebrazione, lo stesso Mons. Nosiglia lo ha salutato come “il corista più gio- vane della Corale” e dopo la Messa, tornando sui suoi passi, si è voluto intrat- tenere con lui qualche momento dopo il canto della Montanara.

La Corale (a dire il vero una sua piccola parte!) ora si appresta a fare il viag- gio annuale che quest’anno avrà come meta Parigi ed i suoi dintorni. Speriamo che l’anno prossimo la partecipazione sia più numerosa: la meta, salvo impre- visti, è già fissata e sarà la Calabria per andare a trovare gli amici Angela ed An- gelo Palmer che, con nostro gran dispiacere, vi si sono trasferiti lasciando dietro di sé un vuoto che sarà faticoso colmare per l’impegno e la fedeltà alla Corale ed alla Comunità parrocchiale da loro profuso per moltissimi anni.

Per intanto, per gli amici del canto, vale il consueto invito a partecipare al Concerto dell’Assunta, giunto a quota 37, essendo “nato” nel 1978, che si terrà anche quest’anno la sera del 13 agosto.

Gian Michele Cavallo

SERVIZIO PER IL L AVORO

Si ricorda che è attivo anche a Ceres un servizio per dare aiuto a chi si trova nella con- dizione di dover cercare un lavoro.

Il 1º e il 3º giovedì del mese

dalle ore 17 alle ore 19, nei locali della Parrocchia, in Via Cesale 2 due esperti offrono accoglienza e danno informazioni sulle possibilità occupazionali e sugli strumenti utili per che vuole trovare un’occupazione.

Non è un ufficio di collocamento, ma un’attività volta ad assistere chi si trova in dif- ficoltà anche per compilare il curriculum e la domanda di assunzione o per adem- piere alle varie formalità richieste per l’assunzione.

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C

ontinuiamo il cammino e giungiamo alla Vana, dove la via si biforca: un ramo si insinua fra le abitazioni e prosegue lungo la Valle di Ala, l’altro scende verso il ponte settecentesco che consente di raggiungere Ceres.

Sono belle le frazioni all’inverso: non potendo godere di una buona esposi- zione, non hanno attratto un numero eccessivo di nuove costruzioni negli anni del boom edilizio e si sono salvate. Così è la Vana con la sua Cappella e la vec- chia fontana in pietra, così è Almesio, splendida nel raggruppamento di abita- zioni avvolte intorno alla montagna come uno scialle, con la sua chiesa importante a ricordare la ricchezza dei commerci d’un tempo ormai trascorso.

La mulattiera che le unisce si è conservata anch’essa intatta: un percorso tran- quillo fra boschi di frassini e centenari castagni. Ad un tratto il sentiero scende in un valloncello invaso dall’ombra:lou rian dou Pissèt corre lungo una ripida parete di roccia nera e forma ai piedi di questa una pozza trasparente e gelida;

felci e capelvenere accompagnano il silenzioso scivolare dell’acqua. Un luogo magico, in cui si percepisce il mistero, avvolto in leggende di fatti strani e straor- dinari, forse mai accaduti, forse solamente immaginati da chi si trovava a per- correre, in solitudine, la strada e fu travolto dalle forze sconvolgenti della natura.

Risaliamo nella luce del sole e, dopo poco, giungiamo ad Almesio. Dal vil- laggio in avanti, la mulattiera è stata sostituita da una strada sterrata, un per- corso comodo, poco faticoso, purtroppo denudato della sua storia e delle sue voci attraenti. Sul versante a solatio, Bracchiello si aggrappa alle falde del Mon- rouss come un gregge di timide pecore lungo pascoli lontani.

Giunti nei pressi del ponte che attraversa la Stura per raggiungere Chiam- pernotto, si inizia a percepire la tragedia che sconvolse tutta la zona il 17 set- tembre del 1665 quando una terribile alluvione cambiò la geografia stessa dei luoghi. Un ramo secco del tor- rente corre accanto alla strada:

l’acqua deviò, infatti, il suo corso verso nord, aprendosi nuove vie di scorrimento, di- struggendo praterie e campi coltivati. La tradizione vuole che sorgesse in questi luoghi l’antico villaggio minerario di Pertus, nato per la lavorazione dei metalli cavati dalle miniere sovrastanti: esso venne intera- mente distrutto dalla furia delle acque che piombarono come una bomba dall’alto, dalla zona

L’antica via della Valle d’Ala

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di Ala di Stura, dove le frane e gli smottamenti causati dalle piogge torrenziali avevano formato un lago creando una diga naturale che, all’improv- viso, cedette sotto la furia delle acque, generando una catastrofe. Quando, prose- guendo ancora il cammino, presso le abitazioni isolate de Le Quaie la strada sterra- ta termina e si ritrova l’anti- co percorso, sembra tornare presente il terrore degli anti- chi abitanti, il fragore assor- dante e sconvolgente dell’al- luvione, il boato dei macigni rotolanti trascinati dalle ac- que come palloni di bambi- no. Ancora un breve tratto di sentiero e giungiamo a quel che rimane del Ponte delle Scale, la costruzione a schiena d’asino che permet- teva la risalita verso la Cap- pella di San Grato,la ciapèla dal masquëss, ed il concen- trico di Ala. Il Ponte delle Scale, distrutto durante la ca-

tastrofe del 1665, fu ricostruito dai valligiani del tempo: in seguito resistette per secoli, ardito nelle sue forme, svettante sulle rocce levigate dalle acque, in una gola stretta e selvaggia di incomparabile bellezza. Venne nuovamente cancel- lato dalla terribile alluvione dell’anno Duemila, ma, questa volta, gli uomini mo- derni non hanno più saputo trovare il desiderio di rimetterlo in piedi.

La nostra camminata termina qui, accanto ai due moncherini superstiti, get- tati sul vuoto di acque ormai invalicabili. Il luogo sede di tante leggende, delle paure dei viandanti di un tempo remoto che ancora popolavano il buio e le zone solitarie di esseri immaginari e fantastici, è definitivamente scomparso. Avremo forse il coraggio di riedificarlo? Troveremo la forza di non disperdere quanto lontani antenati seppero costruire con sapienza e tenacia?

Ariela Robetto

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Chiusura dell’anno scolastico 2013/14:

spettacoli degli alunni delle scuole di Ceres

V

enerdì 6 giugno gli alunni della Scuola Secondaria di primo grado di Ceres hanno concluso l’anno scolastico con il consueto spettacolo proposto presso il teatro parrocchiale, gentilmente concesso alla scuola da don Claudio.

Sono alcuni anni ormai che la rappresentazione si compone di due momenti:

una recita e un cortometraggio. Entrambi fanno parte dei laboratori attivati presso la Scuola Media nei pomeriggi del venerdì.

Il laboratorio teatrale, rivolto agli studenti delle classi prime e terze, mira a pro- muovere l’arricchimento culturale e lo sviluppo della creatività attraverso un’e- sperienza formativa diversa da quella curricolare. In questo anno scolastico l’Istituto si è avvalso dell’apporto di Desirè Angilletta e di Bardino Francesca, esperte di animazione teatrale dell’Associazione “Macapà”. Con l’aiuto delle esperte e degli insegnanti della scuola, gli alunni hanno scelto l’argomento, creato il copione e selezionato i brani musicali. Successivamente hanno preparato la reci- tazione, i balli, e i canti. Non sono state create scenografie, pochi gli oggetti di scena e i costumi.

Gli spettatori, intervenuti molto numerosi, hanno assistito ad un viaggio nel mondo della scuola tra il sogno e la realtà e sono stati invitati a riflettere sui valori della tolleranza, e dell’accoglienza delle differenze di ciascun individuo. Il viaggio comincia sullo scuolabus e continua in classe. Qui un alunno si annoia ad ascoltare l’insegnante che spiega le teorie di Darwin e si addormenta e sogna. I confini tra la realtà e il sogno appaiono incerti: l’alunno è nella giungla o in aula? La rivalità è tra gli animali o tra i compagni di classe? I confini tra realtà e sogno sono inde- finiti, ma una cosa è chiara: solo con l’unione e il rispetto degli altri è possibile evolversi e crescere.

Al termine della recita è stato proiettato il cortometraggio, che in questo anno scolastico si è ispirato ai film del genere “horror”, dal titolo “ Devil’s Mask”. Il breve filmato è frutto di un percorso di ricerca sul linguaggio filmico rivolto alle classi seconde. Gli alunni, coordinati dai docenti di lettere e dagli esperti Piercarlo Sala e Tamara Ros Savant, nel laboratorio di alfabetizzazione cinematografica hanno provato a capire il linguaggio del cinema dell’orrore e i limiti della fantasia e della realtà. Durante il laboratorio hanno analizzato films, ne hanno smontato i mecca- nismi e hanno partecipato alla realizzazione del trucco di alcuni compagni con la guida di un’esperta. Infine hanno provato a scrivere una sceneggiatura e a pro- durre il cortometraggio.

Istituto Comprensivo “L. Murialdo” di Ceres

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Il laboratorio cinematografico viene proposto solo agli alunni della Scuola Se- condaria di primo grado di Ceres, mentre l’attività teatrale è un’opportunità di- dattica che si utilizza proficuamente come supporto per il conseguimento degli obiettivi didattici e comportamentali anche per gli alunni della Scuola Primaria e dell’Infanzia.

Brillanti sono stati anche i piccoli attori della Scuola dell’Infanzia che, affian- cati delle loro insegnanti, hanno allietato il pomeriggio del 5 giugno. Gli alunni hanno salutato i genitori con uno spettacolo avente per tema i quattro elementi della terra.

Per gli alunni della Scuola Primaria, invece, l’attività teatrale è ormai un piace- vole ricordo in quanto hanno realizzato la recita in occasione del Santo Natale.

Il teatro nell’Istituto Comprensivo è diventato, oltre che un mezzo attraverso il quale affiancare gli aspetti didattici, anche un ottimo strumento per migliorare le capacità relazionali degli alunni. Con il laboratorio teatrale i ragazzi socializzano, cooperano, scambiano idee ed impressioni, imparano a progettare e costruire.

Vilma Maria Pont

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S

embra ieri e invece sono passati sei anni. Sembra ieri eppure è passato tanto tempo da quando ho deciso di entrare nell’Hospitalité Notre Dame de Lourdes, in quel Luglio del 2008 nel Giubileo dei 150 anni dalle apparizioni; e il Coro di Ceres, con gli amici affezionati e Don Celestino sono venuti in pellegrinaggio rag- giungendomi.

Così l’anno scorso ho fatto la promessa e sono entrata a far parte della Arci- confraternita dell’Hospitalité.

Un breve ricordo. L’Hospitalité nacque nel 1885, il prossimo anno si festegge- ranno i 130 anni dalla fondazione, quando cinque giovani di Lourdes, i primibran- cardiers, promisero nelle mani del Vescovo di Tarbes di aiutare a trasportare gli ammalati che si recavano al Santuario. Ai primibrancardiers si aggiunsero ben pre- sto le sorelle di assistenza che si occupavano di lavare nel Gave gli indumenti degli ammalati e di portar loro generi di conforto.

Man mano che cresceva il numero dei volontari, si sentì l’esigenza di creare un’organizzazione stabile, in grado di gestire la formazione, la distribuzione dei servizi e dei turni; nacque così l’Arciconfraternita che ancora oggi ha lo scopo di accogliere gli ammalati e i pellegrini che si recano a Lourdes.

Quando incominciai questa avventura di servizio, lo feci senza l’intenzione di ar- rivare alla Promessa, ma con la volontà di restare una semplicestagière; mi sem- brava che prendere l’impegno richiesto fosse un peso enorme ma, si sa, il giogo di Dio è leggero!

La “Promessa”, con la conseguente entrata nell’Arciconfraternita, ora come al- lora, richiede una lunga riflessione. Durante i cinque anni di formazione cerchiamo di capire cosa ci verrà chiesto nel “Dialogo d’Impegno”, in modo da rispondere se- renamente i quattro SÌ.

Rileggo periodicamente le quattro promesse per capire se la mia vita continua ad essere aderente all’impegno preso; la prima e la terza sono le più facili. Per noi andare a Lourdes tutti gli anni è una “superfesta”; è facile dire sì tutti gli anni, non è richiesto alcun sacrificio e, se ci sono impedimenti, familiari, di salute, econo- mici, questo è previsto, dobbiamo andare nella misura delle nostre possibilità. La terza promessa, continuare a formarci al messaggio di Lourdes, ma che meraviglia!

Noi che leggiamo tutto, che se esce un nuovo libro lo compriamo, che ci confron- tiamo, che andiamo ai ritiri. Poi c’è la seconda parte della frase che ci chiede di te- stimoniarlo con il servizio e la vita. Lì andiamo già sul difficile: testimoniare il messaggio di Lourdes, sembra facile, ma la preghiera, la penitenza che la Madonna ci chiede, quanto ce ne ricordiamo nella nostra vita frenetica? Eppure dobbiamo provarci.

Seconda promessa, qui cominciano i dolori: accettare il servizio che ci viene chiesto, a volte va bene ma altre volte ci vengono chiesti anche dei servizi duri, o magari da condividere con persone con le quali non riusciamo ad instaurare un buon rapporto; oppure ci sentiamo inutili, eppure siamo una delle 200.000 rotel-

E si riparte per Lourdes!

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line su cui si fonda l’Hospitalité, dobbiamo fare quello che ci è chiesto al meglio.

Entrare come volontari nell’Hospitalité è anche un bagno di umiltà, siamo tutti uguali di fronte al servizio.

Quando si arriva alla quarta promessa, forse siamo già stanchi, forse visto che è l’ultima la dimentichiamo, ma quanto è dura: esserci sempre per gli altri, così come lo siamo a Lourdes. Là è facile, ma nel nostro quotidiano, quante volte mi metto all’ascolto, quante volte sono attenta a chi mi circonda? Se riesamino la mia vita trovo così tanti momenti in cui, per fretta, per negligenza, per l’essere impe- gnata in altre faccende, non mi metto all’ascolto di chi ha bisogno. Un allievo, un vi- cino, un collega, quanti hanno bisogno anche solo di un sorriso, di una parola, ma siamo troppo distratti, quanto è difficile mantenere l’ultima promessa!

Così daHospitaliére mi accingo anche quest’anno a preparare la valigia, e a por- tare tutti voi, amici di Ceres, davanti alla Grotta, sperando di potervi riavere con me in un bel pellegrinaggio parrocchiale.

Isabella Calastri

Dialogo d’Impegno

Accetti di partecipare alla Missione dell’Hospi- talité venendo regolarmente nella misura delle tue possibilità qui a Lourdes per accogliere e ser- vire i pellegrini malati, disabili e sani?

Accetti, a Lourdes, di eseguire umilmente il servizio che ti verrà richiesto dai responsabili dell’Hospitalité?

Accetti di proseguire la tua formazione al Mes- saggio di Lourdes e di testimoniarlo attraverso il tuo servizio e la tua vita?

Accetti di metterti all’ascolto di ogni uomo nel bisogno, nel tuo luogo d’origine come tu lo ac- cetti di fare a Lourdes?

(20)

La festa del Monaviel

S

abato 14 giugno il nostro Parroco, don Claudio, è salito fino al Mona- viel per celebrare la Santa Messa nella piccola Cappella dedicata alla Madonna Consolata. Fu costruita nel 1772, è stata più volte restaurata ed è tuttora in buone condizioni; le sue pareti sono abbellite da moltissimi quadri votivi assai ben conservati.

Purtroppo soltanto i giovani e le persone in perfetta salute hanno la for- tuna di poter raggiungere Monaviel, perché il sentiero è in forte salita ed è coperto da cespugli e pietraie. Un tempo vi passavano decine e decine di persone: erano i margari che, nella stagione estiva, portavano gli animali a pascolare sui verdi prati, ora tutti coperti da un fitto bosco. Davanti alla Cappella, però, lo spazio erboso è curato e pulito con amore dai figli e dai nipoti di coloro che ora non sono più con noi.

La S. Messa celebrata da don Claudio è stata bellis- sima: un momento intenso di preghiera e un ritorno al passato, nel ricordo di chi ha tanto faticato per co- struire questo piccolo agglo- merato di case e per ar - ricchirlo con la Cappella.

Un grazie di cuore al Par- roco, che si prodiga ogni anno per tener viva la tradi- zione della Messa e della festa in tutte le numerose Cappelle delle borgate di Ceres.

Grazie anche a tutti co- loro che sono saliti al Mo- naviel per pregare la Ma- donna e per partecipare ai festeggiamenti, con l’augurio sincero che possano ritor - nare per tanti e tanti anni ancora.

Lia Poma

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G

iornata splendida: cielo terso, limpido, orizzonte ampio, sole dai raggi lumi- nosi che si infrangono sulla ricca e mul- tiforme vegetazione, creando varietà di colori ed evidenziando l’eleganza delle forme.

È un incanto di bellezza, un riflesso della bellezza di Dio. Osservo a lungo: è l’incanto del vedere, vedere per credere.

Vedere la bellezza che Dio ha donato; ve- dere la bellezza che Dio è; vedere la bel- lezza di Dio nel Figlio Gesù.

La bellezza come possibilità di un au- tentico legame con Dio, come via di Dio e via che è Dio stesso; come possibilità di relazione con Dio. Bellezza che mi porta a scoprire la bellezza della fede.

«Dio disse: “Sia la luce” ... “La terra produca germogli, erbe, alberi da frutto”

... E “Dio vide quanto aveva fatto ed ecco era cosa molto buona”» (Gen 1,1-31).

La creazione quindi merita l’esclamazione della bontà e bellezza di Dio ed è bella perché conforme alla sua parola.

Tutta la Scrittura è bellezza perché conforme alla volontà di Dio. Bellezza che rimanda alla gloria di Dio, risplende il bello di Dio che è Dio.

La Parola ci fa esclamare: «Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature, per analogia si contempla il loro Autore» (Sap 13,5) e «Grandi sono le opere del Signore ... Il suo agire è splendido e maestoso» (Sal 111,2-3).

Questa contemplazione richiama l’opera più bella di Dio: l’uomo creato a Sua immagine e somiglianza e rimanda «al più bello tra i figli dell’uomo», Gesù il Figlio incarnato, «l’irradiazione della gloria del Padre» (Eb 1,3) dato a noi perché vedes- simo in Lui il Padre. È anticipo velato della bellezza eterna che sarà un giorno pie- namente manifesta.

Pietro, quando sale sul monte Tabor con Gesù, al momento della Trasfigura- zione, vede per alcuni istanti, l’identità vera di Gesù ed esclama: «Signore è bello per noi restare qui» (Mt 17,4).

Bello è essere alla Presenza. Una bellezza da fermare e da accogliere, da gustare, da portare dentro di noi e poi da condividere. La bellezza è anche la croce da vi- vere, da portare come anticipo della bellezza risorta.

Signore, donami l’incanto del vedere per lodarti con il Salmista: «Quanto sono grandi le tue opere Signore! Tutto hai fatto con saggezza» (Sal 111).

«Voglio cantare al Signore finché ho vita, cantare inni al mio Dio finché esisto»

(Sal 104,33).

S.I.

Vivere la bellezza

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D

omenica 29 giugno, durante la Messa delle 11, don Claudio ha dato la noti- zia ufficiale del nuovo avvicendamento delle Suore di Santa Giovanna An- tida la cui presenza è molto importante per la nostra parrocchia: tutti infatti ci auguriamo che non venga mai meno.

Suor Ildegarde è già partita, Suor Maddalena e Suor Loretta andranno via tra breve ma è stato formalmente promesso che saranno presto sostituite da altre tre suore.

I giornali hanno già parlato ampiamente di Suor Maddalena, la superiora, e di suor Loretta, l’infermiera. Noi vogliamo ricordare, in questa intervista, suor Ildegarde, che per lunghi anni ha servito con tanto amore la nostra parrocchia ed è stata anche una preziosa collaboratrice del Bollettino.

A tutte e tre auguriamo ogni bene e un proficuo lavoro nella loro nuova de- stinazione.

Abbiamo salutato a malincuore Suor Loretta e Suor Maddalena che ci la- sciano per decisioni superiori sulle quali non possiamo discutere.

Vogliamo, con queste poche parole, salutare con affetto anche Suor Ilde- garde, presenza semplice e silenziosa nella nostra comunità, che è stata trasfe- rita a Borgaro in questi giorni.

AVVICENDAMENTO DELLE SUORE DI S. GIOVANNA ANTIDA

(23)

A

lla soglia dei 90 anni mi ha raccontato, con molta umiltà, una lunga sto- ria dedicata agli altri con l’aiuto della misericordia di Dio.

“Altri”, che non sono persone che noi definiamo “normali”, alle quali è forse banale e scontato rivolgere le nostre attenzioni, ma persone con diffi- coltà o minorazioni, con le quali è difficile anche solo convivere.

È entrata nel noviziato a Borgaro giovanissima, nel 1942, e nel 1945 – finita la guerra – si è dedicata ai bambini dell’ospedale psichiatrico di Collegno per otto lunghi anni.

L’esperienza che le ho sentito raccontare con più fervore, con quella luce negli occhi che ha solo chi sa di avere fatto del bene a tante persone, è stata quella dell’Istituto per sordi “Lorenzo Prinotti” al quale ha dedicato ben 34 anni della sua vita. Ha insegnato, lavorato e poi diretto l’Istituto per molti anni.

Traspare in ogni parola di Suor Ildegarde la consapevolezza di avere aiu- tato tante persone a fare anche piccole conquiste, che diventano grandi e im- mense per chi ha specifiche minorazioni, in particolare l’udito e di conseguenza la parola.

Purtroppo l’Istituto Prinotti è stato chiuso negli anni ’80 per motivazioni che non hanno nulla a che vedere con la qualità dell’insegnamento o le pre- senze sia di utenti che di operatori.

Il difficile compito di insegnare a parlare e a capire il parlato è stato supe- rato dal più semplice assistenzialismo, che porta i bambini sordomuti a crescere e vivere sostanzialmente emarginati da una società che non comprende e non accetta il silenzio.

Terminata la lunga esperienza al Prinotti, Suor Ildegarde si è dedicata ai disadattati ed emarginati che si rivolgono alla Caritas dove conosce e assiste drogati, alcolizzati e ogni sorta di relitti che la società emargina e respinge per- ché non vuole vedere.

Dopo sette anni alla Caritas passa altri sette anni presso la parrocchia di Borgata Parella e a seguire ancora sette anni come responsabile a Borgaro.

Infine ritorna a Ceres, dove ha passato tante estati con i suoi bambini, presso la colonia estiva “Bernacchi”, che tutti conosciamo come “la casa dei sordi”.

Ti salutiamo, Suor Ildegarde, con affetto e un grande abbraccio per quanto ci hai insegnato con la tua lunga esperienza al servizio degli “altri”.

Doriano Poma

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ECCELLENZE CERESINE

Nella MUSICA

P

AOLO POMA è risultato il primo assoluto nell’audizione dell’Accademia del Teatro della Scala di Milano e ora ricopre il ruolo di primo clarinetto. Lo abbiamo intervistato:

«Ho pensato: “in fondo... perché non potrei?”. “Esi- ste una ragione per cui non studiare musica? No”.

E da quel momento è stato sempre un impegno con- tinuo, pieno sì di fatiche ma anche di soddisfazioni.

Ringrazio particolarmente i miei primi fondamen- tali maestri, Mauro Poma e Gianmichele Cavallo, che oltre a insegnarmi le “note”, cosa che qualsiasi per- sona avrebbe potuto fare, hanno seminato in me quell’amore per la musica che ancora oggi mi spinge ogni mattina a montare il mio clarinetto».

– È stato un cammino difficile?

« La gavetta è decisamente dura, ma la musica diventa una scelta di vita. Il lavoro è quoti- diano, lì vive il vero artista. La musica è un’arte fatta sul momento, dà emozioni che non si ripetono; l’artista passa tutto il tempo che non è “esibizione” a studiare come preparare tale momento rivelatorio. Deve acuire la propria sensibilità, abituarsi ad aprirsi al bello, ri- cercare il più possibile quella perfezione che forse è solo nelle nostre teste e non esiste di per sé. È una ricerca continua che instancabilmente affascina e attrae lo strumentista nella sua opera creativa».

– Quali sono state le tappe fondamentali?

«Il diploma tradizionale in Conservatorio, superato brillantemente. Le esibizioni in im- portanti occasioni, come le serate dedicate ai migliori diplomati del Conservatorio di Torino, Verbaniamusica, MITO, ... La frequentazione di prestigiose orchestre, come quella del Teatro Regio di Torino con la quale ho anche registrato brani di Rossini e Petrassi. E poi, le registrazioni in studio di alcuni brani per clarinetto solo e di un intero programma con pia- noforte, mandato in diretta su Radio Vaticana, le borse di studio e il Master di alta virtuosità a Milano».

– Parlaci ora del tuo recente successo...

«Ho vinto l’audizione dell’Accademia del Teatro alla Scala di Milano. È un incarico bien- nale che permette di lavorare con le prime parti del teatro e, cosa ancora più importante, di esibirsi con l’orchestra dell’Accademia, diretta da maestri di fama internazionale. Il reperto- rio va dal sinfonico al balletto all’opera. È un’occasione di crescita unica per uno strumenti- sta che voglia fare l’orchestrale nella vita. Essendo arrivato primo nella graduatoria degli idonei, vengo contattato per tutte le produzioni e ricopro il ruolo di primo clarinetto. Ab- biamo cominciato con due esibizioni in Scala e proseguiremo con tournée in Germania e Oman. Il mio percorso non è facile e nemmeno breve, ma sento che con costanza e impegno ce la farò»

Noi cosa possiamo aggiungere? Complimenti, auguri e... AD MAIORA!

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Nella SCUOLA

F

RANCESCA GRANERI

ha vinto ilprimo premio nazionale nella competi- zione degli Istituti tecnici ad orientamento economico giuridico (IGEA) alla quale hanno partecipato scuole di tutta Italia. La prova si è svolta nel maggio 2013 a Castelfranco Veneto e la premiazione è avvenuta il 18 marzo 2014. Francesca è stata convocata a Roma presso il Ministero della Pubblica Istruzione per la

cerimonia di conferimento ufficiale del premio. Il Direttore generale del Ministero, Car- mela Palombo, alla presenza dei rappresentanti del MIUR e delle principali organizzazioni professionali italiane, ha accolto i convocati nella prestigiosa Sala della Comunicazione e ha distribuito i premi. La cerimonia si è poi conclusa con un sontuoso rinfresco offerto nel Sa- lone dei Ministri.

Hanno accompagnato Francesca, oltre ai genitori, la docente, prof.ssa Nadia Maroso, molto compiaciuta del risultato, ed il Preside dell’Istituto “Fermi-Galilei” di Ciriè, ing. Giu- seppe Volpe.

La gara si ripete ogni anno e si svolge nella località ove ha sede l’Istituto che l’anno pre- cedente si è aggiudicato il primo premio. Quella del 2014 si è quindi svolta a Ciriè, il 5 e 6 maggio. L’evento ha richiamato studenti e accompagnatori da tutta Italia ed ha fatto cono- scere a molti questa città e le nostre belle valli.

Abbiamo chiesto a Francesca Graneri di raccontare le sue impressioni personali:

«Ho trovato l’esperienza davvero interessante e positiva perché ho avuto l’opportunità di conoscere ragazzi provenienti da tutta Italia e di confrontarmi con loro, condividendo due giornate molto intense e particolari. Sono nati legami che durano tuttora e che in futuro forse potranno essere ulteriormente coltivati.

Queste iniziative sono, senza dubbio, positive: motivano gli studenti che mettono se stessi alla prova in competizione con altri; consentono alle scuole di farsi pubblicità migliorando la propria reputazione; incentivano anche il turismo laddove le competizioni vengono orga- nizzate.

Sono felicissima di aver avuto l’opportunità di partecipare perché, al di là del risultato ot- tenuto, ho avuto modo di crescere e di ampliare la mia visione delle cose. La vittoria, ovvia- mente, è stata la ciliegina sulla torta, ma la fase che mi ha entusiasmato di più è stata soprattutto la gara».

La redazione

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PRO CHIESA PARROCCHIALE

In mem. di Ramondetto Rina ved. Bianco 50. In mem. di Francesetti Anselmo e Vana Rita 50. Enrietta in mem. di Jose, Danilo e Rita 100. Persona benefattrice 10. Sante Messe fam. Donna 50. S. Messa Tarsia 30. Offerte per ulivo 513,37. Ann. Pecchio Fio- rentina 20. Sante Messe persona benefattrice 75. Offerte per ulivo 35,50. S. Messa Viansone Gianguido 25. Offerta Boy scout 10. In mem. di Regaldo Giovanna 100.

S. Messa ann. Rosa Santarsiere, Luigi e Marisa Lo Gatto 30. Candele 395. S. Messa suffragio ann. Richione Michelino 20. Offerte giornali 183,11. In mem. di Togliatto Domenico 30. Offerta per benedizione salma di Teppati Piera 50. Ann. Francesetti Giusto 25. Ringraziamento alla Madonna 20. Offerta Alberto Occhio 20. Sante Messe Tarzia 30. Sante Messe Donna 60. Opere parrocchiali Antonietta in mem.

dei genitori 20. Persona benefattrice 20. Battesimo di Christian Prado Sanchez 50.

Sante Messe Tarzia 20. Offerta battesimo Bonade Ris Pietro 100. Sante Messe Ca- veglia Curtil Franco 40. Persona benefattrice 50. Offerta Boys scout 15. Anniversa- rio Graneri Giovanni e Boni Adele 20. Trigesima Mantovani Maria 200. Anniversario 60 anni di matrimonio Matilde e Vincenzo Balducci 100. Giornali chiesa 7. Candele 367,48. S. Messa in mem. di Francesetti Pierino e Marco 50. S. Messa def. Teppa Mario 15. Colletta S. Messa di sepoltura di Mantovani Maria 59,70. Sante Messe fam. Donna 50. Fam. di Bianco Carlo 50. Nel battesimo di Matteo, mamma e papà 100. Ann. Graneri Giovanni suffragio Graneri Stefano, Cravero Giuseppina, fam.

Bianco Luigi, Negro Giovanni e Bianco Cosimo 50. Persona benefattrice 50. S. Messa per Dina e Giovanni Poma le figlie e generi 20. S. Messa defunti Vallò Rosina 20.

S. Messa ann. Lino Francesetti 20. Candele 498,16. Offerte giornali 94,55.

PRO CAPPELLE

– AIRETTA: Incanto e colletta 410,41.

– BRACCHIELLO: S.S. Filippo e Giacomo colletta e incanto 320.

– CERNESIO: Raggi 300.

– CHIAMPERNOTTO: Taribello Pelissero 1.676,04.

– FÈ: S. Giovanni incanto e colletta 256,16.

– PROCARIA: In ricordo del piccolo Matteo 50.

– VANA: In mem. di Bertoldo Lucia, Biscant Egidio, D’Oria Antonietta, Nicola Se- bastiano 50. Incanto e colletta 425.

– VERNETTO: In mem di Togliatto Domenico la fam. 50. Colletta e incanto S. Giu- seppe 253,30.

– SAN BERNARDINO: Colletta 99,11.

LA PAGINA DELLA RICONOSCENZA

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PRO BOLLETTINO PARROCCHIALE

In mem. dei def. Romanetto Vender 20. Francesetti Cecilia 20. Francesetti Emilia 20.

Candino Verzino 20. Milone Augusta 20. Taddei Andrea 20. In mem. di Regaldo Giovanna 30. Persona benefattrice 35. Bertoldo Rita 20. Togliatto Valeria 20. Ar- mando e Giovanna 40. Angela e Lino Bricco 20. Mariuccia e Virginio Florian 20. Co- rona Cafasse 20. Teppati Enri Margherita 10. Teppa Mario 15. Vallò Caterina 20 Vallo Rosina 20.

PRO TEATRO PARROCCHIALE

In mem. di Rita Elena 25. In mem. di Peluso Dante 25. Scuole elementari di Ceres 59,50. Scuola materna Ceres 50. Lions Club 285. Persona benefattrice 100. In mem.

di Andrea Boero 50.

N.B. LE OFFERTE SONO AGGIORNATE AL 30 GIUGNO 2014.

Grazie per la Vostra generosità

a nome di tutta la Comunità Parrocchiale.

Il Signore ascolti le Vostre intenzioni e Vi benedica.

RIPRENDE LA PUBBLICAZIONE DEL BOLLETTINO PARROCCHIALE e si spera di poter mantenere la frequenza di tre numeri all’anno. Si rin- graziano tutti coloro che lo hanno sempre sostenuto e si confida nell’aiuto della Provvidenza e nel contributo di parrocchiani e villeggianti per conti- nuare a sostenere le spese della stampa e della distribuzione che attual- mente ammontano a € 1.400,00 per ogni numero editoriale.

Chi non può fare direttamente l’offerta, è pregato di utilizzare il conto corrente della parrocchia presso la Banca Unicredit di Ceres, indicando la motivazione del versamento.L’IBAN è il seguente:

IT 77 D 02008 30330 000001299769

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SANTUARIO SANT’IGNAZIO

PESSINETTO - tel. 0123.504156

– Aperto dall’ultima domenica di giugno alla prima di settembre (orario 8,30/12 e 14,30/19)

– Celebrazioni: Santa Messa festiva ore 11 – Domeniche a Sant’Ignazio:

20 LUGLIO ore 18 Concerto di musica del ’700 27 LUGLIO ore 18 Concerto di musica barocca

3 AGOSTO ore 18 Concerto “Cantautori italiani”

Andrea Celeste Prota (cantante), Paolo Ferrero (tastiere) 10 AGOSTO ore 18 Concerto di musica lirica

Per coloro che lo desiderano, i concerti termineranno con un’apericena (prenotazione obbligatoria, entro il giorno precedente, al banco dei ricordini).

SANTUARIO FORNO ALPI GRAIE

GROSCAVALLO - tel. 335.373543

(don S. Messina)

– Aperto mesi luglio ed agosto – Celebrazioni:

LUGLIO Santa Messa festiva ore 11,15 AGOSTO Santa Messa tutti i giorni ore 11,15

– Pellegrinaggio: LUNEDÌ 11 AGOSTO, Santa Messa ore 11,15

SANTUARIO MARTASSINA

ALA DI STURA - cell. 347.6267762

(Bruno Giavazzi)

– Celebrazioni:

LUGLIO Santa Messa festiva ore 10

AGOSTO Santa Messa tutti i giorni ore 10 - 17 (fino al 17 agosto)

I SANTUARI dell’UNITÀ PASTORALE: appuntamenti e orari celebrazioni

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HANNO RICEVUTO

IL SACRAMENTO DEL BATTESIMO

F BONADE RIS PIETRO,

di Franco e di Daltoè Stefania F PRADO SANCHEZ CHRISTIAN,

di Antony e di Bertoldo Claudia F VERSIGLIA MATTEO,

di Francesco e di Pozzi Chiara

NOZZE DI DIAMANTE

I coniugiVINCENZO BALDUCCI e MATILDE DRAPPERO hanno festeggiato i 60 anni di Matrimonio e, nella Santa Messa ricorrenziale, hanno ringraziato il Signore per la lunga vita in comune.

La redazione del Bollettino si rallegra per l’evento ceresino e augura ogni bene a loro e a tutta la famiglia.

ABBIAMO PREGATO PER

F MANTOVANI MARIA in FRANCESETTI (Cernesio)

F TEPPATI PIERINA ved. MARANGONI (Volpiano)

NELLA FAMIGLIA PARROCCHIALE

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A SÉRËSS

- A VIS -

CINEMA D’ESTATE:

anche l’AVIS ha organizzato un calendario di serate con Tilm attuali per raccogliere fondi per la manutenzione e ristrutturazione del Teatro Parrocchiale:

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- LA CRICCA -

Vi vogliamo ricordare l’appuntamento estivo perché speriamo di farvi passare una serata in allegria. La NUOVA COMMEDIA

“Zapping alla TV”

sarà rappresentata LUNEDÌ 18 AGOSTO e DOMENICA 24 AGOSTO, nel Teatro Parrocchiale.

È la nostra interpretazione di una scena della vita quotidiana di una famiglia nor- male che, alla sera, si trova davanti alla televisione e discute sui programmi: c’è chi vuole ascoltare un TG, chi guardare un cartone, chi uno spettacolo di varietà o altro ancora. E così i protagonisti, alle prese con il telecomando, navigano tra un programma e l’altro alternando diverse scenette. Noi ce la metteremo tutta per farvi divertire!

Sui manifesti verrà indicato il luogo ove si potranno prenotare i posti e l’ora di ini- zio delle rappresentazioni. Vi aspettiamo numerosi!

La Cricca

- CARITAS -

La

CARITAS VALLI DI LANZO

, sotto la direzione del diacono Livio Piombi aiutato da volontari locali, ha ultimamente intensificato la sua consueta attività a causa della crisi economica che ha sensibilmente colpito anche le nostre vallate.

LeULTIME RACCOLTE di indumenti, borse e scarpe, organizzate come sempre in primavera e in autunno, hanno avuto particolare successo: anche a Ceres molti hanno risposto all’invito. Questa raccolta resta oraSEMPRE APERTA. Quello che si vuole do- nare può essere lasciato ogni giorno in fondo alla chiesa parrocchiale: sarà portato in tempi brevi alla Caritas.

Sabato 28 giugno è inoltre iniziata unaRACCOLTA ALIMENTARE nei supermercati CRAI di Ala, Ceres, Mezzenile, Pessinetto e Traves che prosegue senza termine: tutti coloro che fanno la spesa sono invitati a pensare anche a chi è in difficoltà e a lasciare qualcosa. Gli alimenti donati vengono ritirati due volte alla settimana, portati in sede e distribuiti.

Si ringraziano i volontari e tutti coloro che rispondono alle iniziative della Caritas alla quale chiunque può segnalare le persone che hanno bisogno di essere aiutate rivolgendosi al diacono Livio Piombi (Caritas Lanzo - Chiesa di Santa Croce - dal lu- nedì al venerdì ore 9-12).

Per consultare il sito della Parrocchia:

www.parrocchiaceres.it

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FESTA PATRONALE dell’ASSUNTA e di SAN ROCCO

Parrocchia Assunzione di Maria Vergine - Via Cesale, 1 - Ceres - Tel. 0123.53313 - Cell. 335.8000467 Direttore responsabile don Claudio Pavesio

UNITÀ PASTORALE ALTE VALLI DI LANZO

Orario Sante Messe – ESTATE 2014

SABATO e PREFESTIVI:

Ore 18,00 Ala di Stura – Cantoira – Ceres – Chialamberto Mezzenile – Traves

Ore 20,30 Pessinetto Centro – Forno Alpi Graie

DOMENICA e FESTIVI:

Ore 9,30 Balme – Bonzo – Traves

Ore 11,00 Ala di Stura – Cantoira – Ceres – Chialamberto

Mezzenile – Santuario S. Ignazio – Santuario di Martassina Ore 11,15 Forno Alpi Graie

Ore 18,00 Ala di Stura – Cantoira – Ceres – Pessinetto Centro Richiardi

Priori della Festa:

BUOSO MARTA

GRANERI FRANCESCA BERTA FRANCESCO BRACCO ANDREA

FESTA dell’ASSUNTA

Mercoledì 6 agosto alle ore 20,30 inizio Solenne Novena.

Mercoledì 13 agosto alle ore 21,15 tradizionale Concerto dell’Assunta.

Giovedì 14 agosto alle ore 21,30 accensione del falò.

Venerdì 15 agosto alle ore 11,00 Santa Messa e Processione.

FESTA di SAN ROCCO

COMPATRONO DI CERES

Sabato 16 agosto alle ore 11,00 Santa Messa nella chiesa parrocchiale alle ore 21,00 tradizionale fiaccolata

alla Cappella di San Rocco.

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