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Non mi vedrete morire (sac.

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Academic year: 2022

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CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE 

AUDIOLIBRO SU ZEFFIRINO JIMÈNEZ MALLA 

Roma, SALA MARCONI – Radio Vaticana – Piazza Pia, 3   ROMA, 6 dicembre 2011 ore 11.00 

   

Non mi vedrete morire 

(sac. vittorio nozza – direttore Caritas italiana) 

   

1. Un mondo di mondi 

  Si  tratta  di  intravvedere  i  tratti  di  una  cultura  altra,  di  un  approccio  all’intercultura  che  ha  il  sapore  della  concretezza  e  dell’incontro  con  l’uomo,  chiunque e dovunque esso sia. Tutto questo attraverso la figura di Zeffirino Jiménez  Malla, Patrono di tutti i Gitani. 

 

  Si  è  aiutati  a  capire  che  il  mondo  romanì  non  può  essere  ridotto  a  un  unico  insieme di tradizioni e tratti culturali, come troppo spesso immagini stereotipate e  informazioni  distorte  ci  portano  a  pensare.  Si  tratta  piuttosto  di  un  “mondo  di  mondi”,  poiché  è  costituito  da  popolazioni  estremamente  eterogenee  portatrici  di  innumerevoli influenze storico‐culturali, suddivise in gruppi e sottogruppi distinti fra  loro.  

 

  Riconoscere  l’esistenza  delle  diverse  anime  della  cultura  rom,  mettendo  da  parte  le  generalizzazioni,  è  il  presupposto  essenziale  per  affrontare  il  tema  Rom  e  Sinti. Ciò che di fatto oggi accomuna queste popolazioni è prima di tutto: 

la condizione di marginalità sociale in cui vivono,  

la strumentalizzazione di cui sono vittime,  

l’identificazione  con  un  capro  espiatorio  su  cui  inevitabilmente  si  riversa  il  malcontento sociale.  

 

  D’altra  parte,  la  loro  appartenenza  a  una  minoranza  (tra  le  più  popolose  d’Europa) non consente loro  neanche di godere di quella tutela giuridica destinata  alle minoranze linguistiche storiche in Italia attraverso la legge 15 dicembre 1999, n. 

482  "Norme  in  materia di  tutela delle  minoranze linguistiche  storiche"1 dalla  quale  ancora oggi la lingua romanes è esclusa.  

 

  Al contrario, la questione abitativa ancora incentrata sulla soluzione dei campi  sosta,  le  enormi  difficoltà  incontrate  per  l’inserimento  lavorativo  e  scolastico,  i 

      

1 http://www.camera.it/parlam/leggi/99482l.htm

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frequenti  atti  di  razzismo  e  xenofobia  cui  i  Rom  e  i  Sinti  sono  soggetti  nel  nostro  paese  testimoniano  una  situazione  che  è  ancora  lontana  dall’effettivo  riconoscimento dei diritti fondamentali.  

 

2. L’attenzione di Caritas Italiana e le azioni delle Caritas Diocesane 

  Oltre  ai  percorsi  di  prossimità  sperimentati  da  Caritas  Italiana  con  il  mondo  dei rom  nei  Balcani,  con  una  presenza  ultradecennale,  e  l’avvio  di  progetti  di  riscatto  e  promozione  umana, Caritas  Italiana  ha  istituito,  a  partire  dal  dicembre  2008,  un  tavolo  di  lavoro  a  cui  partecipano  attualmente  un  gruppo  di  Caritas  diocesane2.  

 

  Lo  scopo  principale  del  tavolo  è  quello  di  creare una  rete  di  informazione  e  condivisione  che  possa  diffondere  le  azioni  risultate  efficaci,  per  discutere  e  modificare i modelli proposti e adeguarli alle singole realtà. L'obiettivo generale è di  far  convergere  le  esperienze  in  un'ottica  costruttiva  e  propositiva,  superando  il  meccanismo  di  dispersione  degli  interventi  e  delle  risorse  e  favorendo  la  presenza  delle Caritas diocesane come promotrici di inclusione. 

 

   Gli ambiti di intervento privilegiati dalle Caritas diocesane sono: i minori e la  scolarizzazione, la questione abitativa, la regolarizzazione giuridica, l'orientamento e  l'assistenza sanitaria e infine l'inserimento lavorativo.  

3. L’inadeguatezza e la discontinuità delle politiche sociali 

  Allo  stato  attuale  possiamo  affermare  che  le  politiche  sociali  soffrono  di  alcune  carenze  di  fondo,  quali  la  discontinuità  degli  interventi  e  la  carenza  di  un  coordinamento tra i vari attori sociali coinvolti, non solo tra le Caritas, ma anche a  livello locale: istituzioni, associazioni del privato sociale, comunità rom e sinte.  

 

  Tutti  gli  interventi  infatti  (politiche  abitative,  scolarizzazione  dei  minori,  inserimento lavorativo, interventi sanitari), dipendono dalle amministrazioni locali: a  partire  dalle  disposizioni  previste  dalle  leggi  regionali,  fino  allo  stanziamento  di  risorse  da  parte  dei  Comuni  che  a  loro  volta  delegano  l'esecuzione  di  progetti  e  interventi  ad  associazioni  del  privato  sociale.  Tali  gruppi  del  privato  sociale  sono  anch'essi  locali,  e  solo  alcuni  fanno  riferimento  a  un  coordinamento  a  un  livello  territoriale  più  ampio,  che  spesso  ha  valore  più  che  altro  formale  senza  dirette  ripercussioni sul piano operativo. 

 

      

2 Adria-RovigoBergamo, Catania, Frosinone, Grosseto, Milano, Napoli, Roma, Salerno, Teramo, Vicenza.

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  A  tutto  ciò  si  aggiunge  che  nella  maggior  parte  dei  casi  le  soluzioni  adottate  dalle  amministrazioni  locali  per  “arginare”  il  fenomeno  sono  controproducenti  poiché volte al contenimento e al controllo: ne sono un esempio la realizzazione di  nuovi  campi  sosta,  a  volte  di  dimensioni  ancora  maggiori  di  quelli  già  esistenti.  La  logica del campo deve essere superata poiché i Rom non sono più nomadi (se non  una minima parte di essi), e anche perché insediamenti molto popolosi non possono  che determinare condizioni di vita critiche sia dal punto di vista della proliferazione  di attività illegali, sia delle condizioni igienico sanitarie. 

4. Le riflessioni emerse negli incontri del tavolo: linee di riferimento  per interventi con Rom e Sinti 

  È  dunque  chiara  la  necessità  di  un  intervento  unitario  per  la  tutela  e  la  non  discriminazione  di  questa  minoranza.  Proprio  grazie  al  tavolo  di  lavoro  è  stato  possibile definire alcune linee di riferimento per gli interventi futuri.  

 

In  primo  luogo  bisogna  intervenire  anche  dove  non  si  rilevano  situazioni  di  particolare  criticità  sociale.  A  ciò  si  aggiunge  il  fatto  che  se  il  bisogno  non  emerge  non  è  detto  che  non  sia  presente,  al  contrario  molto  spesso  sono  proprio i bisogni sommersi che generano le emergenze. 

  

È  necessario  inoltre  progettare  interventi  a  lungo  termine,  garantendone  la  coerenza  e  la  continuità  nel  tempo,  così  come  bisogna  tenere  conto  delle  numerose  differenze  esistenti  fra  i  contesti  locali,  quali  le  caratteristiche  del  territorio e delle comunità rom e sinte presenti (situazione abitativa, giuridica,  lavorativa, ecc), degli interventi già in atto, della rete attiva. 

 

Va  inoltre  predisposta  una  formazione  per  volontari  e  operatori  sociali  e  occorre individuare figure di riferimento all'interno delle comunità rom e sinte  che, adeguatamente formate, possano assumere il ruolo di mediatori.  

 

Tutto  questo  in  una  cornice  che  preveda  attività  di  sensibilizzazione  sul  territorio e un lavoro sistematico sulla decostruzione dei pregiudizi, in primis  attraverso  la  diffusione  del  valore  dell'intercultura  intesa  come  relazione  di  scambio e confronto umano. 

 

  Tutto  questo  “Per  scrivere  insieme  una  nuova  pagina  di  storia”  come  ha  sottolineato  Benedetto  XVI  ricevendo  in  udienza  per  la  prima  volta,  nel  giugno  scorso, una delegazione rom alla quale poi, senza nascondere le persistenti difficoltà  di  integrazione,  ha  lanciato  un  accorato  appello:  "Ricercate  sempre  la  giustizia,  la  legalità,  la  riconciliazione  e  sforzatevi  di  non  essere  mai  causa  della  sofferenza  altrui”. 

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