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CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE
AUDIOLIBRO SU ZEFFIRINO JIMÈNEZ MALLA
Roma, SALA MARCONI – Radio Vaticana – Piazza Pia, 3 ROMA, 6 dicembre 2011 ore 11.00
Non mi vedrete morire
(sac. vittorio nozza – direttore Caritas italiana)
1. Un mondo di mondi
Si tratta di intravvedere i tratti di una cultura altra, di un approccio all’intercultura che ha il sapore della concretezza e dell’incontro con l’uomo, chiunque e dovunque esso sia. Tutto questo attraverso la figura di Zeffirino Jiménez Malla, Patrono di tutti i Gitani.
Si è aiutati a capire che il mondo romanì non può essere ridotto a un unico insieme di tradizioni e tratti culturali, come troppo spesso immagini stereotipate e informazioni distorte ci portano a pensare. Si tratta piuttosto di un “mondo di mondi”, poiché è costituito da popolazioni estremamente eterogenee portatrici di innumerevoli influenze storico‐culturali, suddivise in gruppi e sottogruppi distinti fra loro.
Riconoscere l’esistenza delle diverse anime della cultura rom, mettendo da parte le generalizzazioni, è il presupposto essenziale per affrontare il tema Rom e Sinti. Ciò che di fatto oggi accomuna queste popolazioni è prima di tutto:
la condizione di marginalità sociale in cui vivono,
la strumentalizzazione di cui sono vittime,
l’identificazione con un capro espiatorio su cui inevitabilmente si riversa il malcontento sociale.
D’altra parte, la loro appartenenza a una minoranza (tra le più popolose d’Europa) non consente loro neanche di godere di quella tutela giuridica destinata alle minoranze linguistiche storiche in Italia attraverso la legge 15 dicembre 1999, n.
482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"1 dalla quale ancora oggi la lingua romanes è esclusa.
Al contrario, la questione abitativa ancora incentrata sulla soluzione dei campi sosta, le enormi difficoltà incontrate per l’inserimento lavorativo e scolastico, i
1 http://www.camera.it/parlam/leggi/99482l.htm
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frequenti atti di razzismo e xenofobia cui i Rom e i Sinti sono soggetti nel nostro paese testimoniano una situazione che è ancora lontana dall’effettivo riconoscimento dei diritti fondamentali.
2. L’attenzione di Caritas Italiana e le azioni delle Caritas Diocesane
Oltre ai percorsi di prossimità sperimentati da Caritas Italiana con il mondo dei rom nei Balcani, con una presenza ultradecennale, e l’avvio di progetti di riscatto e promozione umana, Caritas Italiana ha istituito, a partire dal dicembre 2008, un tavolo di lavoro a cui partecipano attualmente un gruppo di Caritas diocesane2.
Lo scopo principale del tavolo è quello di creare una rete di informazione e condivisione che possa diffondere le azioni risultate efficaci, per discutere e modificare i modelli proposti e adeguarli alle singole realtà. L'obiettivo generale è di far convergere le esperienze in un'ottica costruttiva e propositiva, superando il meccanismo di dispersione degli interventi e delle risorse e favorendo la presenza delle Caritas diocesane come promotrici di inclusione.
Gli ambiti di intervento privilegiati dalle Caritas diocesane sono: i minori e la scolarizzazione, la questione abitativa, la regolarizzazione giuridica, l'orientamento e l'assistenza sanitaria e infine l'inserimento lavorativo.
3. L’inadeguatezza e la discontinuità delle politiche sociali
Allo stato attuale possiamo affermare che le politiche sociali soffrono di alcune carenze di fondo, quali la discontinuità degli interventi e la carenza di un coordinamento tra i vari attori sociali coinvolti, non solo tra le Caritas, ma anche a livello locale: istituzioni, associazioni del privato sociale, comunità rom e sinte.
Tutti gli interventi infatti (politiche abitative, scolarizzazione dei minori, inserimento lavorativo, interventi sanitari), dipendono dalle amministrazioni locali: a partire dalle disposizioni previste dalle leggi regionali, fino allo stanziamento di risorse da parte dei Comuni che a loro volta delegano l'esecuzione di progetti e interventi ad associazioni del privato sociale. Tali gruppi del privato sociale sono anch'essi locali, e solo alcuni fanno riferimento a un coordinamento a un livello territoriale più ampio, che spesso ha valore più che altro formale senza dirette ripercussioni sul piano operativo.
2 Adria-Rovigo, Bergamo, Catania, Frosinone, Grosseto, Milano, Napoli, Roma, Salerno, Teramo, Vicenza.
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A tutto ciò si aggiunge che nella maggior parte dei casi le soluzioni adottate dalle amministrazioni locali per “arginare” il fenomeno sono controproducenti poiché volte al contenimento e al controllo: ne sono un esempio la realizzazione di nuovi campi sosta, a volte di dimensioni ancora maggiori di quelli già esistenti. La logica del campo deve essere superata poiché i Rom non sono più nomadi (se non una minima parte di essi), e anche perché insediamenti molto popolosi non possono che determinare condizioni di vita critiche sia dal punto di vista della proliferazione di attività illegali, sia delle condizioni igienico sanitarie.
4. Le riflessioni emerse negli incontri del tavolo: linee di riferimento per interventi con Rom e Sinti
È dunque chiara la necessità di un intervento unitario per la tutela e la non discriminazione di questa minoranza. Proprio grazie al tavolo di lavoro è stato possibile definire alcune linee di riferimento per gli interventi futuri.
In primo luogo bisogna intervenire anche dove non si rilevano situazioni di particolare criticità sociale. A ciò si aggiunge il fatto che se il bisogno non emerge non è detto che non sia presente, al contrario molto spesso sono proprio i bisogni sommersi che generano le emergenze.
È necessario inoltre progettare interventi a lungo termine, garantendone la coerenza e la continuità nel tempo, così come bisogna tenere conto delle numerose differenze esistenti fra i contesti locali, quali le caratteristiche del territorio e delle comunità rom e sinte presenti (situazione abitativa, giuridica, lavorativa, ecc), degli interventi già in atto, della rete attiva.
Va inoltre predisposta una formazione per volontari e operatori sociali e occorre individuare figure di riferimento all'interno delle comunità rom e sinte che, adeguatamente formate, possano assumere il ruolo di mediatori.
Tutto questo in una cornice che preveda attività di sensibilizzazione sul territorio e un lavoro sistematico sulla decostruzione dei pregiudizi, in primis attraverso la diffusione del valore dell'intercultura intesa come relazione di scambio e confronto umano.
Tutto questo “Per scrivere insieme una nuova pagina di storia” come ha sottolineato Benedetto XVI ricevendo in udienza per la prima volta, nel giugno scorso, una delegazione rom alla quale poi, senza nascondere le persistenti difficoltà di integrazione, ha lanciato un accorato appello: "Ricercate sempre la giustizia, la legalità, la riconciliazione e sforzatevi di non essere mai causa della sofferenza altrui”.